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D.4.7 - Regione Toscana

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Allegato AEVENTO SISMICO DEL 26.11.2001COMUNI DI: ANGHIARI, AREZZO, BADIA TEDALDA, BIBBIENA, CAPRESE MICHELANGELO,CASTEL FOCOGNANO, CHITIGNANO, CHIUSI DELLA VERNA, MARCIANO DELLA CHIANA,MONTERCHI, PIEVE S. STEFANO, POPPI, SANSEPOLCRO, SESTINO, SUBBIANO, TALLAOrdinanza Ministero dell’Interno Dip. Protezione Civile n° 3193 del 29 marzo 2002Interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti alla crisi sismica del 26.11.2001nel territorio della provincia di Arezzo ed altre disposizioni di protezione civile<strong>D.4.7</strong>ISTRUZIONI TECNICHEPER L’INTERPRETAZIONE ED IL RILIEVO PERMACROELEMENTI DEL DANNO E DELLAVULNERABILITÀ SISMICA DELLE CHIESEDIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE TERRITORIALI ED AMBIENTALILUGLIO 2004


A cura di: M. Ferrini (1) , A. Moretti (2)con il contributo di:D. Cecconi (1) , M. Di Marco (1) , F. Papini (1) , C. Pieri (1)F.Marino (2) , G.Canofeni (2) , G.Carlig (2) , M.Ianich (2) , M.Deganutti (2) , V.Fadi (2)(1) REGIONE TOSCANA – Direzione Generale delle Politiche Territoriali e AmbientaliSETTORE – SERVIZIO SISMICO REGIONALE(2) COOP. ARX – VENZONE (UD)Ordinanza del Ministero dell’Interno – Dip.to della Protezione Civile – n.3193 del 29/03/2002Il presente lavoro è stato redatto utilizzando la documentazione fotografica conservata presso ilCentro di Documentazione su Terremoto e Beni Culturali del Comune di Venzone (UD)1^ Edizione Luglio 2004


INDICE1. IL COMPORTAMENTO SISMICO DELLE CHIESE ............................................51.1 Analisi tipologico-strutturale.....................................................................71.1.a Caratteri formali e costruttivi delle chiese ....................................7Configurazione geometrico-spaziale (tipologia) e concezione strutturale ...............7Caratteristiche fisico-meccaniche ............................................................................91.1.b Fattori condizionanti il comportamento sismico........................11Storia del manufatto (fasi costruttive e trasformazioni)..........................................11Patologie strutturali ................................................................................................12Degrado strutturale e condizioni manutentive........................................................151.2 Caratteristiche del danneggiamento sismico.........................................171.2.a Modi di collasso delle strutture in muratura ...............................171.2.b Analisi del danneggiamento pregresso ......................................191.2.c Meccanismi di collasso – Riconoscimento dei meccanismiattivati e quelli attesi .....................................................................202. ANALISI DELLA VULNERABILITA’ SISMICA .................................................232.1 Concetto di macroelemento.....................................................................242.2 Forme di vulnerabilità specifiche per le chiese .....................................262.3 Meccanismi di danno per le chiese.........................................................593


INTRODUZIONENell’ambito di applicazione dell’Ordinanza Ministero dell’Interno Dip. Protezione Civile n°3193 del 29 marzo 2002, al fine di agevolare la progettazione degli interventi di riparazionedanni e miglioramento sismico su edifici di culto, la <strong>Regione</strong> <strong>Toscana</strong> ha redatto le presenti“<strong>D.4.7</strong> - Istruzioni Tecniche per l’interpretazione ed il rilevo per macroelementi del danno edella vulnerabilità sismica delle chiese”.La fase preliminare di rilievo ed interpretazione della vulnerabilità sismica delle chiesedovrà essere sviluppata in conformità con tali direttive <strong>D.4.7</strong>., per quanto riguarda glielaborati richiesti ed i contenuti del progetto di miglioramento si rimanda a quanto indicatonelle “D.2.7 – Istruzioni tecniche per la redazione degli elaborati di indagine,documentazione e progetto di miglioramento antisismico” ed utilizzando la “Legenda per laredazione degli elaborati grafici dell’edificio nello stato di fatto e nello stato di progetto”riportata in allegato (All. 1).Per gli edifici di culto, in particolare, dovrà essere valutato, anche attraverso lacompilazione della “Scheda per il rilievo della vulnerabilità e del danno sismico alle chiese”predisposta dal C.N.R./G.N.D.T. (All. 2), il comportamento sismico individuando:1. la tipologia strutturale (caratteri formali e costruttivi, fattori condizionanti ilcomportamento)2. caratteristiche del danneggiamento sismico (meccanismi di collasso, analisi deldanneggiamento pregresso)ed analizzando la vulnerabilità sismica attraverso l’individuazione di:1. macroelementi2. forme di vulnerabilità specifiche3. meccanismi di danno.Si richiama inoltre l’osservanza delle “Istruzioni generali per la redazione di progetti direstauro nei beni architettonici di valore storico-artistico in zona sismica” (All. 3).Tali normative sono state predisposte nell’ottobre 1996 dal Comitato Nazionale per laprevenzione del Patrimonio Culturale dal rischio sismico, il quale ha rielaborato edaggiornato la Circolare n. 1841 del 12/03/1991 del Ministero per i Beni Culturali edAmbientali contenente “Direttive per la redazione ed esecuzione di progetti di restaurocomprendenti interventi di miglioramento e manutenzione nei complessi architettonici divalore storico-artistico in zona sismica”. Esaminato da un gruppo di lavoro, è statoapprovato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con integrazioni e specificazioni,nella seduta del 28/11/1997 prot. 564.In questo documento è stato indicato il concetto di miglioramento sismico in luogodell’adeguamento sismico, come l’unica impostazione concettuale e normativa adatta, ecertamente compatibile, per i monumenti.


1. IL COMPORTAMENTO SISMICO DELLE CHIESE5


L’esigenza primaria che si ponenell’affrontare il problema della protezionesismica delle chiese è quello della conservazione,affinché le caratteristiche storichedel monumento siano consapevolmenterispettate.Fin troppo spesso accade che l’obiettivodella “sicurezza” viene anteposto a quellodella “conservazione” con risultati controproducenti;si realizzano interventi stravolgentil’identità del bene con tecniche che,senza alcun riferimento a quelle storicheoriginali, si rivelano incompatibili e inefficacifinendo per disattendere anchel’obiettivo della sicurezza che si intendeperseguire.Già nel lontano 1945 Gustavo Giovannoni,proponendo il concetto di “restauroscientifico”, aveva ben presente tale problematica:«… Il concetto di limitare i lavoridi rinforzo al minimo necessario portaad utilizzare gli “schemi di risorsa” formatisinella statica dell’edificio senza alterarli;trattasi di stati di equilibrio con cui la fabbricasi è spontaneamente difesa, ma chedurano da secoli per il contrasto e la solidarietàdelle strutture murarie; il turbarli el’avviare un diverso sistema di azioni portatalvolta alla necessità di rifare tutto» 1 .Il problema è dunque quello di non perseguireun unico obiettivo, la “sicurezza”piuttosto che la “conservazione” o viceversa,ma è invece necessario coniugare idue aspetti.In tal senso il problema della protezionesismica si pone come un particolare problemadi restauro, il “restauro antisismico”appunto, e ne deve seguire le metodologietipiche. Il primo passo è quello di analizzaree conoscere l’oggetto dell’azione ditutela e da tale conoscenza deve scaturirel’indicazione di come conservare con sicurezza.E’ necessario tendere ad un intervento“minimo”, sia dal punto di vistadell’impatto sul monumento sia sotto ilprofilo economico, che riduca la vulnerabilitànel rispetto delle caratteristiche delmonumento.I due capitoli che seguono, proprio prendendospunto dalla necessità della conoscenza,descrivono sia gli aspetti oggettodi osservazione attraverso i quali è possibiletrarre indicazioni sulla vulnerabilità sismicadelle chiese, sia il tipo di approcciodiagnostico e critico necessario per comprenderee rappresentare il danno sismico,per ipotizzare le possibili evoluzionidei danni presenti e ipotizzarne altri futuriche potrebbero attivarsi a fronte di successivieventi.6


1.1 Analisi tipologico-strutturaleLa stima della vulnerabilità sismica dellechiese non può prescindere dalla comprensionedel comportamento atteso incaso di sisma; tale comprensione è direttamentelegata alla capacità di lettura dellecaratteristiche tipologico-strutturali.Il significato attribuito a questo termine èpiuttosto ampio e comprende tutti gli a-spetti, di seguito descritti, che concorronoa condizionare la risposta sismica dellafabbrica.E’ da notare come alcuni di questi aspettisono legati a “tipicità” riscontrabili nellechiese, quali ad esempio la tipologia, laconcezione spaziale o i materiali e le tecnichecostruttive; altri aspetti, invece, sottolineano“specificità” proprie della singolachiesa e fanno riferimento alle vicende costruttive,ai terremoti subiti nel passato, aldegrado strutturale.1.1.a Caratteri formali e costruttividele chieseConfigurazione geometrico-spaziale(tipologia) e concezione strutturaleIn una classe di edifici quali le chiesel’aspetto tipologico-formale riveste una notevoleimportanza; il valore simbolico stessodell’edificio fa sì che alcune caratteristichemorfologiche siano invarianti, a menodel fattore dimensionale.Appare evidente, ai fini della comprensionedel comportamento sismico, l’utilità dianalizzare la tipologia delle chiese se sipensa quanto sia stretta la connessionetra essa e la struttura statica in edifici astruttura muraria; la tipologia architettonica,sviluppatasi nel corso di secoli, è untutt’uno con la configurazione staticostrutturale.Proprio la ripetuta osservazione di chiesecolpite da eventi sismici e con stati di danneggiamentorilevanti ha mostrato, purnelle specificità di ciascun caso, delle similitudinidi comportamento all’interno delleclassi tipologiche (chiese ad aula unica,a tre o più navate, ecc.).Si analizzano ora alcune caratteristichestrutturali tipiche delle chiese che risultanosignificative ai fini della vulnerabilità.In primo luogo risulta fondamentale la distribuzionedegli elementi sismoresistenti.La definizione dello spazio è ottenuta conpannelli murari di grande estensione, sialongitudinalmente sia in altezza, che generalmentepresentano carenza di collegamentitrasversali. Questi sono costituitisolo dalla parete di facciata, di fondo e,quando è presente, dall’arco trionfale; ledistanze reciproche a cui sono posti questielementi, però, rendono quasi ininfluentel’azione di trattenimento che dovrebberosvolgere.In generale è possibile affermare che, rispettoall’edilizia ordinaria, si ha7


un’incidenza di elementi di collegamentomolto ridotta; si è cioè lontani dal cosiddetto“comportamento scatolare” che risultadeterminante ai fini della sopravvivenzadell’edificio durante il sisma.Si ricorda che per “comportamento scatolare”d’insieme si intende la capacità di unedificio di resistere efficacemente alle a-zioni sismiche in virtù di murature di buonaqualità, ortogonali fra loro e poste a distanzelimitate, e collegate nelle intersezionicon ammorsature efficaci; risulta fondamentaleanche la presenza di solai intermedie copertura rigidi nel loro piano eben collegati alle murature verticali.La tendenza al comportamento “per parti”assume dunque una particolare rilevanzanelle chiese in cui gli elementi (facciata,1timpano, pareti laterali, ecc.) oltre checompositivamente sono riconoscibili comeautonomi anche strutturalmente.2Ne consegue una spiccata debolezza dellechiese nei confronti delle azioni fuoripiano che tendono ad innescare rotazionidei pannelli murari.Con particolare riferimento alla geometriadelle masse, tra gli elementi positivi chemigliorano il comportamento sismico di unedificio in muratura vi è senz’altro la planimetriaregolare. Nelle chiese, invece, sonoquasi la norma i casi di edifici con irregolaritàplanimetriche che associano adun impianto originario quasi sempre simmetricouna serie di parti aggiunte consemplice giustapposizione (cappelle, sagrestia,canonica, ecc.). Queste situazionigenerano amplificazioni delle sollecitazioni,martellamenti ed effetti torsionali cheinnalzano il livello di vulnerabilità generale.Anche in relazione alla distribuzione delle8


masse in altezza si riconosce un’elevatavulnerabilità dovuta a parti del fabbricatoconsiderevolmente più alte rispetto allealtre (cupole, campanili, parti svettanti,ecc.); queste, in presenza di azioni sismiche,oscillano liberamente e producono incorrispondenza del confine fra pieno evuoto lesioni importanti; nel contempo icorpi bassi contigui subiscono azioni dimartellamento. Inoltre possono sorgereproblemi fondali, a causa di pressioni nonuniformi sul terreno, che danno luogo acedimenti differenziali, più evidenti su suolicompressibili.Un ulteriore fattore di vulnerabilità tipicodelle chiese è costituito dalla presenza dielementi di copertura, anche con volte, digrandi dimensioni e conseguentemente dinotevole pesantezza. Tale circostanzaaggrava la situazione, descritta in precedenza,delle grandi pareti murarie che oltread essere scarsamente trattenute sonoanche gravate dalla spinta loro trasmessadalla copertura. In presenza di volte è datener presente anche l’effetto negativodella spinta orizzontale agente nella zonaalta della parete.Caratteristiche fisico-meccanicheLe caratteristiche fisico-meccaniche sonodeterminate dalla scelta dei materiali edall’utilizzo di tecniche costruttive peculiari.E’ da notare che negli edifici monumentalisi riscontrano, in genere, materiali etecniche di realizzazione di migliore qualitàrispetto all’edilizia ordinaria. Nel tempo,in relazione allo stato di conservazione, sipossono rilevare variazioni sensibili dovuteal decadimento della qualità dei materiali.Significativa ai fini della valutazione delcomportamento sismico è la composizionedell’apparecchio murario. Le maggioricapacità di sopravvivenza dell’edificio sonolegate alla capacità della parete di resisterealle azioni di taglio ma, soprattutto,di mantenere la monoliticità(comportamento tipo “blocco rigido”) anchein presenza di azioni che tendono aribaltarla fuori del piano. Questa caratteristicadipende essenzialmente dal tipo dimateriale e dalle tecniche esecutive.Per ciò che concerne il materiale, affrontandoil problema al negativo, possiamoosservare che fra i fattori che più di altriinfluiscono negativamente sulle caratteri-9


stiche delle murature vi è senz’altro la piccoladimensione degli elementi lapidei. Intal caso, infatti, aumenta la quantità dimalta (legante) rispetto al volume degli e-lementi (parte resistente) e ciò costituisceun elemento di debolezza. Altrettanto importanteè la lavorazione dei blocchi: passandodai blocchi squadrati ai ciottoli difiume il comportamento della parete scadein maniera evidente. Ciò è dovuto,principalmente, alla scarsa adesività deiciottoli alla malta, per effetto della levigaturadelle superfici. Infine, un problemache riguarda il materiale costituente lemurature è l’eterogeneità dimensionale;elementi lapidei con grosse differenze nongarantiscono un’efficace ingranamento frale parti.A livello di tecniche costruttive fra le piùdiffuse vi è senz’altro l’apparecchio cosiddetto“a sacco”, costituito da due muraturelaterali con un nucleo interno riempito dimateriali vari legati da malta. Il cattivocomportamento di questo tipo di muraturaè dovuto alla frequente mancanza di“diatoni”, cioè elementi disposti trasversalmentea legare le due facce, e alla scarsaqualità del nucleo interno quasi privo dilegante. Questo tipo di muratura, in presenzadi azioni sismiche, tende a disgregarsicomportandosi come costituita dadue paramenti autonomi. Negli edifici dimaggior pregio si riscontrano spesso muraturein pietra squadrata con spessori ri-3levanti e letti di posa orizzontali e ben preparati;il comportamento sismico di questepareti è buono con mantenimento dellamonoliticità anche in presenza di leganteinefficace.Una riflessione a parte merita il problema10


delle malte. La coesione delle membraturee la stessa efficacia dell’apparecchiomurario variano in funzione delle malte a-doperate e del loro stato di conservazione.Molto spesso le malte più degradate sipresentano polverose e senza più alcunpotere coesivo; il problema è tanto piùgrave tanto più è scarsa la qualità dellaparete (elementi piccoli e non squadrati).La cattiva qualità dei leganti e degli inertiinfluisce negativamente anche sulla durabilitàdella malta che risulta debole neiconfronti degli agenti esterni (acque meteoriche).Volendo riassumere le caratteristiche acui deve tendere un muro realizzato “a regolad’arte” si possono elencare i seguentipunti:• preponderanza di pietre di grandi dimensioni;• accurata ammorsatura tra le pietre nelpiano del muro ma soprattutto attraversolo spessore;• riempimento dei vuoti con pietre minute.In un muro che presenti queste caratteristichela malta gioca un ruolo inessenziale;la resistenza è realizzata dal sapienteincastro delle pietre. La resistenza dellamalta è chiamata in causa allorquandol’apparecchio murario si discosta dalla regoladell’arte.1.1.b Fattori condizionanti il comportamentosismicoLe caratteristiche del comportamento sismico,analizzate nel precedente paragrafo,che risultano comuni a classi di edificicon analoga concezione strutturale, possonoessere influenzate da molteplici fattori.Tali fattori, che di seguito si analizzano,hanno l’effetto di condizionare il comportamentosismico della fabbrica e di indirizzarneil danneggiamento verso formespecifiche.Storia del manufatto (fasi costruttive etrasformazioni)Molto raramente gli edifici antichi presentanostrutture caratterizzate da un’unicafase costruttiva; in genere le vicissitudinistoriche hanno prodotto più fasi costruttive,protratte anche per secoli, e trasformazionidella struttura originaria.Tale complesso di trasformazioni compiutenel tempo ha lasciato negli edifici unreticolo di eterogeneità costruttive, dovuteal variare dei materiali e delle tecniche costruttive.Dal punto di vista della continuità strutturalerisulta rilevante l’imperfetto collegamentofra murature appartenenti ad epochediverse leggibile, ad esempio, nelleangolate inglobate senza ammorsamento.Tali situazioni sono tipiche di muratureche hanno subito accrescimenti nel tempocon semplice accostamento della nuova11


muratura alla vecchia o con zone di ripresamuraria insufficiente.Un’altra condizione potenzialmente negativaè quella dovuta all’apertura o chiusuradi fori nella compagine muraria. Anche inquesto caso il tamponamento di un foro èin genere realizzato semplicemente accostandola nuova muratura alla preesistente.In caso di sisma il pannello murario deformandosinel piano causa lo scorrimentodella muratura di tamponamento che, privadi ammorsamenti, si distacca con possibileespulsione.In definitiva, le superfici di interfaccia framurature con diverse caratteristiche esenza adeguato ammorsamento rappresentanodelle linee preferenziali per la formazionedelle lesioni.Patologie strutturaliIn questa categoria di fattori, condizionantiil comportamento sismico, rientra lo studiodelle carenze strutturali propriedell’edificio; le patologie principali, inquanto favorenti il ribaltamento delle pareti,sono senza dubbio quelle riguardanti leconnessioni e gli elementi spingenti. Significativirisultano anche le carenze neipresidi e gli interventi strutturali recentiche, se mal eseguiti, possono rivelarsidannosi.4Nell’analisi di un edificio in muratura assumefondamentale importanza lo studiodelle connessioni strutturali; ad esse infattiè direttamente legata, come accennato inprecedenza, la possibilità di sopravvivenzaal sisma.Rispetto ad uno schema ideale di edificio,per il quale è possibile parlare di“comportamento scatolare”, le caratteristiche,e quindi l’efficacia, delle connessioni(muro-muro, muro-copertura) determinanoil reale comportamento e la resistenzadell’edificio nei confronti delle azioni sismiche.Le connessioni muro-muro costituiscononodi strutturali particolarmente delicati sot-12


to il profilo del comportamento sismico. Siverificano condizioni diverse di aggregazionetra murature; tali condizioni discendonoprincipalmente dalla storia del manufatto.La pericolosità della carenza diconnessione è rappresentata dal fatto chein caso di sollecitazioni sismiche si puòverificare uno scorrimento fra le due diverseparti con separazione delle stesse inprossimità dell’interfaccia di appoggio. Insostanza è come se l’edificio fosse suddivisoin parti che si comportano autonomamente.Sono inoltre possibili effetti di“martellamento” tra le due diverse muraturecon formazione di lesioni e crolli localizzati.5La connessione muro-copertura, che coinvolgela struttura del tetto (orditura principalee secondaria) e le murature d’ambito,quando non efficacemente realizzata produce,sotto l’azione sismica, spinte localizzateche tendono ad allontanare le muraturetra loro con sfilamento dagli appoggie conseguenti crolli. Le caratteristiche tipologichedelle chiese, che mancano dimurature di controvento e presentano paretisnelle e prive di solai intermedi, aggravanola pericolosità della connessionemuro-copertura; una volta perso il legamedi solidarizzazione alla sommità le muratureopposte oscillano autonomamentefuori del piano.6Particolare attenzione deve essere postaalla presenza di elementi strutturali spingentiche trasmettono alle murature forzelocalizzate nelle zone alte, tali da favorirela rotazione verso l’esterno. Gli elementicapaci di determinare questi effetti sono lestrutture della copertura (travi di colmo epuntoni) non efficacemente vincolati oppuregli archi e le volte prive di idonei sistemidi contenimento della spinta.La stragrande maggioranza delle chieseche sorgono in zona sismica presentanoelementi strutturali di presidio, quali tirantimetallici e contrafforti, che nel tempo sono13


78stati aggiunti allastruttura originaria.Tali elementi seben posizionati edimensionati dimostranouna notevoleefficacia neiconfronti delle a-zioni sismiche; inparticolare i tirantisvolgono una doppiafunzione: solidarizzazionediparti all’interno dello stesso macroelementoe stabilizzazione reciproca fra macroelementidiversi. I contrafforti, invece, hannola funzione di opporsi alle rotazioni fuoripiano delle murature a cui sono addossate.L’azione positiva dei presidi può esserevanificata se questi presentano caratteristichecarenti; i tiranti metallici, adesempio, sono inefficaci per mancato tensionamentoo inadeguati in presenza disezione ridotta, capichiave sottostimati oerrato posizionamento. I contrafforti possonorivelarsi inadeguati per errato dimensionamentoo per forma o per insufficientebase di appoggio a terra.Fra le patologie strutturali, un discorso aparte meritano gli interventi strutturali recenti;si tratta, in genere, di opere di consolidamentorealizzate con tecniche eccessivamenteinvasive, sia in termini dimateriali che di dimensioni. In molti casi siosservano murature interessate da crollialla cui sommità era posizionato un cordoloin cemento armato di notevole entità.9Per le modalità di realizzazione tra cordoloe muratura si viene a formare una verae propria discontinuità da costruzione che,14


a fessurazione avvenuta, consente allamuratura stessa di traslare indipendentementedal cordolo. Inoltre, il peso e la rigiditàdel cordolo inducono nella muraturasollecitazioni che possono produrre gravilesioni a taglio.Degrado strutturale e condizioni manutentiveUn’ulteriore categoria di fattori in grado dicondizionare il comportamento sismico diun edificio è rappresentata dalle forme didegrado degli elementi strutturali e dallecondizioni manutentive degli elementi diprotezione.La prima categoria si riferisce agli effettidel tempo che riducono l’efficienza meccanicadella struttura. In definitiva, anchein assenza di eventi perturbatori(danneggiamento dovuto a sisma, cedimentifondali, ecc.), si assiste, per il solotrascorrere del tempo, all’insorgenza diproblematiche che affliggono parti strutturalidi fondamentale importanza. A titolo diesemplificazione si citano di seguito dueesempi di degrado strutturale che si identificanocome fattori capaci di condizionareil comportamento sismico dell’edificio.A proposito delle caratteristiche fisicomeccanichedelle murature si è accennatoalla problematica che investe il degradodella malta. L’erosione dei giunti – dovutaad un degrado causato da diversi fattoriquali: qualità del legante, agenti atmosferi-10ci, presenza di acqua, mancata stilatura –può indurre una condizione di decoesionemuraria con perdita di adesione tra maltadi allettamento e supporti. Questo tipo didegrado strutturale può contribuire, inoltre,allo scorrimento dei supporti nella muraturacondizionando i meccanismi di dissesto.Analoghe problematiche legate al degradopossono investire gli elementi lignei facentiparte della copertura dell’edificio. In conseguenzaa fattori di naturale invecchiamento,attacco biologico, presenzad’acqua, mancata manutenzione deglistrati di tenuta, le strutture lignee delle capriatein corrispondenza dell’appoggiopossono giungere, già in condizioni statiche,al limite della resistenza.L’incremento delle sollecitazioni dovute alsisma causa il collasso per perditadell’appoggio; venendo a mancare la connessionemuro-copertura non è più assoltaneanche la funzione di solidarizzazione15


tra le murature. Un’ulteriore forma di degradoche investe le strutture di coperturaè la deformazione della trave di colmo taleda indurre spinte localizzate nelle muratured’ambito e condizionare, in tal modo, ilcomportamento in fase sismica.11Per quanto riguarda le condizioni manutentivedegli elementi di protezione, rivestonoimportanza, ai fini del condizionamentodel comportamento sismico, quellesituazioni che possono causare o favorirela perdita di efficienza strutturale. In definitiva,quindi, si tratta di quelle carenze chehanno una funzione scatenante rispetto aldegrado strutturale a cui si è appena accennato.I principali fattori negativi risultanola presenza di infiltrazioni di acqua meteoricadai manti di copertura, che vannoa deteriorare le strutture lignee, e la permeabilitàall’acqua battente dei paramentimurari con conseguenti effetti di dilavamentodelle malte.L’obiettivo che si vuole perseguire è quellodi comprendere le caratteristiche deldanneggiamento sismico delle chiese alfine di poter ipotizzare, in situazione presisma,quali potranno essere i meccanismidi collasso attivati da futuri eventi.Attraverso le informazioni desunte dalleosservazioni descritte nel capitolo precedentee le considerazioni, che nel seguitosaranno sviluppate, sul possibile innescodi fenomeni di danneggiamento, è possibilegiungere al cosiddetto “progetto di danno”,ossia la schematizzazione dei danniattesi, in relazione al quale si progettal’intervento di consolidamento.Il primo passo è dunque quello di analizzarele forme di danneggiamento tipicheche si osservano in edifici storici a tipologiaspecialistica quali le chiese.16


1.2 Caratteristiche del danneggiamentosismicoL’obiettivo che si vuole perseguire è quellodi comprendere le caratteristiche deldanneggiamento sismico delle chiese alfine di poter ipotizzare, in situazione presisma,quali potranno essere i meccanismidi collasso attivati da futuri eventi.Attraverso le informazioni desunte dalleosservazioni descritte nel capitolo precedentee le considerazioni che, nel seguitosaranno sviluppate, sul possibile innescodi fenomeni di danneggiamento, è possibilegiungere al cosiddetto “progetto di danno”,ossia la schematizzazione dei danniattesi, in relazione al quale si progettal’intervento di consolidamento.Il primo passo è dunque quello di analizzarele forme di danneggiamento tipicheche si osservano on edifici storici a tipologiaspecialistica quali le chiese.dalla resistenza della muratura ma, unicamente,da questioni di equilibrio fortementeinfluenzate dalle condizioni di ammorsaturae dalla presenza di elementi spingenti(coperture, volte). In mancanza ditrattenimenti efficaci (catene, cordoli) ilmuro oppone una scarsa resistenza al ribaltamentoche può avvenire anche inpresenza di forze relativamente modeste.1.2.a Modi di collasso delle strutturein muraturaIn letteratura si distinguono comunementedue modi fondamentali di collasso di unaparete in muratura sottoposta ad azionesismica.Il primo modo prevede il ribaltamento delmuro fuori del proprio piano ed è dovutoalla componente dell’azione sismica ortogonalealla parete. Il collasso non dipendeIl secondo modo di collasso consiste nellarottura della muratura nel proprio piano17


