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Documento preliminare - Provincia di Bergamo

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Il presente documento è stato completato nell’ottobre 2008a cura <strong>di</strong>:Alberto Castol<strong>di</strong> – Juanita Schiavini (Responsabili del progetto)Renato Ferlinghetti (Direzione Scientifica, quadro analitico territoriale, ecologia delpaesaggio e bio<strong>di</strong>versità)Arturo Arzuffi, Giovanni Giovine, Eugenio Marchesi, Simonetta Nibbi, Vera Persico (Quadroanalitico territoriale, ecologia del paesaggio e bio<strong>di</strong>versità)Fulvio Adobati (Quadro normativo e pianificatorio)Andrea Azzini (Quadro normativo e pianificatorio, sistema informativo territoriale)Il Coor<strong>di</strong>namento del Piano <strong>di</strong> Settore è a cura del:Settore Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Gran<strong>di</strong> Infrastrutture della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><strong>Bergamo</strong>Giuseppe EpinatiSara PaceCarlo LavelliCon la collaborazione <strong>di</strong>:Anna Nicotera


INDICEIntroduzione .............................................................................................................................. 11 - Finalità del Piano <strong>di</strong> Settore della rete ecologica della provincia <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>................ 32 - Inquadramento normativo................................................................................................... 63 - Quadro teorico <strong>di</strong> riferimento............................................................................................ 253.1 - Reti ecologiche: una trama <strong>di</strong> significati in continua evoluzione........................... 253.2 - Reti ecologiche: percorsi primari verso la sostenibilità territoriale ....................... 344 - Quadro conoscitivo dei territori della provincia.............................................................. 424.1 - La struttura ecologico-ambientale ............................................................................ 434.2 - L’armatura storico-paesaggistica .............................................................................. 63Riferimenti bibliografici........................................................................................................... 72


INTRODUZIONEIl concetto <strong>di</strong> sviluppo sostenibile ha avviato un fecondo <strong>di</strong>battito tra politici, ecologi,economisti, filosofi, geografi, pianificatori, finalizzato a definire quali garanzie unmodello <strong>di</strong> sviluppo debba preservare per essere definito sostenibile.Dal punto <strong>di</strong> vista ecologico un modello <strong>di</strong> sviluppo sostenibile deve garantire:• la conservazione dell’habitat, cioè dello spazio in cui si sviluppano le comunitàbiologiche;• la tutela del numero <strong>di</strong> specie (<strong>di</strong>versità biologica) esistente sul pianeta;• la tutela della resilienza, cioè della capacità dell’ecosistema <strong>di</strong> continuare aevolversi nello steso modo pur in presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi provenienti dalle comunitàumane.L’opzione dello sviluppo sostenibile ha raccolto un vasto consenso e numeroseistituzioni a carattere globale, regionale e locale, dall’ONU, all’Unione Europea, allaRegione Lombar<strong>di</strong>a hanno impartito in<strong>di</strong>rizzi e <strong>di</strong>rettive finalizzate al perseguimentodello sviluppo sostenibile.A tale quadro culturale si è richiamato anche il PTCP della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> che si èposto come “Piano dello sviluppo sostenibile” assumendo come obiettivo fondamentale“La compatibilità tra i sistemi ambientale, naturale e antropico da perseguire attraversola salvaguar<strong>di</strong>a, la tutela e la valorizzazione <strong>di</strong> tutte le componenti della naturalità edell’ambiente che devono essere promosse in armonia con le necessarie trasformazionidel territorio, in funzione delle necessità <strong>di</strong> sviluppo e progresso delle attività, conattenzione alle trasformazioni del paesaggio e alla corretta gestione delle risorse”(P.T.C.P. della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>, Relazione Generale pp. 10-11).Lo stato della bio<strong>di</strong>versità negli spazi a elevata densità antropica delle società avanzate ècritica e caratterizzata da un sensibile depauperamento del patrimonio naturale, come<strong>di</strong>mostrano in ambito lombardo i recenti stu<strong>di</strong> su alcuni capoluoghi lombar<strong>di</strong> (PavanArci<strong>di</strong>acono et. al., 1990; Banfi e Galasso, 1998; Bonali, 2000).Appare pertanto improcrastinabile la salvaguar<strong>di</strong>a della <strong>di</strong>versità biologica nelle areeurbanizzate me<strong>di</strong>ante la conservazione delle residue aree naturali e seminaturali e deipaesaggi agricoli tra<strong>di</strong>zionali caratterizzati da un’elevata varietà <strong>di</strong> forme viventi.La Regione Lombar<strong>di</strong>a a partire dagli anni Settanta ha attuato una serie <strong>di</strong> oculate sceltein materia <strong>di</strong> protezione dell’ambiente che hanno determinato il suo primato tra leregioni afferenti alla pianura Padano-Veneta sia per numero <strong>di</strong> aree che per superficieprotetta (Cencini e Menegatti, 1997).Le aree protette istituite dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a si articolano in numerose tipologie(parco naturale, parco regionale, riserva naturale, monumento naturale, area <strong>di</strong>particolare interesse naturale e ambientale, parco locale d’interesse sovracomunale) sicollocano preferibilmente nei territori interessati da intense <strong>di</strong>namiche territoriali: altapianura, aree metropolitane, ambiti degli sbocchi vallivi e fasce collinari esterne.Le aree protette <strong>di</strong> maggior estensione istituite nell’ambito lombardo non sonocaratterizzate da un’impostazione strettamente protezionistica, ma tendono a favorireun nuovo rapporto tra attività umane e contesto ambientale. (Songia, 1996)1


Recenti stu<strong>di</strong> relativi alla salvaguar<strong>di</strong>a della bio<strong>di</strong>versità hanno evidenziato i limiti dellepolitiche <strong>di</strong> protezione basate esclusivamente sulle aree protette.L’isolamento <strong>di</strong> tali aree pone a grave rischio il mantenimento del patrimonio biologicoin esse presenti perché soggetto a pericolo <strong>di</strong> estinzione per l’elevata consanguineità eper le epidemie. Nel contempo il “deserto” rappresentato dalle contigue zone adagricoltura intensiva o densamente urbanizzate costituisce una barriera insormontabileai movimenti naturali <strong>di</strong> migrazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione.Ai fini della sostenibilità ed in particolare per garantire l’integrità biologica è necessariogiungere alla messa in rete delle zone protette me<strong>di</strong>ante corridoi ecologici in modod’assicurare gli in<strong>di</strong>spensabili scambi genetici tra gli organismi viventi nelle <strong>di</strong>versearee.I corridoi possono avere caratteri e <strong>di</strong>mensioni variabili in funzione delle interazioni dasalvaguardare e della scala considerata: dalle gran<strong>di</strong> catene montuose e dal sistemaidrografico principale fino ai corpi idrici minori, alle siepi e ai filari che costituiscono lapiù minuta trama dei paesaggi agrari.Nella prospettiva della sostenibilità nelle aree e<strong>di</strong>ficate si deve abbandonare laconcezione del verde urbano inteso come residuato naturale o come arredo urbano, esso<strong>di</strong>viene invece elemento qualificante nel senso che dalle aree ver<strong>di</strong> naturali eseminaturali, dai corridoi <strong>di</strong> continuità eco-biologica da esse generati, la risorsa natura si<strong>di</strong>ffonde nello spazio antropizzato in modo da superare le rigide zonizzazioni dellospazio urbano del passato e perseguire il concetto chiave <strong>di</strong> «separare quandonecessario, integrare ovunque possibile» (Gambino, 1996). Al fine anche <strong>di</strong> creare unaciviltà capace <strong>di</strong> futuro che sappia riutilizzare, risignificare e attualizzare, il patrimonio<strong>di</strong> risorse naturali e culturali consegnatoci dal passato.Le reti ecologiche <strong>di</strong> livello superiore (nazionale, regionale, provinciale) si devonoraccordare a quelle locali ed in particolare a quelle urbane.Nel contesto urbano i no<strong>di</strong> e le connessioni delle reti <strong>di</strong> naturalità possono esserecostituite dalle residue aree a carattere seminaturale, da neo-ecosistemi e da alcunielementi, che gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ecologia urbana hanno messo in evidenza, quali serbatoi <strong>di</strong>varietà biologica: i parchi storici, le aree archeologiche e soprattutto la rete idrograficanaturale e artificiale.I filari <strong>di</strong> alberi, le siepi, le “boschine”, i magre<strong>di</strong>, le pozze, le aree umide e le rogge, ifontanili, oggi non possono più essere considerati parcelle isolate, in<strong>di</strong>pendenti o relitte<strong>di</strong> paesaggi pregressi e/o perduti. Nell’ambito delle nuove sensibilità e conoscenze, talipresenze costituiscono le unità elementari e primarie della rete ecologica locale,suscettibile d’integrazioni, sostituzioni o variazioni, ma non eliminabili.2


CAPITOLO 1FINALITÀ DEL PIANO DI SETTORE DELLA RETEECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI BERGAMOIl Piano <strong>di</strong> Settore della rete ecologica della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> assume come obiettivola realizzazione <strong>di</strong> un sistema integrato <strong>di</strong> conservazione e valorizzazione delle risorsenaturali e culturali e l’arricchimento dell’attenzione alla rigenerazione ambientale epaesistica nelle aree <strong>di</strong> maggior criticità (alta pianura, sbocchi vallivi, area urbana <strong>di</strong><strong>Bergamo</strong>) nei processi <strong>di</strong> sviluppo locale, al fine <strong>di</strong> dotare il territorio bergamasco <strong>di</strong> unvalido quadro infrastrutturale ambientale che sappia conciliare sviluppo economico,equilibrio ecologico e valorizzazione dell’armatura storico-paesistica provinciale.Il processo <strong>di</strong> formazione del Piano <strong>di</strong> Settore si articola: (i) in una fase <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong>un Quadro conoscitivo schematico, funzionale a mettere in luce l’attuale assetto dellerelazioni ecosistemiche territoriali, le situazioni critiche (per tipo territoriale) e lepotenzialità <strong>di</strong> sviluppo; (ii) nella definizione dello Schema generale <strong>di</strong> Piano, a partiredallo Schema assunto in sede <strong>di</strong> approvazione del PTCP; (iii) nell’affinamento delloschema generale <strong>di</strong> Piano attraverso la definizione degli elementi strutturali <strong>di</strong>adeguata funzionalità ecosistemica e paesaggistica e degli elementi oggetto <strong>di</strong>interventi <strong>di</strong> rafforzamento e/o costruzione; (iv) nella definizione <strong>di</strong> norme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzoper gli strumenti <strong>di</strong> pianificazione territoriale; (v) nella produzione <strong>di</strong> Linee guida per lapianificazione comunale; (vi) in una Rassegna <strong>di</strong> buone pratiche per la realizzazionedegli elementi strutturali della rete ecologica a valenza paesistica.Gli obiettivi e le politiche alle quali il Piano <strong>di</strong> Settore tende sono:• la conservazione e l’incremento della bio<strong>di</strong>versità;• la tutela e la valorizzazione delle aree <strong>di</strong> pregio ambientale e naturalistico;• la ricucitura/deframmentazione dell’ecomosaico territoriale;• il riequilibrio ecologico e l’aumento della capacità <strong>di</strong> autodepurazione delterritorio, anche attraverso il recupero <strong>di</strong> aree degradate, entro la prospettiva <strong>di</strong>rete ecologica interscalare (interprovinciale, provinciale, intercomunale d’area,comunale);• l’identificazione <strong>di</strong> elementi territoriali con potenzialità <strong>di</strong> matrici <strong>di</strong>valorizzazione territoriale in chiave paesistico-ambientale, anche entro unaprospettiva <strong>di</strong> rafforzamento dell’identità locale;• il potenziamento e l’integrazione territoriale delle opportunità culturali e <strong>di</strong>fruizione ricreativa.3


In particolare lo schema generale <strong>di</strong> definizione degli elementi della rete ecologica saràsviluppato a partire dagli elementi costitutivi già identificati nella tav. E 5.5 del PTCPvigente.Il percorso <strong>di</strong> lavoro si sviluppa nell’affinamenti della lettura analitico-descrittiva einterpretativa operato in sede <strong>di</strong> elaborazione del vigente PTCP, dalla quale <strong>di</strong>scenderàuna definizione dello schema <strong>di</strong> rete gerarchizzato.L’approfon<strong>di</strong>mento analitico e interpretativo verrà restituito schematicamente con leseguenti rappresentazioni cartografiche:Carta <strong>preliminare</strong> della componente strutturale-funzionale dello schema <strong>di</strong> reteecologica.Tale rappresentazione restituirà i contenuti strutturanti una rete ecologica a valenzapaesistica:a) gli elementi dell’armatura storico-paesaggistica a sostegno della rete:- manufatti <strong>di</strong> valore storico-paesistico, che rappresentano i segni principali <strong>di</strong>identità paesistica;- elementi <strong>di</strong> morfologia territoriale (terrazzi, scarpate, …);- i principali elementi <strong>di</strong> organizzazione territoriale considerati <strong>di</strong> valore paesistico,quali i tracciati storici, il reticolo idrografico artificiale, gli assi della centuriazioneromana;Tale sezione conterrà il riconoscimento <strong>di</strong> siti, tracciati e manufatti riconducibili alperiodo storico preistorico e protostorico, al periodo Romano e al periodo Me<strong>di</strong>evale.b) gli elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno della struttura territoriale della rete ecologica:- aree strutturanti <strong>di</strong> elevato valore naturalistico, quali sistemi montuosi e collinarie ambienti fluviali;- fasce territoriali e zone <strong>di</strong> potenziamento e riconnessione della rete dei corridoiecologici;- fasce territoriali che, connettendo ambienti <strong>di</strong> rilievo nel <strong>di</strong>segno territoriali,presentano opportunità <strong>di</strong> consolidamento della struttura naturalistica;Tale sezione conterrà il riconoscimento:- <strong>di</strong> aree protette (i Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e le Zone <strong>di</strong> ProtezioneSpeciale (ZPS) - <strong>di</strong>rettiva comunitaria Habitat 92/43/CEE -; i parchi regionali, iParchi Locali <strong>di</strong> Interesse Sovracomunale istituiti e in corso <strong>di</strong> formazione);- <strong>di</strong> presenze <strong>di</strong> rilevante valore naturalistico e paesistico per la pianurabergamasca (fontanili e risorgive; il reticolo dei corsi d’acqua superificiali)- <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> progettualità territoriale del PTCP strettamente connessa allefinalità della rete ecologica a valenza paesistica (gli ambiti <strong>di</strong> valorizzazione,riqualificazione e/o progettazione paesistica).c) gli elementi <strong>di</strong> criticità nella struttura territoriale riconosciuta della rete ecologica:- fasce <strong>di</strong> contatto tra elementi strutturali della rete e aree a forte criticità, nei qualiè opportuna la me<strong>di</strong>azione tra il sistema inse<strong>di</strong>ativo e le strutture ambientali;4


- aree collinari e montane a inse<strong>di</strong>amento sparso, dove la continuità ecosistemicaincontra momenti <strong>di</strong> debolezza e criticità;- fronti <strong>di</strong> interferenza determinati dalle infrastrutture <strong>di</strong> comunicazione ai varchi ealle connessioni della rete;- i corsi d’acqua che presentano elementi <strong>di</strong> criticità e che necessitano <strong>di</strong> interventi<strong>di</strong> recupero e riqualificazione ambientale e paesistica.La tavola <strong>di</strong> Schema generale <strong>di</strong> PianoTale rappresentazione rappresenterà l’evoluzione della tavola E 5.5 del PTCP e siarticolerà con riferimento al seguente schema <strong>di</strong> rete:- struttura naturalistica primaria, costituita dalle aree <strong>di</strong> elevato valore naturalisticoin ambito montano nelle quali si evidenzieranno le fasce <strong>di</strong> contatto con le aree aforte criticità ambientale, come ambiti privilegiati per politiche <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a erafforzamento dell’integrazione funzionale;- no<strong>di</strong> e corridoi <strong>di</strong> livello regionale, che rappresentano unitamente alla strutturanaturalistica primaria il <strong>di</strong>segno forte <strong>di</strong> livello regionale. Appartengono al livelloregionale i Parchi Regionali e i siti <strong>di</strong> Rete Natura 2000 (SIC e ZPS);- no<strong>di</strong> e corridoi <strong>di</strong> primo livello provinciale, che contengono: fasce riconosciutecome corridoi ecologici primari e secondari; aree in ambito montano caratterizzatida limitata interferenza generata dai sistemi inse<strong>di</strong>ativi (sovente a caratteresparso).- no<strong>di</strong> e corridoi <strong>di</strong> secondo livello provinciale, costituite da fasce territoriali entrocui costruire corridoi ecologici con funzione <strong>di</strong> riconnessione dei corridoiecologici riconosciuti; a tali fasce si aggiungeranno gli ambiti lineari <strong>di</strong>inserimento ambientale delle infrastrutture della mobilità (identificati nel PTCP),conferendo a tali ambiti lineari una funzione <strong>di</strong> mitigazione dell’impatto generatodall’infrastruttura e dal suo uso, e insieme la potenzialità <strong>di</strong> ricucitura alla scalaterritoriale dei sistemi ambientali intercettati.Il Piano <strong>di</strong> Settore della rete ecologica provinciale, data la natura dello strumentodefinita dalla cornice normativa regionale (con particolare riferimento alla L.R. 12/2005 eal progetto <strong>di</strong> rete ecologica regionale), rappresenterà uno strumento <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong>in<strong>di</strong>rizzi e politiche territoriali entro le quali coerenziare le politiche urbanistiche eterritoriali locali. I contenuti previsionali dello strumento sono, evidentemente, orientatial rafforzamento e alla integrazione del quadro naturalistico, ambientale e paesistico delterritorio provinciale (anche in connessione con le previsioni dei piani delle provincecontermini).È pertanto immaginabile che, nell’ambito della definizione delle Linee guida per lapianificazione comunale, potranno essere eventualmente proposte anche azioni <strong>di</strong>rafforzamento delle in<strong>di</strong>cazioni già date sui Siti <strong>di</strong> Importanza Comunitaria (SIC) e sulleZone <strong>di</strong> Protezione Speciale (ZPS) nello stu<strong>di</strong>o per la Valutazione d’Incidenza del PTCPvigente.5


CAPITOLO 2INQUADRAMENTO NORMATIVOINTRODUZIONEIl presente rapporto restituisce il quadro normativo <strong>di</strong> riferimento per il tema reteecologica; assume come elemento centrale <strong>di</strong> indagine il tema della rete ecosistemica,<strong>di</strong>latando l’attenzione agli intrecci tra <strong>di</strong>mensioni ecologico-ambientale e storicoculturaledel concetto <strong>di</strong> “rete”. Attinge a norme, regolamenti e documenti istituzionali ene ricompone una selezione orientata a offrire una panoramica delle risorse normative e<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi, articolata per livello territoriale/istituzionale.Il quadro delle <strong>di</strong>sposizioni normative e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo dell’Unione Europea muove daspecifico obiettivo posto alla base del Trattato che istituisce la CE; riporta poi l’elencodelle <strong>di</strong>sposizioni comunitarie appartenenti alla Strategia europea per la protezionedella natura. Si propone quin<strong>di</strong> una sintesi schematica <strong>di</strong> Natura 2000, principaleprogramma comunitario riferito al tema della salvaguar<strong>di</strong>a delle bio<strong>di</strong>versità e della reteecosistemica, e delle due <strong>di</strong>rettive “Habitat” e “Uccelli”. Si riporta poi un ampio stralciodel Sesto Programma <strong>di</strong> Azione per l’Ambiente: ʺAmbiente 2010: il nostro futuro, lanostra sceltaʺ, contenente politiche per l’ambiente ad ampio raggio ma con in<strong>di</strong>rizzispecifici per l’ambiente naturale e la bio<strong>di</strong>versità. Si presenta successivamente unascheda relativa al progetto Life ECOnet, che rappresenta un’esperienza <strong>di</strong> rilevanteinteresse nel trattamento delle reti ecologiche, sia sotto il profilo dei concetti innovativilegati alla pianificazione territoriale, sia sotto il profilo dell’approccio aperto alcoinvolgimento dei soggetti portatori <strong>di</strong> interesse e degli abitanti. Si riporta infine unaselezione degli obiettivi e delle opzioni politiche per il territorio europeo, tratte dalloSchema <strong>di</strong> Sviluppo dello Spazio Europeo (ESDP) con riferimento ai temi dellosviluppo rurale, del rapporto città-campagna, delle politiche per la valorizzazione delpaesaggio.Per il livello nazionale si riporta in esor<strong>di</strong>o lo stralcio, riferito alla sezione Paesaggio,natura e bio<strong>di</strong>versità, del Quadro istituzionale delle competenze ambientali, elaboratodal Ministero dell’Ambiente; tale documento restituisce un quadro dei ruoli dei <strong>di</strong>versilivelli istituzionali articolato per obiettivi propri, strumenti <strong>di</strong> programmazione e <strong>di</strong>gestione. Si riporta a seguire ampio stralcio del documento tecnico Gestione delle aree<strong>di</strong> collegamento ecologico funzionale, redatto dall’Agenzia per la protezionedell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT), in collaborazione con l’Istituto Nazionale <strong>di</strong>Urbanistica (INU). Entro tale documento è riportata la sezione relativa al temadell’inserimento della rete ecologica nella pianificazione locale, che contiene unatrattazione metodologica del tema, utile all’orientamento dei processi <strong>di</strong> pianificazione;6


contiene altresì i riferimenti normativi <strong>di</strong> più stretta attinenza al tema dellapianificazione urbanistica e territoriale.Alla scala regionale lombarda si offre, unitamente ai riferimenti normativi, una letturaselettiva dei documenti <strong>di</strong> pianificazione e <strong>di</strong> programmazione <strong>di</strong> più stretta attinenza altema delle reti ecologiche. L’inquadramento è offerto dal Piano Territoriale Regionale(PTR) a valenza paesaggistica, strumento che si propone <strong>di</strong> rendere coerente la “visionestrategica” della programmazione regionale e <strong>di</strong> settore con il contesto fisico,ambientale, economico e sociale, al fine <strong>di</strong> costituire il principale quadro <strong>di</strong> riferimentoper le scelte territoriali degli Enti Locali e dei <strong>di</strong>versi attori coinvolti. Le previsioni delPTR hanno carattere prevalente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo e orientamento per gli strumenti <strong>di</strong>programmazione e pianificazione regionali con ricaduta territoriale, in particolare sisottolinea come il PTR costituisca l’interpretazione territoriale del Programma Regionale<strong>di</strong> Sviluppo (PRS). Nello specifico si riportano poi a seguire gli esiti dello stu<strong>di</strong>o per laRete Ecologica Regionale (RER), percorso che nella prima fase <strong>di</strong> elaborazione (laseconda fase è in corso d’opera e porterà alla elaborazione <strong>di</strong> una rete ecologica <strong>di</strong>dettaglio alla scala 1:25.000) ha portato alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> uno Schema <strong>di</strong>rettore allascala 1:250.000 con l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> 35 aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versità per laPianura Padana lombarda. Per chiudere la sezione si riporta una selezione del testo dellaLegge Regionale 12/2005 per il governo del territorio (con le mo<strong>di</strong>fiche/integrazioniapportate dalle ll.rr. 20/2005, 6/2006, 12/2006 e 4/2008). Sono stati evidenziati alcunipassaggi <strong>di</strong> interesse per il tema internamente agli artt. che definiscono i contenuti deitre documenti componenti il Piano <strong>di</strong> Governo del Territorio comunale e il PianoTerritoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le.La scala provinciale introduce il quadro analitico-previsionale delineato dal PianoTerritoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento approvato nel 2004, che appunto prevede il Piano <strong>di</strong>Settore della Rete Ecologica tra gli strumenti attuativi, e identifica un primo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>riferimento, e un primo orientamento metodologico.Allo scopo <strong>di</strong> contestualizzare le previsioni con le province contermini, si è infineoperata una schedatura dei contenuti in tema <strong>di</strong> rete ecologica provinciale dei PTCPdelle contermini province <strong>di</strong> Lecco, Milano, Cremona e Brescia, che hanno introdottonel PTCP una sezione specifica.Di seguito si riportano le sezioni inerenti la scala regionale e provinciale; per i contenutinormativi sul livello dell’Unione Europea, sul livello nazionale e delle altre province sirimanda agli allegati (Allegato A).7


