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L’infanzia e i servizi per l’infanzia:verso un approccio europeoUn documento di indirizzo proposto da Bambini in EuropaprincipeprincipioprincipepeeDiversità e scelta:condizioni necessarieper la democraziaprinci zia pe6Questo contributo fa parte di unaserie di documenti che mirano adapprofondire i 10 principi propostida Bambini in Europa nella suadichiarazione L’infanzia e i servizi perl’infanzia: verso un approccio europeo.


L’infanzia e i servizi per l’infanzia:verso un approccio europeoLa raccolta dei 10Principi è coordinata ecurata da Peter MossUn documento di indirizzoproposto da Bambini in Europaprincipio 6Diversità e scelta:condizioni necessarieper la democrazia«Tutti i servizi dovrebbero riconoscere, rispettare e valutarepositivamente la diversità nelle sue molteplici dimensioni e formequale elemento e valore fondamentale della cultura europea.Essi dovrebbero supportare la diversità di lingua, etnia, religione,genere, orientamento sessuale e disabilità, sfidando stereotipi ediscriminazioni. Questo dovrebbe esprimersi attraverso la loroapertura a tutti i bambini e a tutte le famiglie, nella loro offertaeducativa e nella composizione della forza lavoro, che dovrebberiflettere l’eterogeneità della comunità locale, includendo almenoil 40% di operatori di genere maschile nel lungo termine e il 20%entro il 2020. I servizi dovrebbero essere incoraggiati e sostenutia esplorare e sperimentare attraverso diversi paradigmi, teorie epratiche, mettendo in discussione i discorsi dominanti e creandonuove idee e modalità di lavoro. I servizi, dunque, dovrebberoessere luoghi in cui la diversità non si limita a essere riprodotta maattivamente costruita, supportando la co-costruzione da parte ditutti i partecipanti, bambini e adulti, di conoscenze, valori e identitànuovi e diversi. Il riconoscimento, il rispetto e la valorizzazionedelle diversità – di persone, pratiche e prospettive – e della sceltaintesa come processo decisionale di tipo collettivo, partecipativo einclusivo (l’esercizio democratico della scelta) sono condizioni perla democrazia nei servizi per l’infanzia, un altro valore essenzialeche dovrebbe sottendere tutti gli aspetti di questi servizi.I genitori e i bambini dovrebbero avere la possibilità di sceglierea quali servizi accedere. Ma questo esercizio individuale di sceltaè solo uno dei significati della scelta e uno fra molti valori. Nondovrebbe dunque essere prioritario rispetto ad altri valori».


Principio 6Diversità e scelta: condizioni necessarie per la democrazia3Che cosa significa questo principio?Alla base di questo principio vi è la convinzione che lademocrazia dovrebbe essere un valore fondamentaledell’educazione della prima infanzia – o meglio –dell’educazione in generale. La democrazia presupponediversità e possibilità di scelta; la diversità e la possibilitàdi scelta, a loro volta, hanno bisogno della democrazia perpoter emergere. Cosa significano democrazia, diversità escelta? Perché sono collegati tra loro?DEMOCRAZIA: UN VALORE FONDAMENTALENella nostra concezione, la democrazia è un concettomultidimensionale, che va da “democrazia elettorale eprocedurale”, a “attivismo civico e partecipazione”, fino adarrivare alla democrazia presente nei servizi pubblici, neicontesti lavorativi e in famiglia.Le moderne democrazie devono «essere radicate all’internodi una cultura in cui i valori e le pratiche democratichenon facciano parte solamente della sfera formale dellapolitica, ma anche delle sfere informali della vita di tutti igiorni: famiglie, collettività, luoghi di lavoro, scuole e tuttigli altri servizi pubblici» (Skidmore, Bound, 2008, p. 9). Inbreve, i servizi pubblici, includendo non solo le scuole maanche i servizi per la prima infanzia, sono al centro dellademocrazia.La democrazia formale e rappresentativa del governodemocratico, dunque, è senza dubbio di vitale importanza,ma la democrazia in generale ha anch’essa degli aspettimolto pervasivi: può essere intesa come un approccio allavita di tutti i giorni, come un modo di pensare, come unaqualità nella vita personale e nelle relazioni. La democraziaè, secondo John Dewey, filosofo americano e riformatoredell’educazione, «un tipo di vita associativa integrata nellacultura e nelle relazioni sociali di tutti i giorni [...] un mododi vivere controllato da una fede operativa nelle possibilitàdella natura umana [...] e da una fede nella capacità daparte degli esseri umani di giudizio e di azione intelligenti,se vengono fornite le condizioni appropriate» (Dewey,1939). La democrazia è, secondo la studiosa di teoria dellapolitica Hannah Arendt, una forma di soggettività espressacome qualità dell’interazione umana (Biesta, 2007). Lademocrazia è un’etica relazionale che può e dovrebbepervadere ogni aspetto della vita di