(rottura “a taglio”) dovuta alle azioni paralleleal piano della parete. Questo meccanismo,dipendente direttamente dalla resistenzameccanica del muro, seppur frequenteè raramente responsabile del collassocompleto dell’edificio. La “duttilità”delle murature, infatti, consente alle porzionimurarie danneggiate a taglio di assolverecomunque alla loro funzione portanteanche in presenza di estese lesioniprodotte da forze sismiche significative.Da quanto detto emerge che le modalitàdi danneggiamento più pericolose, cheportano frequentemente al collasso globaledell’edificio, sono dovute a meccanismidi ribaltamento delle pareti fuori piano(primo modo)in assenza di vincoli checontrastino le azioni orizzontali generatedal sisma. Tale tipo di collasso è accompagnatodalla perdita di appoggio delletravi dei solai o della copertura che portaad un collasso globale dell’edificio.L’osservazione ripetuta dei danni subiti dachiese in occasione di terremoti del passatoconfermano con immediata evidenzaquanto detto; si notano frequentementedistacchi di pareti, vistose rotazioni versol’esterno e muri strapiombanti o crollatiper perdita di stabilità.A fronte di quanto fin qui detto va rilevatocome la cultura dominante in ambito professionalefaccia riferimento a modelli dicalcolo, utilizzati anche per l’analisi delcomportamento sismico di edifici in muraturastorici, le cui ipotesi nulla hanno ache vedere con le reali condizioni degli e-difici.Ci si riferisce in particolare all’uso del metodoPOR 2 , imposto in passato anche dallanormativa per la verifica degli interventidi consolidamento. Va detto innanzituttoche il metodo tiene conto solo del meccanismodi rottura di secondo modo che, comedetto, non è in genere quello responsabiledella maggior parte dei collassi. I-noltre, gli assunti di base del metodo –perfetto “comportamento scatolare” dellastruttura muraria e comportamento elastoplasticodel materiale – non sono riscontrabilinelle strutture murarie storiche; i risultatiche si ottengono hanno un significatorelativo, conducendo ad una quantificazionedi carattere formaleamministrativopiù che tecnico.E’ interessante leggere il giudizio negativoche Antonino Giuffrè ha espresso a propositodel metodo POR: «...Nella moderna18


muratura armata questo metodo di analisipuò essere ragionevolmente adoperato,ma le murature antiche, di grosso spessore,hanno sempre dimostrato la loro maggioredebolezza per le azioni che le sollecitanoortogonalmente al loro piano. IlPOR non esegue questa verifica. Il risultatoè che le verifiche eseguite con quel modellodi calcolo erano quasi sempre privedi senso...» 3 .In definitiva si può affermare che operareutilizzando il metodo POR, o con metodiequivalenti, allontana il progettista dallacomprensione degli effettivi meccanismiresistenti dell’edificio che sta analizzando.E’ dunque necessario procedere secondoschemi che tengano conto delle peculiaritàdella costruzione, nella quale i vari elementitendono a comportarsi autonomamente.Come si è osservato la vulnerabilitàsismica degli edifici storici è significativamentecondizionata dalla tipologia edalla qualità delle connessioni che hannopoco rilievo in fase statica ma divengonofondamentali in fase dinamica.La metodologia di analisi, che a seguito diqueste considerazioni appare la più efficace,è quella che a partire dallo studiodell’edificio individua i meccanismi di collassoattivati e attesi.Prima di approfondire tale metodo è peròindispensabile introdurre la problematicadell’analisi del danneggiamento pregressoche riveste un’importanza fondamentaleproprio ai fini del riconoscimento dei meccanismiin atto.1.2.b Analisi del danneggiamento pregresso(lesioni e deformazioni)Fase fondamentale del percorso che conducealla definizione del danno atteso èl’analisi del quadro fessurativo e deformativopresente nell’edificio in condizioni presisma;da esso è possibile trarre utili informazionisul comportamento dinamicodell’edificio.Andranno considerati sia gli effetti di dissestistatici, esauriti o in atto, sia i danniconnessi a dissesti di origine dinamicacausati da terremoti verificatesi in passato.Questa necessità nasce dalla considerazioneche ogni danno esistente costituisceun allontanamento dall’efficienzastrutturale e induce caratteri di vulnerabilità;pertanto anche i danni di origine staticadovranno essere analizzati e diagnosticati.Il danneggiamento presenta in genere duetipi di manifestazioni visibili che occorreconsiderare per poter comprendere concompletezza i fenomeni in atto: le lesioni ele deformazioni (intese come mutamentidell’assetto geometrico).Le lesioni si manifestano come perdite dicontinuità della struttura muraria con formazionedi separazioni macroscopiche traparti; possono anche rilevarsi decoesionidella muratura, corrugamenti e distacchi19


di intonaco o, nei casi di maggior gravità,crolli di parti. Le lesioni vanno analizzateoltre che per il loro tracciato anche in terminidi ampiezza e caratterizzazione;l’entità e il verso di spostamento relativodei due cigli in diversi punti della lesionesono elementi indispensabili per comprendereappieno il fenomeno di dissesto inatto.Analoga attenzione deve essere postanell’analisi delle deformazioni che devonodescrivere le modificazioni della geometriastrutturale dell’edificio. Le difficoltà risiedononella minore evidenza, rispettoalle lesioni, che alcune volte presentano ledeformazioni tanto da non essere facilmentevisibili (si pensi alle deformazioniplastiche nel piano della muratura). Inoltre,molto spesso, non si dispone di rilieviprecisi precedenti al danno tramite i qualistimare il differenziale di spostamento.A livello pratico è utile che tutte le informazionidesunte dall’analisi del quadro fessurativoe deformativo confluiscano in elaboratidi rilievo, sia d’insieme che di dettaglio,in maniera che sia possibile valutareesaustivamente tutti i dati rilevati nellafabbrica.1.2.c Meccanismi di collasso -Riconoscimento dei meccanismiattivati e di quelli attesiLa corretta interpretazione dei dati rilevatidall’analisi del danneggiamento pregresso,secondo quanto descritto al paragrafoprecedente, conduce alla possibilità di riconosceregli eventuali meccanismi di collassogià attivati nella fabbrica.In questo paragrafo verrà introdotto il concettodi meccanismo e se ne illustrerà inlinea generale l’utilizzo nella descrizione eschematizzazione del processo di danneggiamento.Con il termine meccanismo si intende ilmodello di rappresentazione cinematicacon cui si interpreta e si descrive il comportamentoal sisma di una parte strutturaleunitaria e il danno conseguente.Al meccanismo è affidato sia il ruolo di interpretazionedinamico-meccanica del20


danno accaduto che di previsione del dannoulteriore, in quanto il comportamentofuturo è ipotizzabile come progressionedel meccanismo già attivato con il relativodanno atteso. I meccanismi di danno innescatidalle azioni sismiche ed associati adeterminate carenze strutturali tendono ariproporsi in occasione di altri eventi sismicicon le stesse modalità e con maggiorampiezza.E’ interessante osservare che questo concettodi ripetitività dei meccanismi di collassoera stato evidentemente compresodalle maestranze che nel passato procedevanoal consolidamento delle murature.Le tecniche antisismiche pre-moderne,supportate dall’esperienza e dall’intuito,proponevano soluzioni basate sull’idea dicontrastare l’evoluzione dei meccanismigià attivati; i risultati in molti casi si sonodimostrati particolarmente affidabili.A seconda delle modalità di collasso imeccanismi possono presentarsi comeunidirezionali, cioè una volta attivati tendonoa indurre spostamenti progressiviche si sommano a quelli precedenti (è ilcaso del ribaltamento fuori piano di unafacciata), oppure bidirezionali, come adesempio quelli indotti da sollecitazioni ataglio alternate nelle due direzioni nel pianodi una parete. Questi ultimi tendono aprodurre spostamenti di entità minore.Va osservato che il concetto stesso dimeccanismo tende a ricondurre e rappresentareil comportamento sismico delleparti di manufatto in analogia a quello diblocchi rigidi, una volta avvenuta la discretizzazioneiniziale. In realtà, come accennatoa proposito delle caratteristiche dellemurature, un simile comportamento è riscontrabilesolo in alcuni tipi murari chemantengono la monoliticità in presenza dirotazioni e in cui il danno è costituito daun numero limitato di lesioni di grande dimensione.Ciò comporta che, in presenzadi tali tipi di murature, la lettura dei meccanismiè molto più immediata.Un’ulteriore considerazione riguarda lapossibilità di una sovrapposizione di piùmeccanismi; ciò può comportare qualchedifficoltà nella lettura dei meccanismi inquanto si sovrappongono le evidenze fisiche(lesioni e deformazioni) sulla stessaparte dell’edificio.A partire dai meccanismi che è possibilericonoscere come già innescati nella fabbricae combinando tali dati con le indicazioniche scaturiscono dalle analisi descritteal punto 1. il successivo passo èquello della individuazione dei meccanismidi collasso attesi.Il metodo consiste nell’individuare qualisconnessioni, oltre quelle individuate inquanto appartenenti a meccanismi già attivati,possono formarsi nella muratura e,quindi, quali meccanismi di collasso possonorendersi possibili in caso di eventifuturi.In altri termini si può dire che il supera-21


mento della resistenza a trazione nellamuratura a causa delle azioni sismicheconduce al formarsi di fessurazioni; queste,insieme alle sconnessioni già esistenti(per fasi costruttive, trasformazioni e patologie),dividono la struttura muraria in elementiche, nel caso di murature di buonaqualità, si comportano monoliticamente,cioè possono seguire l’evoluzione delmeccanismo senza sconnettersi internamente.In corrispondenza delle fessurazioni cosìformatesi sono possibili rotazioni e scorrimentied il moltiplicatore dei carichi orizzontali,che induce la perdita di equilibrio,o, in altri termini l’innesco del meccanismo,è il moltiplicatore di collasso.Il problema operativo consistenell’individuare tutti i meccanismi di collassopossibili, o quanto meno i più probabili,ovvero quelli cui corrispondono i più piccolivalori del moltiplicatore. L’intervento diconsolidamento, per essere efficace, dovràintrodurre quegli elementi necessariad evitare la formazione dei suddetti meccanismi.In realtà l’esperienza, datadall’osservazione del danneggiamento subitoin occasione di sismi del passato, guidanella scelta dei meccanismi possibili,riducendone la casistica, in considerazionedella tipicità che assume il danneggiamentoall’interno delle classi di edifici.Nei successivi capitoli, attraversol’introduzione del concetto di macroelemento,saranno individuate ed analizzateclassi di meccanismi di collasso desunteda osservazioni prolungate sugli effetti disismi del passato su edifici religiosi.Riferimenti bibliograficiDOGLIONI F., Codice di Pratica (Lineeguida) per la progettazione degli interventidi riparazione, miglioramento sismico erestauro dei beni architettonici danneggiatidal terremoto umbro-marchigiano del 199-7, <strong>Regione</strong> Marche-IUAV, BUR Marcheed.str. N. 15 del 29.09.00.DOGLIONI F., MORETTI A. e PETRINI V.(a cura di), Le chiese e il terremoto, Trieste,1994.GIUFFRE’ A., Monumenti e terremoti. A-spetti statici del restauro, Roma 1988.GUERRIERI F. (a cura di), Manuale perla riabilitazione e la ricostruzione postsismicadegli edifici – <strong>Regione</strong> dell’Umbria,Roma, 1999.1GIOVANNONI G., Il restauro dei monumenti, Roma,1945.2 Il metodo POR è stato introdotto dopo il terremoto delFriuli del 1976 e consiste in una analisi numerica al passodi un sistema di mensole elastoplastiche in parallelo, connessealla estremità libera da un diaframma rigido il cuimoto è descritto da due componenti di traslazione ed unacomponente di rotazione.3 GIUFFRE’ A., Monumenti e terremoti. Aspetti statici delrestauro, Roma, 1988.22


2. ANALISI DELLA VULNERABILITA’ SISMICA23


Con il termine di vulnerabilità sismica siintende la propensione di un edificio a subiredanni durante un terremoto.La vulnerabilità e quindi utilizzata ai fini diprevenzione per formulare delle previsionisul comportamento sismico atteso per lafabbrica, sia come progressione dei meccanismidi danno già attivati, sia comepossibile insorgenza di nuovi meccanismidi collasso. In questo contesto si fa riferimentoal concetto di macroelemento comeparte strutturale che è sede dei potenzialimeccanismi.locali che possono favorire l’insorgenzadei cinematismi di collasso., denominatiforme specifiche di vulnerabilità.Verranno inoltre rappresentati, sempre informa tabellare, i meccanismi tipici dellechiese utili sia ai fini dell’interpretazionedel danno, sia ai fini progettuali per attuarele misure necessarie a contrastare oinibire l’insorgenza di tali meccanismi inoccasione di terremoti futuri.2.1 Concetto di macroelemento 2Nelle parti seguenti verranno presi in esamein forma di abachi i fattori di debolezzaPer macroelemento si intende una partecostruttivamente riconoscibile e compiuta24


del manufatto, che può coincidere - manon necessariamente coincide - con unaparte identificabile anche sotto l'aspettoarchitettonico e funzionale (es. facciata,abside, cappelle); è di norma estesa almenoad una intera parete o ad un orizzontamento,ma solitamente è formata dapiù pareti ed elementi orizzontali connessitra loro a costituire una parte costruttivamenteunitaria e, in alcuni casi, volumetricamentedefinita, pur se in genere collegatae non indipendente dal complessodella costruzione.Per macroelemento si intende la parte e-dilizia nell'ambito della quale è osservabilee compiutamente descrivibile un comportamentounitario e riconoscibile nei meccanismidi insieme a seguito delle azionisismiche; è perciò una parte di costruzionedefinita come unitaria in base al comportamentoosservato, e tale da consentirela descrizione dei fenomeni di dannocon il minor grado di complessità, purmantenendo unitaria la lettura del fenomenoche vi si verifica.In una costruzione continua, qualsiasisuddivisione in parti è comunque di carattereconvenzionale; in questo caso è particolarmentefinalizzata alla descrizione elocalizzazione dei fenomeni di danno, allaosservazione e interpretazione dei meccanismidi dissesto, riconoscibili in particolareattraverso gli spostamenti relativi rispettoai macroelementi contigui o gli spostamentitra parti del macroelemento stesso.Le interazioni tra i diversi macroelementi -interazioni che motivano la dimensioneattribuita a ciascun macroelemento proprioin virtù del diverso comportamento -avvengono tendenzialmente al bordo diquesti; bordo che non può essere definitoda una netta linea di confine, ma semmaida un'area entro la quale con maggiorefrequenza avvengono i danni e le discretizzazioniche sono conseguenza del diversocomportamento dei macroelementi.Quest'area è definita come fascia o zonadi sovrapposizione; con questo termine siintende quella parte costruttiva al bordodel macroelemento considerato, appartenentein via principale ad un altro macroelemento,la cui descrizione è necessariaper comprendere l'insieme dei fenomenipropri del macroelemento esaminato.2 Il testo è tratto da: DE COLLE A., DOGLIONI F., MAZ-ZORANA L., La definizione e l'utilizzo del concetto di macroelemento,in: Le chiese e il terremoto, DOGLIONI F.,MORETTI A., PETRINI V. a cura di, Trieste, 1994, pp.71-73.25


2.2 Forme di vulnerabilità specificheper le chiese 2Lo studio delle forme di vulnerabilità specificapresenti nella fabbrica implical’osservazione e la ricerca di quei fattoriche rappresentano condizioni di“debolezza” locale che possono influenzareil processo di danno, favorendolo o inibendolooppure indirizzandolo verso particolarimodalità di danno. Al tempo stessopossono rappresentare, nel comportamentoglobale, fattori che hanno funzionedi innesco di determinati meccanismi dicollasso. Si tratta di osservare in manieramirata e puntuale gli aspetti costruttivostrutturalie la consistenza propria dei macroelementi.Si fa riferimento a caratteriche possiamo dire essere propri,“individuali”, di ciascun macroelemento eriguardano i modi in cui il manufatto è statocostruito, le modificazioni e trasformazionisubite nel tempo, il danneggiamentoe le opere di riparazione avvenute. Fraquesti, il tipo e la qualità muraria la presenzadi eterogeneità costruttive che determinano,il più delle volte, discontinuitàmurarie non efficacemente ammorsate enon sempre leggibili.Ad esempio, la connessione muro–copertura risulta un nodo strutturale delicatoma di per sé non rappresenta unavulnerabilità. Sono le condizione specificheagli appoggi degli elementi lignei dicopertura a determinare eventualmentedebolezze locali della struttura. Questa,se non adeguatamente vincolata alle muratured’ambito, perdendo la sua funzionedi solidarizzazione tra murature opposte,può innescare, in fase sismica, spinte localicon danneggiamento della muraturastessa anche con crolli parziali o diffusi.Oppure, una muratura realizzata a dueparamenti non collegati o non efficacementeconnessi tra loro, in fase sismica,tende ad un comportamento del tutto indipendentedei due paramenti.Si propone una suddivisione per gruppitematici delle forme di vulnerabilità specificheper una osservazione sistematica edun percorso critico di lettura del manufatto.All’interno della suddivisione tematica,inoltre, sono state individuate delle categorieche rappresentano le principali condizionidi vulnerabilità con una esemplificazionegrafia di riferimento e un corredodi documentazione fotografica. Per ognicategoria riconosciuta si è fatta una descrizionedei caratteri e dei possibili effettidi danno indotto dal sisma.La casistica è tutt’altro che esaustiva, marappresenta il campione più ricorrente esignificativo di situazioni che riguardano lechiese formando così un abaco di riferimento.Nel primo gruppo tematico si sono osservatele modalità costruttive iniziali, inrelazione alle condizioni nelle quali il ma-26


nufatto è stato realizzato. Ci si riferisce aicaratteri e ai modi del costruire ossia allaqualità dei supporti e leganti e alla loro a-desione e/o coesione muraria ma ancheai caratteri geometrico-dimensionali dellamuratura (sezioni inadeguate per posizionamentodei paramenti, per esiguo spessore,ecc.), ad una configurazione formalestrutturalmente inadeguata (timpani svettanti,pilastrini/colonne particolarmentesnelle, ecc.). Si fa riferimento, inoltre, adangolate non efficacemente connesse allamuratura o che assolvono solo ad unafunzione formale, a coperture spingenti/parzialmente spingenti o con appoggi nonadeguatamente vincolati che rappresentanoparti strutturali della fabbrica già sollecitatein fase statica che con le componentiaggiuntive del sisma possono entrarein crisi.Il secondo gruppo tematico riguarda il ruolodei processi di trasformazione edilizieche la fabbrica ha subito nel tempo,determinano la perdita di omogeneità econtinuità costruttiva iniziale. Si fa riferimentoad ampliamenti planimetrici, sopraelevazioni,chiusura e apertura di nuovifori che possono indurre a particolari situazionicome, ad esempio, angolate ospalle inglobate senza adeguate ammorsature,sottrazioni di elementi costruttivi osoluzioni strutturali rischiose che possonocomportare anche la modifica dello schemastrutturale della fabbrica.Eterogeneità e discontinuità costruttive,quali riprese murarie non sufficientementeconnesse, semplici accostamenti murari,inefficaci ammorsature, generano vulnerabilitàspecifiche nel comportamento dellacostruzione al sisma in quanto determinanorisposte differenziate in relazione allediverse caratteristiche dei materiali.Il terzo gruppo ha preso in esame il ruolodegli elementi di presidio esistenti nellafabbrica.I sistemi di collegamento (tiranti, contrafforti)inadeguati o danneggiati già presentinella fabbrica non assolvendo la loro funzionecostituiscono particolari forme divulnerabilità specifica.Il quarto gruppo individuato affronta il temadelle forme di degrado strutturale edebito manutentivo, in termini di perditadi efficienza strutturale dei vari componentidella fabbrica. Si tratta di forme di degradoproprio dei materiali e degli elementicostitutivi (nella muratura, l’erosione profondadei giunti o la perdita consistente dimateriale dei supporti; negli elementi ligneidi copertura, il decadimento fisicocon perdita della consistenza) riconducibilialla riduzione della funzionalità meccanicadella struttura. Tale tipo di degrado strutturaleè, inoltre, legato alle condizioni manutentivedella fabbrica; in particolare si fariferimento all’efficienza del manto di coperturae ai sistemi di raccolta delle acque27


nonché alla permeabilità all’acqua battentedei paramenti esterni. Il degrado strutturalecomporta una riduzione di efficienzae resistenza della struttura, costituendouna specifica forma di vulnerabilità che, infase sismica, condiziona i meccanismi didanno.Il quinto gruppo tematico riguarda i dissestipregressi non efficacemente riparatisia di natura statica sia sismica. Questirappresentano fattori di vulnerabilità chela fabbrica conserva nel tempo, se non a-deguatamente ripresi e/o riparati, cicatricinon sempre visibili che costituiscono comunquetracciati privilegiati dove il dannotende a recidivare.Questa sezione tematica, insieme allasuccessiva, non viene trattata nel presentestudio, ma viene riportata semplicementenello schema complessivo dellesuddivisioni tematiche.suddivisione per gruppi tematici che vuoleessere un possibile tentativo di formare unabaco di riferimento delle forme di vulnerabilitàspecifiche presenti nella fabbrica.Sono riportate, inoltre, in maniera semplificatale relative categorie delle principalisituazioni riconosciute, con una descrizionesintetica ancorché approssimata cherimanda alla trattazione successiva.Il sesto e ultimo gruppo richiama il comportamentodegli interventi strutturali recentiche la fabbrica ha subito. Si tratta diuna lettura critica del comportamento alsisma della fabbrica in relazione agli interventiche sono stati eseguiti nel tempo.Tale conoscenza - da impostare in base astudi specifici - diventa fertile occasione diriflessione per indirizzare le future sceltedi interventi di miglioramento sismico.Viene riportato di seguito lo schema della2 In questa sezione sono state utilizzate parti, a cura deglistessi autori, contenute in: MARINO F., Forme di vulnerabilitàspecifiche, in: DOGLIONI F., Codice di Pratica, cit.,2000, pp. 97 - 119.28


SUDDIVISIONE PER GRUPPI TEMATICI DELLEFORME DI VULNERABILITA’ SPECIFICHE RICONDUCIBILI A:1 Modalità costruttive inizialiMateriali e tecniche costruttiveCaratteri geometrico / dimensionalidella muraturaElementi che riducono la sezionemurariaElementi strutturali con sezioneinadeguataMancanza di connessione di elementilitici- qualità dei supporti e leganti- adesione e/o coesione muraria- riferiti alla sezione muraria: posizionamento delparamento- riferiti all’elemento architett.-strutturale: snellezza- interruzione dovuta a condotti impiantistici- grondaie / pluviali in sezione muraria- snellezza- esiguo spessore- elementi svettanti- ancoraggi inadeguati- mancanza di adesione23Processi ditrasformazione ediliziaRuolo degli elementidi presidio esistentiAmpliamentoChiusura /apertura di foriSottrazioni di elementi o parti murarieSoluzioni strutturali inadeguate orischioseSistemi di collegamento inadeguati odanneggiati- non ammorsato- discontinuo- eterogeneo per materiale- demolizione di setti- apertura grandi fori- muri in falso- pilastri su volte- tiranti mancanti o inefficaci- contrafforti inadeguatiDegrado della muratura- perdita di legante tra i giunti- decoesione muraria- presenza di acqua- degrado degli elementi litici4Degrado strutturale edebito manutentivoDegrado degli elementi lignei dicopertura- immarcimento delle teste- degrado struttura minuta e/o dell’impalcato- degrado generalizzato- inflessione degli elementiMancata manutenzione della muraturae degli intonaci- stato del paramento a vista- efficienza degli intonaciMancata manutenzione della copertura- stato del manto di copertura- gronde e pluviali non efficienti5Dissesti pregressinon efficacemente riparatiSismiciStatici6 Interventi strutturali recenti Eseguiti con tecniche ”moderne”- lesionamento- deformazioni / fuori piombo- lesionamento- deformazioni / fuori piombo- cordoli in c.a. con sezione inadeguata e/o con distacchidalla muratura, …- iniezioni non distribuite e disomogenee- …


FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’ DOVUTI A:V.1 - Modalità costruttive iniziali


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.1 Muratura a paramento esterno in pietrasquadrata (funzione di rivestimento) e quello internoin pietra sbozzata e/o semisbozzata collegati danucleo murario scarsamente efficaceMuratura realizzata a due paramenti: quello e-sterno in pietra squadrata a corsi regolari postacon funzione di rivestimento; il paramento interno,invece, realizzato in pietra sbozzata e/o semisbozzatadi varia pezzatura a corsi prevalentementeorizzontali di varia altezza. Essendol’adesione tra le due superfici affidata al nucleomurario, qualora questi si riveli scarsamente coerente,sotto l’azione sismica, si produce uno scorrimentoe/o distacco dei conci squadrati con formazionedi lesioni anche marcate lungo i giunti.Per effetto della discontinuità nel paramento internosi sviluppa un danno con formazione di lesionianche non corrispondenti con quelle esterne.12. Nocera Umbra (PG) - 1997L’esempio evidenzia un’apparecchiatura muraria costituitada un paramento di rivestimento scarsamente collegato. Ilnucleo murario interno è in muratura di pietrame mentre ilparamento esterno è, in questo caso costituito da mattoni etavelle. Si verifica il distacco con estesi crolli di parti13. Venzone (UD) - Duomo di S.Andrea Apostolo -1976Distacco del paramento esterno scollegato dal resto dellemurature della sagrestia33


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.2 Muratura con entrambi i paramenti in pietrasbozzata e/o semisbozzata collegati da nucleomurario scarsamente efficaceMuratura realizzata a due paramenti tra loronon collegati o scarsamente connessi. Tali paramentisono costituiti da pietra sbozzata o semisbozzatacon un nucleo murario costituitoda materiale incoerente e/o con presenza divuoti.In caso di sisma la muratura tende a produrreun comportamento indipendente tra i due paramenti:per azione fuori piano può avvenire losgranamento del paramento esterno, anchecon crolli parziali, mentre quello interno è generalmentetrattenuto dal sistema degli orizzontamenti;per azione nel piano si assiste afenomeni di instabilizzazione dei paramentistessi, dovuti ad un effetto di carico di punta,con deformazioni tali da portare al crollo.14-15. Pievebovigliana (MC) - Chiesa di S.Pietro a Frontillo - 1997La muratura è costituita da pietra sbozzata e semisbozzata e malta di allettamento. La sezione muraria, resa evidente dalcrollo, mostra come nell’apparecchiatura muraria composta da paramenti non collegati o scarsamente connessi questitendano a separarsi comportandosi in maniera autonoma: in questo caso si osservano notevoli deformazioni e sbandamentilaterali.34


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.3 Muratura costituita da pietrame di variapezzatura per tutto lo spessore con scarsa coesionemurariaMuratura realizzata senza apparecchiaturaregolare con impiego di pietrame prevalentementeinforme e di varie dimensioni, dove nonè riconoscibile un nucleo murario.L’eterogeneità per forma e dimensione deisupporti rende poco efficace la coesione murariae insufficiente l’ingranamento fra i supportisia nel piano che in tutta la sezione.Tende, sotto l’azione del sisma, a discretizzarsiin piccoli blocchi, con formazione di fasci dilesioni diffuse che riducono la muratura in condizionidi equilibrio precario.16. Valeriano (PN) - Chiesa di S.Stefano - 1976Particolare del danno in facciata. Il pietrame impiegato nella costruzione della muratura è tondeggiante e di piccole dimensioni;si rileva uno stato di danno che mette in luce la disgregazione della muratura: i blocchi irregolari non hanno più ingranamentotra loro e si ha formazione di lesioni diffuse per l’intero pannello murario.35


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.4 Angolata in conci di pietra squadrata e/osemisquadrata non efficacemente connessi allamuraturaAngolata realizzata in conci di pietra squadratae/o semisquadrata a corsi regolari di modestospessore e scarsamente connessi alla muratura.I conci in pietra, non occupando l’intera sezionemuraria, costituiscono strutturalmente unindebolimento del nodo murario. Questi, senon efficacemente connessi, anziché svolgereun'azione di collegamento tendono in fase sismicaa comportarsi autonomamente dal restodella muratura. Generalmente si verificano distacchicon crolli localizzati che possono innescaremeccanismi di dissesto.17. Pievebovigliana (MC) - Chiesa di S.Pietro a Frontillo -1997Distacco ed espulsione dell’angolata il cui paramento esternonon è adeguatamente collegato al resto della sezione muraria.18. Resia (UD) - Chiesa di S.Maria Assunta - 1976L’angolata in pietra dell’abside non ingranata con le pietre deimuri contigui determina una discontinuità murarianell’angolata.36


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.5 Elementi che riducono la sezione murariaSi tratta di elementi funzionali e di impiantisticarealizzati nel corpo della muratura, ad e-sempio nicchie, presenza di pluviali, interruzionidovute a condotti impiantistici. Riducendola sezione muraria, questi influenzano laresistenza alle sollecitazioni sismiche, in quantone riducono la sezione resistente. Pur nonincidendo sulla continuità costruttiva costituiscecomunque una “debolezza” nella configurazionestrutturale.Le zone di variazione della sezione muraria,così realizzate, costituiscono tracciato preferenzialeper la formazione di lesioni; le parti dimuratura a sezione ridotta tendono a distaccarsifino ad arrivare all’espulsione.19. Pieve S.Stefano (AR) di S.Lorenzo a Baldignano - 2001Indebolimento del setto dell’arco trionfale per la presenza di un’aperturatamponata riutilizzata successivamente per il passaggio di impianti tecnologici.La foratura non ripristinata costituisce l’innesco per il lesionamentodell’elemento strutturale.Il mancato accertamento di queste condizioni può portare a previsioni dicomportamento sismico della struttura decisamente diverse da quelle reali.20. Serravalle di Chienti (MC) - Chiesa di .S.Egidio a Civitella1997Lesionamento a taglio del maschio murario a controvento dellaparete laterale provocato dalla riduzione di sezione conseguenteall’apertura di una nicchia.37


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.6 Copertura a capriate lignee appoggiate suuna parte della sezione muraria a doppio paramentoCopertura a capriate con appoggi che non interessanol’intera sezione muraria e non risultanoadeguatamente vincolati: le capriate caricanoin maniera disomogenea tale muratura,generando tensioni differenziali tra i due paramenti.Nelle murature esterne si verificano azioni dipunzonamento del paramento con espulsionilocalizzate. Le porzioni di muratura interna sullequali appoggiano le capriate vengono sollecitatesia dalle azioni verticali indotte della catenasia da quelle orizzontali trasmesse daquest’ultima per attrito, generando una zonacircoscritta di distacco del paramento interno.22. Pievebovigliana (MC) - Chiesa di S.Pietro a Frontillo - 1997Particolare dell’appoggio della capriata (foto in basso): è evidentelo spostamento relativo fra la trave e la parete laterale.L'appoggio interessa prevalentemente il paramento interno dellamuratura per cui si genera un danno localizzato nella zona sottostanteper effetto della concentrazione del carico e del trascinamentoorizzontale da parte della catena.21. Anghiari (AR) - Chiesa di S.Giovanni Evangelista(sagrestia) a Ponte alla Piera - 200138


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.7 Elementi strutturali con sezione inadeguataElementi strutturali con caratteristiche geometrico-dimensionalidi snellezza e/o esigua sezione,quali: timpani svettanti, guglie, velecampanarie, pilastri/colonne particolarmentesnelli. Si tratta di strutture caricate in modoconsistente anche in condizioni statiche o a-venti schemi statici sfavorevoli che entrano incrisi per le sollecitazioni aggiuntive dovute asismi anche di modeste entità.Appartengono a questa casistica anche gli archie le volte di spessore esiguo che, a causadelle ridotte possibilità di ingranamento tra isupporti, arrivano al crollo anche per deformazionidi lieve entità indotte dallo spostamentodegli appoggi.23. Castel Focognano (AR) - Chiesa di S.Giovanni E-vangelista - 2001In questo caso l’arcareccio di copertura ha martellato lasottile volta in tavelle laterizie provocando il crollo estesodella volta stessa.24. Ripabottoni (CB) - Chiesa di S.Maria della Concezione -2002Il timpano svettante si configura come un elemento particolarmentevulnerabile alle sollecitazioni sismiche, specialmentequando si determinano condizioni quale quella rappresentatain figura: i due paramenti sono indipendenti, separati da unadiscontinuità costruttiva che ne aumenta la snellezza.39


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.1 MODALITA’ COSTRUTTIVE INIZIALIV.1.8 Mancanza di connessione di particolarielementi liticiLa collocazione di elementi in pietra sia confunzione di cornice, spalla o bordatura, sia confunzione di elemento decorativo in mancanzadi adeguati ancoraggi non è in grado di svolgereazione di contenimento rispetto alla compaginemuraria circostante.In caso di sisma questi elementi induconodanni localizzati in si genera un distacco tral’interfaccia dell’elemento ed il resto della muraturaper traslazione orizzontale, fino ad arrivarealla sua espulsione.25. Sellano (PG) - Chiesa di S.Maria a Montesanto - 199726. Visso (MC) - Chiesa di S.Maria Assunta a Fematre - 1997Il mancato ammorsamento della cornice in pietra è causa del distacco conespulsione della stessa dal paramento murario.Particolare del distacco dell’elemento litico. Nello specifico, la muratura haspinto il piedritto verso l’interno e la mancanza di elementi di connessionene ha impedito il ritorno nella posizione originaria. Per spostamenti di maggioreentità o di un maggior numero di cicli sismici è possibile che gli elementIlitici escano dalle loro sedi innescando crolli.40


FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’DOVUTI A:V.2 - Processi di trasformazione edilizia


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.2 PROCESSI DI TRASFORMAZIONE EDILIZIAV.2.1 Eterogeneità dei materiali e diverse modalitàcostruttiveI processi di trasformazione edilizia di una fabbricanel tempo possono coinvolgere una parte o l’interoassetto architettonico, rappresentando forme di vulnerabilitàspecifiche in quanto inducono la perdita diomogeneità e continuità costruttive iniziali.Le specifiche modalità con cui si manifesta il dannosono da relazionare all’eterogeneità dei materiali eai diversi modi costruttivi: questi determinano nellafabbrica risposte differenziate legate alle diverse caratteristicheelastiche e di resistenza dei materiali.Tale perdita di qualità costruttiva della muratura èanche dovuta alla difficoltà di realizzare efficaci concatenazioniper tutto lo spessore del muro.Le discontinuità dovute alla disomogeneità dei materialicostituiscono tracciato privilegiato per la formazionedelle lesioni.27. Sassoferrato (AN) - 1997Le trasformazioni subite nel corso del tempo lascianonella fabbrica tracce di eterogeneità costruttive dovute siaai diversi materiali impiegati sia alle diverse tecniche utilizzatenel tempo. Le superfici di interfaccia fra muraturecon diverse caratteristiche meccaniche rappresentanodelle linee preferenziali per la formazione delle lesionianche in considerazione della difficoltà di realizzare ammorsamentiefficaci fra le parti.28. Castel Ritaldi (PG) - Chiesa della Madonna delle Stellettea Colle del Marchese - 1997In facciata sono visibili le tracce di molteplici rimaneggiamenti:addossamenti non ammorsati, inserimento di elementilitici nella compagine muraria ecc…. L’alto grado ditrasformazioni subite riduce l’efficacia degli elementi strutturaliin grado di resistere al sisma.43


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.2 PROCESSI DI TRASFORMAZIONE EDILIZIAV.2.2 Ampliamento della muratura senza ripresamurariaAmpliamento con apporto di nuova muraturasecondo un piano di addossamento verticalerispetto alla preesistenza. In questo casol’ampliamento costituisce una parte semplicementeaccostata configurando un piano di addossamentopressoché continuo.L’addossamento per semplice accostamentodi nuovi corpi, realizzato in continuità od ortogonalmenteal piano murario, privo degli opportuniammorsamenti, determina in caso disollecitazioni sismiche uno scorrimento tra ledue diverse parti, con separazione delle stessein prossimità dell’interfaccia di appoggio.Per effetto sismico può verificarsi, inoltre, unmartellamento tra le due diverse murature cheprovoca la formazione di lesioni e/o crolli localizzatinella muratura accostata.29. Moggio Udinese (UD) - Chiesa di S.Antonio a Ovedasso - 1976Si nota la trasformazione della facciata conseguente all’addossamento di un corpo laterale alla navata. L’addossamento èstato realizzato senza alcun ammorsamento fra le murature esistenti e quelle di nuova costruzione. E’ evidente il comportamentoindipendente sotto sisma dei due pannelli murari separati dalla discontinuità e gli effetti del martellamento reciprocoche si verifica nella parte alta della discontinuità.44


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.2 PROCESSI DI TRASFORMAZIONE EDILIZIAV.2.3 Ampliamento della muratura con ripresamurariaL’ampliamento con ripresa muraria si caratterizzaper diverse modalità di connessione trale parti: le zone di sovrapposizione tra supportidella vecchia e nuova muratura possono esseredistribuite in corrispondenza di ogni corso osolo di determinati corsi con diverse estensionidelle zone di sovrapposizione stessa.Una ripresa muraria non sufficientemente connessa,sotto azione sismica, tende a distaccarsiper traslazione orizzontale superandocosì la resistenza allo sfilamento tra malta esupporto.30. Carpi (MO) - Chiesa di S.Giuliana VergineMartire a Migliarina - 1986La parete laterale è stata addossata alla navatarealizzando due ammorsamenti scarsamenteefficaci per contrastare il distacco fra i due corpidi fabbrica in caso di azioni sismiche.31. Anghiari (AR) - Chiesa di S.Giovanni Evangelista in Ponte allaPiera - 2001La ripresa muraria fra parete laterale dell’aula e l’arco trionfale èscarsamente efficace. La superficie d’interfaccia fra le due parti èper diversi tratti disposta in verticale e la differenza fra le dimensionidelle pietre dell’angolata (a sinistra nell’immagine) e quelle del restodel pannello rendono inadeguato l’ingranamento fra i conci in pietra.45


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.2 PROCESSI DI TRASFORMAZIONE EDILIZIAV.2.4 Sottrazioni di elementi e/o parti murarieLe sottrazioni di elementi o parti strutturali chepossono comportare la modifica anche sostanzialedello schema strutturale della fabbrica.Queste sottrazioni possono riguardare porzionilimitate, come elementi di collegamento oa contrasto di archi e volte, o più estese comeuna riduzione planimetrica della struttura.La sottrazione di parti strutturali alla fabbrica,pensata inizialmente come un organismo equilibratonel suo insieme, priva quest’ultima dielementi resistenti che possono contrastare leazioni sismiche. Inoltre, eliminando elementistrutturali è possibile che si modifichi il comportamentodinamico d’insieme in quanto sirende possibile un maggior numero di articolazioni.32. Camerino (MC) - Chiesa di S.Maria in Acquae Imbrisa Colle d’Altino - 1997La riduzione in lunghezza dell’aula ha determinato unaconfigurazione strutturale molto vulnerabile: la nuovafacciata è completamente libera, senza collegamenticon le pareti laterali. Queste ultime sono inoltre sprovvistedi angolate nella parte terminale (superficie verticaledi rottura)33. Campagnola Emilia (RE) - Abbaziadella Santissima Trinità - 1996La trasformazione della chiesa ha portatoalla demolizione della navata laterale sinistra:si osservano gli archi di navata tamponatida nuove murature in mattoni senzaammorsamenti. La parete laterale hauna sezione resistente molto esigua ed èpriva del contrasto al ribaltamento versol’esterno che era garantito dalla navatalaterale.46


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.2 PROCESSI DI TRASFORMAZIONE EDILIZIAV.2.5 Soluzioni strutturali inadeguate o rischioseSoluzioni strutturali inadeguate o rischiose chegeneralmente coinvolgono il sistema degli orizzontamenticon la presenza di carichi concentratiche si configurano come struttura già sollecitatain fase statica. Si tratta, ad esempio, di struttureimpegnate a flessione quali solai lignei liberi chesostengono pilastri o setti murari, o del punzonamentodi volte da parte di pilastrini.Ulteriormente sollecitate a causa del sisma talistrutture possono giungere a rottura.Rientrano in questa casistica anche i riempimentidelle strutture a volta che pur svolgendoun’azione di contenimento delle deformazioni costituisconouna massa consistente, posta ad altezzaanche considerevole, che sollecita in manierasignificativa la struttura sottostante.34. Anghiari (AR) - Chiesa di S.Giovanni Evangelista a Ponte allaPiera - 2001La trave in legno del solaio scarica direttamente su un architrave inmattoni di sezione ridotta provocando fenomeni di danno localizzati.35. Correggio (RE) - Chiesa di S.Martino - 1987La copertura scarica mediante pilastrini in mattoni sulle strutture adarco e volte del sottotetto. Si noti l’assenza di collegamento efficacefra travi di copertura e pilastri e la giacitura della superficied’appoggio di questi ultimi sull’arco sottostante.36. Correggio (RE) - Chiesa di S.Francesco -1996Rottura localizzata di un arco di navata provocatadal carico concentrato esercitato da un pilastro disostegno della copertura all’estradosso.47


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.2 PROCESSI DI TRASFORMAZIONE EDILIZIAV.2.6 Chiusura e apertura di fori nella muraturaIl tamponamento di un foro viene generalmenterealizzato accostando la nuova muratura al profilodella vecchia apertura o, più raramente, creandodelle morse di collegamento tra le parti murarie.Deformandosi nel piano, il pannello murario causalo scorrimento del tamponamento che, privo diammorsature, tende a comportarsi autonomamente,giungendo anche all’espulsione. Qualorail tamponamento risultasse parzialmente connesso,può verificarsi la formazione di lesioni in prossimitàdell’intervento di ammorsamento stesso.L’apertura di un foro, invece, realizzata mediantelo strappo di porzioni di muratura crea delle discontinuitàcostruttive tra il pannello murario e glielementi lapidei (spalle e architravi) che configuranola nuova apertura.37. Pieve Santo Stefano (AR) - Chiesa di S.Giovanni Evangelistain Castelnuovo - 2001Foro tamponato nella muratura dell’abside: per valori elevatidell’azione sismica la tamponatura può venire espulsa dallamuratura entro la quale è inglobata.38. Bevagna (PG) - Chiesa di S.Francesco - 1997L’apertura di un foro comporta lo strappo di parti di muraturae l’allentamento di quella circostante. Lo stato tensionalenon viene ripristinato con la semplice costruzionedella nuova cornice del foro.48


FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’DOVUTI A:V.3 - Ruolo degli elementi di presidio esistenti


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.3 RUOLO DEGLI ELEMENTI DI PRESIDIO ESISTENTEV.3.1 Elementi di presidio: tiranti inefficaci oinadeguatiElementi di presidio presenti nella fabbricaquali i tiranti metallici che risultano inefficaciper mancato tensionamento o inadeguati peraltri fattori specifici (sezione ridotta, capochiavesottostimati per dimensione o forma, ..).Nella configurazione strutturale della fabbrica itiranti svolgono essenzialmente una doppiafunzione: solidarizzare parti all’interno dellostesso macroelemento o di stabilizzare reciprocamentemacroelementi diversi.Quando questi non svolgono più nessuna funzioneoppure risultano inadeguati, oltre almancato beneficio in termini di stabilizzazionedella fabbrica, si determinano condizioni divulnerabilità specifica per rotture localizzate.39. Pioraco (MC) - Chiesa di S.Maria delle Lacrime a Sep -pio - 1997Si evidenzia il danno localizzato provocato dal tirante fortementesollecitato con dimensioni del capochiave sottostimatee posto in prossimità dell’angolata. In questo caso i tirantesi è ritratto all’interno della muratura in quantoquest’ultima non è stata in grado di fornire una resistenzaadeguata a diffondere e contrastare la sollecitazione trasmessadal presidio.40. Tirante con capochiave a paletto. Si nota la deformazione del palettola cui sezione è inadeguata a resistere alle sollecitazioni trasmessedal tirante. Per effetto della deformazione si ha inoltre una riduzionedella parte di muratura sulla quale viene diffuso lo sforzo.51


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.3 RUOLO DEGLI ELEMENTI DI PRESIDIO ESISTENTEV.3.2 Elementi di presidio: contrafforti inadeguatiElementi di presidio presenti nella fabbricaquali i contrafforti che risultano inadeguati perdimensionamento e/o forma o mal fondati chevengono meno alla loro funzione e capacità diopporsi a meccanismi fuori piano della muraturadi appoggio.41. Nocera Umbra (PG) - Chiesa di S.Gregorio e s.Romano a Colle -1997I contrafforti risultano semplicemente affiancati alla parete laterale edi dimensioni tali da non riuscire a contrastare rigidamente gli spostamentifuori piano di quest’ultima.Le azioni trasmesse dalla parete rompono il contrafforte alla base ein sommità laddove il legante ha caratteristiche meccaniche più scadenti.42. Serravalle di Chienti (MC) - Chiesa di Madonna del Piano - 1997Il contrafforte addossato alla parete laterale della chiesa non presentasufficienti elementi di connessione nei confronti dello scorrimento: sidetermina così, in fase sismica, un distacco con separazione dei dueelementi. Questo presidio svolge comunque una debole azione dicontenimento del meccanismo di rotazione fuori piano della paretelaterale e subisce un dissesto al limite del collasso.52


FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’DOVUTI A:V.4 - Degrado strutturale e debito manutentivo


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.4 DEGRADO STRUTTURALE E DEBITO MANUTENTIVOV.4.1 Degrado della muratura con perdita dilegante tra i giuntiDegrado della muratura con perdita consistentedi legante tra i giunti che determina un decadimentodella efficienza meccanicadell’apparecchiatura muraria.L’erosione dei giunti - dovuta ad un degradocausato da diversi fattori quali: qualità del legante,agenti atmosferici, presenza di acqua,mancata stilatura - può indurre una condizionedi decoesione muraria con perdita di adesionetra malta di allettamento e supporti. Questotipo di degrado strutturale può contribuire, i-noltre, allo scorrimento dei supporti nella muraturacondizionando i meccanismi di dissesto.43. Pieve Santo Stefano (AR) - Chiesa della SS. Trinità aBulcianella - 2001L’erosione profonda dei giunti determina una riduzione dellafunzionalità strutturale della muratura. La perdita di legantetra i giunti induce forme di vulnerabilità muraria checostituiscono la sede privilegiata degli stati di danno(decoesione muraria, scorrimento dei supporti, formazionedi lesioni, ecc.).44. Pieve Santo Stefano (AR) - Chiesa S. Lorenzo aBaldignano - 200155


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.4 DEGRADO STRUTTURALE E DEBITO MANUTENTIVOV.4.2 Degrado della muratura con perdita dimateriale dei supportiDegrado della muratura con perdita consistentedi materiale dei supporti (pietra - mattone)che determina una riduzione della resistenzaed efficienza meccanica della struttura.Si configura sia come degrado proprio dei materialidovuto al decadimento fisico (presenzadi umidità e gelo, dilavamento, ...) sia comedegrado strutturale della compagine murariadovuto alla riduzione della rigidezza in quantoviene a mancare l’apporto della porzione piùesterna della sezione resistente.45. Pieve Santo Stefano (AR) - Chiesa S. Lorenzo in Badignano - 2001Degrado della pietra con perdita di materiale costitutivo: progressivo peggioramento delle caratteristiche meccaniche originarie.Questo fenomeno di degrado si presenta, spesso, insieme con la perdita di legante tra i giunti che combinandosideterminano nella muratura un riduzione della sezione resistente.56


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.4 DEGRADO STRUTTURALE E DEBITO MANUTENTIVOV.4.3 Degrado degli elementi lignei di coperturaper immarcimento delle teste delle capriateDegrado degli elementi di copertura dovuto aimmarcimento delle teste lignee per la progressivaperdita di efficienza nel nodo strutturale.Legata a condizioni manutentive(efficienza del manto di copertura e dei sistemidi raccolta delle acque), la riduzionedell’efficienza della connessione muro - tettopuò portare la struttura a non assolvere più lafunzione di solidarizzazione tra murature.In fase sismica si potrà avere la perditadell’appoggio della travatura con crolli parzialie/o generali della struttura.46. Feltre (BL) - Chiesa di OgnissantiImmarcimento parziale della testa lignea di unacapriata all’interno della muratura. Questa formadi degrado strutturale si compone oltre che deglieffetti di dissesto, dovuti alla perdita dell’appoggio,anche degli effetti di degrado proprio del materialecostitutivo.57


ABACO DEI FATTORI SPECIFICI DI VULNERABILITA’V.4 DEGRADO STRUTTURALE E DEBITO MANUTENTIVOV.4.4 Degrado degli elementi lignei di coperturaper decadimento fisicoDegrado generalizzato degli elementi lignei dicopertura (orditura principale e secondaria,struttura dell’impalcato) dovuto a decadimentofisico con perdita della consistenza: fattori dinaturale invecchiamento, attacco biologico,presenza d’acqua, porta la struttura al limitedella resistenza in condizioni statiche ma nona sopportare l’incremento delle sollecitazionidovute al sisma.Un’altra forma di degrado che condiziona lastruttura del tetto è la deformazione per inflessionedella trave di colmo che induce a spintelocalizzate sulle murature d’ambito condizionandoi meccanismi di danno.47. Pieve Santo Stefano (AR) - Chiesa della SS. Trinità a Bulcianella - 2001Degrado del sistema di copertura che coinvolge sia l’orditura principale sia quella secondaria. Il danno sismicoindotto da forme di degrado anche della sola orditura secondaria può essere causa di significatividissesti o crolli più o meno estesi con gravi ripercussioni sulle strutture sottostanti. Il deterioramento deglielementi lignei di copertura può costituire la causa di riduzione di connessioni tra gli elementi costruttivi.A loro volta, le sconnessioni dei manti di copertura conseguenti ad un terremoto possono innescare fenomenidi degrado che costituiscono un effetto differito potenzialmente pericoloso.58


2.3 Meccanismi di danno per le chiese 3Nelle pagine seguenti è riportato dapprimaun abaco generale dei meccanismi didanno delle chiese raggruppati per macroelementie successivamente le schematizzazionicorredate da esempi fotografici incui i meccanismi vengono descritti singolarmente.In tali descrizioni si è cercato dimettere in luce, laddove possibile, qualisiano i fattori che rendono maggiormentevulnerabile un macroelemento ad un determinatomeccanismo o viceversa, qualicontribuiscano a conferire alla strutturauna maggiore resistenza alle azioni sismiche.Gli schemi interpretativi dei possibili cinematismidi collasso sono rappresentatimediante rotazioni o traslazioni di corpirigidi anche se nella realtà le deformazioninon sono sempre concentrate in corrispondenzadi singole lesioni ma, specialmenteper murature di scarsa qualità, suampie zone con formazione di fasci di lesioni.In questi casi il riconoscimento deimeccanismi attivati può trovare confermadall'osservazione di eventuali perdite diverticalità o di allineamento oppure in generaledegli stati deformativi che devonoessere congruenti con i cinematismi di riferimento.I macroelementi delle chiese presi in considerazionein questo studio complessivamenteundici e sono: la facciata, la paretelaterale e di navata, l'arco trasversale,l'abside, la volta, la cupola e tamburo, latorre e la cella campanaria, gli aggetti conle vele campanarie; tali macroelementi risultanoi più frequenti e quelli per i quali lacasistica disponibile, derivante dallo studiodei reali effetti dei sismi sulle chiese(Friuli 1976; Irpinia 1980; Emilia 1987, 19-96, 2000; Lunigiana 1995; Val Tiberina 1-997, 2001; Umbria-Marche 1997; Slovenia1998; Pollino 1998; Molise 2002), rendecorretto un approccio metodologico che sifonda sulla possibilità di prevedere il comportamentosismico futuro di un manufattoper analogia con il comportamento effettivoriscontrato in casi analoghi.Esulano dalla trattazione di questa partele chiese con tipologie poco ricorrenti o diparticolare complessità architettonica e/ostrutturale.Le coperture non sono state prese in considerazionecome macroelementi proprima come strutture che subiscono dannidall'attivazione di meccanismi propri delleparti sottostanti pur svolgendo un ruoloessenziale nel determinare il comportamentosismico di queste ultimeLa facciata, è il macroelemento per ilquale l'interpretazione dei meccanismi èpiù agevole in quanto la casistica disponibiledi comportamento è più estesa e letipologie ricorrenti si prestano alle schematizzazioninecessarie per questo tipo ditrattazione.59


Le parti strutturali che determinano le condizionial contorno, le fasce di sovrapposizione,sono costituite da porzioni di paretelaterale che generalmente possono esserelimitate a una larghezza pari a metàdell'altezza di facciata, oltre alla coperturae, se presenti, alle volte dell'aula.L'evoluzione dei meccanismi di facciata ècondizionata in misura significativa dallapresenza, dimensione e disposizione delleaperture (finestre, rosoni ecc..), dalle spintedelle coperture non controventate e dellevolte nonché da fenomeni di interazionedinamica con altri macroelementi come icampanili adiacenti alla facciata. Le cornicie le lesene, se ben connesse alle murature,aumentano l'inerzia della parete esono in grado di contrastare l'insorgenzadei meccanismi fuori piano che coinvolgonole parti interne del macroelementomentre altri presidi quali le catene longitudinalisono in grado di contrastare anche imeccanismi che coinvolgono le fasce disovrapposizione come nel caso del ribaltamentocon lesioni nella parte laterale.Per le pareti laterali e la parete di navatauna classificazione tipologica è pocoagevole in quanto per questo macroelemento,oltre alla variabilità insita nei caratteritipologici propri, si aggiunge quella derivantedalle possibili connessioni con glialtri corpi di fabbrica quali le cappelle, lesagrestie e gli agglomerati urbani che determinanosituazioni difficilmente codificabilia priori.Questo macroelemento ha delle interazioniparticolarmente significative con la coperturain quanto è sulla parete lateraleche l'orditura principale trasferisce i carichie quindi in fase sismica è su questi macroelementiche si concentrano puntualmentele forze sismiche generate dal tettoche rappresentano una concausa estremamentesignificativa per attivare o aggravarei meccanismi della parete laterale.Per contro una copertura efficacementesolidarizzata alle murature perimetrali e ingrado di trasferire le azioni sismiche puòfar sì che le due pareti laterali oppostefungano mutuamente l'una da contrastoper i meccanismi fuori piano dell'altra.Nelle chiese a tre navate le pareti centrali(pareti di navata), anche se dotate di molteaperture, non risentono significativamentedell’azione fuori piano a causa delcontrasto offerto dalle navate laterali.Gli archi trasversali, generalmente a tuttosesto o a sesto acuto, sono collegatialle pareti laterali e fungono da sostegnoper la copertura. Fra questi va consideratoanche l'arcone trionfale che, pur sviluppandoanaloghi meccanismi, ha diversecondizioni al contorno determinate dalcontatto con l'abside e differisce generalmentedai primi per i diversi rapporti fra ledimensioni del foro rispetto al pannellomurario tanto che in alcuni casi il funzionamentoad arco della struttura può venir60


meno.Per gli archi trasversali si sono consideratisolamente i meccanismi nel piano inquanto per gli spostamenti nella direzioneperpendicolare i piedritti sono vincolati allaparete laterale e la parte sommitale è generalmentecollegata alla copertura, condizioniqueste in grado di contrastare imeccanismi fuori piano.Negli schemi di meccanismo sono statirappresentati esempi in cui le spalle dell'arco,generalmente snelle, subisconodelle rotazioni alla base ma se i piedrittisono tozzi - come nel caso degli architrionfali - questi possono subire rotture ataglio; resta comunque invariato l'effetto dispostamento dell'appoggio dell'arco.La dimensione del piedritto risulta significativaanche per gli effetti che l'arco generasulla parete laterale: se i piedritti hannodimensioni considerevoli svolgono un'azionedi irrigidimento assorbendo unabuona parte delle azioni sismiche in direzionetrasversale; se invece il piedritto èsnello e non incatenato esercita un spintacon componente orizzontale che grava direttamentesulla parete laterale.L'abside è un macroelemento tridimensionalecostituito, a seconda dei casi o da u-na parete curva o da un insieme di pannellimurari a pianta rettangolare/quadratao poligonale. Generalmente la copertura èrealizzata con puntoni che esercitanospinte verso l'esterno del macroelementolungo il perimetro o in corrispondenza delleangolate delle absidi poligonali che favorisconoi meccanismi propri delle stesse.Altri fattori vulnerabili sono rappresentatidalla presenza di aperture, che indebolisconola struttura, e delle volte che e-sercitano delle spinte ad un’altezza intermediadella parete e che non vengonoquindi contrastate dalla presenza di elementistrutturali come i cordoli volti a eliminarele spinte della copertura.In alcuni casi la zona del presbiterio, chedivide l'aula dal catino absidale, ha un'estensionetale da potersi considerare unmacroelemento autonomo nel quale si attivanoprevalentemente meccanismi di taglionelle due pareti laterali.Per le volte valgono in parte le considerazionisviluppate per la copertura, nel sensoche questi elementi strutturali sviluppanodei danni indotti dai meccanismi che siattivano nelle strutture sottostanti, ad e-sempio i ribaltamenti delle pareti sullequali poggiano. E’ però vero che alcunimeccanismi coinvolgono le sole volte,specialmente nei casi di volte sottili: sipensi, ad esempio ad eventuali carichi trasmessidirettamente dalla copertura, allapresenza di rinfianchi molto pesanti ecc…In ogni caso, le volte costituiscono – comeinsegnano gli eventi sismici più recenti -uno degli elementi strutturali a maggiorevulnerabilità in una chiesa, e possono arrivareal crollo anche per bassi livelli61


dell’intensità sismica; lo studio delle modalitàdi collasso di questi macroelementi,l’interazione fra le volte e le strutture verticalidi sostegno rappresentano quindi unpasso imprescindibile ai fini della redazionedi progetti che perseguano consapevolmentegli obiettivi primari della sicurezzasismica. Il comportamento sismico èfortemente influenzato dalla tipologia architettonica,dai materiali costitutivi e dallemodalità costruttive (mattoni in foglio, aspina di pesce).A differenza degli altri macroelementi, lacupola e tamburo e/o tiburio sono presentiin un numero ridotto di chiese. Questimacroelementi hanno la caratteristicanegativa per la fabbrica di costituire dellemasse oscillanti ad altezze spesso considerevoli,che scaricano a terra mediantepilastri, elementi strutturali in sé poco a-datti a resistere ad azioni orizzontali. Lesollecitazioni sismiche sono quindi assorbitedagli altri elementi strutturali dellachiesa: pareti di navata, del transetto,dell’abside ecc… Oltre alle azioni indotte,tali macroelementi sono strutturalmentepenalizzati dalla presenza al loro internodi superfici forate, indispensabili perl’illuminazione degli edifici di culto. Inoltreper le cupole vanno menzionati gli sforzidi trazione presenti nei paralleli anche incondizioni statiche, amplificati dalle azionisismiche.In merito ai campanili si sono distinti imeccanismi relativi al macroelemento torrecampanaria, cella campanaria e velacampanaria. Per quanto riguarda la torrecampanaria si sono esaminate solo quellea pianta chiusa, ovvero riconoscibili inpianta fin dalla base, e si sono trascuratetutte le altre situazioni, considerando cheun campanile poggiante alla base su unoo più pilastri agli spigoli debba necessariamenteessere studiato con strumenti analiticipiù approfonditi. La torre campanarianon sempre è stata considerata macroelementounico, bensì quando la lettura delcomportamento complessivo ha rilevatouna particolare l’interazione con la cellacampanaria con danni significativi si è ritenutodistinguere le due parti come elementidistinti. Infatti spesso si sono osservatidissesti riguardanti separatamente idue macroelementi, ma in certi casi i danniai due macroelementi sono chiaramentericonducibili alla mutua interazione.Da ultimo si sono considerati i macroelementicostituiti da aggetti e vele campanarieche, pur nella varietà tipologica, rappresentanocomunque delle parti caratterizzateda elevate snellezze e dotati discarse risorse strutturali per resistere alleazioni sismiche.3 In questa sezione sono state utilizzate parti, a cura deglistessi autori, contenute in: MORETTI A., Vulnerabilitàtipica e meccanismi di danno delle chiese, in: DOGLIONIF., Codice di Pratica, cit., 2000, pp. 54 - 75.62


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1.1 Rotazione fuori pianodella facciata con formazione dicerniera cilindrica alla baseM.1.2 Rotazione fuori pianodella facciata con formazione dicerniera cilindrica orizzontalenella fascia bassaM.1.3 Rotazione fuori pianodella facciata con formazione dicerniere cilindriche oblique nellafascia altaM.1.4 Rotazione fuori piano deltimpano con formazione di cernieracilindrica orizzontaleM.2 PARETE LATERALE M.1 FACCIATAM.1.5 Articolazione della parte M.1.6.asommitale della facciata con facciataformazione di cerniere cilindricheobliqueM.1.6.d Rottura a taglio dellafacciata a salienti nelle fascelateraliM.2.1 Rotazione fuori pianodella parete laterale con formazionedi cerniera cilindrica orizzontalealla baseRottura a taglio della M.1.6.bfacciataM.1.7 Espulsione dell’angolatadella facciataM.2.2 Rotazione fuori pianodella parete laterale libera insommità e vincolata efficacementesu due lati con formazionedi cerniera cilindrica obliqua64Rottura a taglio della M.1.6.cfacciataM.1.8 Separazione della facciatain asseM.2.3 Rotazione fuori pianodella parete laterale libera insommità e vincolata efficacementesu tre lati con formazionedi una cerniera cilindrica orizzontalee due obliqueRottura a taglio dellaM.1.9 Interazione tra torre campanariae facciataM.2.4 Rotazione fuori pianodella parete laterale vincolataefficacemente su quattro lati conformazione di una o due cernierecilindriche orizzontali


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.3 PARETE DI NAVATA M.2 PARETE LATERALEM.2.5 Rottura a taglio dellaparete lateraleM.3.1 Spostamento versol’esterno della parte terminaledella parete di navataM.2.6 Espulsione dell’angolatadella parete lateraleM.2.7 Scorrimento tra coperturae parete lateraleM.4 ABSIDEM.4.1 Rototraslazione dellaparete di estremità dell’absideM.4.2 Rototraslazione o traslazionedella parte superioredell’abside con distacco lungoun piano inclinatoM.4.3 Rotazione o rototraslazionefuori piano delle angolate o difasce verticali dell’absideRottura a taglio dell’a-M.4.4.absideRottura a taglio dell’a-M.4.4.bbsideM.4.5 Espulsione dell’angolatadell’absideM.4.6 Scorrimento tra coperturae abside65


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.8 TORRE CAMPANARIA M.7 VOLTAM.6 CUPOLA E TAMBURO M.5 ARCO TRASVERSALEM.5.1 Rotazione monolatera nelpiano di una spalla dell’arcotrasversaleM.6.1 Separazione fra i meridianidella cupolaM.7.1 Distacco fra gli archielementari della voltaM.8.1 Espulsione di una o piùangolate della torre campanariaM.5.2metrica nel piano delle spalledell’arco trasversaleRotazione bilaterale sim-M.5.3 Rotazione concorde nelpiano delle spalle dell’arco trasversaleM.6.2 Rototraslazione o traslazionedella parte superiore della zione fuori piano delle angolateM.6.3 Rotazione o rototrasla-cupola con distacco lungo un o di fasce verticali del tamburopiano inclinatoM.7.2 Rottura degli archi elementaridella voltaM.8.2 Rototraslazione dellatorre campanaria con cernieracilindrica ad asse orizzontale ocerniera sferica in corrispondenzadi uno spigoloM.7.3voltaRottura a taglio della M.7.4 Rottura localizzata perallontanamento di un puntod’appoggio della voltaM.8.3 Traslazione della partesuperiore della torre campanariaM.5.4 Rottura a taglio bilateralesimmetrico nelle spalle dell’arcotrasversale66