Normativa Regione Lombar<strong>di</strong>aPIANO TERRITORIALE REGIONALE (PTR)DGR 16 GENNAIO 2008 N. 6447Il Piano Territoriale Regionale (PTR) assume valenza <strong>di</strong> Piano Paesaggistico ai sensi delDLgs. n. 42/04 “Co<strong>di</strong>ce dei Beni culturali e del Paesaggio”, integrando e aggiornando ilPiano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) approvato nel 2001 1 .Nello specifico il <strong>Documento</strong> <strong>di</strong> Piano del PTR nel cap. 1.5.6. in<strong>di</strong>vidua le infrastruttureprioritarie per la Lombar<strong>di</strong>a, tra cui la Rete Verde Regionale e la Rete EcologicaRegionale (RER): la prima è intesa come il sistema integrato <strong>di</strong> boschi, alberature e spaziver<strong>di</strong>, ai fini della qualificazione e ricomposizione paesaggistica dei contesti urbani erurali, della tutela dei valori ecologici e naturali del territorio, del contenimento delconsumo <strong>di</strong> suolo e della promozione <strong>di</strong> una migliore fruizione dei paesaggi <strong>di</strong>Lombar<strong>di</strong>a (si veda l’art. 24 delle Norme del Piano Paesaggistico); mentre la seconda è lamodalità per il raggiungimento delle finalità previste in materia <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità e serviziecosistemici. La DGR 27 <strong>di</strong>cembre 2007 n. 6415 “Criteri per l’interconnessione della ReteEcologica Regionale con gli strumenti <strong>di</strong> programmazione territoriale degli Enti locali”,in<strong>di</strong>vidua nel raccordo tra la RER e la Rete Verde Regionale lo strumento essenziale peril raggiungimento dei seguenti obiettivi strategici del PTR:• Difesa ed aumento della bio<strong>di</strong>versità, con particolare attenzione per la flora elafauna minacciate;1 Ai sensi dell’art. 3 della Normativa del Piano Paesaggistico, gli atti <strong>di</strong> specifica valenza paesaggisticaprodotti dalla Regione (PTR), dalle Province (PTPR), dagli Enti gestori dei parchi (PCP) e dai Comuni(PGT), costituiscono il Piano del Paesaggio Lombardo.8


• conservazione e valorizzazione degli ecosistemi presenti sul territorio regionale.In particolare gli obiettivi del progetto <strong>di</strong> RER della Pianura Padana lombarda sono iseguenti:• riconoscere le aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versità• in<strong>di</strong>viduare un insieme <strong>di</strong> aree e azioni prioritarie per i programmi <strong>di</strong> riequilibrioecosistemico e <strong>di</strong> ricostruzione naturalistica ai vari livelli;• fornire lo scenario ecosistemico <strong>di</strong> area vasta e i collegamenti funzionali per ilmantenimento delle funzionalità naturalistiche ed ecologiche in relazione alsistema delle aree protette nazionali e regionali, alla Rete Natura 2000 nonché alPiano stralcio per l’assetto idrogeologico del Po;• identificare gli elementi <strong>di</strong> attenzione da considerare nelle <strong>di</strong>verse procedure <strong>di</strong>valutazione ambientale;• articolare il complesso dei servizi ecosistemici rispetto al territorio, attraverso ilriconoscimento delle reti ecologiche <strong>di</strong> livello provinciale e locale (comunali esovracomunali).L’ articolazione prevista per la RER si sviluppa a partire da uno schema <strong>di</strong>rettoreregionale che in<strong>di</strong>vidua i seguenti contenuti:• siti <strong>di</strong> Rete Natura 2000;• Parchi, Riserve naturali, Monumenti naturali e Parchi locali <strong>di</strong> interessesovracomunale;• principali <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> frammentazione dei sistemi <strong>di</strong> relazione ecologica;• ambiti prioritari (gangli) <strong>di</strong> riqualificazione in contesti ecologicamenteimpoveriti;• corridoi ecologici primari, da conservare ovvero ricostruire me<strong>di</strong>ante azioni <strong>di</strong>rinaturazione;• principali progetti regionali <strong>di</strong> rinaturazione.Mentre la traduzione sul territorio della RER avviene me<strong>di</strong>ante i progetti <strong>di</strong> ReteEcologica <strong>Provincia</strong>le e Locale che dettagliano i contenuti sulla base <strong>di</strong> uno specificodocumento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi che pone una serie <strong>di</strong> obiettivi tra i quali:• il consolidamento ed il potenziamento <strong>di</strong> adeguati livelli <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versitàvegetazionale e faunistica;• l’integrazione con il Sistema delle Aree Protette e l’in<strong>di</strong>viduazione delle <strong>di</strong>rettrici<strong>di</strong> permeabilità verso il territorio esterno rispetto a queste ultime;• la riqualificazione <strong>di</strong> biotopi <strong>di</strong> particolare interesse naturalistico;• la realizzazione <strong>di</strong> nuove unità ecosistemiche o <strong>di</strong> corridoi ecologici funzionaliall’efficienza della Rete, anche in risposta ad eventuali impatti e pressioni esterni;• la previsione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> deframmentazione ecologica me<strong>di</strong>ante opere <strong>di</strong>mitigazione e compensazione ambientale;• più in generale la fornitura dei riferimenti tecnici necessari per la definizione <strong>di</strong>azioni <strong>di</strong> compensazioni <strong>di</strong> significato naturalistico ed ecosistemico, in sede <strong>di</strong>Valutazione <strong>di</strong> Impatto Ambientale o <strong>di</strong> altre procedure che prevedonoautorizzazioni subor<strong>di</strong>nabili a prescrizioni <strong>di</strong> carattere ambientale;9


• la specificazione delle unità ambientali, attuali o da prevedere, in grado <strong>di</strong>svolgere servizi ecosistemici <strong>di</strong> interesse territoriale (autodepurazione, biomassepolivalenti, ecc.); in tal senso quin<strong>di</strong> fornire in<strong>di</strong>cazioni ai sistemi ver<strong>di</strong> regionaliper la localizzazione <strong>di</strong> interventi che abbiano anche un significato funzionale perl’ecosistema <strong>di</strong> area vasta.A seguire si riporta una prima versione dello Schema <strong>di</strong>rettore alla scala 1:250.000 per laRete Ecologica Regionale (RER) allegato al Piano Territoriale Regionale (PTR) cheriporta gli esiti degli stu<strong>di</strong> sulla Rete ecologica della Pianura Padana lombarda conl’in<strong>di</strong>viduazione delle aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versità.10


RETE ECOLOGICA DELLA PIANURA PADANA LOMBARDAAREE PRIORITARIE PER LA BIODIVERSITA’DGR 3 APRILE 2007 N. 3376Il progetto <strong>di</strong> Rete Ecologica Regionale (RER) si sviluppa a partire dagli stu<strong>di</strong>, articolatiin due fasi, per la Rete ecologica della Pianura Padana lombarda. La prima faseriguarda lo stu<strong>di</strong>o a macroscala volto a in<strong>di</strong>viduare le principali aree prioritarie e leeventuali connessioni (macrocorridoi) per la realizzazione <strong>di</strong> un quadro <strong>di</strong> riferimentoalla scala 1:250.00 della rete ecologica per la Pianura Padana lombarda, mentre laseconda fase, in corso <strong>di</strong> attuazione, riguarda la realizzazione <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> maggioredettaglio finalizzate alla realizzazione <strong>di</strong> una rete ecologica <strong>di</strong> dettaglio alla scala1:25.000.L’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oIn riferimento allo stu<strong>di</strong>o già svolto per l’Ecoregione Alpi (si veda il Protocollo d’Intesatra WWF e Ministero dell’Ambiente per la conservazione ecoregionale nel 2006), cheinteressa il territorio dell’arco alpino fino al limite meri<strong>di</strong>onale della Convenzione delleAlpi, si è deciso <strong>di</strong> estendere il progetto <strong>di</strong> rete ecologica sulla parte restante delterritorio regionale in<strong>di</strong>viduando come area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o l’Ecoregione della PianuraPadana Lombarda, dal Fiume Po ai gran<strong>di</strong> laghi dell’arco alpino (circa 16.000 kmq),ripartita successivamente in 4 sottoecoregioni:• Colline moreniche e prealpine• Alta pianura• Bassa pianura• Oltrepò collinare e montano11


L’Ecoregione della Pianura Padana Lombarda con la ripartizione nelle 4 sottoecoregioni.Gruppi tematiciL’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è stata indagata a partire da 9 gruppi tematici:• Flora vascolare e vegetazione• Briofite e licheni• Miceti• Invertebrati• Cenosi acquatiche e pesci• Anfibi e rettili• Uccelli• Mammiferi• Processi ecologiciOgni gruppo tematico <strong>di</strong> lavoro ha in<strong>di</strong>viduato le Aree importanti per la conservazionedel proprio tema <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità (taxon, habitat o processi ecologici) nell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,ottenendo così per ogni tema un specifico layer (strato informativo)Le aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versitàL’in<strong>di</strong>viduazione delle Aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versità è stata fatta partendo dallearee caratterizzate dalla sovrapposizione <strong>di</strong> almeno 3 layer (Aree importanti) <strong>di</strong> <strong>di</strong>versigruppi tematici. Sono state così in<strong>di</strong>viduate 35 Aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versità talida garantire una funzionalità ecologica per tutti i gruppi tematici considerati.Nello specifico la provincia <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> è interessata <strong>di</strong>rettamente da 7 Aree prioritarie:• n. 6 Fiume Adda• n. 7 Canto <strong>di</strong> pontida• n. 8 Fiume Brembo• n. 9 Boschi <strong>di</strong> Astino e dell’Allegrezza• n. 10 Colli <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>• n. 11 Fiume Serio• n. 27 Fascia centrale dei fontanili12


Sopra: la mappa delle Aree prioritarie per la bio<strong>di</strong>versità nella Pianura PadanaLombarda; sotto: mappa dei macrocorridoi tra le Aree prioritarie (trattini ver<strong>di</strong> ) e versol’esterno dell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o (frecce rosse).13


TESTO COORDINATO DELLA L.R. 11 MARZO 2005, N. 12“LEGGE PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO”La LR12/2005, con le mo<strong>di</strong>fiche/integrazioni apportate dalle ll.rr. 20/2005, 6/2006, 12/2006e 4/2008, costituisce la legge urbanistica regionale quadro. Sono stati evidenziati alcunipassaggi <strong>di</strong> interesse per il tema internamente agli artt. che definiscono i contenuti deitre documenti componenti il Piano <strong>di</strong> Governo del Territorio (PGT) comunale e il PianoTerritoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le (PTCP).Art. 8(<strong>Documento</strong> <strong>di</strong> piano)1. Il documento <strong>di</strong> piano, anche avvalendosi degli strumenti <strong>di</strong> cui all’articolo 3,definisce:a) il quadro ricognitivo e programmatorio <strong>di</strong> riferimento per lo sviluppo economico esociale del comune, anche sulla (1) Le parole sono state aggiunte dalla lett. a) del primocomma dell’art. 1 della l.r. 14 luglio 2006, n. 12. base delle proposte dei citta<strong>di</strong>ni singoli oassociati e tenuto conto degli atti <strong>di</strong> programmazione provinciale e regionale,eventualmente proponendo le mo<strong>di</strong>fiche o le integrazioni della programmazioneprovinciale e regionale che si ravvisino necessarie;b) il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioniavvenute, in<strong>di</strong>viduando i gran<strong>di</strong> sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree arischio o vulnerabili, le aree <strong>di</strong> interesse archeologico e i beni <strong>di</strong> interesse paesaggisticoo storico-monumentale, e le relative aree <strong>di</strong> rispetto, i siti interessati da habitatnaturali <strong>di</strong> interesse comunitario, gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e <strong>di</strong>ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto urbanoe ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e delsottosuolo, ivi compresi le fasce <strong>di</strong> rispetto ed i corridoi per i tracciati deglielettrodotti;14


c) l’assetto geologico, idrogeologico e sismico, ai sensi dell’articolo 57, comma 1, letteraa).2. Sulla base degli elementi <strong>di</strong> cui al comma 1, il documento <strong>di</strong> piano:a) in<strong>di</strong>vidua gli obiettivi <strong>di</strong> sviluppo, miglioramento e conservazione che abbianovalore strategico per la politica territoriale, in<strong>di</strong>cando i limiti e le con<strong>di</strong>zioni inragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni adefficacia prevalente <strong>di</strong> livello sovracomunale;b) determina gli obiettivi quantitativi <strong>di</strong> sviluppo complessivo del PGT; nella definizione<strong>di</strong> tali obiettivi il documento <strong>di</strong> piano tiene conto della riqualificazione del territorio,della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimaledelle risorse territoriali, ambientali ed energetiche della definizione dell’assettoviabilistico e della mobilità, nonché della possibilità <strong>di</strong> utilizzazione e miglioramento deiservizi pubblici e <strong>di</strong> interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale;c) determina, in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, lepolitiche <strong>di</strong> intervento per la residenza, ivi comprese le eventuali politiche per l’e<strong>di</strong>liziaresidenziale pubblica, le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi compresequelle della <strong>di</strong>stribuzione commerciale, evidenziando le scelte <strong>di</strong> rilevanzasovracomunale, in applicazione dell’articolo 15, commi 1 e 2, lettera g);d) <strong>di</strong>mostra la compatibilità delle predette politiche <strong>di</strong> intervento e della mobilità con lerisorse economiche attivabili dalla pubblica amministrazione, anche in relazione aglieffetti indotti sul territorio contiguo;e) in<strong>di</strong>vidua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, gli ambiti <strong>di</strong>trasformazione, definendone gli in<strong>di</strong>ci urbanistico-e<strong>di</strong>lizi in linea <strong>di</strong> massima, levocazioni funzionali e i criteri <strong>di</strong> negoziazione, nonché i relativi criteri <strong>di</strong> intervento,preor<strong>di</strong>nati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico-monumentale, ecologica,geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese areequalificate a tali fini nella documentazione conoscitiva;e bis) in<strong>di</strong>vidua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, le aree <strong>di</strong> cuiall’art. 1 comma 3 bis, determinando le finalità del recupero e le modalità d’intervento,anche in coerenza con gli obiettivi dell’art. 88, comma 2;e ter) d’intesa con i comuni limitrofi, può in<strong>di</strong>viduare, anche con rappresentazionigrafiche in scala adeguata, le aree nelle quali il piano dei servizi prevede lalocalizzazione dei campi <strong>di</strong> sosta o <strong>di</strong> transito dei noma<strong>di</strong>;e quater) in<strong>di</strong>vidua i principali elementi caratterizzanti il paesaggio ed il territorio,definendo altresì specifici requisiti degli interventi incidenti sul carattere del paesaggio esui mo<strong>di</strong> in cui questo viene percepito;f) determina le modalità <strong>di</strong> recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani<strong>di</strong> livello sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong>interesse comunale;g) definisce gli eventuali criteri <strong>di</strong> compensazione, <strong>di</strong> perequazione e <strong>di</strong> incentivazione.3. Il documento <strong>di</strong> piano non contiene previsioni che producano effetti <strong>di</strong>retti sul regimegiuri<strong>di</strong>co dei suoli.15


4. Il documento <strong>di</strong> piano ha vali<strong>di</strong>tà quinquennale ed è sempre mo<strong>di</strong>ficabile. Scadutotale termine, il comune provvede all’approvazione <strong>di</strong> un nuovo documento <strong>di</strong> piano; incaso <strong>di</strong> inadempienza si applicano le norme <strong>di</strong> cui all’articolo 25, comma 7.Art. 9(Piano dei servizi)1. I comuni re<strong>di</strong>gono ed approvano il piano dei servizi al fine <strong>di</strong> assicurare unadotazione globale <strong>di</strong> aree per attrezzature pubbliche e <strong>di</strong> interesse pubblico o generale,le eventuali aree per l’e<strong>di</strong>lizia residenziale pubblica e da dotazioni a verde, i corridoiecologici e il sistema del verde <strong>di</strong> connessione tra territorio rurale e quello e<strong>di</strong>ficato,nonché tra le opere viabilistiche e le aree urbanizzate ed una loro razionale<strong>di</strong>stribuzione sul territorio comunale, a supporto delle funzioni inse<strong>di</strong>ate e previste…Art. 10(Piano delle regole)1. Il piano delle regole:a) definisce, all’interno dell’intero territorio comunale, gli ambiti del tessuto urbanoconsolidato, quali insieme delle parti <strong>di</strong> territorio su cui è già avvenuta l’e<strong>di</strong>ficazione ola trasformazione dei suoli, comprendendo in essi le aree libere intercluse o <strong>di</strong>completamento;b) in<strong>di</strong>ca gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale;c) in<strong>di</strong>vidua le aree e gli e<strong>di</strong>fici a rischio <strong>di</strong> compromissione o degrado e a rischio <strong>di</strong>incidente rilevante;d) contiene, in or<strong>di</strong>ne alla componente geologica, idrogeologica e sismica, quantoprevisto dall’articolo 57, comma 1, lettera b);e) in<strong>di</strong>vidua:1) le aree destinate all’agricoltura;2) le aree <strong>di</strong> valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche;3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica.4. Il piano delle regole:b) per le aree <strong>di</strong> valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche detta ulteriori regole <strong>di</strong>salvaguar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> valorizzazione in attuazione dei criteri <strong>di</strong> adeguamento e degliobiettivi stabiliti dal Piano Territoriale Regionale, dal Piano Territoriale PaesisticoRegionale e dal Piano Territoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le.Art. 10 bis(Disposizioni speciali per i comuni con popolazione inferiore o pari a 2.000 abitanti)1. Nei comuni con popolazione residente inferiore o pari a 2.000 abitanti, risultantedall’ultimo censimento ufficiale, il PGT è <strong>di</strong>sciplinato secondo le <strong>di</strong>sposizioni contenutenel presente articolo…2. Il documento <strong>di</strong> piano, il piano dei servizi e il piano delle regole sono articolazioni <strong>di</strong>un unico atto, le cui previsioni hanno vali<strong>di</strong>tà a tempo indeterminato e sono sempremo<strong>di</strong>ficabili…16


3. Il documento <strong>di</strong> piano definisce…il quadro conoscitivo del territorio comunale,considerando in particolare le previsioni derivanti dalla programmazione territoriale <strong>di</strong>livello sovraor<strong>di</strong>nato, l’assetto del territorio urbano ed extraurbano, le caratteristichedel paesaggio agrario e dell’ecosistema, il sistema della mobilità, le presenze <strong>di</strong>interesse paesaggistico, storico-monumentale ed archeologico, nonché l’assettogeologico, idrogeologico e sismico…5. Il piano dei servizi è redatto al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare e assicurare un’adeguata dotazione<strong>di</strong> aree per attrezzature pubbliche e <strong>di</strong> interesse pubblico e generale nonché i servizinecessari alla popolazione del comune ed a supporto delle funzioni inse<strong>di</strong>ate e previste,anche con riferimento alla preservazione e al mantenimento <strong>di</strong> corridoi ecologici e allaprogettazione del verde <strong>di</strong> connessione tra territorio rurale e territorio e<strong>di</strong>ficato…7. Il piano delle regole <strong>di</strong>sciplina urbanisticamente tutto il territorio comunale, fattaeccezione per i nuovi interventi negli ambiti <strong>di</strong> trasformazione, ed in particolare:e) in<strong>di</strong>vidua:1) le aree destinate all’agricoltura;2) le aree <strong>di</strong> valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche;3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica.8. Il piano delle regole:b) per le aree <strong>di</strong> rilevanza paesaggistico-ambientale e per quelle <strong>di</strong> valore ecologico<strong>di</strong>spone norme <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e valorizzazione in coerenza con la pianificazionesovraor<strong>di</strong>nata.Art. 15(Contenuti del piano territoriale <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento provinciale)3. In or<strong>di</strong>ne alla tutela ambientale, all’assetto idrogeologico e alla <strong>di</strong>fesa del suolo, ilPTCP definisce l’assetto idrogeologico del territorio secondo quanto <strong>di</strong>spostodall’articolo 56.4. Il PTCP, acquisite le proposte dei comuni, definisce, in conformità ai criterideliberati dalla Giunta regionale, gli ambiti destinati all’attività agricola <strong>di</strong> interessestrategico, analizzando le caratteristiche, le risorse naturali e le funzioni e dettando icriteri e le modalità per in<strong>di</strong>viduare a scala comunale le aree agricole, nonchéspecifiche norme <strong>di</strong> valorizzazione, <strong>di</strong> uso e <strong>di</strong> tutela, in rapporto con strumenti <strong>di</strong>pianificazione e programmazione regionali, ove esistenti.5. Tale in<strong>di</strong>viduazione ha efficacia prevalente ai sensi dell’articolo 18, nei limiti dellafacoltà dei comuni <strong>di</strong> apportarvi, in sede <strong>di</strong> redazione del piano delle regole, rettifiche,precisazioni e miglioramenti derivanti da oggettive risultanze riferite alla scalacomunale. In tal caso per l’approvazione <strong>di</strong> detto piano si applicano anche i commi 5 e 7dell’articolo 13.6. Per la parte inerente alla tutela paesaggistica, il PTCP <strong>di</strong>spone quanto previstodall’articolo 77, in<strong>di</strong>vidua le previsioni atte a raggiungere gli obiettivi del pianoterritoriale regionale e può inoltre in<strong>di</strong>viduare gli ambiti territoriali in cui risultiopportuna l’istituzione <strong>di</strong> parchi locali <strong>di</strong> interesse sovracomunale. Finoall’approvazione del PTR, i PTCP sono approvati o adeguati, per la parte inerente alla17


tutela paesaggistica, in coerenza con le previsioni del PTPR e nel rispetto dei criteri atal fine deliberati dalla Giunta regionale.7. Relativamente alle aree comprese nel territorio <strong>di</strong> aree regionali protette, per le qualila gestione e le funzioni <strong>di</strong> natura paesaggistico-ambientale spettano ai competenti entipreposti secondo specifiche leggi e provve<strong>di</strong>menti regionali, il PTCP recepisce glistrumenti <strong>di</strong> pianificazione approvati o adottati che costituiscono il sistema delle areeregionali protette, attenendosi, nei casi <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> parco adottati, alle misure <strong>di</strong>salvaguar<strong>di</strong>a previste in conformità alla legislazione in materia; la provincia coor<strong>di</strong>nacon i rispettivi enti gestori la definizione delle in<strong>di</strong>cazioni territoriali <strong>di</strong> cui ai precedenticommi, qualora incidenti su aree comprese nel territorio delle aree regionali protette,fermi restando i casi <strong>di</strong> prevalenza del PTCP <strong>di</strong> cui all’articolo 18.18