tutti i giorni, un mododi «pensare a se stessi in relazione agli altri e al mondo»(Rinaldi, 2009), una relazione di solidarietà e rispetto,affetto reciproco e cura l’uno per l’altro.Possiamo anche dire ciò che la democrazia non è.Essa non è un processo di aggregazione di preferenzeindividuali riassumibili in una competizione tra interessiprivati differenti, che si rispecchiano nel sistema di sceltascolastica affidata ai genitori. La democrazia è certamentecompetitiva, nella misura in cui riconosciamo l’esistenzadi una «dimensione di antagonismo insito nelle relazioniumane» (Mouffe, 2000, p. 101). Ma ciò implica «decisionepubblica e dibattito sul bene comune» e «la trasformazionedei problemi privati in questioni collettive» (Biesta, 2010,pp. 54, 100).Né l’educazione alla democrazia consiste solamentenell’impartire corsi di educazione civica. Si tratta, piuttosto,di sperimentare e vivere la democrazia, per esempio nellescuole e nei servizi per la prima infanzia, che dovrebberoessere democratici nei pensieri e nelle pratiche.DIVERSITÀ, SCELTA E DEMOCRAZIASecondo la nostra visione, la democrazia non significaportare all’estremo le scelte individuali. Non riguardanemmeno il raggiungimento di un consenso razionaleattraverso decisioni democratiche, basato sulla convizioneche ci sia sempre una risposta giusta. Al contrario,valorizziamo una democrazia del modus vivendi, costruitasulla «convinzione che ci sono molte forme di vita in cui gliumani possono prosperare [...] [sostenendo il] pluralismodi valori» (Gray, 2009, pp. 24, 25).Si tratta di una democrazia agonistica o conflittuale, dalmomento che riteniamo sia impossibile – nonchè pocoauspicabile – sradicare le differenze. Ma questo non deveessere un motivo di sconforto, poichè «in una politicademocratica, conflitti e confronti, lungi dall’essere segni diimperfezione, indicano che la democrazia è viva e abitatadal pluralismo» (Mouffe, 2000).Dunque, quella a cui noi pensiamo è una democrazia cheattribuisce alla diversità il massimo del valore. Ciò presume– ma nello stesso tempo accoglie – un mondo di complessitàe molteplicità, di prospettive differenti e di un pluralismoetico, che non può essere ridotto a una sola risposta giustaa qualsiasi domanda o a un insieme universale di leggi eprincipi. Possiamo fare riferimento, in questo senso, aquello che Roberto Unger chiama “la dittatura dell’assenzadi alternative”, insistendo sul fatto che ci sono sempre dellealternative.La diversità, posta al centro della democrazia del modusvivendi, può essere espressa attraverso le identità di gruppobasate su posizioni, esperienze e interessi condivisi – comela lingua, l’etnia, la religione, il genere, l’orientamentosessuale e la disabilità. Ma vi è diversità anche all’internodegli stessi gruppi: la femminilità e la mascolinità, peresempio, si trovano sia tra le donne che tra gli uomini.Ogni individuo ha molte, varie e complesse identità, “lui”e “lei” sono prodotti unici. La diversità, in breve, non èrelativa solo alle differenze tra i gruppi; si riferisce ancheall’alterità assoluta o alla singolarità di ciascun individuo.


Principio 6Diversità e scelta condizioni necessarie per la democrazia4Né tantomeno le differenze sono tutte fatte della stessaessenza e immutabili.Nuove identità possono essere costruite, per esempio, neiservizi per la prima infanzia e nelle scuole, in relazione conaltri servizi e attraverso l’incontro con la diversità. Questeistituzioni devono rispettare le identità esistenti, ma nonè loro compito riprodurle: in qualità di spazi pubblici eluoghi di incontro, devono offrire l’opportunità ai soggettidi costruire nuove identità e di generare e ri-generare lacomunità.Dunque, nel nostro pensiero, la democrazia riconosce,accoglie positivamente e sostiene tutte le forme di diversità,in quanto dipende da esse e include una pluralità di valori:rispetta l’alterità degli altri e la molteplicità di prospettive,senza cercare di rendere l’“altro” lo “stesso”.Anche la “scelta” ha un ruolo centrale e ben preciso nellanostra idea di democrazia. La parola è spesso usata oggicome se avesse solamente un significato: scelta individuale,in cui il singolo consumatore esprime le sue preferenzeall’interno del mercato. Ma questo termine ha anche un altrosignificato: scelta collettiva, dove i cittadini si riuniscono perdecidere circa il bene comune e cercano di effettuare dellescelte che mettano questo obiettivo in primo piano (azioneche potrebbe essere definita come un processo decisionalecollettivo o come esercizio democratico della scelta). Laparola “scelta”, dunque, si riferisce sia alla scelta individualesia a quella collettiva: entrambe sono importanti nel lorocontesto specifico. La scelta collettiva è essenziale perla sfera pubblica, per il bene comune e per una politicademocratica; infatti, probabilmente, la