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.10 VELA CAMPANARIA M.9 CELLA CAMPANARIAM.9.1 Traslazione o rototraslazioneM.9.2 Traslazione con rottura adei ritti della cella campa-nariataglio nei ritti della cella campanariaM.10.1 Rotazione fuori pianodella vela campanaria con formazionedi cerniera cilindricaorizzontale alla baseM.10.2 Traslazione o rototraslazionenel piano di uno o più rittidella vela campanariaM.10.3 Rottura a taglio dellavela campanariaM.11 AGGETTIM.11.1 Rototraslazione o traslazionedella parte superiore dellaguglia con distacco lungo unpiano inclinatoM.11.2 Rotazione dei ritti dellalanterna67


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.1 - Macroelemento facciata


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.1 Meccanismo di rotazione fuori piano della facciatacon formazione di cerniera cilindrica alla baseLa formazione del meccanismo presuppone lo scollegamentodella facciata dalla copertura e dal corpodell’aula che può manifestarsi o con la rottura dellemurature nella fascia di sovrapposizione con le paretilaterali o con il distacco lungo lo spigolo verticaleprovocato da un ammorsamento inefficace e/odalla presenza di discontinuità fra le parti.L’andamento delle lesioni caratteristiche, che generalmentenel primo caso sono inclinate e nel secondopressoché verticali, può essere condizionato inmodo significativo dalla presenza di forature in corrispondenzadelle fasce di sovrapposizione o dapresidi per l’ancoraggio della facciata che interessanosolo una fascia limitata di parete laterale.48. Gemona del Friuli (UD) - Chiesa del SS. Nome diMaria del Fossale - 1976L’attivazione del meccanismo è dovuta alla carenzadei vincoli al contorno: si può infatti osservare la scarsaconsistenza della muratura della parete laterale inrapporto a quella della facciata; quest’ultima ha avutoun comportamento rigido rispetto alle azioni fuori pianoe il vincolo costituito dalle pareti laterali dell’aula nonha garantito una resistenza sufficiente.Oltre all’inefficacia dell’ammorsatura muraria e alladiscontinuità tra le pareti (causata dai diversi materialida costruzione utilizzati), ha favorito l’attivazione delmeccanismo anche la presenza di una apertura nellaparete laterale.71


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.2 Meccanismo di rotazione fuori piano dellafacciata con formazione di cerniera cilindrica orizzontalenella fascia bassaLa fascia muraria bassa della facciata costituisceuna sezione preferenziale per la formazione dicerniera di rotazione quando è indebolita per lapresenza di aperture ravvicinate.Come nel caso del meccanismo M.1.1 vengonocoinvolte le fasce di sovrapposizione con le paretilaterali che risultano lesionate.Un fattore che influenza negativamentel’evoluzione del meccanismo è rappresentatodall’altezza del pannello murario superiore in rapportoalle sezioni resistenti fra i fori.49, 50. Osoppo (UD) - Chiesadi S.Giacomo - 1976La presenza di un’alta percentualedi fori alla base dellaparete di facciata costituisceuna linea preferenziale per laformazione della cernieracilindrica a seguito dell’attivazionedel meccanismo dirotazione fuori piano.La parte di muratura al di sopradei fori è trattenuta da unasezione resistente ridotta appartenentealla parete laterale,nella quale si concentranogli sforzi che generano lesioni.72


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.3 Meccanismo di rotazione fuori piano dellafacciata con formazione di cerniere cilindriche obliquenella fascia altaL’insorgenza del meccanismo è determinata dallapresenza di una foratura, aperta o tamponata,nella parte centrale della facciata.Le lesioni tipiche che ne evidenziano l’attivazionesono simmetriche rispetto all’asse centrale dellafacciata e l’andamento è tale da unire i punti sommitalidei bordi del macroelemento con la partebassa della foratura.Nella progressione del cinematismo si possonoformare cerniere oblique secondarie che coinvolgonoanche la parte compresa tra il foro centralee il portale.51. Forgaria (UD) - Chiesa di S.Lorenzo - 1976Il meccanismo di rotazione ha determinato il crollo della porzione dimuratura nella zona centrale delimitata da profili obliqui convergential foro superiore della facciata.Si possono inoltre osservare lesioni che dalle estremità superioridella parete convergono al portale e che evidenziano la progressionedel meccanismo.52. Nocera Umbra (PG) - Chiesa di S.Felice e Costanzo- 1997In seguito al sisma del 26 settembre 1997 era crollatala parte sommitale della facciata al di sopra di unforo rettangolare presente nella parte centrale.In questa fotografia, scattata dopo nove mesidall’evento principale, si osserva come il profilo superstiteconverga verso il portale evidenziando lelinee di cerniera corrispondenti all’ulteriore avanzamentodel meccanismo che coinvolge, anche se conminore entità, la parte muraria compresa tra foro eportale.73


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.4 Meccanismo di rotazione fuori piano del timpanocon formazione di cerniera cilindrica orizzontaleIl meccanismo si presenta prevalentemente neicasi in cui il timpano è realizzato in discontinuitàcon il corpo della facciata o è di spessore ridottorispetto a quest’ultimo.Una copertura non controventata può esercitaresul timpano delle spinte localizzate determinantiper l’attivazione del meccanismo.53. Angri (SA) - Chiesa di S.Maria del Carmine - 1980La formazione di una cerniera orizzontale netta (ben individuata dal profilo di crollo) induce a supporre chela principale causa di innesco del meccanismo sia costituita dall’esistenza di una discontinuità nello spessoree/o nel materiale delle murature della facciata rispetto al timpano.La mancanza di collegamento tra il timpano e la copertura costituisce un’ulteriore condizione sfavorevoleper il ribaltamento della parte alta della facciata.74


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.5 Meccanismo di articolazione della partesommitale della facciata con formazione di cernierecilindriche obliqueLa caratteristica tipologica che determinal’insorgenza del meccanismo è la presenza di unforo nella parte sommitale del timpano.La parte di muratura che funge da architrave è didimensioni ridotte e non consente un efficace collegamentofra le fasce di muratura laterali alteche hanno spostamenti indipendenti in fase sismica.L’architrave si sconnette ai lati e subisce unarotazione verso l’esterno anche per effetto dellaspinta localizzata della trave di colmo.54. Gemona del Friuli (UD) - Chiesa del SS.Nome di Mariaa Fossale - 1976La spinta della trave di colmo ha provocato l’articolazionedella porzione di timpano al di sopra del foro centrale che inseguito è crollato; questa porzione era scarsamente collegataalla muratura della facciata proprio a causa della presenzadell’apertura.Si può osservare come, a seguito del crollo, nella porzionedi facciata a sinistra si sia innescato un meccanismo di rotazionenel piano.55. Serravalle di Chienti (MC) - Abbazia di S.Salvatore adAcquapagana - 1997La parte muraria soprastante l’ampio rosone è di esiguospessore, non è in grado di collegare efficacemente traloro le fasce murarie laterali; queste in fase sismica si sonomosse in modo indipendente e hanno determinato la formazionedi gravi lesioni nella parte muraria sopra il rosone.Si osserva il nucleo in calcestruzzo all’estremità della travedi colmo che può aver svolto un’azione di martellamentonei confronti della parte sommitale.75


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAMeccanismo di rottura a taglio della fac-M.1.6.aciataLa rottura a taglio nella fascia bassa della facciatasi manifesta a causa dell’indebolimento determinatodalla presenza di diverse aperture.La tipologia che determina il meccanismo è lastessa del meccanismo M.1.2, con la differenzache in questo caso l’attivazione del meccanismofuori piano è inibita dalla presenza di qualche presidio(cordoli efficaci, tiranti, elementi di connessionecon la copertura ecc.).56. Cerreto di Spoleto (PG) - Chiesa di S.Maria delle Grazie a Triponzo - 1997Il meccanismo coinvolge la fascia bassa di muratura interrotta da tre aperture.La disposizione delle forature nella parte bassa sarebbe tale da innescare l’attivazionedel meccanismo di rotazione fuori piano con formazione di cerniera cilindrica orizzontalenella fascia bassa (meccanismo M.1.2), ma in questo caso la ridotta altezza della facciatae la presenza di una coppia di tiranti longitudinali che contrastano le azioni fuoripiano innescano il meccanismo di rottura a taglio.76


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAMeccanismo di rottura a taglio della fac-M.1.6.bciataLa rottura a taglio è innescata da un’apertura nellaparte alta che determina la formazione di duefasce murarie. La parte alta, costituita dal timpanoe limitata inferiormente dal foro, si muove rigidamentenel proprio piano.In questo caso il cinematismo verso l’esterno ègeneralmente impedito dalla presenza di una cornicenel timpano con caratteristiche costruttive talida assolvere ad una funzione di irrigidimento ancheper gli spostamenti nel piano della facciata.57. Nocera Umbra (PG) - Chiesa di Nocera Scalo - 1997Lo sviluppo di questo meccanismo è condizionato dalla presenzadi un timpano rigido che impedisce i meccanismi fuori pianoall’interno del macroelemento.Le azioni sismiche nel piano sono scaricate sugli elementi resistenticostituiti dalle fasce verticali ai lati che si lesionano.L’andamento delle lesioni è simmetrico rispetto all’asse dellafacciata a causa dell’alternarsi del verso dell’azione sismica.58. Atella (PZ) - Chiesa del Cimitero - 1980Lo sviluppo di questo meccanismo è condizionato dallapresenza di un timpano rigido che impedisce i meccanismifuori piano all’interno del macroelemento nonostantela presenza di una apertura tamponata al centro.Le azioni sismiche nel piano sono scaricate sugli elementiresistenti costituiti dalle fasce verticali ai lati chesi lesionano.77


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.6.c Meccanismo di rottura a taglio della facciataLa rottura a taglio nelle fasce murarie laterali ècausata dal fatto che esse non sono collegate traloro per effetto delle aperture in asse.Il comportamento delle fasce laterali tozze è similea quello di due setti murari indipendenti.59. Serravalle di Chienti (MC) - Abbazia di S.Salvatore ad Acquapagana - 1997La facciata della chiesa è interessata da un meccanismo di taglio nelle fasce laterali tozze (le cui lesioni sono visibilinella parte alta e in quella centrale); queste si separano per effetto del sisma in quanto non sono efficacemente collegatetra loro a causa della presenza delle aperture in asse.La facciata ha inoltre subito uno scorrimento orizzontale nel proprio piano dell’ordine di circa un centimetro(misurabile alla base) che testimonia l’entità dell’azione sismica subita dalla fabbrica.78


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.6.d Meccanismo di rottura a taglio della facciataa salientiÈ un meccanismo proprio delle chiese a tre navatecon facciata a saliente.La presenza del foro centrale favorisce il meccanismodi rottura a taglio nella parte centrale chesollecita ulteriormente le pareti delle navate lateralinel proprio piano.60. Forgaria del Friuli (UD) - Chiesa di S.Giuliana - 1976Il fronte della navata centrale presenta una rottura a taglio con lesioni oblique incrociateconvergenti nel grande rosone centrale; queste determinano la separazionedella muratura in quattro porzioni che spingono verso i lati provocando il lesionamentonelle fasce laterali.79


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.7 Meccanismo di espulsione dell’angolata dellafacciataÈ un meccanismo localizzato nella fascia di collegamentotra due pareti contigue ed è originatodalla forza esercitata dall’azione sismica nelledue direzioni ortogonali.L’insorgenza del meccanismo è favorita dalla presenzadi bordonali in copertura e di volte a crocierache esercitano una forza con componente orizzontalenella direzione diagonale anche in fasestatica.61, 62. Castelnovo (PN) - Chiesa della BeataVergine del Zucco - 1976Si osserva il meccanismo di espulsione dell’angolata,favorito dallo scarso ingranamento degliinerti costituenti la muratura (si distinguono infattile pietre di forma tondeggiante) e dalla scadentequalità della malta.80


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.8 Meccanismo di separazione della facciata inasseSi genera una linea di rottura con andamentopressoché verticale e in posizione centrale.L’azione principale è generata dallo spostamentofuori piano delle pareti laterali.L’attivazione del meccanismo è favorita sia dallapresenza di una discontinuità dovuta a diverseforature in linea che dalla presenza di terreni sofficiche possono provocare cedimenti fondazionalidelle pareti laterali.63. Moggio Udinese (UD) -Chiesa di S.Gallo - 1976L’azione di rotazione fuori pianodelle pareti laterali ha determinatola rottura per trazione del pannellomurario di facciata nellazona in corrispondenza dell’asse,indebolita dalla presenza deifori.81


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.1 MACROELEMENTO FACCIATAM.1.9 Meccanismo dovuto all’interazione tra torrecampanaria e facciataIl meccanismo è specifico delle facciate che si trovanoa contatto con la torre campanaria.I due corpi accostati hanno diversi periodi propri divibrazione che determinano forti sollecitazioni nellemurature a contatto.Le lesioni tipiche sono costituite da una zona disgregata(dovuta al martellamento) nel punto divincolo più alto e/o da una lesione inclinata cherivela la formazione di una biella compressa nelpannello murario di facciata adiacente al campanile.Il prevalere di una lesione tipica rispetto all’altraè determinato dalle modalità costruttive del collegamento(addossamento, continuità costruttiva,ecc.).Analogo meccanismo si può anche verificare nellechiese a tre navate con facciata a saliente.64. Sellano (PG) - Chiesa di S.Antonio a Forfi -1997In entrambi i casi si osserva la formazione di una biella compressanel pannello murario di facciata adiacente al campanile e la disgregazionedella zona di muratura nel punto di contatto più alto tra i duemacroelementi. In queste zone gli spostamenti relativi sono di maggioreentità e l’azione di martellamento risulta più consistente.65. Pievetorina (MC) - Chiesa di S.Vito a Valsantangelo - 199782


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.2 - Macroelemento parete laterale


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.1 Meccanismo di rotazione fuori piano dellaparete laterale con formazione di cerniera cilindricaorizzontale alla baseIl meccanismo si sviluppa in modo analogo aquello del ribaltamento di facciata: la parete sicomporta come una mensola incastrata alla base;per effetto del meccanismo si formano delle lesioniin corrispondenza delle fasce di sovrapposizionelaterali con andamento inclinato e/o verticalenel caso di discontinuità tra le parti.L’attivazione del meccanismo è fortemente influenzatadalla eventuale presenza nell’aula diuna volta che esercita una spinta orizzontalesull’intera lunghezza della parete.66. Venzone (UD) - Chiesa di S.Chiara - 1976La parete laterale non è ammorsata alla facciata ealla parete dell’arcone trionfale e il suo comportamentoè simile a quello di una mensola incastrataalla base.67. Pinzano al Tagliamento (PN) - Chiesa di S.Giuseppe a Campeis- 1976In questo caso la parete laterale è bene ammorsata alla facciata edurante il meccanismo di rotazione fuori piano trascina con sé unaporzione cuneiforme della muratura della facciata.La presenza dell’apertura costituisce una via preferenziale per ilpercorso della lesione da distacco.85


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.2 Meccanismo di rotazione fuori piano dellaparete laterale libera in sommità e vincolata efficacementesu due lati con formazione di cerniera cilindricaobliquaIl meccanismo insorge in seguito alla perdita diun vincolo di estremità (generalmente quello versola facciata) successivamente al crollodell’angolata o per il distacco della facciata.Il cinematismo prevede la formazione di una cernieracilindrica obliqua con spostamenti massimisul bordo libero.68. Colloredo di Monte Albano (UD) - Chiesa dei Santi Andrea e Mattia Apostoli - 1976A seguito del crollo del fronte della navata laterale la parete laterale si è trovata vincolata solo alla basee al transetto e si è sviluppato un meccanismo che ha portato alla formazione di una cerniera cilindricaobliqua con rotazione verso l’esterno.86


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.3 Meccanismo di rotazione fuori piano dellaparete laterale libera in sommità e vincolata efficacementesu tre lati con formazione di una cernieracilindrica orizzontale e due obliqueLa parete laterale ha un comportamento simile auna piastra vincolata su tre lati.Il meccanismo prevede la formazione alle estremitàlaterali di cerniere cilindriche oblique convergentiai bordi e la formazione di una cerniera cilindricaorizzontale nella parte centrale.L’insorgenza del meccanismo è fortemente condizionatadalla presenza di forature che comportanouna maggiore deformabilità della parete.69. Valtopina (PG) - Chiesa di S.Maria della Presentazione a Poggio - 1997È evidente l’effetto della spinta dell’arco non incatenato: il piedritto, insieme alla parte muraria tra le due finestre si infletteverso l’esterno nella sezione di minore resistenza.Nella parete, vincolata su tre lati, sono visibili le lesioni diagonali e orizzontale a metà del pannello caratteristiche del meccanismo,in questo caso influenzato dalla presenza delle aperture.87


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.4 Meccanismo di rotazione fuori piano dellaparete laterale vincolata efficacemente su quattrolati con formazione di una o due cerniere cilindricheorizzontaliLa parete laterale ha un comportamento simile auna piastra vincolata su quattro lati. Il vincolo disommità può essere esercitato da tiranti o cordoliche garantiscono un efficace collegamento traorditura principale del tetto e parete laterale.Il meccanismo prevede la formazione di una odue cerniere orizzontali intermedie.Le lesioni tipiche sono orizzontali in corrispondenzadelle cerniere cilindriche e pressoché verticalialle estremità delle parti in rotazione.L’insorgenza del meccanismo è fortemente condizionatadalla presenza di forature che comportanouna maggiore deformabilità della parete.70. Gemona del Friuli (UD) - Chiesa del SS.Nome di Maria del Fossale - 1976La parete è vincolata su quattro lati: si possonoinfatti osservare i tre capochiave dei tiranti allecapriate che garantiscono un efficace collegamentodella copertura con la parete laterale.Il meccanismo di spostamento fuori piano siinnesca con la formazione di due cerniere orizzontaliintermedie: quella più in basso comportauna rotazione verso l’esterno mentre quella piùin alto comporta una rotazione verso l’interno.Si può inoltre osservare l’innesco del meccanismodi rotazione fuori piano sia della facciata(con lesioni inclinate nella fascia di sovrapposizionetra le pareti) sia dell’arco trionfale(degenerato nel collasso dell’intera zona absidale).88


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.5 Meccanismo di rottura a taglio della paretelateraleIl meccanismo comporta la rottura a taglio per a-zioni nel piano della muratura con la comparsa dilesioni ad andamento obliquo o incrociato. Si puòmanifestare anche con scorrimenti lungo superficidi discontinuità, interfacce di accrescimento dellafabbrica o superfici a minore resistenza allo scorrimentoorizzontale dovuta alla scarsa qualità dellegante della muratura.Eventuali forature presenti costituiscono una viapreferenziale per il percorso delle lesioni.71. Serravalle di Chienti (MC) - Chiesa di Madonnadel Piano - 1997Nella porzione di parete laterale destra compresatra la facciata e l’arco trasversale si è attivato unmeccanismo di rottura a taglio per effetto delle azionisismiche nel piano della parete.Si possono osservare le caratteristiche lesioni inclinate.72. Buja (UD) - Chiesa di S.Stefano - 1976In questo caso la presenza dei fori (che riduce la sezione resistente)nella parete laterale ha favorito il meccanismo di rottura a taglio:si può infatti osservare come le lesioni oblique e incrociatenelle due direzioni si concentrino fra le aperture.89


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.6 Meccanismo di espulsione dell’angolata dellaparete lateraleÈ lo stesso meccanismo descritto per la facciatae che si può verificare anche all’intersezione conl’arco trionfale.È localizzato nella fascia di collegamento tra duepareti contigue ed è originato dalla forza esercitatadall’azione sismica nelle due direzioni ortogonali.L’insorgenza del meccanismo è favorita dalla presenzadi bordonali in copertura e di volte a crocierache esercitano una forza con componente orizzontalenella direzione diagonale anche in fasestatica.73, 74. Pievetorina (MC) - Abbazia di S.MicheleArcangelo - 1997Il meccanismo di espulsione dell’angolata è completamenteattivato nell’angolata adiacente alla zonaabsidale crollata.La spalla, nonostante la snellezza, non crolla completamentegrazie alla qualità muraria dell’angolatain pietra che sostiene la capriata.90


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.2 MACROELEMENTO PARETE LATERALEM.2.7 Meccanismo di scorrimento tra copertura eparete lateraleIl meccanismo consiste in uno scorrimento localizzatoin corrispondenza dell’interfaccia tra la coperturae la muratura della parete laterale.Si verifica se la copertura è stata semplicementeappoggiata alla sommità del muro oppure se èstato realizzato un intervento di cordolatura scarsamenteammorsato alle murature sottostanti. Sel’intervento ha comportato un incremento di carico(ad esempio per la realizzazione di una cappain calcestruzzo) o se la qualità della muratura nellaparte sommitale non è in grado di trasferire glisforzi trasmessi dalla copertura, il meccanismo simanifesta con la disgregazione della parte murariain sommità.75, 76. Serravalle di Chienti (MC) - Chiesa di Madonnadel Piano - 1997La copertura della chiesa è irrigidita da una cappa incalcestruzzo e da una cordolatura di coronamento dispessore esiguo.In fase sismica fra la copertura e la parete si verificanodegli scorrimenti a causa della mancanza di connessioniadeguate; gli spostamenti relativi sono comunquecontenuti grazie all’azione svolta dai capochiave esternidelle capriate.91


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.3 - Macroelemento parete di navata


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.3 MACROELEMENTO PARETE DI NAVATAM.3.1 Meccanismo di spostamento verso l’esternodella parte terminale della parete di navataÈ un meccanismo proprio delle chiese a tre navatecon la presenza di un colonnato che separal’aula dalle navate laterali e si verifica per la rotazioneverso l’esterno del piedritto dell’arcata inprossimità della facciata.L’insorgenza del meccanismo può comportare lalesione in chiave all’arco oppure la deformazionedella ghiera.Il fenomeno si verifica sia nella parte terminaleverso la facciata sia in quella verso la zona absidalein presenza del transetto ed è determinatodalle spinte non contrastate degli archi estremidella parete di navata.77. Sellano (PG) - Chiesa di S.Maria Assunta - 1997La spinta non contrastata dell’arco terminale del colonnato ha determinato il distacco della facciata, la discretizzazione delblocco murario tra quest’ultima e la prima colonna della navata e la formazione di una cerniera nella ghiera dell’arco.95


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.4 - Macroelemento abside


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.1 Meccanismo di rototraslazione della paretedi estremità dell’absideIl meccanismo si sviluppa in modo analogo aquello del ribaltamento di facciata: la parete sicomporta come una mensola incastrata alla base;per effetto del meccanismo si formano delle lesioniin corrispondenza delle fasce di sovrapposizionelaterali con andamento inclinato e/o verticalenel caso di discontinuità tra le parti.L’attivazione del meccanismo è fortemente influenzatadalla eventuale presenza nell’abside diuna volta che esercita una spinta orizzontale.78. Cavazzo Carnico (UD) -Chiesa di S.Valentino a Somplago- 1976Il catino absidale ha attivato unmeccanismo di rototraslazioneverso l’esterno dell’abside.L’ammorsamento tra i pannellimurari dell’abside è efficace edi conseguenza la rotazione deipannelli di estremità avvienecon il trascinamento di una porzionecuneiforme dei pannellilaterali.L’andamento della lesione èfortemente influenzato dallapresenza dell’apertura.99


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.2 Meccanismo di rototraslazione o traslazionedella parte superiore dell’abside con distacco lungoun piano inclinatoIl meccanismo si sviluppa con il distacco dellaparte alta dell’abside (generalmente circolare) ela formazione di lesioni inclinate a chiudere versoil basso.Le coperture, nella maggior parte dei casi, esercitanospinte non compensate sui bordi dell’absideche favoriscono l’attivazione del meccanismo.79, 80. Pievebovigliana (MC) -Chiesa allo stato di rudere danneggiatada sisma antecedente aquello del 1997Il catino absidale si è distaccatoin sommità ed è parzialmentecrollato.Nella parte alta si può osservareuna superficie di distacco verticale,indice di una scarsa ammorsaturatra le parti; nella porzionesottostante invece la curva didistacco assume un andamentolungo un piano inclinato caratteristicodi questo meccanismo.81. Gemona del Friuli (UD) - Chiesa della Madonna delle Grazie -1976Le cappelle laterali, che e sono assimilabili al catino absidale per formae dimensione, presentano un comportamento analogo durantel’evento sismico.Nella cappella in primo piano si può infatti osservare il distacco insommità in corrispondenza dell’aula secondo un profilo inclinatoche chiude verso il basso.La cappella centrale, che ha sviluppato un meccanismo analogo, ècrollata.100


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.3 Meccanismo di rotazione o rototraslazionefuori piano delle angolate o di fasce verticalidell’absideIl meccanismo si osserva prevalentemente nelleabsidi circolari o poligonali.Le lesioni caratteristiche hanno andamento verticale,ma la presenza di aperture può favorire ilcongiungimento delle lesioni in corrispondenzadegli spigoli fra i pannelli murari.L’attivazione del meccanismo è favorita dallespinte generate dalle travi della copertura o dallapresenza di eventuali volte interne.82. S.Giacomo di Ragogna(UD) - Chiesa di S.Giacomo - 1976I puntoni della copertura hannoesercitato una spinta localizzatanella sommità delle angolate frai pannelli dell’abside poligonale.I blocchi murari che si formanoin seguito alle lesioni, innescatedalle aperture disposte al centrodei pannelli, non hanno elementidi contrasto e tendono a ruotareulteriormente verso l’esterno.Le lesioni quindi si raccordanosotto i fori in corrispondenzadegli spigoli fra i pannelli murari.101


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.4.a Meccanismo di rottura a taglio dell’absideIl meccanismo è prevalente nelle absidi rettangolarie può interessare anche il presbiterio.In alcuni casi (in particolare in presenza di absidipoligonali) si possono osservare lesioni inclinateche suggeriscono la comparsa di azioni torsionalinel macroelemento.83. Pignano di Ragogna (UD) - Chiesa della Nativitàdella Beata Vergine Maria - 1976Le lesioni incrociate evidenziano il meccanismo dirottura a taglio subito dalla parete dell’abside.Tale meccanismo ha interessato anche la paretedi estremità di una delle navate laterali.84. Cornino (UD) - Chiesa di S.Giuliana - 1976Anche in questo caso le murature dell’abside circolarehanno manifestato un comportamento a taglio con laformazione di lesioni inclinate.Si può osservare come la presenza dei fori influenzi ilpercorso delle lesioni.102


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.4.b Meccanismo di rottura a taglio dell’absideIl meccanismo è analogo al meccanismo M.4.4.a,ma anziché interessare la parete di estremitàdell’abside, si manifesta nelle pareti laterali e puòcoinvolgere anche il presbiterio.Il meccanismo si può attivare ad esempio in presenzadi presidi che impediscono i meccanismi diribaltamento.85. Raveo (UD) - Chiesa di S.Maria - 1976L’insorgere di un meccanismo a taglio è dovutaalla presenza di catene (apposte dopo ilsisma del 1928) che impediscono i meccanismidi ribaltamento.Si possono osservare le lesioni incrociate dataglio sulle pareti laterali dell’abside.La presenza delle aperture determina la formazionedelle lesioni lungo una linea preferenzialeche termina sugli spigoli dei fori stessi.86. Rivello (PZ) - Chiesa di S.Maria del Poggio - 1998Anche le cappelle interne presentano una rottura a taglio simile a quelladell’abside e delle cappelle esterne.In questo caso i setti trasversali della navata laterale hanno assorbitouna parte considerevole dell’azione sismica (ed in particolare di quellatrasmessa dalle volte) e si è attivato un meccanismo di rottura a taglio.In occasione del sisma del 1998 il meccanismo, già attivato in misurasignificativa nel 1980, ha subito un’ulteriore progressione.103


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.5 Meccanismo di espulsione dell’angolatadell’absideIl meccanismo si manifesta con le stesse modalitàdescritte per la facciata e la parete laterale anchese per le absidi la tipologia di copertura conle travi diagonali spingenti è più frequente che peraltri macroelementi.87. Lusevera (UD) - 1976La copertura spingente, costituitada travi diagonali, ha contribuitoall’innesco del meccanismodi espulsione dell’angolata.Sono evidenti le lesioni inclinateconvergenti negli spigolidell’abside poligonale.104


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.4 MACROELEMENTO ABSIDEM.4.6 Meccanismo di scorrimento tra copertura eabsideIl meccanismo si manifesta con le stesse modalitàdescritte per la parete laterale.88. Zuglio (UD) - Chiesa di S.Leonardo - 1976La presenza della copertura spingente e lo scarso ingranamento delle pietre costituenti la muratura dell’abside hanno determinatolo scorrimento tra la copertura e la parete dell’abside e l’espulsione dell’intonaco oltre che della malta dei giuntiesterni.105


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MECCANISMI DI DANNO DEL:M.5 - Macroelemento arco trasversale


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.5 MACROELEMENTO ARCO TRASVERSALEM.5.1 Meccanismo di rotazione monolatera nel pianodi una spalla dell’arco trasversaleLa rototraslazione verso l’esterno di uno dei duepiedritti comporta la modifica della geometriadell’arco con la formazione di cerniere in cui siconcentrano le rotazioni.Le modalità con cui si manifestano le rotazioni dipendonosia dall’altezza della parte muraria altasia dal materiale costituente la ghiera che influiscesulla capacità dell’arco di subire delle deformazionicontinue (come nel caso degli archi in mattoni)o di avere un’articolazione in blocchi rigidi.Le cerniere tendono a formarsi nei punti di minoresezione resistente dell’arco (ad esempio negli intaglinella muratura per il posizionamentodell’orditura della copertura) con la conseguentediversità di comportamento fra le varie tipologie diarco.89. Valtopina (PG) - Chiesa di S.Maria dellaPresentazione a Poggio - 1997Sul lato destro si è verificata la rotazionedella spalla, mentre il lato sinistro non hasubito rotazioni in quanto parte di un complessoedilizio adiacente.Lo spessore esiguo dell’arco consente didistinguere i punti di cerniera.90. Cingoli (MC) - Chiesa di S.Esuperanzio - 1997La rotazione fuori piano della parete lateralea destra nella foto ha attivato il meccanismodi rotazione monolatera dellaspalla.Si tratta di effetti di sismi precedenti aquello del 1997: infatti non sono visibililesioni, ma l’attivazione del meccanismoè evidenziata dalla consistente deformazionedell’arco che si abbassa in corrispondenzadella sezione tesaall’intradosso.109


