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Il Corpo, volontà di donarsi o piacere di consumarsi

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<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?A don Giovanni Gregoriniin<strong>di</strong>menticabile parroco <strong>di</strong> San Benedetto in Romae maestro <strong>di</strong> vita nel centenario della sua nascita4 maggio 1911 - 4 maggio 2011con riconoscenza.


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?PrefazioneQuando don Paolo, per noi don Vulcano, ci chiese <strong>di</strong> fare la prefazione <strong>di</strong> questo libro, noi vecchisposi, ci meravigliammo non poco, visto che <strong>di</strong> solito si chiede <strong>di</strong> farla a personaggi autorevoli enoti che possano dare al libro una specie <strong>di</strong> garanzia e favorirne la <strong>di</strong>ffusione.Non sappiamo se questa scelta sia stata felice ma comunque noi cerchiamo <strong>di</strong> fare il nostro doverenel presentare questo libro un po’ strambo che mischia sesso e sacro. Di certo è un libro checoinvolge per le sue tante storie, raccontate <strong>di</strong>rettamente dai protagonisti, tutti personaggicoraggiosi che, pur con qualche giusta reticenza, hanno deciso <strong>di</strong> farsi aiutare e si sono raccontati.Molti hanno sbagliato soprattutto per ingenuità, ma in questo sono anche spesso stati spinti, siapur involontariamente, da genitori che non hanno saputo essere loro guida e li hanno lasciati solinel travolgente flusso dell’opinione corrente che li ha portati a seguire il proprio istinto facendoloscambiare per amore, o come spesso si <strong>di</strong>ce, per seguire il cuore. Ma dagli errori si può ancheimparare e ricominciare perché, come si suol <strong>di</strong>re, finché c’è vita c’è speranza.Ma che c’entra la Bibbia in tutto questo? E qui sta l’originalità <strong>di</strong> don Paolo che dopo avereascoltato le loro storie ha saputo cogliere l’antico filo che le cuce insieme, mostrando che i loroerrori non sono altro che il perpetuare della superbia che da sempre guida l’uomo quando non haDio come riferimento. Ma le storie della Bibbia mostrano anche che degli errori si può semprecapire il perché e trovare un modo per uscirne. È la strada della sincerità, della pazienza, delperdono e della misericor<strong>di</strong>a sempre praticabili nella vita quoti<strong>di</strong>ana.Forse è questa è la considerazione che ha spinto don Paolo a chiederci <strong>di</strong> scrivere questaprefazione perché, se siamo prossimi ai cinquant’anni <strong>di</strong> matrimonio, vorrà pur <strong>di</strong>re che abbiamotrovato, sia pur a fatica, quegli equilibri necessari per far durare una vita <strong>di</strong> coppia e forse daredelle in<strong>di</strong>cazioni a chi questi equilibri non li ha ancora raggiunti.Noi non abbiamo la pretesa <strong>di</strong> essere maestri <strong>di</strong> nessuno ma possiamo soltanto spiegare che lanostra esperienza <strong>di</strong> vita in comune si è retta sin dall’inizio, anche se a volte con grande fatica,sulla con<strong>di</strong>visione degli stessi valori cristiani, da un’estrema sincerità e dalla capacità <strong>di</strong> chiederciogni giorno reciprocamente perdono senza badare <strong>di</strong> chi era la colpa. Non c’è niente <strong>di</strong> più nefastodella ricerca della colpa perché, quando si sbaglia, la colpa è sempre <strong>di</strong> entrambi. Quello che ci hatenuto insieme, nonostante tutto, e il progetto comune costruito insieme con amore e condeterminazione perseguito, che porta a guardare avanti senza voltarsi in<strong>di</strong>etro a recriminare. Nonè retorica considerare l’amore fisico un dono reciproco che, per essere tale, non può che esseredesiderato da entrambi. Non è la torta, è la ciliegina, non dà la felicità, ne è il risultato. A volte c’èpiù amore nel non farlo che nel farlo.Da tutto questo abbiamo maturato la convinzione che questa è la miglior strada che una coppia,in<strong>di</strong>pendentemente dalle sue convinzioni, possa percorrere. È quella della solidarietà che non dàspazio alla gelosia e al tra<strong>di</strong>mento. Se è vero che l’amore è come il temporale, violento e <strong>di</strong> brevedurata, è anche vero che poi lascia il terreno bagnato e fertile, per chi lo vuole pazientementecoltivare. Così il matrimonio è la conclusione <strong>di</strong> un momento travolgente che se non governatolascia solo terreno bruciato e non consente <strong>di</strong> trasformalo in matrimonio, il patto <strong>di</strong> naturalealleanza tra un uomo e una donna che chiamano Dio a bene<strong>di</strong>rlo. Ma siamo anche convinti che chisi unisce comunque si sposa, poiché il prete e il sindaco rappresentano solo la comunità chiamataa essere testimone, ma è solo Dio, sempre presente, a farla <strong>di</strong>ventare sacra. E allora, se questa èun’alleanza sacra tra due che vogliono amarsi, solo loro la possono rompere e perdersi, perchécre<strong>di</strong>amo o ci si salva in due o non ci si salva. Buona letturaLuciano e Luciana Folpini


Introduzione<strong>Il</strong> testo presente vuole prendere in considerazione il valore del proprio corpo, la volontà <strong>di</strong> farneun dono verso gli altri nel <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong> o semplicemente per realizzare il <strong>piacere</strong> deisensi. In tal senso s’intende percorrere un cammino segnato dalle esperienze <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> alcunepersone e coppie che hanno avuto a che fare con la consulenza matrimoniale. La parte biblicapropria <strong>di</strong> ogni esperienza <strong>di</strong>viene l’illuminazione all’agire umano e la guida verso la pienarealizzazione <strong>di</strong> se stessi secondo il progetto <strong>di</strong>vino. Non si vuole presentare un testo <strong>di</strong> solateologia biblica e nemmeno <strong>di</strong> morale sessuale, quanto invece favorire la riflessione personaleverso il traguardo della piena conoscenza <strong>di</strong> se stessi e della scelta <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> nell'amore.Si parte dalle esperienze reali e si procede con delle riflessioni a carattere psicologico, etico ebiblico al fine <strong>di</strong> poter comprendere appieno il vissuto <strong>di</strong> ciascuno e argomentare sui vari temi.Ovviamente non si ha la pretesa <strong>di</strong> esaurire l’argomento della corporeità e con esso dellasessualità, nemmeno <strong>di</strong> farne una <strong>di</strong>ssertazione scientifica. No, il nostro contributo è <strong>di</strong>retto aquanti hanno desiderio <strong>di</strong> conoscersi e scoprirsi nel delicato e importante passaggio del dono <strong>di</strong>se stessi nell’amore e nel <strong>piacere</strong>. Ciascuno si sente chiamato ad aprirsi agli altri, a giocarsi nellarelazione che <strong>di</strong>viene percorso <strong>di</strong> vita impegnato a giocarsi fino in fondo non solo con il corpo, maanche con la propria parte interiore. Donarsi è impegno e necessità <strong>di</strong> ciascuno. Non si può viverefacendo finta <strong>di</strong> non dare importanza agli altri come che si possa bastare a se stessi, quasi che ilmondo esterno e i rapporti umani non contino nulla o ben poco.Su questa necessità esistenziale proponiamo questo testo, auspicando che possa essere utile permolti per in<strong>di</strong>viduare, affrontare e migliorare i propri rapporti interpersonali e specificatamentequelli in coppia. Rimane nostra maggiore preoccupazione offrire spunti per la riflessione personalee <strong>di</strong> coppia sulla sessualità nella logica della comunicazione. Negli altri testi abbiamo giàpresentato il valore della conoscenza <strong>di</strong> se stessi, la crisi dei <strong>di</strong>stacchi e la spiritualità biblicapropria <strong>di</strong> ogni coppia.


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?In<strong>di</strong>ce1 Donare il corpo non tutto il cuore.................................................................... 11.1 L’esperienza <strong>di</strong> Betty................................................................................. 11.2 La storia <strong>di</strong> Emy e <strong>di</strong> Italo .......................................................................... 71.3 Interroghiamo il testo biblico.................................................................. 121.4 Per una risposta or<strong>di</strong>nata........................................................................ 142 <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ritto e dovere del corpo ........................................................................... 172.1 La storia <strong>di</strong> Sofia e <strong>di</strong> Gianni .................................................................... 172.2 L’esperienza <strong>di</strong> Tina e <strong>di</strong> Alberto ............................................................. 202.3 L’esperienza <strong>di</strong> Roberta........................................................................... 233 Permissività, spontaneità e unità................................................................... 313.1 L’estroversità <strong>di</strong> Lara............................................................................... 313.2 L’esperienza <strong>di</strong> Franca............................................................................. 343.3 La determinazione <strong>di</strong> Manuela................................................................ 383.4 Interroghiamo la Bibbia .......................................................................... 413.5 Sintetizzando l’argomento ...................................................................... 454 Bruciare <strong>di</strong> passione, appassionarsi con ragione ............................................ 484.1 Le idee <strong>di</strong> Pino......................................................................................... 484.2 <strong>Il</strong> cammino <strong>di</strong> Mara e Luca ...................................................................... 484.3 La comunicazione tra Mirco e Lorella ...................................................... 534.4 Interroghiamo la parola <strong>di</strong> Dio ................................................................ 585 La <strong>di</strong>alettica: tra offerta e <strong>piacere</strong>.................................................................. 645.1 Le figlie <strong>di</strong> Pina........................................................................................ 645.2 I dubbi e le certezze <strong>di</strong> Elio e Camilla....................................................... 665.3 L’esperienza <strong>di</strong> Enza ................................................................................ 695.4 In sintesi ................................................................................................. 776 Note sulla convivenza.................................................................................... 806.1 <strong>Il</strong> caso <strong>di</strong> Alberta e Lorenzo ..................................................................... 806.2 <strong>Il</strong> caso <strong>di</strong> Arnaldo e Rosa ......................................................................... 806.3 La paura del nuovo.................................................................................. 81


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?1 Donare il corpo non tutto il cuore1.1 L’esperienza <strong>di</strong> BettyUna delle illusioni più frequenti e sofferte, è l’illusione <strong>di</strong> credersi amati perché tanto desiderati.Anzi si arriva al punto da ritenere che l’altra persona sia in<strong>di</strong>spensabile per la propria vita, al puntoda pensare che non si possa più viverne senza, e allora ci s’illude e si arriva a crederci in modostraor<strong>di</strong>nario investendo tutto se stesso. Si vuole dare massima vitalità a questo rapporto donandoinsieme con il proprio corpo, il proprio cuore, la parte più interiore che solo a una persona che siama per davvero ciascuno vuole aprire fino in fondo.In questa <strong>di</strong>rezione è la storia <strong>di</strong> Betty, una situazione ravvisabile in molte persone, fatta <strong>di</strong> unanormalità apparentemente senza nessuna straor<strong>di</strong>narietà, ma molto profonda nei suoi effetti.Betty venne in consulenza quando aveva ventuno anni dopo una sofferta storia d’amore chefaticava a raccontare nei suo dettagli. Bisogna però subito <strong>di</strong>re che si trattava <strong>di</strong> una ragazza moltocarina sia nell’aspetto fisico che nella <strong>di</strong>namica comunicativa, dolce, gentile, simpatica con unpizzico <strong>di</strong> ironia e tanta passione per la vita. Anzi una persona solare nell’esporre le sue emozioni emolto sensibile a quanto gli altri <strong>di</strong>cono con lei e <strong>di</strong> lei. Ebbene questa ragazza usciva da una storiamolto travagliata e complessa che l’aveva vista protagonista <strong>di</strong> una vera e propria “fuga” d’amoreverso un lontano Paese dell’America Latina per iniziare un’attività <strong>di</strong> ristorazione con Mario, ungiovane maggiore tre anni <strong>di</strong> lei. Aveva avuto fin da subito l’opposizione dei genitori, preoccupatinon solo per la sua permanenza in un luogo molto lontano e con scarse possibilità <strong>di</strong> successo, maper il ragazzo che vedevano immaturo per un’esperienza affettiva così impegnativa. Betty però ciaveva creduto ed era andata via da casa nonostante le tante resistenze familiari. Ora dopo pocopiù <strong>di</strong> due anni tutto sembrava finito, lei era tornata a casa e il grande amore, sempre sognato, siera spento senza poterci fare niente. Lo slogan <strong>di</strong> Mario era significativo: “Ti amo, ma è meglio pertutti e due separarci”, come a <strong>di</strong>re che non ce la possiamo più fare ad andare avanti così. Betty eradelusa e, quel che è peggio, demotivata, quasi che la sua indole tendente alla positività della vitanon bastasse a sostenerla.1.1.1 Credere in un progettoCi si chiedeva: come mai la storia d’amore fosse finita così miseramente, anzi aggressivamente,visto che gli ultimi tempi erano solo litigi e offese malgrado lei fosse <strong>di</strong> carattere così gentile ecor<strong>di</strong>ale? Risposta della ragazza:La banalità quoti<strong>di</strong>ana ha finito per <strong>di</strong>ventare ostacolo e impe<strong>di</strong>mento al nostro rapporto <strong>di</strong>coppia. Si tirava avanti senza più credere in quello che facevamo, era tutto <strong>di</strong>ventatoroutine senza passione, sembravano due vecchietti che non hanno nulla da <strong>di</strong>rsi.Un’analisi terribile che lasciava la ragazza in preda alla delusione <strong>di</strong> aver amato con tutta se stessaMario fino a vincere ogni resistenza genitoriale per affrontare una nuova vita senza né esperienza,né aiuti sul posto. E allora è ovvia l’altra domanda: perché l’ha fatto? Risponde Betty:Sentivo un forte bisogno <strong>di</strong> sentirmi amata e messa al centro da qualcuno che mi<strong>di</strong>mostrasse amore e soprattutto dolcezza e attenzione nei miei riguar<strong>di</strong>. Semplicemente mi<strong>di</strong>spiaceva che Mario non accettasse subito la possibilità <strong>di</strong> arrivare un giorno almatrimonio in chiesa, visto che io sono credente e convinta che l’amore in coppia per esserevero e durare una vita necessita della bene<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>vina. Non solo ma io ho desiderato eancora ora vorrei <strong>di</strong>venire madre, proprio perché nell’amore non devono mancare ibambini, la gioia <strong>di</strong> accoglierli e crescerli.Una risposta chiara e inequivocabile che rendeva Betty però ancor più triste, perché si faceva la1


domanda, che poi <strong>di</strong>veniva senso <strong>di</strong> colpa:“io non so amare o farmi amare, che cosa ho sbagliato in questa relazione”.Era quasi una tortura quoti<strong>di</strong>ana e da tempo era arrivava alla bulimia, un attaccamento morboso eincontrollato al cibo, fonte per lei <strong>di</strong> compensazione e in alcuni momenti <strong>di</strong> sconforto, ma anche <strong>di</strong>sofferenza, per la necessità <strong>di</strong> mantenere una certa “linea”.1.1.2 Che fare, come andare avanti?Iniziava con Betty un lungo percorso nel quale <strong>di</strong>mostrava una tenace volontà <strong>di</strong> chiarire la propriastoria a iniziare dai rapporti con i genitori, una coppia alquanto contrastata, troppo preoccupatadel lavoro in proprio che li costringeva ad orari e ritmi molto intensi, dando poco spazio al <strong>di</strong>alogoe al confronto. Si aggiunga inoltre la figura <strong>di</strong> un padre, preoccupato si della figlia, ma poco<strong>di</strong>sponibile a un confronto aperto, una necessità invece assai evidente in Betty. Credente,praticante, d’idee molto aperte era desiderosa <strong>di</strong> potersi esprimere e trovare interlocutori <strong>di</strong>spostiad ascoltarla.Era proprio questo il suo primario bisogno, più intuito che espresso: farsi ascoltare per tirare fuoricon spontaneità tutta la propria personalità fino a “provocare” l’interlocutore per un sanoconfronto aperto. La sua estroversità innata, dava a Betty tanta carica nel voler affrontare la vitama veniva a scontrarsi con il padre, razionale e desideroso più <strong>di</strong> regolare le idee e la condottadella figlia, che <strong>di</strong> lasciarla libera <strong>di</strong> esprimere quanto aveva dentro. Diciamo che Marionell’imme<strong>di</strong>ato del loro rapporto aveva saputo offrirle la possibilità <strong>di</strong> esprimere queste suenecessità psicologiche e affettive. In effetti lo stesso rapporto con il consulente <strong>di</strong>veniva piùconsistente e sicuro quando affrontava argomenti generali sulla famiglia e la vita sociale dovepoteva dare libero sfogo alle sue idee senza temere <strong>di</strong> venire contraddetta o snobbata.Così era nata la relazione con Mario, niente <strong>di</strong> eccezionale, riusciva a farsi ascoltare e lui lemetteva a <strong>di</strong>sposizione il proprio tempo per lasciare che lei potesse esprimere quanto desideravacomunicare. Toccando quest’aspetto della personalità <strong>di</strong> Mario, Betty si commuoveva e s’irrigi<strong>di</strong>vaquasi negando <strong>di</strong> aver avuto poi con lui momenti <strong>di</strong>fficili e una grave incomunicabilità. <strong>Il</strong> ricordovivo e sentimentalmente forte dei bei momenti trascorsi, soprattutto nei primi tempi della lororelazione, dava a Betty tanta carica nel voler recuperare sul piano affettivo. Si chiedeva spesso:Chi sono, o meglio chi sono <strong>di</strong>ventata visto che l’esperienza <strong>di</strong> Mario ha spento la voglia <strong>di</strong>donarmi, la volontà <strong>di</strong> credere ancora in un sogno d’amore.1.1.3 <strong>Il</strong> bisogno d’essere amataBetty manifesta il bisogno d’essere amata, <strong>di</strong> sentirsi al centro dell’attenzione <strong>di</strong> qualcuno cheglielo <strong>di</strong>mostri con premura e sensibilità. Ciò è stato alquanto <strong>di</strong>fficile nella vita familiare dalmomento che Betty non ha mai potuto avvertire questa sensazione dai suoi genitori. Mario forseha agito in modo troppo <strong>di</strong>sinvolto, ha compreso il suo bisogno d’essere amata e si è saputo faramare mettendola al centro della sua vita fino convincerla ad andare con lui verso un luogolontano per iniziare un nuovo percorso. Certamente Betty aveva preso una “cotta” per Mario enon voleva credere a quello che i suoi genitori e gli altri vedevano in lui, in particolare la suainstabilità caratteriale. Per lei era l’incontro con l’amore, con la persona che apriva una portanuova alla sua vita e la “liberava” dalla quoti<strong>di</strong>anità familiare davvero troppo pesante. Betty hacreduto fortemente nell’amore e l’ha manifestato in tante maniere soprattutto donando se stessacon affetto e dolcezza. Qui esce la sua capacità <strong>di</strong> amare, il suo impegno a sapersi mettere inrelazione con Mario, anzi la sua remissività fino ad assecondarlo in tutto. Certo Betty ha vissutocon lui una relazione intima intensa e gratificante, ma proprio tutto ciò ora le ritorna come unboomerang e non la lascia in pace, ma solo rabbia e tristezza. <strong>Il</strong> ragazzo gioioso e gentile che si2


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?faceva in quattro per lei, sempre sorridente e attento a non farle mancare nulla, si è rivelatoun’altra persona completamente <strong>di</strong>fferente. Comprende che Mario si è servito <strong>di</strong> lei, della suabontà e del facile entusiasmo per i “suoi progetti”, sì gran<strong>di</strong>, ma forse anche irraggiungibili perchétroppo elevati per le loro effettive possibilità.La sua volontà <strong>di</strong> amare con tutto se stessa l’ha portata a essere sempre pronta a venire incontro atutti i bisogni <strong>di</strong> Mario, senza mai rifiutarsi. Fa parte della sua indole anche la volontà <strong>di</strong> crederenel valore della coppia ed essere <strong>di</strong>sposta al sacrificio delle sue convinzioni religiose pur <strong>di</strong> nonperdere o guastare il rapporto con lui. Ha amato sì con il corpo, ma soprattutto con il cuore, senzaipocrisia o mezze misure e ciò ora è motivo <strong>di</strong> una sofferenza ancora più grande che trova unaparziale consolazione nei ritrovati rapporti con i vecchi amici e amiche. Ora non si vuolerinchiudere su se stessa e chiede aiuto per aprirsi verso tutti perché crede ancora nel bene enell’amicizia che possono dare significato alla propria esistenza.1.1.4 La sofferenzaC’è però in Betty una sofferta conseguenza <strong>di</strong> questa vicenda che le lascia il segno visibile dellabulimia. Una forte propensione per il cibo che non riesce a controllare e l’afferra fino a farlasentire in colpa con se stessa perché non saper dominare il suo istinto nevrotico la spinge amangiare soprattutto cibi dolci che l’ingrassano. Sa che non va bene, anzi razionalmentecomprende <strong>di</strong> sbagliare, ma non ne può fare a meno ed è attratta dal cibo che le piace anche se sache le fa male.Quante volte pensa al suo rapporto con Mario, sapeva bene l’esistenza <strong>di</strong> qualche <strong>di</strong>fficoltà, maandava avanti lo stesso, le piaceva anche se faceva male. <strong>Il</strong> fascino dell’amore fa provare <strong>piacere</strong>soprattutto nel corpo, nella gestualità intima e affettiva, ma fa male quando poi si ricade nellasolitu<strong>di</strong>ne con l’altro che rimane lontano. Con la vita interiore non più con<strong>di</strong>visa e col corpo<strong>di</strong>venuto solo strumento per trasmettere il <strong>piacere</strong> dei sensi non si ha più la sensazione <strong>di</strong> sentirsiamati.Sì, <strong>di</strong>ceva spesso, è stato bello fare l’amore insieme, anzi momenti dolcissimi vissuti in totaleabbandono con progetti <strong>di</strong> vita da trascorrere ma poi sentirmi poco dopo a <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> frontealla sua mancanza <strong>di</strong> attenzioni nei miei confronti. Le sue offese con parole e mo<strong>di</strong>sconvenienti magari <strong>di</strong> fronte ad altri, persino alla stessa clientela, quante mortificazioni!.Ma se poche ore prima eravamo uniti così intimamente che sembravamo una cosa sola, orache succede, è ancora la stessa persona?É molto facile l’accostamento con il cibo, dolce, piacevole e facile da ottenere così come lapresenza <strong>di</strong> Mario. Ma anche quale vuoto incolmabile quando viene a mancare non tanto il<strong>piacere</strong> dei sensi, quanto il rispetto dell’altra persona nella quoti<strong>di</strong>anità. Betty soffre perché sisente sconfitta e incapace <strong>di</strong> favorire in Mario un cambiamento <strong>di</strong> vita, la sua crescita e il suoautocontrollo. Bastava un <strong>di</strong>niego per qualche piccolezza o un inconveniente sul lavoro perscatenare una furia senza il minimo rispetto. Che dolore per il racconto, ancora con le lacrime, <strong>di</strong>Mario si era abbandonato a una sceneggiata davvero fuori da ogni decenza con minacce, parolaccee crisi <strong>di</strong>ssociativa andando a dormire in un altro appartamento per una sua piccola <strong>di</strong>menticanza!Fu tanta sofferenza e il segnale <strong>di</strong> una fallita maturazione in umanità del ragazzo, certamenteinsicuro e instabile, con un’eccessiva irritabilità.Mario ora è lontano e tutto è finito, ma vive dentro Betty e ne con<strong>di</strong>ziona la vita. Sempre se lovede <strong>di</strong> fronte e le sembra <strong>di</strong> riassaporare carezze e coccole specialmente la sera quando si sentesola. Le prende allora lo sconforto e pensa <strong>di</strong> avere sbagliato tutto, <strong>di</strong> avere donato tutta se stessaad una persona che ne l’ha sfruttata. E come si può non pensare che una ragazza simpatica comeBetty abbia favorito l’attività commerciale <strong>di</strong> Mario con la sua ottima capacità <strong>di</strong> avvicinare e3