Pianificazione <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>NORME DI ATTUAZIONE19


STRALCIO DELLE NORME DI ATTUAZIONEArt. 17 Piani <strong>di</strong> Settore per l’attuazione del PTCP1. La <strong>Provincia</strong> approva appositi Piani <strong>di</strong> Settore per la <strong>di</strong>sciplina puntuale <strong>di</strong>materie e settori <strong>di</strong> specifico e prevalente interesse provinciale.1. I Piani <strong>di</strong> Settore, per lʹattuazione del PTCP aventi caratteri e contenuti integratividel PTCP stesso, sono i seguenti:a. Piano <strong>di</strong> Settore per la pianificazione delle risorse idriche con la finalità <strong>di</strong>garantire lʹidoneità qualitativa, la <strong>di</strong>sponibilità quantitativa e la tuteladellʹinquinamento;b. Piano <strong>di</strong> Settore idrogeologico ed idraulico del territorio finalizzato alladeterminazione <strong>di</strong> fasce fluviali, allʹin<strong>di</strong>cazione degli interventi operativistrutturali, alla determinazione delle azioni <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> interventonelle aree interessate da <strong>di</strong>ssesti idrogeologici;c. Piano <strong>di</strong> Settore per la valorizzazione del comprensorio delle Orobie;d. Piano <strong>di</strong> Settore per la promozione ambientale e turistica degli ambitilacustri e delle aste fluviali;e. Piano <strong>di</strong> Settore per lʹorganizzazione delle attività turistiche eagrituristiche nelle zone collinari e pedemontane;f. Piano <strong>di</strong> Settore per lʹorganizzazione del patrimonio culturale earchitettonico in sistemi territoriali <strong>di</strong> valorizzazione orientati alla valenzaconoscitiva e turistica;g. Piano <strong>di</strong> Settore della rete ecologica provinciale;h. Piano <strong>di</strong> Settore per le attrezzature <strong>di</strong> interesse sovracomunale eprovinciale;i. Piano <strong>di</strong> Settore per lo sviluppo e lʹadeguamento della rete <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dellestrutture commerciali al dettaglio della me<strong>di</strong>a e grande <strong>di</strong>stribuzione;j. Piano <strong>di</strong> Settore per lʹorganizzazione degli ambiti <strong>di</strong> interesse provincialedel sistema delle attività produttive;k. Piano <strong>di</strong> Settore per la <strong>di</strong>sciplina degli stabilimenti a rischio <strong>di</strong> incidenterilevante <strong>di</strong> cui al D.M. 09.05.2001;l. Piani <strong>di</strong> In<strong>di</strong>rizzo Forestale.I Piani <strong>di</strong> Settore <strong>di</strong> cui alle lettere b), c), d), e), g), i) hanno carattere strategico esono quin<strong>di</strong> attivati prioritariamente.2. Con le procedure <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica al Piano <strong>di</strong> cui al successivo art.22, comma 2,lʹelenco <strong>di</strong> cui al comma precedente può essere integrato o mo<strong>di</strong>ficato.3. I Piani <strong>di</strong> Settore recano previsioni aventi, ai sensi dellʹart.4, efficacia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo,<strong>di</strong>rettiva o prescrizione, secondo quanto specificato dal Piano <strong>di</strong> Settoremedesimo. Essi hanno altresì natura programmatica nelle parti in cui prevedono,organizzano e coor<strong>di</strong>nano insiemi sistematici <strong>di</strong> opere, interventi, attività,costituendo, al fine <strong>di</strong> garantire lʹattuazione <strong>di</strong> quanto vi è previsto, elementiessenziali <strong>di</strong> riferimento anche per lʹesercizio delle competenze proprie della<strong>Provincia</strong> in materie <strong>di</strong>verse da quella territoriale, nonché per lʹarticolazione della20


sua programmazione economico-finanziaria o nellʹattribuzione <strong>di</strong> contributi aComuni ed altri soggetti pubblici o privati.4. I Piani <strong>di</strong> Settore sono promossi dalla <strong>Provincia</strong> e interessano <strong>di</strong> norma lʹinteroterritorio provinciale. Possono essere promossi da altri enti e, ove previsto,possono essere estesi a parti del territorio in relazione a specifiche <strong>di</strong>sposizionilegislative. Tali Piani sono soggetti a valutazione <strong>di</strong> incidenza sui SIC <strong>di</strong> cui allaD.G.R. 08.08.2003 n. 14106.5. Lʹelaborazione dei Piani <strong>di</strong> Settore si svolge me<strong>di</strong>ante fasi <strong>di</strong> consultazione econcertazione che la <strong>Provincia</strong> attiva per ciascuno degli ambiti <strong>di</strong> cui allʹart.13, erelativi Tavoli Interistituzionali, se istituiti, o negli ambiti dei Comuni interessati,in caso <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> settore stralcio.6. La proposta <strong>di</strong> Piano <strong>di</strong> Settore è successivamente adottata con deliberazionedella Giunta <strong>Provincia</strong>le, pubblicata per sessanta giorni consecutivi tramitedeposito degli atti presso la segreteria della <strong>Provincia</strong> e quelle dei Comuniinteressati, e pubblicazione sul BURL, nonché affissione allʹAlbo Pretorio della<strong>Provincia</strong> e dei Comuni interessati, <strong>di</strong> avviso recante invito a chiunqueinteressato a presentare osservazioni nel medesimo termine <strong>di</strong> sessanta giorni,decorrenti dalla pubblicazione sul BURL. La Giunta <strong>Provincia</strong>le provvede, aseguito dellʹassolvimento <strong>di</strong> detti incombenti, a controdedurre le osservazionipresentate, e ad adottare la proposta definitiva, con le mo<strong>di</strong>fiche eventualmenteindotte dalla valutazione delle osservazioni. La proposta <strong>di</strong> Piano <strong>di</strong> Settoreadottata e controdedotta, è trasmessa alla Conferenza dei Comuni e delleComunità Montane, che esprime il parere <strong>di</strong> competenza entro 45 giorni dallarichiesta, decorsi i quali si intende reso favorevolmente.7. Il Piano <strong>di</strong> Settore è successivamente approvato dal Consiglio <strong>Provincia</strong>le, edacquista efficacia dalla data <strong>di</strong> pubblicazione per estratto sul Bollettino Ufficialedella Regione Lombar<strong>di</strong>a della relativa deliberazione.8. Qualora lʹapprovazione <strong>di</strong> Piano <strong>di</strong> settore comporti effetti <strong>di</strong> variante o mo<strong>di</strong>ficao adeguamento del PTCP, si osservano le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui agli artt. 21, commi 3e ss, e 22, commi 3 e 6.9. Rimane vincolante quanto stabilito allʹart.4, comma 1, lett.g del D.Lgs.114/98ovvero quanto stabilito allʹart.8 della D.G.R. n.VII/15701 del 18.12.2003.Art. 52 Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone <strong>di</strong> Protezione Speciale (ZPS)1. La Direttiva Europea 92/43 CEE “Habitat” ed il relativo D.P.R. <strong>di</strong> recepimenton.357/97 prevedono l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> Siti d’Importanza Comunitaria e <strong>di</strong> ZoneSpeciali <strong>di</strong> conservazione per l’avifauna aventi rilevanza pianificatoria, anche se noncostituenti categorie vere e proprie <strong>di</strong> aree protette ai sensi della legislazione regionale onazionale.2. La L.R. 33/77, come integrata dall’art.3, comma 1 della L.R. 06.03.2002 n.4, istituisceall’art.24 bis la Carta Naturalistica della Lombar<strong>di</strong>a e all’art. 24 ter i criteri per la tuteladegli habitat e delle specie animali e vegetali <strong>di</strong> interesse comunitario.3. La D.G.R. n. 14106 dell’08.08.2003 ha approvato:21


- l’elenco dei SIC proposti per la formazione della Rete Natura 2000 in Lombar<strong>di</strong>a e laloro in<strong>di</strong>viduazione cartografica;- l’affidamento agli enti gestori delle aree protette della gestione dei pSIC situati, ancheparzialmente, all’interno <strong>di</strong> queste;- le Linee Guida per la Gestione <strong>di</strong> SIC e pSIC in Lombar<strong>di</strong>a;- le Modalità procedurali per l’applicazione della Valutazione d’ Incidenza.4. Gli ambiti <strong>di</strong> cui al comma 3 vanno considerati zone a prevalente non trasformabilità ascopo e<strong>di</strong>lizio.5. Il Comune, nei propri strumenti urbanistici, in<strong>di</strong>vidua idonei provve<strong>di</strong>menti per ilrispetto e la tutela degli ambiti <strong>di</strong> cui ai precedenti commi, fermo restando che lo stu<strong>di</strong>oper la Valutazione d’Incidenza del PTCP sui pSIC della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>,approvato con Atto Dirigenziale della D.G. “Qualità dell’ambiente” della RegioneLombar<strong>di</strong>a, è recepito quale parte integrante del PTCP in materia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi per lapianificazione comunale, sino alla compiuta definizione e approvazione del Piano <strong>di</strong>Settore della “Rete Ecologica” che terrà conto delle valenze dei SIC e delle relativeesigenze da in<strong>di</strong>care fra gli in<strong>di</strong>rizzi per la pianificazione comunale.6. Nel processo <strong>di</strong> aggiornamento del PTCP saranno recepiti, con le procedure dell’art.22, comma 6, come stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggior definizione, i risultati del “Monitoraggio deglihabitat nei Siti <strong>di</strong> Importanza Comunitaria” comprensivi degli obiettivi gestionali <strong>di</strong>ogni SIC.Art. 74 Rete ecologica provinciale1. La Rete ecologica della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> definita nella Tav. E5.5 del PTCP, saràoggetto <strong>di</strong> specifico Piano <strong>di</strong> Settore come previsto dall’art. 17.2. Il Piano <strong>di</strong> settore per la rete ecologica definisce uno scenario ecosistemico polivalentea supporto <strong>di</strong> uno sviluppo sostenibile, in modo che si riducano per quanto possibile lecriticità esistenti suscettibili <strong>di</strong> compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppinoinvece le opportunità positive del rapporto uomo-natura.3. I criteri e le modalità <strong>di</strong> intervento saranno volti al principio prioritario delmiglioramento dell’ambiente <strong>di</strong> vita per le popolazioni residenti e all’offerta <strong>di</strong>opportunità <strong>di</strong> fruizione della qualità ambientale esistente e futura e al miglioramentodella qualità paesistica.4. Il Piano <strong>di</strong> Settore prevederà:a. il riequilibrio ecologico <strong>di</strong> area vasta e locale, attraverso la realizzazione <strong>di</strong> un sistemafunzionale interconnesso <strong>di</strong> unità naturali <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo;b. la riduzione del degrado attuale e delle pressioni antropiche future attraverso ilmiglioramento delle capacità <strong>di</strong> assorbimento degli impatti da parte del sistemacomplessivo;c. lo sfruttamento ecosostenibile delle risorse ambientali rinnovabili.5. I progetti <strong>di</strong> opere che possono produrre ulteriore frammentazione della reteecologica, dovranno prevedere opere <strong>di</strong> mitigazione e <strong>di</strong> inserimento ambientale, ingrado <strong>di</strong> garantire sufficienti livelli <strong>di</strong> continuità ecologica.22


Le compensazioni ambientali dovranno favorire la realizzazione <strong>di</strong> nuove unitàecosistemiche, coerenti con le finalità della rete ecologica provinciale.6. L’allegato Tav. E5.5 del PTCP costituisce l’inquadramento strutturale fondamentaledella rete ecologica e pertanto mo<strong>di</strong>ficabile solo previa variante al PTCP con leprocedure <strong>di</strong> cui all’art.21.7. Il Comune, in fase <strong>di</strong> adeguamento dello strumento urbanistico generale o <strong>di</strong>formazione <strong>di</strong> nuovo strumento, recepisce e articola gli in<strong>di</strong>rizzi della Tav. E5.5 delPTCP e in<strong>di</strong>vidua eventuali specifici interventi <strong>di</strong> riqualificazione ecologico-ambientale.In tale contesto dovranno essere salvaguardati i “varchi” riportati nell’allegato E5.5 chenon risultassero compresi nelle zone <strong>di</strong>sciplinate dall’art.65, provvedendo almantenimento ed al rafforzamento <strong>di</strong> adeguati spazi ver<strong>di</strong> tali da garantire la continuitàdei corridoi.Art. 75 Elementi della rete ecologica1. La Tav. E5.5 in<strong>di</strong>vidua i contenuti <strong>di</strong> inquadramento dello schema della rete ecologicae degli elementi fondamentali costituiti da :a. Struttura naturalistica primaria;b. No<strong>di</strong> <strong>di</strong> livello regionale;c. No<strong>di</strong> <strong>di</strong> 1° livello provinciale;d. No<strong>di</strong> <strong>di</strong> 2° livello provinciale;e. Corridoi <strong>di</strong> 1° livello provinciale;f. Corridoi <strong>di</strong> 2° livello provinciale.2. Il sistema <strong>di</strong> relazioni funzionali della rete ecologica sarà articolato dal Piano <strong>di</strong>Settore con valore <strong>di</strong> piano attuativo, con riferimento ai seguenti elementi:- Aree principali <strong>di</strong> appoggio in ambito montano- Isole <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità- Matrici naturali interconnesse- Aree <strong>di</strong> collegamento in ambito montano-collinare- Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito montano-collinare- Gangli principali in ambito planiziale- Gangli secondari in ambito planiziale- Principali ecosistemi lacustri- Corridoi fluviali principali- Corridoi fluviali secondari- Corridoi terrestri- Greenways principali- Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito planiziale- Principali barriere infrastrutturali ed inse<strong>di</strong>ative- Fasce <strong>di</strong> inserimento delle principali barriere infrastrutturali- Principali punti <strong>di</strong> conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali- Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica <strong>di</strong>ffusa- Varchi inse<strong>di</strong>ativi a rischio- Fasce <strong>di</strong> permeabilità in aree problematiche23


- Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica <strong>di</strong>ffusa- Aree della ricostruzione polivalente dell’agro-ecosistema- Direttrici <strong>di</strong> collegamento esterno24


CAPITOLO 3QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTOCAPITOLO 3.1RETI ECOLOGICHE: UNA TRAMA DI SIGNIFICATI INCONTINUA EVOLUZIONEL’EVOLUZIONE FUNZIONALE DELLA RETE ECOLOGICAIl concetto <strong>di</strong> rete ecologica seppur estremamente recente ha avuto, in funzione degliobiettivi che si poneva, una notevole evoluzione o, meglio, si è andato definendo unaarticolata serie <strong>di</strong> inten<strong>di</strong>menti come ben descritto nel seguente stralcio del documento“Gestione delle aree <strong>di</strong> collegamento ecologico funzionale” prodotto dall’Agenzia per laprotezione dell’ambiente e per i servizi tecnici e dall’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Urbanistica 1 .“Considerando la natura effettiva degli ‘oggetti’ messi in rete, possiamo riconoscerealmeno quattro mo<strong>di</strong> fondamentali <strong>di</strong> intendere la rete ecologica (i primi trecorrispondenti ad altrettante funzioni specializzate) che, in occasioni <strong>di</strong>fferenti, sono anchestati proposti come schema <strong>di</strong> base per la costruzione <strong>di</strong> una rete ecologica:A. rete ecologica come sistema interconnesso <strong>di</strong> habitat, <strong>di</strong> cui salvaguardare labio<strong>di</strong>versità;B. rete ecologica come sistema <strong>di</strong> parchi e riserve, inseriti in un sistema coor<strong>di</strong>nato <strong>di</strong>infrastrutture e servizi;C. rete ecologica come sistema paesistico, a supporto prioritario <strong>di</strong> fruizioni percettive ericreative;D. rete ecologica come scenario ecosistemico polivalente, a supporto <strong>di</strong> uno svilupposostenibile.1ATAP-INU, Gestione delle aree <strong>di</strong> collegamento ecologico funzionale. In<strong>di</strong>rizzi emodalità operative per l’adeguamento degli strumenti <strong>di</strong> pianificazione del territorio infunzione della costruzione <strong>di</strong> reti ecologiche a scala locale, Maunali e linee guida, 26,Roma 2003, pp. 20-22. Sulle stesso tema si veda inoltre S. MALCEVSCHI, (2001) eREGGIANI et. al. (2001).25


Nel primo dei casi in<strong>di</strong>cati, la rete ecologica ha obiettivi primari legati alla conservazionedella natura ed alla salvaguar<strong>di</strong>a della bio<strong>di</strong>versità, non necessariamente coincidenti con learee protette istituzionalmente riconosciute.Esso riassume in termini istituzionali il principale in<strong>di</strong>rizzo della <strong>di</strong>rettiva ‘Habitat’:proteggere luoghi inseriti in un sistema continentale coor<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> biotopi tutelati infunzione <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> specie minacciate (allegati della Direttiva).Il riferimento fondamentale è quello dato dal rapporto tra sistema <strong>di</strong> habitat emetapopolazioni (insiemi <strong>di</strong> popolazioni presenti entro una determinata area vasta) <strong>di</strong>specie interessanti (specie focali, specie guida) ai fini del mantenimento e delmiglioramento della bio<strong>di</strong>versità. L’attenzione prioritaria è in questo caso rivolta allespecie animali e vegetali potenzialmente minacciate o comunque quelle importanti ai finidegli obiettivi adottati per la conservazione della natura.La geometria della rete ha qui una struttura (ormai ampiamente riconosciuta) fondata sulriconoscimento <strong>di</strong> aree centrali (core areas) ove la specie guida mantenga popolazionisostenibili nel tempo, fasce <strong>di</strong> protezione (buffer zones) per ridurre i fattori <strong>di</strong> minacciaalle aree centrali, fasce <strong>di</strong> connessione (corridoi) che consentono lo scambio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduitra le aree precedenti, in modo da ridurre i rischi <strong>di</strong> estinzione delle singole popolazionilocali.Le scale delle reti <strong>di</strong> questo tipo sono molto variabili; potranno infatti essere <strong>di</strong> livellolocale o sovra-regionale, in funzione delle specie considerate; le unita <strong>di</strong> riferimento a lorovolta potranno essere costituite da microhabitat locali, da unità ecosistemichespazialmente definibili, da ecomosaici a matrice naturale collegati attraverso una struttura<strong>di</strong> rete fortemente articolata in <strong>di</strong>verse unità geografiche.26