sfida che dobbiamoaffrontare oggi è estendere le opportunità dei cittadini dipoter compiere delle scelte collettive.La diversità e la scelta sono, dunque, condizioni importantiper la democrazia, così come, in un circolo virtuoso,il rispetto per la diversità e l’esercizio della scelta sonoimportanti per mantenerla.Quali sono le basi di questo principio?La democrazia, il rispetto per la diversità e la promozionedella scelta costituiscono i principi base delle politichedemocratiche sociali e liberali in Occidente. Piùspecificatamente, esiste una lunga tradizione che considera lademocrazia come un valore fondamentale dell’educazione,in Europa e nel mondo: essa è, per esempio, uno dei cinquetemi ricorrenti dell’educazione progressiva; è il principiofondamentale della “rivoluzione della scuola comunale”nell’Italia del dopoguerra, in luoghi come Bologna e ReggioEmilia; ed è stato un tema centrale nel pensiero pedagogicodi John Dewey. Dewey, infatti, sosteneva che «la democraziaha bisogno di rinascere in ogni generazione e l’educazioneè la sua levatrice» e che una trasformazione democraticadelle società richiede una trasformazione democraticadell’educazione:Dal momento in cui, in una democrazia, il processodecisionale non è più appannaggio di una élitearistocratica, le scuole devono diventare societàembrionali che forniscono a tutti gli alunni leopportunità di sviluppare le loro attitudini sociali,le competenze e la personalità, che consentonodi formulare e raggiungere i loro obiettivi comuniattraverso la condivisione dei problemi e degli interessicomuni. (Carr, Hartnett, 1996, p. 63)Anche i servizi per la prima infanzia dovrebbero esseredemocratici: analogamente alle scuole, anch’essi dovrebberoagire come se fossero “società embrionali”, luoghi in cui lademocrazia è un’esperienza di vita.In un momento come questo, in cui molti si interessano perla salute della democrazia, e, allo stesso tempo, ci troviamodi fronte «sfide in cui abbiamo bisogno di agire in modocollaborativo più che mai», sia le scuole che i servizi perla prima infanzia possono giocare un importante ruolo nelrinnovamento e nella diffusione della democrazia (Shah,Goss, 2007, p. 26).La democrazia del modus vivendi, inoltre, permette allenostre società di rispondere positivamente e in modocostruttivo alla crescente diversità e complessità, vedendoquesti due aspetti come una risorsa e non come unaminaccia. Ma troppo spesso oggi assistiamo a reazionirepressive differenti:Più ci sembra di conoscere la complessitàdell’apprendimento, le diverse strategie adoperatedai bambini e le molteplici teorie sulla conoscenza,più si cerca di imporre strategie di apprendimento eobiettivi curricolari che riducano la complessità e ledifferenze di apprendimento e conoscenza. Via via chele cose diventano sempre più complesse, tendiamoa privilegiare i processi di semplificazione e, diconseguenza, di controllo, ma tali strategie di riduzionechiudono le porte sia all’inclusione che alla giustiziache vorremmo ottenere. (Lenz Taguchi, 2010, p. 8)Qual è la posizione dell’UnioneEuropea?La democrazia, insieme ai diritti umani e allo stato didiritto, sono i “valori centrali” dell’Unione Europea (http://eeas.europa.eu/human_rights/index_it.htm). In varietateconcordia – “unità nella diversità” – è il motto ufficiale


Principio 6Diversità e scelta condizioni necessarie per la democrazia6di prospettive e di valori, per la riflessione e perl’argomentazione di alternative possibili, e hanno infinebisogno di ritrovare il desiderio di compiere scelte collettivetra quelle possibili.I governi che, a tutti i livelli, si impegnano per fare in modoche la democrazia, le scelte collettive e la diversità (in tuttala sua complessità) siano intesi come valori fondamentali,mirano anche a promuoverli e a sostenerli, non solo nei lorocomportamenti personali, ma anche all’interno dei serviziper la prima infanzia. Ciò inizia con la scelta collettiva diconnotare con un’immagine democratica i servizi stessi:per esempio, come istituzioni pubbliche e spazi condivisio come forum o luoghi di incontro tra cittadini giovani eadulti, in cui tutti coloro che partecipano possono riunirsiper condividere gli aspetti importanti della loro vita;oppure come laboratori collaborativi che, attraverso leloro potenzialità e risorse, propongono e mettono in attoprogetti di interesse e beneficio comune, includendo, comeapproccio fondamentale, la sperimentazione della praticademocratica.All’interno dei servizi, la democrazia, la scelta collettiva ela diversità possono trovare espressione ed essere messe inpratica da bambini e adulti, genitori e operatori attraversomolteplici modi, alcuni dei quali vengono di seguitoindicati.La gestione delle scelte. Questo concetto può variaredalle scelte che prendiamo a partire da piccoli problemidella vita