intrattenere i clienti? Betty tutto ciò lo sente come un macigno che pesa e sente <strong>di</strong> essere cadutanella trappola <strong>di</strong> un ragazzo egoista e pensa che forse non riuscirà mai più a costruire una storiasicura con altri.1.1.5 <strong>Il</strong> camminoNon basta rilevare la vicenda <strong>di</strong> Betty, è necessario capire come poter sostenere il suo percorso <strong>di</strong>vita evitando che una giovane, dotata <strong>di</strong> queste qualità, possa cadere nel brutto circolo dellasfiducia in se stessa e rinchiudersi nel suo passato. Diremmo che in questa storia una partenotevole l’hanno poi avuta i genitori che hanno cambiato ra<strong>di</strong>calmente atteggiamento nei suoiconfronti. Avevano compreso, anche attraverso la consulenza coniugale, che il principale bisognodella ragazza era quello <strong>di</strong> sentirsi amata, fatta oggetto <strong>di</strong> attenzioni non <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>che o <strong>di</strong> consigli.I suoi ora non la rimproveravano, le avevano restituito fiducia e volontà <strong>di</strong> ascolto, e Betty iniziavacon loro un rapporto nuovo in cui poteva esprimere le sue esperienze senza sentirsi giu<strong>di</strong>cata. Erail principio <strong>di</strong> una rinascita familiare in cui si riappropriava della casa paterna dove fino a qualchetempo prima si sentiva come “prigioniera”. Ora capiva che anche lì poteva realizzarsi, anzi mettersiin gioco perché i suoi ora sapevano accettarla per quello che era non per quello che avrebberovoluto facesse.Certamente in lei vi era una propensione a progettare la vita non tanto coi “pie<strong>di</strong> per terra”, masolo con gli “occhi verso il cielo” (una frase che ripetevano spesso). Tuttavia stava prendendo unanuova piega, aveva capito che <strong>di</strong> fronte a Mario lei si era <strong>di</strong>mostrata non solo buona e ingenua, maanche succube e rassegnata, per l’opportunità <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> casa per iniziare un’avventuraaffascinante anche se rischiosa. Lei ora questo l’aveva ben compreso e si guardava dentro non conil senso <strong>di</strong> colpa e lo sconforto per l’accaduto, ma con la rinnovata volontà <strong>di</strong> crescere. Si rendevaconto <strong>di</strong> aver troppo idealizzato Mario, <strong>di</strong> averne fatto un personaggio da amare senza ritrovare lagioia <strong>di</strong> esserne amata e rappacificata nella propria interiorità. Diciamo che Betty stessaammetteva <strong>di</strong> aver offerto se stessa più con il corpo e a questo Mario s’era attaccato senza illegame del cuore. <strong>Il</strong> loro rapporto era stato un’entusiastica con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un’avventura fatto <strong>di</strong>emotive e superficiali <strong>di</strong>chiarazioni, ma non aveva unito profondamente le loro esistenze. Diceva<strong>di</strong>rettamente Betty:Come ho fatto a non accorgermi <strong>di</strong> un amore bugiardo che mentre mi <strong>di</strong>mostravaattaccamento e intimità con gesti affettuosi e profon<strong>di</strong> non faceva nulla per amarmi contutto se stesso, non si metteva in gioco. Anzi in certi momenti <strong>di</strong> fronte alle responsabilitàche la nostra nuova vita ci portava ad assumere, Mario, nonostante le mie sollecitazioni,continuava ad affermare che lui era fatto così e che io dovevo accettarlo se davvero loamavo. Una volta, due volte, infinite volte mi sentivo usata, cercata soprattutto perché glipiacevo, ma nulla o ben poco ha fatto per farsi <strong>piacere</strong>, per mettersi in gioco e costruire unrapporto che andasse al <strong>di</strong> là delle facili necessità fisiche. Ho creduto in lui donandogli tantoamore e mi sono sentita nel tempo che passava sempre più lontana al punto che nonsapevo più chi mi stava vicino, era irriconoscibile.La sua volontà <strong>di</strong> amare Mario era stata sincera e senza mezze misure, ora doveva recuperare lavolontà <strong>di</strong> rendersi dono, <strong>di</strong> mettersi in positivo per riscoprire le proprie qualità e riprendere avivere senza paure. Non solo, ma Betty trovò il coraggio <strong>di</strong> scrivere a Mario, quando anch’eglitornò a casa. Nella sua lettera, che non ebbe risposta, Betty trovava il coraggio, non tanto <strong>di</strong>criticare la sua condotta, quanto <strong>di</strong> trasmettergli il messaggio della solarità del suo amore, delgrande desiderio naufragato, della sua determinazione ad amare senza essere mai stata amatanella sua totalità, ma solo nel proprio corpo. Scrive:è stato grande il mio bisogno d’essere amata, ma senza aver compreso chi mi ha amata o4


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> averlo fatto. È vero sono anch’io un po’ narcisistica, mi piace sentirmi al centro delleattenzioni e sentirmi corteggiata e cercata per la mia bellezza, ma desidero crescere edoffrire la mia vita con<strong>di</strong>videndo un progetto con una persona che mi accetta, mi prende su<strong>di</strong> sé e mi vuole portare avanti…La storia poi insegna che ogni esperienza, anche se negativa, costituisce una spinta per andareavanti, per vedere nel futuro la possibilità <strong>di</strong> realizzare il sogno lasciato cadere. Era già molto perlei essere riuscita nell’intento <strong>di</strong> scrivere una lettera per chiarire la sua posizione riguardo a Mario,anzi l’esserci riuscita senza rivangare fatti e momenti dolorosi del loro recente passato. Le davamaggior sicurezza sulla sua capacità <strong>di</strong> comunicare i suoi sentimenti senza nessuna paura d’esserefraintesa o non capita. Mario poi ritornò in America Latina. Betty invece continuava a essere moltoemotiva e, nei momenti <strong>di</strong> sconforto nei quali avvertiva la solitu<strong>di</strong>ne e la mancanza <strong>di</strong> amore neisuoi confronti, si lasciava andare alla bulimia ingerendo in modo eccessivo cibo per poi stare male.La sua storia fu a lungo seguita, certamente riprese rapporti affettivi con altri ragazzi, ma erasegnata da una paura: venire usata, perché cercata e avvicinata soprattutto per il suo fascino e lanotevole capacità comunicativa non solo con i ragazzi, ma anche con le persone che incontravaper motivi professionali. In un certo senso era una calamita per giovani in ricerca non tanto <strong>di</strong> unacompagna per la loro vita, quanto <strong>di</strong> una ragazza che dava sicurezza alla quale appoggiarsi pertutte le loro scelte senza però effettivamente mettersi in gioco. Correva il rischio che ognirapporto instaurato con lei si limitasse solo all’estemporaneità della conquista del proprio corposenza l’effettiva volontà <strong>di</strong> un legame affettivo. É vero che la cura del corpo fa parte del valore <strong>di</strong>se stessi, ma talvolta può <strong>di</strong>venire fuorviante per costruire una relazione che possa raggiungerel’interiorità. Ciò malgrado Betty per la sua capacità comunicativa e la sua buona cultura, in pocotempo, anche se <strong>di</strong> giovane età, raggiunse incarichi <strong>di</strong> responsabilità della formazione <strong>di</strong> altriimpiegati perfino più anziani <strong>di</strong> lei.1.1.6 Verso una sintesi della storiaQuesta storia fa emergere il bisogno d’essere amata, da parte della ragazza, e da parte maschile, ildesiderio <strong>di</strong> legare con una persona per la presunta sicurezza che sembra offrire. Diciamo che dalracconto ci si ritrova con un uomo dai due volti: la premura e la sensibilità nei confronti <strong>di</strong> Betty,corteggiata e convinta a lasciare la propria famiglia per una sistemazione nuova, ma anche lamancanza <strong>di</strong> sensibilità nei suoi confronti fino all’aggressività e alla rottura del rapporto.Certamente in Betty c’è una componente narcisista, vuole essere al centro dell’attenzione, sa <strong>di</strong>essere piacevole e <strong>di</strong> possedere notevoli qualità e ciò le ha dato una spinta a volersi porre conMario in modo <strong>di</strong>rettivo. Ha faticato ad ammettere questo, ma il suo cammino <strong>di</strong> scoperta <strong>di</strong> sestessa l’ha portata a vedersi con l’occhio <strong>di</strong> chi si vuole far conoscere soprattutto dal lato chedesidera: il suo fascino che conquista, seduce e fa si che l’altro ti cerchi più per quello cherappresenti che per quello che sei.Betty rimane una giovane con tante paure, soprattutto quella <strong>di</strong> rimanere sola, per un enormebisogno d’essere amata. Sa <strong>donarsi</strong> fino in fondo, ha affrontato ogni rischio, ma non si è coinvoltafino al punto da saper costruire un rapporto d’amore in grado <strong>di</strong> favorire in lui la crescita <strong>di</strong>un’umanità più responsabile. Potremmo sintetizzare in cinque verbi questa intensa storia.1.1.7 Offrire il cuoreBetty ha creduto profondamente nel progetto <strong>di</strong> una vita a due, <strong>di</strong>sposta anche a mettere daparte, almeno momentaneamente, le sue convinzioni religiose pur <strong>di</strong> stare con Mario, l’uomo alquale offrire tutta se stessa.5


1.1.8 Fuggire dalla monotonia quoti<strong>di</strong>anaLa voglia <strong>di</strong> evasione, il desiderio <strong>di</strong> provare una nuova esperienza, il bisogno <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stacco daigenitori appiccicosi e <strong>di</strong>stanti dalla propria vita, hanno favorito nella ragazza la sua vera e propriafuga. Non è un caso che arrivammo a Betty proprio attraverso i genitori che cercavano nellaconsulenza le ragioni della sua partenza e l’esame della loro condotta <strong>di</strong> vita. Anzi il <strong>di</strong>stacco daBetty favorì in loro un’inattesa volontà <strong>di</strong> ricominciare a <strong>di</strong>alogare dando più spazio all’affetto e airapporti familiari troppo sacrificati dalla frenetica corsa al lavoro artigianale.1.1.9 Caricare <strong>di</strong> forti attese i gesti d’amoreBetty aveva investito su Mario un sogno che purtroppo si è rilevato inconsistente per il qualel’aveva amato e aveva riversato su <strong>di</strong> lui tanta dolcezza e tenerezza. Pensava ai momenti <strong>di</strong> forteunione dove l’intimità dei corpi per lei significava un’appartenenza che nella quoti<strong>di</strong>anità sisarebbe dovuta <strong>di</strong>mostrare sottoforma <strong>di</strong> attenzioni agli sguar<strong>di</strong> e alle parole; con rispetto e uncor<strong>di</strong>ale <strong>di</strong>alogo. Tanto aveva dato, ma che cosa aveva ricevuto? Pensava sempre più che Mariorecitava la parte del ragazzo gentile e premuroso, tenace corteggiatore, ma anche cinicoopportunista che voleva solo affermare il proprio io senza concederle spazio temendo <strong>di</strong> essere“messo sotto” da lei che si <strong>di</strong>mostrava più sicura nell’affrontare le incombenze quoti<strong>di</strong>ane. Più cheamare aveva avuto gesti <strong>di</strong> complicità affettiva e corporea ma l’animo era lontano, tutta quellapremura era da rileggere come meschina e bugiarda, lontana dal costruire un vero rapportod’amore. Riecheggiavano in Betty le parole <strong>di</strong> ammonimento dei genitori, non solo su questogiovane alquanto immaturo e instabile, quanto sul valore del proprio corpo, l’intimità da nonsprecare senza prima aver verificato con calma e sicurezza la “consistenza” reale dell’altrapersona. La passione del corpo spinge, anzi travolge, ma in una ragazza come Betty è la potenzadel sentimento e la volontà <strong>di</strong> un legame d’amore che deve prevalere.1.1.10 Cadere nell’inganno dell’esterioritàÈ la conseguenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> un legame dove non è stato sufficiente metterci passione e impegno. Icorpi che si donano senza legare gli animi, portano inequivocabilmente verso la <strong>di</strong>ssoluzione dellostesso rapporto troppo appesantito dalla sola esteriorità <strong>di</strong> gesti, effusioni e momenti <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>,ma incapaci <strong>di</strong> portare una ventata <strong>di</strong> amore nella quoti<strong>di</strong>anità. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>sagio della ragazza partivaproprio da questa constatazione: Mario era gentile e affettuoso nell’intimità, ma assai scontroso epesante nella quoti<strong>di</strong>anità, dove qualsiasi inconveniente scatenava rabbia e aggressivitàimpreve<strong>di</strong>bili. Betty si rendeva conto in ogni caso <strong>di</strong> aver essa stessa provocato questo rapporto inquanto la sua bellezza e la sua indole a farsi amare sono state il detonatore che ha fatto scoppiarein Mario un attaccamento quasi morboso alle sue parti esterne ma con una perversa volontà <strong>di</strong>inganno, che però ben rifletteva il suo bisogno d’essere amata, <strong>di</strong> essere al centro dell’attenzione.<strong>Il</strong> rapporto non è mai decollato verso una qualità <strong>di</strong> affetto e comprensione da permettere <strong>di</strong>ritrovare nel vivere quoti<strong>di</strong>ano l’intensità emotiva e sensuale <strong>di</strong>mostrata nei gesti d’intimità.Aveva faticato a uscire da una impostazione educativa improntata al massimo rispetto dei principietici riguardanti il proprio corpo e ogni espressione <strong>di</strong> intimità e si faceva degli scrupoli per i gestiche volevano esprimere il suo desiderio <strong>di</strong> passione e <strong>di</strong> impegno con Mario nell’intimità, ma nonavevano ancora focalizzato l’impegno al matrimonio e all’accoglienza dei figli. E questo le davafasti<strong>di</strong>o e a maggior ragione le aumentavano le tante attese dai gesti d’intimità e in generale dallavita relazionale con lui, visto che fin dall’inizio l’aveva conquistata con una intensa carica <strong>di</strong>tenerezza soprattutto nei gesti e nelle premure. È stato sicuramente questo iato tra l’amorecelebrato nell’unione dei corpi e la mancanza <strong>di</strong> sensibilità nell’amore <strong>di</strong>mostrato nell’insieme deigesti quoti<strong>di</strong>ani a minare inesorabilmente il loro rapporto fino a portarlo verso la rottura.1.1.11 Provare la sensazione d’essere solaIn fondo Betty era venuta a chiedere aiuto quando gli attacchi <strong>di</strong> bulimia si erano fatti sentire alpunto da farla soffrire. Lì si era decisa a guardarsi dentro non per trovare modo <strong>di</strong> sostenere le sue6


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?scelte <strong>di</strong>sinibite e un poco “ribelli” verso i genitori, ma per capire se stessa. Ora doveva superare lasofferenza che il cibo le recava nella sua indole estroversa, socievole ed emotivamente forte esicura. Certamente nessuno poteva pensare che la sua ricaduta quando si trovava sola,specialmente nelle domeniche pomeriggio piuttosto che nelle lunghe serate invernali, era ilbisogno incontrollato <strong>di</strong> consumare cibi gustosi, dolci ma negativi perché la facevano sentirevittima. Stava male, ma quel che è peggio temeva un'altra storia come quella <strong>di</strong> Mario ecomprendeva che gli uomini la cercavano proprio a partire dalla sua affascinante presenza. Chefare? Era confusa, anche se era sod<strong>di</strong>sfatta quando qualcuno la avvicinava anche solo per qualchecomplimento o tentava un corteggiamento mettendole in evidenza le sua bellezza. Era il dubbio <strong>di</strong>una decisione:lasciarsi amare per quello che altri vedono e lei stessa intende mostrare, oppure imparareuna nuova vita nella quale il suo impegno era ed è quello <strong>di</strong> mettersi in relazione con lepersone prima <strong>di</strong> tutto imparando a saper costruire legami veri e profon<strong>di</strong> che vengonodall’animo più che dalla passione e dalle “esigenze” affettive e fisiche?Potremmo <strong>di</strong>re che essere soli non significa essere isolati, quanto imparare a rapportarsi verso glialtri a partire dalla necessità <strong>di</strong> sapersi far amare per quello che davvero più conta, non tanto ilcorpo, quanto la mente, il cuore, l’interiorità della persona. Betty stava attraversando una fase <strong>di</strong>ripensamento, un lungo percorso nel quale riprendere in mano la propria vita per ricostruire lapropria relazionalità verso tutti. Voleva sperimentare nel bisogno d’essere amata il fascino e lanovità degli altri ma imparare a mettersi in relazione al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quello che voleva e vuole mostrareper catturarne gli sguar<strong>di</strong> e l’interesse.1.2 La storia <strong>di</strong> Emy e <strong>di</strong> ItaloCi troviamo <strong>di</strong> fronte ad una signora <strong>di</strong> trent’anni che vive da quasi nove con un uomo dal quale haavuto tre figli e ora sta attraversando con il compagno una pesante crisi <strong>di</strong> comprensione al puntoche intende iniziare il percorso per la separazione. <strong>Il</strong> suo racconto lucido e or<strong>di</strong>nato parte da unarealtà: Italo, il suo compagno, secondo lei la sta solo sfruttando, anzi si serve del suo amore perfare quello che vuole nella più totale irresponsabilità verso <strong>di</strong> lei e verso i figli. <strong>Il</strong> suocomportamento risente del gruppo <strong>di</strong> “amici” che lo con<strong>di</strong>zionano nel dopo lavoro portandolo albar dove passa molte ore del suo tempo libero e, con<strong>di</strong>zionato da loro, spesso fa spese “pazze” pergli oggetti più inutili. Emy non è in grado <strong>di</strong> frenare queste sue scelte <strong>di</strong>ssennate per il bene dellafamiglia e trova in questo momento sostegno e aiuto nei suoi genitori che con molta generositànon le fanno mancare niente soprattutto verso i bambini. Si domanda però quanto tempo potràdurare una simile situazione. Nonostante tutto questo lei ama Italo, anzi vorrebbe trovare unasoluzione per stare ancora insieme e rivedere la persona che per tanti anni ha trasmesso affetto etenerezza anche solo con un sorriso o un po’ <strong>di</strong> coccole. In tal senso riguardo alla propria intimitàprova solo <strong>di</strong>sgusto, Italo la cerca soprattutto quando dopo aver trascorso la serata <strong>di</strong> fronte altelevisore appassionato <strong>di</strong> sport e con una bottiglia <strong>di</strong> sambuca <strong>di</strong> fronte la cerca come <strong>di</strong>ce Emy:Per sfogare i suoi istinti, anzi in quei momenti è solo la voglia <strong>di</strong> far sesso, <strong>di</strong> provare <strong>piacere</strong>senza alcuna considerazione per me e vuole sod<strong>di</strong>sfare la propria istintività sessuale ebasta. Al termine <strong>di</strong> questi brevi rapporti lui si mette a dormire e io rimango più sola chemai con la sensazione <strong>di</strong> essere usata, non amata. Si aggiunga che per tutto il giorno e inogni momento mi prende per la sua servetta che deve preparargli dal pranzo ai vestiti espesso nemmeno si accorge che io esisto con la necessità <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> lasciare uscire dalmio animo le preoccupazioni per la nostra famiglia e per il futuro dei figli. No, <strong>di</strong> questoquasi non si parla o si accenna, lui è preso dal suo “mondo” che si allontana sempre più dalmio,si rinchiude nel suo mutismo e si arrabbia se solo voglio coinvolgerlo un po’ <strong>di</strong> più.7


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?insieme la famiglia. È significativo che <strong>di</strong> fronte al suo modo alquanto rozzo <strong>di</strong> porsi nei confronti <strong>di</strong>Emy e <strong>di</strong> pretendere intimità, la giovane signora ha saputo reagire intensificando la sua carica <strong>di</strong>amore per restituire sotto forma <strong>di</strong> fiducia e cor<strong>di</strong>alità, quanto arrivava in ben altra maniera. Emypur sapendo che una condotta così impostata non può aver una lunga durata, continua acomunicare con tenerezza il messaggio del bisogno della sua presenza per la propria vita, anzi ècome <strong>di</strong>rgli (in consulenza ha detto):senza <strong>di</strong> te io perdo una parte essenziale <strong>di</strong> me stessa, sei entrato dentro non sei fuori dallamia vita, i tuoi atteggiamenti, anche se negativi non intaccano quello che io provo per te.1.2.3 <strong>Il</strong> miracolo del cuoreQuando si ama con il corpo e con il cuore, anzi soprattutto con il cuore, considerati gli esiti <strong>di</strong>questa storia, conta già la semplice presenza dell’altra persona, il solo fatto che si può e si riesce atrasmettergli un messaggio, nonostante tutto, <strong>di</strong> positività. Come a <strong>di</strong>re: Italo viene amato cosìsolo perché esiste Emy, una persona che lo sa rendere importante a <strong>di</strong>fferenza degli amici oamiconi che sfruttano o <strong>di</strong> altri che pretendono, o lo giu<strong>di</strong>cano irresponsabile. Emy trasmette unmessaggio totalmente <strong>di</strong>fferente che provoca in lui uno scossone affettivo ed esistenziale. Si senteamato con una carica <strong>di</strong> fiducia e dolcezza straor<strong>di</strong>narie che non possono lasciarlo completamentein<strong>di</strong>fferente, sono come una “bomba” d’amore che esplodendo dentro <strong>di</strong> sé lascia delleconseguenze.É il “miracolo” del cuore che ama, della persona che si dona anche senza più <strong>di</strong> tanto trovarecorrispondenza, crede in ciò che fa e vuole andare avanti. Emy non può arrendersi <strong>di</strong> fronteall’evidenza che non ci sono più “speranze”, che la sua relazione va troncata, che ci si deveseparare perché così non si procede. É il messaggio imme<strong>di</strong>ato e <strong>di</strong>remmo fin troppo facile cheproviene da tante voci che la attorniano, prima <strong>di</strong> tutte quella materna, potenziata dal “prestito”per sostenere l’economia familiare. La lotta titanica è quella che Emy sostiene tra i suoisentimenti, la sua convinzione interiore e la realtà sempre più pesante e con<strong>di</strong>zionante. Potremmo<strong>di</strong>re che tutti o quasi trasmettono il messaggio della rottura, del cambiamento <strong>di</strong> vita che lagiovane deve fare, motivandolo anche sul bene dei bambini e sul concetto <strong>di</strong> giustizia sociale nellaquale ciascuno deve prendere le proprie responsabilità.1.2.4 Ma quali sono queste responsabilità?Certamente quelle <strong>di</strong> voler vedere una persona che si ama cambiar vita, mettersi in una sorta <strong>di</strong>novità perché qualcuno amandola le dà fiducia, crede nelle sue possibilità. Rinnova la volontà <strong>di</strong>contare sulle effettive qualità umane che Italo ha e può esprimere ancora superando tanteinsicurezze e paure. Emy vuole amare e crede nel risultato dell’amore: la trasmissione <strong>di</strong> unapotente energia più spirituale che fisica in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare i comportamenti della persona a cuil’amore viene rivolto. É convinta che questa potenzialità sarà efficace perché corrisponde al verobene <strong>di</strong> Italo, alle sue profonde convinzioni che in tanti momenti hanno segnato il percorso dellaloro storia. Emy si trova a dover lottare contro tutti, ma con una forza d’animo eccezionale chemotiva la sua paziente attesa <strong>di</strong> voler vedere qualche miglioramento sul piano <strong>di</strong> una rinnovataqualità <strong>di</strong> vita. Accetta <strong>di</strong> essere sfidata anche dagli altri e lo <strong>di</strong>chiarava apertamente:“non potrei vedere naufragare tutto il mio impegno per lui semplicemente perché noncapace <strong>di</strong> stargli accanto facendogli capire che lo accetto per quello che è sapendo che luiper primo vuole essere <strong>di</strong>verso ma non ci riesce, è catturato dagli altri, non sa tirarsi fuori.Io devo vincere questa sfida tra me e coloro che vogliono portarmelo lontano”.Quanto scrive è un vero programma <strong>di</strong> vita che ispira e <strong>di</strong>remmo sostiene una relazione, solo lavolontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> fino in fondo senza ricevere nemmeno qualche piccola gratificazione, motivanola carica e la passione <strong>di</strong> Emy. Qualcuno potrebbe <strong>di</strong>re che è testarda e ciò è sicuramente vero, mala giovane signora, avendo ricevuto una buona educazione religiosa, ha saputo estrarne il principio9