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.5 MACROELEMENTO ARCO TRASVERSALEM.5.2 Meccanismo di rotazione bilaterale simmetricanel piano delle spalle dell’arco trasversaleIl meccanismo si può verificare quando l’arco e ipiedritti hanno una sezione resistente confrontabile.Il meccanismo è simmetrico e prevede che entrambii piedritti subiscano una rotazione versol’esterno.Questo meccanismo di collasso è tipico dell’arcoanche in condizioni statiche, per cui è possibileuna sua attivazione anche per effetto dei soli carichiverticali. In fase sismica il meccanismo tendea progredire secondo un cinematismo predefinito.91. Fabriano (AN) - Chiesa di S.Giovanni - 1997La rotazione fuori piano di entrambe le pareti lateraliha determinato l’abbassamento in chiave dell’arcocon la conseguente formazione di tre cerniere, duealle reni e una in chiave.Il meccanismo è favorito dalla snellezza delle spalle.92. Venzone (UD) - Chiesa di S.Caterina - 1976Le spalle laterali dell’arco subisconorotazioni simmetriche allabase per effetto della spintadell’arco.Il meccanismo si sviluppa anchese l’arco è tozzo rispetto ai piedrittiperché la sezione in chiave èindebolita dalla presenza del foro;in sua assenza infatti l’arco tenderebbea sviluppare un comportamentomonolitico lesionandosiunicamente in prossimità dei piedritti.110


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.5 MACROELEMENTO ARCO TRASVERSALEM.5.3 Meccanismo di rotazione concorde nel pianodelle spalle dell’arco trasversaleIl meccanismo si può verificare in situazioni nellequali i piedritti sono snelli e le pareti laterali offronoscarsa resistenza.Il cinematismo che si genera comporta la deformazionedella ghiera, ma non l’allontanamentosignificativo delle imposte dell’arco per cuil’eventuale presenza di una catena non risultaparticolarmente efficace nel contrastarel’attivazione del meccanismo.93. Tramonti di Sotto (PN) -Chiesa di S.Maria Assunta -1976L’azione sismica ha provocatola rotazione concorde ditutti i piedritti degli archi trasversalidell’aula. Il fenomenoè particolarmente evidentenell’arco centrale della foto,nel quale si riconoscono lecaratteristiche lesioni.111


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.5 MACROELEMENTO ARCO TRASVERSALEM.5.4 Meccanismo di rottura a taglio bilateralesimmetrico nelle spalle dell’arco trasversaleIl meccanismo è attivato dalla rottura a taglio inentrambi i piedritti che si allontanano provocandola deformazione dell’arco (che si abbassa in chiave)e l’attivazione di un meccanismo con la formazionedi tre cerniere nell’arco stesso.94. Artegna (UD) - Chiesadi S.Stefano - 1976L’allontanamento delleimposte causato dalla rotturaa taglio delle spalle hadeterminato l’abbassamentodella chiave e illesionamento dell’arco inchiave e alle reni.112


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.6 - Macroelemento cupola e tamburo/tiburio


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.6 MACROELEMENTO CUPOLA E TAMBURO/TIBURIOM.6.1 Meccanismo di separazione fra i meridianidella cupolaIl meccanismo è tipico della cupola anche in condizionistatiche e si attiva a causa dallo stato tensionalecaratterizzato da tensioni di trazione lungoi paralleli.Nelle cupole emisferiche le lesioni, che seguonol’andamento dei meridiani, si generano alla basenelle sezioni meno vincolate; nelle cupole a basepoligonale le lesioni si formano invece nelle sezionidi minore resistenza, ossia in asse alle unghie.Il meccanismo può anche manifestarsi nel caso diallontanamento degli appoggi.95. Reggio Emilia (RE) - Chiesa di S.Domenico - 1987La spinta alla base della cupola determina la formazione di lesioni convergenti alla sommità e di ampiezza maggiorealla base. Queste lesioni discretizzano la muratura in “spicchi” ed incrementano ulteriormente la spinta puntualmente.115


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.6 MACROELEMENTO CUPOLA E TAMBURO/TIBURIOM.6.2 Meccanismo di rototraslazione o traslazionedella parte superiore della cupola con distacco lungoun piano inclinatoUna cupola può essere idealmente pensata comeun insieme formato da una serie di corsi circolario poligonali sovrapposti, di raggio decrescenteverso l’alto. Quando il collegamento fra i corsinon è molto efficace, l’azione sismica può farlitraslare reciprocamente.L’effetto è la comparsa di lesioni orizzontali, particolarmentevisibili all’intradosso della volta.96, 97. Venzone (UD) - Chiesa di S.Bartolomeo a Portis -1976Sono riconoscibili quattrolinee di lesione ad andamentoellittico e corrispondentia diverse superfici dirottura della cupola generatesidurante il moto sismico.La cupola era costruita inmattoni il che consente diosservare agevolmente iversi degli spostamenti egli scorrimenti che si sonoverificati lungo i letti dimalta.Sono inoltre visibili le lesioniradiali di schiacciamentonei punti in cui lacupola scarica alle strutturesottostanti le sollecitazionisismiche.116


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.6 MACROELEMENTO CUPOLA E TAMBURO/TIBURIOM.6.3 Meccanismo di rotazione o rototraslazionefuori piano delle angolate o di fasce verticali deltamburoIl meccanismo è analogo a quello descritto perl’abside.Le lesioni caratteristiche hanno andamento verticalee sono favorite dalle aperture generalmentepresenti nel tamburo.L’attivazione del meccanismo è favorita dallespinte generate dalle travi della copertura o dallapresenza di eventuali cupole del tiburio.98. Carpi (MO) - Chiesa di S.Nicolò - 1987La formazione di lesioni verticali nel tamburo è favoritadalla presenza di delle aperture circolari.Nonostante il sisma del 1987 nelle province di Modenae Reggio Emilia abbia fatto registrare modesteintensità, l’entità delle sollecitazioni in questo tiburioe nelle strutture che lo sostengono (archi) è statarilevante per le grandi dimensioni per l’elevata altezzarispetto al terreno.99. Angri (SA) - 1980Meccanismo analogo a quello del caso precedente cheinteressa l’apertura tamponata.117


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MECCANISMI DI DANNO DEL:M.7 - Macroelemento volta


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.7 MACROELEMENTO VOLTAM.7.1 Meccanismo di distacco fra gli archi elementaridella voltaUna volta può essere idealmente pensata comeun insieme formato da una serie di archi elementari.Quando il collegamento fra questi archi idealiè inefficace può verificarsi la separazione dellavolta parallelamente all’orditura degli archi.Il meccanismo si può attivare, ad esempio, pereffetto del meccanismo di rotazione fuori pianodella parete di testa e le lesioni seguono la sagomadell’arco elementare.100. Bonefro (CB) - Chiesa di S Maria delle Rose - 2002Sono visibili le lesioni in direzione ortogonale alla generatrice della volta sia nella volta a botte che nelle lunette laterali; lefessurazioni testimoniano la separazione tra gli archi elementari ideali.120


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.7 MACROELEMENTO VOLTAM.7.2 Meccanismo di rottura degli archi elementaridella voltaIl meccanismo è conseguente all’allontanamentodegli appoggi e si manifesta con le stesse modalitàdescritte per il macroelemento arco trasversale(rotazione monolatera, bilaterale simmetricaecc...).Si la formazione di cerniere cilindriche con andamentorettilineo, orientate ortogonalmente agliarchi elementari.101. Pinzano (PN) - Chiesa di S.Maria dei Battuti aValeriano - 1976La rotazione fuori piano delle pareti laterali dell’aulaha causato lo snervamento dei tiranti e la rotturadegli archi elementari con la formazione di tre cerniereed il conseguente crollo della volta a botte.102. Cingoli (MC) - Chiesa di S.Esuperanzio - 1997Le lesioni incrociate parallele alle pareti sulle quali si imposta lavolta evidenziano la rottura in chiave degli archi elementari. Il dissestoè chiaramente riconducibile ad eventi sismici antecedenti aquello del 1997.122


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.7 MACROELEMENTO VOLTAM.7.3 Meccanismo di rottura a taglio della voltaIl meccanismo si attiva per effetto della traslazionerelativa (deformazione angolare del perimetro) di due pareti opposte sulle quali si imposta lavolta.Per effetto dello spostamento reciproco degli appoggile volte sono soggette a sforzi di trazione ecompressione lungo le diagonali che produconol’apertura delle lesioni disposte parallelamentealla diagonale compressa.103. Campo Galliano (MO) - Chiesa dellaPurificazione della Beata Vergine aPanzano - 1987La traslazione relativa tra la parete esternadella navata laterale e il corpo dell’aulaha determinato la formazione di un arcodiagonale compresso all’interno della voltain laterizio come evidenziato dalla lesione.Questa si è propagata attraverso lefughe fra i mattoni costituenti la volta, indicedi una scadente qualità della malta.104. Correggio (RE) - Chiesa di S.Paoloa Canolo - 1987In questo caso la rottura diagonale si èverificata in corrispondenza della linea dicontatto fra le unghie123


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.7 MACROELEMENTO VOLTAM.7.4 Meccanismo di rottura localizzata per allontanamentodi un punto d’appoggio della voltaIl meccanismo è tipico per le volte a crocera o avela e si attiva per effetto dell’allontanamento diun punto sul quale scarica la volta. Può riguardareun appoggio intermedio o un’angolata che subisconouna traslazione o una rotazione versol’esterno.Il meccanismo si manifesta con una lesione cheevidenzia il distacco dell’imposta degli archi diagonalie/o del pennacchio dal resto della volta.105. Apiro (MC) - Chiesa di S.Urbano a S.Urbano - 1997Il meccanismo è riconoscibile dalle lesioni in corrispondenzadell’imposta dell’arco diagonale (a sinistra in primo piano): sitratta di effetti di sismi antecedenti a quello del 1997106. Visso (MC) - Chiesa di S.Lorenzo Martire a Riofreddo -1997In questo caso il meccanismo si è innescato per effettodell’attivazione del meccanismo di rotazione fuori piano dellaparete laterale: si notano le lesioni sulle pareti conseguenti alribaltamento e le lesioni di distacco dell’angolo dal resto dellavolta.124


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.8 - Macroelemento torre campanaria


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.8 MACROELEMENTO TORRE CAMPANARIAM.8.1 Meccanismo di espulsione di una o più angolatedella torre campanariaIl meccanismo consiste nella separazione di unao più angolate con la rotazione o rototraslazioneverso l’esterno di queste ultime.Nella zona centrale dei pannelli murari si formanodelle lesioni ad andamento verticale: ogni coppiadi lesioni verticali delimita un’angolata che sicomporta come elemento indipendente dal restodella struttura.Il meccanismo è favorito della presenza di fori inasse ai pannelli murari e dalla mancanza di incatenamentiefficaci lungo il corpo della torre campanaria.107. Trasaghis (UD) - Chiesa di S.Bartolomeo ad Alesso - 1976La presenza di una lesione al centro della parete non inclusa nelperimetro della chiesa e il distacco dell’angolo murario dalla cellacampanaria evidenziano l’attivazione del meccanismo di espulsionedell’angolata.108. Gemona del Friuli (UD) - Duomo di S.Maria Assunta- 1976L’azione sismica ha provocato il crollo di tre delle quattroangolate. Si nota l’assenza di un sistema di incatenamentiadeguati per trattenere la massa strutturaledel campanile di considerevoli dimensioni.127


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.8 MACROELEMENTO TORRE CAMPANARIAM.8.2 Meccanismo di rototraslazione della torre campanariacon cerniera cilindrica ad asse orizzontale o cerniera sfericain corrispondenza di uno spigoloIl meccanismo, nella sua manifestazione più semplice,consiste nella rototraslazione della torre campanaria conla formazione di una cerniera cilindrica orizzontale su unodei lati.In una forma più articolata il meccanismo può derivare dallasovrapposizione degli effetti generata dal moto del suoloin due direzioni fra loro ortogonali: in questo caso la rotazionepuò avvenire attorno ad un punto di cerniera situatosullo spigolo di una delle angolate (cerniera sferica) egli spostamenti della parte superiore sono diretti nella direzionedella diagonale della torre.109. Moggio Udinese (UD) - Abbazia di S.Gallo - 1976La componente rotatoria del cinematismo è resa evidente dall’assetto a “V”delle lesioni inclinate che si chiudono verso il basso.La parte della torre che subisce la rototraslazione è quella libera dai vincoli allabase costituiti dalle pareti della chiesa e del chiostro.Si nota la presenza di diversi livelli di cerchiatura realizzati da tiranti con capochiavea paletto.110. Nocera Umbra(PG) - Chiesa dei SantiGregorio e Romano -1997Lo spostamento piùsignificativo si è verificatoverso la parte conle puntellazioni in legnoe la parte lesionata èalla base della torre. Ladislocazione quasi paralleladei lembi dellelesioni fa pensare aduna componente ditraslazione significativa,ma lo schiacciamentosubito dalle pietrelungo un corso orizzontalesul lato puntellato(non visibile infoto), testimoniadell’avvenuta rotazione.128


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.8 MACROELEMENTO TORRE CAMPANARIAM.8.3 Meccanismo di traslazione della parte superioredella torre campanariaIl meccanismo consiste nella traslazione dellaparte superiore della torre con la formazione dilesioni diagonali (taglio) nei pannelli paralleli alladirezione dello spostamento.La fascia muraria che si lesiona può trovarsi adiverse altezze in ragione delle caratteristiche costruttivespecifiche della torre (variazioni di spessoredelle murature, orizzontamenti e/o incatenamentiecc…).Anche in questo caso le componenti delle azionisismiche in due direzioni perpendicolari possonocausare lesioni diagonali su tutti quattro i pannellimurari della torre111. Serravalle di Chienti (MC)1997La presenza della paretedell’abside in aderenza alla strutturaa formare un vincolo monolatero,ha inibito la formazione delmeccanismo di traslazione orizzontaledella parte bassa dellatorre campanaria.La parte alta invece, libera dimuoversi, si è separata dalla basescorrendo in direzione orizzontale;lo spostamento finale è testimoniatodalla posizione relativa deilembi di lesione che, nelle partiinclinate risultano essere traslatiorizzontalmente.112. Majano (UD) - Chiesa deiSanti Pietro e Paolo - 1976In questo caso la rottura a taglio èavvenuta nella parte alta dellatorre, favorita anche dalla presenzadel foro.Si nota la formazione di lesioni inentrambi i versi, con il caratteristicoandamento incrociato.La muratura, avendo il paramentoesterno realizzato con blocchiregolari e di notevole dimensione,si è fessurata lungo i letti di malta;la direzione e l’entità degli spostamentisi legge chiaramentedall’apertura delle fughe verticali129


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MECCANISMI DI DANNO DEL:M.9 - Macroelemento cella campanaria


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.9 MACROELEMENTO CELLA CAMPANARIAM.9.1 Meccanismo di traslazione o rototraslazionedei ritti della cella campanariaIl meccanismo si sviluppa con la rotazione di unoo più ritti i quali possono trascinare nel loro motoanche l’architrave fino a giungere al collasso.La rotazione del ritto può coinvolgere anche partedell’appoggio.113. Moggio Udinese (UD) - Chiesa di S.AntonioAbate a Ovedasso - 1976Il meccanismo si è attivato con lo scivolamento el’espulsione alla base dei ritti d’angolo.114. Venzone (UD) - Duomo di S.Andrea Apostolo - 1976In questo caso il meccanismo di rototraslazione della cella campanariainteressa il ritto d’angolo a sinistra nella foto ed è legato almeccanismo di separazione delle angolate che si è attivato nellatorre campanaria.133


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.9 MACROELEMENTO CELLA CAMPANARIAM.9.2 Meccanismo di traslazione con rottura a taglionei ritti della cella campanariaIl meccanismo si sviluppa con la rottura a tagliodei piedritti che in seguito possono scorrere oruotare causando il crollo di parte dell’architrave.Questo meccanismo si può manifestare anchecon la traslazione orizzontale fra i blocchi causatadallo scorrimento reciproco.115. Sellano (PG) - Chiesa di S.Maria Assunta a Montesanto- 1997La presenza dei tiranti nelle due direzioni ortogonali e ledimensioni proprie dei ritti hanno impedito l’insorgenza dimeccanismi localizzati di rotazione fuori piano dei ritti.Questi però hanno subito una rottura a taglio resa evidentedall’osservazione delle caratteristiche lesioni inclinate.Si nota il comportamento rigido del corso di pietre al disotto del manto in coppi e la formazione di una cernieracon disgregazione del materiale in corrispondenza dellachiave d’arco.116. Vito d’Asio (PN) - Chiesa di Anduins - 1976La scarsa qualità della malta che collega gli elementi lapideiche costituiscono la cella campanaria ha reso possibile lasconnessione e lo scorrimento tra le pietre costituenti la cella:è infatti visibile lo spostamento relativo tra le parti.Si può inoltre osservare l’attivazione un principio di rotazionefuori piano del cornicione sommitale.134


MECCANISMI DI DANNO DEL:M.10 - Macroelemento vela campanaria


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.10 MACROELEMENTO VELA CAMPANARIAM.10.1 Meccanismo di rotazione fuori piano dellavela campanaria con formazione di cerniera cilindricaorizzontale alla baseIl meccanismo si sviluppa in modo analogo aquello del ribaltamento di facciata, ma poiché inquesto caso non sono presenti pareti ortogonalidi controvento la vela campanaria è di fatto unamensola incastrata alla base.Questo tipo di meccanismo si riscontra anchenelle vele, nelle quali però la cerniera cilindricapuò essere diagonale (se lo è anche la linea divincolo alla base).1 17. San Daniele del Friuli (UD) - Chiesa di S.Maria Assunta- 1976La vela campanaria è completamente crollata in seguitoall’attivazione del meccanismo di rotazione fuori piano.Si può osservare la linea netta di distacco lungo la quale si èformata la cerniera cilindrica orizzontale che porta a supporrel’assenza di un collegamento efficace alla muratura difacciata.11 8. Sellano (PG) - 1997Si può osservare come nel sistema vela-vela campanariasi sia attivato il meccanismo di rotazione fuori piano con laformazione di una cerniera cilindrica obliqua in corrispondenzadella copertura dell’aula che costituisce un vincoloper la parete di facciata.137


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.10 MACROELEMENTO VELA CAMPANARIAM.10.2 Meccanismo di traslazione o rototraslazionenel piano di uno o più ritti della vela campanariaIl meccanismo si sviluppa con la traslazione o larototraslazione nel piano dei piedritti i quali possonotrascinare nel loro moto anche l’architravefino a determinare il collasso della vela campanaria.119. Cavazzo Carnico (UD) - Chiesa di S.Rocco in Campagna - 1976Il meccanismo si è attivato alla base con la rotazione dell’appoggio cheha determinato la formazione di cerniera in mezzeria del piedritto(vincolato in sommità dal traverso che sorregge la campana); questo,ruotando verso l’esterno ha provocato l’abbassamento dell’arco (si puòinfatti osservare la discesa del concio di chiave).1 20. Tarcento (UD) - Chiesa di S.Eufemia a Segnacco -1976Anche in questo caso il meccanismo si è attivato alla basecon la rotazione dell’appoggio; il piedritto tozzo però ha ruotatorigidamente staccandosi dal traverso superiore.138


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.10 MACROELEMENTO VELA CAMPANARIAM.10.3 Meccanismo di rottura a taglio della velacampanariaIl meccanismo si sviluppa con la rottura a tagliodei piedritti che in seguito possono scorrere oruotare nel piano causando il crollo di partedell’architrave.1 21. Cerreto di Spoleto (PG) -Chiesa di S.Giovanni Battista aBuggiano - 1997Il piedritto tozzo ha sostenuto lamaggior parte dell’azione sismicasi è attivato un meccanismo di rotturaa taglio: si possono infatti osservarele caratteristiche lesioniinclinate e incrociate.139


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MECCANISMI DI DANNO:M.11 - Aggetti


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.11 AGGETTIGUGLIAM.11.1 Meccanismo di rototraslazione o traslazionedella parte superiore della guglia con distaccolungo un piano inclinatoIl meccanismo si sviluppa con il distacco dellaparte alta della guglia lungo un piano inclinato.1 22. Serravalle di Chienti(MC) - Chiesa di S.Croce inPercanestro - 1997La parte sommitale dellatorre campanaria ha subitouna sollecitazione di flessionee taglio. La guglia èl’elemento che ha subitomaggiormente questo effettoa causa della ridotta sezioneresistente.143


ABACO DEI MECCANISMI DI DANNOM.11 AGGETTILANTERNAM.11.2 Meccanismo di rotazione dei ritti della lanternaIl meccanismo si sviluppa con la rotazione nelpiano dei ritti in direzione parallela all’azione sismicae fuori dal piano dei ritti posti in direzioneortogonale.Per la lanterna sono sensibili gli effetti rotatori attornoall’asse verticale1 23. Tricesimo (UD) - Chiesadella Natività di Maria a Felettano- 1976Durante l’evento sismico la coperturapesante ha avuto deglispostamenti autonomi che hannogenerato una sollecitazionedi flessione e taglio nei piedritti,sia nel piano che fuori piano. Sipuò infatti osservare la rotazionedei piedritti sia versol’esterno che lungo il perimetro.Lo scarso collegamento tra ipiedritti e la struttura soprastanteha inoltre favorito lo scorrimentotra i due elementi.144


Indice delle illustrazioniArchivio Fototeca, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali:51, 54, 67, 68, 72, 78, 81, 87, 96, 97, 107, 108, 113, 114, 116, 117, 119, 120, 123Archivio fotografico Cooperativa Arx - Venzone (UD):4, 6, 7, 8, 10, 11, 13, 14, 15, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 29, 31, 32, 33, 34, 36, 37, 39, 40,41, 42, 43, 44, 45, 47, 52, 55, 59, 62, 65, 69, 71, 73, 75, 76, 79, 80, 86, 89, 90, 91, 100, 102, 105,106, 109, 110, 111, 115, 122Tratto da:Commissario Delegato per i Beni Culturali - Ufficio del Vice Commissario per la <strong>Regione</strong> Umbria,Danno sismico e vulnerabilità delle chiese dell’Umbria, CD-ROM a cura del Gruppo Nazionale per laDifesa dai Terremoti (CNR) - Unità di Ricerca di Genova, 1998:28, 38, 56, 57, 64, 77, 118, 121F. Doglioni, A. Moretti, V. Petrini (a cura di), Le chiese e il terremoto - Dalla vulnerabilità constatatanel terremoto del Friuli al miglioramento antisismico nel restauro, verso una politica di prevenzione,ed. LINT, Trieste, 1994, pp. 138-273:1, 2, 5, 9, 12, 16, 18, 48, 49, 50, 60, 61, 63, 66, 70, 82, 83, 84, 85, 88, 92, 93, 94, 101, 112F. Doglioni, Codice di Pratica (linee guida) - per la progettazione degli interventi di riparazione, miglioramentosismico e restauro dei beni architettonici danneggiati dal terremoto umbro-marchigianodel 1997, <strong>Regione</strong> Marche, Istituto Universitario di Architettura di Venezia - D.S.A., Bollettino Ufficialedella <strong>Regione</strong> Marche n. 15 del 29/09/2000, Conerografica snc, Camerano (AN):46G. Proietti (a cura di), Dopo la polvere - rilevazione degli interventi di recupero del patrimonio storicoartisticodanneggiato dal terremoto del 1980-81, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, SoprintendenzaGenerale agli Interventi Post-sismici in Campania e Basilicata, Istituto Poligrafico e Zeccadello Stato, Roma, 1994:53, 58, 99M. Canti, M.L. Polichetti (a cura di), Il patrimonio culturale dall’emergenza sismica del 1997 al Pianodi Ripristino, Recupero e Restauro. Il caso delle Marche, <strong>Regione</strong> Marche, Assessorato alla Cultura,Centro Beni Culturali, SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2002, p.57:74<strong>Regione</strong> Emilia Romagna, Gruppo Nazionale Difesa Terremoti, Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico,Archivio delle chiese danneggiate dal terremoto del 1987 - Province di Modena e Reggio Emilia,CD-ROM:30, 35, 95, 98, 103, 104<strong>Regione</strong> dell’Umbria, Servizio Protezione Civile e Prevenzione dai Rischi, La prevenzione - Studiosulla vulnerabilità sismica di un centro storico attraverso l’utilizzo di un database georeferenziato. Cittàdi Castello, a cura dell’Università degli Studi di Perugina, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale,Prof. A. Borri, Ing. A. Avorio, Tipolitografia Petruzzi Corrado & C., Città di Castello (PG),2002:3


ALLEGATO N. 1LEGENDA PER LA REDAZIONE DEGLI ELABORATIGRAFICI DELL’EDIFICIONELLO STATO DI FATTOENELLO STATO DI PROGETTO


IntroduzioneLa presente legenda vuole essere uno strumento utile, quale simbologia diriferimento, per la redazione degli elaborati grafici dello stato di fatto (vedi tabelle da 1 a 6)degli interventi di Miglioramento sismico dei beni monumentali a tipologia specialistica,CHIESE, danneggiati dal terremoto di cui alle direttive “<strong>D.4.7</strong> - Istruzioni Tecniche perl’interpretazione ed il rilevo per macroelementi del danno e della vulnerabilità sismica dellechiese”.La legenda assolve alla necessità di essere strumento utile alla rappresentazione e allaraccolta di tutti i dati e informazioni specifiche legate all’edilizia storica e in particolareall’architettura religiosa. Per rappresentare e raccogliere questo tipo di dati èindispensabile condurre un rilievo dello stato di fatto che punti alla conoscenza del bene eperciò deve essere accurato e rispondere il più possibile alle situazioni reali. Affinché talerilievo sia fattibile e sia funzionale allo scopo, si è reso necessario articolare e predisporre,in particolare per la sezione relativa al rilievo dei caratteri costruttivi, l’adozione di codici /sigle da formare anche a cura del rilevatore.Questa necessità è legata ragionevolmente al fatto che un’unica legenda – seppur estesa— non può comprendere e prevedere tutte le situazioni specifiche legate ai sitipluristratificati quali sono i beni a carattere monumentale.E’ vero che il rilievo dello stato di fatto di una fabbrica, nella fattispecie danneggiata daterremoto, si articola in una serie di tipi di rilievo specifici che concorrono insieme aformare la conoscenza analitica degli elementi e caratteri architettonici e strutturali, dellostato di conservazione, nonché quello di danno e dissesto sismico.La legenda raccoglie segni, grafismi e codici che si sono ritenuti strettamente necessarisia per registrare la situazione reale di stato di fatto, sia per arrivare ad una diagnosi infase di progetto.La legenda si articola in nove tabelle, come di seguito specificato:Tab. 0 MODALITA’ DI INDICAZIONE DELLA DISLOCAZIONE DEI SONDAGGI, DEIPUNTI DI PRESA E DEGLI ELEMENTI DI PREGIO ARCHITETTONICI ERILIEVO METRICOTab. 1 CARATTERISTICHE E MATERIALI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALITab. 2 COLLEGAMENTITab. 3 SUPERFICI ED ELEMENTI DI FINITURA E DI PREGIOTab. 4 TRACCE DEL PROCESSO DI FORMAZIONE E TRAFORMAZIONEDELL’EDIFICIOTab. 5 RILIEVO DEI FENOMENI DI DEGRADO E ALTRI FATTORI CHE RIDUCONOL’EFFICIENZA STRUTTURALETab. 6 DEGRADO E DISSESTOTab. 7 CONSOLIDAMENTITab. 8 INTERVENTI DI NUOVA COSTRUZIONE , DEMOLIZIONE, RIPRISTINOSTRUTTURALE E SOSTITUZIONE


0 - MODALITA’ DI INDICAZIONE DELLA DISLOCAZIONE DEI SAGGI, DEISONDAGGI, DEI PUNTI DI PRESA E DEGLI ELEMENTI DI PREGIOARCHITETTONICI E RILIEVO METRICO(RILIEVO CRITICO)PIANTA ALZATO DESCRIZIONEPunti e zone in cui sono stati eseguiti dei saggi e/osondaggi1 1Elemento di pregio architettonico (il n° rimanda allarelazione descrittiva)24 24 Punto di ripresa fotografica (con il n° della foto)S1Punto di ubicazione dei sondaggi geognosticiN.B. la descrizione dei sondaggi dovrà essere redatta come indicato al punto 2.4.5 e ladocumentazione fotografica deve essere approntata conformemente a quanto illustrato aipunti 2.4.3 e 3.4.1 delle D.2.7Per il rilievo metrico è essenziale la presenza di una quota 0 di riferimento, oltre alle usualiquotature altimetriche e planimetriche.piantaalzatoQuota 0 relativa e linea orizzontale di riferimento insezione e prospettoQuote altimetriche rispetto a quota 0Quote planimetriche2


1 - CARATTERISTICHE E MATERIALI DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI1.1 FORMAZIONE DELLA LEGENDASi richiede di comporre e redigere la legenda in forma tabellare (si rimanda all’esempio incalce). Il tracciato è costituito da tre colonne:Colonna 1. Numero d’ordine della voce di legenda iColonna 2. Sigla normalizzata X.yColonna 3. DescrizioneColonna 1: si dovrà attribuire un numero d’ordine progressivo per ogni diverso tipo dielemento strutturale individuato nella fabbrica.Colonna 2: si dovrà riportare, per ogni tipo diverso di elemento strutturale individuato nellafabbrica, una sigla normalizzata che rileva i dati relativi a: tipologia dell’elemento (X); tipodi materiale e caratteri costitutivi (y).Colonna 3: si dovranno riportare le informazioni analitiche di dettaglio dei caratteri e deimodi del costruire legati al singolo elemento strutturale. Per tale descrizione si richiede diseguire l’ordine degli argomenti riportati per ogni singolo elemento strutturale a cui sirimanda.Esempio:STRUTTURE VERTICALIN. SIGLA DESCRIZIONE1 SV.3Muratura in pietra sbozzata a corsi regolari ecostituita da due paramenti non collegati, con maltadi calce e sabbia fine, non intonacata. Si presentarimaneggiata e con malta incoerente. Mediocre statodi conservazione3


1.2 FONDAZIONIF.0 Assenza di fondazioniF.1 MuraturaF.2 Getto di calcestruzzoF.3 Come F.1 + cordolo in c.a. allo spiccato della muraturaF.4 Come F.2 + cordolo in c.a. allo spiccato della muraturaF.5 Fondazioni su plateaF.6 Travi rovesce in c.a.F.7 Travi rovesce in c.a. su paliF.8 Plinti in c.a. non collegatiF.9 Plinti in c.a. non collegati su paliF.10 Plinti in c.a. collegatiF.11 Plinti in c.a. collegati su paliF.12 ...............................................4