Il secondo approccio si basa sulla presa d’atto che, all’interno del sistema territorialecomplessivo le singole aree protette devono essere inquadrate all’interno <strong>di</strong> un’azione <strong>di</strong>governo coerente, che provveda alla dotazione delle necessarie infrastrutture <strong>di</strong> supporto(ad esempio il tipo viabilistico), che ne gestisca in modo coor<strong>di</strong>nato i servizi offerti(accoglienza turistica, musei <strong>di</strong>dattici, ecc.); tali infrastrutture e servizi devono essereinseriti in reti coerenti per generare sinergie e non sovrapposizioni.Rispetto al precedente gli obiettivi sono primariamente <strong>di</strong> tipo territoriale, volti adottimizzare la fruizione delle aree protette, e sono tipicamente perseguiti dalle istituzioniche si occupano specificamente della conservazione della natura.La geometria della rete è fondata sulle aree protette riconosciute, inserite in un sistema <strong>di</strong>infrastrutture e <strong>di</strong> servizi coor<strong>di</strong>nati. Le connessioni da incentivare possono basarsi sullaricostruzione <strong>di</strong> nuovi corridoi ecologici (o sulla valorizzazione <strong>di</strong> quelli esistenti), oppuresul semplice potenziamento delle infrastrutture <strong>di</strong> collegamento alle aree protette e sullacreazione <strong>di</strong> sinergie tra i servizi offerti da <strong>di</strong>fferenti istituti. La scala <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> reteè <strong>di</strong> livello regionale o sovraregionale, tendenzialmente nazionale.Tale approccio non è da considerare alternativo al precedente, ma piuttosto una suaespressione (necessaria, ma non sufficiente) ai fini del governo del territorio, <strong>di</strong> cuiesprime specificamente le politiche <strong>di</strong> Conservazione della Natura in termini pianificatorie gestionali.Occorre d’altronde evitare il rischio <strong>di</strong> intendere tale funzione fondamentale in modoriduttivo, limitandola alle infrastrutture <strong>di</strong> servizio alle aree protette, ricordando come gliobiettivi amministrativi stessi della Conservazione della Natura non possano essereraggiunti se non in concomitanza con azioni <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e rior<strong>di</strong>no degli habitat al <strong>di</strong>27


fuori dei limiti amministrativi dei Parchi e delle Riserve tutelate. A tal fine un ruoloimportantissimo (ma non esaustivo) verrà giocato dai SIC previsti dalla Direttiva “Habitate già in<strong>di</strong>viduati anche per il territorio italiano.Nel terzo caso (come nel secondo) l’obiettivo è <strong>di</strong> tipo prioritariamente territoriale,finalizzato alla conservazione e costituzione <strong>di</strong> paesaggi fruibili sul piano estetico eculturale.L’ottica è stata quella <strong>di</strong> un miglioramento prioritario dell’ambiente extraurbanoeffettivamente fruibile dalle popolazioni locali, aumentando e riqualificando lecomponenti naturali e degli agroecosistemi, intese come elemento essenzialmente <strong>di</strong>qualità.In frequenti applicazioni <strong>di</strong> tale approccio, il paesaggio è peraltro stato inteso in sensoriduttivo, come semplice oggetto della percezione da parte delle persone che loattraversano; in tali applicazioni la componente vivente considerata è stata ridotta allavegetazione visibile (in particolare arborea), azzerando il ruolo della componente animale(essenziale per gli equilibri ecologici <strong>di</strong>namici alla base delle funzioni ambientali) e deiflussi biogeochimici (in particolare il ciclo dell’acqua, essenziale per i rapporti tra unitàecosistemiche all’interno <strong>di</strong> un dato ecomosaico).La geometria <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> rete, che si applica soprattutto alla scala locale ocomprensoriale, è alquanto variabile, <strong>di</strong>pende dalla natura e dalla forma dei paesaggi e deisistemi inse<strong>di</strong>ati. Un elemento molto importante <strong>di</strong> tali sistemi è dato dai percorsi a bassoimpatto ambientale (sentieri, piste ciclabili) che consentono alle persone <strong>di</strong> attraversare efruire in modo efficace il mix <strong>di</strong> risorse paesaggistiche (boschi, siepi e filari ecc.) eterritoriali (luoghi della memoria, posti <strong>di</strong> ristoro ecc.) che danno valore aggiunto aglispazi extraurbani. Tale ottica esprime il concetto, caro soprattutto negli Stati Uniti, ma28


oramai <strong>di</strong>ffusosi anche nel nostro continente, delle “Greenways”, gran<strong>di</strong> percorsi ver<strong>di</strong> ingrado <strong>di</strong> interconnettere tra loro parchi urbani e naturali, città e campagne, luoghi storicied aree naturali, attraverso una “rete viabile verde” fatta più per l’uomo che per glielementi naturali, ma <strong>di</strong> grande interesse anche come elemento <strong>di</strong> continuità ecologica.Nel quarto caso in<strong>di</strong>cato, l’approccio alla rete ecologica parte dal presupposto che unodegli elementi <strong>di</strong> insostenibilità dell’attuale modello <strong>di</strong> sviluppo è la rottura avvenuta delrapporto tra l’ecosistema (con i suoi flussi <strong>di</strong> energia, acqua, sostanze, organismi) ed ilterritorio (inteso in modo riduttivo come risorsa da sfruttare e sistema <strong>di</strong> infrastrutturein<strong>di</strong>viduate in funzione unica delle esigenze produttive).Si prende atto che tale rottura ha comportato solo per<strong>di</strong>te sostanziali <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità(nonché ulteriori minacce per quella residua), ma anche un aumento ingiustificato deirischi idrogeologici, per<strong>di</strong>te indebite <strong>di</strong> funzioni primarie (tamponamento dei microclimi,autodepurazione, ricarica delle falde, controllo intrinseco degli organismi nocivi einfestanti, produzione <strong>di</strong> ossigeno, ecc.).Non si tratta, in questa ottica, solo <strong>di</strong> garantire connettività tra isole naturali ove le valenzenaturalistiche sono minacciate, ma <strong>di</strong> puntare ad un nuovo scenario ecosistemico in cuivengono riacquisite le funzioni perdute.29


La geometria della rete è variabile, in funzione dei casi <strong>di</strong> applicazione, basata peraltro suuna struttura fondamentale che prevede matrici naturali <strong>di</strong> base, gangli (capisal<strong>di</strong>, nuclei)funzionali <strong>di</strong> appoggio, fasce <strong>di</strong> connessione, agroecosistemi <strong>di</strong> appoggio che funzionanocome matrici eco-sostenibili e non come “mare ostile” entro cui stanno le “isole” dasalvaguardare.L’ottica principale non è solo la conservazione della natura residua (che rimane ilfondamento per la definizione dei punti <strong>di</strong> appoggio del sistema), ma anche laricostruzione <strong>di</strong> unità ecosistemiche (neo-ecosistemi) in grado <strong>di</strong> svolgere funzionipolivalenti (autodepurazione ecc.), utili ad un nuovo modello <strong>di</strong> sviluppo che esercitilivelli minori <strong>di</strong> pressione sull’ambiente naturale ed antropico e fornisca risorserinnovabili.Naturalmente i modelli precedentemente in<strong>di</strong>cati non sono alternativi. Essi rispondono adobiettivi <strong>di</strong>fferenti ma complementari del governo del territorio.”DALLE RETI ECOLOGICHE MULTIFUNZIONALI ALLE RETI AMBIENTALI AVALENZA STORICO-PAESISTICAA partire dagli anni Ottanta la tra<strong>di</strong>zionale politica <strong>di</strong> conservazione della natura e delpaesaggio, basata sulle aree protette, è stata oggetto <strong>di</strong> un ripensamento critico, perchépresuppone implicitamente il concetto che la risorsa natura e la qualità ambientale sianoconfinate nelle isole parco, mentre la maggior parte del territorio presenta livelli <strong>di</strong> qualitàambientale bassi o molto bassi. Inoltre il popolamento biologico, sia animale che vegetale,isolato nelle aree protette, corre un elevato rischio <strong>di</strong> estinzione per la forte consanguineitàe per il maggior rischio d’epidemie (Malcevschi et. al., 1996).La soluzione proposta è quella <strong>di</strong> andare “oltre i parchi” (Romano, 1996), purriconoscendone il ruolo primario, e creare una rete molto <strong>di</strong>ffusa d’aree e corridoiecologici ad elevato grado <strong>di</strong> naturalità, che consentono <strong>di</strong> raggiungere livelli ottimali <strong>di</strong>funzionalità ecosistemica e <strong>di</strong> qualità della vita.Tale strategia permette <strong>di</strong> superare lo stato <strong>di</strong> isolamento e <strong>di</strong> insularità delle aree protettee <strong>di</strong> contribuire così a <strong>di</strong>ffondere anche al territorio esterno le attenzioni ai valori <strong>di</strong> naturae cultura perseguiti nelle aree protette.Negli ultimi anni si è manifestato un approccio ampliamente inter<strong>di</strong>sciplinare del concetto<strong>di</strong> rete ecologica, al fine <strong>di</strong> ridefinirne il ruolo e i contenuti delle “infrastrutture”ambientali (Malcevschi, 2001; Jongman, Pungetti, 2004).Le nuove finalità in<strong>di</strong>viduate sono il frutto <strong>di</strong> un contesto politico-culturale che ha visto<strong>di</strong>latarsi progressivamente il principio <strong>di</strong> conservazione per effetto <strong>di</strong> due movimenticonvergenti, quello della conservazione della natura e quello della salvaguar<strong>di</strong>a delpatrimonio culturale (Gambino, 2005).In campo naturalistico le istanze <strong>di</strong> conservazione per isole (le aree protette) si sono esteseall’intero territorio, nel contempo le politiche <strong>di</strong> tutela del patrimonio culturale hanno30


allargato il proprio raggio d’interesse dal monumento al suo contesto territoriale (Zerbi,2005).Nel quadro d’integrazione tra natura e cultura, le reti ecologiche, pur manifestando la loroprioritaria funzione <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a naturalistica, ampliano la loro finalità al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quellastrettamente inerente la funzionalità ecosistemica.Le reti da ecologiche <strong>di</strong>vengono ambientali e mirano a “realizzare un sistema integrato <strong>di</strong>conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e culturali e a promuovere i processi<strong>di</strong> sviluppo locale” (Gambino, 2001, p.).Nel quadro delle nuove prospettive si è mossa anche la Regione Lombar<strong>di</strong>a che nellaDeliberazione della Giunta Regionale 7 aprile 2000-N. 6/49509 “Approvazione delle lineegenerali <strong>di</strong> assetto del territorio lombardo”, esplicita gli in<strong>di</strong>rizzi per la realizzazione dellarete verde territoriale, non intesa come semplice in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> strisce ver<strong>di</strong> perconnettere ambiti <strong>di</strong> tutela già esistenti, ma come “un sistema da realizzare con interventi<strong>di</strong> rinaturalizzazione e valorizzazione storico-paesistica del territorio, rivolti anche allafruizione turistica, all’interno del quale <strong>di</strong> dovranno raccordare le proposte delle retiecologiche sovracomunali”.In particolare il documento regionale, al fine <strong>di</strong> integrare la rete ecologica in un progettopiù complesso <strong>di</strong> valorizzazione e fruizione del territorio, in<strong>di</strong>ca la necessità <strong>di</strong> indagare lepossibilità <strong>di</strong> interrelazione con progetti e programmi <strong>di</strong> tutela e valorizzazione paesistica.In particolare appaiono irrinunciabili, secondo il documento d’in<strong>di</strong>rizzo regionale, leconnessioni con azioni <strong>di</strong> tutela e valorizzazione della viabilità storica e dei percorsi <strong>di</strong>fruizione paesistica.LE RETI ECOLOGICHE OCCASIONE DI GOVERNO PARTECIPATO DEL TERRITORIOOgni società connota i vari spazi che la circondano <strong>di</strong> vari significati, trasformandoli nellacornice delle proprie pratiche e delle proprie memorie e, più in generale, delle identitàsociali che vi hanno luogo. Così gli spazi strutturati della nostra esistenza quoti<strong>di</strong>ana sipresentano assai bene ad essere interiorizzati e, attraverso processi percettivi e mnestici siafferma la continuità esistenziale degli in<strong>di</strong>vidui all’interno delle loro comunità territoriali(Magnaghi, 2000).Nella questione ambientale infatti, sarebbe auspicabile la rivalutazione del ruolo dellaconoscenza profana e la consapevolezza della capacità dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> mettere in campouna propria expertise <strong>di</strong>stinta da quella ufficiale.Vi sono molteplici motivi che giustificano il crescente interesse scientifico e politico neiriguar<strong>di</strong> dei processi decisionali partecipati: prima <strong>di</strong> tutto queste pratiche democraticherispondono alla richiesta <strong>di</strong> un maggior coinvolgimento dei citta<strong>di</strong>ni nella vita pubblica; insecondo luogo, la partecipazione consente <strong>di</strong> promuovere il confronto <strong>di</strong> idee riguardofenomeni molto complessi, infine, la partecipazione contribuisce ad educare gli attori aduna maggior attenzione per l’ambiente, in quanto stimola una riflessione in<strong>di</strong>viduale sulleconseguenze dei propri comportamenti (Leone, 1999).La crisi della città e del territorio è da considerarsi come uno dei maggiori problemi delnostro tempo che presenta risvolti culturali, politici, sociali ed economici (Cervellati, 1991).31


Sembra ormai maturata la convinzione che occorra un ra<strong>di</strong>cale cambiamento <strong>di</strong> mentalitàche avvii una conversione eco-logica capace <strong>di</strong> porsi domande <strong>di</strong> senso, ponendo al centrola “relazione tra ambiente e i suoi abitanti” in quanto è impossibile la ri-fondazione dellecittà e del territorio in generale senza i citta<strong>di</strong>ni, i soli che vivendola, possono conoscerla.Una conoscenza vissuta, percepita e sognata, che <strong>di</strong>venta coscienza collettiva, che aiuta a<strong>di</strong>fendere quell’insieme <strong>di</strong> valori, quella bellezza che finora hanno contribuito a evolverela nostra cultura.Secondo il concetto <strong>di</strong> empowerment, l’espressione “utente” lascia il posto a quello <strong>di</strong>“agente”, in quanto l’esperto (psicologo, sociologo, geografo, economista, architetto,urbanista, ecc.) “cede il potere” lasciando fare agli interessati, i citta<strong>di</strong>ni, quanto è in loropotere <strong>di</strong> fare, con il risultato <strong>di</strong> prodotti non predefiniti, ma ottenuti attraverso uno“scambio <strong>di</strong> poteri”.La cura dei luoghi parte da una coscienza dei luoghi e dall’importanza <strong>di</strong> conoscere isignificati attribuiti dalle comunità locali ai propri contesti <strong>di</strong> vita (Castelnuovi, 2000).LE RETI ECOLOGICHE LOCALI COME FATTORE DI RINASCITA DEI LUOGHI 2Nell’implementazione delle reti ecologiche dai contesti regionali e provinciali alla scalalocale <strong>di</strong>viene pertanto prioritario uno stretto confronto con i saperi delle comunità locali(il modo <strong>di</strong> percepire i propri ambienti <strong>di</strong> vita, il tipo <strong>di</strong> relazione instaurato con essiattraverso anche l’analisi della valenza emotiva ed affettiva, le immagini mentali cherappresentano le <strong>di</strong>mensioni fisiche e psicologiche <strong>di</strong> un immaginario reale e desiderato,ecc.) in un quadro finalizzato alla costruzione <strong>di</strong> paesaggi <strong>di</strong> qualità.Le <strong>di</strong>namiche che si possono attuare nella progettazione locale <strong>di</strong> reti ecologicheplurifunzionali ben si raccordano alle in<strong>di</strong>cazioni della Convenzione Europea delPaesaggio (Firenze, 2000) che con particolare forza sottolinea il significato <strong>di</strong> fenomeno<strong>di</strong>namico e partecipato del paesaggio, inteso come un processo in formazione e non undato, alla cui creazione devono concorrere le popolazioni locali che hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>godere <strong>di</strong> ambienti <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> svolgere un ruolo attivo nella lorotrasformazione.Una progettazione partecipata dei livelli locali delle reti ecologiche può rinnovare in sensomigliorativo e propositivo la capacità della comunità <strong>di</strong> generare nuovi paesaggi, sia neglispazi aperti che nel tessuto denso, in cui si sperimentano innovative integrazioni traconservazione e prassi territoriale.Come in<strong>di</strong>cato nel documento dell’APAT (Manuali e linee guida 26/2003, p. 23) “Si puòprobabilmente affermare che, ai fini <strong>di</strong> politiche urbanistiche locali (specifico obiettivo delpresente lavoro), i nuclei <strong>di</strong> interesse primario per la realizzazione delle reti ecologichelocali, sono quelli che si traducono in sistemi <strong>di</strong> habitat suscettibili <strong>di</strong> giocare un ruolo aifini della bio<strong>di</strong>versità e nello stesso tempo <strong>di</strong> essere oggetto <strong>di</strong> fruizioni (percettive e2Significativi esempi <strong>di</strong> analisi della percezione della propria realtà territoriale da partedella citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> alcuni comuni della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> sono reperibili inBALDINI (2006) e in FERLINGHETTI, BALDINI MARCHESI (2006).32


icreative) <strong>di</strong> qualità per le popolazioni locali ovvero una combinazione tra il primo e terzoapproccio descritti nel paragrafo L’evoluzione funzionale della rete ecologica.Richiamando ancora il documento 23/2003 dell’APAT “…tra le finalità della rete ecologica,la priorità dell’obiettivo <strong>di</strong> conservazione della bio<strong>di</strong>versità non si può non riconoscere,anche nell’interpretazione alla base della ricerca, il ruolo che il paesaggio assume nella suaprogettazione, attuazione e gestione. Come è noto, la complessità del paesaggio mette ingioco una serie molto ampia <strong>di</strong> componenti: fisiche, ecologiche, culturali, semiologiche,percettive. Lo stu<strong>di</strong>o e la progettazione del paesaggio, a causa della sua specificità ecomplessità configura quin<strong>di</strong> un percorso relativamente <strong>di</strong>fferente e in gran parteautonomo da quello della progettazione e realizzazione della rete ecologica. Ciònonostante, lo stesso obiettivo primario della conservazione della bio<strong>di</strong>versità e la finalitàdella ricerca <strong>di</strong> concepire la rete ecologica anche come opportunità fruitive (culturali,percettive, ricreative…) non può esimere dal porre il progetto <strong>di</strong> rete ecologica in rapportocon il paesaggio.In primo luogo, in quanto il paesaggio costituisce il contesto nel quale si cala il progetto <strong>di</strong>rete ecologica e molti dei processi e delle interazioni che in esso si svolgono influenzanosignificativamente la bio<strong>di</strong>versità e quin<strong>di</strong> sono base essenziale per la realizzazione e lagestione della stessa rete. Inversamente, il paesaggio riceve beneficio dalla costruzionedella rete ecologica in quanto essa è orientata alla salvaguar<strong>di</strong>a dei processi <strong>di</strong> relazioneecologica, che sono una componente fondamentale della funzionalità e della<strong>di</strong>versificazione paesistica.In secondo luogo, in quanto gli aspetti culturali e percettivi del paesaggio possonocostituire gli elementi complementari della rete ecologica, attribuendo valori ad<strong>di</strong>zionaliagli stessi componenti della rete ecologica (valori culturali e percettivi) oppurein<strong>di</strong>viduando altri componenti e relazioni da conservare e valorizzare, che amplificano ilruolo della rete stessa definendone, oltre ad una valenza <strong>di</strong> tipo ecologico, altre <strong>di</strong> tipopercettivo e fruitivo, o ancora la integrano con altre forme <strong>di</strong> connessione paesistica”.I processi attivati nell’implementazione <strong>di</strong> reti ecologiche locali possono <strong>di</strong>venire unappropriato strumento per la rinascita dei luoghi (Magnaghi, 1994) in quanto capaci <strong>di</strong>valorizzare le qualità interne in un quadro <strong>di</strong> sensibilità globale e <strong>di</strong> sostenere un forteautoriconoscimento da parte della comunità della propria storia e del proprio contestoambientale.L’attivazione <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> “territorialità attiva e in positivo” (dematteis, governa, 2005) èforse il migliore antidoto ai processi <strong>di</strong> omologazione in atto in molti contesti ad elevatapressione inse<strong>di</strong>ativa che hanno spesso travolto i modelli <strong>di</strong> vita, obliterando il contestopaesaggistico tra<strong>di</strong>zionale e indebolito i potenziali endogeni <strong>di</strong> sviluppo (mautone, 1998).33


CAPITOLO 3.2RETI ECOLOGICHE PERCORSI PRIMARI VERSO LASOSTENIBILITA’ TERRITORIALEFRAMMENTAZIONE E BIODIVERSITÀLe reti ecologiche sono nate come strumento <strong>di</strong> mitigazione e superamento dei dannibiologici determinati dalla frammentazione 3 degli ambienti naturali conseguente allaelevata pressione e<strong>di</strong>ficatoria e trasformativa che interessa le aree <strong>di</strong> maggior svilupposociale ed economico.La frammentazione degli ecosistemi naturali e seminaturali è attualmente considerata unadelle principali minacce <strong>di</strong> origine antropica alla <strong>di</strong>versità biologica (Battisti, 2005). Inparticolare è stato <strong>di</strong>mostrato che, a livello <strong>di</strong> specie, tale processo costituisca una dellecause dell’elevato tasso d’estinzione a scala globale (Soulé e Orians, 2001).Secondo alcuni autori (Andrén, 1994; Bennett, 1999) la frammentazione si attua attraversoalcune principali modalità:• scomparsa e/o riduzione in superficie <strong>di</strong> determinate tipologie ecosistemiche(habitat loss and reduction);• insularizzazione progressiva (habitat isolation) e riorganizzazione spaziale deiframmenti ambientali residui;• aumento dell’effetto margine (edge effect) indotto dalla matrice antropizzatalimitrofa sui frammenti residui;• crazione e aumento in superficie <strong>di</strong> tipologie ecosistemiche <strong>di</strong> origineantropogenica.La frammentazione degli ambiente naturali è un processo in fase <strong>di</strong> crescita esponenziale alivello globale, essa si sovrappone al altri <strong>di</strong>sturbi antropogenetici provocando effetticumulativi spesso irreversibili su popolazioni animali e vegetali, influenzando i3Per frammentazione ambientale si intende quel processo <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> origine antropicaattraverso il quale un’area naturale (o, più precisamente, una determinata tipologiaambientale definibile “focale”; VILLARD et. al.) subisce una sud<strong>di</strong>visione in frammentipiù o meno <strong>di</strong>sgiunti e progressivamente più piccoli ed isolati (BATTISTI, 2004). SecondoOPDAM et al. (1994) un determinato habitat, originariamente <strong>di</strong>stribuito senza soluzione<strong>di</strong> continuità, può essere gradualmente sud<strong>di</strong>viso in frammenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni sempre piùlimitate, separati da una matrice nella quale le specie strettamente legate a questo habitatnon possono compiere il loro ciclo vitale, né <strong>di</strong>sperdersi. In Ecologica del paesaggio sonostati in<strong>di</strong>cati alcuni paramentri quali l’eterogeneità, la connettività, la frammentazione (peruna loro descrizione si veda FRANCO, 2003).34


movimenti degli in<strong>di</strong>vidui e la loro presenza, abbondanza e persistenza con ricadute alivello <strong>di</strong> comunità e <strong>di</strong> ecosistema.La permeabilità del territorio (biopermeabilità 4 ) nelle aree fortemente antropizzate ècon<strong>di</strong>zionata da elementi paesistici lineari o a carattere <strong>di</strong>ffuso quali le infrastrutture o itessuti inse<strong>di</strong>ativi densi. Queste barriere semplici o complesse oltre a costituire unostacolo, parziale o totale alla <strong>di</strong>spersione delle specie, sono un corridoio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione pernumerose specie generaliste, spesso esotiche e/o infestanti, nonché la sorgente <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbosonoro, luminoso e chimico per gli ambiente contigui a maggior grado <strong>di</strong> naturalità.FRAMMENTAZIONE E PAESAGGIOGli effetti della frammentazione sono osservabili a scale <strong>di</strong>fferenti. Alla scala <strong>di</strong> paesaggio,e in aree storicamente interessate dalla presenza umana, il processo <strong>di</strong> frammentazione haportato alla strutturazione <strong>di</strong> “ecomosaici” paesistici nei quali è possibile <strong>di</strong>stinguere unamatrice antropica, venutasi a formare per scomparsa o alterazione <strong>di</strong> preesistenti tipologieecosistemiche, all’interno della quale sono collocati i frammenti ambientali residui.Quest’ultimi (definiti anche isole <strong>di</strong> habitat, isole ecologiche, remnanis) mostranocaratteristiche proprie, un <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> isolamento fra loro e fra le aree nonframmentate, oltre che una propria articolazione spaziale.4Romano (1996) definisce la biopermeabilità come la capacità <strong>di</strong> una tipologia <strong>di</strong>uso/copertura del suolo o <strong>di</strong> una infrastruttura <strong>di</strong> farsi attraversare da determinate specie.35