della positività.1.2.5 Una scelta <strong>di</strong> fede?Ogni persona è dono <strong>di</strong> Dio, a ciascuno <strong>di</strong> noi è dato un compito: quello <strong>di</strong> scoprire questo donocredendo nell’amore vero che si fa “missione”. Non è che dentro questa sua tenace pazienza c’èuna scelta <strong>di</strong> fede? Certo non si vede, non si può misurare in termini empirici, ma esiste, Emy saandare oltre se stessa, oltre i pareri alquanto <strong>di</strong>scordanti <strong>di</strong> altri. Crede nel valore <strong>di</strong> una sessualitànon limitata all’esperienza del <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> stare insieme, ma nel dono <strong>di</strong> se stessa affinché lapotenza dell’amore trasformi il cuore, la mente e i comportamenti dell’altra persona. È la forzadella riconciliazione, per un credente si chiama conversione, cambiamento <strong>di</strong> vita. É la fiduciaestrema in Colui che dona sempre la possibilità <strong>di</strong> una scelta credendo in quello che sei e puoi<strong>di</strong>ventare. Certo Emy <strong>di</strong>veniva in tal modo ancor più <strong>di</strong>rettiva e unica guida, ma non per sostituireun presente-assente, quanto per riuscire a trasmettere il messaggio del bisogno che aveva leistessa del suo coinvolgimento. Più che mai nei frangenti complessi, riappropriarsi della coppiaquale base per soli<strong>di</strong>ficare la famiglia, costituisce la scelta da sostenere <strong>di</strong> fronte ad ogni contrasto.Nell’evoluzione della vicenda era significativo il fatto che Italo non voleva più nemmeno vedere lasuocera perché ogni volta gli rinfacciava <strong>di</strong> aver ingannato la figlia e <strong>di</strong> essere un irresponsabile. Intal modo gli aveva conferito una specie <strong>di</strong> “patente” d’incapace e non gli dava più fiduciamettendolo da parte. Più che mai si trattava <strong>di</strong> sostenere Emy in questo combattimento interiorecon l’intento chiaro <strong>di</strong> farle riscoprire la bellezza e la gioia <strong>di</strong> essere in grado <strong>di</strong> rieducare a una vitaaffettiva Italo che sembrava confuso e <strong>di</strong>sorientato. Forse non aspettandosi questo atteggiamentoviveva la sua “<strong>di</strong>fesa” senza più quell’aggressività e freddezza che l’avevano fino a poco tempoprima contrad<strong>di</strong>stinto. Ora iniziava a riscoprire il fascino <strong>di</strong> una famiglia che doveva, e solo lui lopoteva, riconquistare. Che cosa danno amici, gioco, <strong>di</strong>vertimenti, spese pazze… a fronte <strong>di</strong> unadonna che ti ama e <strong>di</strong> figli che accettandoti richiedono affetto e presenza continua, sentono ilbisogno <strong>di</strong> un genitore coinvolto?1.2.6 Un nuovo percorsoSappiamo che la vicenda fu dolorosa, Italo faticò alquanto a mo<strong>di</strong>ficare parte del suocomportamento, a iniziare dagli “amici del bar”, ma la tenacia <strong>di</strong> Emy non venne meno. Qualchepiccola gratificazione veniva dal fatto che riusciva a sorridere, almeno <strong>di</strong> fronte alla famiglia chescopriva in attesa della sua presenza, del suo esserci per davvero in casa. Forse si vergognava percome si stava comportando, o semplicemente era il modo per <strong>di</strong>re che lui era lì e voleva loro beneanche se non trovava altri mo<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mostrarglielo. In ogni caso iniziava un nuovo percorso el’amore grande <strong>di</strong> Emy lo accompagnava. Lei scriveva tempo dopo:“Non posso <strong>di</strong>re che Italo sia lo stesso, provo a guardarlo e mi sembra <strong>di</strong> rivedere il ragazzoche si è fatto in quattro per me affinché non mi mancasse nulla, che ha voluto subito deibambini perché convinto che loro con noi formano la felicità. Italo mi ha dato la possibilità<strong>di</strong> realizzarmi come donna. Quanto ora lo avverto quasi fosse una parte del mio corpo, delmio stesso cuore, non posso lasciarlo cadere in una voragine buia e senza fondo. Gli altri nesfruttano l’ingenuità e la debolezza, io voglio dargli coraggio, ho bisogno <strong>di</strong> lui. Certo non sivedono gran<strong>di</strong> cambiamenti, ma sono certa che dentro <strong>di</strong> sé combatte per affermare il veroItalo nel quale io credo e sono certa lui ne è convinto, solo non riesce ancora a <strong>di</strong>mostrarlo”.Impossibile <strong>di</strong>re come sia andata a finire, per il nostro testo poco importa, il vero risultato non è ilsuccesso <strong>di</strong> un cambiamento ra<strong>di</strong>cale, ma il metodo del dono totale, generoso e rigenerante <strong>di</strong> sestessi. La potente spinta della sessualità tendente ad abbracciare l’interezza della persona, unendoil corpo con la propria interiorità, può portare a un sacrificio così intenso e totale per il benedell’altra persona che poi è lo stesso bene che si deve volere a se stessi. Siamo convinti che10


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?l’accompagnamento fornito dalla consulenza coniugale unito alla maturazione <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong>fede personale, in Emy abbiano certamente favorito questa scelta coraggiosa, ma <strong>di</strong>remmo anchefiduciosa nella speranza che non può e non deve mai spegnersi. Quando si ama davvero con tuttoil cuore nulla <strong>di</strong>viene impossibile, anche i traguar<strong>di</strong> più esigenti sono alla portata <strong>di</strong> coloro checredendo si impegnano a dare tutto con il famoso slogan che in ogni caso esprime una realtàevangelica:“Davvero lassù Qualcuno mi ama e ci motiva a credere nell’Amore che può cambiare ilmondo”…1.2.7 Verso una sintesiLa prima riflessione sulla vicenda si lega alla stranezza della relazione. Come può una ragazzaintelligente, solare e così vitale come Emy perdere la testa per un ragazzo qual è Italo, pieno <strong>di</strong>complessi, <strong>di</strong> cui il primo è la mancanza <strong>di</strong> un’identità? Domanda giusta, anzi opportuna la cuirisposta viene proprio dall’argomento che stiamo sviluppando: al cuore non si comanda, o megliosi segue il percorso dell’amore che <strong>di</strong>viene principio e impegno per una vita nuova. Siamo nella<strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> una sessualità vissuta come de<strong>di</strong>zione e sacrificio senza un’apparente sod<strong>di</strong>sfazione,o meglio senza una <strong>di</strong>retta gratificazione legata al <strong>piacere</strong> dei sensi. Perfino l’intimità tra loro era<strong>di</strong>venuta un puro gesto meccanico <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento destituito del fondamento stesso dell’unione: il<strong>di</strong>alogo dei gesti nella complicità dell’affetto. Era solo una consumazione e basta senza altrafinalità anzi rendeva ancor più amara la loro unione mettendo una profonda tristezza a Emy che sisentiva ricercata solo dal bisogno fisico del proprio compagno. Certamente in Emy emergonoquattro verbi portanti:Dirigere. É quanto ha cercato <strong>di</strong> portare avanti fin dal primo incontro con un giovaneintroverso, <strong>di</strong>fficile da capire, ma alla fine molto arrendevole quando si sente accettato perquello che è senza venire giu<strong>di</strong>cato per i suoi molti limiti <strong>di</strong> cui si rende conto. Così Emy si èespressa tirando fuori il meglio <strong>di</strong> sé nella capacità <strong>di</strong> guidare la casa e i tre figli prendendodecisioni continue e in prima persona. <strong>Il</strong> suo protagonismo le ha consentito <strong>di</strong> ritrovare unamaggiore sicurezza nelle decisioni senza subire con<strong>di</strong>zionamenti e pressioni, come quelle cheaveva avuto ed ancora ha da parte della madre, un’altra donna molto <strong>di</strong>rettiva e autoritariadalla quale si <strong>di</strong>fende e ne riprende però le sembianze. Non solo ma il fatto che Italo nella suacrisi esistenziale <strong>di</strong>penda esclusivamente dal bene <strong>di</strong> Emy per restare in quota, ossia per essererichiamato alla paternità e familiarità, dà modo a Emy <strong>di</strong> realizzare nonostante tutto il suoprogetto <strong>di</strong> unità familiare. Sa <strong>di</strong> amare credendo nella de<strong>di</strong>zione verso una persona chesicuramente non la merita, ma è lei che non vuole arrendersi e <strong>di</strong>rige i suoi sforzi verso iltraguardo <strong>di</strong> una crescita che sembra irraggiungibile, ma in cui crede. E questo le basta.Donare. Emy, si può <strong>di</strong>re, sia il ritratto della generosità vissuta senza una misura, si fa inquattro per la casa e più volte l’abbiamo richiamata a un atteggiamento <strong>di</strong> prudenza verso ilproprio corpo che non va sfruttato fino all’inverosimile. È proprio la preservazione del corpo edel suo equilibrio la con<strong>di</strong>zione per potersi donare con gioia. Certamente non fa mancareniente ai tre figli, <strong>di</strong> cui il più grande ha solo nove anni, così come non vuole <strong>di</strong>pendere da altrepersone per la cura della propria casa. Ha perfino cercato un lavoretto la mattina perottimizzare le risorse familiari in mezzo ai guai economici provocati dagli amici frequentati daItalo. Non si può <strong>di</strong>re poi che si sia mai arresa <strong>di</strong> fronte ai tanti flop del compagno. Ci hacreduto, continua a crederci e dona non tanto il proprio corpo, ma tutta se stessa affinché luipossa crescere e <strong>di</strong>ventare un’altra persona. Dona prima <strong>di</strong> tutto fiducia animata da speranza.Me<strong>di</strong>are. È il principio verbale che più <strong>di</strong> tutti la spinge nella sua azione <strong>di</strong>rompente e <strong>di</strong>remmoconvincente anche nei confronti <strong>di</strong> altri che sono scettici sulle sue possibilità e su quelle <strong>di</strong>11


12Italo. Una me<strong>di</strong>azione che prima <strong>di</strong> tutto è una sfida contro se stessa e verso la sua famigliad’origine. Molto probabilmente la sua determinazione per mettersi insieme con Italo e percontinuare a sostenere questo rapporto così complesso, affonda la sua ra<strong>di</strong>ce nella volontà <strong>di</strong>in<strong>di</strong>pendenza dalla famiglia d’origine. Una vera e propria fuga con la <strong>di</strong>mostrazione ai suoidella sua capacità <strong>di</strong> tenuta <strong>di</strong> fronte alle varie responsabilità che la vita le ha riservato ainiziare dal <strong>di</strong>venire madre e dal dover condurre una così complessa relazione. Si comprendeancor più la sua grinta, la determinazione a voler andare avanti nonostante le tante critiche, irilievi molto negativi nei confronti del compagno e le sue bravate davvero inspiegabili. Emy,però, non si scompone, anche se soffre interiormente e spesso si sente triste, vuole peròandare avanti, continuare a credere in lui e a sostenerlo dandogli fiducia e importanzasoprattutto <strong>di</strong> fronte ai figli.Realizzare. La sua femminilità, donando tanto amore con pazienza e senza perdere la positivitàper le relazioni umane. La spinta <strong>di</strong> una sessualità vissuta soprattutto nel dono <strong>di</strong> sé stessacome de<strong>di</strong>zione e servizio anche senza ricevere gran che sul piano intimo e gestuale. Forse èstato solo all’inizio che Italo ha <strong>di</strong>mostrato attenzione e tenerezza verso <strong>di</strong> lei per poi perdersinella sua istintività egoistica e insensibile. Nonostante le evidenti delusioni, Emy vuolerealizzarsi come donna, anzi già si sente appagata <strong>di</strong> essere una giovane mamma <strong>di</strong> ben trebambini e <strong>di</strong> poter amare un uomo con qualche <strong>di</strong>fficoltà a comunicare e stabilire un solidorapporto. La sua <strong>di</strong>sponibilità, si può definire cristianamente una missione, il dono <strong>di</strong> se stessaper una giusta causa: l’unità della famiglia. Si potrebbe obiettare che Emy non sia nemmenosposata con Italo, ma come <strong>di</strong>rlo se è credente e sta realizzando un percorso <strong>di</strong> vita ispirato aivalori cristiani? Difficile la risposta, certamente vi ha pensato, anche per le pressioni materne,ma si è dovuta rendere conto dell’assoluta in<strong>di</strong>sponibilità da parte <strong>di</strong> Italo. Forse questodesiderio l’ha coltivato dentro <strong>di</strong> sé ma ha compreso che non è possibile attuarlo conquest’uomo così riservato e impreparato. Nonostante tutto questo si ritiene realizzatanell’amore, ha una tenacia e una passione per la famiglia davvero uniche a sostenerla in questaprova. É il suo percorso esistenziale per mantenere il valore dell’unità della famiglia sia pure <strong>di</strong>fatto.1.2.8 Credere in un progettoInfine la situazione <strong>di</strong> Emy dà modo <strong>di</strong> comprendere quanto può essere straor<strong>di</strong>naria la spintaverso l’altro che nonostante le sue mancanze, resta il punto <strong>di</strong> riferimento per la propria vita.Quando si dona il proprio corpo e si crea con una persona un legame <strong>di</strong> appartenenza profondo eimpegnativo, non è facile <strong>di</strong>staccarsi nonostante che il suo comportamento e le sue scelte<strong>di</strong>scostano dai gesti d’amore che insieme ci si è scambiati. Una personalità sensibile come Emy,con un carattere comunicativo e tendente all’ottimismo, sa raccogliere ogni utile stimolo affinchéla propria relazione <strong>di</strong>venti un cammino <strong>di</strong> crescita nell’amore, credendo sempre nel progetto <strong>di</strong>una famiglia unita e stabile al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni altra considerazione esterna. Come a <strong>di</strong>re che non contapiù <strong>di</strong> tanto riuscire finalmente a cambiare per davvero l’altra persona, quanto averci provato contutte le proprie forze e averci creduto fino in fondo; è il cammino <strong>di</strong> chi si dona e null’altropretende, ama e confida nel ritorno della sua bontà.1.3 Interroghiamo il testo biblicoSulle due storie riportate vorremmo trovare un’illuminazione biblica per riflettere sul significatodel dono del proprio corpo e del <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> essere coppia. Avremmo in<strong>di</strong>viduato un testo che dà ilritratto della donna virtuosa ideale:“Fortunato il marito <strong>di</strong> una brava moglie, il numero dei suoi giorni sarà doppio. Una donnavalorosa è la gioia del marito, egli passerà in pace i suoi anni. Una brava moglie è davvero


Arrivare al dono <strong>di</strong> sé senza essere fagocitati dal solo interesse per una sessualità risolta nelbisogno <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> fisico perdendo al corpo il suo innegabile significato <strong>di</strong> rimando alla fonte dellaVita e dell’Amore.1.4 Per una risposta or<strong>di</strong>nataLe due storie presentate mostrano rispetto al testo biblico e alle riflessioni già elaborate duesituazioni <strong>di</strong>fferenti non solo riguardo ai fatti ma al modo <strong>di</strong> porsi e <strong>di</strong> pensare una soluzione.1.4.1 Nel caso <strong>di</strong> BettyÈ fin troppo evidente il culto per la sua persona fatta amare da altri in particolare da Mario per ilfascino fisico e per il <strong>piacere</strong> derivante dal rapporto limitato a una sessualità solo corporale.Certamente è stata la stessa giovane ad accorgersi, sia pure dopo qualche sofferta esperienza, <strong>di</strong>questa scelta che non sa andare oltre la conduzione del rapporto come <strong>piacere</strong> del momento,all’affettività <strong>di</strong> un incontro che si prolunga nel quoti<strong>di</strong>ano. Certo il richiamo biblico alla grazia, allaprudenza, alla ponderazione nelle scelte e nelle valutazioni vale soprattutto per qualificare il modo<strong>di</strong> essere coppia dove, nel caso <strong>di</strong> Betty e Mario, si era caduti in un circolo chiuso <strong>di</strong> aggressività eincapacità a trasformare i sentimenti negativi in una cor<strong>di</strong>ale e costruttiva <strong>di</strong>scussione per trovarepunti in comune nel pieno rispetto delle vedute e della personalità <strong>di</strong> ciascuno.Così valga per la forma <strong>di</strong> bulimia, una sofferenza fisica da aggiungere alla delusione e allamancanza <strong>di</strong> un affetto corrisposto che non hanno permesso a Betty <strong>di</strong> dare significato e valorealla vita <strong>di</strong> coppia al <strong>di</strong> là delle semplici liti quoti<strong>di</strong>ane sfociate nella rottura del rapporto. Sapersiaccettare anche nel fallimento, nello smacco subito, forse anche senza gravi colpe, significa prima<strong>di</strong> tutto, saper far tesoro dei propri errori per andare avanti senza la paura <strong>di</strong> sbagliare e senzal’ansia per non aver ancor trovato la persona giusta con cui ricominciare una storia. Accettarsi èanche rivedere se stessi e porre attenzione all’esibizionismo estetico quando è centrodell’attenzione e della gratificazione limitata a questa sola <strong>di</strong>mensione, senza un legame in grado<strong>di</strong> aprire l’interiorità dell’altra persona. C’è il forte rischio <strong>di</strong> far sentire specialmente l’uomo,appagato nel proprio bisogno <strong>di</strong> ricevere “amore” sotto forma <strong>di</strong> sola passione edonistica. Si eraaccorta <strong>di</strong> tutto questo Betty? Cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> sì, ma faticava ad ammetterlo a se stessa perchédoveva uscire dalla sua competitività con la famiglia d’origine, specie con la madre moltoapprensiva e appiccicosa, alla quale voleva <strong>di</strong>mostrare nella propria femminilità, pienain<strong>di</strong>pendenza andando perfino a vivere in America Latina. I principi biblici però cozzano con Bettydal lato della sua volontà <strong>di</strong> essere “brava” nel senso <strong>di</strong> sopportazione, pazienza e volontà <strong>di</strong> saperperdonare, non che non l’abbia fatto, ma il rapporto era stato interrotto. Mario era <strong>di</strong>venuto ognigiorno sempre più <strong>di</strong>rettivo, aggressivo e pesante, lasciando intendere la sua incapacità <strong>di</strong>accettarsi nella vita <strong>di</strong> coppia senza un ruolo <strong>di</strong> guida <strong>di</strong>rezionale. È proprio nel narcisismo cheBetty ha fondato buona parte del suo bisogno d’essere amata. Non è facile rivedere questo ruoloche una donna come lei si era presa e che per tanto tempo è stato tutto sommato accettato daMario senza una precisa reazione. Salvo poi affermare se stesso anche con modalità ecomportamenti pesanti e <strong>di</strong>rettivi fino a sfogare rabbia nei suoi confronti.1.4.2 Rabbia sì e perché?Semplice, se stiamo al testo del Siracide quanto manca la bontà che sa tollerare qualche errore,così come sostenere l’altro nelle sue debolezze e me<strong>di</strong>are con dolcezza e semplicità nelle vicendequoti<strong>di</strong>ane, rischia <strong>di</strong> sprigionarsi in modo <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato lo spirito <strong>di</strong> comando che impone le proprievedute come fossero le uniche e le migliori. Così si è trascinata la storia con Mario fino alla rotturanon tanto per episo<strong>di</strong> gravi, quanto per l'incomunicabilità totale, dove le <strong>di</strong>fese caratteriali si sonoestremizzate fino a far <strong>di</strong>ventare le due persone un “muro contro muro”. Nemmeno più ildesiderio <strong>di</strong> stare insieme anche nell’intimità ha potuto ridare slancio alla coppia che sempre più14


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?sprofondava nella deludente incapacità <strong>di</strong> controllarsi negli sfoghi rabbiosi e nelle chiusuresofferte. Certo un insegnamento <strong>di</strong>retto può essere estratto con uno slogan: “offrire con eccesso ilcorpo fa <strong>di</strong>menticare che esiste il cuore”.1.4.3 Nella storia <strong>di</strong> Emy e ItaloLa parte biblica che abbiamo esaminato porta imme<strong>di</strong>atamente a identificare in Emy la personache per amore del marito e per vivere in pienezza la propria realizzazione, è <strong>di</strong>sposta a sopportare,a sostenere un carico familiare davvero pesante, poco gratificante per mantenere la pace e l’unitàin famiglia. Anche se non sposata, si può <strong>di</strong>re che vive nello spirito <strong>di</strong> un’unione che vuole darepriorità alla fiducia e alla positività della persona. Ha creduto nel valore della bontà, in grado <strong>di</strong>rigenerare un rapporto segnato da comportamenti irresponsabili nei confronti della stessafamiglia. Non si tratta <strong>di</strong> voler affermare che Italo ha sbagliato in tante maniere nei confronti <strong>di</strong>Emy, quanto che è una persona da amare e riconoscere suo valore e in quello che può ancoradonare alla famiglia, specialmente ai bambini. In questo caso è la grande passione, la potentespinta <strong>di</strong> una sessualità intesa come dono <strong>di</strong> se stessa a motivare Emy la donna che può renderenuova la vita <strong>di</strong> un uomo fino a recuperarlo agli affetti familiari.Senza la tempra <strong>di</strong> una donna come lei <strong>di</strong>fficilmente Italo potrebbe riprendere un percorso nuovo,si lascerebbe andare alla compagnia degli amiconi e niente <strong>di</strong> più. C’è pero un prezzo da pagare:l’umiliazione, la mancanza <strong>di</strong> rispetto specie nel settore della propria intimità. Che fare? Emy nonha dubbi va avanti, ha capito che lui fa parte integrante della sua vita e ne deve accettare, almenoper ora, anche le parti più negative. Ha tanto rispetto, non parla male <strong>di</strong> lui, cerca <strong>di</strong> presentarlonel modo migliore anche agli altri, in particolare ai genitori che hanno dei pregiu<strong>di</strong>zi nei suoiconfronti. Con lui crede ancora si possa mettere su una famiglia unita, non si dà per vinta. È quiche emerge la sua “bellezza”, ben lontano dalla cura per il proprio corpo, è trasformata nel bello <strong>di</strong>un desiderio: mantenere l’unione dei cuori, dove quel che conta è dare prova <strong>di</strong> amore amandoper prima. Bellezza va a coniugarsi con bontà, con generosità <strong>di</strong> chi crede all’amore che si rigeneradopo averlo offerto con tutte le proprie forze ed energie. Non si può negare che la “luce del sole”che illumina questa coraggiosa scelta <strong>di</strong> vita sia la fede in Dio, la fonte inesauribile dell’amore chesolo può sostenere Emy in un così delicato cammino per la propria famiglia. Quanto affettoriversato sotto forma <strong>di</strong> un sorriso, uno sguardo positivo, una battuta spiritosa per decantarequalche tensione, così come un abbraccio, un bacio o una carezza che date con l’offerta <strong>di</strong> sé<strong>di</strong>vengono anelli della catena dell’unità nell’amore!1.4.4 Che significa matrimonio?Entrambe le giovani non risultano sposate, quin<strong>di</strong> conviventi anzi ad<strong>di</strong>rittura con ben tre figli nelcaso <strong>di</strong> Emy, eppure non si può <strong>di</strong>re che manchino <strong>di</strong> amore e attenzione. La risposta la possiamoin<strong>di</strong>viduare in un percorso che entrambe hanno piuttosto affrettato e non realizzato nella suaprogettualità. Hanno iniziato molto presto a stabilire una relazione alla stregua della coniugalitàcon rapporti completi e uscita da casa in giovane età.É mancato un percorso <strong>di</strong> educazione reciproca all’amore specialmente in Betty. L’aver fondatobuona parte del rapporto sull’intimità ha da un lato creato attese, ma dall’altro è stato unboomerang nell’incapacità poi <strong>di</strong> sostenere in modo attivo un rapporto <strong>di</strong> coppia vissuto solo nel<strong>piacere</strong> <strong>di</strong> una gestualità praticamente senza un’evoluzione positiva nella comunicazione allargataalla quoti<strong>di</strong>anità. C’è proprio da <strong>di</strong>re che i momenti d’amore erano ad<strong>di</strong>rittura “bugiar<strong>di</strong>”. Siesprimeva nella forte carica <strong>di</strong> passionalità per il corpo, una ricerca <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> senza l’intesa tra lepersone. Betty il giorno appresso <strong>di</strong> fronte alle “sceneggiate” <strong>di</strong> Mario era triste, quasi sivergognava <strong>di</strong> aver avuto con lui così tanta intimità senza la minima ricaduta in affetto, attenzionee partecipazione. Riba<strong>di</strong>amo proprio qui il principio che donare il corpo non va imme<strong>di</strong>atamenteaccostato alla ricerca del <strong>piacere</strong> a ogni costo e senza regole. Dovrebbe invece portare a un15


progressivo impegno per educarsi all’amore vivendo insieme e maturando un rapporto dove ci sicomunica con il corpo ma prima con il cuore che sente e comprende se l’altro appartiene davveroalla propria vita.1.4.5 Che cosa vuole significare l’unione fisica?<strong>Il</strong> senso dell’unità, il valore della stabilità in coppia, anzi è proprio la tenerezza e la gestualità ilcanale che permette <strong>di</strong> scoprire la profonda complicità tra due persone che desiderano vivereinsieme ed amarsi. Vorremmo far notare che in entrambe le situazioni gli uomini hanno un ruolo<strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> rapporti ai fini della sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> se stessi, soprattutto Italo concepisce lasessualità come un usa e getta quando ne sente il bisogno, mentre Mario è più sensuale ma siferma a raccogliere la forte attrazione della bellezza <strong>di</strong> Betty. Non si tratta <strong>di</strong> fermarsi <strong>di</strong> fronte alfatto che non si possono contenere le esigenze fisiche del corpo facendo <strong>di</strong>venire sessualitàsinonimo <strong>di</strong> consumazione.<strong>Il</strong> dono del proprio corpo viene così vanificato da una necessità incontrollabile <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> destituitoperò del fondamento del bene da offrire alla persona sapendo andare oltre la materialità esterna:amare tutta la persona con tutto se stesso, questa deve essere la finalità intrinseca dellasessualità. Non si può pensare solo alla propria donna come uno strumento <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> senza laresponsabilità <strong>di</strong> costruire un rapporto che porti a una crescita nella capacità <strong>di</strong> comunicarsi amorefacendo del proprio corpo un dono. Si tratta della questione educativa, non ogni istintività si deveassecondare, specialmente quando si comprende che l’altra persona ha delle esigenze <strong>di</strong>fferentida un semplice e puro go<strong>di</strong>mento fisico, anche se quest’aspetto fa parte <strong>di</strong> un progressivocammino da percorrere in due che esige un tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> conoscenza e d’integrazionereciproca.Negli uomini che abbiamo esaminato è invece emersa la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> se stessi, quasi la paura <strong>di</strong> veniresorpassati dalle loro donne, vuoi perché incapaci a prendere decisioni imme<strong>di</strong>ate e stabili, vuoiperché non pronti ad assumere le responsabilità derivanti dalla vita familiare. La spinta dellasessualità, non orientata al bene totale della persona ed al bene più ampio della famiglia, <strong>di</strong>vienesolo desiderio <strong>di</strong> procurare <strong>piacere</strong> sviluppato nelle zone erogene del proprio corpo, senzaeducarsi al progressivo linguaggio dell’amore. È una vera semplificazione che portainevitabilmente a spegnere anziché attivare la relazione. Emy è riuscita, o quasi, a tenere insiemela coppia perché si è molto sacrificata, ma la me<strong>di</strong>azione corporea <strong>di</strong> Italo era così bassa <strong>di</strong> valoreche Emy, avrebbe voluto la sera, andare a dormire in ben altro luogo e solo per una specie <strong>di</strong>“quieto vivere” ha accettato <strong>di</strong> essere usata da lui, ovviamente senza amore.16