1.3 STRUTTURE VERTICALIDovranno essere rilevati tutti i diversi tipi di muratura presenti nel complesso della chiesache verranno riportati sugli elaborati in forma realistica; la redazione grafica dovràprevedere la descrizione degli elementi caratterizzanti da riportare in legenda a formareelenchi o abachi dei diversi tipi di muratura con l’attribuzione delle relative sigle diriferimento.Nella rappresentazione grafica in pianta le diverse murature devono essere perimetrate etali simbologie dovranno essere riportate sia in pianta che negli alzati.SV.1Muratura a saccoSV.11Muratura di mattoni foratiSV.2C.s. con spigoli, mazzette e/o ricorsi inmattoni pieni e/o in clsSV.12Muratura in pietra e laterizioSV.3Muratura in pietra sbozzataSV.13Muratura in pietra e clsSV.4C.s. con spigoli, mazzette e/o ricorsi inmattoni pieni e/o in clsSV.12Pareti in calcestruzzo armatoSV.5Muratura in pietra arrotondataSV.15Pareti in calcestruzzo non armatoSV.6C.s. con spigoli, mazzette e/o ricorsi inmattoni pieni e/o in clsSV.16Telai in c.a. non tamponatiSV.7Muratura in blocchi di tufo o in pietraben squadrataSV.17Telai in c.a. con tamponature deboli(con grandi aperture)SV.8Muratura in blocchi di clsprefabbricato, con inerti ordinariSV.18Telai in c.a. con tamponatureconsistenti (senza grandi aperture)SV.9C.s. con inerti leggeriSV.19Miste (SV. da 1 a 15 associate a SV.da 16 a 18)SV.10Muratura di mattoni pieniSV.20..........................................................I CARATTERI COSTRUTTIVO/STRUTTURALI SPECIFICI per le murature sono:1 muratura costituita da un unico paramento;2 muratura costituita da due paramenti collegati fra loro;3 muratura costituita da due paramenti scarsamente connessi o non collegati.z altro (da descrivere in legenda)0 non soNella DESCRIZIONE della parte strutturale si richiede che venga seguita la seguentestruttura informativa:- tipo di materiale costitutivo: si richiede di indicare il supporto che costituisce la muraturae le caratteristiche fisiche del materiale (ad esempio, per una muratura in pietra se questaè costituita da conci squadrati o sbozzati o arrotondati oppure costituita da pietrame didiversa pezzatura, ecc.).Si dovrà, inoltre, descrivere la consistenza muraria in termini di coesione nel suocomplesso cioè tra legante e supporti, uno dei caratteri di grande importanza per lavalutazione dell’efficienza muraria.5


- apparecchiatura muraria: si intende il particolare modo in cui si dispongono i diversisupporti, siano essi mattoni, pietre o altro, all’interno della compagine muraria a formare lastruttura tridimensionale (ad esempio, per una muratura in mattoni se è a una o più teste,ecc.); indicare, se presente, l’angolata strutturale di fabbrica.- tessitura del paramento murario: è invece solo ciò che si vede all’esterno dellacompagine muraria, è la muratura “a vista” ed è secondo questo parametro più limitatoche vengono descritti i muri;- legante impiegato: si richiede di descrivere, dove possibile, i caratteri visibili degli inerti eleganti impiegati nella muratura e/o nella finitura del paramento murario ossia la stesuradel giunto di malta, che costituisce generalmente il punto debole delle murature (adesempio: giunto costituito da malta di calce e sabbia fine o grossa, ecc.);- trasformazioni costruttive avvenute nel tempo: si richiede di riconoscere la muraturarispetto alla leggibilità della conformazione originaria della stessa muratura definita per:− muratura leggibile nella sua configurazione originaria;− muratura rimaneggiata che non consente un sicuro accertamento dellaconfigurazione originaria;− muratura molto rimaneggiata che non consente un sicuro accertamento dellaconfigurazione originaria;- presenza di intonaco interno ed esterno dovrà essere descritta per il carattere, la qualitàe lo stato di conservazione;- stato di conservazione:Ottimo condizioni perfette e/o recente interventoBuono normale conservazione ed efficienzaMediocre scarsa manutenzione ed efficienza, lievi guastiCattivo mancanza di manutenzione, gravi guastiPessimo abbandono, guasti gravissimi, nessuna efficienzaDisfacimento6


1.4 STRUTTURE ORIZZONTALIDovranno essere rilevati tutti i diversi tipi di solai presenti nel complesso della chiesa cheverranno riportati sugli elaborati in forma realistica; la redazione grafica dovrà prevedere ladescrizione degli elementi caratterizzanti da riportare in legenda a formare elenchi oabachi dei diversi tipi di solai con l’attribuzione delle relative sigle di riferimento.Nella rappresentazione grafica di pianta indicare a tratteggio la proiezione verticaledell’orditura principale del soffitto superiore se in presenza di solaio a vista. Inoltre verràevidenziata l’esatta direzione delle travi principali con il simbolo:Nella rappresentazione grafica di pianta delle volte indicare a tratteggio la proiezioneverticale delle vele della volta strutturale per il riconoscimento tipologico.SO.1SO.2SO.3SO.4SO.5SO.6SO.7SO.8SO.9SO.10SO.11SO.12SO.13Solai in legno senza solettaSolai in legno con catene o tirantiSolai in laterocemento senza solettaSolai in ferro e laterizio senza solettaSolai in ferro e laterizio senza soletta con catene o tirantiVolte in muratura senza cateneVolte in muratura con cateneSolai in laterocemento con solettaSolai in ferro e laterizio con solettaSolai in legno con solettaSolai a lastra in c.a.controsoffitti leggeri (cannicciato e rete)Solai leggeri (putrelle o travetti e tavelloni, senza caldana e riempimento)SO.14 ........................................................I CARATTERI COSTRUTTIVO/STRUTTURALI SPECIFICI per i solai sono:1 orditura semplice (costituite da un solo ordine di travi, direttamente appoggiate sullamuratura);2 orditura doppia (costituita da grandi travature, ad interasse variabile, sui quali siappoggiano travetti secondari, di sezione più limitata);z altro (da descrivere in legenda);0 non so7


Nella DESCRIZIONE della parte strutturale si richiede che venga seguita la seguentestruttura informativa:- tipo di materiale costitutivo: si riporterà l’indicazione del materiale degli elementi checostituiscono il solaio e le caratteristiche fisiche del materiale stesso.- collegamento con le strutture verticali:collegamento efficace (costituito in continuità con la muratura verticale e benammorsato);inefficace (appoggiato alla muratura verticale e non ammorsato).- tipo di pavimentazione presente;- stato di conservazione:Ottimo condizioni perfette e/o recente interventoBuono normale conservazione ed efficienzaMediocre scarsa manutenzione ed efficienza, lievi guastiCattivo mancanza di manutenzione, gravi guastiPessimo abbandono, guasti gravissimi, nessuna efficienzaDisfacimento totaleI CARATTERI COSTRUTTIVO/STRUTTURALI SPECIFICI per le volte strutturali / cupolesono:1 volta con elementi disposti a “coltello”;2 volta con elementi disposti “in foglio”;z altro (da descrivere in legenda);0 non so.Nella DESCRIZIONE della parte strutturale si richiede che venga seguita la seguentestruttura informativa:- tipo di materiale costitutivo: si riporterà l’indicazione del supporto che costituisce la voltao cupola e le caratteristiche fisiche del materiale.- tipologia della volta strutturale:Per le cupole indicare se si tratta di : cupola emisferica, cupola semi-ellissoidica;8


E’ importante indicare la presenza di costoloni (nervature in pietra o laterizio disposte invista lungo gli spigoli delle volte o i meridiani delle cupole) e riportare, se conosciuto, lospessore della volta/cupola.- sistema costruttivo: si richiede di descrivere come è costituita la struttura della volta(disposizione dei supporti, presenza di rinfianchi e/o riempimenti, ecc.). La conoscenza delsistema costruttivo assume particolare importanza per valutare le capacità resistenti dellavolta.- collegamenti con le strutture verticali:collegamento efficace (costituito in continuità con la muratura verticale e benammorsato);inefficace (appoggiato alla muratura verticale e non ammorsato).- stato di conservazione:Ottimo condizioni perfette e/o recente intervento;Buono normale conservazione ed efficienza;Mediocre scarsa manutenzione ed efficienza, lievi guasti;Cattivo mancanza di manutenzione, gravi guasti;Pessimo abbandono, guasti gravissimi, nessuna efficienza;Disfacimento totale9


I CARATTERI COSTRUTTIVO/STRUTTURALI SPECIFICI per i controsoffitti sono:1 ancorata alle strutture della copertura;2 con struttura portante autonoma;z altro (da descrivere in legenda);0 non so.Nella DESCRIZIONE della parte strutturale si richiede che venga seguita la seguentestruttura informativa:- tipo di materiale costitutivo: si riporterà l’indicazione del materiale che costituisce ilcontrosoffitto (legno, gesso, stucco, ecc.);- tipologia del controsoffitto; struttura portante e collegamento con le strutture verticali;- stato di conservazione:Ottimo condizioni perfette e/o recente intervento;Buono normale conservazione ed efficienza;Mediocre scarsa manutenzione ed efficienza, lievi guasti;Cattivo mancanza di manutenzione, gravi guasti;Pessimo abbandono, guasti gravissimi, nessuna efficienza;Disfacimento totale10


1.5 SCALESC.1SC.2SC.3SC.4SC.5SC.6SC.7SC.8SC.9SC.10Struttura appoggiata in legnoStruttura a sbalzo in legnoStruttura appoggiata in acciaioStruttura a sbalzo in acciaioStruttura appoggiata in pietra o laterizioStruttura a sbalzo in pietra o laterizioVolta appoggiata in laterizioVolta appoggiata in pietraStruttura appoggiata in c.a.Struttura a sbalzo in c.a.SC.11 ......................................................I CARATTERI COSTRUTTIVO/STRUTTURALI SPECIFICI per le scale sono:1 scala appoggiata;2 scala a sbalzo;3 scala a volte;z altro (da descrivere in legenda);0 non soNella DESCRIZIONE della parte strutturale si richiede che venga seguita la seguentestruttura informativa:- tipo di materiale costitutivo: si riporterà l’indicazione del supporto che costituisce la scalae le caratteristichefisiche del materiale;- tipologia strutturale con riferimento alla struttura: appoggiata, a sbalzo, ecc.;- collegamento del corpo scala con le strutture orizzontali o verticali: si dovrà definire se lascala è stata realizzata in continuità costruttiva con gli orizzontamenti o le strutture verticalisu cui poggia o se è stata realizzata successivamente. Si richiede inoltre di descriverecomunque gli appoggi strutturali.11


1.6 COPERTUREDovranno essere rilevati tutti i diversi tipi di tetto presenti nel complesso della chiesa cheverranno riportati sugli elaborati in forma realistica; la redazione grafica dovrà prevedere ladescrizione degli elementi caratterizzanti da riportare in legenda a formare elenchi oabachi dei diversi tipi di solai con l’attribuzione delle relative sigle di riferi-mento. Nellarappresentazione grafica di pianta indicare a tratteggio la proiezione verticale dell’ordituraprincipale del tetto.CO.1CO.2CO.3CO.4CO.5CO.6CO.7CO.8In legno spingentiIn legno poco spingentiIn legno a spinta eliminataLatero-cementizie con cappa o solette in c.a.In acciaio spingentiIn acciaio non spingentiLatero-cementizie o solette in c.a. non spingentiLatero-cementizie senza cappa in c.a.CO.9 ........................................................N.B.: La presenza di cordolo perimetrale in c.a. sarà indicata con il simbolo a fianco della coperturaI CARATTERI COSTRUTTIVO/STRUTTURALI SPECIFICI per i tetti sono:1 orditura principale spingente;2 orditura principale parzialmente spingente;3 orditura principale a spinta eliminata;z altro (da descrivere in legenda);0 non soNella DESCRIZIONE della parte strutturale si richiede che venga seguita la seguentestruttura informativa:- tipo di materiale costitutivo: si riporterà l’indicazione del supporto che costituisce il tetto ele caratteristiche fisichedel materiale.- tipo di orditura:orditura principale (che svolge la principale funzione statica a sostegno di tutta lacopertura);orditura secondaria (gerarchicamente successiva) o altra da descrivere;- collegamento con le strutture verticali:collegamento efficace (costituito, ad esempio, da adeguati ancoraggi metallici o altrisistemi che garantiscono una buona ammorsatura);inadeguato o inesistente;- presenza di elementi di irrigidimento nel piano della falda;12


- stato di conservazione:Ottimo condizioni perfette e/o recente interventoBuono normale conservazione ed efficienzaMediocre scarsa manutenzione ed efficienza, lievi guastiCattivo mancanza di manutenzione, gravi guastiPessimo abbandono, guasti gravissimi, nessuna efficienzaDisfacimento totale1.7 ARCHITRAVIAT.1AT.2AT.3AT.4AT.5In pietraIn laterizio armatoIn cemento armatoIn legnoIn ferroAT.6 ................................Per gli architravi i caratteri costruttivo/strutturali importanti sono prevalentementegeometrici e sono fortemente legati al contesto strutturale nel quale sono inseriti. Per taleragione si richiede di rappresentare graficamente tali elementi strutturali con un buongrado di dettaglio sulle tavole di rilievo, riportando solamente le sigle relative all’elementostrutturale e al tipo di materiale.1.8 ARCHIAR.1AR.2AR.3AR.4AR.5AR.6In pietra senza cateneIn pietra con cateneIn laterizio senza cateneIn laterizio con cateneIn c.a. senza cateneIn c.a. con cateneAR.7 ................................Per gli archi i caratteri costruttivo/strutturali importanti sono prevalentemente geometrici esono fortemente legati al contesto strutturale nel quale sono inseriti. Per tale ragione sirichiede di rappresentare graficamente tali elementi strutturali con un buon grado didettaglio sulle tavole di rilievo, riportando solamente le sigle relative all’elemento strutturalee al tipo di materiale.13


2 COLLEGAMENTIDovranno essere rilevati tutti i diversi tipi di elementi di presidio (tiranti, contrafforti, ecc.)presenti nel complesso della chiesa che verranno riportati sugli elaborati grafici in formarealistica.(Rappresentazione in pianta)SIMBOLODESCRIZIONECordolo continuo per tutto lo spessoreCordolo continuo di spessore parzialeCollegamento in aderenza (cordolo in c.a., profilato) medianteperforazioni armateCollegamento in aderenza (cordolo in c.a., profilato) mediantecode di rondineCollegamento discontinuo (a coda di rondine)Collegamento della soletta in c.a. alle strutture verticali conperforazioni armateCatene e tiranti non in tensioneCatene e tiranti in tensioneTravi in legno semplicemente appoggiata alle muratured’ambito senza collegamenti14


Collegamento di travi in legno alle murature d’ambito con lameo piastrePareti ortogonali ammorsate o con altro tipo di collegamentoCPCappa in clsINIIniezioni di consolidamentoCNContrafforte15


3 SUPERFICI ED ELEMENTI DI FINITURA DI PREGIO4 TRACCE DEL PROCESSO DI FORMAZIONE E TRASFORMAZIONEDELL’EDIFICIO (RILIEVO CRITICO)PIANTA ALZATO DESCRIZIONESpigolo inglobato nella muratura senzaammorsaturaApertura tamponata senza ammorsaturaApertura tamponata con ammorsaturaTraccia di elemento eliminato (solaio, volta,copertura, scala, parete, ecc.)Apertura ricavata in rottura rispetto alla paretepreesistente1 23Sul prospetto o sezionerappresentare graficamentela posizione della cavità odella canalizzazioneCanna fumaria (rispettivamente non utilizzata (1),o in uso (2)), canalizzazione importante in traccia(3)16


5 RILIEVO DEI FENOMENI DI DEGRADO E ALTRI FATTORI CHERIDUCONO L’EFFICIENZA STRUTTURALE5.1 DISCONTINUITA’ COSTRUTTIVEQuesta sezione segnala, attraverso una stratigrafia macroscopica, le discontinuitàcostruttive che sono la conseguenza dei processi di costruzione e trasformazione che ilmanufatto ha subito nel tempo. Il complesso di queste trasformazioni lascia nella fabbricaun reticolo di eterogeneità costruttive dovute al variare dei materiali, delle tecniche e dicontinuità parziali dovute all’imperfetto ammorsamento con le murature preesistenti.Date le ripercussioni strutturali di tali discontinuità, che spesso introducono vulnerabilitàspecifiche nel comportamento della costruzione, è necessario per quanto possibileindividuarle e descriverle, per poterne neutralizzare nel progetto gli effetti di indebolimento.PIANTA ALZATO DESCRIZIONEGiunto conformeGiunto non conforme, protettoGiunto non conforme o pareti in aderenza1 1Pareti non ammorsate (il n° 1 indica la paretepreesistente)Spalla con riprese costruttive accostate senzaammorsamentoRipresa costruttiva dovuta a sopraelevazione17


Ripresa costruttiva con ammorsamento in rotturaIMMAGINEREALISTICAPresenza di canna fumaria1. non utilizzata; 2. utilizzata; 3. canalizzazione importante in traccia;D D Altro tipo di discontinuità strutturale5.2 CARENTI CONDIZIONI MANUTENTIVEQuesta sezione richiama sommariamente le condizioni manutentive del sistema diprotezione della fabbrica, quali l’efficienza del manto di copertura, di gronde e pluviali, deisistemi di raccolta delle acque al suolo.Gli aspetti più importanti da segnalare sono quelli che hanno già avuto o potranno avere infuturo un ruolo scatenante nel causare o favorire la perdita di efficienza strutturale.Si pone attenzione quindi soprattutto alla protezione dalle acque meteoriche e al loroallontanamento dalla zona fondale accertando perciò la tenuta dei tetti, del manto dicopertura, di converse, grondaie e pluviali con relative canalizzazioni a terra, allapermeabilità all’acqua battente dei paramenti e rivestimenti murali.Perimetro dell’area con carenti condizioni manutentiveSIMBOLO DESCRIZIONE SIMBOLO DESCRIZIONEPerdite d’acqua osservabiliPresenza di vegetazione18


6 - DEGRADO E DISSESTO6.1 RILIEVO DEL QUADRO FESSURATIVO E DEFORMATIVOIl rilievo del quadro fessurativo e deformativo osserva e registra le varie forme didegrado strutturale che l’edificio ha subito nel tempo. In esso confluiscono perciò sia glieffetti di dissesti di origine statica, esauriti o in atto, sia i danni connessi a dissesti diorigine dinamica causati da terremoti avvenuti nel tempo o dalle crisi sismiche più recenti.Non è facile distinguere il complesso causale di un danno, in quanto spesso si sommano ointeragiscono diversi fattori; tuttavia al rilievo si chiede non di interpretare la causa deldanno, bensì di raccogliere e disporre tutte le informazioni che possono consentire efacilitarne la diagnosi. Non è rilevante, ad esempio, definire a priori se una lesione èpassante o non come invece lo è il fatto che sia rilevabile e riscontrabile su entrambe lefacce del macroelemento con analoga o diversa configurazione, in posizione speculare odiversa, ecc. Importante è invece localizzarle e descrivere realisticamente i tracciati dellelesioni che vanno misurati e caratterizzati attraverso il verso di spostamento relativo deidue cigli in diversi punti della lesione così da poter interpretare i meccanismi di dissestoche l’hanno prodotta.Va ricordato che il degrado strutturale, inteso come decadimento della funzionalitàmeccanica, si compone oltre che degli effetti del dissesto anche degli effetti del degradoproprio dei materiali costitutivi. Spesso il degrado proprio del materiale e il degradostrutturale si amplificano concatenandosi, formando processi articolati ben riconoscibili.6.2 DESCRIZIONE DEGLI EFFETTI DEL DISSESTO SULLA MATERIA DELLACOSTRUZIONE (danni fisici)Una parte dei danni va descritta sui grafici in modo realistico (fessurazioni, fratture elesioni, crolli), in quanto il disegno del loro tracciato riveste di per sé importanzadiagnostica; gli altri danni sono descritti con simboli convenzionali, in quanto è sufficiente ilriconoscimento del fenomeno e la sua localizzazione.Per le lesioni alle murature la simbologia sotto riportata è riferita a casi in cui queste sianopassanti l’elemento; nel caso in cui queste non siano passanti, il relativo simbolo dovràessere riportato sul solo lato interessato dalla lesione stessa. Ciò vale con particolareriferimento alle strutture portanti, anche se sono da evidenziare le eventuali lesioni suitamponamenti non portanti.Esempio:Lesione a crocepassanteLesione a croce nonpassante19


SIMBOLO DESCRIZIONE SIMBOLO DESCRIZIONELesione isolataLesione diffusaLesione a croceLesione di architraveLesione a croceSchiacciamento (conespulsione di materiale)Lesione a croceCrolloDiscontinuità fra muratureperpendicolariOrditura di solaio inflessaStrapiombo della muraturaOrditura di solaio moltofatiscenteArea di cedimento dellefondazioniUmiditàDegrado muratura in pietra/ mattoniCrolloErosione dei giunti di maltaImmarcimento testeelementi ligneiProiezione in pianta dellelesioni su volte o archisoprastantiN.B.: Sul prospetto rappresentare graficamente l’effettivo stato di degrado e/o dissesto20


PIANTA ALZATO DESCRIZIONEFratturazioni concentrate,decoesioni localizzate con osenza espulsione di parti,corrugamenti di intonaciSfilamento di elemento ligneodalla sede della muratura,sfilamentoe scorrimento con giunto chiuso(tra elementi in pietra o blocchidi muratura)Rottura di tiranti in metallo opresenza di tirante giàsollecitato con scarsa efficaciaresiduaRilevamento dell’ampiezzadella lesione e vettore dispostamento relativo tra i ciglidi lesioniIdem, con dislocazione fuori dalpiano del muro dei cigli dilesione21


6.3 DEGRADO E DISSESTO CONSEGUENTI L’EVENTO SISMICOLa simbologia riportata in questo paragrafo è mirata a rappresentare il quadro fessurativo deglielementi strutturali e non strutturali rifacendosi alla simbologia usata nei precedenti paragrafi.L’indicazione grafica della lesione deve essere corredata dall’indicazione che descrive la lesionesecondo le legende della sez. 8 “Estensione e livello del danno” delle ISTRUZIONI PER LACOMPILAZIONE DELLA SCHEDA DI I LIVELLO o in alternativa dai millimetri della lesione.In alzato (prospetto o sezione) rappresentare graficamente l’effettivo stato di degrado e/o dissestoanche in riferimento alle legende di cui sopra.Per le lesioni alle murature la simbologia sotto riportata è riferita a casi in cui queste siano passantil’elemento; nel caso in cui queste non siano passanti, il relativo simbolo dovrà essere riportato inadiacenza sul solo lato interessato dalla lesione stessa. Cio vale con particolare riferimento allestrutture portanti, anche se sono da evidenziare le eventuali lesioni sui tamponamenti non portanti.Esempi:PIANTAALZATOLesioni diffuse passanti Lesione diffuse non passanti Lesione diffuse passanti o nonpassantiEs.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm .......Lesioni a croce Lesione a croce non passanti Lesione a croce passanti o nonpassantipassantiEs.: 3D o mm ....... Es.: 3D o mm ....... Es.: 3D o mm .......PIANTA ALZATO DESCRIZIONEa) Lesione isolata sia all’interno del pannello (tipo 3) cheagli estremi del pannello passanti o no (tipo 6 o 7)Es.: 3D o mm .......Es.: 6 o 7D o mm .......Es.: 3D o mm .......Es.: 6 o 7D o mm .......b) Lesione a croce (tipo 3)Es.: 3D o mm ....... Es.: 3D o mm .......c) Lesioni diffuse passanti o no (tipo 6 o 7)Es.: 6 o 7D o mm .......Es.: 6 o 7D o mm .......22


PIANTA ALZATO DESCRIZIONE11d) Lesione in corrispondenza di pareti non ammorsate(il n° 1 indica la parete preesistente)Es.: 6 o 7D o mm .......Es.: 6 o 7D o mm .......e) Lesione in corrispondenza di pareti in linea nonammorsateEs.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm .......f) Lesione in corrispondenza di cantonale inglobatonella muratura senza ammorsaturaEs.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm .......FP = ±cm .......g) Spanciamento del pannello murario fuori dal propriopiano (- interno + esterno)FP = ±cm .......Es.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm .......h) Lesione in corrispondenza di apertura tamponatasenza ammorsatura; il simbolo L indica assenza diammorsamento. ( L spalletta e/o architrave diapertura tamponata).i) Lesione in corrispondenza di apertura tamponata conammorsaturaEs.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm .......l) Lesione in corrispondenza di apertura ricavata inrottura rispetto alla parete preesistenteEs.: 6 o 7D o mm ....... Es.: 6 o 7D o mm .......AEs.: 1D o mm .......BAEs.: 8D o mm .......Bm) Lesione di architrave: se si tratta di elementostrutturale indicare come in A, se si tratta di elementoriportato indicare come in B1 2Es.: 6 o 7D o mm .......3n) Lesione in corrispondenza di canna fumaria o camino(rispettivamente non utilizzata (1), o in uso (2)),canalizzazione importante in traccia (3) messe in lucedall’evento sismicoo) Lesione in corrispondenza canalizzazione di piccoledimensioni (es.: impianti elettrici, idrici, ecc.)Es.: 6 o 7D o mm .......23


PIANTA ALZATO DESCRIZIONEp) Punzonamento di elementi strutturali orizzontali sullemuratureEs.: 8D o mm ....... Es.: 8D o mm .......cm .......q) Scorrimento relativo tra elemento orizzontale portantee muratura214Es.: mm .......5r) Dissesto su volte (1, 2, 4, 5)s) Dissesto nell’orditura principale del solaioEs.: mm .......t) Dissesto nell’orditura secondaria del solaioEs.: mm .......u) Area di cedimento delle fondazionicm ............ cm ............v) Crollo provocato dal sismaz) Schiacciamento (con espulsione di materiale)Es.: 4D o mm ....... Es.: 4D o mm .......24


6.4 DESCRIZIONE E MISURA DEGLI SPOSTAMENTI RICONDUCIBILI AL DISSESTO(modificazioni geometriche)E’ essenziale avere punti o linee di controllo per la misura degli spostamenti, di piùmarcata affidabilità, mirati sia a svelare e descrivere esattamente geometrie di dissestonon apprezzabili ad occhio nudo, sia a rilevare l’entità e l’articolazione di dissesti anchemacroscopici.PIANTA ALZATO DESCRIZIONERilievo dello spostamento dellaverticalità (fuori/entro piombo) odella orizzontalità(sganciamento) edenfatizzazione (x 5 o x 10) dellascala dello scostamentoPerdita della verticalità dicapriate (accatastamento)6.5 COMPONENTI VERTICALI RICONOSCIBILI DELLO SPOSTAMENTO DI MASSEMURARIE (modificazioni geometriche)PIANTA ALZATO DESCRIZIONERotazione del piano (P) o fuoripiano (F.P.) o mista (angolare emetrica)Traslazione orizzontale (T.O.)Traslazione verticale (T.V.)25


7- CONSOLIDAMENTIPIANTA ALZATO DESCRIZIONEIniezioni di miscele legantiApplicazione di lastre in cls e rete metallicaPilastrini in breccia (in c.a. o di metallo)Cerchiatura di travi o pilastri (totale o parziale)Cerchiatura di aperturaRisarcitura localizzata (muratura) o ripristino conconglomerato (c.a.)Irrigidimento del solaio o volta con soletta in clsIrrigidimento solaio in legno con doppio tavolatoConsolidamento della fondazione1Altro tipo di consolidamento (con richiamo alla relazionetecnica generale)Consolidamento di fondazione con palo26


8 INTERVENTI DI NUOVA COSTRUZIONE, DEMOLIZIONE, RIPRISTINOSTRUTTURALE, SOSTITUZIONE, CONSOLIDAMENTO, ECC.(PROGETTO)PIANTA ALZATO DESCRIZIONEElementi confermati nello stato di fattoElementi di nuova costruzione. Va aggiunto il relativesimbolo del materiale [Vedi Tab. 1]Elementi da demolireElementi da sostituire con materiali analoghi a quellipreesistenti (ripristino strutturale). Va aggiunto il simbolorelativo al materiale impiegato [Vedi Tab. 1](a)(a)(a)Elementi da sostituire anche con materiali diversi da quellipreesistenti. Va aggiunto il simbolo relativo al materialeimpiegato [Vedi Tab. 1](b)(b)(b)Elementi da consolidare. Va aggiunto il simbolo relativo altipo di consolidamento [Vedi Tab. 6]Quote uguali o diverse rispetto allo stato di fattoGiunto da crearecmcmGiunto da eliminarecmcmGiunto da conservare nello stato di fattocmcmGiunto da modificare (specificare il tipo di intervento)cmcm27


ALLEGATO N. 2SCHEDA PER IL RILIEVO DELLA VULNERABILITA’E DEL DANNO SISMICO ALLE CHIESEG.N.D.T. – C.N.R.