quotidiana, fino ad arrivare a grandi questioni,come la progettazione del contesto (si veda, ad esempio,Clark, 2010) e le decisioni relative ai progetti (si veda, adesempio, Vecchi, 2010). All’interno degli organi di governoformale delle scuole, è più probabile che la partecipazionenei servizi per la prima infanzia e durante i primi anni discuola sia limitata solo agli adulti, e gradualmente si estendeincludendo anche la partecipazione dei bambini nei gradiscolastici più avanzati. Tuttavia, tutti i bambini possonoessere partecipatori attivi nei processi decisionali, così comedovrebbe essere per educatori e genitori, abbandonandol’idea ancora troppo diffusa che essi siano, come i bambini,soggetti passivi e privi di competenze.L’idea di apprendimento. Le teorie pedagogiche e lepratiche che presuppongono risultati predeterminati estandardizzati, qualunque metodologia venga utilizzata,non favoriscono la democrazia e la diversità. Per fortunaabbiamo attualmente a nostra disposizione nuove teoriee pratiche a cui attingere per favorire la democrazia ela diversità nel lavoro quotidiano. Esse intendono laconoscenza come un prodotto che si realizza attraversoprocessi di co-costruzione, e valorizzano prospettivediverse e risultati nuovi e inaspettati. Per esempio, glieducatori delle scuole pubbliche per bambini da unoa sei anni di Reggio Emilia parlano di una “pedagogiadell’ascolto”, secondo la quale i bambini sviluppano leconoscenze attraverso processi di costruzione, mettendoin discussione, ricostruendo teorie e relazionandosi congli altri. L’apprendimento, come evidenzia Rinaldi, nonavviene per mezzo della trasmissione e della riproduzione.Si tratta piuttosto di un processo di costruzione, in cui ogniindividuo si costruisce le ragioni, i “perché”, il significatodelle cose, la sua idea riguardo agli altri, la natura, glieventi, la realtà e la vita. Il processo di apprendimentoè sicuramente individuale, ma dato che le ragioni, lespiegazioni, le interpretazioni e i significati degli altri sonoindispensabili per la nostra costruzione della conoscenza, èanche un processo relazionale, un processo di costruzionesociale (Rinaldi, 2009).La valutazione. La valutazione può essere democraticaquando documentiamo le forme di partecipazione. Ladocumentazione deve essere sottoposta a interpretazione,riflessione condivisa e co-costruzione del significato, ingruppi che riconoscano e rispettino prospettive multiple edifferenti. Gli esperti hanno un ruolo in questo processo,ma non ritengono di avere una posizione privilegiata.Infatti non si sentono autorizzati a «mettere in discussionele conclusioni a cui si è giunti nell’intero gruppo e di porrefine ai dibattiti in corso»; al contrario riconoscono che laloro scienza «si basa sull’interpretazione ed è aperta a esseremessa in discussione in relazione ad altre interpretazionie ad altre ricerche [...] Nessuna voce, compresa quella delricercatore, può richiedere un’autorità finale» (Flyvbjerg,2005). Tale valutazione democratica e partecipativacoinvolge una vasta gamma di cittadini che si riunisconoper dare un significato al contesto, in relazione ai valorie agli obiettivi concordati. Questo approccio “fronetico”,o approccio di buon senso alla valutazione, rifiuta ipresupposti fondamentali, consolidando la metodologiadella “pratica basata sui fatti visibili”, delegando agli espertiil compito di assegnarne il significato.La critica delle teorie dominanti. La democrazia nellapratica quotidiana offre l’opportunità di contestare le teoriedominanti che cercano di modellare i nostri pensieri e lenostre azioni attraverso le loro pretese di verità universalee il loro rapporto con il potere. L’attività democraticafunziona formulando ipotesi di base e proponendo valorivisibili e contestabili. Yeatman (1994) si riferisce a questoconcetto con il termine “politica postmoderna” e offreesempi di una politica della differenza che disapprovi queigruppi che , in un argomento conteso, rivendicano unaposizione privilegiata di oggettività. Ma potremmo ampliareil nostro ragionamento citando aree tematiche alle quali è


Principio 6Diversità e scelta: condizioni necessarie per la democrazia7stata data una valenza politica, trasformandole in occasioniper promuovere la discussione e il dialogo democraticoe inclusivo: le politiche dell’infanzia, in particolare inrelazione al tema dell’immagine di bambino, all’ideadi benessere e a ciò che desideriamo per i nostri figli; lepolitiche relative all’educazione, in particolare in relazionea ciò che essa può e dovrebbe essere; le politiche di generenei servizi per la prima infanzia e in famiglia. Facer (2011) sispinge oltre, immaginando le scuole come se fossero luoghidove le comunità possono contestare i discorsi dominantisul futuro (in particolare l’idea che il solito è inevitabile),e luoghi in cui ci si