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?2 <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ritto e dovere del corpoNella relazione intima ancor oggi ci s’incontra spesso con questa terminologia: “devo assolvere imiei doveri coniugali” oppure dall’altra parte “devo far valere i miei <strong>di</strong>ritti coniugali“La parte del dovere sembra più femminile, mentre quella del <strong>di</strong>ritto sembra più maschile.Che significa?L’impegno a non sottrarre il proprio corpo alla vita intima sottolinea la necessità da sposati <strong>di</strong>dover offrire il proprio corpo al coniuge come dovere morale derivante dallo stesso matrimonio.Anzi in passato nel vecchio co<strong>di</strong>ce si parlava proprio <strong>di</strong> “ius ad corpus”. Certamente era unaterminologia giuri<strong>di</strong>ca, ma era assai entrata nel tessuto sociale al punto che dovere e <strong>di</strong>ritto eranoi termini normali con i quali si parlava dell’intimità. Era la definizione compresa già nelle finalità delmatrimonio tra cui si <strong>di</strong>ceva “reme<strong>di</strong>um concupiscentiae” (can. 1012), quasi ad in<strong>di</strong>care chel’unione fisica era una necessità per dare una definizione moralmente accettabile all’inclinazionedella passione dell’uno verso l’altro.2.1 La storia <strong>di</strong> Sofia e <strong>di</strong> GianniLa signora Sofia ha più <strong>di</strong> sessant’anni e vive verso il marito Gianni una forma <strong>di</strong> detestazione, nontanto perché non le voglia bene, anzi è attaccato alla famiglia, alle due figlie, oramai adulte che haseguito con impegno, ed è un uomo serio e laborioso. Apparentemente è un perfetto uomo <strong>di</strong>casa ma lei, in certi momenti, non lo vorrebbe più vedere <strong>di</strong> fronte a sé. Non pare nemmeno che visiano delle esperienze traumatiche nel passato, anzi la loro esistenza è trascorsa tutta casa, lavoro,qualche amicizia, un buon attaccamento alle famiglie d’origine e frequenza alla chiesa conimpegno <strong>di</strong> volontariato per entrambi in parrocchia. Come a <strong>di</strong>re che nulla sembra nuocere la lorovita <strong>di</strong> coppia arrivata oramai a quasi quarant’anni <strong>di</strong> matrimonio celebrato in chiesa.Sofia tuttavia soffre e tiene dentro <strong>di</strong> sé il proprio <strong>di</strong>sagio, forse qualcosa hanno capito le figlie.Non si apre facilmente e vuole essere prima <strong>di</strong> tutto accettata per quello che presenta. Teme ilcomunicare <strong>di</strong>rettamente le sue sensazioni, forse che qualcuno possa mal interpretarle o peggioancora riversarle altre responsabilità. È evidente che la parte nascosta <strong>di</strong> se stessa riguarda ilrapporto <strong>di</strong> coppia nella sfera della sessualità. Non è facile toccare questo argomento taciuto dalungo tempo o semplicemente accennato magari solo <strong>di</strong> passaggio, ma è lì il suo <strong>di</strong>sagio nella suasofferta relazione che le toglie la pace e le procura pure fasti<strong>di</strong>o. Trova infine un po’ <strong>di</strong> coraggioper parlare della sua relazione con Gianni a cominciare dall’inizio del loro matrimonio. Raccontache allora era molto avvertita la castità prematrimoniale ed erano stati educati a sapersicontenere per arrivare al giorno delle nozze senza aver mai avuto rapporti completi. Ebbene <strong>di</strong>fronte al matrimonio oramai celebrato Gianni iniziò a <strong>di</strong>re:“Ora sei mia moglie e devi prestarti ad avere rapporti con te. Non ci sono più dubbi, <strong>di</strong>nieghie resistenze, sei a mia <strong>di</strong>sposizione. Io ho <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> averti e tu il dovere <strong>di</strong> concederti”. Edopo questa <strong>di</strong>chiarazione iniziò a <strong>di</strong>re una frase che poi <strong>di</strong>venne una cantilena: “Ve<strong>di</strong> <strong>di</strong>prepararti che ti devo usare”. Ricordo con <strong>di</strong>sgusto i nostri primi momenti d’intimità, io<strong>di</strong>ventavo rigida e avevo non poche <strong>di</strong>fficoltà anche sul piano fisico, problemi che ho un po’sempre avuto e ne ho parlato con il me<strong>di</strong>co sottoponendomi a delle cure per formed’infezioni alle vie urinarie. Tuttavia io non volevo raccogliere questo linguaggio, ma poi honotato che faceva sul serio e se avevo qualche tentennamento, o solo se chiedevo, comeavevo fatto nei primi tempi, un po’ <strong>di</strong> affetto, qualche coccola o semplicemente <strong>di</strong> essere unpo’ più dolce quando voleva unirsi, erano guai. Cambiava <strong>di</strong> aspetto, si arrabbiava earrivava anche a insultarmi <strong>di</strong>cendo che non gli volevo bene e che pensavo solo a me stessa.“Per stare insieme bisogna avere rapporti e non avanzare troppe scuse, basta con le paure,17


18ti ricordo che sei mia moglie e devi stare con me”. Io non ho mai potuto vivere con un senso<strong>di</strong> pace e sod<strong>di</strong>sfazione la nostra intimità, anzi in certi momenti l’idea <strong>di</strong> andare a lettoinsieme mi dava talmente fasti<strong>di</strong>o, provavo nausea, ero sempre tesa e lui si accorgeva e melo rinfacciava <strong>di</strong>cendomi spesso: “Io non ti ho mai tra<strong>di</strong>ta, non ti faccio mancare niente,perché sei così <strong>di</strong>fficile con me?”. Non sapevo cosa rispondere, aveva ragione lui, io sonosempre stata al suo servizio. Anche adesso in questi ultimi anni che potremmo stare benesia economicamente che familiarmente avendo le figlie oramai adulte e sistemate nonabbiamo un’intesa in questo settore, anzi lo vivo con ansia. Gianni da qualche tempo aquesta parte sono certa che vede spettacoli in televisione o su internet a luci rosse in orarinotturni e poi ha delle pretese <strong>di</strong> prestazioni che sono assurde e da <strong>di</strong>r poco schifose. Non socome fare, negarmi? Sarebbe la cosa più logica, ma poi lui <strong>di</strong>venta aggressivo e continuaancora nel giorno seguente con uno stato <strong>di</strong> rabbia e tensione. Davvero non so che cosafare, mi s<strong>piacere</strong>bbe arrivare, proprio ora alla separazione. Ne ho già parlato con il miome<strong>di</strong>co il quale mi consiglia anche per il mio benessere psicologico e fisico <strong>di</strong> lasciarlo, masono combattuta. Mi sento frenata dal fatto che tutti parlano bene <strong>di</strong> mio marito, vieneelogiato per la sua generosità e de<strong>di</strong>zione in parrocchia dove è il primo a organizzare e ha lafiducia del parroco. Tutti darebbero ragione a lui e <strong>di</strong> questo aspetto non posso proprioparlarne con nessuno”.Diciamo che Sofia porta dentro <strong>di</strong> sé una croce pesantissima, deve stare insieme a un uomo che <strong>di</strong>fatto non l’ha mai amata rispettandola come donna e ovviamente come moglie, ma usandolacome puro strumento <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>. Sembra quasi un martirio, ma è la vita <strong>di</strong> una signora che perquasi quarant’anni ha resistito in una situazione così drammatica.2.1.1 Come ha potuto andare avanti in questo modo?Semplicemente perché ha molto amato la famiglia, le figlie, lo stesso marito in quanto personache, sia pur con tutte queste gravi mancanze, le ha permesso <strong>di</strong> costituire una famiglia e <strong>di</strong>mantenerla nel tempo con il proprio lavoro e la propria attività. Certo una parola dolce, un sorriso,una carezza, un po’ <strong>di</strong> intimità partecipata per venire incontro al suo bisogno d’essere amata, lesono mancate. Eppure nonostante questa pressoché totale assenza <strong>di</strong> comunicazione, Sofia ha“tirato avanti”, ha stretto i denti e non si è mai lamentata, salvo ora che forse ha raggiunto illimite. Manifesta infatti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> ansia e tensione dovuti sicuramente all’aver mandato giù peranni una realtà troppo pesante. Gianni più <strong>di</strong> tanto non parla <strong>di</strong> sé, si limita a <strong>di</strong>scorrere sulle coseda fare in casa, sulle figlie e pensa sempre agli altri. Non chiede mai a Sofia come si sente, che cosaprova e non <strong>di</strong>mostra un minimo <strong>di</strong> sensibilità ai suoi bisogni. Ha sempre in mente che la donnadeve stare sottomessa e lavorare per il bene della casa. Certamente durante i vari colloqui lasignora si stava aprendo e “tirava fuori” con commozione e un certo impaccio tante questioniriguardanti la vita passata. Le stesse gravidanze vissute sì con vicino la propria famiglia d’origine,ma anche sola perché non sentiva vicino il marito così come nella prima educazione dellebambine. Tuttavia Gianni le fa pena, in certi momenti in una forma d’amore come quella dellamadre verso un figlio ingrato. E forse proprio <strong>di</strong> questo Gianni ha bisogno: della figura materna.Sofia andando a ritroso sulla sua infanzia faceva emergere il ritratto del ragazzo <strong>di</strong> una famiglia perbene dove la madre era <strong>di</strong> fatto assente e lui è educato dalla nonna paterna, sì premurosa, maincapace <strong>di</strong> dargli sicurezza affettiva e un accompagnamento qualificato sul piano relazionale.Diciamo che dal racconto <strong>di</strong> sua moglie, Gianni è cresciuto più “educato” dagli amici che dallafamiglia. Da questa mancanza <strong>di</strong> affetto sicuramente deriva la propria insicurezza, sempre prontoe generoso, ma anche instabile e con cambiamenti <strong>di</strong> umore dovuti a qualcosa che andava storto oalla paura degli altri per il timore <strong>di</strong> venire squalificato e messo da parte. Se ne comprende cosìanche la sua iper <strong>di</strong>rettività, la volontà <strong>di</strong> imporsi nei confronti della moglie amata alla suamaniera. Gianni, per un senso <strong>di</strong> rabbia e delusione verso sua madre che non l’ha seguito come


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?era necessario, riversa tale rabbia sotto forma <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> rispetto verso la propria consortesoprattutto nella sessualità. <strong>Il</strong> suo comportamento denota la mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con la moglieche <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> amare, ma che in realtà allontana a ogni rapporto intimo. Si può così spiegare, almenoin parte, la sua aggressività e ossessività nell’ambito della sessualità. Non gli è sembrato vero chequalcuno, in questo caso il “<strong>di</strong>ritto”, gli abbia conferito potere su una donna che può “usare” a suopiacimento senza sentirsi in colpa.2.1.2 Cercare un nuovo incontro perché ora non ne può piùNell’evoluzione della storia occorre rilevare che la signora ha cercato <strong>di</strong> comprendere anchequeste “ragioni” del marito, anzi ne ha capito il dramma personale avuto durante la faseeducativa, ma lui si è “seduto” su se stesso incapace <strong>di</strong> un benché minimo progresso anzi andandoavanti in brutte abitu<strong>di</strong>ni nella normalità della relazione. Avverte il vuoto affettivo dentro <strong>di</strong> sé, haamato e riceve attenzione dalle figlie, non le mancano amicizie e persone vicine, ma si rende contoche Gianni per tanti anni non ha mai svolto la parte <strong>di</strong> un vero marito, ma solo <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> casainteressato a mantenere la visibilità <strong>di</strong> un’unione gravemente in crisi a livello <strong>di</strong> comunicazione. Sisente insicura, vuota e demotivata, parla della madre che, a <strong>di</strong>fferenza del marito, le è stataaccanto e forse ha intuito il dramma interiore della figlia. Negli ultimi anni, quando l’anzianità larendeva quasi inferma, è stata lei ad assisterla con amore ed attenzione, ed ora ha il senso <strong>di</strong> colpa<strong>di</strong> non averle fatto abbastanza.Adesso trova il coraggio <strong>di</strong> reagire e far capire al marito che non è più <strong>di</strong>sposta a subire e riesceanche a parlargliene in modo velato, facendo balenare l’idea che se non si cambia lei non è più<strong>di</strong>sposta a “tirare avanti”. La reazione <strong>di</strong> Gianni è stata all’insegna del bambino colto in fallo e si èmesso subito a fare il gentile in casa e, cosa straor<strong>di</strong>naria, è <strong>di</strong>venuto più docile, meno pretenziosoe per il timore <strong>di</strong> restare da solo. Sono ad<strong>di</strong>rittura arrivati a parlarsi in modo più sciolto e Sofia èperfino riuscita a esternare parte della propria sofferenza per una sorta <strong>di</strong> sola pretesa. <strong>Il</strong> suopercorso mira a fargli comprendere che lei ha bisogno <strong>di</strong> lui, del suo amore, della sua vicinanza,proprio per rispondere all’urgenza, nella fase che va verso la senilità, <strong>di</strong> una ventata in più <strong>di</strong>affetto e partecipazione. Certamente Gianni non poteva cambiare dall’oggi al domani,specialmente nel campo della sessualità, dove aveva imposto i suoi bisogni come primari. Stavaperò perdendo la presunzione e l’apparente fama <strong>di</strong> uomo “perfetto”. La moglie era ora in grado<strong>di</strong> contro argomentare e la stava scoprendo nella parte dell’interlocutrice in grado <strong>di</strong> mettere in“crisi” le sue apparenti sicurezze. Gianni era stato colto <strong>di</strong> sorpresa e se l’era un po’ presa con lamoglie e quanti l’avevano certamente “consigliata” a percorrere quella strada, ma non volevaperderla.Riemerge così in un’altra luce il <strong>di</strong>scorso sul dovere, non è più lei che si deve sottomettere allavolontà <strong>di</strong> lui, ma entrambi devono avere invece la volontà <strong>di</strong> tenere unita la famiglia. Lui in fondoaveva sempre fatto <strong>di</strong> tutto per <strong>di</strong>mostrarsi marito e padre serio e impegnato, ora il suo compito<strong>di</strong>veniva quello <strong>di</strong> ammettere <strong>di</strong> aver troppo abusato della sottomissione <strong>di</strong> Sofia e allora inizia unnuovo tipo <strong>di</strong> rapporto basato su un maggior rispetto. Gianni aveva capito che dovevariconquistare la moglie, <strong>di</strong>venire molto più tranquillo e stabile anche a livello <strong>di</strong> carattere evitandoinutili sceneggiate. Come spesso accade, <strong>di</strong>etro il volto arrogante c’è un animo debole e bisognoso<strong>di</strong> attenzione. Semplicemente per orgoglio non lo si vuole ammettere e si preferisce rimanerenella situazione che conferisce maggiore como<strong>di</strong>tà e apparente <strong>piacere</strong>.2.1.3 Come è proseguita in seguito la storia?Si era iniziato un nuovo percorso i cui esiti erano ancora da determinare, ma era sicura la volontà<strong>di</strong> un cambiamento e <strong>di</strong> una chiarificazione. Sofia aveva trovato il coraggio <strong>di</strong> uscire allo scoperto,sicura <strong>di</strong> essere dalla parte giusta, senza temere <strong>di</strong> comunicare la verità <strong>di</strong> se stessa per la volontà19


<strong>di</strong> ritessere il rapporto con Gianni. Non sappiamo come le cose andarono avanti, una realtà eracomunque certa, non si andava né verso la separazione né verso una sottomissione passiva almaschio. Era già qualcosa, ma in ogni caso la parte <strong>di</strong> Sofia era quella <strong>di</strong> una donna che nonostantele tante prepotenze subite continuava a voler bene al marito, ne vedeva i limiti e cercava <strong>di</strong>coprirne i <strong>di</strong>fetti. La sessualità, vissuta solo nella <strong>di</strong>mensione interiore <strong>di</strong> chi vuole tenere insiemeuna coppia, è messa a dura prova se perde la speranza <strong>di</strong> un chiarimento. Potremmo <strong>di</strong>re che “chila dura nell’amare la vince nel farsi amare”.2.2 L’esperienza <strong>di</strong> Tina e <strong>di</strong> AlbertoTina è una signora che ha poco più <strong>di</strong> quarant’anni con tre figli viventi e un quarto perduto durantela gestazione. È più che mai contenta della propria famiglia e del marito Alberto che la copre <strong>di</strong>attenzioni e collabora in famiglia. Entrambi hanno voluto i figli, ad<strong>di</strong>rittura lui è più che maiaffettuoso con le due ragazze al punto che sono certamente più legate al padre che a lei. Ma laquestione che l’affligge, è la possibilità <strong>di</strong> trovare una giusta composizione nella vita sessuale tral’unione dei corpi e l’apertura alla vita. Argomento che va sviluppato nelle tre <strong>di</strong>rezioni che Tinaespone.2.2.1 La volontà <strong>di</strong> manifestare amore e partecipazione alla vita dell’altroNell’intimità donandosi reciprocamente per sentirsi davvero uno in due. Per lei è una forteesigenza che le dà tanta carica anche sul piano relazionale, ogni volta che sente il marito vicino alei nell’intimità del rapporto comprende l’unicità della loro vita in coppia che dura oramai daquin<strong>di</strong>ci anni. <strong>Il</strong> bisogno reciproco <strong>di</strong> gestualità <strong>di</strong>viene fonte sicuramente per Tina ricarica perconsentirle <strong>di</strong> saper affrontare la quoti<strong>di</strong>anità sentendo vicino, accanto, dentro <strong>di</strong> sé Alberto;2.2.2 <strong>Il</strong> desiderio <strong>di</strong> essere aperti e generosi con la vitaMai si sono sottratti a questo impegno. Tina considera una vera e propria missione derivante dalSacramento del matrimonio ricevuto in un contesto <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> crescita nella propria spiritualità.Entrambi seguono, oltre che la vita parrocchiale, un gruppo <strong>di</strong> famiglie dove si prega insiemeleggendo la Parola <strong>di</strong> Dio. Porta ancora con sé il dolore per la per<strong>di</strong>ta del figlio che stavacrescendole in grembo. Quando ricorda l’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> qualche anno prima, è scossa da fortecommozione e dolore per la mancata nascita. Dopo hanno quasi subito cercato il terzo figlio che èpuntualmente arrivato.2.2.3 La preoccupazione <strong>di</strong> mantenere una linea coerenteLei vive tra la propria fede, che la spinge in ogni rapporto intimo ad essere <strong>di</strong>sponibile al donodella vita, e la sua attuale impossibilità a seguire un metodo naturale come fino ad ora avevapotuto realizzare. In altre parole vive uno stato <strong>di</strong> angoscia tra la volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> e accogliereintimamente il marito e la possibilità <strong>di</strong> altre nascite che in questo momento non sarebbe in grado<strong>di</strong> accogliere per complessi motivi anche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pratico, economico e psicologico. Parla <strong>di</strong> variconsigli ricevuti da amiche (anche religiose) e me<strong>di</strong>ci in or<strong>di</strong>ne a regolare la propria sessualità conl’utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> anticoncezionali per rapporti protetti che impe<strong>di</strong>scano la procreazione.Lei si apre a fatica ed espone la sua realtà più profonda che qui riportiamo:Sono stata educata a concepire la sessualità come dono e impegno a realizzare il progetto<strong>di</strong> Dio sulla famiglia. Pensare al sesso solo per il fine del mio <strong>piacere</strong> personale o quello <strong>di</strong>mio marito è una contrad<strong>di</strong>zione con quanto ho imparato dalla mia fede. L’amore vero èdare, ma anche impegno a far sì che non ci si chiuda solo su se stessi. Temo che lasessualità, finalizzata solo all’unione tra noi, <strong>di</strong>venga pretesto per procurarci <strong>piacere</strong> ego<strong>di</strong>mento in modo egoistico. <strong>Il</strong> sesso non deve <strong>di</strong>ventare solo un bisogno per la necessità <strong>di</strong>dare sfogo ai propri istinti specie quelli <strong>di</strong> mio marito. No, per me è momento qualificante lavita relazionale, una celebrazione della “voglia” <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> non solo con i nostri corpi e <strong>di</strong>20


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?21lasciare liberi i nostri sensi. Io mi sono educata a controllarmi e non permettere ad Albertoogni gestualità che non fosse rispettosa del nostro rapporto. Ora più che mai vorrei riuscirea trovare una modalità <strong>di</strong> vivere l’intimità che salvaguar<strong>di</strong> il valore della vita senza <strong>di</strong>venirestrumento <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> aiutati da vari mezzi esterni a noi stessi. Non riesco a pensarmi inquesto modo. Io desidero vivere la nostra intimità senza dover per forza sempre arrivare alrapporto completo e <strong>di</strong> questo sto <strong>di</strong>alogando con mio marito, anche se lui fatica a entrarein questo genere <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi.2.2.4 Qual è la vera gioia nella vita <strong>di</strong> coppia?Tina risponde, senza mezzi termini <strong>di</strong>cendo che quando ci si sente uniti e in piena sintoniainteriore si prova una gioia gran<strong>di</strong>ssima ben <strong>di</strong>fferente da un momento breve <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> solamentefisico. Oggi è più facile cercare tale <strong>piacere</strong> me<strong>di</strong>ante l’esaltazione della sessualità consumata congesti, tecniche e strumenti eseguiti per il massimo go<strong>di</strong>mento dell’unione fisica. Certamentequesto con<strong>di</strong>zionamento culturale è assai potente e ben architettato in tante forme <strong>di</strong>comunicazione <strong>di</strong> massa, ma è proprio da questa mentalità che occorre saper prendere le<strong>di</strong>stanze. Tina ritrova un po’ più <strong>di</strong> serenità e comprende il valore dell’unione nonimme<strong>di</strong>atamente misurabile su delle prestazioni, poiché c’è il rischio <strong>di</strong> fermarsi a provare eprovocare <strong>piacere</strong> con gesti che assumono più la caratteristica <strong>di</strong> una masturbazione a duepiuttosto che dono amorevole e tenero del proprio corpo.Occorre un criterio per verificarsi tra il: trovare forme <strong>di</strong> sola istintività e sfruttamento dei corpi comprendersi, rispettarsi e sperimentare l’amore coi corpi oltre quello che appareesternamente per un cammino <strong>di</strong> tenerezza che <strong>di</strong>viene accoglienza e comunicazione delsentimento <strong>di</strong> appartenenza e vicinanza, in forme spesso semplici ma assai incisive per lapropria intimità.Ne riparliamo poi con la presenza del marito, e insieme valutiamo il valore straor<strong>di</strong>nario, anchenella loro storia d’amore, del bacio, dell’abbraccio, del tenero e dolce tenersi per mano per lungotempo camminando piuttosto che guardando la televisione, dello stare vicini accarezzandosi il visoe sorridendosi reciprocamente. Con questa chiave <strong>di</strong> lettura riemerge la loro comunicazioneamorosa, la necessità <strong>di</strong> sentirsi non tanto bisognosi <strong>di</strong> rapporti a qualunque costo permanifestarsi amore e de<strong>di</strong>zione, quanto la volontà, che però deve essere reciproca, <strong>di</strong> vivere inintimità riattivando una catena d’amore e gestualità che sembrava assopita, spenta osemplicemente messa da parte per il “dovere” <strong>di</strong> unirsi.Le provocazioni a ripensare la propria sessualità scuotono positivamente Tina, e con qualche faticaanche il marito, che in ogni caso si rivela persona estremamente sensibile al punto che lui stesso<strong>di</strong>chiara:Mia moglie all’inizio era quasi ossessionata dal peccato. Ogni volta che facevamo l’amoremi <strong>di</strong>ceva che c’era qualcosa <strong>di</strong> male, <strong>di</strong> non buono. Io più volte cercavo <strong>di</strong> farle capire chein fondo ci amavamo, che eravamo arrivati al matrimonio rispettandoci e che da sempreabbiamo seguito i meto<strong>di</strong> naturali. Dove stava il peccato? Io non le ho mai imposto nulla,solo ogni tanto sentivo il bisogno <strong>di</strong> un po’ d’intimità, ma rispettavo i suoi tempi e la sua<strong>di</strong>sponibilità. Ora che abbiamo già tre figli e che ha un’età più delicata per una nuovagravidanza, penso sia giusto ripensare la nostra vita sessuale, ma con queste in<strong>di</strong>cazionicredo che abbiamo molto da verificarci. Io non voglio altro che la felicità <strong>di</strong> mia moglie, nonposso unirmi a lei e vedere che è tesa, preoccupata e poi mi rinfacci che l’ha fatto solo pervenirmi incontro. No, anch’io per primo desidero capire come volerci bene e manifestarecon i nostri corpi la volontà <strong>di</strong> essere uniti e <strong>di</strong>venire una sola carne.