STRUTTURA DELLA RETE ECOLOGICALa rete ecologica è costituita da elementi areali (aree serbatoio o matrici naturali, gangli,no<strong>di</strong>, ecc.) e da elementi lineari (corridoi, stepping stones, ecc.) tra loro interconnessi. Tra imodelli strutturali <strong>di</strong> rete ecologica presenti in letteratura in questa sede si fa riferimento aquello proposto nel documento APAT 26/2003 (pp. 54-55) che a sua volta si riferisce aquello adottato nella Pan-European Strategy for Conservation of Landscape and Bio<strong>di</strong>versity enella Pan-European Ecological Network.In particolare vengono riconosciute, da un punto <strong>di</strong> vista ideale, le seguenti unitàstrutturali e funzionali:Core areas (Aree centrali; dette anche nuclei, gangli o no<strong>di</strong>): Aree naturali <strong>di</strong>grande <strong>di</strong>mensione, <strong>di</strong> alto valore funzionale e qualitativo ai fini del mantenimento dellavitalità delle popolazioni target. Costituiscono l’ossatura della rete ecologica. Si tratta <strong>di</strong>aree con caratteristiche <strong>di</strong> “centralità”, tendenzialmente <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, in grado <strong>di</strong>sostenere popolamenti ad elevata bio<strong>di</strong>versità e quantitativamente rilevanti, <strong>di</strong> ridurrecosi’ i rischi <strong>di</strong> estinzione per le popolazioni locali costituendo al contempo unaimportante sorgente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione per in<strong>di</strong>vidui mobili in grado <strong>di</strong> colonizzare (oricolonizzare) nuovi habitat esterni; popolamenti con queste caratteristiche avranno anchemaggiori probabilità <strong>di</strong> avere, al loro interno, forme <strong>di</strong> resistenza nei confronti <strong>di</strong> speciealiene potenzialmente capaci <strong>di</strong> sostituire quelle autoctone presenti. Le aree protettecostituiscono vocazionalmente “core areas”. La lettura in termini ecologico– funzionali delgrado <strong>di</strong> efficacia del sistema <strong>di</strong> aree protette insistente nel contesto stu<strong>di</strong>ato potrà peraltroportare all’in<strong>di</strong>viduazione ed all’analisi delle incongruenze tra sistema protetto e aree <strong>di</strong>intrinseco valore conservazionistico al fine <strong>di</strong> attuare la pianificazione del territorio concriteri oggettivi standar<strong>di</strong>zzati e scientifici <strong>di</strong> tipo ecologico.Buffer zones (Zone cuscinetto): Settori territoriali limitrofi alle core areas. Hannofunzione protettiva nei confronti <strong>di</strong> queste ultime riguardo agli effetti deleteri dellamatrice antropica (effetto margine) sulle specie più sensibili. Situazioni critiche possonocrearsi per le core areas in caso <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong>retto con fattori significativi <strong>di</strong> pressioneantropica; sono cosi’ da prevedere fasce esterne <strong>di</strong> protezione ove siano attenuate ad unlivello sufficiente cause <strong>di</strong> impatto potenzialmente critiche.Wildlife (ecological) corridors (Corridoi ecologici): Collegamenti lineari e <strong>di</strong>ffusifra core areas e fra esse e gli altri componenti della rete. La loro funzione è mantenere efavorire le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione delle popolazioni biologiche fra aree naturali,impedendo così le conseguenze negative dell’isolamento. Il concetto <strong>di</strong> “corridoioecologico”, ovvero <strong>di</strong> una fascia continua <strong>di</strong> elevata naturalità che colleghi <strong>di</strong>fferenti areenaturali tra loro separate, esprime l’esigenza <strong>di</strong> limitare gli effetti perversi dellaframmentazione ecologica; sebbene i corridoi ecologici possano costituire a loro volta indeterminate circostanze fattori <strong>di</strong> criticità (ad esempio per le possibilità che attraverso <strong>di</strong>essi si <strong>di</strong>ffondano specie aliene invasive), vi è ampio consenso sull’importanza strategica36


<strong>di</strong> prevedere corridoi ecologici, opportunamente stu<strong>di</strong>ati, in un’ottica <strong>di</strong> superamentodegli effetti negativi della artificializzazione <strong>di</strong>ffusa del territorio.La in<strong>di</strong>viduazione su cartografie tematiche <strong>di</strong> tali ambienti naturali continui noncorrisponde necessariamente ad una loro efficacia funzionale, <strong>di</strong>pendendo quest’ultima dafattori intrinseci (area del corridoio, ampiezza, collocazione rispetto ad aree core, qualitàambientale, tipo <strong>di</strong> matrice circostante, ecc.) ed estrinseci (caratteristiche eto–ecologichedelle specie che possono, potenzialmente, utilizzarlo).Molta enfasi è stata, recentemente, assegnata più che ai corridoi <strong>di</strong> per se stessi, al concetto<strong>di</strong> “connettività”, spostando l’attenzione dai singoli elementi del territorio (che possono,anche in termini statistici, svolgere un’azione dubbia e/o limitata) a patterns <strong>di</strong>ffusi a scala<strong>di</strong> paesaggio. Tali patterns possono favorire i processi ecologici e mantenere vitali neltempo popolazioni e comunità biologiche.Stepping stones (“Pietre da guado”): non sempre i corridoi ecologici hanno unacontinuità completa; spesso il collegamento può avvenire anche attraverso aree naturaliminori poste lungo linee ideali <strong>di</strong> passaggio, che funzionino come punto <strong>di</strong> appoggio erifugio per gli organismi mobili (analogamente a quanto fanno i sassi lungo una linea <strong>di</strong>guado <strong>di</strong> un corso d’acqua), purché la matrice posta tra un’area ed un’altra non abbiacaratteristiche <strong>di</strong> barriera invalicabile. Le stepping stones sono frammenti ambientali <strong>di</strong>habitat ottimale (o subottimale) per determinate specie, immersi in una matricepaesaggistica antropizzata. Utili al mantenimento della connettività per specie abili adeffettuare movimenti a me<strong>di</strong>o/breve raggio attraverso ambienti non idonei. Tra questespecie si possono in<strong>di</strong>care:• specie che compiono movimenti regolari fra ambienti <strong>di</strong>fferenti per le loro necessitàvitali (trofiche, riproduttive, ecc.);• specie relativamente mobili (gran parte degli uccelli, <strong>di</strong> insetti, chirotteri);• specie tolleranti a livelli me<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo benchè non abili ad occupare zonepermanentemente mo<strong>di</strong>ficate dall’uomo.Per specie poco sensibili alla frammentazione, all’isolamento, alla qualità dell’habitatpossono prevedersistepping–stones <strong>di</strong> origine umana (rimboschimenti, zone umide artificiali, ecc.).Restoration areas (Aree <strong>di</strong> restauro ambientale): non necessariamente gli elementiprecedenti del sistema <strong>di</strong> rete sono esistenti al momento del progetto. Si potranno quin<strong>di</strong>prevedere, attraverso interventi <strong>di</strong> rinaturazione in<strong>di</strong>viduati dal progetto, nuove unitàpara–naturali in grado <strong>di</strong> completare lacune strutturali in grado <strong>di</strong> compromettere lafuzionalità della rete. La possibilità <strong>di</strong> considerare tale categoria è <strong>di</strong> importanza decisivanei territori ove i processi <strong>di</strong> artificializzazione e frammentazione abbiano raggiunto livellielevati. Aree naturali <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>mensione, <strong>di</strong> alto valore funzionale e qualitativo ai finidel mantenimento della vitalità delle popolazioni target costituiscono l’ossatura della reteecologica.Si noti che la classificazione delle aree <strong>di</strong> rete ecologica, oltrechè strutturale, legata cioè adelementi cartografabili e <strong>di</strong>scriminabili sul territorio, deve essere funzionale ai <strong>di</strong>namismi37


dei target <strong>di</strong> conservazione in<strong>di</strong>viduati che, fungendo da “ombrello” per un alto numero<strong>di</strong> specie, possono garantire la conservazione dei valori <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> un’area.La struttura teorica descritta in caso <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> rete ecologica che si proponga <strong>di</strong>interagire realmente ed efficacemente con la complessità della trama territoriale(inse<strong>di</strong>ativa e infrastrutturale), si declina in una nutrita serie <strong>di</strong> categorie <strong>di</strong> elementi. Talielementi sono così definiti nelle linee guida 26/2003 dell’Agenzia per la protezionedell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT):Matrici naturali primarie in grado <strong>di</strong> costituire sorgente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione perelementi <strong>di</strong> interesse ai fini della bio<strong>di</strong>versità. I principali serbatoi <strong>di</strong> bioversità sono datidalle zone in cui l’ambiente naturale abbia caratteristiche <strong>di</strong> elevata estensione, <strong>di</strong><strong>di</strong>fferenziazione degli habitat presenti, <strong>di</strong> continuità tra le unità ecosistemiche presenti.Ambiti <strong>di</strong> questo tipo (assimilabili a “core areas” <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, tendenzialmentecontinue), sono ancora presenti in Italia sull’arco alpino e su quello appenninico, sonoinvece praticamente scomparsi sui territori a forte presenza antropica.Fasce <strong>di</strong> appoggio alla matrice naturale primaria. I margini delle matrici naturaliprecedenti possono essere <strong>di</strong> vario tipo: netti o sfrangiati. Nel caso in cui nella fascia <strong>di</strong>contatto con i territori più antropizzati vi siano ancora presenze significative <strong>di</strong> unitànaturali, queste possono svolgere significativi ruoli <strong>di</strong> base <strong>di</strong> appoggio per possibiliricolonizzazioni del territorio antropizzato da parte <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> interesse. La categoria siricollega in modo <strong>di</strong>retto alle “buffer zones” del modello generale.Gangli primari e secondari della rete ecologica. Nell’ottica della ricostruzione <strong>di</strong>una rete ecologica funzionale, è necessario <strong>di</strong>stinguere le unità in grado <strong>di</strong> costituire, per<strong>di</strong>mensioni ed articolazione interna, caposaldo ecosistemico in grado <strong>di</strong> autosostenersi,dagli elementi <strong>di</strong> connessione il cui ruolo è soprattutto quello <strong>di</strong> favorire gli spostamentibiotici sul territorio. All’interno <strong>di</strong> territori ad alta antropizzazione attuale tali caposal<strong>di</strong>assumono la configurazione <strong>di</strong> veri e propri gangli funzionali, la cui definizione spaziale<strong>di</strong>pende dagli obiettivi <strong>di</strong> connessione e dalle presenze naturali attuali. Per poter parlare <strong>di</strong>“ganglo ecologico” è necessario che una quantità sufficiente <strong>di</strong> elementi naturalispazialmente ravvicinati superi complessivamente una determinata soglia <strong>di</strong>mensionale,in modo che si costituisca una “massa critica” in grado <strong>di</strong> fornire habitat sufficiente almantenimento <strong>di</strong> popolazioni stabili delle specie <strong>di</strong> interesse, nonché a permettere una<strong>di</strong>fferenziazione degli habitat interni capace <strong>di</strong> migliorare le con<strong>di</strong>zioni ai fini dellabio<strong>di</strong>versità. A complemento dei gangli primari sono in<strong>di</strong>viduabili altri ambiti a cui èattribuibile una funzione <strong>di</strong> ganglo ecologico con ruolo <strong>di</strong>fferente: rafforzamento dellepresenze naturali sul territorio, anche al <strong>di</strong> fuori della rete principale costituita dai gangli edei corridoi primari, ma anche costituzione <strong>di</strong> un punto interme<strong>di</strong>o <strong>di</strong> appoggio là ove icorridoi primari risulterebbero troppo lunghi. I gangli cosi’ definiti possono essereconsiderati uno dei tipi possibili <strong>di</strong> “core areas”, con significato soprattutto a livello <strong>di</strong> areavasta.38


Fasce territoriali entro cui promuovere o consolidare corridoi ecologici primari esecondari. L’obiettivo della permeabilità ecologica richiede che i gangli definiti siano traloro interconnessi, attraverso “corridoi” che possano consentire il transito <strong>di</strong> specie <strong>di</strong>interesse. Mentre per i gangli è necessario raggiungere una determinata massa critica<strong>di</strong>mensionale, per i corridoi ecologici il requisito essenziale non è tanto la larghezza dellafascia utilizzata, quanto la continuità; per “continuità” non si intende necessariamente unosviluppo ininterrotto <strong>di</strong> elementi naturali: si possono anche accettare brevi interruzioni edelementi puntuali (“stepping stones”) che funzionino come punti <strong>di</strong> appoggio temporanei.Linee <strong>di</strong> permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua. I corsi d’acqua hanno unospecifico valore ai fini della rete ecologica: il flusso idrico costituisce una linea naturale <strong>di</strong>continuità (seppure <strong>di</strong>rezionale); le sponde dei corsi d’acqua e le fasce laterali presentanoinoltre impe<strong>di</strong>menti intrinseci (topografici e legati agli eventi <strong>di</strong> piena) per la realizzazione<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> varia natura; per questi motivi è lungo i corsi d’acqua che, interritori fortemente antropizzati quali quelli della Pianura Padana, si ritrovano piùfacilmente elementi residui <strong>di</strong> naturalità. Si tratta peraltro <strong>di</strong> elementi particolari <strong>di</strong>naturalità, caratterizzate da caratteristiche ecosistemiche specifiche (facies igrofile edacquatiche, ambienti ripari ad elevate pendenze) molto spesso non rappresentative dellearee circostanti), necessari ma non sufficienti ad esprimere le molteplici esigenze <strong>di</strong> reteecologica. E’ una categoria complessa al cui interno è possibile <strong>di</strong>stinguere ulterioricasistiche:• principali corridoi ecologici fluviali o assimilabili da potenziare e/o ricostruire a finipolivalenti. E’ l’insieme dei principali corsi d’acqua che possono costituire la spinadorsale per progetti <strong>di</strong> riqualificazione polivalente (ecologica e fruitiva) <strong>di</strong> un certorespiro;• corsi d’acqua minori con caratteristiche attuali <strong>di</strong> importanza ecologica. Sonospecificamente in<strong>di</strong>viduati i corsi d’acqua che attualmente rivestono un certo ruolorelativamente ad alcune componenti (ittiofauna, vita acquatica in generale,riqualificazione naturalistica della vegetazione spondale) o appartenenti a sistemiidrici minori complessi o rilevanti per sviluppo, per i quali può essere proposta unapolitica prioritaria <strong>di</strong> mantenimento e <strong>di</strong> valorizzazione delle risorse biologiche;• corsi d’acqua minori da riqualificare a fini polivalenti. Si tratta in questo caso <strong>di</strong>corsi d’acqua che, pur potendo presentare attualmente anche caratteristiche <strong>di</strong>criticità, hanno tuttavia una rilevanza, una caratterizzazione strutturale ed unalocalizzazione tale da far ipotizzare una loro riqualificazione polivalente. Questapuò prevedere sia lo sfruttamento delle loro caratteristiche <strong>di</strong> autodepurazione siala formazione <strong>di</strong> una rete minuta <strong>di</strong> corridoi <strong>di</strong> collegamento e <strong>di</strong> fruizioni<strong>di</strong>versificate tramite interventi <strong>di</strong> riqualificazione delle sponde.Barriere significative prodotte da infrastrutture esistenti. I livelli attuali <strong>di</strong>antropizzazione del territorio comportano la presenza <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> ostacoli per lacontinuità ecologica. A parte l’effetto barriera prodotto dalle aree inse<strong>di</strong>ate, è importanteevidenziare i punti <strong>di</strong> incontro tra il sistema <strong>di</strong> gangli e corridoi ecologici in<strong>di</strong>viduati, e leprincipali linee <strong>di</strong> frammentazione (strade ad alta percorrenza, gran<strong>di</strong> canali, ecc).39


Almeno i principali punti <strong>di</strong> conflitto potranno essere successivamente oggetto <strong>di</strong> specificiprogetti <strong>di</strong> deframmentazione.Varchi la cui chiusura a causa dell’espansione inse<strong>di</strong>ativa comporterebbe rischisignificativi per la rete ecologica. I processi <strong>di</strong> urbanizzazione che hanno prodotto unasignificativa antropizzazione e frammentazione del territorio possono essere tuttora incorso e potranno in molti casi, se proseguiranno lungo le <strong>di</strong>rettrici utilizzate perl’espansione, pregiu<strong>di</strong>care in modo definitivo le residue linee <strong>di</strong> permeabilità esistenti. E’pertanto necessario procedere ad un’analisi specifica dei varchi tra inse<strong>di</strong>amenti ancoraesistenti la cui chiusura comporterebbe il maggiore pregiu<strong>di</strong>zio per lo sviluppo della reteecologica.Zone extraurbane con presupposti per l’attivazione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> consolidamentoecologico. Al <strong>di</strong> fuori delle unità principali della rete (gangli principali e secondari, ecorridoi <strong>di</strong> collegamento) possono esistere ancora situazioni più locali con una certapresenza <strong>di</strong> elementi naturali minori (ad esempio fasce arboree), che potrebbero, sepotenziati, rinforzare il significato funzionale degli elementi della rete.Zone periurbane su cui attivare politiche polivalenti <strong>di</strong> riassetto fruitivo edecologico. Oltre alle precedenti possono esistere anche, soprattutto in zone <strong>di</strong> sprawlinse<strong>di</strong>ativo, insiemi <strong>di</strong> spazi aperti ormai più o meno circondati da aree inse<strong>di</strong>ate oinfrastrutturate, con elementi naturali residuali, non più in grado <strong>di</strong> riconnettersiefficacemente alla rete principale. Tali aree sono peraltro in grado <strong>di</strong> costituire il nucleo <strong>di</strong>piccole reti ecologiche locali <strong>di</strong> livello inferiore, da progettare e realizzare sulla base <strong>di</strong>analisi specifiche. In tali aree è ammissibile, in molti casi ad<strong>di</strong>rittura auspicabile, che agliobiettivi <strong>di</strong> riassetto ecologico siano associati obiettivi <strong>di</strong> tipo fruitivo in grado <strong>di</strong> sostenereuna sufficiente qualità nella gestione e nella manutenzione dei sistemi attivati.Fasce <strong>di</strong> margine tra agricoltura ed inse<strong>di</strong>amenti. Una categoria ambientale criticaai fini del riassetto ecosistemico del territorio nel suo complesso è la fascia <strong>di</strong> margine traagricoltura ed inse<strong>di</strong>amenti. Si giu<strong>di</strong>ca importante poter trattare tale fascia in modo chepossano essere perseguiti i seguenti obiettivi:• riduzione delle pressioni relative esercitate reciprocamente dai <strong>di</strong>fferenti utilizzi delsuolo nelle aree periferiche;• in particolare riduzione dei passaggi <strong>di</strong> sostanze reciprocamente pericoloseprodotte dai <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> aree (emissioni atmosferiche da complessi produttivi,impiego <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong> sintesi in agricoltura, emissioni associate al traffico, ecc);• valorizzazione ambientale dell’ambiente periferico;• opportunità per attività economiche sostitutive da parte degli operatori agricoli.Direttrici <strong>di</strong> permeabilità verso territori esterni. Si pone il problema dei confinidella rete <strong>di</strong> progetto. Da un punto <strong>di</strong> vista teorico generale una rete ecologica nondovrebbe avere confini: al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> realtà insulari, il complesso delle connessioni puòarrivare fino al livello continentale. Trattandosi poi <strong>di</strong> progetti con successive implicazioni40


amministrative, non è <strong>di</strong> regola possibile fornire in<strong>di</strong>cazioni cogenti su territoriamministrativamente <strong>di</strong>fferenti. E’ peraltro evidente che una rete ecologica compresaentro un determinato contenitore territoriale dovrà avere connessioni anche con realtàterritoriali esterne. A tal fine, occorrerà in<strong>di</strong>viduare comunque le principali <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong>permeabilità verso i territori esterni, fermo restando che la attuazione in termini <strong>di</strong>corridoi primari e secondari, richiederà il coor<strong>di</strong>namento delle varie amministrazionicoinvolte.Il tema delle <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> permeabilità verso territori esterni evidenzia anche un aspettofondamentale delle reti ecologiche: l’esistenza <strong>di</strong> una gerarchia spaziale tale, per cui si puòparlare <strong>di</strong> reti sovraregionali, infraregionali <strong>di</strong> area vasta, e <strong>di</strong> reti locali.L’insieme degli elementi in<strong>di</strong>cato si applica tendenzialmente ad un livello infraregionale<strong>di</strong> area vasta (es. provinciale), che deve essere assunto come riferimento anche quando cipongono obiettivi progettuali a livello locale (es. comunale).41


CAPITOLO 4QUADRO CONOSCITIVO DEI TERRITORI DELLAPROVINCIAINTRODUZIONELa presente sezione rappresenta il contributo analitico-descrittivo e, per alcune partiinterpretativo, del territorio provinciale (e dei contesti <strong>di</strong> riferimento) per le componentiimplicate nella definizione <strong>di</strong> una rete ecologica a valenza paesistica.L’articolazione del lavoro riflette quin<strong>di</strong> i due ambiti tematici: il riconoscimento dellastruttura ecologico-ambientale e la definizione intepretativa <strong>di</strong> un’armatura storicopaesaggistica<strong>di</strong> riferimento.L’articolazione del territorio provinciale muove dalla sud<strong>di</strong>visione in ambiti operataentro il PTCP, ri-declinata alle specificità del presente lavoro, e contempla 19 ambititerritoriali che vengono analizzati nelle singole componenti tematiche.L’analisi della struttura ecologico-ambientale contiene contributi riferiti <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>lavoro consolidate, quali le <strong>di</strong>versità floristiche e faunistiche, elementi <strong>di</strong> attenzione(che attingono anche da altri strumenti, quali il Piano Faunistico <strong>Provincia</strong>le) che mettonoin luce i principali elementi <strong>di</strong> conflitto tra attività antropiche e spazio <strong>di</strong> vita dellafauna, e <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong> più recente consolidamento scientifico e soprattutto <strong>di</strong> recenteadozione nelle pratiche <strong>di</strong> pianificazione, quali l’ecologia del paesaggio. L’ecologia delpaesaggio offre un contributo rilevante nella capacità <strong>di</strong> fare emergere la <strong>di</strong>mensionespaziale delle potenzialità e delle criticità della rete ecologica; tale lettura necessitacomunque <strong>di</strong> un supplemento <strong>di</strong> attenzione teso a intrecciarla con gli altri campiconoscitivi e a declinarne le risultanze riferendole ai <strong>di</strong>versi “destinatari” della reteecologica.L’analisi dell’armatura storica e paesaggistica muove dalla convinzione dell’opportunità<strong>di</strong> strutturare la componente ecologico-ambientale della rete sugli elementi fisico-spazialiconsolidati che esprimono identità territoriale e che contengono elementi <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong>opportunità nella <strong>di</strong>rezione, alla base del concetto <strong>di</strong> rete ecologica a valenza paesistica cheinforma il presente lavoro.La lettura storica intende fare emergere la ricchezza delle presenze storiche territorialialle quali riferirsi; il quadro paesaggistico offre un’interpretazione dell’identitàpaesaggistica dei <strong>di</strong>versi ambiti del territorio provinciale, con una lettura sistematica voltaa fare emergere variazioni e permanenze dal paesaggio tra<strong>di</strong>zionale e a delineare elementi<strong>di</strong> criticità e opzioni aperte <strong>di</strong> valorizzazione.42