SCHEDA PER IL RILIEVO DELLA VULNERABILITÀ E DEL DANNO SISMICO ALLE CHIESEGruppo Nazionale per la Difesa dai TerremotiG ND TDenominazione: Scheda n°:Comune: via/piazza:Località: Data: Squadra:Riferimenti per sopralluogo - (nome e recapito)Posizione: isolata corpi bassi annessi estremità o angolo nel contesto urbanoCaratteristiche del sito: in piano in pendio su rilievo su riporto avvallamentoCondizioni d'uso: quotidiano settimanale saltuario abbandonata Affollamento: Stato di manutenzione generale: buono discreto scadente pessimoSezione 1.DATI TIPOLOGICI E DIMENSIONALIPianta: una navata due navate tre navate più navate centrale altronavata centralelargh. ____ × lungh. ____altezza max: ____n° campate: ____ paraste colonne contrafforti esternivolte: a botte a crociera a padiglione a vela cupolastrutturali: si - non soquota imposta volta: ____n° catene trasversali: ____catene/cuciture: Copertura:lignea: spingente parz. sping. non sping. capriatec.a. o metallica: cordoli: pilastrini: controventi di falda: Abside principale: l. ___ × p. ___ × H ___Absidi secondarie: l. ___ × p. ___ × H ___forma: prin. sec.rettangolare poligonale semicircolare n° aperture: __ __volte strutturali:si no … non so n° catene interne: __ __catene/cerchiatura 1° navata lateralematroneo: largh. ____ × lungh. ____altezza max: ____n° colonne/pilastri: ____ conci lapidei muraturadimensioni: ___ × ___altezza: _____colleg. con navata centrale: arco architraven° catene archi long.: ___volte: a botte a crociera a padiglione cupole o velestrutturali: si - non son° catene trasversali: ____Presbiterio: l. ___ × p. ___ × H ___Coro: l. ___ × p. ___ × H ___volte strutturali: si - non son° catene: ____Campanili: n° ___1 - a ___ × b ___ × H ___2 - a ___ × b ___ × H ___forma: 1 2quadrata/rettang. poligonale circolare a vela n° celle camp.: __ __catene/cerchiatura posizione (D/S,A/P) __ __isolato inserito in pianta est.(muro comune) esterno (adiacente) quota stacco: __ __Aula:2° navata laterale /cappelle contiguelargh. ____ × lungh. ____altezza max: ____n° col./pil./setti trasv.: ___ conci lapidei muraturadimensioni: ___ × ___altezza: _____colleg. con 1° nav. laterale: arco architraven° catene archi long.: ___volte: a botte a crociera a padiglione cupole o velestrutturali: si - non son° catene trasversali: ____Transetto: n° navate: ____largh. ____ × lungh. ____altezza max: ____volte strutturali: si - non son° catene: ____Cupola: diametro: _____forma: circolare poligonalestrutturale: si - non solanterna: tamburo: n° aperture: ____n° cerchiature: ____tiburio: Cripta: lar. ___ × lun. ___ × H ___n° colonne: ____volte: botte crocierapianta centralelargh. ____ × lungh. ____altezza max: ____forma: circolare quadrata/rettangolare ellittica poligonale croce grecan° altari: ____colonne: volte: a crociera a padiglione a vela cupolastrutturali: si - non soquota imposta volta: ____n° catene: ____Cappelle: n° ___largh. ____ × prof. ____altezza max: ____volte strutturali: si - non socupole: n° catene: ___Facciata: forma: capanna salienti rettangolaresommità a vela: paraste o colonne: statue o aggetti: nartece o protiro: edificio addossato: n° aperture: ____Sacrestia/altro: posizione: ____ (D/S, A/P)connessione: adiacente incatenata ammorsata


Sezione 2.DANNI AD ELEMENTI DI VALORE ARTISTICO (lieve - grave - perdita del bene) volta aula cupola Stucchi: volte pareti/colonne navate laterali pareti navate Sculture: statue altro Affreschi: volte cappelle volta transetto pareti transetto pareti abside Bassorilievi: altari/pulpito balaustre/altro Dipinti: tele polittici volta presbiterio pareti cappelle Facciata: portali/edicole rosoni volta abside altri corpi Arredi sacri: coro ligneo organi/altro Sezione 3.INDICE DI DANNO E INDICE DI VULNERABILITÀ1 RIBALTAMENTO DELLA FACCIATA Danno DISTACCO DELLA FACCIATA DALLE PARETI Vulnerabilità (non so) Ammorsamento scadente tra la facciata ed i muri della navata Assenza di catene longitudinali o di contrafforti efficaci2 MECCANISMI NELLA SOMMITÀ DELLA FACCIATA Danno LESIONI NELLA ZONA ALTA DELLA FACCIATA Vulnerabilità (non so) Facciata indebolita per la presenza di grandi aperture (rosone o altro) Assenza di collegamento con la copertura, di controventi di falda o di cordoli3 MECCANISMI NEL PIANO DELLA FACCIATA Danno LESIONI INCLINATE (TAGLIO); LESIONI VERTICALI O ARCUATE (ROTAZIONE) Vulnerabilità (non so) Presenza di molte aperture (anche tamponate) Possibilità di rotazioni dalle pareti laterali (copertura spingente, volta non incatenata)4 RISPOSTA TRASVERSALE DELL’AULA O DEL TRANSETTO Danno LESIONI NEGLI ARCONI (CON EVENTUALE PROSECUZIONE NELLA VOLTA);ROTAZIONI, SCHIACCIAMENTI O LESIONI ALLA BASE DELLE PARETI DI NAVATA Vulnerabilità (non so) Pareti laterali di elevata snellezza Assenza di catene trasversali o di contrafforti efficaci5 RISPOSTA LONGITUDINALE DELLA NAVATA CENTRALE Danno LESIONI NEGLI ARCHI O ARCHITRAVI LONGITUDINALI; SCHIACCIAMENTI E/O LESIONIALLA BASE DEI PILASTRI; LESIONI A TAGLIO NELLE VOLTE DELLE NAVATE LATERALI Vulnerabilità (non so) Pilastri molto snelli e/o navata centrale particolarmente alta rispetto a quelle laterali Assenza di catene longitudinali6 VOLTE DELLA NAVATA CENTRALE Danno LESIONI NELLE VOLTE DELL’AULA CENTRALE O SCONNESSIONI DAGLI ARCONI Vulnerabilità (non so) Volte eccessivamente ribassate e/o snelle Presenza di carichi concentrati trasmessi dalla copertura7 VOLTE DELLE NAVATE LATERALI E DEL TRANSETTO Danno LESIONI NELLE VOLTE O SCONNESSIONI DAGLI ARCONI Vulnerabilità (non so) Volte eccessivamente ribassate e/o snelle Presenza di carichi concentrati trasmessi dalla copertura8 ARCHI TRIONFALI (DELL'AULA E DEI TRANSETTI) Danno LESIONI NELL'ARCO, SCORRIMENTO DI CONCI, SCHIACCIAMENTO ALLA BASE DEI PIEDRITTI Vulnerabilità (non so) Arco di spessore inadeguato o realizzato con muratura scadente Incatenamento assente o mal posizionato; pareti di taglio deboli9 CUPOLA O TIBURIO Danno LESIONI NELLA CUPOLA (AD ARCO), NEL TAMBURO O NELLA LANTERNA Vulnerabilità (non so) Tamburo molto alto e caratterizzato da grandi aperture Assenza di cerchiatura o di contrafforti esterni10 RIBALTAMENTO DI ALTRE PARETI DI ESTREMITÀ (TRANSETTO, CAPPELLE) Danno DISTACCO DELLE PARETI DI ESTREMITÀ DALLE PARETI ORTOGONALI Vulnerabilità (non so) Ammorsamento scadente tra la parete di estremità ed i muri ortogonali Assenza di catene o di contrafforti efficaci11 RIBALTAMENTO DELL’ABSIDE (O DEL PRESBITERIO) Danno LESIONI VERTICALI O ARCUATE NELLE PARETI DELL’ABSIDE Vulnerabilità (non so) Assenza di cerchiatura o di catene longitudinali Copertura spingente o forte indebolimento per la presenza di aperture nelle pareti


12 VOLTE DEL PRESBITERIO O DELL’ABSIDE Danno LESIONI NELLA VOLTA O NEL CATINO ABSIDALE Vulnerabilità (non so) Volte eccessivamente ribassate e/o snelle Presenza di carichi concentrati trasmessi dalla copertura13 ROTTURA A TAGLIO DELLE PARETI Danno LESIONI INCLINATE (SINGOLE O INCROCIATE); LESIONI ATTRAVERSODISCONTINUITÀ LOCALI (VECCHIE APERTURE TAMPONATE, ecc.) Vulnerabilità (non so) Muratura di qualità scadente o di limitato spessore Forti indebolimenti per la presenza di aperture (anche preesistenti e tamponate)14 MECCANISMI NEGLI ELEMENTI DI COPERTURA Danno LESIONI VICINO ALLE TESTE DELLE TRAVI LIGNEE; SCORRIMENTI DELLE STESSE;SCONNESSIONI TRA CORDOLI E MURATURA; MOVIMENTI SIGNIFICATIVI DEL MANTO Vulnerabilità (non so) Copertura spingente; aumento del peso originario a seguito del rifacimento della copertura Assenza di collegamento delle travi lignee alla muratura o di ammorsamento del cordolo15 INTERAZIONI IN PROSSIMITÀ DI IRREGOLARITÀ PLANO-ALTIMETRICHE(CORPI ADIACENTI, ARCHI RAMPANTI)Danno MOVIMENTI NEL GIUNTO O LESIONI NELLA MURATURA PER MARTELLAMENTOLESIONI VERTICALI NEL CORPO MENO RIGIDO, ROTAZIONI NEL CORPO PIÙ ALTO Vulnerabilità (non so) Mancanza di connessione tra le murature o elevata differenza di rigidezza tra i due corpi Assenza di un buon ammorsamento o di catene di collegamento16 TORRE CAMPANARIA Danno LESIONI VICINO ALLO STACCO DAL CORPO DELLA CHIESA; LESIONI A TAGLIOE SCORRIMENTO; LESIONI VERTICALI (ESPULSIONE DI UN ANGOLO) Vulnerabilità (non so) Mancanza di connessione tra le murature o torre molto snella Muratura degradata, di scadente qualità o di limitato spessore17 CELLA CAMPANARIA Danno LESIONI NEGLI ARCHI; ROTAZIONI O SCORRIMENTI DEI PIEDRITTI Vulnerabilità (non so) Assenza di catene o cerchiatura; piedritti molto snelli Copertura pesante e/o spingente18 AGGETTI (VELA, GUGLIE, PINNACOLI, STATUE) Danno EVIDENZA DI ROTAZIONI PERMANENTI O DI SCORRIMENTI Vulnerabilità (non so) Assenza di contrafforti o di altri collegamenti efficaci alla fabbrica Elevata snellezza dell’aggetto19 EFFETTI AL SUOLO DOVUTI ALLA MORFOLOGIA E ALLA GEOLOGIA DELL’AREA INTERESSATA Danno EVIDENZA DI EFFETTI AL SUOLO (frane , cedimenti , fratturazione , liquefazione) 20 EFFETTI AL SUOLO DERIVANTI DA AZIONI MUTUE TRA TERRENO E COSTRUZIONE Danno LESIONI DA CEDIMENTO IN FONDAZIONE Localizzazione :n = _____ (numero dei meccanismi possibili) d = _____ (punteggio totale di danno) i d = d / 3n = ______v = _____ (punteggio vulnerabilità intrinseca) p = _____ (domande a cui non si è risposto) i v = v /(2n-p) = ______Sezione 4. CARATTERISTICHE DELLE MURATUREFACCIATA scheda n°: %: s min : s max :scheda n°: %: s min : s max : scheda n°: %: s min : s max :PARETI LATERALI scheda n°: %: s min : s max :scheda n°: %: s min : s max : scheda n°: %: s min : s max :TRANSETTO scheda n°: %: s min : s max :scheda n°: %: s min : s max : scheda n°: %: s min : s max :ABSIDE scheda n°: %: s min : s max :scheda n°: %: s min : s max : scheda n°: %: s min : s max :CAMPANILE scheda n°: %: s min : s max :scheda n°: %: s min : s max : scheda n°: %: s min : s max :ALTRI CORPI (cappelle, sacrestia) scheda n°: %: s min : s max :scheda n°: %: s min : s max : scheda n°: %: s min : s max :


Sezione 5. AGIBILITÀ AGIBILE INAGIBILE Parzialmente agibile: Agibile con provvedimenti:Sezione 6.ANNOTAZIONI(opere urgenti, danni particolari, recenti interventi di consolidamento, beni da salvaguardare)Sezione 7.ELABORATI GRAFICI(piante, sezioni, prospetti; illustrazione di dissesti particolari)


Indicazioni sull’uso della scheda chiese - EMERGENZA POST-TERREMOTOGruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti - Unità di ricerca di GenovaPREMESSALa scheda è mirata al rapido rilievo dei danni alle Chiese in un’area colpita da terremoto e la successivaelaborazione fornisce un quadro sintetico della situazione, con indicazioni sulle opere necessarie per la tuteladell’incolumità pubblica e la salvaguardia dei beni architettonici e dei beni artistici contenuti. Essa rappresenta una sintesidelle precedenti esperienze maturate in ambito CNR-GNDT (Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti) a seguito delterremoto del Friuli e di quello che ha colpito le Province di Modena e Reggio Emilia nel 1987. In tali occasioni venneutilizzata una scheda di rilievo molto dettagliata, mirata al riconoscimento di parti della chiesa, dette macroelementi,caratterizzate da un comportamento unitario nei riguardi dell’azione sismica; i macroelementi coincidono in genere congli elementi architettonici della fabbrica (facciata, abside, arco trionfale, campanile, cupola, ecc.) ma assumono unsignificato strutturale solo se viene considerato anche il modo in cui sono connessi agli altri elementi della chiesa.Nell’emergenza post-terremoto è però necessario disporre di uno strumento agile, che consenta di rilevare un elevatonumero di manufatti in tempi rapidi, e sintetico, ovvero che fornisca, attraverso un opportuno modello, indici di danno edi vulnerabilità.La nuova scheda trae spunto da una metodologia utilizzata per il rilievo della vulnerabilità delle chiese dellaLunigiana e della Garfagnana, basata su un certo numero di indicatori, ciascuno rappresentativo di un possibilecinematismo di collasso per i diversi macroelementi. Il rilievo combinato del livello di danno e delle caratteristichecostruttive consente di quantificare il danno prodotto dal terremoto e definire un indice di vulnerabilità della chiesa, chene caratterizza il comportamento nei riguardi di altri eventi sismici. Nell’occasione del sopralluogo vengono ancherilevate le caratteristiche tipologiche generali della fabbrica, anche se non è da queste che può discendere un giudizio sullavulnerabilità sismica; la sezione tipologica è stata in parte sviluppata nell’ambito del Gruppo di Lavoro che sta elaborandoil Progetto Lavori Socialmente Utili mirato al Rilievo della vulnerabilità sismica dei manufatti a carattere monumentaleinseriti nei Parchi Naturali dell’Italia Meridionale.STRUTTURA DELLA SCHEDALa scheda è articolata in cinque sezioni, oltre all’intestazione contenente la denominazione del manufatto, i datigenerali sulla squadra di rilevatori e la data del sopralluogo, e non necessita di un manuale di istruzioni:1. Dati tipologici e dimensionali: contiene informazioni sulla tipologia e le dimensioni della chiesa, scomposta neidiversi elementi architettonici (aula, presbiterio, abside, transetto, cappelle, copertura, cupola, cripta, facciata,campanile, sacrestia); in particolare viene concentrata l'attenzione sugli elementi strutturali determinanti nei riguardidella risposta sismica della fabbrica (contrafforti, catene, ecc.) e alcune dimensioni;2. Danni ad elementi di valore artistico: viene semplicemente segnalata la presenza dei diversi beni culturali contenutinella chiesa, senza entrare nel merito del loro valore, e quantificato il livello di danno prodotto dal sisma;3. Indice di danno e indice di vulnerabilità: nella sezione sono individuati 18 possibili meccanismi di danneggiamento ecollasso caratteristici dei diversi cinematismi individuabili nelle chiese, schematicamente illustrati nell'abaco; perciascuno di questi il rilevatore deve riscontrare: a) la presenza del macroelemento; b) l'entità del danno (0: assenza didanno; 1: danno lieve; 2: meccanismo sviluppato; 3: situazione prossima al collasso); c) le vulnerabilità intrinsechedella fabbrica a quel meccanismo, tramite due indicatori legati a specifiche carenze costruttive; in tale caso è possibileesprimere anche un giudizio di dubbio, quando non sia possibile individuare con certezza la presenza di tali carenzecostruttive;4. Caratteristiche delle murature: le diverse murature nei vari macroelementi vengono descritte in schede allegate,facendo riferimento alle caratteristiche degli elementi costitutivi e della malta, alla tessitura dei paramenti ed allacomposizione della sezione trasversale; l'impostazione trae origine da ricerche precedentemente sviluppate da Mannonie da Binda, della cui scheda questa sezione rappresenta una sintesi.5. Agibilità: in tale sezione al rilevatore è richiesto un giudizio sull'agibilità della struttura, scegliendo fra quattropossibili alternative: agibile, inagibile, agibile con provvedimenti di pronto intervento, parzialmente agibile; negliultimi due casi devono essere indicati i provvedimenti necessari o le zone agibili.6. Annotazioni: sono rivolte a segnalare la necessità di interventi urgenti per la salvaguardia del manufatto e dei beni inesso contenuti; inoltre possono essere evidenziate situazioni particolari che non dovessero emergere dalla descrizionedella tipologia e del danno nelle sezioni 1 e 3.7. Elaborati grafici: pianta, prospetti, sezioni e schizzi per meglio chiarire le forme strutturali o particolari significatividei meccanismi di danno attivati.


L’elaborazione dei dati rilevati fornisce, attraverso un semplice modello a punteggio, i seguenti indici:• Indice di danno: è un numero compreso tra 0 e 1 che quantifica il livello medio di danno subito dalla chiesa;• Indice di vulnerabilità: è un numero compreso tra 0 e 1, rappresentativo della propensione della chiesa ad esseredanneggiata dal terremoto; attraverso opportune curve è possibile stimare l’entità del danno atteso in chiese diverse macaratterizzate dallo stesso indice di danno a seguito di un terremoto di assegnata intensità;CONSIDERAZIONI SULLA COMPILAZIONE DELLA SCHEDALa scheda guida il rilevatore attraverso un percorso di conoscenza della fabbrica, del suo funzionamentostrutturale e dei danni subiti a seguito del terremoto.Dopo aver compilato la sezione introduttiva (importante è indicare il nominativo ed il numero telefonico dellapersona da contattare per eventuali successivi sopralluoghi), si passa alla sezione 1. In questa vengono riconosciuti idiversi elementi architettonici presenti nella fabbrica, rilevando quei particolari che sono in relazione al comportamentostrutturale. Le poche misure richieste hanno lo scopo di fornire un’indicazione di massima sulla dimensione della chiesa,utile ad esempio nella stima dei costi dell’intervento, e possono essere valutate rapidamente con apposita strumentazione(rotella metrica, distanziometro laser) o ad occhio; in quest’ultimo caso indicare il dato tra parentesi. Per le informazionitipologiche è sufficiente porre una croce sulla casella per indicare la presenza dell’elemento (ad esempio: presenza dicatene, di contrafforti) o scegliendo tra una serie di possibilità (ad esempio per la tipologia delle volte, della copertura o laforma della facciata). E’ possibile indicare più risposte (ad esempio in presenza di volte diverse nella stessa aula) mentrenel caso che il dato non sia rilevabile o l’informazione non sia certa cerchiare la casella. Nella descrizione dell’aula ilnumero di campate serve ad indicare la presenza di diversi campi di volte, anche di tipologia diversa, eventualmenteseparati da arconi di irrigidimento. La posizione dei diversi corpi di fabbrica (campanile, sacrestia, ecc.) è riferita all’assecentrale della chiesa e viene indicata con destra o sinistra (D o S), anteriore o posteriore (A o P). In facciata l’entità delleaperture si indica con: 1 croce, portale particolarmente ampio (nel caso di presenza di un piccolo portale non metterecroci); 2 croci, apertura significativa sopra al portale(rosone o altro); 3 croci, presenza di aperture anche a lato del portale(nella stessa navata) o evidenza di vecchie aperture tamponate tra il portale ed il rosone.La compilazione accurata della sezione 1 facilita l’individuazione dei meccanismi di danno attivati dal terremoto,da indicarsi nella sezione 3. Ciascuno dei 18 indicatori previsti rappresenta un particolare cinematismo di collasso in unmacroelemento della fabbrica (parte strutturalmente autonoma che coincide in genere con un elemento architettonico).Tali cinematismi sono schematicamente illustrati nell’abaco riprodotto in questo foglio e si riferiscono ai seguentimacroelementi: facciata (1, 2 e 3); aula (4, 5, 6 e 7); arco trionfale (8); cupola o tiburio (9); ribaltamento di altre pareti diestremità (transetto, cappelle) (10); abside (11 e 12); rottura a taglio delle pareti (13); meccanismi negli elementi dicopertura (14); interazione con altri corpi di fabbrica (15); torre campanaria (16 e 17); aggetti o vele (18). Ciascunindicatore è caratterizzato da tre righe: il macroelemento, con eventualmente la descrizione del cinematismo a cui ci siriferisce; il meccanismo di danno atteso in relazione al cinematismo (vedi abaco); le carenze costruttive che comportanouna elevata vulnerabilità del macroelemento a questo specifico cinematismo.Nella casella della prima riga è necessario porre una croce quando si riconosce la presenza del macroelementonella fabbrica, prescindendo quindi dal fatto che il danno si sia verificato; quindi queste caselle non vanno barrate solo se,ad esempio, la chiesa non ha la cupola o manca la torre campanaria. Nella seconda riga viene invece indicato il livello deldanno: nessuna croce, danno assente; 1 croce, accenno di danno; 2 croci, meccanismo sviluppato (oltre alle lesioni si sonomanifestati movimenti relativi tra le porzioni in cui la fabbrica si è sconnessa); 3 croci, collasso o situazione prossima allacrisi (il macroelemento ha perso la sua funzionalità strutturale, per perdita di forma o di resistenza dei materiali). Nellaterza riga vengono individuate, in due voci distinte, le carenze costruttive che determinano la vulnerabilità; questa non èinfatti desumibile da caratteristiche tipologiche globali (quelle indicate nella sezione 1) ma dai particolari costruttivi quiindicati. Alcune delle informazioni richieste sono immediatamente riscontrabili dal rilevatore mentre per altre possonoverificarsi due distinti problemi: a) il dato non è facilmente rilevabile (collegamenti in copertura, puntelli appoggiati sullevolte); b) la risposta si presta ad un giudizio soggettivo (snellezza delle pareti, volte ribassate, qualità della muratura,ecc.). In entrambi i casi quando l’operatore non si sente in condizione di rispondere deve barrare gli appositi spazicontraddistinti da (non so), in modo tale da non tenerne conto nel successivo calcolo degli indici.Gli indici di danno e vulnerabilità intrinseca rappresentano una media normalizzata ad uno dei rispettivi punteggiriportati sui singoli indicatori; nel caso che ad alcune domande relative alla vulnerabilità il rilevatore non abbia potutorispondere, è necessario detrarne il numero dal denominatore dell’indice i v . E’ evidente che, a seguito del sisma, indici didanno più elevati si riscontreranno in chiese con un indice di vulnerabilità alto; tuttavia nel passaggio dalla vulnerabilitàal danno entra in gioco l’intensità macrosismica, ovvero la severità del terremoto in quella località.


ABACO DEI MECCANISMI DI COLLASSO DELLE CHIESE1. RIBALTAMENTO DELLA FACCIATA 2. MECCANISMI NELLA SOMMITÀ DELLA FACCIATA3. MECCANISMI NEL PIANO DELLA FACCIATA 4. RISPOSTA TRASVERSALE DI AULA O TRANSETTO5. RISPOSTA LONGITUDINALE NAVATA CENTRALE 6. VOLTE DELLA NAVATA CENTRALE7. VOLTE NAVATE LATERALI E TRANSETTO 8. ARCHI TRIONFALI9. CUPOLA O TIBURIO 10. RIBALTAMENTO DELLE PARETI DI ESTREMITÀ


11. RIBALTAMENTO DELL’ABSIDE 12. VOLTE DEL PRESBITERIO O DELL’ABSIDE13. ROTTURA A TAGLIO DELLE PARETI 14. MARTELLAMENTO DELLA COPERTURA15. DISCONTINUITÀ MURARIE(CORPI ADIACENTI, ARCHI RAMPANTI)16. TORRE CAMPANARIA17. CELLA CAMPANARIA 18. AGGETTI (VELA, GUGLIE, STATUE)


ALLEGATO N. 3ISTRUZIONI GENERALI PER LA REDAZIONE DIPROGETTI DI RESTAURO NEI BENI ARCHITETTONICIDI VALORE STORICO-ARTISTICO IN ZONA SISMICA


ISTRUZIONI GENERALI PER LA REDAZIONE DI PROGETTI DI RESTAURO NEI BENIARCHITETTONICI DI VALORE STORICO-ARTISTICO IN ZONA SISMICA(MINISTERO BENI CULTURALI ED AMBIENTALI -MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI)Premessa.Il testo - base del presente documento, predisposto nell’ottobre 1996 dal Comitato Nazionale per la prevenzione delPatrimonio Culturale dal rischio sismico, ha rielaborato ed aggiornato la circolare n° 1841 del 12 marzo 1991 delMinistero Beni Culturali e Ambientali, contenente “Direttive per la redazione ed esecuzione di progetti di restaurocomprendenti interventi di miglioramento e manutenzione nei complessi architettonici di valore storico-artistico inzona sismica”.Esaminato da un gruppo di lavoro, è stato approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con integrazioni especificazioni (riportate nel testo che segue), nella seduta del 28/11/1997, prot. 564.A - OGGETTO E SCOPOLe presenti istruzioni generali hanno lo scopo di fornire prescrizioni per la predisposizione e la organizzazione diidonei progetti riguardanti gli interventi di restauro nei beni architettonici di valore storico-artistico esistenti in zonasismica, soggetti a tutela ai sensi della legge 1 giugno 1939, n° 1089, recante disposizioni per la “Tutela delle cose diinteresse artistico e storico” ed ai sensi della legge 21 giugno 1939, n° 1497, recante disposizioni per la “Protezionedelle bellezze naturali” o aventi interesse architettonico, archeologico e storico-artistico comunque riconosciuti, e dicui occorra altresì, garantire la sicurezza.Le istruzioni regolano, quindi, la corretta applicazione, nei beni architettonici di valore storico-artistico, ai fini dellaloro tutela ai sensi della legge 1 giugno 1939 n. 1089, degli interventi di miglioramento e di adeguamento antisismicosecondo il dettato del decreto ministeriale del 16 Gennaio 1996 al punto C.9.1.2.La corretta applicazione si intende riferita alla esigenza fondamentale di salvaguardare la identità estetica e storica delcomplesso edilizio, ovvero non introdurre, con le operazioni tecniche Genericamente intese a conseguire un maggioregrado di sicurezza alle azioni sismiche, elementi estranei e stravolgenti rispetto la configurazione storico-architettonicadel complesso edilizio.Esigenza che la stessa “legge sismica”, 2/2/74 n.64, riconosce all’art.16, rinviando le valutazioni alle disposizioni delleleggi di tutela 1/6/39 n. 1089 e 29/6/39 n.1497.B - RIFERIMENTI LEGISLATIVI E NORMATIVI• Legge 1 giugno 1939 n° 1089 e successive modificazioni recante la “Tutela delle cose di interesse artistico e storico”;• Legge 21 giugno 1939 n° 1497 e successive modificazioni recante la “Protezione delle bellezze naturali”;• Circolare n° 117 del 6 aprile 1972 del Ministero della Pubblica Istruzione ora Ministero Beni Culturali ed Ambientali,denominata Carta del Restauro 1972;• Legge 2 febbraio 1974 n° 64 recante: “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zonesismiche”;• Circolare n° 1032 del 18 luglio 1986 del Ministero Beni Culturali ed Ambientali recante: “Raccomandazioni relativeagli interventi sul patrimonio monumentale a tipologia specialistica in zona sismica”;• Circolare n° 1841 del 12 marzo 1991 del Ministero Beni Culturali ed Ambientali, recante: “Direttive per la redazioneed esecuzione di progetti di restauro comprendenti interventi di miglioramento antisismico e manutenzione nei complessiarchitettonici di valore storico-artistico in zona sismica”• Legge 11 febbraio 1994 n° 109, coordinata con le modifiche introdotte dal decreto legge 3 aprile 1995 n° 101,convertito in legge n° 216 del 2 giugno 1995;• D.M. 16 gennaio 1996 del Ministro dei Lavori Pubblici, di concerto con il Ministro dell’Interno, recante: “Normetecniche per le costruzione in zone sismiche”;• “Criteri di valutazione delle istanze di deroga ai sensi dell’art. 12 della Legge 2.2.74 n° 64 (Voto n°60 del 19.3.1996della I Sezione del Consiglio Superiore dei LL.PP.);• Circolare, n°65 del 10 aprile 1997 del Ministero dei Lavori Pubblici, recante “Istruzioni per l’applicazione dellenorne tecniche per le costruzioni in zone sismiche di cui al D.M. 16.1.96";


C - CRITERI GENERALIC.1. DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO ED ADEGUAMENTOGli interventi di restauro di cui alle presenti istruzioni devono essere ricondotti alla tipologia di interventi di miglioramentodi cui al punto C.9.1.2. delle “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”.Secondo la suddetta norma, infatti, tale tipologia di interventi si applica, in particolare, al caso di beni architettonici dicui all’art.16 della Legge 2 febbraio 1974 n. 64, in quanto compatibile con le esigenze di tutela e di conservazione delbene culturale.Gli interventi di adeguamento antisismico sono limitati, nei beni architettonici di cui alle presenti istruzioni, solo adalcuni casi di seguito descritti.Ai sensi del citato D.M. 9/1/96, si intende per intervento di miglioramento antisismico “l’esecuzione di una o più opereriguardanti i singoli elementi strutturali dell’edificio, con lo scopo di conseguire un maggiore grado di sicurezza senzaperaltro modificarne in maniera sostanziale il comportamento globale”.Nello stesso D.M. è, inoltre, disposta l’obbligatorietà di eseguire interventi di miglioramento a chiunque intenda effettuareinterventi locali volti a rinnovare o sostituire elementi strutturali dell’edificio.Si intende, invece, per intervento di adeguamento antisismico “l’esecuzione di un complesso di opere sufficienti perrendere l’edificio atto a resistere alle azioni sismiche così come definite nel D.M. stesso.Per gli interventi di miglioramento il D.M. non richiede verifiche formali del livello di sicurezza globale dell’edificio,sempre che sia dimostrato che gli interventi progettati non producono sostanziali modifiche nel comportamento strutturaleglobale dell’edificio.Peraltro, come previsto nella Circolare 10/4/97 per ogni intervento di miglioramento deve, in relazione all’interventoda effettuare, essere valutata, in forma anche semplificata, la sicurezza strutturale raggiunta e l’incremento di sicurezzaconseguito.Gli interventi di adeguamento, comportano calcoli di verifica sismica globale, i quali sono basati su modelli analiticischematici che devono, comunque, risultare adatti a rappresentare l’effettivo comportamento delle antiche fabbrichemurarie, e dimostrare la raggiunta sicurezza di norma.Il D.M. 16/1/96 prescrive l’adeguamento soltanto a chi intenda:a) sopraelevare o ampliare l’edificio;b) apportare variazioni di destinazione che comportino, nelle strutture interessate dall’intervento, incrementi dei carichioriginari (permanenti e accidentali) superiori al 20%;c) effettuare interventi strutturali rivolti a trasformare l’edificio mediante un insieme sistematico di opere che portinoad un organismo edilizio diverso dal precedente;d) effettuare interventi strutturali rivolti ad eseguire opere e modifiche per innovare e sostituire parti strutturali dell’edificio,allorché detti interventi implichino sostanziali alterazioni del comportamento globale dell’edificio.Pertanto ai fini della tutela dei beni architettonici aventi valore storico-artistico si pongono precise limitazioni.Non si ritengono ammissibili, per il patrimonio storico-architettonico, con le esigenze e i requisiti della tutela, ai sensidella legislazione vigente del Ministero Beni Culturali ed Ambientali, gli interventi di tipo c) e d), perché indirizzati aduna modifica dei caratteri di cultura figurativa e materiale del manufatto.Gli interventi di tipo a) non sono ammissibili per i beni tutelati ai sensi della legge 1089/39, in quanto non rispondentiai caratteri di unicità propria dei beni architettonici. Per gli altri casi, e cioè per gli interventi che ricadono nell’ambitodi applicazione della legge 1497/39, si dovrà valutare se la sopraelevazione o l’ampliamento siano conformi alle prescrizionidella Circolare n. 117 del 6 aprile 1972 denominata Carta del Restauro.Gli interventi di tipo b) si possono, invece, ritenere ammissibili purché l’adeguamento non comporti la sopraddettamodifica dei caratteri di cultura figurativa e materiale del manufatto nel suo complesso e nei suoi elementi.L’adozione degli interventi di tipo b) pone, infatti, problemi di particolare delicatezza poiché la verifica sismica richiestadagli interventi di adeguamento, per i motivi sopra ricordati, presenta, allo stato delle conoscenze, oggettive difficoltàed incertezze che spesso spingono a dare risposte con soluzioni stravolgenti, dettate unicamente dalla esigenzadella verifica formale, per cui essi possono essere adottati, pur con le riserve sopra indicate, e solo dietro individuatesperimentazioni che certifichino comunque la validità degli interventi previsti.C.2. MIGLIORAMENTO, SUE MODALITA’ E COMPORTAMENTO STATICOIl sistema delle operazioni tecniche necessarie per effettuare il tipo di intervento di miglioramento di cui al punto C. 1deve essere concepito e definito dopo che sia stato individuato il comportamento strutturale del bene architettonico nelsuo stato originario e nelle fasi costruttive realizzate successivamente ove chiaramente distinguibili.Lo stato originario e le fasi successive, non possono essere rigidamente disgiunti poiché fanno parte di un unico processodi trasformazione del manufatto.Si dovranno cosi individuare le linee di modificazione del complesso edilizio nel tempo e quindi in base a questiaccertamenti introdurre con gli interventi previsti correzioni indirizzate di volta in volta a:- ripristinare comportamenti strutturali preesistenti ora alterati da fattori diversi;