Iniziavano a comprendere che la loro vita intima poteva e doveva proseguire affrontando conchiarezza e sincerità tutte le loro titubanze e ansie affinché l’intimità dei corpi non chiudessel’unione dei cuori. Seguirono in modo puntiglioso la verifica sulla loro gestualità ponendosil’obiettivo <strong>di</strong> sentirsi liberi <strong>di</strong> fare sesso per assaporare la gioia vera <strong>di</strong> amarsi senza lasciarsitravolgere dalla passionalità senza regole, per raggiungere, in comune accordo, una regola che nonsapesse d’imposizione o peccato, era ciò <strong>di</strong> cui avevano bisogno. Doveva sorgere, dal lorocammino <strong>di</strong> maturazione, una sessualità aperta alla vita e al bisogno <strong>di</strong> appartenersi, capace <strong>di</strong>farli maturare nella reciproca capacità <strong>di</strong> crescere, desiderare mo<strong>di</strong> rinnovati per manifestare ilprofondo legame e <strong>di</strong> farli sentire uniti. Salvaguardare regole <strong>di</strong> morale familiare, per la crescitadella persona e della coppia, era il vero obbiettivo che occorreva raggiungere perché davvero laVerità libera dalla paura del peccato, dal male dell’egoismo e dalla rigi<strong>di</strong>tà del legalismo perportare la gioia <strong>di</strong> esprimere con tutto se stessi la spinta all’Amore.2.2.5 Ritrovare la gestualitàTina e Alberto iniziavano un percorso animato dal desiderio <strong>di</strong> amarsi senza rimanere nella strettamorsa <strong>di</strong> una sessualità solo genitale, stavano riscoprendo una gestualità in grado <strong>di</strong> trasmettereamore nel massimo rispetto <strong>di</strong> loro stessi e dei principi cristiani <strong>di</strong> unione e procreazione. Erainiziato il cammino della liberazione dall’abitu<strong>di</strong>narietà portata avanti senza un effettivochiarimento specialmente <strong>di</strong> Tina che ora stava recuperando la capacità <strong>di</strong> comunicare quello cheteneva dentro quasi vergognosa o semplicemente pu<strong>di</strong>ca anche <strong>di</strong> fronte al sacerdote da cui era<strong>di</strong>retta spiritualmente. In ogni caso è bene riportare un passaggio <strong>di</strong> un documento del ConcilioVaticano II, la Gau<strong>di</strong>um et Spes, che al n. 49 così recita:22Anche molti nostri contemporanei annettono un grande valore al vero amore tra marito emoglie, che si manifesta in espressioni <strong>di</strong>verse a seconda dei sani costumi dei popoli e deitempi. Proprio perché atto eminentemente umano, essendo <strong>di</strong>retto da persona a personacon un sentimento che nasce dalla volontà, quell'amore abbraccia il bene <strong>di</strong> tutta lapersona; perciò ha la possibilità <strong>di</strong> arricchire <strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>gnità le espressioni del corpo edella vita psichica e <strong>di</strong> nobilitarle come elementi e segni speciali dell'amicizia coniugale.Con questa coppia riflettemmo a lungo proprio su questo passo dove occorreva coniugare insiemeil bene <strong>di</strong> tutta la persona con l’amore profondo che li legava in modo unico e profondo. La visionedella sessualità ridotta alla sola genialità del rapporto accorciava la portata del bene da scambiarsi.Era necessario rendere ogni persona dono d’amore per l’altra senza mezze misure. Bisognava cosìripensare la relazione intima senza assecondare la pura istintività spinta più che altro dallanecessità <strong>di</strong> voler cercare e trovare solo <strong>piacere</strong> dall’atto in sé, incuranti del bene totale cui mirareoffrendo la propria vita per amore l’uno dell’altro. Non a caso lo stesso testo recita più avanti:“si esprime me<strong>di</strong>ante sentimenti e gesti <strong>di</strong> tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugianzi, <strong>di</strong>venta più perfetto e cresce proprio me<strong>di</strong>ante il generoso suo esercizio. È ben superiore,perciò, alla pura attrattiva erotica che, egoisticamente coltivata, presto e miseramente svanisce”.La provocazione del testo <strong>di</strong>veniva il miglior esame <strong>di</strong> coscienza cui sottoporsi per verificare allaluce <strong>di</strong> un documento della chiesa la loro fedeltà per raggiungere: l’unità dei cuori attraverso lacomunione dei corpi. Diciamo che stavano compiendo un cammino anche <strong>di</strong> purificazione,soprattutto Alberto il quale iniziava a rapportarsi con la propria consorte non solo come la propria“donna” con cui avere sempre rapporti completi, ma la persona da comprendere nella suainterezza con la quale <strong>di</strong>alogare ed entrare in sintonia imparando a comunicare amore con illinguaggio del corpo, veicolo <strong>di</strong> quello più interiore del cuore.Stavano crescendo nella comunicazione d’amore nel dono totale <strong>di</strong> se stessi, nel pieno rispetto


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?delle in<strong>di</strong>cazioni etiche cristiane con l’apertura alla vita in ogni atto <strong>di</strong> unione dei corpi, permanifestare nella propria intimità l’esigenza <strong>di</strong> essere un cuor solo e un’anima sola. La sessualitànon veniva più identificata con l’erotismo e la sola passione per il corpo. <strong>Il</strong> rischio lo stava correndosoprattutto Alberto che forse più per abitu<strong>di</strong>ne non sapeva trovare altro modo per manifestaretenerezza e partecipazione alla propria moglie. Si stava purificando nel desiderio <strong>di</strong> raggiungere lapersona da accettare con i suoi ritmi, le sue esigenze. Ora era lui stesso a imparare ad amarla contutto se stesso ridefinendo il loro rapporto, immettendo affetto e attenzione a far si che ognigesto <strong>di</strong> amore <strong>di</strong>venisse espressione <strong>di</strong> unione. <strong>Il</strong> segno più tangibile <strong>di</strong> questo nuovo cammino fuquando Tina qualche mese dopo e <strong>di</strong>sse:Davvero la nostra vita intima è rinata, mio marito è tornato innamorato e riesce a esseregentile anche nelle normali faccende. Io avverto una maggiore sicurezza <strong>di</strong> me stessa, sonomeno apprensiva, so che quando abbiamo i nostri momenti d’intimità lui mi rispetta e citrasmettiamo tanto affetto. La mia stessa fede in Dio mi ha permesso <strong>di</strong> accettare anche lesofferenze <strong>di</strong> qualche tempo fa come purificazione interiore, una crescita nella volontà <strong>di</strong><strong>di</strong>alogare mettendo a confronto tutte le nostre impressioni e i sentimenti per sentircidavvero uno in due. Ci ha fatto bene rileggere i documenti della chiesa e l’abbiamoconsigliato anche ad altre coppie con le quali facciamo parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> famiglie.Comprendo ora che la sessualità ben lontana dal <strong>di</strong>venire consumazione è incontroprofondo tra noi e Dio stesso che ci fa sentire portatori della vita e collaboratori nella gioia<strong>di</strong> amarci donando tutto noi stessi con i nostri corpi.Tina si può <strong>di</strong>re che aveva ritrovato la pace interiore unita alla volontà <strong>di</strong> manifestare tanto amoreritrovando la sua unità nella gioia d’amarsi.2.3 L’esperienza <strong>di</strong> RobertaRoberta è una simpatica signora sui quarantacinque anni con due figli adolescenti e il marito Luciocon cui è sposata da quasi vent’anni. La loro vita familiare si può <strong>di</strong>re “normale”, poiché sono unitie attenti anche alle loro rispettive famiglie <strong>di</strong> origine con le quali hanno una buona relazione, anziRoberta fa molto per i suoi genitori essendo generosa e sempre <strong>di</strong>sponibile con tutti. Si sonoconosciuti durante un momento <strong>di</strong> spiritualità coniugale e subito hanno avuto modo <strong>di</strong> parlare econfrontarsi. Roberta espone una vicenda alquanto complessa e delicata. Da almeno tre anni c’è lamancanza pressoché totale <strong>di</strong> vita sessuale. Non che non si amino, ma da parte <strong>di</strong> Roberta c’è unachiusura totale verso il marito il quale d’altra parte pur lamentandosi è giunto a una passiva esofferta rassegnazione. Come mai ci si chiede, perché sono giunti a questo nonostante una vita incoppia regolare e senza apparenti situazioni <strong>di</strong> rottura?<strong>Il</strong> racconto non è <strong>di</strong> facile comprensione perché, se Roberta è assai comunicativa nell’esporrecome vanno i figli e la famiglia d’origine, <strong>di</strong>viene più riservata e, a tratti, quasi muta su questoargomento, segno che ha dentro tanta sofferenza. Solo dopo <strong>di</strong>versi colloqui e dopo averraccontato la loro storia d’amore, si apre e scrive:A <strong>di</strong>re il vero ho cercato <strong>di</strong> farmi amare da tante persone, ho conosciuto almeno altri dueragazzi prima <strong>di</strong> Lucio, anzi ero cercata perché un po’ ero carina e un po’ ero io che andavo<strong>di</strong>etro loro. Mi piaceva farmi corteggiare, ero contenta per i complimenti e per le coccoleche ricevevo <strong>di</strong> nascosto dai miei soprattutto da mia mamma che nei miei confronti eraiperprotettiva. Temeva <strong>di</strong> perdermi e che mi innamorassi troppo <strong>di</strong> un ragazzo fino aperdere la “testa” per lui. Mi controllava, ma proprio per questo mi piaceva qualchetrasgressione e non avere troppe remore verso i ragazzi che mi piacevano. Ho avuto conloro rapporti intimi, ci siamo <strong>di</strong>vertiti e questo mi procurava <strong>piacere</strong> e mi faceva sentireimportante. Ho amato e altri mi hanno corrisposto. Forse mi sono concessa con una certa23


24facilità perchè mi sentivo grande e in<strong>di</strong>pendente dai miei che troppo mi raccomandavano <strong>di</strong>stare attenta a non farmi “fregare”. Però poi è tutto finito, non ho voluto andare avanti conquesti ragazzi anche perché non volevo legarmi con loro per tutta la vita, mi piacevano soloper qualche momento <strong>di</strong> intimità e per <strong>di</strong>vertirmi e basta. Solo in seguito conobbi Lucio, ilquale era <strong>di</strong>verso, mi rispettava, non pretendeva rapporti, anzi voleva che andassimo asposarci senza mai aver provato a unirci. Ero io invece che lo invogliavo a trasgre<strong>di</strong>re,sentivo il bisogno d’intimità, mi faceva essere più sicura che era lui la persona giusta con laquale passare il resto della mia vita. Ora dopo anni che siamo insieme è nata unaincomunicabilità tra noi, spesso quello che lui mi <strong>di</strong>ce io lo interpreto come imposizionesoprattutto nel campo della gestione della casa, dove mi accusa <strong>di</strong> non essere capace <strong>di</strong> benamministrare i denari e seguire i ragazzi, perché <strong>di</strong>ce che sono troppo concessiva. Io hoiniziato a detestarlo e spesso per evitare liti <strong>di</strong> fronte ai figli, faccio finta <strong>di</strong> niente ma dentro<strong>di</strong> me mi rivolto. Credo che <strong>di</strong> me non abbia stima e me lo sta a <strong>di</strong>mostrare con battute equalche rimprovero eccessivo, anche con urla per manifestare il suo <strong>di</strong>sagio quando sbaglioqualcosa. Questo che cosa centra con la nostra intimità? Sì, credo che per accoglierlo tra lemie braccia e dentro il mio corpo mi devo sentire in relazione d’amore con lui, lo dovrei perlo meno desiderare, mentre spesso lo detesto. É entrato un senso <strong>di</strong> rabbia nei suoiconfronti e anche i gesti d’amore che formano parte della nostra vita arrivano a<strong>di</strong>sgustarmi, a rendermi più triste <strong>di</strong> prima. Non voglio unirmi pur <strong>di</strong>cendo che gli vogliobene, ma è più forte <strong>di</strong> me, quasi che il mio corpo <strong>di</strong> fronte al suo si ritrae e mi trovo spessoa dormire, senza accorgermi sulla sponda del letto con il rischio <strong>di</strong> cadere, come a <strong>di</strong>re a mestessa che devo stare lontana.Emergeva così una vita sessuale alquanto <strong>di</strong>scontinua, quasi morbosa e vissuta nella ricerca <strong>di</strong> fortisensazioni <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> con una vita segnata da contrasti che mandavano la stessa intimità alla derivasenza più nemmeno il desiderio <strong>di</strong> un recupero. Diciamo che Roberta era da un lato spinta a stareinsieme a Lucio che amava e faceva <strong>di</strong> tutto per il bene della famiglia, ma dall’altra per unirsi a lui emanifestargli tenerezza con gesti d’intimità voleva sentirlo dentro <strong>di</strong> sé, complice delle sue scelte enon “giu<strong>di</strong>ce” implacabile nei suoi confronti. La sua ricerca ansiosa <strong>di</strong> affetto e tenerezza e la paura<strong>di</strong> non essere amata formavano un blocco, forse solo emotivo, ma in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare le suescelte anche verso i figli. A volte i suoi facili sì <strong>di</strong>venivano rimproveri eccessivi quando poi scoprivache erano sbagliati. Questa instabilità era all’origine <strong>di</strong> una condotta molto variabile nell’intimità.Certo tre anni senza rapporti e intimità era cosa pesante. Come faceva lei così bisognosa d’amorea reggere e non andare in una profonda crisi esistenziale? La sua risposta:Io credo <strong>di</strong> andare avanti, anche se soffro, perché mi manca una persona che mi facciasentire importante e me lo <strong>di</strong>mostri con gesti <strong>di</strong> affetto e d’intimità. Ho avuto molto da<strong>di</strong>verse persone, ora non posso però volere delle tenerezze senza sentirmi accettata esostenuta anche nelle mie fragilità, altrimenti vuol <strong>di</strong>re che conto per Lucio solo quandosono a letto, solo quando gli procuro un po’ <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>. Poi però si <strong>di</strong>mentica che esisto e micolpisce mancandomi <strong>di</strong> sensibilità e attenzione. È un vero sfruttatore del mio bisognod’essere amata che ha capito bene. Io però non ci sto, anche se voglio migliorare il mioatteggiamento. Non è giusto che stiamo insieme senza <strong>di</strong>mostrarci amore anche se per unmio puntiglio”.Avevamo raggiunto un livello che ci permetteva <strong>di</strong> aprire un nuovo percorso per riprendere il<strong>di</strong>alogo malgrado il muro che Roberta conservava nel proprio animo e impe<strong>di</strong>va a lui, che amavaalla sua maniera, <strong>di</strong> avvicinarla non solo per l’intimità, ma anche nella normalità. <strong>Il</strong> percorso erainiziato e Lucio ammetteva la sua brutta abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> dare le colpe <strong>di</strong> tutto alla moglie senzanemmeno verificare la situazione. Con i ragazzi era più facile <strong>di</strong>re che tutto avveniva per la linea


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?troppo morbida <strong>di</strong> Roberta. Lui affermava che, nonostante tutto, aveva fiducia e stima <strong>di</strong> Robertache poteva e doveva fare meglio anche se andava aiutata a non perdere il coraggio e la volontà.Era già stato un passo avanti per sbloccare la moglie anche a livello intimo, riscoprire la vicinanzadel marito non più “sputasentenze”, ma desideroso <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare amore e incoraggiamento.Non sappiamo come sia finita, ma certo la freddezza <strong>di</strong> Roberta, era una <strong>di</strong>fesa per proteggersi daun atteggiamento squalificante che Lucio aveva nel corso degli anni costruito per proteggere sestesso. E allora se davvero Roberta era incapace, lo era in tutto anche nell’intimità. Era una chiave<strong>di</strong> lettura che avevamo trovato e la rinnovata apertura nel <strong>di</strong>alogo aperto e sincero portò a farriemergere il bisogno reciproco <strong>di</strong> affetto e tenerezza in una vita intima ibernata da tre anni. Nonsi trattava <strong>di</strong> ricordare il dovere coniugale o il <strong>di</strong>ritto, quanto del sapersi manifestare quei pesanti<strong>di</strong>sagi che avevano reso la coppia davvero lontana prima <strong>di</strong> tutto nel cuore e poi nei corpi.2.3.1 Riprendere e stabilire un legame d’amorePotremmo <strong>di</strong>re che la vicenda metteva in chiaro la riduzione della sessualità alla consumazione <strong>di</strong>gesti e momenti d’intimità solo fisica. Era stato necessario ripercorrere la storia <strong>di</strong> un’intesa cheaveva toccato il fondo dell’esistenza <strong>di</strong> ciascuno per ritrovare impegno a voler ricostruire unlegame forte e rigenerante con la volontà d’amarsi. Si è sempre in tempo per riprendere e stabilirequel legame d’amore che i corpi manifestano e che l’animo conferma. In ogni caso non si trattavasolo d’intimità, non avevano malattie o <strong>di</strong>sfunzioni, ma semplicemente era passata la voglia nontanto del sesso quanto della persona. La spinta passionale era venuta meno, quella istintivacontrollata e quasi del tutto ignorata perché Roberta non provava altro che <strong>di</strong>sgusto verso ilmarito pronto ad amare con il corpo, ma incapace <strong>di</strong> una gestualità più accogliente e gentile neisuoi confronti durante gli altri momenti. <strong>Il</strong> sentimento, in questo caso rabbia e amarezza,con<strong>di</strong>ziona notevolmente la vita sessuale al punto da spegnerla quando non vi è più desiderio <strong>di</strong>intimità. Non basta nemmeno la proclamazione del dovere coniugale. Roberta non si schiodavadalla sua posizione e la fatica per rimuovere il peso della sua sofferenza fu davvero notevole. Solocon la collaborazione <strong>di</strong> Lucio fu possibile qualche risultato. In ogni caso si comprende come nellarelazione occorra imparare a comunicare le proprie sensazioni. Non si può fingere osemplicemente “tirare avanti” per quieto vivere e senso del dovere. No, il dono del proprio corponon ha senso senza il dono <strong>di</strong> tutta la propria persona. <strong>Il</strong> dovere è la chiarezza ispirata dalla verità,nella sincerità <strong>di</strong> un rapporto che vuole e deve <strong>di</strong>ventare il fondamento per realizzazione <strong>di</strong>persone che si amano e desiderano manifestarlo.2.3.2 Interroghiamo il testo biblicoSono sostanzialmente due le realtà che emergono da questi racconti sui quali chie<strong>di</strong>amoun’illuminazione dalla Bibbia: il <strong>di</strong>ritto e dovere all’intimità sessuale e la forte attrazione fisica chespecialmente da parte dell’uomo <strong>di</strong>venta la principale spinta per compiere l’atto sessuale.Sul primo argomento i testi più significativi vengono da San Paolo e precisamente:25“Riguardo a ciò che mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna ma, amotivo dei casi <strong>di</strong> immoralità, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il propriomarito. <strong>Il</strong> marito <strong>di</strong>a alla moglie ciò che le è dovuto, ugualmente anche la moglie al marito.La moglie non è padrona del proprio corpo, ma lo è il marito, allo stesso modo anche ilmarito non è padrone del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non rifiutatevi l’un l’altro, se non<strong>di</strong> comune accordo e temporaneamente, per de<strong>di</strong>carvi alla preghiera. Poi tornate insieme,perché Satana non vi tenti me<strong>di</strong>ante la vostra incontinenza. Questo lo <strong>di</strong>co percon<strong>di</strong>scendenza, non per comando. Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve daDio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove <strong>di</strong>co: è cosabuona per loro rimanere come sono io, ma se non sanno dominarsi, si sposino:è meglio