può riunire per immaginare e costruireun futuro sostenibile:La scuola locale, dunque, ha bisogno di agire comeuna potente risorsa democratica e come uno spaziopubblico che permetta ai suoi studenti e alla comunitàdi contestare la visione del futuro che gli era statapresentata, e lavorare insieme attraverso gli spazidelle pratiche democratiche tradizionali ed emergenti,lottando per un futuro realizzabile per tutti. (Facer,2011, p. 15)L’apertura al cambiamento. È attraverso lo sviluppo diun approccio critico verso ciò che esiste e attraverso lamessa in discussione dei discorsi dominanti che un’attivitàdemocratica può emergere: immaginare utopie e usarleper provocare azioni utopiche. Facer, con la sua idea discuola come luogo in cui «lottare per un futuro realizzabileper tutti», fornisce un esempio di tale apertura per uncambiamento utopico (Facer, 2011). La sperimentazione –attraverso diversi paradigmi, teorie e pratiche – può giocareun importante ruolo in questo processo, realizzando lepotenzialità della diversità e lavorando con nuove idee,conoscenze e relazioni. Il brasiliano Roberto Unger, filosofosociale, sostiene l’idea della “sperimentazione democratica”,ovvero che la sperimentazione deve essere imbevuta didemocrazia:L’offerta di servizi pubblici deve essere una praticacollettiva innovativa, migliorando continuamentela qualità dei servizi stessi. Questo non può piùavvenire nella nostra attuale idea di efficienza eproduzione, tramite la trasmissione meccanica delleinnovazioni dall’alto. Può avvenire solo attraversol’organizzazione di una pratica collettiva sperimentaleche parta dal basso [...] La democrazia non è solo unterreno in più per l’innovazione istituzionale che iosostengo. È il terreno più importante. (Unger, 2005a,pp. 179, 182)Per Unger, la sperimentazione è un elemento essenziale diciò che definisce “democrazia ad alta energia”, che dovrebbeincludere «opportunità vaste ed estese di sperimentare,in particolari parti del territorio o settori dell’economia,modi differenti di fare le cose» (Unger, 2005b, p. 78).Governo e servizi per la prima infanzia possono lavorareinsieme se il primo vede il proprio mandato democraticocome promozione dello sperimentalismo democratico nelsecondo, ritenendo (come dice il Principio 6) che i servizi«dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti a esplorare esperimentare attraverso diversi paradigmi, teorie e pratiche,mettendo in discussione i discorsi dominanti e creandonuove idee e modalità di lavoro».Tutte le forme di democrazia – dalla democrazia politicaformale alle relazioni democratiche tra gruppi di bambini– sono importanti: non è un caso di “o/o” ma di “e... e... e”.Infine, i differenti livelli e e le diverse forme di democraziasono sia interconnessi sia indipendenti. Una democraziasana ha bisogno di essere sana in tutte le sue parti: lademocrazia della vita quotidiana deve sostenere una sanademocrazia formale, e viceversa, un governo democraticodeve sostenere quotidianamente la democrazia, siaall’interno dei nidi e delle scuole dell’infanzia sia nellescuole primarie.Alcune esperienze di diversità, sceltae democraziaIL CURRICULUM DEI SERVIZI PRESCOLASTICISVEDESI: IL GOVERNO PROMUOVE UNA INIZIATIVASULLA DEMOCRAZIA«La democrazia costituisce le fondamenta dei serviziprescolastici. Per questa ragione, tutte le attivitàprescolastiche devono essere effettuate in accordo coni valori democratici fondamentali». Questo impegnonazionale a favore della democrazia non si limita solo allaSvezia. Wagner (2006) sostiene che il tema della democraziaè centrale nella concezione nordica di un’infanzia felice: «Idocumenti politici ufficiali e le linee guida contenute neicurricula dei Paesi nordici ripongono molta fiducia nellescuole dell’infanzia e primarie come luoghi in cui applicarei principi democratici e nei quali i bambini possono essereprotagonisti attivi».REGGIO EMILIA: UNA COMUNITÀ EDUCATIVA CONUN PROGETTO DEMOCRATICOI servizi per la prima infanzia di questa città italiana,famosi in tutto il mondo, sono fondati sulla democraziapartecipativa, e continuano a praticarla come un valore