- integrare il funzionamento statico attuale intervenendo sulle debolezze riscontrate.L’incremento del livello di sicurezza locale deve essere ottenuto senza prevedere interventi che stravolgano o comunquemodifichino sostanzialmente la concezione originaria del complesso edilizio e delle successive fasi costruttive adesso organicamente connesse e fisiologicamente connaturati.Nel caso venga proposto il cambiamento della destinazione d’uso, negli elaborati tecnici del progetto, le ripercussioninella organizzazione tipologica e morfologica del bene architettonico devono essere esplicitamente e chiaramenteillustrate, tenendo conto di quanto espresso nelle “operazioni tecniche” di cui al punto C4.Per il cambiamento della destinazione d’uso ove proposto per i beni architettonici di cui al punto C. 1 delle presentiistruzioni deve essere emesso motivato parere da parte degli Organi Tecnici centrali del Ministero Beni Culturali edAmbientali.Il sistema delle operazioni tecniche necessario per effettuare gli interventi di miglioramento deve essere predisposto instretta correlazione con gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di cui ai punti a) e b) della Legge n.457/78.Per quanto riguarda la Manutenzione straordinaria, tuttavia, va ricordato che non sono ammissibili “le opere e lemodifiche necessarie per sostituire parti anche strutturali degli edifici” quando sono rivolte a modificare l’organizzazionetipologica e morfologica dei complessi edilizi di cui alle presenti “Istruzioni generali”.C.3. OPERAZIONI PROGETTUALIIl restauro architettonico consiste in una serie organica di operazioni tecniche specifiche predisposte ai fini di cuiall’art. 1 della circolare n.117 di cui alle premesse del presente documento.Esse sono indirizzate alla tutela e valorizzazione dei caratteri storico-artistici dei beni architettonici e alla conservazionedella consistenza materiale in vista della loro trasmissione al futuro.Con le presenti istruzioni si intendono fornire indicazioni per la organizzazione e la conduzione delle operazioni progettualidi restauro, concepiti all’interno di organici progetti di restauro, e per gli interventi di cantiere.Essi si articolano in tre livelli di progettazione, così come definiti dalla legge 216/95 (1) :(1) N.B.: la legge n. 216/95, modificativa della legge n. 109/94, è stata modificata dalla legge 18 novembre 1998, n. 415ad oggetto: “Modifiche alla legge 11 febbraio 1994, n. 109, e ulteriori disposizioni in materia di lavori pubblici”(Suppl. Ord. alla G.U. n. 284 del 4.12.1998)a) Progetto preliminareIl Progetto preliminare dei lavori sui complessi architettonici, oltre a quanto stabilito dall’art.16, comma 2 della legge2/6/1995, n.216, include le indagini e le ricerche volte ad acquisire tutti gli elementi idonei ad impostarlo, con ilmassimo sviluppo dei contributi settoriali, al fine di definire uno studio di fattibilità che offra gli elementi di giudizioper le scelte di priorità, per i tipi ed i metodi di intervento da approntare nel Progetto definitivo.b) Progetto definitivoIl Progetto definitivo dei lavori sui complessi architettonici, oltre a quanto stabilito dall’art.16, comma 4 della Legge 2/6/95 n.216, traduce in termini operativi le conclusioni della fase precedente, e prescrive le fasi di intervento, le priorità,le operazione tecniche necessarie ed il computo metrico estimativo.c) Progetto esecutivoIl Progetto esecutivo dei lavori sui complessi architettonici oltre a quanto previsto dal comma 4 dell’art.16 della Legge2/6/95 n.216, definisce in modo compiuto le tecniche e le tecnologie di intervento; prescrive le modalità esecutive edefinisce il successivo programma di manutenzione.Di seguito vengono dettagliati i contributi tecnici da tenere presente per la redazione dei progetti di restauro.a) Progetto PreliminareL’obiettivo principale degli studi preliminari consiste- nell’individuare e descrivere la patologia propria dell’edificio, in connessione con quanto è intervenuto a modificarel’originaria funzionalità dell’edificio stesso;- nel documentare se l’intervento sia ascrivibile alla manutenzione ordinaria o straordinaria o al miglioramento inrapporto alla patologia del manufatto;- nel documentare se l’intervento sia ascrivibile all’adeguamento nei limiti ed alle condizioni espresse nel precedentepunto C l.- nel valutare il grado di sistematicità, la completezza e l’entità dell’intervento necessario e sufficiente (secondo ilcriterio della “giusta misura” e del “minimo intervento”) per fornire risposte adeguate e controllate ai problemi emersi.


Finalità e modalità di intervento del Progetto PreliminareLa finalità del Progetto Preliminare consiste nell’impostare ed elaborare un modello scientifico di conoscenza e diraccogliere su questa base i dati specifici con il contributo dei diversi settori disciplinari.In ragione della complessità, dello stato di conservazione e dei caratteri storico-artistici del manufatto, il ProgettoPreliminare comprende quelle ricerche e quelle indagini che sono strettamente necessarie per una prima reale individuazionedelle scelte di restauro e dei relativi costi di intervento.Le operazioni rivolte all’acquisizione della conoscenza del bene architettonico nel suo stato attuale assumono importanzadecisiva ai fini delle valutazioni operative; esse si avvalgono di diversi apporti disciplinari e di differenti livelli dispecializzazione.Le indagini e le ricerche sono articolate in tre parti:l. Quadro delle conoscenze;2. Settori di indagine;2.1 Analisi storico-critica2.2 Rilievo dei manufatti2.3 Diagnostica sul campo ed in laboratorio2.4 Individuazione del comportamento strutturale ed analisi del degrado e dei dissesti2.5 Apporti di altre discipline3. Relazione programmatica.1. Il “QUADRO DELLE CONOSCENZE” consiste in una prima lettura dello stato esistente e nella indicazione delletipologie di indagine che si ritengono appropriata e necessarie per la conoscenza del manufatto e del suo contestostorico e ambientale.2. I “SETTORI DI INDAGINE” di cui sopra si dividono in:2.1 Analisi storico-criticaL’analisi storico-critica del bene architettonico deve tendere alla conoscenza complessiva di detto bene e del suo contestoarchitettonico e ambientale.La conoscenza deve comprendere la storia del bene e del suo contesto in termini di trasformazioni, con particolareriferimento alle caratteristiche degli eventi subiti nel tempo e del quadro architettonico e statico, nonché delle trasformazioniavvenute e della risposta generale agli eventi subiti (quadri di danno) e di specifici altri interventi di restauro edi riparazione effettuati.2.2 Rilievo dei manufattiIl rilievo dei manufatti è predisposto attraverso due elaborazioni distinte e complementari:- rilievo morfologico-descrittivo svolto alla scala metrica adeguata è indirizzato alla determinazione geometrica delbene architettonico, svolta attraverso operazioni di rilevamento, generale e di dettaglio, e alla sua conoscenza morfologicacon particolare riferimento alla individuazione delle caratteristiche fisiche degli elementi costitutivi del bene stesso ealla individuazione degli interventi strutturali effettuati in epoca recente. Ove tale individuazione non risulti possibile,l’indagine diagnostica di cui al successivo paragrafo consente di integrare la conoscenza dei parametri necessari;- rilievo critico indirizzato a fornire un quadro dei caratteri presenti nel manufatto al fine di costituire la base conoscitivaed interpretativa per la progettazione dell’intervento. Esso viene svolto attraverso operazioni di rilevamento, eventualmenteunite all’esecuzione di sondaggi nei punti significativi per conoscere le trasformazioni avvenute. Il rilievocritico è strumento volto ad individuare i dati di conformazione e configurazione del manufatto osservati nella loroprocessualità. La sua organizzazione tecnica prevede la. individuazione e la sequenza delle fasi di trasformazione perquanto concerne agli aspetti architettonici e costruitivi.2.3 Diagnostica sul campo ed in laboratorioLa diagnostica si rivolge alla determinazione delle caratteristiche meccaniche e fisico-chimiche dei materiali presentinel complesso architettonico. La diagnostica verifica le condizioni di degrado, le eventuali manomissioni, danni nonriparati, cedimenti, eventuali dissesti di tipo strutturale.Le prove devono prendere come riferimento le condizioni originali e le successive trasformazioni. L’accertamentodiagnostico deve comunque prevedere e giustificare le soluzioni progettuali, fornendo la dimostrazione della necessità,della possibilità e dell’efficacia della proposta secondo il criterio dell’intervento “minimo” ed “appropriato”. Nelladiagnostica devono rientrare, ove la situazione lo richieda, l’indagine sul terreno e sulle fondazioni.


2.4 Individuazione del comportamento strutturale ed analisi del degrado e dei dissestiPer quanto riguarda i beni architettonici, l’individuazione del comportamento strutturale ed analisi del degrado e deidissesti deve essere basato sul rilievo dei manufatti e sul rilievo del degrado delle parti in elevazione, tenendo conto chele opere di fondazione rientrano nell’organismo strutturale. Tali osservazioni debbono essere inserite in una specificaRelazione strutturale.Essa deve comprendere:- la annotazione di tutti gli elementi pertinenti al comportamento strutturale quali la natura meccanica e fisico-chimicadei materiali e dei terreni interessati dalla costruzione, lo stato di conservazione, i collegamenti tra elementi contigui edin genere gli aspetti concernenti le condizioni di vincolo tra gli elementi strutturali adiacenti, onde consentire la identificazionedella struttura resistente alle azioni esterne, specialmente considerando quelle sismiche;- il rilievo completo del quadro fessurativo e dell’ampiezza delle lesioni;- la individuazione delle sezioni reali resistenti.Quando il quadro fessurativo del manufatto è in evoluzione, occorre predisporre apposito monitoraggio, con indaginideformometriche di movimenti attivi e delle rotazioni al fine di delineare l’origine, l’entità, le leggi evolutive delfenomeno, per definire il tipo di intervento e controllarne gli esiti. Tale monitoraggio al fine di depurare le letturedall’influenza delle variazioni stagionali di temperatura, dovrebbe estendersi per almeno 18 mesi. Il rilievo di naturageometrica è integrato con l’indagine diagnostica. E’ necessaria la ricognizione della natura e dello stato delle fondazioni,a mezzo di opportune indagini. Ove necessario, in presenza di pendii potenzialmente instabili di pareti rocciosesovraincombenti con rischio di distacchi e crolli, di cavità sotterranee, di fenomeni di subsidenza e d’altro, lo studio delsottosuolo è esteso ad area più ampia ed opportunamente orientato. Nel caso contrario, viene fatta specifica menzionedell’assenza di fattori di questo tipo.2.5. Apporti di altre disciplineLe altre indagini disciplinari partecipano alla conoscenza dei caratteri di base e della tipologia degli insediamenti neiquali è inserito il manufatto considerato, o della classe di manufatti cui appartiene il bene culturale considerato. Essisono di vario tipo ed afferenza e vanno attivate in ragione della complessità delle caratteristiche del manufatto e deitemi posti dall’intervento. Di tali ricerche si propone un elenco indicativo:- ricerche riguardanti la tipologia edilizia e la morfologia urbana;- ricerche di tipo archeologico;- ricerche di storia della cultura materiale;- ricerche di stratigrafia strutturale muraria;- ricerche sul cantiere edilizio attraverso l’apporto delle fonti documentarie;- ricerche di tipo storico-urbanistico delle trasformazione degli insediamenti e dei manufatti in relazione agli eventisismici verificatisi nell’area;- ricerche sulla concezione strutturale, geotecnica e tecnologia dei manufatti antichi.Nella “RELAZIONE PROGRAMMATICA” sono delineati gli esiti della elaborazione dei Settori di indagine interessatied un primo inquadramento della situazione accertata in relazione agli obiettivi generali del progetto che siintendono raggiungere.b) Progetto definitivoIl progetto definitivo, oltre a quanto stabilito dal comma 4 dell’art. 16 della legge 2/06/1995, n. 216, deve riguardarel’intero complesso architettonico ed il contesto ambientale in cui esso è inserito.Esso riprecisa tutti gli apporti disciplinari afferenti; definisce le relazioni interdisciplinari rispondenti alla più aggiornataevoluzione scientifica ed all’importanza storico-critica dell’opera; elabora una conoscenza compiuta dello stato difatto e delinea le ipotesi preliminari di intervento con particolare riguardo ai possibili conflitti tra le esigenze di tutelae le condizioni ambientali quali microclima, fruizione, pubblica incolumità e sicurezza.Prescrive quindi fasi, tipi e metodi di intervento, priorità, le operazioni tecniche necessarie e prevede la redazione delcomputo metrico estimativo.b) Progetto esecutivoIl progetto esecutivo oltre a quanto stabilito dal comma 4 dell’art. 16 della legge n. 216/95:- prescrive le modalità esecutive delle operazioni tecniche da eseguire;- indica i controlli da effettuare in cantiere;- definisce le eventuali sperimentazioni preliminari da realizzare in cantiere nel corso della prima fase dei lavori.Esso può essere redatto per stralci successivi di intervento, entro il quadro tracciato dal progetto definitivo. Deveavvalersi, solamente ove motivatamente necessario, di nuovi approfondimenti di indagine effettuati in sede di progettopreliminare a completamento delle indagine e delle ricerche svolte precedentemente.


Ove richiesto da fenomeni in atto o dalla complessità degli interventi previsti si dovrà prevedere il monitoraggio incorso d’opera e, per situazioni e casi particolari, anche ad intervento compiuto.Sono inoltre richiesti nel Progetto esecutivo le specifiche tecniche degli impianti tecnici atti a consentire l’impiegodelle tecnologie più aggiornate predisposte in modo da garantire senza stravolgimento, il corretto inserimento di dettiimpianti nella organizzazione tipologica e morfologica del bene architettonico di valore storico-artistico.C.4 - OPERAZIONI TECNICHE DI INTERVENTOLe Operazioni tecniche di intervento sono di regola rivolte a singole parti del bene architettonico, nel quadro dellaindispensabile visione di insieme che ne estenda il beneficio all’intero manufatto edilizio. Il loro scopo può consistere:- nella ricostituzione di capacità strutturali venute meno;- nella cura di patologia riconosciute;- in ulteriori provvedimenti volti alla riduzione degli effetti sismici.Oltre ai problemi connessi ai singoli elementi possono presentarsi casi di maggiore complessità riguardanti il benearchitettonico.La presenza di pareti molto vulnerabili ad azioni trasversali al piano medi a causa della dimensione, dell’eccessivasnellezza, dell’assenza di elementi strutturali ortogonali di controvento, richiede un accurato esame della storia costruttivae sismica del complesso architettonico.Gli interventi possibili per ciascuna patologia o forma di vulnerabilità sono generalmente più d’uno, con caratteristichediverse in termini di efficacia, invasività, reversibilità, durabilità, costi.La scelta della soluzione è compito primario del progetto, e deve essere predisposta dopo attento esame della specificasituazione e verifica dell’efficacia della soluzione proposta.Nell’ambito delle opere di restauro architettonico, devono in via generale essere evitate tutte le opere di demolizionesostituzionee di demolizione ricostruzione, operando con interventi che collaborino con la struttura esistente senzaalterarla.Ai punti che seguono si presentano alcune indicazioni progettuali di carattere generale utili per conseguire un miglioramentonel comportamento sismico delle strutture, che va attestato come indicato al Punto C.1.Tali indicazioni sono, per loro natura, non esaustive.C.4.1 - FondazioniSalvo i casi che presentano dissesti analoghi a quelli descritti nel punto C.9.3.3 a) del D.M. 16/1/96 e salvo le riscontrateinadeguatezze, non si pone in generale, la necessità di interventi in fondazione.Nei casi in cui i dissesti del manufatto appaiono dovuti a movimenti di fondazione si rende necessaria una indaginegeotecnica, conforme alle prescrizioni del D.M. LL.PP. 11/3/88, per accertare la natura e l’origine dei fenomeni osservati.Comunque prima di progettare qualsiasi intervento è necessario procedere al rilievo sistematico delle fondazioni esistentiredigendo una relazione che ne individui e documenti le eventuali carenze.Il rilievo va eseguito contestualmente a saggi archeologici nell’area di sedime circostante il complesso edilizio.L’intervento dovrà mirare alla massima uniformità nelle condizioni di appoggio, al fine di ottenere una distribuzione ilpiù possibile uniforme delle pressioni di contatto; a tal fine sono da privilegiare interventi di ampliamento della basefondale con parziale sottomurazione, rispetto invece al ricorso ai pali radice o ad altre tecniche di consolidamento deiterreni, che potranno essere adottate solo ove non esistono valide alternative.Nel caso si ritenga indispensabile l’uso di pali radice o di altri sistemi che alterino la natura del terreno di sedime ènecessario segnalare l’intervento alla Soprintendenza archeologica competente per territorio assicurando l’assistenzaallo scavo archeologico da programmarsi prima dell’intervento stesso; comunque tali interventi dal punto di vistatecnico e tecnologico, sono da adottare solo in casi particolari e dopo aver effettuato un’analisi circostanziata e documentatadei sistemi di appoggio delle murature e delle caratteristiche delle fondazioni.C.4.2 - Pareti murarieGli interventi dovranno utilizzare materiale con caratteristiche fisico-chimiche e meccaniche analoghe e comunque ilpiù possibile compatibili con quelle dei materiali in opera.A seconda dei casi si procederà:- a riparazioni localizzate di parti lesionate o degradate;- a ricostituire la compagine muraria in corrispondenza di manomissioni quali cavità, vani di varia natura, scarichi ecanne fumarie, ecc..., la cui eliminazione sia giudicata strettamente necessaria in sede di progetto di restauro;- a migliorare le caratteristiche di murature particolarmente scadenti per tipo di apparecchiatura e/o di composto legante.L’intervento deve mirare a far recuperare alla parete una resistenza sostanzialmente uniforme e una continuità nellarigidezza, anche realizzando gli opportuni ammorsamenti qualora mancanti.L’inserimento di materiali diversi dalla muratura, ed in particolare di elementi in conglomerato cementizio, va operato


con cautela e solo ove il rapporto tra efficacia ottenuta e impatto provocato sia minore di altri interventi, come nel casodi architravi danneggiati e particolarmente sollecitati.Nel caso di murature con caratteristiche meccaniche particolarmente scadenti, si potrà ricorrere alla tecnica dell’iniezionedi miscele leganti, di cui andrà preventivamente provata la compatibilità e l’efficacia, tenendo anche conto delleprotezioni eventualmente necessarie ad impedire il danneggiamento dei paramenti esterni prodotto dalla miscela.Le perforazioni armate sono da evitare come intervento sistematico di consolidamento della muratura, per l’insieme diimpatti prodotti. Potranno essere adottate in via eccezionale, in modo localizzato, ove il loro impiego si rivelimotivatamente utile a risolvere problemi di connessione tra murature con impatti minori rispetto ad altre tecniche.Tutti gli interventi di consolidamento citati devono essere evitati nel caso di pareti decorate o affrescate, eventualmenteoperando su altre strutture contigue con interventi di analoga efficacia e comunque operando sotto il controllo dicompetenze specializzate.In generale sono da evitare comunque le demolizioni di parti edilizie significative nella storia delle trasformazioni delmanufatto e di particolare valore storico-artistico, anche se presentano gravi sintomi di instabilità quali strapiombi oestese lesioni.Tali situazioni vanno analizzate con attenzione, individuandone le cause e le conseguenze strutturali, e valutando diconseguenza, la opportunità o di mantenerle ricorrendo ad eventuali presidi o, in casi eccezionali, di correggerle previala presentazione di documentata dimostrazione tecnica e tenuto conto degli indirizzi della Circolare 117 del 6 aprile1972 di cui in premessa.C.4.3. - Pilastri e colonneTenendo presente che pilastri e colonne sono essenzialmente destinati a sopportare carichi verticali con modeste eccentricità,gli interventi vanno configurati nel modo seguente:- ricostituire la resistenza iniziale a sforzo normale, ove perduta, mediante provvedimenti quali cerchiature e tassellature;- eliminare o comunque contenere le spinte orizzontali mediante provvedimenti, quali opposizione di catene ad archi,volte e coperture e, ove opportuno, realizzazione o rafforzamento di contrafforti;- ricostituire i collegamenti atti a trasferire le azioni orizzontali a elementi murari di maggiore rigidezza.Sono da evitare in generale e comunque da considerare solo in mancanza di alternative da dimostrare con dettagliataspecifica tecnica, gli inserimenti generalizzati di anime metalliche, perforazioni armate, precompressioni ed in generalesalvo i casi di accertata necessità, gli interventi non reversibili volti a conferire a colonne e pilastri resistenza aflessione e taglio, modificando il comportamento di insieme della struttura.Oltre all’esecuzione di iniezioni cementizie, può essere consentito l’inserimento di anime metalliche in zone localizzatee comunque dopo la presentazione di accertata e documentata verifica inserita in un ampio programma di interventi.Le situazioni di non verticalità vanno trattate con le modalità indicate nell’ultimo capoverso del punto C.4.2.C.4.4 - Archi e volteGli interventi sulle strutture ad arco o a volta possono essere realizzati con il ricorso alla tradizionale tecnica dellecatene, che compensino le spinte indotte sulle murature di appoggio e ne impediscano l’allontanamento reciproco.Le catene andranno poste di norma alle reni di archi e volte. Qualora non sia possibile questa disposizione, si potrannocollocare le catene a livelli diversi purché ne sia dimostrata l’efficacia nel contenimento della spinta.In caso di presenza di lesioni e/o deformazioni, la riparazione deve ricostituire i contatti tra le parti separate, ondegarantire che il trasferimento delle sollecitazioni interessi una adeguata superficie e consentire una idonea configurazioneresistente.Va evitato comunque il ricorso a tecniche di placcaggio all’estradosso con realizzazione di controvolte in calcestruzzoo simili, armate o meno, a favore di interventi che riducano i carichi, e/o diminuiscano le eccentricità e/o vincolino ladeformazione all’estradosso (rinfianchi alleggeriti, frenelli, ecc....). Tale intervento è ammesso solo se non esistonovalide alternative.C.4.5 - SolaiIn presenza di azioni sismiche i solai assumono un ruolo fondamentale di collegamento tra pareti murarie e di trasmissionedi sforzi orizzontali. A tal fine è essenziale, di norma, che essi siano efficacemente collegati alle murature epossiedono una sufficiente rigidezza nel piano.Compatibilmente con il rispetto delle precedenti finalità, è opportuno che, di norma, i solai con struttura in legno sianoil più possibile conservati, anche in considerazione del loro ridotto peso proprio. Le linee preferenziali di interventosaranno pertanto:- ove necessario si adotterà la tecnica di irrigidimento dei tavolati, con particolare attenzione alle tecniche diammorsamento nei muri laterali;- per i solai a travi in legno e pianelle di cotto, che presentano limitata resistenza nel piano, possono essere adottatiinterventi di irrigidimento all’estradosso con caldane armate alleggerite, opportunamente collegate alle murature perimetrali;


- per i solai a putrelle e voltine o tabelloni è opportuno provvedere all’irrigidimento mediante solettina armata resasolidale ai profilati e collegata alle murature perimetrali;- non deve essere adottato indistintamente l’inserimento di cordoli in breccia che comportano tagli continui nellemurature. In ogni caso deve essere data la preferenza ad incatenamenti e collegamenti perimetrali puntuali;- nei casi in cui un solaio in legno o in ferro non possa essere conservato a causa dell’accentuato degrado o dissesto saràopportuno sostituirlo con un nuovo solaio analogo a quello esistente;- il consolidamento delle travi lignee potrà avvenire aumentando la sezione portante in zona compressa, mediantel’aggiunta di elementi opportunamente connessi.C.4.6 - ScalePer tutti gli interventi riguardanti scale in muratura di norma se ne prevede la conservazione adottando se necessario,lavori di rinforzo ma che comunque non ne alterino i caratteri architettonici e il loro valore tipologico e formale.C.4.7 - TettiOve i tetti presentino orditure spingenti, come nel caso di puntoni inclinati privi di semi catene in piano, la spinta deveessere compensata.E’ in linea generale opportuno il mantenimento dei tetti in legno, evitando interventi che comportino aumenti di massenella parte più alta dell’edificio o formazione di elementi eccessivamente rigidi rispetto alla compagine murariasottostante. Devono perciò essere evitate le sostituzioni di tetti in legno con tetti in cemento o in laterocemento.L’impiego di carpenterie metalliche deve essere attentamente valutato.In ogni caso non sono consentiti provvedimenti generalizzati di sostituzione. Nel corso di interventi di restauro delleorditure lignee, per riportarle a piena efficienza strutturale, e di manutenzione degli impalcati e dei manti di copertura,va posta ogni attenzione a verificare ed accentuare il ruolo di connessione reciproca tra murature contrapposte svoltedalle orditure del tetto. Oltre al collegamento con capochiave metallici che impediscano la, traslazione, debbono, ovepossibile, essere adottati elementi di rafforzamento del punto di contatto tra muratura e tetto.Ciò può essere compiuto attraverso cordoli - tirante in legno o in metallo opportunamente connessi sia alle muratureche alle orditure in legno del tetto, a formare al tempo stesso un bordo superiore delle murature resistente a trazione, unelemento di ripartizione dei carichi agli appoggi delle orditure del tetto e un vincolo assimilabile ad una cerniera tramurature e orditure.Vanno in generale esclusi i cordoli in cemento armato, per la diversa rigidezza che essi introducono nel sistema e perl’impatto che producono. Essi possono essere utilizzati solo quando non alterino la situazione statica della muratura, ene sia dimostrata chiaramente l’efficacia. Possono essere introdotte forme di parziale irrigidimento delle falde, adesempio a mezzo di tavolati sovrapposti e incrociati a quelli esistenti, con opportuni collegamenti ai bordi della muratura.In generale, vanno il più possibile sviluppati i collegamenti e le connessioni reciproche tra la parte terminale dellamuratura e le orditure e gli impalcati del tetto, ricercando le configurazioni e le tecniche compatibili con le diverseculture costruttive locali.C.4.8 - Altri interventiIncatenamenti metalliciLa pratica tradizionale di inserire catene e tiranti in metallo va considerata, in via generale, come la risposta di maggiorefficacia in funzione antisismica rispetto all’impatto causato sul manufatto, per cui si richiede che essa vada adottatasistematicamente.Scopo delle catene è quello di impedire il collasso delle pareti perimetrali ortogonalmente al loro piano e verso l’esterno,quando ciò non appaia garantito dai solai o da altre strutture, e di contribuire, laddove opportuno, alla capacitàdell’edificio di funzionare strutturalmente quale organismo unitario.Sono da preferire le catene costituite da barre tonde di acciaio a bassa resistenza, con capichiave atti a distribuire lapressione conseguente al tiro su zone murarie di adeguata ampiezza. Tali capichiave potranno essere esterni alla parete,soluzione preferibile dal punto di vista tecnico e di minor impatto distruttivo, oppure incassati con opportune cauteleove giudicato necessario. I tiranti dovranno in via generale essere disposti sulle murature principali, ad ogni piano, conpreferenza per le soluzioni a doppia catena sui due lati dei muri stessi. Nel caso di muri esterni si adotterà la catenasingola all’interno.Nei casi in cui sia indispensabile forare la parete in direzione longitudinale (casi che si cercherà i1 più possibile dievitare), si dovrà di regola dare la preferenza a catene inserite in guaina e non iniettate, per rendere reversibile l’intervento,consentire l’eventuale ripresa di tesatura, evitare l’insorgenza di sollecitazioni indesiderate. Per quanto riguardala tesatura dei tiranti, si dovranno adottare tensioni limitate, tali da produrre nelle murature tensioni di compressionenettamente inferiori ai valori ritenuti ammissibili.


C.5 - CONSUNTIVO SCIENTIFICOAl termine dei lavori deve essere predisposto il Consuntivo Scientifico quale ultima fase del processo di conoscenza edel restauro e quale premessa per il futuro programma di intervento sul complesso architettonico, così come previstodalla Circolare n. 117 del 6 aprile 1972 (Carta del Restauro).Il Consuntivo Scientifico comprende la Relazione tecnico-scientifica con l’esplicitazione dei risultati culturali e scientificiraggiunti, e la completa documentazione grafica e fotografica dello stato del manufatto prima, durante e dopol’intervento; l’esito di tutte le ricerche, le analisi e le sperimentazioni compiute, ed i problemi aperti per i futuri interventi.

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