26sposarsi che bruciare”(1Cor.7,1-9).Emerge con evidenza il dovere e l’impegno a vivere i rapporti <strong>di</strong> coppia proprio per soli<strong>di</strong>ficare lacoppia stessa e vincere la tentazione <strong>di</strong> cercare altri rapporti al <strong>di</strong> fuori del matrimonio. Almassimo San Paolo concepisce un tempo, abbastanza breve, per de<strong>di</strong>carsi solo alla vita spirituale,ma poi si deve tornare all’intimità, segno <strong>di</strong> appartenenza l’uno all’altro perché il corpo <strong>di</strong>ciascuno è anche dell’altro. Non può e non deve esistere un matrimonio in bianco, questo ancheperché esisteva al tempo <strong>di</strong> Paolo una corrente <strong>di</strong> rigorosa ascetica che vedeva nei rapporti carnaliqualcosa <strong>di</strong> peccaminoso e svalutava il matrimonio. In ciò il valore del corpo non è limitato allasemplice carne, in quanto portatore del valore della persona, ma comunica con la propriainteriorità. Come a <strong>di</strong>re che il matrimonio, in<strong>di</strong>spensabile per la procreazione, è frutto <strong>di</strong> una liberascelta d’amore tra i due coniugi. Non viene svalutata la sessualità, anzi viene riconosciutanecessaria per rendere la coppia davvero espressione dell’amore e fa crollare ogni visione negativadei gesti d’intimità. <strong>Il</strong> vero peccato su cui s’insiste nelle storie sopra riportate, è quellodell’immoralità. Tale termine significa un utilizzo del corpo solo in funzione del go<strong>di</strong>mento carnaleprivo del contesto d’amore e donazione o con altri partner più trasgressivi. Ma pensare a un“reme<strong>di</strong>um concupiscentiae”, come a <strong>di</strong>re che se non ci si può controllare la debolezza dei sensi,allora la sessualità “risana”, è una visione alquanto degradante, lontana dallo stesso pensierodell’Apostolo che mira invece a conferire a ogni espressione della sessualità la reciprocadonazione dei coniugi impegnati a piacersi l’un l’altro nello spirito <strong>di</strong> comune servizio. Paolo cosìscrive poco più avanti:“Chi è sposato si preoccupa delle cose del mondo, come possa <strong>piacere</strong> alla moglie; la donnasposata si preoccupa delle cose del mondo, come possa <strong>piacere</strong> al marito” (vv.33-34).Essere uniti, come in<strong>di</strong>cato dal Signore, è davvero una scelta positiva e conseguentemente lasessualità assume il compito <strong>di</strong> manifestare quest’unione in un crescendo <strong>di</strong> conoscenza eperfezionamento <strong>di</strong> se stessi che va ben al <strong>di</strong> là della semplice affermazione fisica del propriocorpo.<strong>Il</strong> dovere è quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> amare l’altra persona sull’esempio della donazione totale <strong>di</strong> Gesù per laChiesa, così lo sposo si dona alla sua sposa formando una sola carne. Passaggio <strong>di</strong> grande valore èil capitolo 5 della lettera agli Efesini:“Voi mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sestesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua me<strong>di</strong>ante la parola.I mariti hanno il dovere <strong>di</strong> amare le mogli, come il proprio corpo: chi ama la propria moglie,ama se stesso. Nessuno ha mai o<strong>di</strong>ato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come ancheCristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà ilpadre e la madre e si unirà a sua moglie e i due <strong>di</strong>venteranno una sola carne” (vv.25-31).<strong>Il</strong> testo chiarisce ogni dubbio sullo stile e la forma con cui vivere l’unità <strong>di</strong> coppia, il massimorispetto per la persona va a congiungersi con la necessità <strong>di</strong> realizzare insieme un solo corpo inCristo. La sessualità ben lontana dalla semplice e istintiva richiesta <strong>di</strong> rapporti in particolare daparte maschile, <strong>di</strong>viene celebrazione dell’unità che fa <strong>di</strong>venire la coppia espressione <strong>di</strong>retta dellostesso amore con cui lo sposo, Cristo Gesù ha amato e ama la sua Chiesa, la sposa: donando la vitanon solo nel sacrificio della Croce, ripresentato nell’Eucaristia, ma mettendosi a servizio <strong>di</strong> tuttiperché ciascuno si liberi dal peccato del proprio egoismo. Vivere la sessualità è uscire dal proprioristretto egoismo del volere godere ogni <strong>piacere</strong> per entrare nella logica del dono completo <strong>di</strong> sestessi al fine <strong>di</strong> trovare pace e gioia nell’accettazione dell’altro non ridotto alla sua carnalità, manella sua totale interezza <strong>di</strong> persona che si offre per amore. É l’unione spirituale con Gesù stessoche si è offerto per noi, per liberarci dal male <strong>di</strong> pensare solo alle nostre esigenze. Tale unione


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?avviene ogni giorno nel sacrificio eucaristico, la santa Messa, celebrazione del memoriale delladonazione <strong>di</strong> Gesù per noi, dono completo <strong>di</strong> Gesù perché ciascuno unito a Lui viva in modo<strong>di</strong>staccato dalla carne l’esigenza <strong>di</strong> donare il proprio corpo per costituire la piccola chiesa dellafamiglia.Verremmo meno al nostro compito <strong>di</strong> cercare un chiarimento alle situazioni esistenziali presentatese non citassimo un racconto biblico dove emerge l’uomo assetato <strong>di</strong> sesso e incapace <strong>di</strong> stabilireun rapporto che vada oltre la propria esigenza carnale. Pren<strong>di</strong>amo il racconto <strong>di</strong> questa strana“coppia”:Assalonne figlio <strong>di</strong> Davide, aveva una sorella molto bella, chiamata Tamar. Ammon figlio <strong>di</strong>Davide, s’innamorò <strong>di</strong> lei. Ammon ne ebbe una tale passione da cadere malato a causa <strong>di</strong>Tamar, sua sorellastra; poiché elle era vergine pareva impossibile ad Ammon <strong>di</strong> poterle farequalcosa. Ora Ammon aveva un amico che si consigliò: “Mettiti a letto e fa’ l’ammalato;quando tuo padre verrà a vederti, gli <strong>di</strong>rai: “Mia sorella Tamar venga a darmi il cibo dapreparare sotto i miei occhi, perché io possa vedere e prender il cibo dalle sue mani”.Ammon così fece e il re venne a vederlo e Ammon gli <strong>di</strong>sse quanto aveva concordato conl’amico. Allora Davide mandò a <strong>di</strong>re a Tamar, in casa: “Va a casa <strong>di</strong> Ammon tuo fratello eprepara una vivanda per lui”. Tamar andò a casa <strong>di</strong> Ammon suo fratello, che giaceva aletto. Ella prese la farina, la impastò, ne fece frittelle sotto i suoi occhi e le fece cuocere. Poiprese la padella e le versò davanti a lui, ma egli rifiutò <strong>di</strong> mangiare e <strong>di</strong>sse: “Escano tutti <strong>di</strong>qui”. Tutti uscirono <strong>di</strong> là. Ammon <strong>di</strong>sse a Tamar: “Portami la vivanda in camera e prenderòil cibo dalle tue mani”. Tamar così fece. Ma mentre gli porgeva il cibo, egli l’afferrò e le<strong>di</strong>sse: “Vieni, giaci con me, sorella mia”. Ella gli rispose: “No, fratello, non farmi violenza,Questo non si fa in Israele: non commettere quest’infamia! E io, dove andrei a finire col mio<strong>di</strong>sonore? Quanto a te, tu <strong>di</strong>verresti uno dei più infami. Parlane al re: egli non mi rifiuterà ate”. Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte <strong>di</strong> lei e la violentò giacendo con lei. Poi Ammonconcepì verso <strong>di</strong> lei un o<strong>di</strong>o gran<strong>di</strong>ssimo; l’o<strong>di</strong>o verso <strong>di</strong> lei fu più grande dell’amore con cuil’aveva amata prima. Le <strong>di</strong>sse: “Alzati, vattene!”. Gli rispose: “O no! Questo male, che mi faicacciandomi, è peggiore dell’altro che mi hai già fatto”. Ma egli non volle ascoltarla (2Sam.13,1-16).È un episo<strong>di</strong>o che denota, a parte il contesto culturale <strong>di</strong> fratelli e sorelle figli dello stesso padre,ma <strong>di</strong>fferenti madri, come si usava nelle corti regali del tempo, una tremenda violenza. Non soloquella fisica subita dalla ragazza, ma quella più sottile dell’inganno, la perfi<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un uomo senzascrupoli che utilizza ogni stratagemma e la menzogna pur <strong>di</strong> raggiungere egoisticamente il propriofine: conquistare il corpo della giovane per se stesso incurante <strong>di</strong> ogni sua resistenza e <strong>di</strong> ogniconseguenza sul piano sociale, familiare e giuri<strong>di</strong>co. Certamente un pessimo esempio <strong>di</strong> relazionesessuale vissuta solo all’insegna <strong>di</strong> una degradante prestazione estorta con minaccia e poirealizzata nella violenza. Non solo ma, <strong>di</strong>ce il testo, che l’amore <strong>di</strong> colui che si era “innamorato”<strong>di</strong>venne ad<strong>di</strong>rittura o<strong>di</strong>o, detestazione della persona, nemmeno la volontà <strong>di</strong> restargli accanto, conla spinta inarrestabile a scacciarla dalla sua casa e dalla sua vita non appena raggiunto lo scopo:aver avuto un rapporto con lei.2.3.3 Che cosa sta a significare tutto ciò?La totale mancanza <strong>di</strong> un’educazione alla vita affettiva, la mentalità del: voglio, prendo, uso ebutto; anche se era figlio primogenito del re non è mai accettabile. Per poter stabilire un correttorapporto <strong>di</strong> coppia, all’insegna del rispetto e del <strong>di</strong>alogo, occorre educarsi e superare la tentazione,che in realtà è solo istintiva spinta a voler possedere l’altra persona come fosse un oggetto <strong>di</strong><strong>piacere</strong>, una macchina dalla quale in qualche modo estorcere il massimo go<strong>di</strong>mento. Questa storianon è poi così lontana dal modo con il quale Gianni trattava Sofia, ridotta, in forza del “<strong>di</strong>ritto” a27


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?della stessa unità che lega Gesù Cristo alla Chiesa. L’impegno ad amare si congiunge col donare lapropria vita per raggiungere la pace, premessa della felicità. Chi in coppia “gioca al ribasso”, sinasconde, approfitta dell’amore dell’altra persona e vi immette il bisogno d’essere amato, fa soloil proprio interesse. In tale <strong>di</strong>rezione è bello rivedere il percorso fatto da Roberta e Lucio, primarinchiusi sulle loro posizioni, poi stimolati dalla volontà <strong>di</strong> comunicare e chiarire le tantepesantezze della loro relazione. Non vergognarsi <strong>di</strong> quello che sentiamo e capire quandoesprimono solo bisogno incontrollato <strong>di</strong> possesso. Da qui l’impegno per una crescita della capacità<strong>di</strong> comprendersi vicendevolmente accettandosi con i propri limitati per poter effettuare ilcammino per una crescita che voglia prima <strong>di</strong> tutto essere rinnovamento interiore e capacità <strong>di</strong>correggersi reciprocamente. La stessa vita intima, ben lontana dall’obbligatorietà, <strong>di</strong>viene unastraor<strong>di</strong>naria spinta al positivo, a voler “tirare fuori” le migliori energie affettive nel cercarsi,guardarsi interiormente per unirsi non solo nei corpi, ma nell’armonia dei cuori, per essereComunità nell’amore.2.3.9 Superare <strong>di</strong>fese e chiusureNel racconto della storia <strong>di</strong> Ammon e Tamar subito si nota la chiusura totale del giovane che nonvuole sentire ragioni anche <strong>di</strong> fronte alle insistenze della ragazza <strong>di</strong>sposta perfino a <strong>di</strong>venire suamoglie a con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> venire rispettata nel suo stato <strong>di</strong> verginità. Ebbene tante <strong>di</strong>fese costruiteanche dalle persone che abbiamo presentato sono simili a quella <strong>di</strong> Ammon e si possonodenominare con un termine: la paura.Come non notare la paura <strong>di</strong> essere messi fuori gioco dalla moglie e prima ancora dalla madre <strong>di</strong>Gianni che <strong>di</strong>veniva un autentico animale quando voleva fare sesso senza attenzione a Sofia. È unachiusura dovuta alla <strong>di</strong>fesa dell’io dalla paura <strong>di</strong> essere dominato dalla donna per poterla umiliare,sfruttare, utilizzare per sé senza alcun limite. Più grande è la paura più aggressiva è la volontà <strong>di</strong>dominio. Non era chiusura su se stessa la paura del peccato <strong>di</strong> Tina, esasperata fino a intenderel’amore sotto la lente molto piccola dell’errore, del male e della mancanza <strong>di</strong> comunicazione fuoridai rapporti intimi? La stessa posizione <strong>di</strong> chiusura <strong>di</strong> Alberto che sapeva trovare nel corpo <strong>di</strong> Tinasolo gli atti necessari a procurargli <strong>piacere</strong>?È fatica uscire da uno schema che apparentemente dà sicurezza, ma in realtà è arroccamento eincapacità <strong>di</strong> affrontare in modo reale quanto sta <strong>di</strong>etro ai propri comportamenti. Non è forse cosìla <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Lucio: l’uomo che <strong>di</strong>rige casa, figli e perfino la moglie, che altrimenti ne combinaqualcuna, e lui è “costretto” a rimproverarla per metterla nella giusta <strong>di</strong>rezione, una posizionemaschilista del proprio ruolo egemone?E non è così la reazione <strong>di</strong> Roberta, che da un lato desidera essere corteggiata e amata e per poipunire Lucio chiudendosi in se stessa senza affrontare il problema ma preferendo soffrire e farsoffrire in una sorte <strong>di</strong> sfida?Sono questi segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese ben costruite e <strong>di</strong>remmo pure collaudate dal tempo ma incapaci <strong>di</strong>rendere il dono del proprio corpo come espressione del proprio amore. Quando ci si rinchiudenelle proprie <strong>di</strong>fese e non si ha il coraggio <strong>di</strong> affrontare la realtà, lentamente si scivola nel cortocircuito <strong>di</strong> non saper più ritrovare coraggio e volontà per chiarire e rimettere la propria affettivitànella giusta <strong>di</strong>rezione e <strong>di</strong> non favorire la crescita dell’altro e la propria.2.3.10 Aprirsi alla speranzaTutte le coppie che abbiamo presentato hanno accettato il confronto, hanno cercato dentro <strong>di</strong> sédelle risposte ed hanno preso in considerazione delle proposte <strong>di</strong> vita derivanti dal messaggio dellaScrittura piuttosto che dal magistero della chiesa. Queste coppie vivono un cammino <strong>di</strong> fede che faripensare la propria condotta, verificare le scelte, i comportamenti e le conseguenze delle proprie29


decisioni, per non rimanere bloccati sulle proprie posizioni. Non è la fede che misuraatteggiamenti prima <strong>di</strong> tutto personali, interiori e aperti alla speranza che fanno <strong>di</strong>ventare nuovauna realtà. Chi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> credere ma tende a giustificare i propri comportamenti e magari attribuiresbagli e responsabilità ad altri, in realtà ha fatto <strong>di</strong>ventare Dio il proprio io. Credere significacomprendere che esiste una proposta <strong>di</strong> vita, un progetto, <strong>di</strong>svelato nella propria coscienzadall’Amore infinito che parla nell'animo <strong>di</strong> ciascuno. Basta avere un atteggiamento semplice eumile per mettersi in ascolto e realizzare la propria vita nell’amore come Lui ha insegnato: <strong>di</strong>veniredono per l’umanità.2.3.11 <strong>Il</strong> pensiero <strong>di</strong> san PaoloSan Paolo, con saggezza e senso della realtà, ha prevenuto <strong>di</strong>versi problemi derivanti dallamancanza <strong>di</strong> una comunicazione continua in grado <strong>di</strong> dare sicurezza e stabilità affettiva a ognicoppia. <strong>Il</strong> richiamo al massimo rispetto per il corpo è principio car<strong>di</strong>ne per ogni persona <strong>di</strong> buonavolontà che voglia interpretare la propria sessualità come dono per offrire e ricevere amore. Certotutti hanno il dovere non <strong>di</strong> unirsi e basta, ma <strong>di</strong> superare il proprio egoismo, la narcisistaposizione <strong>di</strong> tutto volere per sé senza <strong>di</strong>alogare con il proprio coniuge ridotto spesso allacomplicità per procurarsi <strong>piacere</strong>. È il cammino <strong>di</strong> chi vive, animato dalla speranza che il donodell’Amore possa cambiare la propria e altrui vita, e continua a lottare per affermare il valore delcorpo non ridotto a prestazioni, ma saldato con la grandezza <strong>di</strong> un cuore che ama e trasmetteamore.30


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?3 Permissività, spontaneità e unitàCome vivere la propria sessualità? Che cosa occorre comunicare per realizzare il traguardodell’unità nella vita <strong>di</strong> coppia? Sono domande alle quali non possiamo non fornire una rispostapartendo dal vissuto <strong>di</strong> alcune persone che hanno affrontato questo percorso. Permissivi, oggivuole soprattutto <strong>di</strong>re <strong>di</strong>staccati dalla tra<strong>di</strong>zione e dal passato, mentre è oscurantista chi frenaogni spontaneità, libera espressione delle proprie qualità in vista <strong>di</strong> unità e saldezza della coppianella capacità <strong>di</strong> amare e comunicare tale amore con tutto se stessi. É un argomento giàparzialmente affrontato nei capitoli precedenti, ora vorremmo focalizzarlo con il vissuto <strong>di</strong> raccontiche partono non da <strong>di</strong>sagi causati da comportamenti eccessivamente maschilisti, ma daatteggiamenti femminili emotivamente forti e non adeguatamente ben compresi e incanalati nellavita in coppia.3.1 L’estroversità <strong>di</strong> LaraLara è una signora <strong>di</strong> trentacinque anni, molto simpatica ed estroversa con una facile parlantinache incanta chi l’ascolta. Riesce a comunicare sia con poche parole che con lunghi <strong>di</strong>scorsiparlando in modo corretto e preciso della sua vita familiare e della sua storia personale. A<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre persone, occorre frenarne l’impulsività e la sua pre<strong>di</strong>sposizione a raccontaremolto <strong>di</strong> se stessa, senza andare a cogliere i particolari del <strong>di</strong>sagio che espone: la mancanza <strong>di</strong> unavita sessuale regolare. Dice:Con mio marito Nando, uomo che apprezzo e stimo moltissimo perché de<strong>di</strong>to alla famiglia,al nostro bambino <strong>di</strong> quattro anni che lo adora e sempre vuole il papà vicino, non c’è intesa.Sono convinta che lui non mi cerchi, non mi voglia come donna, è sempre bloccato dallapaura <strong>di</strong> comunicare se stesso. Non prende mai l’iniziativa <strong>di</strong> voler un momento d’intimità.Non vuole avere rapporti, sembra che unirsi a me gli <strong>di</strong>a fasti<strong>di</strong>o, anzi gli faccia quasiribrezzo. Tre anni fa perse la madre, certo il dolore fu grande, era molto legato a lei e nericeveva tanta attenzione. La madre morì improvvisamente e lui ebbe notevole <strong>di</strong>fficoltà adaccettare questa realtà. Io gli sono stata vicino ascoltandolo ogni volta che mi parlava delsuo passato, facendogli capire che aveva fatto tutto il possibile per dare alla madre ilmeglio <strong>di</strong> stesso senza farle mancare nulla. Sembrava accettare tutto questo, ma il risvoltopiù pesante è stata la vita sessuale. Si era rinchiuso come un riccio, ogni volta che miavvicinavo mi rifiutava come se i gesti d’affetto e tenerezza che insieme potevamorealizzare fossero qualcosa <strong>di</strong> poco buono, detto <strong>di</strong>rettamente, una schifezza. Forse havissuto una forma <strong>di</strong> esaurimento perché non voleva quasi vedere nessuno, come se non cifosse modo <strong>di</strong> potersi consolare. Io da allora mi sento mortificata ed anche adesso che èpassato parecchio tempo rimane la sua resistenza ogni volta che si vuole vivere qualchemomento d’intimità, anche quando non è detto che debba <strong>di</strong>ventare un rapporto completoe, anche quando cerco solo <strong>di</strong> abbracciarlo o accarezzarlo, avverto rigi<strong>di</strong>tà e al massimouna certa accon<strong>di</strong>scendenza ma non la spontaneità e la complicità <strong>di</strong> questi momenti. <strong>Il</strong> suocorpo è vero mi è vicino, ma il suo animo lontano. Non facciamo l’amore, facciamo soloqualche gesto che <strong>di</strong> amore ha ben poco, è solo uno sfogo che mi fa sentire vuota e senza lagioia <strong>di</strong> sentirmi amata. Mi chiedo quin<strong>di</strong> ma quest’uomo mi ama? Capisco che è freddo ebloccato forse ha qualche paura, ma io gli ho dato fiducia e attenzione, perché non si aprecon più abbandono tra le mie braccia? Forse che lo blocco? Oppure che non mi voglia più etutto questo sia un messaggio? <strong>Il</strong> figlio l’abbiamo voluto e cercato insieme, allora sembravapiù <strong>di</strong>sponibile all’intimità, ora abbiamo rapporti protetti e non ci sentiamo pronti perun’altra nascita. Vorrei ricevere maggiore attenzione, specialmente quando siamo vicini,ma credo che lui sia come infasti<strong>di</strong>to e quasi sempre non vuole il rapporto completo.31


La loro relazione faticava a decollare, erano insieme da quattor<strong>di</strong>ci anni con otto anni <strong>di</strong> vitacomune e sposati da quattro, quando hanno avuto il bimbo. Lara più <strong>di</strong> una volta <strong>di</strong>ceva che nonse la sentiva <strong>di</strong> separarsi perché quest’uomo era entrato nella sua vita e si accorgeva della suabontà, semplicità e sincerità. Certamente non era una persona dalla quale <strong>di</strong>fendersi, anzi più chemai voleva legare in modo ancor più intenso il loro rapporto ma non sapeva come fare. Volevaessere amata, considerata, messa al primo posto e si aspettava un uomo molto comunicativo alivello <strong>di</strong> sessualità. La sua esuberante comunicazione verbale rispecchiava l’attesa <strong>di</strong> gesti emomenti <strong>di</strong> intimità partecipata. Usciva da qui la loro relazione iniziata fin da quando eranoadolescenti. Nando le ha <strong>di</strong>mostrato un amore fedele, attento e premuroso, senza mai usare mo<strong>di</strong>e linguaggi offensivi e senza mancarle <strong>di</strong> rispetto. Non solo, ma da giovanissima Lara aveva avutoproblemi ossei che la costringevano a portare un busto che ne limitava i movimenti e oscurava lasua bellezza facendola trascurare da uomini che le piacevano <strong>di</strong> più perché più intraprendenti,come a <strong>di</strong>re che quest’uomo, pur bravo e serio, è stato un ripiego. Una brava persona con unarelazione che ha molto risentito della sua apaticità in iniziative sessuali. Lara già da tempo pensaalla separazione e <strong>di</strong>ce:Che posso fare? Non mi sento realizzata, mi vedo umiliata nella mia femminilità quasi cheavere un po’ <strong>di</strong> coccole sia una richiesta fuori dalla portata <strong>di</strong> Nando. Intanto gli annipassano ed io resto senza la tenerezza che ho sempre desiderato. Che cosa sto facendo?Qualcosa mi sto inventando, è vero che è sbagliato, ma ho provato <strong>di</strong> tutto verso miomarito e quin<strong>di</strong> mi sto rivolgendo a qualcun altro che per lo meno mi faccia sentire capace<strong>di</strong> amare e trasmettere affetto e sentimento.Non cre<strong>di</strong>amo abbia iniziato una storia alternativa, ma ha bisogno <strong>di</strong> provare amore sulla propriapelle, una passione per la gestualità senza dover “elemosinare” qualche gesto dal marito troppofreddo e <strong>di</strong>staccato. Lara vuole lasciare libera espressione a un’intensa volontà <strong>di</strong> comunicareanche al <strong>di</strong> là del linguaggio verbale.3.1.1 La revisioneIniziava il percorso della revisione <strong>di</strong> se stessa, soprattutto del messaggio che trasmetteva almarito. Sì è forse sposato per la sua bontà ingenua e semplice, per il suo buon cuore generoso eaccogliente, ma fin da subito alquanto “imbranato” in quanto a comunicazione. Emergeva così ilsuo ruolo <strong>di</strong> moglie, madre e “badessa” che tutto decide, tutto fa e non lascia più <strong>di</strong> tanto iniziativaal marito che tutto sommato accetta il ruolo <strong>di</strong> subalterno. Non solo ma la sua soverchiantecapacità comunicativa rivolta a tutti i campi e gli argomenti facevano si che Lara dominasse su ogni<strong>di</strong>scorso familiare. Nando non ha una loquacità così spontanea e <strong>di</strong>retta ed anche quando <strong>di</strong>ssenteper vari motivi dalla moglie, tace e cerca sempre una me<strong>di</strong>azione rinunciando a sostenere leproprie idee. Questo da quanto tempo dura? Da parecchio, visto che anche le <strong>di</strong>fficoltà nellacomunicazione intima seguono <strong>di</strong> pari passo il percorso della loro relazione. Certamente Lara èsoverchiante rispetto a Nando messo in un “angolo” ad aspettare le sue mosse, piuttosto cheessere stimolato a uscire allo scoperto e giocarsi anche lui. Tutto sommato va bene così a tutti edue anche se non è proprio vero, perché poi Nando manifesta delle <strong>di</strong>fese, alquanto <strong>di</strong>fficili ancheda stanare: resta molto tempo <strong>di</strong> fronte al computer non solo per lavoro, ama ascoltare musicacon le cuffie così come uscire in bicicletta con gli amici. In altre parole cerca <strong>di</strong> sfuggire,comprende la sua inferiorità <strong>di</strong> fronte a lei e teme il confronto <strong>di</strong>retto che lo vedrebbe sempreperdente. Non è un caso che il bambino piccolo cerchi il padre se non altro per far emergere la suaspontaneità, la voglia <strong>di</strong> giocare, <strong>di</strong> mettersi in relazione senza temere un giu<strong>di</strong>zio e senza sentirsigià come bollato d’incapacità. Esce l’uomo <strong>di</strong> casa, il padre premuroso, la persona buona che saprendersi cura della propria famiglia e non teme per le sue presunte inadeguatezze.Lara messa <strong>di</strong> fronte a questa realtà lascia emergere la sua pressante richiesta <strong>di</strong> gesti intimi, la32