Principio 6Diversità e scelta: condizioni necessarie per la democrazia9posto?”) e, nello specifico, per consentire la partecipazionedei bambini nella progettazione di nuovi edifici e spaziall’aperto (Clark, 2010). Tale proposta utilizza una seriedi strumenti verbali e visivi (telecamere, escursioni, cartegeografiche, osservazione, discussioni tra i bambini) al finedi creare una documentazione insieme ai bambini: questimetodi includono l’osservazione, le interviste tra i bambini,le fotografie (scattate dai bambini stessi), escursioni e lacreazione di mappe. La documentazione ottenuta in questomodo è soggetta a revisione, riflessione e discussione tra ibambini e tra gli adulti; è un processo di interpretazione edi costruzione di significati. L’approccio “Mosaico” si fondasu un’immagine di “bambino ricco”: esperto nella propriavita, abile comunicatore, protagonista attivo e produttoredi significati.DOCUMENTAZIONE PEDAGOGICA:DIALOGARE “TUTTO FRA TUTTI”Nella documentazione pedagogica sono resi visibili edespliciti i processi di apprendimento e la pratica quotidiana.La visibilità può essere raggiunta in molti modi: attraversole note scritte o l’osservazione del lavoro dei bambini, videoo fotografie, conversazioni registrate, disegni e creazionidei bambini... le possibilità sono quasi infinite. Tuttiquesti materiali sono oggetto di discussione, riflessione,interpretazione e, se necessario, di valutazione democraticae di processi decisionali. Dunque, le caratteristiche chiavedella documentazione pedagogica sono la visibilità, leprospettive multiple, il dialogo e la co-costruzione disignificati (per approfondimenti sulla documentazionepedagogica, si consulti Dahlberg, Moss, Pence, 2007;Rinaldi, 2009). Nata originariamente nei servizi per la primainfanzia del nord Italia, in particolare nella città di ReggioEmilia, la documentazione pedagogica è stata ripresa daallora in molti Paesi, sia in Europa che nel mondo.La documentazione pedagogica ha un ruolo centrale neiservizi per la prima infanzia per intervenire su molti aspetti:la progettazione del lavoro educativo; la valutazione intesacome processo di costruzione di significati; lo sviluppoprofessionale; la ricerca condotta da bambini e adulti; lagaranzia che tutto ciò che nasce dalla valutazione, dallaricerca e dallo sviluppo professionale può essere condivisocome bene comune. Trasversale a tutti questi usi particolari,la documentazione pedagogica è anche uno strumento pergarantire una pratica democratica nei servizi per la primainfanzia.Loris Malaguzzi, uno dei più grandi studiosi di pedagogiadell’ultimo secolo e primo direttore dei servizi per la primainfanzia di Reggio Emilia, ha considerato la documentazionecome strumento democratico. Alfredo Hoyuelos, autore diuna biografia di Loris Malaguzzi, scrive a questo proposito:Dietro questa pratica troviamo [...] lo sfondo ideologicoed etico del concetto di educazione e di scuolatrasparente [...] Emerge inoltre la riflessione politica,[ossia] che ciò che la scuola fa deve avere una visibilitàpubblica [...] La documentazione, in tutte le sue diverseforme, rappresenta inoltre uno straordinario strumentodi dialogo, di scambio, di confronto. Per Malaguzzi,documentare significa avere la possibilità di discutere edi dialogare “tutto fra tutti” (bambini, educatori, ausiliari,famiglie, amministrazione e cittadini). [...] Il confrontoattraverso la documentazione, infatti, presuppone ilpoter discutere su questioni reali, non solo su teorie oparole, sulle quali, ingenuamente, è possibile trovareun facile accordo. (Hoyuelos, 2004, p. 7)Carlina Rinaldi, che ha proseguito il lavoro di Malaguzzi inqualità di direttrice dei servizi di Reggio Emilia, similmenteparla di documentazione come pratica democratica,sostenendo che condividere la documentazione significaprendere parte a un autentico atto di democrazia,appggiando la cultura e la visibilità dell’infanzia, siaall’interno che all’esterno della scuola: la partecipazionedemocratica, o “democrazia partecipativa”, è un prodottodello scambio e della visibilità (Rinaldi, 2009).“BABOES”: UN LUOGO DI INCONTRO A BRUXELLESL’idea principale di “Baboes” è creare uno spazio d’incontroper genitori e figli dove possano semplicemente “entrare euscire con disinvoltura” e incontrarsi in modo informale.I bambini hanno la possibilità di entrare in contatto conaltri bambini e hanno possibilità di gioco sicure. I genitori,invece, possono parlare tra loro davanti a una tazza dicaffè e condividere esperienze con altri genitori e altrefigure familiari. “Baboes” è aperto a tutti i genitori e offreoccasioni per incontrare persone provenienti da culture econtesti differenti. Non provvede solamente al supporto peri genitori e allo sviluppo dei bambini, ma è anche utile percreare più connessioni all’interno del quartiere, generandocoesione sociale. Un principio guida fondamentale peril lavoro del centro è il “dialogo libero”: non esiste unprogramma impostato, nessun elenco di temi da discutere.I genitori stessi decidono se desiderano confrontarsi e, intal caso, su quale argomento, e possono ricevere indicazionidal personale qualora lo vogliano. Non c’è un ordine delgiorno impostato e non ci si rivolge a un certo gruppo digenitori o a problemi specifici. “Baboes” opera in spazitra la sfera pubblica e la sfera privata e svolge funzionidiverse: sostiene i genitori, stimola lo sviluppo dei bambini,favorisce la costruzione della comunità. Questo spazio diincontro dimostra che i bambini possono essere l’elementodi connessione tra i genitori.