CAPITOLO 4.1LA STRUTTURA ECOLOGICO-AMBIENTALEL’ECOLOGIA DEL PAESAGGIO: UNA NUOVA DISCIPLINA PER LAPIANIFICAZIONE TERRITORIALEL’Ecologia del paesaggio nasce 200 anni fa ad opera <strong>di</strong> alcuni geografi tedeschi, tra iquali Alexander Von Humboldt; secondo tali autori il paesaggio viene definito comecarattere complessivo <strong>di</strong> una regione. È ancora <strong>di</strong> scuola germanica la riscoperta della<strong>di</strong>mensione ecologica: il biogeografo Carl Troll, negli anni Trenta, iniziò ad utilizzare leimmagini scattate dagli aerei per interpretare la complessità ambientale. Da quelperiodo al Dopoguerra la <strong>di</strong>sciplina rimase ferma a causa della scarsità <strong>di</strong> idee <strong>di</strong> rilievo.Dagli anni Cinquanta in poi l’Ecologia del paesaggio si evolve su <strong>di</strong>versi fronti grazieall’apporto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi (<strong>di</strong>fferenziati tra loro sia nella definizione <strong>di</strong> ecologia, sia nelladefinizione del concetto <strong>di</strong> paesaggio) spinti soprattutto dalla limitatezza dell’ecologiagenerale riguardo alle applicazioni <strong>di</strong> tipo territoriale (NAVEH, LIEBERMAN 1984;NAVEH 1990; ZONNEVELD 1990; FORMAN, GODRON 1986; FORMAN ET AL. 1990).La <strong>di</strong>sciplina, dati i suoi amplissimi orizzonti culturali, consente la convivenza <strong>di</strong>geografi, antropologi, economisti, ecologi, biologi e professionisti della pianificazione egestione ambientali. Lo spirito inter/multi<strong>di</strong>sciplinare del settore nasce infattidall’esigenza <strong>di</strong> interpretare la complessità da parte <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong>stinticreando un filo trainante che ha permesso alla <strong>di</strong>sciplina in più <strong>di</strong> un ventennio <strong>di</strong>raggiungere un posto <strong>di</strong> rilievo nella ricerca ecologica.In Italia l’Ecologia del paesaggio compare a partire dal 1986 e si afferma come <strong>di</strong>sciplinascientifica autonoma con l’istituzione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> lavoro dell’ambito della SocietàItaliana <strong>di</strong> Ecologia e, soprattutto, con la costituzione della Società Italiana <strong>di</strong> Ecologiadel paesaggio nel 1988 (FARINA 2001).L’Ecologia del paesaggio è particolarmente utile nella pianificazione e gestione delterritorio perché è l’unica <strong>di</strong>sciplina ecologica che riconosce un’importanzafondamentale alla <strong>di</strong>mensione spaziale e cioè alle modalità <strong>di</strong> localizzazione,<strong>di</strong>stribuzione e forma degli ecosistemi. In sintesi la forma degli elementi paesisticiinfluisce sulle funzioni e viceversa; gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa branca dell’ecologia riguardanoquin<strong>di</strong> la struttura, le funzioni del paesaggio e le loro trasformazioni nel tempo.Il Paesaggio, secondo la <strong>di</strong>sciplina in oggetto, è un sistema complesso in cuiinteragiscono gli ecosistemi naturali, l’uomo, il suo sistema sociale ed il suo modo <strong>di</strong>organizzare lo spazio, rispecchiando la cultura che lo ha creato. Eʹ necessario unapproccio <strong>di</strong> tipo globale, in grado <strong>di</strong> superare l’ottica delle analisi <strong>di</strong> settore perconsiderare il territorio come un’unica entità, costituito da ecosistemi <strong>di</strong>versificati.43


La lettura del territorio nell’Ecologia del paesaggioLa fortissima pressione, indotta dalle attività economiche, richiede continuetrasformazioni <strong>di</strong> aree e adeguamenti infrastrutturali in tempi brevi. Negli ultimidecenni si è manifestata con forza lʹesigenza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are l’ambiente da un punto <strong>di</strong> vistaglobale, in modo tale da considerare i processi e non solo lo stato dell’ambiente, i processisono stu<strong>di</strong>ati sulla base <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori e modelli in grado <strong>di</strong> monitorare il sistema territorialealle <strong>di</strong>verse scale spazio-temporali.L’esame delle <strong>di</strong>namiche territoriali a più scale, descritte con in<strong>di</strong>catori, ha consentito <strong>di</strong>valutare l’evoluzione del territorio, <strong>di</strong> monitorarne lo stato e <strong>di</strong> impostare le verifichefuture. Queste valutazioni sono utilizzate per inquadrare problematiche e processidellʹintero sistema territoriale per poi poter analizzare i <strong>di</strong>versi settori <strong>di</strong>sciplinari,avendo sempre come riferimento il sistema nella sua interezza e complessità.Secondo il Principio delle Proprietà Emergenti, per cui un tutto organico è superiore allasomma delle sue componenti, la metodologia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dei paesaggi deve essere basatasu un integrazione contemporanea <strong>di</strong> tutte le variabili, cioè compiuta sui caratteri e icomportamenti propri <strong>di</strong> quel livello <strong>di</strong> organizzazione biologica.La struttura e le funzioni indagate nell’ambito dell’analisi territoriale dell’Ecologia delpaesaggio sono:Strutture paesistiche• Carta fisionomica della vegetazione;• Presenza e <strong>di</strong>stribuzione della fauna;• Distribuzione degli apparati paesistici;• Determinazione dell’Habitat Umano;• Determinazione dell’Habitat Naturale;Funzioni paesistiche• Valutazione ecologica dei tipi <strong>di</strong> vegetazione;• Dinamica della componente faunistica;• Dinamica degli apparati paesistici e dell’Habitat Umano (HU);• Regime dei <strong>di</strong>sturbi presenti;• Habitat Standard Procapite;• Connettività, circuitazione e loro andamento;Valutazioni dello stato ecologico• Influenza del tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi;• Valutazione delle macchie residuali;• Stato delle rete ecologica;• Pressione antropica sulle aree naturali;Criteri terapeutici <strong>di</strong> intervento• Pianificazione e progetto <strong>di</strong> corridoi ecologici44


• Progetto <strong>di</strong> fasce tampone;• Controlli e cenni <strong>di</strong> gestione• Cenni <strong>di</strong> gestione secondo i criteri dell’Ecologia del Pesaggio possono essere• aggiunti per categorie normative.• La valutazione è considerata uno dei primi strumenti della politica, cioè la base perprendere decisioni, perché valutare significa conoscere. prendere decisioni, perchévalutare significa conoscere.La conoscenza può derivare dall’osservazione del paesaggio reale oppure da un modelloculturale, quin<strong>di</strong> confermare la necessità <strong>di</strong> agire entro un sistema <strong>di</strong> riferimento.Caratteristiche quali <strong>di</strong>versità, fragilità, resistenza e resilienza possono essere utilizzatecome in<strong>di</strong>catori per comprendere strutture e <strong>di</strong>namiche dei paesaggi.Nel presente stu<strong>di</strong>o sono stati utilizzati i seguenti in<strong>di</strong>catori:HABITAT UMANO (HU) : è quella porzione <strong>di</strong> territorio nella quale l’uomo svolge lamaggior parte delle sue funzioni vitali (abitare, reperire cibo, lavorare, ricrearsi, ecc.),mantenuta tale dall’intervento dell’uomo. Fanno quin<strong>di</strong> parte dell’Habitat Umano tuttigli elementi paesistici delle aree urbanizzate (parchi e giar<strong>di</strong>ni compresi), agricole eboscate interessate da opere <strong>di</strong> mantenimento da parte dell’uomo (impianti forestali).Viene espresso in termini percentuali.Sono riconducibili all’Habitat Umano i seguenti apparati paesistici (il sistema <strong>di</strong> tessere<strong>di</strong> funzioni paesistiche analoghe capaci <strong>di</strong> formare una configurazione riconoscibile)45


HABITAT NATURALE (HN) : è quella porzione <strong>di</strong> territorio che solo saltuariamenteviene frequentata dall’uomo e che, comunque, non è luogo <strong>di</strong> attività umanepermanenti. Fanno parte dell’Habitat Naturale boschi, brughiere, aree colonizzate davegetazione pioniera, campi incolti abbandonati ecc. Viene espresso in terminipercentuali.Sono riconducibili all’Habitat Naturale i seguenti apparati paesistici:HABITAT STANDARD: lo stu<strong>di</strong>o della componente umana in una Unità <strong>di</strong> Paesaggioviene affrontato attraverso l’esame <strong>di</strong> questo in<strong>di</strong>ce. L’Habitat Standard procapite è unin<strong>di</strong>ce ecologico che mette in relazione le aree, corrispondenti a un certo habitat, con lepopolazioni che interagiscono con quell’habitat (Ingegnoli, 1980,1993,2003; Gibelli,1999).L’Habitat Standard misura l’esigenza <strong>di</strong> spazio ecologico per un organismo, in questocaso l’uomo, il cui spazio ecologico relativo corrisponde alla somma <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi apparatipaesistici. Nella pianificazione viene utilizzato relativamente all’Habitat Umano e alnumero <strong>di</strong> abitanti corrispondenti. Si misura in m2/ab, corrisponde alla superficie cheogni abitante ha a <strong>di</strong>sposizione per le funzioni vitali, lavorative, ricreative e varia alvariare del tipo <strong>di</strong> paesaggio, quin<strong>di</strong> è un in<strong>di</strong>catore del grado <strong>di</strong> antropizzazionedell’ecomosaico.46


L’Habitat Standard procapite sarà pari a:HS = HU/n. abitantiIntendendo con HU la sommatoria dei seguenti apparati:HU = PRD+ PRT +RSD+SBS+CHG+DISLa tabella in<strong>di</strong>ca il valore <strong>di</strong> Habitat Standard per alcune unità <strong>di</strong> paesaggio:47


CAPACITAʹ PORTANTE: è denominata σ ed è espressa dal rapporto tra HabitatStandard (HS) e Habitat Standard Teorico (HS*) (HS/HS*). Quest’ultimo è espresso daun valore in m2 specifico per ogni apparato; per la Lombar<strong>di</strong>a i valori <strong>di</strong> HabitatStandard Teorico minimo sono:HS* PRD (m2) 1043HS* RSD (m2) 105HS* SBS (m2) 79HS* PRT (m2) 200___________________HS* (m2/ab) 1427È un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> importanza ulteriore per la valutazione della componente umana ecorrisponde alla capacità portante <strong>di</strong> una Unità <strong>di</strong> Paesaggio.In generale, la capacità portante risulta ecologicamente positiva per valori <strong>di</strong> sigma > 1,2, mentre risulta progressivamente più negativa scendendo sotto tale cifra. Questo<strong>di</strong>pende dal fatto che, quando i m2 <strong>di</strong>sponibili per ogni abitante sono al <strong>di</strong> sotto delvalore minimo, la popolazione dellʹarea in esame potrebbe decidere <strong>di</strong> ricavarsi nuovispazi per garantirsi tutti i servizi ritenuti necessari.CONNETTIVITA’: è una caratteristica del paesaggio, in<strong>di</strong>ca la possibilità <strong>di</strong>spostamento tra elementi funzionalmente omogenei, grazie a percorsi idonei alla<strong>di</strong>ffusione delle specie animali e vegetali e utili alla fruizione in mezzo della natura daparte dell’uomo. Nell’analisi del territorio bergamasco l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> connettività è stato48


applicato al sistema della vegetazione naturale e seminaturale, al fine <strong>di</strong> evidenziarne leeventuali carenze strutturali e in<strong>di</strong>viduarne le esigenze. Nelle carte elaborate sonorappresentati legami e no<strong>di</strong> del sistema della vegetazione arborea. I legami sonoessenzialmente corridoi (filari e siepi o aree boscate <strong>di</strong> forma allungata) mentre i no<strong>di</strong>sono costituiti dagli incroci tra legami che obbligano ad un cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione oall’interno <strong>di</strong> macchie boscate. Legami e no<strong>di</strong> sono stati contati e inseriti nella formulaper il calcolo della connettività (Forman, Godron, 1986; Gibelli, Palmeri, Russi, 1996).CONNETTIVITÀ (γ) = Legami/3*(No<strong>di</strong>-2)L’in<strong>di</strong>ce può assumere valori che vanno da 0 a 1, maggiore è il valore numerico emaggiore è la connettività del sistema.CIRCUITAZIONE: la circuitazione consiste nella possibilità <strong>di</strong> effettuare dei percorsiall’interno <strong>di</strong> una struttura paesistica, in modo tale da non dover necessariamenteripassare sullo stesso tratto per tornare al punto <strong>di</strong> partenza. In pratica ci da un’ideadell’efficienza e dell’articolazione della rete. Legami e no<strong>di</strong> sono stati contati e inseritinella formula per il calcolo della circuitazione (Forman, Godron, 1986; Gibelli, Palmeri,Russi, 1996).CIRCUITAZIONE (α) = (Legami-No<strong>di</strong> + 1)/2*No<strong>di</strong>-5L’in<strong>di</strong>ce può assumere valori che vanno da -1 a 1.METODO DEI GRAFI: l’utilizzo del metodo dei grafi, che può essere costruito ad ogniscala geografica, è stato proposto da Cantwell e Forman (1993) secondo i quali leinterazioni tra le <strong>di</strong>verse porzioni <strong>di</strong> un ecomosaico sono importanti per ilfunzionamento dell’intero sistema. I grafi estratti da un ecomosaico assumono formemolto <strong>di</strong>versificate e con significati <strong>di</strong>versi. Il grafo a catena è tipico <strong>di</strong> strutture linearicome strade, siepi, corridoi <strong>di</strong> linee elettriche e fiumi. Il modello a tela <strong>di</strong> ragno è tipico<strong>di</strong> ambienti dove una matrice domina e al suo interno sono poste tessere isolate <strong>di</strong>elementi residuali come boschi in un ambito intensamente coltivato. La forma a rete ètipica <strong>di</strong> ambienti molto eterogenei mentre la forma a candelabro è costituita da unelemento centrale connesso con molti elementi su <strong>di</strong> un lato.49


Grafici teorici <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizione spaziale degli elementi del paesaggio (1.a catena 2 tela <strong>di</strong>. ragno 3. collana4.crocera 5. a rete 6. a satellite 7. a candelabro 8. poligono completamente connesso)50


Esempi <strong>di</strong> grafi applicati a tre esempi a crescente complessità <strong>di</strong> rapporti per aggiunta <strong>di</strong> oggetti (no<strong>di</strong>)Criteri <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi dello stato ecologico del paesaggio bergamascoGli organismi, le popolazioni, le comunità o i sistemi ecologici sono sottoposti a processidestabilizzanti che definiamo <strong>di</strong>sturbo. Il contesto ambientale in cui viviamo è pieno <strong>di</strong><strong>di</strong>sturbi, una televisione con il volume troppo alto, l’autobus che passa sotto casa, unaereo che decolla, sono alcuni dei <strong>di</strong>sturbi sonori a cui siamo quoti<strong>di</strong>anamentesottoposti. Questi <strong>di</strong>sturbi riducono la qualità della vita ma possono essere“incorporati”, cioè assorbiti dal sistema in essere. Il <strong>di</strong>sturbo è quin<strong>di</strong> un processocomune a tutti gli stati organizzativi della vita ed è una delle cause maggioridell’evoluzione delle specie in un continuo gioco adattativo (FARINA).L’evoluzione tende a ridurre l’effetto del <strong>di</strong>sturbo attraverso meccanismi adattativi, isistemi aggregati, popolazioni, comunità, landscapes reagiscono al <strong>di</strong>sturbo in formain<strong>di</strong>retta e complessa (GLENN ET AL., 1992).Ovviamente <strong>di</strong>sturbi come esondazioni o incen<strong>di</strong>, portatori <strong>di</strong> sconvolgimenti più omeno profon<strong>di</strong> dell’assetto vegetazionale, sono eventi temporanei e la natura tende poi a51


icostituire situazioni e processi normali. Il <strong>di</strong>sturbo antropico, invece, anche seassimilabile a quello <strong>di</strong> qualsiasi altro animale, <strong>di</strong>fferisce per estensione, severità efrequenza. Essendo ormai la specie dominante in quasi tutti gli ecosistemi, l’uomo“tecnologico” non riesce più ad essere incorporato dalla biosfera e si stanno verificandoprofon<strong>di</strong> cambiamenti nei cicli biogeochimici (cambiamenti climatici sensibili, invasione<strong>di</strong> specie alloctone, aumento dell’aci<strong>di</strong>tà dell’acqua e del suolo).Se consideriamo le trasformazioni avvenute in una finestra temporale <strong>di</strong> 50 annipossiamo <strong>di</strong>re che alcune trasformazioni, come la regimazione dei fiumi, sono <strong>di</strong>sturbiche il sistema può incorporare: in alcuni decenni il fiume si riappropria dello spazio a luinecessario. Certamente lo sviluppo urbano appare un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficileincorporazione (WICKHAM ET AL., 2000).Il <strong>di</strong>sturbo ha la capacità <strong>di</strong> esaltare le capacità <strong>di</strong> resilienza <strong>di</strong> un sistema ecologico maanche la sua fragilità. Dove lʹuomo ha mo<strong>di</strong>ficato lʹambiente con ripetuti <strong>di</strong>sturbi ilgrado <strong>di</strong> libertà per evolvere è molto ridotto ed osservabile non più a grande scala maalla meso o micro scala.52


Diversità floristica della bergamascaCarta della <strong>di</strong>versità floristica provinciale.Il prospetto illustra il numero <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> piante superiori (felci, gimnosperme,angiosperme) rilevate per quadrante nell’ambito del progetto <strong>di</strong> cartografia floristicadella bergamasca promosso dal Gruppo Flora Alpina Bergamasca (Calvi e Ferlinghetti,1989; Ferlinghetti e Federici, 1997; Federici, 2006).In conformità al Progetto <strong>di</strong> Cartografia Floristica Centroeuropea (Ehrendorfer eHamann, 1965; Nikfeld 1971, 1997), il territorio provinciale è stato sud<strong>di</strong>viso in aree basecontrassegnate da quattro cifre ed estese 11,5 km in latitu<strong>di</strong>ne e 13,6 km in longitu<strong>di</strong>ne.Ogni area base è a sua volta sud<strong>di</strong>visa in quattro quadranti ampi circa 5,5 per 6,5 km.Limitando l’analisi al settore bergamasco, la maggiore <strong>di</strong>versità specifica si registra nellafascia prealpina esterna dove me<strong>di</strong>amente si registrano valori compresi tra 900 e 1100entità per quadrante con punte superiori ai 1100.53


Le cifre minime si registrano in pianura dove i valori sono generalmente compresi tra500 e 700 entità per unità del reticolo, il numero <strong>di</strong> specie aumento lungo l’astadell’Adda, dell’Oglio e del Serio a <strong>di</strong>mostrazione dell’importante ruolo <strong>di</strong> serbatoi <strong>di</strong>naturalità e <strong>di</strong> corridoi ecologici che i corsi d’acqua costituiscono. L’area planiziale <strong>di</strong>maggior pregio floristico risulta essere l’Isola bergamasco i cui valori superano la cifra <strong>di</strong>800.Il numero <strong>di</strong> specie della fascia alpina generalmente non supera la cifra <strong>di</strong> 1000, inconseguenza della maggior selettività delle con<strong>di</strong>zioni ambientali e per la minorarticolazione degli habitat rispetto all’ambito prealpino. I valori tornano infine a salire inVal <strong>di</strong> Scalve per la <strong>di</strong>versificazione del substrato geologico e la peculiare storia naturalee antropica.Punti critici per gli spostamenti faunisticiDall’analisi della carta prodotta, si sono osservati i seguenti punti critici <strong>di</strong>attraversamento della fauna lungo le strade, che corrispondono in parte a corridoi per lafauna selvatica. Sono state in<strong>di</strong>viduate in collaborazione con l’Assessorato <strong>Provincia</strong>lealla caccia e Pesca le zone <strong>di</strong> maggiore transito delle specie <strong>di</strong> ungulati attraverso la reteviari bergamasca. Le specie prese in considerazione sono il cervo (Cervus elaphus) e ilcapriolo (Capreolus capreolus). Oltre che le strade interessate alla migrazione primaveriledegli anfibi (soprattutto rospo comune). L’analisi ha permesso d’in<strong>di</strong>viduare duecorridoi ecologici relativi al cervo, in cui occorrerebbe realizzare opere <strong>di</strong> mitigazione <strong>di</strong>un certo rilievo.1) La zona compresa tra Piangaiano e Pianico in Valle Cavallina:2) La zona presso Scalvino tra Lenna e Camerata Cornello.Per il capriolo le zone d’interesse sono più <strong>di</strong>ffuse sul territorio e gli investimenti adopera delle auto non sono concentrati in singole aree. Da segnalare inoltre che nel trattotra S. pellegrino (Ruspino) ed Ambria sono segnalati più che investimenti stradali,annegamenti della fauna selvatica (cervo e capriolo), nel canale idroelettrico a<strong>di</strong>acentealla strada. Per il resto della situazione si veda la carta allegata.Per quanto riguarda gli anfibi e le loro migrazioni primaverili si segnalano i principalitratti stradali interessati dal fenomeno:1) La strada provinciale 76 nella zona tra Casazza e En<strong>di</strong>ne (rospo comune, rana <strong>di</strong>Lataste, rana dalmatina, rana verde, tritone punteggiato, tritone crestato)2) La strada provinciale nella zona tra Piangaiano e il primo tornante <strong>di</strong>rezione SoltoCollinaLago <strong>di</strong> Gaiano (rospo comune, rana <strong>di</strong> Lataste, rana dalmatina)3) Il tratto <strong>di</strong> strada provinciale sebina presso Tavernola4) Il tratto <strong>di</strong> strada provinciale sebina in località Zù (rospo comune)5) La strada provinciale tra Villa d’Adda e il ponte <strong>di</strong> Brivio (rospo comune e rana <strong>di</strong>Lataste)54