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?voglia <strong>di</strong> ricevere attenzione e affettuosità, come a <strong>di</strong>re il suo bisogno d’essere amata con tantapartecipazione da parte <strong>di</strong> Nando nella ricerca <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>. Non è possibile pretendere che il marito,che pur amandola e manifestandole attenzione, possa in ogni momento essere tenero, affettuosoe desideroso d’intimità. Lara ha bloccato Nando, che l’ha amata e l’ama ancora, ma deve essere luia riconoscere il suo comportamento. È l’accettazione <strong>di</strong> questa modalità che può consentire unaridefinizione della loro relazione sessuale, non sul bisogno <strong>di</strong> prestazioni ad ogni costo perprocurare <strong>piacere</strong>, ma soprattutto sul <strong>di</strong>alogo per trovare unità.Certo <strong>di</strong>fendersi in modo eccessivo come sta facendo Nando non serve se non ad allontanare Laraverso avventurieri che giocano sul suo bisogno d’essere amata o piuttosto utilizzata. In questa<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>viene possibile percorrere un nuovo cammino <strong>di</strong> coppia, magari con meno assillo per lasessualità e con più attenzione a vivere la comunicazione lasciando esprimere Nando. Larasostiene <strong>di</strong> averlo da sempre amato ma deve perdere il proprio senso <strong>di</strong> superiorità che <strong>di</strong>vieneforma allontanante e conduce alla chiusura verso il marito, giu<strong>di</strong>cato “colpevole” <strong>di</strong> essere pigro,<strong>di</strong>sinteressato a lei e rinunciatario ad ogni minima iniziativa. Questo è l’esterno, ma all’interno sicomincia a vedere la sofferenza <strong>di</strong> una persona, la sua <strong>di</strong>fficoltà ad accettarsi e confrontarsi, maanche il desiderio <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong> voler trovare nuovi mo<strong>di</strong> con i quali mettersi in relazione estabilire un rapporto capace <strong>di</strong> ridare vigore alla loro unione.Si apriva così un cammino non verso la separazione, ma verso la riscoperta della loro relazione.Certamente Lara capiva che aveva da troppo tempo esagerato con la sua esuberanza, ora aveva laconsapevolezza che per crescere bisogna essere in due a volere la stessa cosa e quin<strong>di</strong> unasessualità come lei la intendeva era da rivedere. Cercare affetto non comporta la trasformazionedell’altro come io lo voglio, ma cercare con lui quanto insieme possiamo volere e costruire,considerando le reali possibilità non gli ideali irraggiungibili. In questo caso era proprio dallaspontaneità che riprendeva la comunicazione e si completava nell’intimità. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>alogo rispetta itempi e attende la crescita della persona amata senza forzare e pretendere ciò che non si puòrealizzare. Nando iniziava a capire che da Lara non doveva né fuggire, né temere il giu<strong>di</strong>zio, macrescere con lei. Certo aveva meno qualità sul piano relazionale e psicologico. La stessa figuramaterna scomparsa da pochi anni era stata per lui un grosso punto <strong>di</strong> riferimento, una madre<strong>di</strong>rettiva, ma anche affettuosa, che lo copriva <strong>di</strong> attenzioni e riusciva a renderlo più sicuro nelle suescelte. Certamente una maggiore consapevolezza <strong>di</strong> se stesso, delle sue possibilità era l’obbiettivoverso il quale incamminarsi con la vicinanza positiva <strong>di</strong> Lara.Non si poteva toccare il problema <strong>di</strong> fondo della sessualità senza comprendere che <strong>di</strong>etro il corpoc’è una persona con il carico anche pesante della sua storia personale. Riconquistare la persona,donargli fiducia, continuare a credere in lei era il programma sul quale far convergere la lororelazione <strong>di</strong> coppia. In ogni caso non sessualità <strong>di</strong> consumo imme<strong>di</strong>ato ma <strong>di</strong> gesti capaci <strong>di</strong>arrecare maggiore intensità per amarsi con tutto il cuore e sentirsi partecipi della vita dell’altro.Lara iniziava a percorrere il passaggio da una sessualità intesa solo come consumo <strong>di</strong> gesti, a uname<strong>di</strong>azione in grado <strong>di</strong> trasformare l’intimità in elevazione della persona riconosciuta nel suovalore <strong>di</strong> unicità e originalità, pur con tutti i limiti che ciascuno porta con sé. Lei stessa si ponevaora in un altro modo, certo emotivamente era ansiosa <strong>di</strong> sentirsi cercata, voleva avvertire lacomplicità <strong>di</strong> Nando, ma dentro <strong>di</strong> sé capiva che comunicare con il corpo è saper accettare sestessi coi propri limiti. <strong>Il</strong> limite non è questione <strong>di</strong> utilizzare tecniche o pensare “prestazioni” più omeno erotiche, è l’accettazione dei tempi e delle <strong>di</strong>fferenti sensibilità nel far <strong>di</strong>ventare i gestiportatori del messaggio <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> unione profonda. Qui emerge la grossa<strong>di</strong>fferenza con il “prestatore” occasionale d’intimità. Lara stessa si rendeva conto che l’altroappariva più compiacente e più pronto, ma il cuore non c’era, anzi capiva che la loro relazione33


stava <strong>di</strong>venendo solo una ricerca <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> trasgressivo e se sul momento la sod<strong>di</strong>sfaceva, a lungole lasciava però amarezza. Amarsi, non è prestarsi il corpo e <strong>di</strong>vertirsi insieme, quanto imparare acrescere nella propria interezza.Nando sostenuto e lasciato esprimere era in grado <strong>di</strong> offrire una grossa carica <strong>di</strong> tenerezza con unavicinanza davvero unica. Si trattava <strong>di</strong> perdere la competitività <strong>di</strong> chi vuole emergere e dominareper sentirsi sicura, forse <strong>di</strong> essere donna? No, femminilità equivaleva per Lara alla volontà <strong>di</strong>inventare un nuovo modo <strong>di</strong> relazionarsi senza attribuire alle prestazioni del corpo l’importanzadecisiva della vita <strong>di</strong> coppia che si stabilisce e soli<strong>di</strong>fica in una serie <strong>di</strong> comportamenti che vannoben al <strong>di</strong> là dell’esterno per abbracciare la persona e farla crescere in unità d’amore. Divenivaevidente la <strong>di</strong>pendenza dal buon funzionamento della vita sessuale quasi come unico “sbocco” perla vita in coppia. Certamente era necessario rivedere la modalità con la quale ci si poneva, maprima <strong>di</strong> tutto era in <strong>di</strong>scussione l’accettazione dell’altra persona e la sua capacità <strong>di</strong> entrare nellapropria vita. Senza squalificare Nando con il “bollo” d’incapace e senza far <strong>di</strong>ventare Lara l’unicaguida e protagonista del rapporto. Diciamo che ci si avviava verso una rielaborazione del lororapporto e ciò era certamente dovuto all’allargamento della sessualità non “bene <strong>di</strong> consumo”, malibera espressività del sentimento, della volontà d’amarsi nel desiderio <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>ficare l’unione pertutta la vita.3.2 L’esperienza <strong>di</strong> FrancaSulla tematica permissività, spontaneità, unità, cre<strong>di</strong>amo significativa l’esperienza raccontata daFranca una giovane <strong>di</strong> circa trent’anni, da otto fidanzata con Renato ed ora giunta a pochi mesidalla celebrazione del matrimonio in chiesa. Si può <strong>di</strong>re che si conoscono dalla nascita essendo <strong>di</strong>un piccolo paese dove tutti si frequentano. Si vogliono bene in apparenza, sono considerati unacoppia seria e sicura dal momento che nessuno può ri<strong>di</strong>re sulla loro condotta coerente eall’insegna dei valori cristiani e civili. E allora perché questa ragazza viene a chiedere consigli, checosa l’affligge? Non si sente pronta a questo matrimonio che <strong>di</strong>ce un po’ troppo “forzato”,soprattutto dalle rispettive famiglie che ben vedono questi giovani metter su casa. Sì le vuol bene,ma non si sente sicura, <strong>di</strong>chiara che è un bravo ragazzo, ma ha dei dubbi e li espone:É vero Renato è un bravo ragazzo, non mi fa mancare niente, è premuroso e in vista dellenozze ha risparmiato buona parte dei suoi stipen<strong>di</strong> per tutte le spese che stiamoincontrando. Mi viene <strong>di</strong>etro in ogni mia richiesta, mi dà fiducia. Non ho nulla contro <strong>di</strong> lui,anzi è il ragazzo buono e affettuoso che anche altre mie amiche mi invi<strong>di</strong>ano. La <strong>di</strong>fficoltà èla nostra intesa, sia a livello verbale che intimo. Mi accorgo che Renato mi ascolta, ma nonpartecipa ai miei <strong>di</strong>scorsi, è se non <strong>di</strong>stratto, almeno poco presente, spesso nemmenoricorda quello che ci siamo detti. Dice che ha sempre da fare al lavoro nel suo laboratorioartigianale, e che io sono troppo stressante. Così vale per l’intimità, si abbiamo avuto datempo rapporti completi, ma dopo questi momenti mi sembra <strong>di</strong> non provare verso <strong>di</strong> lui senon un po’ <strong>di</strong> affetto, non mi <strong>di</strong>ce gran che. Anche quando siamo uniti non lo sento davverodentro la mia vita, sembra che sia lontano da me. Vorrei essere più coccolata, presa tra lesue braccia senza parole, solo con maggior attenzione. Possibile che voglia solo un po’ <strong>di</strong>sesso, un rapporto e poi non mi faccia qualche gesto dolce? Temo a legarmi con lui, hopaura che questo rapporto non possa durare a lungo.C’è un evidente stato confusionale che merita <strong>di</strong> essere ripreso in compagnia <strong>di</strong> Renato il qualeviene volentieri per constatare la situazione nella quale dà la propria posizione. Lui ama Franca,anzi desidera sposarla. Sono si può <strong>di</strong>re cresciuti insieme e non si fa tanti problemi. É Renato che<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>rettamente:Ho sempre cercato <strong>di</strong> accontentarla, ho fatto tutto ciò che Franca mi ha detto.34


36tra le braccia. Non ti sei accorto che la nostra vita affettiva si è spenta. Sì, stiamo insieme,ma in questo momento sono confusa, non so che cosa fare, non provo il desiderio <strong>di</strong> starecon te per tutta la vita.Frasi che colpivano duramente Renato che non si era mai sentito così posto in <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong>fronte a lei. La prima reazione è stata quella, come ci si poteva aspettare, <strong>di</strong> minimizzare le cose.Certo non tutto è filato liscio, ma il suo amore e la sua <strong>di</strong>rittura morale era fuori <strong>di</strong>scussione e perlui questo era già molto. Tendeva in ogni caso a sottolineare come Franca fosse alquantoegocentrica, per affermare più se stessa invece <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con lui la realtà della loro esistenza.Da qui l’impegno reciproco a sapersi accettare anche con i loro limiti perché in fondo <strong>di</strong>cevaRenato:Quando ci si vuol bene, bisogna fare anche il sacrificio <strong>di</strong> mettere un po’ da parte se stessi,le proprie ambizioni e cercare insieme <strong>di</strong> andare avanti. Uno quando ti ama farebbe <strong>di</strong> tuttoper darti il meglio <strong>di</strong> se stesso ed io anche in questo momento ho cercato <strong>di</strong> prepararti ilnostro futuro. Sono innamorato <strong>di</strong> te, anche se sei cambiata, prima eri più tranquilla, orarispon<strong>di</strong> in questo modo e mi critichi anche per le mie attenzioni che ho per te. Certo ticerco, ma anche tu hai acconsentito, solo adesso mi rinfacci <strong>di</strong> aver esagerato nelle mierichieste. Non ti capisco.Sembrava un <strong>di</strong>alogo tra sor<strong>di</strong>, una cosa però appariva chiaramente: la paura <strong>di</strong> Franca, il suotimore che l’aveva tenuta legata a questo ragazzo per otto anni senza esserne convinta,semplicemente per como<strong>di</strong>tà. <strong>Il</strong> suo ruolo <strong>di</strong> “<strong>di</strong>rettrice” del rapporto, tutto sommato le calzavacosì bene che non voleva perderlo. La stessa tra<strong>di</strong>zione familiare e paesana le dava una certasicurezza e identità, giocando sull’ingenuità <strong>di</strong> Renato o mettendosi davvero in gioco edaffrontando a viso aperto la realtà prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> se stessa? La stessa vita sessuale così spentaera frutto non solo della sua passiva collaborazione, ma anche <strong>di</strong> una non volontà <strong>di</strong> esternare ilsentimento del malcontento fino a mettersi in <strong>di</strong>scussione. Con l’amico cosa sta cercando,un’alternativa a Renato o solo una piacevole evasione che la faceva sentire quello che con il suoragazzo non era riuscita a <strong>di</strong>ventare: una donna che si sa far amare o semplicemente desiderare?Era evidente che il percorso verso il matrimonio era in forte salita e che la sua celebrazione<strong>di</strong>veniva solo un peso nonostante le forti “pressioni” delle famiglie. Su questo conveniva ancheRenato, più preoccupato della ricaduta <strong>di</strong> un rimando della data dopo che era già partita lamacchina degli ultimi preparativi. <strong>Il</strong> vero argomento non era questo, eravamo partiti da lì perarrivare alla conoscenza più approfon<strong>di</strong>ta della loro interiorità.Lasciando parlare la ragazza traspariva un dato incontrovertibile: Franca non accetta se stessa edè <strong>di</strong>visa fino a sostenere la sofferenza <strong>di</strong> una forma anoressica che la rende ancor più insicura epiena <strong>di</strong> paure. Non sa come uscire da una situazione che la vede da un lato bisognosa <strong>di</strong> affetto,attenzioni e cercata come donna che sa offrire gesti d’amore, e dall’altra ha dovuto mandareavanti una relazione senza né crederci né cercarne una soluzione. Ora le pesa enormementel’unione con Renato, e questo la fa star male perché fa emergere la <strong>di</strong>visione che ha dentro la suapersona e nel suo corpo, non vuole essere <strong>di</strong> Renato, ma nemmeno però del nuovo “amico”segreto.3.2.1 Cosa fare?Accettare se stessa senza la necessità quasi ossessiva <strong>di</strong> apparire un’altra persona <strong>di</strong> fronte al suomondo familiare che già sognava il suo matrimonio, i figli, la bella casa e via <strong>di</strong>cendo? O il coraggiodella verità per poter davvero crescere e riappropriarsi della propria esistenza? È una battaglia chefinalmente Franca inizia a combattere in campo aperto, non nascondendosi né <strong>di</strong>etro l’apparenterapporto tranquillo con Renato, né <strong>di</strong>etro un eventuale amico che la sa far star bene per qualche


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?tempo, ma non le riempie la vita. Iniziava così per Franca un nuovo percorso, la giovane rimettevain <strong>di</strong>scussione tutte le scelte della sua vita senza il timore <strong>di</strong> venire giu<strong>di</strong>cata e senza l’arroganza <strong>di</strong>voler aver ragione <strong>di</strong> decisioni che avevano l’apparenza della spontaneità, come il rapporto conl’amico, ma non portavano all’unità. Non si può mentire a sé stessi e credere <strong>di</strong> far rimanere tuttocome fosse uno scrigno segreto. L’anoressia, il cattivo rapporto con il cibo, il suo rifiuto più chedesiderio <strong>di</strong> morte, era da interpretare come messaggio <strong>di</strong> aiuto a trovare fiducia in se stessaaccettandosi oltre le etichette messe dagli altri. Così Renato, bravo ragazzo <strong>di</strong> paese, personaintegerrima, ma col limite <strong>di</strong> non essere accompagnato a crescere per assumersi delleresponsabilità che gli facciano comprendere il valore <strong>di</strong> un rapporto a due in cui mettersi in giococomunicando a cuore aperto e con la volontà <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre e non passivamente <strong>di</strong> sottomettersi.3.2.2 Che <strong>di</strong>re?É un racconto che mette addosso un sentimento <strong>di</strong> tristezza, <strong>di</strong> rabbia per la falsità con la quale èstato condotto il percorso <strong>di</strong> preparazione al matrimonio. Possibile che la tremenda verità <strong>di</strong> duepersone non adatte a una scelta <strong>di</strong> questa portata non sia emersa? Solo l’ultimo dubbio <strong>di</strong> Franca ela sua sofferenza l’hanno indotta a venire a colloquiare sulla propria scelta. Certamente non erafacile accorgersi che non c’erano i presupposti per sposarsi, ma dell’insicurezza della ragazza edella leggerezza del giovane non si poteva avere dubbi. Non si tratta <strong>di</strong> mettere al centro unitinerario <strong>di</strong> contenuti etici riguardanti le responsabilità matrimoniali, quanto la necessità <strong>di</strong> unabase <strong>di</strong> onestà e <strong>di</strong> sincerità in<strong>di</strong>spensabili per qualsiasi unione su cui possiamo così riflettere.3.2.3 PermissivitàIn questo caso era <strong>di</strong>ventata sinonimo <strong>di</strong> mancanza d’ogni rispetto, non solo per la ricercadell’amico con il quale stabilire praticamente solo un rapporto intimo, ma per la totale assenza <strong>di</strong>etica personale. Alla base <strong>di</strong> questa relazione c’era un’evidente dose <strong>di</strong> falsità e <strong>di</strong> recitazione chefaceva passare per luce quello che invece era tenebra. Attori che giocano a mantenere in vita unrapporto da molto tempo spento, ma che faceva comodo <strong>di</strong>chiarare esistente. Hanno permessoche si andasse avanti con una storia che non aveva più niente da offrire se non un formale ruolo <strong>di</strong>una coppia incamminata verso il matrimonio, inteso più come “sistemazione” che sceltaresponsabile. Certamente nella permissività non bisogna solo vedere trasgressione e licenza perogni comportamento, quanto necessità <strong>di</strong> saper scegliere con le proprie convinzioni quello cheoccorre fare per ritrovare se stessi e affrontare le proprie scelte.3.2.4 SpontaneitàÈ emersa dal racconto <strong>di</strong> Franca, molto provata dalla “finzione”, che per molto tempo si è voluta“costringere” per tenere la relazione apparentemente unita. Ha recuperato tale spontaneitàquando ha iniziato a comunicare se stessa ritrovando il coraggio della scelta <strong>di</strong> presentarsi <strong>di</strong>fronte a un consulente per parlare, per lasciarsi andare, per bloccare un cammino che la stavaconducendo verso il matrimonio. Diciamo che spontaneità ha significato per lo meno, rinnovare lavolontà <strong>di</strong> vivere in modo coerente con quello che aveva dentro <strong>di</strong> sé. Così la sua spontaneavolontà <strong>di</strong> comunicare si è incontrata anche con il bisogno <strong>di</strong> consumare un po’ <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> conl’amico che con lei ha avuto intimità più per <strong>di</strong>mostrare a se stessa la capacità <strong>di</strong> lasciarsi andaresenza freni inibitori, quei freni che le facevano recitare una parte lontana dalla sua vita.3.2.5 UnitàCertamente non basta stare insieme per essere uniti e nemmeno avere gesti <strong>di</strong> completa intimitàper <strong>di</strong>chiararsi coppia pronta a percorrere il cammino della vita in comune. No, unità vuolesoprattutto significare sapersi confrontare con sincerità e nella verità, senza nascondersi <strong>di</strong>etroruoli o scelte comode e rassicuranti. Per Franca e Renato uniti non è sinonimo <strong>di</strong> sposi, maconsiderata la situazione, vuole <strong>di</strong>re impegnati a fare chiarezza nella propria vita, a rivedere leproprie scelte e decisioni per stabilire l’unità tra quello che siamo per davvero e quanto vogliamocostruire superando la brutta situazione della <strong>di</strong>visione tra ciò in cui cre<strong>di</strong>amo e quello che37


effettivamente viviamo. Forse una certa unità si è iniziata ad ottenere quando entrambi hannoaccettato <strong>di</strong> verificarsi insieme. L'aggressività <strong>di</strong> Franca stava lasciando lentamente, ma non senzasofferenza, lo spazio al suo percorso <strong>di</strong> crescita nella consapevolezza <strong>di</strong> voler capire il vero bene:vivere in modo unito tra ciò che era e quello che desiderava <strong>di</strong>ventare. La sessualità da pratica <strong>di</strong>consumazione assumeva il valore <strong>di</strong> potenza interiore che la spingeva a vincere la battaglia controle proprie paure. Un segno positivo <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong>veniva la necessità <strong>di</strong> farsi aiutare a ritrovaresicurezza e stabilità emotiva e affettiva. Iniziava a guardasi dentro senza paure, con ladeterminazione a voler crescere nella sincerità della propria storia personale e <strong>di</strong> coppia.3.3 La determinazione <strong>di</strong> ManuelaManuela è una signora <strong>di</strong> circa trentacinque anni con due figli e il marito Guglielmo con il qualevive un momento <strong>di</strong> crisi. Da qualche tempo Guglielmo è molto chiuso e lei non riesce a parlargli,nemmeno delle figlie. La loro sessualità è pressoché spenta e Guglielmo, in gesto <strong>di</strong> sfida va adormire in auto fino alle due del mattino per poi venire a letto o si corica alle ore 20.30 quandotutta la famiglia è a cena. Sono comportamenti chiaramente <strong>di</strong>ssociativi dai quali emerge lamancanza <strong>di</strong> intesa e la profonda crisi nella quale è sprofondata la loro relazione. Manuelaracconta che si sposarono perché lei era incinta e quin<strong>di</strong> accelerarono i tempi soprattutto per leinsistenze dei familiari. Manuela <strong>di</strong>ce:Le ho provate tutte, ho molto creduto in lui perché uomo deciso, pronto a dare senza faretante storie e, da giovane, anche coraggioso <strong>di</strong> fronte alle situazioni. Ora dopo do<strong>di</strong>ci anni<strong>di</strong> matrimonio si <strong>di</strong>mostra una persona poco attenta alle mie esigenze, che poi sono solodue: essere ascoltata e trovare un po’ <strong>di</strong> sollievo nella nostra intimità. Non è <strong>di</strong>sponibile astarmi a sentire, anzi a volte va a riposare perché <strong>di</strong>ce che lo stresso. Dal lato dellasessualità prima era interessato a provare il <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> unirsi, ora neanche questo. Viene adormire a tarda notte e <strong>di</strong>ce che non vuole nessun contatto e vuole fare a meno <strong>di</strong> me.Forse sfoga verso <strong>di</strong> me un’avversione che ha da sempre avuto verso la madre, una figuradominante che l’ha quasi schiacciato con<strong>di</strong>zionandone le scelte. Perfino per il matrimonioera con la madre e dovevo parlare con lei per tutti i particolari perché <strong>di</strong>ceva che lui non cicapiva niente e doveva guidarlo. Forse mio marito non ha bisogno <strong>di</strong> una moglie che lostimola, le stia accanto per favorirne la relazione e il suo ruolo <strong>di</strong> padre <strong>di</strong> famiglia. No, luiha più necessità <strong>di</strong> una mamma che lo protegga e lo voglia sempre piccolo, amabile earrendevole.Una <strong>di</strong>chiarazione che Manuela ripeteva per trasmettere il messaggio <strong>di</strong> una grave immaturità sulpiano affettivo-sessuale, dove Guglielmo era alquanto impacciato e riduceva la propria attività auna consumazione <strong>di</strong> atti e prestazioni più erotiche che <strong>di</strong> vero amore. C’è una specie <strong>di</strong>retrocessione dall’uomo adulto e responsabile al ragazzo instabile e superficiale che non sa daresicurezza affettiva a nessuno, comprese le due figlie bisognose <strong>di</strong> aiuto ed essere ascoltate ededucate. Sempre più ci si chiede perché lei abbia scelto quest’uomo così lontano dal suo modod’essere amata e così schivo e riservato da non voler aprire bocca o quasi nella normale vitafamiliare. Vi è una crisi l’intimità, fino a pochi anni prima intensa e partecipata al punto che ilconcepimento della figlia prima delle nozze faceva intendere che la loro relazione era già assaisolida e sviluppata. Lei stessa confermava la tenerezza e sensibilità che le hanno permesso <strong>di</strong>comprendere che Guglielmo era proprio innamorato <strong>di</strong> lei. Lei ricostruisce così il suo passato:Mi teneva tra le braccia quando c’incontravamo, non faceva <strong>di</strong>scorsi, ma mi guardava negliocchi come far capire che facevo parte della sua vita. Mi stava accanto tenendomi per lamano e facendomi ogni tanto una carezza per farmi capire che mi voleva bene ed ero ladonna della sua vita. È vero che vedevo nella madre una rivale, mai mi aveva guardata conaffetto, capivo che io ero la donna che veniva a cambiare la sua vita, ma lui in quel38