Principio 6Diversità e scelta condizioni necessarie per la democrazia10CENTRO PER BAMBINI DI SHEFFIELD: LA DIVERSITÀÈ “LA REGOLA, NON L’ECCEZIONE”Nato in una città del nord dell’Inghilterra nei primi anniOttanta come iniziativa della comunità locale, il centrosi è sviluppato per offrire una vasta gamma di servizi percentinaia di bambini e ragazzi, a partire dall’età infantilefino ai diciotto anni di età, e alle loro famiglie, in un’areainterna della città caratterizzata da situazioni di svantaggioeconomico. Il centro, gestito nella forma di una cooperativa,fornisce numerosi servizi di base, tra cui l’educazione e lacura della prima infanzia, servizi per il tempo libero, attivitàdi gioco per i bambini in età scolare. Inoltre, altri servizisono riservati alle famiglie, molte delle quali appartengonoa minoranze etniche: servizi di tipo sanitario; corsi dilingua; uno spazio di incontro nel quale i bambini chesono stati alontanati dai genitori hanno l’opportunità diincontrarli; sostegno ai bambini malati terminali e alleloro famiglie; opportunità di formazione per gli adulti; unservizio di assistenza legale e di difesa dei diritti e molti altriservizi ancora. Oltre ai servizi più strutturati, gli operatoridel centro offrono un importante sostegno “camminandoa fianco” delle famiglie in difficoltà, come documenta laseguente descrizione fornita da una famiglia:Sono venuta al centro per richiedere aiuto poiché erovittima di violenza domestica. Il centro ci ha offerto unrifugio, e tornai a casa a prendere le nostre cose. Dopoquesto avvenimento, mio marito ha lasciato il Paesee gli operatori del centro ci hanno trovato una casa aSheffield, aiutandoci ad arredarla. Hanno offerto unposto al nido e a scuola ai miei figli, e un posto a me inun corso per accedere al college. I miei bambini vannoal gruppo di sostegno sulla violenza. Tutti sanno che èil posto dove andare per chiedere aiuto. Non rifiutanomai nessuno. Il centro ci ha garantito la sicurezza perle nostre vite e ci ha aiutato a superare la violenza che,altrimenti, ci avrebbe ucciso. Nella nostra comunitànon c’è via di scampo e le donne devono stare con iloro mariti. Il centro ci ha dato la possibilità di seguireun percorso diverso per scappare da questa situazionee gli operatori del centro culturale hanno dato ilbenestare alla nostra comunità. (Broadhead, Meleady,Delgado, 2008, pp. 36,37)Alla base di questo lavoro c’è un forte impegno a favoredei diritti dei bambini, delle pari opportunità e dellademocrazia. Inoltre questa esperienza dedica una rilevanteattenzione ai temi della diversità: qui il genere dellaforza lavoro è inusualmente misto, con un numero quasipari di uomini e di donne; tuttavia, la diversità riguardaanche molte altre dimensioni, quali l’etnia, il linguaggio,l’orientamento sessuale, l’età e la disabilità (si veda, a questoproposito, Bambini in Europa, 2002). Tutti questi valoriconsentono al centro di promuovere continuamente il suooriginale approccio cooperativo.[L’identità del centro] rispecchia il desiderio dellagente comune di influenzare un cambiamento socialebasato sulle esigenze locali. Il centro è nato perchéla gente del luogo ha espresso preoccupazione perl’inadeguatezza culturale dell’offerta di servizi pubblicied è cresciuto perché il suo obiettivo era di riflettere ladiversità in tutte le sue pratiche. Questa aspirazione èstata la sua forza e la sua più grande sfida, e individuanel centro, come descrivono Dahlberg e Moss (2005, p.171) «un posto per la pratica democratica e per la politicaminore». (Broadhead, Meleady, Delgado, 2008, p. 3)Prossime tappeL’IMPEGNO POLITICOL’Unione Europea e gli Stati membri dovrebbero riconoscere,valorizzare e sostenere attivamente la democrazia comevalore fondamentale, e l’importanza delle diverse tradizioni,prospettive e pratiche nell’educazione e nella cura della primainfanzia. Le linee guida e i documenti ufficiali dovrebberoaffrontare questioni politiche, adottare un pensierocritico, riconoscere l’esistenza di alternative e continuare aconsiderare l’educazione e la cura della prima infanzia comeun’area di lavoro essenziale, a cui gli esperti devono saperdare risposte adeguate. Rispettare e affrontare la diversitàrichiede di sapersi allontanare da una pedagogia dellastandardizzazione e dalla tecnologia della normalizzazione.I documenti guida dovrebbero trattare esplicitamenti certitemi (come ad esempio: i costrutti sociali, l’immagine delbambino e degli educatori, la nostra idea sui centri per laprima infanzia...), scegliendo modelli e immagini a sostegnodella democrazia che favoriscano il lavoro a contatto con ladiversità.SPERIMENTAZIONE DEMOCRATICAL’Unione Europea e gli Stati membri dovrebberosostenere attivamente la sperimentazione democratica el’innovazione nell’ambito dell’educazione e della cura dellaprima infanzia, includendo un lavoro educativo con nuoveprospettive teoriche, lo sviluppo di pratiche democratichenell’apprendimento e nella valutazione e tutti gli approcciche accolgono e lavorano con la diversità.