6) La strada provinciale tra Barzana e Palazzago in località Montebello (rospocomune).Le zone in<strong>di</strong>cate dovrebbero essere oggetto d’attenzione con collocamento <strong>di</strong> particolaristrutture progettate in tal senso: sottopaggi (tunnel e similari per gli anfibi, viadotti sottola sede stradale per la fauna ungulata). Per gli anfibi inoltre sarebbe opportuno nontrasformare le attuali caratteristiche del versante, non e<strong>di</strong>ficare in modo eccessivo lesponde dei laghi.A seguire si riporta la carta dei principali punti <strong>di</strong> conflittualità tra il movimento dellafauna vertebrata e le infrastrutture viarie.Zone <strong>di</strong> massima bio<strong>di</strong>versità per i vertebratiSono state in<strong>di</strong>viduate le zone <strong>di</strong> massima <strong>di</strong>versità dei vertebrati attraverso l’ausiliodegli atlanti regionali. In particolar modo sono stati consultati l’atlante degli uccellini<strong>di</strong>ficanti, quello dei mammiferi e degli anfibi e rettili. I primi due costruiti su basecartografica IGM sono stati facilmente sovrapponibili, quello degli anfibi e rettili non haconsentito analoga operazione in quanto i quadranti corrispondevano ad aree più vastee non completamente sovrapponibili con le precedenti, poiché i quadranticorrispondevano ad una sud<strong>di</strong>visione territoriale UTM. Dall’analisi dei dati contenutinegli atlanti che hanno adottato una sud<strong>di</strong>visone IGM, e che perciò hanno permesso una55


sovrapponibilità <strong>di</strong> dati relativamente agli uccelli e ai mammiferi si evidenziano i dueraggruppamenti seguenti:- aree <strong>di</strong> maggiore bio<strong>di</strong>versità:<strong>Bergamo</strong> e aree limitrofe;la bassa val Seriana;La Val S.MartinoLa bassa Valle CavallinaLa bassa Val Camonica,La bassa Valle BrembanaAlta Val Brembana, Val taleggio, Val Parina e Valle ImagnaAlta Val SerianaLa Valle <strong>di</strong> ScalveLa Val del RisoLa Val BorlezzaL’alto Sebino e l’alta valle Cavallina e il Basso SebinoLa zona tra <strong>di</strong> pianura tra Romano e l’OglioSono state rilevate le zone importanti per i singoli gruppi sistematici:- importanti per la bio<strong>di</strong>versità per l’erpetofauna:La Val CalepioI colli <strong>di</strong> Scanzo e AlbanoL’Isola- importanti per la bio<strong>di</strong>versità dell’avifauna:La Gera d’AddaLa bassa pianura tra Serio e OglioI dati possono essere interpretati in questo modo: la massima bio<strong>di</strong>versità del settoreoccidentale si abbia nella fascia basso collinare prealpina fino all’alta Val Brembana cheha subito una forte. Stupisce l’alta bio<strong>di</strong>versità relativa alla fascia <strong>Bergamo</strong> bassa valleBrembana. In realtà queste zone cerniera tra la pianura e le Alpi presentano specie <strong>di</strong>entrambi i comprensori, ed inoltre le spiccate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> termofilia dei versantimeglio esposti favoriscono l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> specie a gravitazione me<strong>di</strong>terranea(occhiocotto, passero solitario, rondone pallido). Quin<strong>di</strong> le zone <strong>di</strong> alta bio<strong>di</strong>versitàanimale corrispondono ad aree in cui abbiamo presenze <strong>di</strong> specie più spiccatamentemontane che raggiungono i limiti altimetrici più bassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione (rana temporaria,ron<strong>di</strong>ne montana, co<strong>di</strong>rosso spazzacamino) e specie planiziali che si spingonoall’interno della valle (rana <strong>di</strong> Lataste, ). La Val Taleggio che presenta zone poco abitatea causa dello spopolamento che ha favorito l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> numerose specie animali.Le zone che presentano una bio<strong>di</strong>versità elevata come la precedente, sono quelle a piùalta naturalità e a maggiore <strong>di</strong>versificazione <strong>di</strong> habitat, collocate nell’alta Val Seriana enella valle <strong>di</strong> Scalve. Queste zone sono quelle montane prealpine alpine che hannoconservato zone <strong>di</strong> territorio non eccessivamente antropizzato, come il complesso dellavalle del Riso che è caratterizzato dal SIC Val Nossana-Cima <strong>di</strong> Grem zona <strong>di</strong> notevolevalore faunistici, <strong>di</strong> raccordo con la Valle Brembana.56


Nelle zone più alte delle valli è possibile osservare in ogni ambiente naturale la tipicafauna alpina, presente grazie alla tutela a cui stata oggetto negli ultimi anni. Spiccano adesempio per l’ambiente delle praterie <strong>di</strong> alta quota la salamandra nera, lo stambecco, lalepre variabile e l’ermellino; per i cespuglieti il gallo forcello e il marasso; per le zoneforestali il picchio nero, la civetta caporosso e l’astore; per le zone rocciose l’aquila reale(almeno do<strong>di</strong>ci coppie), il gufo reale e il picchio muraiolo. Inoltre sono presentipopolazioni numerose <strong>di</strong> camosci, caprioli e marmotte; più raro è il cervo. Nelle duezone prealpine non sono presenti alcune entità più <strong>di</strong> alta quota, ma compaiono speciepiù termofile soprattutto nella class degli anfibi (tritone crestato, raganella, ululone) ealcune specie ornitiche legate ai pascoli <strong>di</strong> mezza montagna (averla piccola, bigiapadovana, co<strong>di</strong>rossone, fanello, re <strong>di</strong> quaglie, zigolo giallo).Ad alta bio<strong>di</strong>versità riscontriamo le aree che vanno dal basso all’alto Sebino ecomprendono anche la parte superiore della Valle Cavallina. La presenza dei laghi <strong>di</strong>En<strong>di</strong>ne, Gaiano e Iseo contribuiscono ad incrementare il numero <strong>di</strong> specie presentiattraverso l’aumento dei contingenti <strong>di</strong> specie legate alle zone umide (anati<strong>di</strong>, ardei<strong>di</strong>,acrocefali<strong>di</strong>, anfibi ed ittiofauna). Zona ad alta bio<strong>di</strong>versità è quella centrata attorno aRomano <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a tra il Serio e l’Oglio: in questa zona la presenza <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong>fiumi e <strong>di</strong> fontanili favoriscono una buona <strong>di</strong>versità nell’avifauna e nei mammiferi.L’analisi per singoli gruppi sistematici ha messo in risalto quanto segue.Per gli anfibi e rettili sono <strong>di</strong> notevole importanza le zone collinari e basso montane chesi estendono dalla bassa Val Serina fino al lago d’Iseo e l’Isola. Qui evidentementeesistono con<strong>di</strong>zioni ottimali per la presenza <strong>di</strong> parecchie <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> anfibi e rettili. Inqueste zone se si escludono poche specie microterme (marasso, lucertola vivipara esalamandra nera), tipiche della fascia alpina, sono presenti tutte le specie dellabergamasca.L’analisi dell’avifauna, mette in evidenza aree <strong>di</strong> buona naturalità e ricche <strong>di</strong> avifaunadella fascia prealpina da un lato; dall’altro alcune zone <strong>di</strong> pianura (Gera d’Adda e bassapianura tra Serio e l’Oglio) che presentano una <strong>di</strong>screta <strong>di</strong>versificazione ambientale delpaesaggio (fiumi con boschi riparali, magre<strong>di</strong>, zone coltivate, fontanili attivi, siepiinterpoderali, laghetti <strong>di</strong> cava).A seguire si riporta la carta delle aree <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità57


Descrizione delle schede degli ambiti territorialiL’analisi dello stato <strong>di</strong> fatto della struttura ecologico-ambientale è stata effettuatame<strong>di</strong>ante la descrizione dei caratteri <strong>di</strong> 19 ambiti territoriali caratterizzati da unasignificativa omogeneità paesaggistica e ambientale. Le 19 aree identificate sono statecosì denominate:1. La bassa pianura tra Serio e Oglio2. La Gera d’Adda3. La bassa pianura tra Fosso Bergamasco e Serio4. L’alta pianura tra Serio e Cherio5. L’alta pianura tra Cherio e Oglio6. L’alta pianura tra Roggia Pomperduto e Serio7. L’alta pianura tra Brembo e Roggia Pomperduto8. L’Isola Bergamasco e la Val S. Martino9. <strong>Bergamo</strong> e la corona nord-occidentale10. Il basso Sebino11. La Valle Cavallina12. La Bassa Val Seriana13. La Valle Imagna14. La bassa Val Brembana15. L’alto Sebino16. L’altopiano <strong>di</strong> Clusone e la conca della Presolana17. La Valle <strong>di</strong> Scalve18. La valle Seriana Superiore19. L’alta Valle BrembanaA seguire si riporta la cartografia con la perimetrazione dei 19 ambiti territoriali.59


Ogni ambito territoriale è corredato da una scheda descrittiva strutturata secondo iseguenti tematismi:• Inquadramento geografico: descrizione dell’ambito territoriale in oggetto, suaestensione e delimitazione geografica ed eventuale coinvolgimento intrasformazioni derivate dallo sviluppo urbanistico.• Ecologica del paesaggio: come prima elaborazione sono state rappresentatecartograficamente la <strong>di</strong>stribuzione dei principali <strong>di</strong>sturbi alla connessioneecologica e la connettività degli spazi aperti.Nello specifico per elaborare la CARTA DEI DISTURBI è stato necessarioin<strong>di</strong>viduare i <strong>di</strong>sturbi, in particolare quelli giu<strong>di</strong>cabili come non incorporabili inun certo tipo <strong>di</strong> paesaggio, <strong>di</strong>fferenziando con colori le aree a <strong>di</strong>versadestinazione. Per ogni tipologia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo è stata creata unʹarea <strong>di</strong> buffer cioèunʹarea <strong>di</strong> influenza negativa e le <strong>di</strong>stanze sono state scelte in base allʹintensitàdel <strong>di</strong>sturbo in questo modo:Infrastrutture lineari (strade, ferrovie, aereoporti, ) : 30 mCave e miniere : 30 mAttività industriali: 30 mAttività polifunzionali : 25 mAttività commerciali e <strong>di</strong>rezionali: 20 mZone residenziali: 15 mAree <strong>di</strong> interesse comunale : 10 mAree <strong>di</strong> interesse sovracomunale : 10 mMentre per elaborare la CARTA DEL SISTEMA DEGLI SPAZI APERTI sono staticonsiderati gli spazi aperti (insiemi <strong>di</strong> tessere <strong>di</strong> tipo uguale alla matrice delpaesaggio in esame o <strong>di</strong>fferente dalla originaria matrice del paesaggio in esamesopravvissute ai successivi eventi e interventi <strong>di</strong> trasformazione del territoriostesso).Tali tessere <strong>di</strong> spazi aperti sono definite macchie in<strong>di</strong>pendentemente dalla formaassunta. Il ruolo strategico delle macchie residuali è particolarmente importanteperché possono assolvere la funzione <strong>di</strong> stepping stones per la connessione, lamitigazione mesoclimatica <strong>di</strong> un’area intensamente urbanizzata, isola per ilrifugio faunistico, protezione per i rischi idrogeologici, necessità <strong>di</strong> mantenereuna buona porosità della matrice <strong>di</strong> paesaggio, modellamento <strong>di</strong> configurazionepaesistica e/o verde urbano.Per costruire questa carta tematica è stato utilizzato come base dati la carta dellaDestinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali (DUSAF) e, attraverso lʹutilizzo<strong>di</strong> programmi applicativi dei sistemi informativi territoriali, sono state mappatele aree aperte. Successivamente si è proceduto a sovrapporre le aree <strong>di</strong> buffer dei<strong>di</strong>sturbi con gli spazi aperti e, dove le due si intersecavano, creare aree <strong>di</strong>61


influenza negativa. A queste è stato attribuito un colore rosso per renderleevidenti.Alla carta così ottenuta è stato sovrapposto il grafo della connettività che ha comescopo la misura della connettività e della circuitazione tra gli elementi avegetazione arborea ed alto arbustiva allʹinterno <strong>di</strong> un ecomosaico, quin<strong>di</strong> laverifica della esistenza o meno e dello stato <strong>di</strong> relazione funzionale della reteecologica locale.Tali elaborati sono accompagnati da un commento critico, è stato inoltre calcolatol’Habitat Umano (HU), l’Habitat Naturale (HN), l’Habitat Standard (HS), l’in<strong>di</strong>ce<strong>di</strong> connettività e <strong>di</strong> circuitazione, la capacità portante. Sulla scorta <strong>di</strong> taliin<strong>di</strong>catori dell’ecologia del paesaggio è stato infine espresso un giu<strong>di</strong>zio sinteticosulla qualità dell’ambito <strong>di</strong> paesaggio in esame.• Quadro naturalistico: si è privilegiata la descrizione dei principali caratterifloristico-vegetazionali e faunistici anche al fine <strong>di</strong> integrare l’approfon<strong>di</strong>taanalisi forestale sviluppata nella sezione Stu<strong>di</strong> e analisi del PTCP della <strong>Provincia</strong><strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>. Nella trattazione si è posta particolare attenzione alla presenza <strong>di</strong>specie e habitat <strong>di</strong> interesse comunitaria (Direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli79/409/CEE) anche in ossequio alle richieste della recente “Legge per il governodel territorio” L.R. 11 marzo 2005, n. 12. Il linguaggio è stato volutamente piano e<strong>di</strong>vulgativo al fine <strong>di</strong> fornire uno strumento <strong>di</strong> conoscenza che sia pienamenteutilizzabile anche da non specialisti e che possa prestarsi ad una azioneformativa. Nella descrizione degli aspetti naturalistici costante è stata l’attenzionealle relazioni ecologiche tra gli elementi fisico-ambientali che strutturanol’ecomosaico locale.Le schede <strong>di</strong> analisi ambientale e paesaggistica dei 19 ambiti territoriali sono riportatenegli allegati (Allegato B).62


CAPITOLO 4.2L’ARMATURA STORICO-PAESAGGISTICAIntroduzioneNegli ultimi anni si è manifestato un approccio ampiamente inter<strong>di</strong>sciplinare, delconcetto <strong>di</strong> rete ecologica, al fine <strong>di</strong> ridefinire il ruolo e i contenuti delle “infrastrutture”ambientali.Le nuove finalità in<strong>di</strong>viduate sono il frutto <strong>di</strong> un contesto politico-culturale che ha visto<strong>di</strong>latarsi progressivamente il principio <strong>di</strong> conservazione, per effetto <strong>di</strong> due movimenticonvergenti, quello della conservazione della natura e quello della salvaguar<strong>di</strong>a delpatrimonio culturale.In campo naturalistico le istanze <strong>di</strong> conservazione “per isole” (le aree protette) si sonoestese all’intero territorio, nel contempo le politiche <strong>di</strong> tutela del patrimonio culturalehanno allargato il proprio raggio d’interesse dal monumento al suo contesto territoriale.Si manifestano inoltre continue interferenze fra i due intenti conservativi, anche perchési è constatato, con sempre maggior forza, che nei nostri luoghi gli aspetti naturalistici ela <strong>di</strong>versificazione storica territoriale dei fenomeni d’antropizzazione e delle culturelocali sono inestricabilmente intrecciati.La ricomposizione degli aspetti culturali e naturali si attua nel concetto <strong>di</strong> paesaggio,particolarmente nella declinazione ampia e comprensiva promossa nel 2000 dalConsiglio d’Europa per la Convenzione Europea del paesaggio.Nel quadro d’integrazione tra natura e cultura. Le reti ecologiche, pur mantenendo laprioritaria funzione <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a naturalistica, ampliano la loro finalità al <strong>di</strong> là <strong>di</strong>quella strettamente inerente la funzionalità ecosistemica.Le reti da ecologiche <strong>di</strong>vengono ambientali e mirano a “realizzare un sistema integrato<strong>di</strong> conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e culturali e a promuovere iprocessi <strong>di</strong> sviluppo locale”.L’analisi dell’armatura storico-paesaggistica a sostegno della rete ecologica provinciale èstata attuata me<strong>di</strong>ante due modalità.Per le fasi antiche del territorio, dalla preistoria al me<strong>di</strong>oevo, è stato pre<strong>di</strong>sposto undocumento d’inquadramento dei principali processi <strong>di</strong> reificazione territoriale e sonostate inoltre stese una decina <strong>di</strong> schede relative ad alcuni dei tematismi <strong>di</strong> maggiorrilievo nella genesi dell’armatura storico - paesistica. Nella selezione dei temi sono statipreferiti quelli che hanno assunto un maggior rilievo nella organizzazione degli spaziaperti extra-urbani <strong>di</strong> primario interesse per la progettazione della rete ecologicaprovinciale.63


Le schede, riportate negli allegati (Allegato C), hanno trattano i seguenti aspetti:1. La viabilità antica2. I luoghi del lavoro3. La centuriazione4. Le ville romane5. fortificazioni e linee <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa6. I luoghi del sacro7. Comun Nuovo: una fondazione me<strong>di</strong>evale8. Attorno al fiume Serio nella terra del Colleoni9. Il Naviglio <strong>di</strong> Cremona10. Nella Gera d’Adda, lungo la Roggia Vailata11. I fontanili fulcro territoriale della pianura bergamascaLe fasi moderne dell’evoluzione del paesaggio bergamasco, con particolare attenzioneagli assetti tra<strong>di</strong>zionali consolidatisi alla fine del XIX secolo, sono state affrontateme<strong>di</strong>ante schede analitico-interpretative che evidenziano gli elementi più significatividella trama paesistica e in<strong>di</strong>viduano possibili azioni <strong>di</strong> valorizzazione in seno alprogetto <strong>di</strong> rete ecologica provinciale.Tali schede si riferiscono agli ambiti territoriali utilizzati nella mappatura e nell’analisidello stato <strong>di</strong> fatto della struttura ecologico-ambientale. Fa eccezione quella relativa allavalle Seriana superiore e alla alta Valle Brembana che riunisce i contesti geografici delleschede 18 e 19.Pertanto i contesti affrontati in questa lettura nelle schede, riportate negli allegati(Allegato D), sono:1. La bassa pianura tra Serio e Oglio2. La Gera d’Adda3. La bassa pianura tra Fosso Bergamasco e Serio4. L’alta pianura tra Serio e Cherio5. L’alta pianura tra Cherio e Oglio6. L’alta pianura tra Roggia Pomperduto e Serio7. L’alta pianura tra Brembo e Roggia Pomperduto8. L’Isola Bergamasco e la Val S. Martino9. <strong>Bergamo</strong> e la corona nord-occidentale10. Il basso Sebino11. La Valle Cavallina12. La Bassa Val Seriana13. La Valle Imagna14. La bassa Val Brembana15. L’alto Sebino16. L’altopiano <strong>di</strong> Clusone e la conca della Presolana17. La Valle <strong>di</strong> Scalve18. La Valle Seriana superiore e l’alta Valle Brembana64