Principio 6Diversità e scelta: condizioni necessarie per la democrazia11ACCESSOL’Unione Europea e gli Stati membri dovrebberopromuovere un accesso universale all’educazione e lacura della prima infanzia (Principio 1) come diritto dellacittadinanza. Per fare in modo che l’accesso universale siauna realtà significativa, i servizi dovrebbero essere sensibiliverso i bisogni di tutti i bambini e di tutte le famiglie(come dire, “la diversità è la regola”). Questo obiettivoè irraggiungibile se si impone l’obbligo di frequenza. Cisaranno alti livelli di partecipazione solo rendendo i serviziaccoglienti e attenti alle esigenze dei bambini e degli adultiche li frequentano.CURRICULAL’unione Europea e gli Stati membri dovrebbero svilupparecurricula capaci di sostenere la democrazia e la diversità.Per prima cosa, i curricula dovrebbero riconoscereesplicitamente la democrazia e la diversità come valorifondamentali. Un curriculum per un’educazione dellaprima infanzia democratica e orientata verso la comunitàdeve, inoltre, includere un ampio spazio per le suggestionie la progettazione locale, ovvero quello che la RoyalSociety of Arts di Londra ha definito “Curriculum basatosul territorio” (Area Based Curriculum), che utilizza «ilterritorio locale per illustrare il contenuto del curriculume usa gli attori locali (compresi i giovani), per progettareinsieme il curriculum [...] Sostenendo scuole, gruppi eorganizzazioni come partner sociali per progettare aspettidel curriculum, utilizzando il territorio locale come unarisorsa» (Thomas, 2011, p. 298).Ad esempio, nelle scuole comunali della città brasilianadi Porto Alegre è stata attuata una trasformazionedel curriculum: «Una parte cruciale del progetto è larealizzazione di una “democrazia di spessore”, dove il puntodi partenza per la costruzione della conoscenza curricolareè la cultura delle comunità stesse, non solo in termini dicontenuti ma anche in termini di prospettive» (Gandin,Apple, 2012).FORZA LAVOROL’Unione Europea e gli Stati Membri dovrebbero impegnarsiper offrire una formazione di base e continua agli operatoriche lavorano per la prima infanzia, che li introduca allademocrazia come un valore e una pratica fondamentali, eall’importanza e alle potenzialità della diversità (di persone,di paradigmi, di teorie e conoscenze).La forza lavoro per la prima infanzia dovrebbe, per quantopossibile, riflettere la diversità della popolazione accoltanei servizi, pur sottolineando la singolarità dei membridel gruppo e la complessità delle identità individuali. Peresempio, bisognerebbe porsi un obiettivo a breve termine,secondo il quale il 20% dei lavoratori dovrebbe essere digenere maschile, con lo scopo di arrivare al 40% entro il2020. Quando parliamo di genere maschile, ovviamente,non ci riferiamo a un modello stigmatizzato di ruolomaschile, che rischierebbe invece di negare le differenzepresenti in tale universo.RICERCA E VALUTAZIONEL’Unione Europea e gli Stati membri dovrebbero sostenerela ricerca per ottenere una migliore comprensione di comegenerare un’educazione della prima infanzia basata sullademocrazia intesa come valore importante, con la capacitàdi fare scelte collettive e adottando la diversità in tutti gliaspetti del lavoro educativo. Un importante contributo inquesto tipo di ricerca è l’identificazione e l’analisi di studidi caso critici – ovvero dei Paesi, delle comunità e dei serviziche hanno cercato di lavorare con la democrazia e con ladiversità. Sono necessari metodi per valutare sistemi e servizipromotori di democrazia e di diversità, che incorporanoquesti stessi valori nel modo stesso in cui operano.Peter Moss, professore emerito,Thomas Coram Research Unit Institute of EducationUniversity of London, UKTraduzione dall’inglese di Emanuela IzzoBibliografiaBambini in Europa (2002), Differenza e differenze, II, 1marzo.Bambini in Europa (2004), Camminando sui fili di seta. INidi e le Scuole dell’infanzia Comunali di Reggio Emilia, IV,1, febbraio.Biesta G. (2007), “Education and the democratic person:towards a political unders tanding of democratic education”,in Teachers College Record, 109, 3, pp. 740-769.Biesta G. (2010), Good education in an age of measurement.Ethics, politics, democracy, Paradigm Publishers, Boulder(CO).Broadhead P., Meleady C., Delgado M.A. (2008), Children,families and communities. Creating and sustaining integratedservices, Open University Press, Maidenhead.Cagliari P., Barozzi A., Giudici C. (2004), “Pensieri, teorie,esperienze per un progetto educativo partecipato”, inBambini in Europa, IV, 1, febbraio, pp. 28-30.


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