Armatura storica del territorio a sostegno delle Reti Ecologiche (dallapreistoria al Me<strong>di</strong>oevo)Premessa metodologicaL’ armatura storico-culturale del territorio si è negli ultimi anni conquistata un ruolodeterminante nell’ambito della pianificazione, acquisendo il valore <strong>di</strong> matricedell’identità dei luoghi e <strong>di</strong> linea strategica e prioritaria <strong>di</strong> sviluppo locale e sostenibile.Le schede presentate in questo lavoro suggeriscono alcuni siti che possono essereproposti come elementi significativi dell’armatura storica del territorio bergamasco.Questi siti sono stati selezionati nell’ambito delle riflessioni sulle Reti Ecologiche avalenza provinciale: si è ritenuto infatti <strong>di</strong> far <strong>di</strong>alogare elementi storico-monumentali easpetti ambientali in un progetto teso a riqualificare ambiti fragili, a connettere fra loroaree ver<strong>di</strong> e a risignificare luoghi depotenziati. La presenza <strong>di</strong> aree ad interesse o avincolo storico-archeologico, o caratterizzati da resti storici significativi per la vicendadella comunità locale, può qualificare ulteriormente un percorso a valenza naturalisticao legittimare la scelta nell’alternativa fra più percorsi.E’ forte la convinzione che da questo <strong>di</strong>alogo possa nascere una reciprocavalorizzazione, una sorta <strong>di</strong> valore aggiunto che può sostenere e sostanziare il desiderio<strong>di</strong> riqualificare (in termini <strong>di</strong> identità e <strong>di</strong> natura) quei luoghi che al momento risultanomaggiormente sofferenti o compromessi.Criteri operativiNell’analisi sono state utilizzate anche le fonti già in possesso della <strong>Provincia</strong> (peresempio i Repertori del Piano territoriale <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento provinciale - ‘Beni Immobili<strong>di</strong> Interesse Artistico e Storico’ e ‘Presenze Archeologiche’). I beni rilevati nei Repertorisono accompagnati da schede e risultano in<strong>di</strong>viduati, nelle Carte Tematiche, da appositasimbologia, che rende agile l’utilizzo delle informazioni.In questa sede si è ritenuto superfluo procedere a un nuovo censimento dell’interopatrimonio, con nuove schedature e una nuova in<strong>di</strong>cazione, sulla cartografia <strong>di</strong>riferimento, degli stessi beni: si è pertanto operata una selezione fra quelle realtà chepossono essere proposte come ‘no<strong>di</strong> locali’ cui ancorare la rete ecologica o come percorsi(corridoi) cui la rete può sovrapporsi.Per quanto riguarda i beni archeologici, i dati confluiti nei Repertori citati sono quellipubblicati nella Carta Archeologica del 1992; queste in<strong>di</strong>cazioni state aggiornate tramitespoglio sistematico delle informazioni, relative alla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>, pubblicate nei‘Notiziari della Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombar<strong>di</strong>a’ (anni 1992-2004).Nelle schede viene segnalata l’eventuale presenza <strong>di</strong> un vincolo della Soprintendenzaper i Beni Archeologici della Lombar<strong>di</strong>a nei siti considerati: si ritiene infatti che questearee potrebbero essere valorizzate se inserite in itinerari ver<strong>di</strong> che, a loro volta,65


potrebbero appoggiarsi a questi ‘no<strong>di</strong> locali’ già in<strong>di</strong>viduati e segnalati come aree <strong>di</strong>tutela nelle pianificazioni delle amministrazioni locali.Gli ambiti <strong>di</strong> intensa urbanizzazione o <strong>di</strong> forte omologazione del paesaggio (legata allaper<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> elementi identitari), sono stati considerati maggiormente ‘sensibili’ al progettodella rete ecologica, pertanto alla pianura, che me<strong>di</strong>amente presenta più marcati aspetti<strong>di</strong> criticità, è stato riservato un numero maggiore <strong>di</strong> schede.Nella fascia delle colline e delle montagne elementi <strong>di</strong> criticità si concentrano neifondovalle, spesso intensamente urbanizzati. In questi ambiti i percorsi lineari e i no<strong>di</strong>locali cui potrà sovrapporsi la rete ecologica sono stati selezionati privilegiando le areepiù vicine agli abitati, le <strong>di</strong>rettrici trasversali al solco vallivo e le aree sommatali(raccordo fra gli elementi della rete).I percorsi e le località considerate hanno comunque valore esemplificativo e possonocostituire un modello operativo per altri luoghi, non considerati in questa sede. Nelleschede sono confluiti i dati forniti da stu<strong>di</strong> a carattere locale o <strong>di</strong> più ampio respiro;alcune aree sono state oggetto <strong>di</strong> numerose attività <strong>di</strong> ricerca, pertanto risultano meglioconosciute (ed è più facile reperire informazioni relative, per esempio, ad antichitracciati). In alcuni casi il minor livello <strong>di</strong> conoscenza ha reso più <strong>di</strong>fficoltosa la fase <strong>di</strong>trasposizione delle informazioni sulla cartografia attuale.Lineamenti storici (a sostegno delle schede)Le in<strong>di</strong>cazioni storiche proposte intendono fornire un intreccio col quale leggere piùagilmente le schede: la ricostruzione del processo storico, pertanto, procede percapisal<strong>di</strong>, privilegiando gli aspetti che hanno influenzato il costituirsi della armaturastorica tra<strong>di</strong>zionale del territorio. Per un’analisi maggiormente dettagliata degli aspettievolutivi del territorio bergamasco e per una ricostruzione completa e precisa delprocesso storico locale si rimanda ai testi consultati, che vengono proposti nei riman<strong>di</strong>bibliografici; alle stesse pubblicazioni si rimanda anche per la bibliografia precedente.Tra preistoria e protostoria - L’esiguità dei rinvenimenti delle fasi antropiche piùantiche del territorio permette la formulazione <strong>di</strong> ipotesi che consideranocomplessivamente le vicende <strong>di</strong> aree piuttosto ampie della bergamasca, e solo talvoltasuggeriscono realtà locali specifiche.In Lombar<strong>di</strong>a, a partire dall’età del Ferro, i resti archeologici permettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduarela presenza <strong>di</strong> due <strong>di</strong>fferenti ambiti culturali: le aree montane e vallive risultanointeressate da una cultura ‘centro-alpina’ che accomuna un’ ampia regione alpina eprealpina fino alla conquista romana (negli ultimi anni del I secolo a. C.); nello stessoarco cronologico, nell’area pianeggiante e protocollinare a Sud dei rilievi e degli sbocchivallivi, si instaurarono la civiltà <strong>di</strong> Golasecca e successivamente (a partire dal VI secolo,ma più intensamente dal IV) la civiltà gallica.Tale quadro <strong>di</strong> riferimento è documentato dai resti archeologici anche nella bergamasca.Con la civiltà <strong>di</strong> Golasecca si attesta un’organizzazione <strong>di</strong> tipo proto-urbano,caratterizzata dall’acquisizione, da parte <strong>di</strong> alcuni siti, del ruolo <strong>di</strong> centro <strong>di</strong> riferimento66


per una vasta area circostante, nella quale si espandono i coltivi a scapito dell’incolto edel boschivo, con l’affermazione <strong>di</strong> capisal<strong>di</strong> commerciali e il consolidamento <strong>di</strong> itinerarimercantili più antichi. L’abitato <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>, cui faceva riferimento una vasta area, sicolloca in una fascia marginale del territorio interessato da detta cultura, che trovava inComo il centro <strong>di</strong> maggior rilievo.A partire dal VI secolo a. C. ebbe inizio una lenta immigrazione <strong>di</strong> popolazioni galliche,che <strong>di</strong>ventarono una presenza forte e culturalmente dominante nel IV secolo. Gli stu<strong>di</strong>elaborati sui rinvenimenti archeologici concordano nell’evidenziare un fortespopolamento e un parziale abbandono delle aree <strong>di</strong> pianura e <strong>di</strong> collina fra IV e IIsecolo a.C.: l’invasione gallica avrebbe causato il crollo dell’ organizzazione politica einse<strong>di</strong>ativa che controllava il territorio, nonché la crisi del sistema <strong>di</strong> scambi e percorsimercantili che si erano costituiti nell’età precedente.L’età romana – La romanizzazione - Dalla metà del II sec. a.C. si assiste ad una lenta eprogressiva romanizzazione della Pianura a Nord del Po, con un processo, in partespontaneo, che portò ad una antropizzazione e a un controllo del territorio sempre piùcapillari.A partire dall’89 a. C. gli agrimensori intervennero nelle campagne <strong>di</strong> Milano, <strong>Bergamo</strong>e Brescia e scan<strong>di</strong>rono l’agro in centurie, ampliando l’area coltivabile con interventi <strong>di</strong><strong>di</strong>sboscamento e bonifica, realizzando argini e canali, tracciando assi viari, fondandonuovi centri lungo gli assi tracciati. Dopo pochi decenni si procedette a una secondacenturiazione (entro la fine del I sec.a.C.), caratterizzata da un’inclinazione degli assileggermente <strong>di</strong>versa (maggiore <strong>di</strong> 4 gra<strong>di</strong>, in relazione al Nord astronomico, rispetto allaprecedente), probabilmente più efficace in rapporto alle necessità <strong>di</strong> controllo e scolodelle acque <strong>di</strong> superficie. Queste due operazioni hanno lasciato una forte impronta sulterritorio, imprimendo un <strong>di</strong>segno regolare e un assetto funzionale che spesso è statoconfermato nei secoli successivi.Nelle vallate e nelle aree <strong>di</strong> montagna la civiltà alpino-retica, che si era affermata apartire dall’età del Ferro, conservò la sua in<strong>di</strong>pendenza fino agli ultimi anni del I secoloa.C., quando un intervento voluto dall’imperatore Ottaviano completò laromanizzazione della penisola, conquistando anche le ultime ‘enclave’ autonome. Con laromanizzazione si verificò uno ‘spostamento’ piuttosto generalizzato degli abitati <strong>di</strong>altura e <strong>di</strong> collina, dalla alta quota e dalla mezza costa (preferite, e forse considerate piùsicure nell’ottica delle strategie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, a partire dall’età preistorica) alla fasciapedecollinare e al fondovalle.In età romana il territorio bergamasco comprese aree montuose, collinari e pianeggianti,per la prima volta integrate in un unico ambito politico-culturale: il limite dell’agrobergomense correva lungo i fiumi Oglio e Adda, a Oriente e a Occidente; a Nord eracostituito dall’area montana fra il Legnone e il Venerocolo. La linea <strong>di</strong> demarcazionemeri<strong>di</strong>onale risulta <strong>di</strong> più problematica definizione: l’agro bergomense probabilmentecomprendeva centri attualmente amministrati dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Cremona; inizialmentevenne considerato parte della ‘Regio Transpadana’ (che aveva il suo limite occidentale67


lungo il fiume Oglio), mentre nel basso impero fu considerato parte della ‘Venetia etIstria’ ( che aveva il suo limite orientale lungo il fiume Adda).In epoca romana la maggior parte della popolazione viveva nel contado, solitamenteaggregata in piccoli inse<strong>di</strong>amenti (i vici; es. quello <strong>di</strong> Fontanella, nella pianura, e quello<strong>di</strong> Casazza in area valliva): il territorio venne <strong>di</strong>viso in circoscrizioni rurali, i pagi, cheavevano un centro <strong>di</strong> riferimento dotato <strong>di</strong> luoghi per l’amministrazione della giustizia eper la preghiera (per es. il pagus Fortunensis, nell’Isola Brembana, il cui centroamministrativo era ubicato in Terno). Spesso questi nuclei insistevano su abitati piùantichi; in età me<strong>di</strong>evale, furono frequentemente questi inse<strong>di</strong>amenti a <strong>di</strong>venire pievi.Un altro modello inse<strong>di</strong>ativo <strong>di</strong>ffuso sul territorio fu la ‘villa rustica’: strutturainse<strong>di</strong>ativa ubicata all’esterno delle mura citta<strong>di</strong>ne, era articolata in e<strong>di</strong>fici per laresidenza signorile dei proprietari (pars urbana), che <strong>di</strong> solito vivevano in città, eambienti destinati ai conta<strong>di</strong>ni e agli schiavi (pars rustica). Nel territorio bergamascosono segnalati numerosi resti <strong>di</strong> ville rustiche, spesso ubicate nei pressi <strong>di</strong> un corsod’acqua (con cui venivano alimentati gli ambienti termali normalmente connessi allapars urbana). La maggior parte della produzione era destinata al commercio nella città,solo una parte del raccolto era finalizzata alla sopravivenza dei lavoranti. In età romanail centro urbano più importante risultò ovviamente <strong>Bergamo</strong>, cui vennero attribuiti ruoli<strong>di</strong> gestione e governo del territorio; i centri che richiamavano maggior numero <strong>di</strong>abitanti furono <strong>Bergamo</strong> e Fornovo.La viabilità - Ai percorsi più antichi si aggiunse, in età romana, una fitta rete <strong>di</strong> stradeche, solitamente, si appoggiavano alla maglia della centuriazione e attraversavanol’intero territorio: sentieri e viottoli acciottolati portavano dagli inse<strong>di</strong>amenti allacampagna, percorsi più importanti collegavano i singoli abitati e <strong>di</strong>ventavano luoghi <strong>di</strong>percorrenza e <strong>di</strong> commercio locale. A questa armatura si sovrapponevano, in manieranon sempre rispettosa, gli itinerari a lunga percorrenza, che talvolta ricalcarono tragittipiù antichi, consolidandoli.Le vie militari, fra gli itinerari a lunga percorrenza, godettero <strong>di</strong> particolari cure eattenzioni da parte degli imperatori: in alcuni casi si realizzarono imponenti struttureper assicurare agli eserciti rapi<strong>di</strong>tà negli spostamenti (es. i ponti romani sul Brembo adAlmenno, lungo la via per le Rezie e a Marne, lungo uno dei tracciati che collegavanoe<strong>di</strong>olanum a Bergomum).Un’importante strada attraversava l’agro bergomense più a Sud, collegandoMe<strong>di</strong>olanum a Brixia e attraversando l’Adda a Pons Aureoli (dove si trovava unamutatio), l’Oglio a Palazzolo o a Civi<strong>di</strong>no. Nel caso <strong>di</strong> sponde basse sul letto fluviale,con acque <strong>di</strong>vise in rami intrecciati poco profon<strong>di</strong>, i viaggiatori e i mercantiattraversavano i corsi d’acqua a guado: è questo il caso dei numerosi gua<strong>di</strong> del fiumeSerio. Un altro importante percorso portava al Sebino e alla Valcamonica, staccandosidalla Bergomum-Brixia in prossimità della mutatio <strong>di</strong> Tellegatae, all’altezza <strong>di</strong> Carobbio(Quadrivium) degli Angeli.68


All’area del Sebino settentrionale e della Valcamonica conduceva la via che attraversavala Val Cavallina, superando il vicus <strong>di</strong> Casazza, dove molto probabilmente si trovavauna mutatio.Infine la strada per Cremona passava da Ghisalba e Bolgare.Le aree sacre – Nel territorio le aree sacre si concentravano soprattutto nei pressidegliabitati maggiori e nei centri che amministravano i pagi. Le aree destinate allasepoltura si collocavano, secondo il tipico uso romano, imme<strong>di</strong>atamente all’esterno degliabitati, in prossimità delle strade <strong>di</strong> collegamento più importanti (dalle quali fossepossibile osservare i monumenti sepolcrali dei maggiorenti locali); il rinvenimento <strong>di</strong>necropoli romane, pertanto, spesso è in<strong>di</strong>ce della presenza <strong>di</strong> un abitato in un’arealimitrofa, e del passaggio <strong>di</strong> una via.La <strong>di</strong>ffusione del Cristianesimo interessò l’area bergamasca a partire dal III secolo: solonel IV secolo abbiamo menzione dei primi vescovi della città. Le prime traccedell’avvento del Cristianesimo conducono all’ambito urbano; nelle campagne, estraneeai circoli culturali e raggiunte con lentezza dalle influenze eterogenerate (e, pertanto,fortemente conservatrici) permasero ancora a lungo i culti pagani: anche in seguitoall’e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Teodosio, con cui il Cristianesimo <strong>di</strong>venne religione ufficiale dell’imperoromano, le campagne rimasero molto legate alle pratiche rituali pagane, che spessoavevano ere<strong>di</strong>tato antichi riti delle comunità preistoriche, ai quali erano stati attribuitinomi e atteggiamenti della civiltà latina. L’inizio della conversione nelle aree rurali puòessere datata fra i secoli VI e VII, con la fondazione delle prime pievi rurali e dei primioratori presso le aree sepolcrali.Il Me<strong>di</strong>oevo – l’Altome<strong>di</strong>oevo - Nei secoli del basso impero anche il territoriobergamasco visse una crisi economica generalizzata e <strong>di</strong>ffusa, che ha lasciato segno neiresti rinvenuti negli scavi.Le vicende storiche del VI secolo sancirono in maniera definitiva il crollodell’organizzazione e della gestione del territorio secondo i modelli romani: la crisi<strong>di</strong>ffusa e la mancanza <strong>di</strong> un governo centrale causarono l’irrime<strong>di</strong>abile declinodell’assetto infrastrutturale ere<strong>di</strong>tato. Le strade furono spesso abbandonate all’incuria;sopravvissero taluni percorsi, che risultarono più importanti, o che facevano riferimentoa opere <strong>di</strong> ingegneria quali i ponti: nelle mutate con<strong>di</strong>zioni socio economiche iniziaronoa definirsi nuove gerarchie e nuovi itinerari, che privilegiavano una ‘rete’ definita sullabreve <strong>di</strong>stanza.I Longobar<strong>di</strong> - Con la conquista longobarda <strong>Bergamo</strong>, che non si era opposta agliinvasori, probabilmente non subì devastazioni e <strong>di</strong>venne uno dei ducati più estesi (a Sudsi appropriò <strong>di</strong> ampia parte del contado della <strong>di</strong>strutta Cremona). A questa epoca sonoattribuibili numerosi resti <strong>di</strong> sepolture rinvenuti sul territorio, mentre risultanodecisamente meno frequenti i rinvenimenti <strong>di</strong> strutture inse<strong>di</strong>ative (che spessodovevano essere realizzate con materiali deperibili come legno e argilla): nellecampagne boschi e palu<strong>di</strong> dovettero riprendere il sopravvento, in special modo nelle69


aree in prossimità <strong>di</strong> risorgive e corsi d’acqua minori. Parte della popolazione, fuggitadai centri <strong>di</strong> pianura, cercò rifugio nelle pen<strong>di</strong>ci collinari e nelle vallate, ritenute menoesposte a saccheggi e razzie, oltre che nelle ville rurali, che spesso si dotarono <strong>di</strong> mura estrutture <strong>di</strong>fensive, <strong>di</strong>venendo piccoli centri autonomi.Nella prima fase <strong>di</strong> stanziamento i Longobar<strong>di</strong>, convertiti al Cristianesimo <strong>di</strong> matriceariana, celebravano i riti religiosi e praticavano le sepolture in luoghi <strong>di</strong>fferenti da quellia cui faceva riferimento la popolazione autoctona; solo in una seconda fase,successivamente alla conversione al Cristianesimo <strong>di</strong> matrice cattolica, troviamonecropoli a corredo misto (tra<strong>di</strong>zione locale - tra<strong>di</strong>zione longobarda).In età longobarda un ruolo particolare dovette avere il centro <strong>di</strong> Fornovo, forse luogo <strong>di</strong>raduno <strong>di</strong> truppe e sede <strong>di</strong> importante mercato.La religione - Fra VI e VII secolo si verificò la conversione delle campagne alCristianesimo: venne a crearsi un’organizzazione per ‘ambiti territoriali’ entro i quali unsito più importante svolgeva funzioni <strong>di</strong> riferimento per vaste aree <strong>di</strong> contado. In questisiti vennero e<strong>di</strong>ficate le pievi rurali5, e<strong>di</strong>fici nei quali si celebravano i battesimi, chespesso insistevano sui centri amministrativi dei pagi <strong>di</strong> età romana.Con la <strong>di</strong>ffusione del Cristianesimo, su tutto il territorio vennero realizzati e<strong>di</strong>fici per lapreghiera e ogni villaggio si dotò <strong>di</strong> strutture nelle quali celebrare i riti religiosi: spessoquesti e<strong>di</strong>fici insistevano su aree che erano state sacre già nell’epoca precedente, <strong>di</strong>religione pagana, o su strutture religiose più antiche (i templi). E<strong>di</strong>fici religiosi sorseronumerosi e precoci anche in prossimità delle aree sepolcrali, ovvero, secondo l’usoromano che perdurò a lungo, in prossimità degli abitati e <strong>di</strong> importanti assi <strong>di</strong>comunicazione: si tratta degli oratori, talvolta e<strong>di</strong>ficati per volontà <strong>di</strong> un proprietariolocale.Il Feudalesimo - A partire dal X secolo si affermò il fenomeno <strong>di</strong>ffusodell’incastellamento, che comportò il rafforzamento <strong>di</strong> alcuni siti, dotatisi <strong>di</strong>fortificazioni, e l’indebolimento, in alcuni casi persino la scomparsa, <strong>di</strong> abitati nonfortificati, che spesso vennero abbandonati in massa a vantaggio dei centri che offrivanomaggiori garanzie <strong>di</strong> sicurezza.Nello stesso periodo si assegnarono poteri politico-feudali ai vescovi: la volontà <strong>di</strong>ampliare l’area <strong>di</strong> proprio controllo comportò, in alcuni casi, mo<strong>di</strong>fiche all’estensione deiterritori amministrati: per esempio, la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Milano oltrepassò l’ Adda giungendo,in pianura, fino a Verdello. Queste transfluenze caratterizzarono ampiamente la storia<strong>di</strong>ocesana bergamasca: lungo il confine occidentale, meri<strong>di</strong>onale e orientale Milano,Cremona e Brescia gestirono per secoli aree governate da <strong>Bergamo</strong>.L’età comunale - Fra l’XI e il XII secolo nel capoluogo si affermarono le prime forme <strong>di</strong>gestione secondo il modello del libero comune6; nel secolo XII anche i centri minori siemanciparono dai vincoli feudali e si dotarono <strong>di</strong> propri magistrati, adottando glior<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>: solo i centri maggiori del contado (Treviglio, Caravaggio,70


Romano <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a, Martinengo, Lovere e Clusone) riuscirono ad acquisireautonomia e statuti propri.Nella situazione <strong>di</strong> generalizzata rinascita, caratterizzata da un intenso incrementodemografico, i documenti ricordano l’intenso lavoro <strong>di</strong> bonifica con cui si strapparono,nuovamente, all’incolto vasti territori, e si realizzarono nuovi canali per l’ irrigazione. Ilprocesso <strong>di</strong> bonifica procedette, talvolta, secondo linee stabilite dalle autorità comunali,che favorirono la nascita <strong>di</strong> nuovi inse<strong>di</strong>amenti nel territorio, in prossimità delle aree darecuperare alla coltivazione.Un’altra operazione gestita dalle autorità comunali riguardò il controllo dei commerci:dal XII secolo il Comune <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>, per esempio, cercò <strong>di</strong> affermare nuovi percorsi cheportassero i mercanti fino al capoluogo, pianificando l’abbandono <strong>di</strong> alcuni itineraritra<strong>di</strong>zionali, che attraversavano aree marginali escludendo la città.Dal XII secolo numerosi furono gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> guerre civili che coinvolsero l’interoterritorio.Nella seconda metà del XIII secolo si realizzò una linea artificiale che segnasse, a Sud, illimite politico, amministrativo e militare del territorio <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>: in seguito ad accor<strong>di</strong>con il Comune <strong>di</strong> Cremona i Bergamaschi si assunsero l’onere <strong>di</strong> scavare un canale fra ilfiume Adda e il fiume Oglio, che venne denominato ‘Fosso Bergamasco’. Tale fossatoaveva anche il compito <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re il dominio <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> sui territori compresi, inun’epoca in cui, spesso, i signori locali cercavano <strong>di</strong> affermare il loro potere in<strong>di</strong>viduale.Il basso Me<strong>di</strong>oevo - Nel XIV secolo tramontò il ‘libero comune’ e si instaurò la Signoriache, a partire da Giovanni il Boemo, vide l’affermazione dei Visconti <strong>di</strong> Milano.L’espansione nella Terraferma portò Venezia a includere nei suoi domini il territorio <strong>di</strong><strong>Bergamo</strong> a partire dall’anno 1428: le alterne vicende dello scontro fra il Ducato <strong>di</strong> Milanoe la Repubblica <strong>di</strong> Venezia, che perdurarono per l’intero secolo, videro l’affermazionedel condottiero Bartolomeo Colleoni. Organizzato il suo Feudo attorno al castello <strong>di</strong>Malpaga, promosse e coor<strong>di</strong>nò numerosi interventi che incisero sul territorio rurale e sualcuni ambiti urbani: realizzò una nuova rete <strong>di</strong> canali, potenziò i sistemi <strong>di</strong>fensivi <strong>di</strong>alcuni centri, innalzò nuovi e<strong>di</strong>fici religiosi e civili.71


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