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?39momento era legato a me. Abbiamo vissuto momenti d’intimità intensa, <strong>di</strong>rei unica dove luinon voleva far altro che starmi accanto senza nulla pretendere se non che io partecipassi alsuo bisogno d’essere confortato. L’ho amato con tutta me stessa e il dono del mio corpovoleva <strong>di</strong>re dargli la mia volontà <strong>di</strong> costruire con lui un rapporto che potesse durare pertutta la vita. La stessa gravidanza inattesa, ma gioiosamente accolta da entrambi, ci avevauniti come non mai nell’impegno comune <strong>di</strong> farci carico l’uno dell’altra delle ansie, dellegioie e delle sofferenze che la vita riservava. Ora vorrei dargli ancora una possibilità. Nonposso credere che questa parte <strong>di</strong> Guglielmo sia sepolta e non possa più tornare.Dallo scritto si estraeva una rinnovata carica <strong>di</strong> affetto e <strong>di</strong> fiducia nei confronti del marito cheappariva non come la persona incorreggibile e irrecuperabile, ma in un atteggiamento <strong>di</strong>fensivobisognoso d’essere stanato dal suo nascon<strong>di</strong>glio. Si trattava <strong>di</strong> motivare Manuela a cambiareatteggiamento, a essere meno invadente e <strong>di</strong>rettiva e a perdere quella specie <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zio delmaternalismo che <strong>di</strong> fatto l’allontanava affettivamente da Guglielmo, bollato come “cocco” <strong>di</strong>mamma. Era lei che doveva cercarlo per fargli comprendere il bisogno d’essere amata utilizzandola sua gestualità e la sua volontà <strong>di</strong> essere guida. Lui era come bloccato, forse aveva paura otemeva <strong>di</strong> non farcela o c’era qualcosa che non permetteva <strong>di</strong> riattivare il buon rapporto. Lei confatica e commozione aveva ammesso che in un momento <strong>di</strong> confusione e nel bisogno <strong>di</strong> trovareaffetto e qualche sod<strong>di</strong>sfazione sul piano sessuale, si era concessa a un altro uomo, pare uncollega <strong>di</strong> ufficio, in una relazione extraconiugale durata almeno tre anni con vari alti e bassi. CheGuglielmo non si sia accorto <strong>di</strong> nulla? E se si è accorto che cosa ha fatto, come ha reagito? Non conla volontà <strong>di</strong> chiarire, visto che mai se ne era parlato, ma con la provocazione della chiusura nelvoler mettersi in un angolo del letto piuttosto che in auto per sfuggire alla persona che stavamancandole gravemente. Guglielmo spesso <strong>di</strong>ce:Mi sento inutile, che ci sto a fare, tanto non servo, non sono capace <strong>di</strong> voler bene, Manuelami allontana.Solo una forma depressiva e vittimistica o ammissione <strong>di</strong> sentirsi messi fuori prima <strong>di</strong> tutto sulpiano affettivo?3.3.1 Fuga o comprensione?Lei è sincera, lo <strong>di</strong>ce chiaramente che durante la relazione extra non aveva voglia <strong>di</strong> stargliaccanto, provava un senso <strong>di</strong> fuga quando lui voleva fare l’amore perché non si sentiva d’amarlomentre con l’altro aveva una spontaneità che con lui aveva perduto. Perché così? Cre<strong>di</strong>amo cheManuela non sapeva apprezzare Guglielmo, ne scorgeva <strong>di</strong>fetti e limiti; e finita la luna <strong>di</strong> miele,cercava le stesse sensazioni con un’altra persona. Non sapeva attendere e capiva <strong>di</strong> dovercomprendere che ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità. Manuela sapeva cheoccorreva ritrovare la volontà <strong>di</strong> farlo sentire importante, non umiliarlo e non considerarlo comeun’esperienza finita. Scelte realizzate, senza riflettere più <strong>di</strong> tanto, stavano conducendo ora lacoppia verso l’incomunicabilità totale. La scelta <strong>di</strong> una rinnovata vita affettiva <strong>di</strong>pendeva daentrambi, ma soprattutto da Manuela che voleva in ogni caso <strong>di</strong>mostrare la propria vali<strong>di</strong>tàmettendo se stessa <strong>di</strong> fronte a ogni cosa. Era però evidente che per far riprendere la coppiabisognava superare la rabbia del passato che ancora generava in Guglielmo tanta sfiducia e ilsenso <strong>di</strong> vuoto che lo bloccava specialmente nella comunicazione corporea. Era in questo cheManuela doveva riprendere, se non altro con gentilezza e attenzione al marito, la possibilitàrigenerare la loro vita. Lei si sentiva in colpa per la relazione extra, che le aveva permesso <strong>di</strong>riscoprire una freschezza giovanile nei rapporti intimi e la l’aveva allontanata dal vero uomo dellasua vita. Era come <strong>di</strong>visa, voleva riprendere con lui, che con tanti limiti l’amava, ma faticava astaccarsi dalla voglia <strong>di</strong> evadere e <strong>di</strong> cercare altre esperienze. Stava rielaborando la propria vicendaextra ed era arrivata a scrivere:


40Ho sposato Guglielmo perché mi amava ed io amavo <strong>di</strong> lui la sua de<strong>di</strong>zione, il suoattaccamento, la sua volontà <strong>di</strong> starmi accanto, anche se non mi ha mai dato sicurezza.Vedevo la persona bisognosa <strong>di</strong> essere sostenuta e io ero il suo unico sostegno inantagonismo con la madre. Ora però mi sono accorta <strong>di</strong> quanto l’ho trascurato perché hoamato troppo me stessa e non ho cercato <strong>di</strong> aiutarlo a responsabilizzarsi, anzi l’ho messo insituazione d’essere ai margini della famiglia, mi sono lasciata prendere dalla voglia <strong>di</strong>cambiare ma senza <strong>di</strong> lui. È vero che ho provato il <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> altre sensazioni, ma mi sonoaccorta che quanto ho costruito con Guglielmo fa parte della mia vita e non posso buttarlovia. Per questo desidero rifondare il rapporto con lui, a partire da una nuova comunicazionetra noi. Vorrei farlo tornate il ragazzo che mi cerca e mi <strong>di</strong>mostra attenzione, tenerezza ecomplicità, ma devo essere io più <strong>di</strong>sposta ad accoglierlo.Permettere a Guglielmo <strong>di</strong> essere se stesso, <strong>di</strong> non <strong>di</strong>fendersi con la tattica della <strong>di</strong>ssociazione edella chiusura ermetica erano gli obbiettivi sui quali doveva impegnarsi. Si <strong>di</strong>mostrava tenace,motivata a far crescere la vita <strong>di</strong> coppia, rimettersi a credere nella famiglia nella quale si era moltoimpegnata. Passò un certo tempo e Manuela ritornò comunicando <strong>di</strong> essere stata dolce verso <strong>di</strong>lui, <strong>di</strong> averlo ricoperto <strong>di</strong> attenzione specialmente riguardo all’intimità senza assillarlo e cercando<strong>di</strong> superare la sua ritrosia.3.3.2 Quale risultato?Lui aveva timore, non credeva a una Manuela così <strong>di</strong>fferente, gli sembrava che nascondessequalcosa, che non fosse sincera, e ha continuato le sue <strong>di</strong>fese, specialmente quella <strong>di</strong> ritirarsipresto la sera. Forse esigeva apertamente una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> perdono o quanto meno <strong>di</strong>ripensamento del loro passato. Lei in fondo per molto tempo l’ha giu<strong>di</strong>cato, ne ha rilevato i latinegativi. L’ha umiliato. Non è sufficiente ora un “piatto” <strong>di</strong> bella cera, come un sorriso a volteforzato, no il rapporto va rigenerato nella con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> se stessi mostrando il bisogno dell’altrapersona, la volontà <strong>di</strong> aprirgli il cuore perché amare significa lasciare uscire il sentimentodell’affetto e il desiderio <strong>di</strong> unione. Era chiaro, iniziava un nuovo percorso ma non con la mentalitàdel voler far del bene, quanto avvertendo la necessità <strong>di</strong> ripartire dalla coppia, che nonostantetutto, resta il punto <strong>di</strong> partenza. Si è partiti insieme e così occorre rimanere. La potenza dellasessualità ancora una volta non <strong>di</strong>veniva sinonimo <strong>di</strong> consumazione <strong>di</strong> gesti per procurarsi <strong>piacere</strong>,quanto volontà tenace <strong>di</strong> ridare vitalità alla relazione valorizzando gesti e attenzioni in grado <strong>di</strong>rimettere in pie<strong>di</strong> la gioia <strong>di</strong> stare insieme con<strong>di</strong>videndo tutto: corpo e anima.3.3.3 Che <strong>di</strong>re?È un racconto che evidenzia il protagonismo femminile, la solida determinazione <strong>di</strong> Manuela <strong>di</strong>costruire, <strong>di</strong>struggere e ricostituire la vita a due. Certamente appare il valore della famiglia chenon si può né <strong>di</strong>struggere, né annullare così senza conseguenze. É proprio l’amore per le figlie, perla loro intensa storia passata e per la stessa vita che hanno fortemente motivato in lei la volontà <strong>di</strong>riattivare il rapporto <strong>di</strong> coppia nonostante delusioni, illusioni e incomprensioni. Quando si ama,non si deve temere qualche momento, anche se lungo, d’incertezza e <strong>di</strong> scoraggiamento. Nonbisogna lasciare cadere il progetto, ma nonostante tutto credere che le gioie del momentopassano ma il vero amore arriva quando si continua a credere e a lottare per le proprieconvinzioni. Così è stato per Manuela, ha lottato, ha lavorato, aveva voluto provare altrove, ma poiha riscoperto che al centro della propria vita affettiva ci poteva essere solo Guglielmo. Rimettiamola loro vicenda nei tre verbi <strong>di</strong> questo capitolo.3.3.4 PermissivitàÈ la strada che all’inizio si erano fin troppo allegramente permessi <strong>di</strong> seguire: la ricerca <strong>di</strong> tantaintimità per sentirsi più complici, vicini, uniti nei loro corpi, la conseguenza <strong>di</strong> una gravidanza nondesiderata, ma accolta e compresa nella vita a due del matrimonio. Non è una licenza a qualsiasi


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?comportamento, quanto la volontà <strong>di</strong> cercare con una forte carica <strong>di</strong> passione e sentimentoun’unione stabile e duratura. Ne consegue la loro relazione, per un certo tempo dominatadall’egemonia <strong>di</strong> Manuela <strong>di</strong>rettrice delle scelte familiari. Era pesante la crisi <strong>di</strong> coppia doveincomunicabilità e freddezza <strong>di</strong>venivano sinonimi <strong>di</strong> lontananza. La soluzione <strong>di</strong> evasione in unrapporto vissuto più nella ritrovata passione giovanile per una sessualità libera era peròinsod<strong>di</strong>sfacente perché senza una meta.3.3.5 SpontaneitàSembrava che questo enorme bisogno d’essere amata e <strong>di</strong> mostrarsi valida ed efficiente venisse ascontrarsi col marito fragile e bisognoso più <strong>di</strong> protezione e conferme. Una relazione nata esviluppata fin dall’adolescenza tra alti e bassi e condotta all’insegna <strong>di</strong> un rapporto spontaneo e <strong>di</strong>intensa partecipazione ma spentosi per l’incapacità, almeno apparente <strong>di</strong> Guglielmo, <strong>di</strong>con<strong>di</strong>videre insieme le responsabilità. Spontaneità ha voluto significare la rinnovata volontà <strong>di</strong>lottare per trovare piena coerenza tra l’impegno ad amarsi e il soli<strong>di</strong>ficarsi della vita in coppia conuna ripresa del <strong>di</strong>alogo nel reciproco desiderio <strong>di</strong> comunicarsi la voglia <strong>di</strong> stare insieme conpassione. Perché solo nel sapersi riconciliare possono riprovare a stare insieme mettendosi l’uno alservizio dell’altra senza paura.3.3.6 UnitàAnche se con molte sofferenze, rimane la meta della loro unione. Unità che non vuol <strong>di</strong>re solostare insieme, nemmeno fare qualcosa <strong>di</strong> bene o seguire i figli, è ritessere il rapporto che si èsfilacciato. La fuga <strong>di</strong> lui e le evasioni <strong>di</strong> lei sono le soluzioni più <strong>di</strong>visorie possibili per le quali esistesolo un rime<strong>di</strong>o: fare chiarezza, con<strong>di</strong>videre e <strong>di</strong>alogare con fiducia. È il loro tentativo che conlentezza e pazienza si sono apprestati a realizzare. In questa <strong>di</strong>rezione è assai utile l’apporto delgruppo famiglia col quale si sono incontrati e sono stati invogliati a parlare e hanno ricevutomessaggi per rivedere la propria vita senza accusarsi, nascondersi e sfuggire.3.4 Interroghiamo la BibbiaNei tre racconti appaiono le donne assai determinate in quanto alla sessualità intesa comeconsumazione <strong>di</strong> atti e manifestazione <strong>di</strong> gesti che conducono al <strong>piacere</strong> dei sensi al <strong>di</strong> là delle lororesponsabilità. Siamo lontani dalla prospettiva del dovere coniugale o dell’invocato <strong>di</strong>ritto, siamoora in una linea <strong>di</strong> permissività che va ben oltre ogni responsabilità etica derivante dal proprioruolo. In particolare tra<strong>di</strong>re il marito comporta non solo una grave mancanza <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong>sincerità, ma l’allontanamento dell’unità familiare. Pesano su queste situazioni l’incomunicabilità ein generale la mancanza <strong>di</strong> chiarezza nel voler far or<strong>di</strong>ne nella propria relazione per ridare primatoall’interiorità piuttosto che a una passionalità tendente a frantumare l’equilibrio tra corpo edanima, carne e spirito. Leggiamo alcune pagine della Bibbia, <strong>di</strong> cui la prima è tratta dai Proverbi,dove c’è il racconto <strong>di</strong> un adescamento, una donna che cerca un “compagno”, o come <strong>di</strong>ciamooggi, l’amico:41Mentre dalla finestra della mia casa stavo osservando <strong>di</strong>etro le inferriate, ecco io vi<strong>di</strong> deigiovani inesperti, e tra loro scorsi un adolescente <strong>di</strong>ssennato. Passava per la piazza, rasenteall’angolo, e s’incamminava verso la casa <strong>di</strong> lei, all’imbrunire, al declinare del giorno,all’apparire della notte e del buio. Ed ecco, gli si fa incontro una donna che intende sedurlo.Ella è irrequieta e insolente, non sa tenere i pie<strong>di</strong> in casa sua. Ora è per la strada, ora per lepiazze, a ogni angolo sta in agguato. Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli <strong>di</strong>ce:”Dovevo offrire sacrifici <strong>di</strong> comunione, per questo sono uscita incontro a te desiderosa <strong>di</strong>vederti, e ti ho trovato. Ho messo coperte soffici sul mio letto, lenzuola ricamate <strong>di</strong> linod’Egitto; ho profumato il mio giaciglio <strong>di</strong> mirra, <strong>di</strong> aloe e <strong>di</strong> cinnamomo. Vieni, inebriamocid’amore fino al mattino, go<strong>di</strong>amoci insieme amorosi piaceri, poiché mio marito non è in


42casa, è partito per un lungo viaggio, ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà acasa il giorno del plenilunio”. Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti;egli incauto la segue, come un bue condotto al macello, come cervo adescato con un laccio,finché una freccia non gli trafigge il fegato, come un uccello che si precipita nella rete e nonsa che la sua vita è in pericolo.(Pv. 7,6-23).É un racconto che letto oggi fa ancora effetto tanto è attuale il messaggio: la trasgressione per unapassione erotica. Siamo al livello <strong>di</strong> una sessualità consumazione del proprio corpo con tuttequelle lusinghe e richiami che in questo caso, la determinazione <strong>di</strong> una donna seduttrice, è ingrado <strong>di</strong> procurare. Certamente risulta che questa donna non era una prostituta, non lo faceva <strong>di</strong>mestiere, anzi era sposata, parla del marito lontano e della necessità <strong>di</strong> stare con un altro nellostesso talamo. Non solo, ma nemmeno sembra più <strong>di</strong> tanto conoscere l’interlocutore, un giovane<strong>di</strong> passaggio. Per lei è però già sufficiente questo per invitarlo a una notte <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> dove quelloche conta è poter godere al massimo in un’atmosfera segnata da ogni mezzo per sentire eprocurare ogni sensazione estetica. Non si possono chiamare questi gesti d’amore, semmaimistificazioni dell’amore che invece esige partecipazione interiore e impegno vero per daresignificato a una sessualità che così s’esaurisce nel procurarsi il massimo <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> sensuale. Unarealtà che ieri, come oggi non cessa <strong>di</strong> provocare e attirare. Non cre<strong>di</strong>amo che la donna inquestione fosse contenta della sua vita matrimoniale, come le signore sopra riportate, cercavaqualche momento <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione, voleva farsi cercare e desiderare come donna, con il suo corpoben mostrato perché un uomo l’apprezzasse e le desse il senso dell’ebbrezza <strong>di</strong> una notte piùconsumata che vissuta. Non solo ma è sufficiente aprire una porta e preparare una camera perchéqualcuno, magari spinto dal desiderio del momento che poco fa ragionare, <strong>di</strong>venga complice <strong>di</strong>una scelta che non porta unità ma solo permissività in una spontaneità destituita dal contesto <strong>di</strong>responsabilità familiare per poter <strong>di</strong>venire portatrice <strong>di</strong> unione.La donna del libro dei Proverbi espone il suo corpo quale unica attrazione per l’uomo riducendo ilrapporto con esso a una serie <strong>di</strong> prestazioni nelle quali i loro corpi devono “produrre” <strong>piacere</strong>, unpuro erotismo allettante, poi ciascuno ritorna sulla propria strada senza alcun legame. É unavisione falsante della sessualità ridotta non solo a macchina edonistica, ma quel che peggio,privata del coinvolgimento dell’unicità della persona che non dona il corpo come qualcosa <strong>di</strong>esterno a sé, ma attraverso <strong>di</strong> esso si offre, consegna la propria vita a servizio dell’altra personaper formare unità nell’amore. <strong>Il</strong> corpo è il veicolo dell’anima, la parte emergente del proprio iointeriore che vuole trasmettere amore, passione, unione, Ciò è reso possibile anche attraversogesti che danno la sensazione <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>. É assurda la frase che lega un pensiero in bocca alladonna: “inebriamoci d’amore fino al mattino”, come a <strong>di</strong>re ubriachiamo i sensi, qualcosa che noncontrolliamo e che prendendoci ci riempie fino al mattino. Che tipo <strong>di</strong> amore è? Solo <strong>di</strong> piaceriderivanti dalle esigenze del corpo, dal bisogno <strong>di</strong> eccitare, suscitare emozioni e sensazioni intenseche durano una notte, senza unire davvero le persone. É solo una questione <strong>di</strong> materialità, non c’èla partecipazione della vita interiore. Legarsi in questo modo è contro non solo alla moralecristiana, ma ad ogni forma <strong>di</strong> etica che voglia tutelare il valore della vita, della persona,dell’amore e della famiglia. <strong>Il</strong> fatto che sia la donna a sedurre, a provocare non <strong>di</strong>ce altro che ilbisogno d’essere amati. Amare è proprio <strong>di</strong> tutti ma il modo peggiore per risolverlo è ridurlo a unapura ricerca <strong>di</strong> prestazioni senza impegno.Vi è però un secondo racconto, più conosciuto perché coinvolge Giuseppe il giusto ingiustamentevenduto dai fratelli agli egiziani. Ora lui era a servizio <strong>di</strong> un potente signore d’Egitto il quale sitrovava in viaggio e gli aveva affidato le cure della propria casa. Sua moglie, dopo aver messo gliocchi su <strong>di</strong> lui gli <strong>di</strong>sse:


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?43Coricati con me!”. Ma egli rifiutò e <strong>di</strong>sse alla moglie del suo padrone: “Ve<strong>di</strong>, il mio signorenon mi domanda conto <strong>di</strong> quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. Luistesso non conta più <strong>di</strong> me in questa casa; non mi ha proibito nient’altro, se non te, perchései sua moglie. Come dunque potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?”. Ebenché giorno dopo giorno ella parlasse a Giuseppe in tal senso, egli non accettò <strong>di</strong> coricarsiinsieme per unirsi a lei. Un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c’eraalcuno dei domestici. Ella lo afferrò per la veste, <strong>di</strong>cendo: “Coricati con me!”. Ma egli lelasciò tra le mani la veste, fuggì e se ne andò fuori. Allora lei, vedendo che egli le avevalasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, chiamò i suoi domestici e <strong>di</strong>sse loro:“Guardate, ha condotto in casa un Ebreo per <strong>di</strong>vertirsi con noi! Mi si è accostato percoricarsi con me, ma io ho gridato e gran voce. Egli appena, ha sentito che alzavo la voce echiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito e se n’è andato fuori.(Gn. 39,7-15).C’è un’insod<strong>di</strong>sfazione nella vita matrimoniale e la ricerca del maggiordomo da parte della signoravorrebbe <strong>di</strong>re anche la destabilizzazione del padrone che prendendone la moglie <strong>di</strong>viene lui stessoil signore della casa. Tentazioni: sesso e potere, Giuseppe, guidato dalla fede profonda in Dio, savincere in nome del rispetto <strong>di</strong> se stesso, del suo padrone e della moglie seduttrice. Certamente lapotenza interiore della fede permette a Giuseppe <strong>di</strong> agire mosso non dalla passione <strong>di</strong> consumaregesti erotici con la moglie, ma dalla necessità <strong>di</strong> salvaguardare il bene superiore della propriaintegrità morale. E qui si contrappone il bene morale del proprio stato e ruolo con la provocazione<strong>di</strong> una donna che cerca solo complicità nella sessualità.Giuseppe è l’emblema dell’uomo giusto che vive secondo Dio e sa controllare la propria istintivitàper offrire il proprio corpo nella logica <strong>di</strong> non dare sod<strong>di</strong>sfazioni alle esigenze carnali, è a servizio <strong>di</strong>un bene superiore: il Regno <strong>di</strong> Dio dove giustizia, bontà e pace vanno in piena sintonia. É loscontro tra la donna che “ci prova”, tenta una sfida con la sua seduttività provocatrice el’autocontrollo <strong>di</strong> Giuseppe che sa quello che vuole: il bene <strong>di</strong> tutti e non il ce<strong>di</strong>mento a unapassione che porterebbe solo <strong>di</strong>visione e confusione. Qui è ancora in gioco la vita <strong>di</strong> una coppia, setutto si riduce allo stare insieme senza passione, o meglio senza la spontaneità <strong>di</strong> gesti, parole ecomplicità interiori è <strong>di</strong>fficile andare avanti. La prova viene proprio da questa donna. <strong>Il</strong> marito sifidava <strong>di</strong> lei, ma appena può ecco che tenta la mossa, farsi sedurre, mettersi in con<strong>di</strong>zioni che ilgiovane maggiordomo possa unirsi a lei, forse un’avventura, in ogni caso sod<strong>di</strong>sfarle una sete <strong>di</strong>passione e <strong>di</strong> intimità che sembrerebbero darle sicurezza e pace. Non si comprende altrimenti lasua ossessiva insistenza, quasi ogni giorno, in ogni momento fino alla tremenda conclusione conl’accusa infamante <strong>di</strong> aver tentato lo stupro. Pur <strong>di</strong> averlo era <strong>di</strong>sposta a tutto perfino allaminaccia, al tentativo poi realizzato, <strong>di</strong> farlo apparire colpevole solo perché non ha acconsentito. <strong>Il</strong>racconto è chiaramente inserito nel contesto dove lo schiavo aveva ben pochi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa equin<strong>di</strong> l’accusatore era quasi sempre sicuro <strong>di</strong> poterlo far condannare. Nonostante tutto questoGiuseppe persevera nel suo coerente atteggiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco e <strong>di</strong> rispetto assoluto dei ruoli edelle persone. Un esempio <strong>di</strong> come vivere la sessualità per educarsi al dono <strong>di</strong> se stessi, non alconsumo, nemmeno ad approfittare <strong>di</strong> un’occasione per concedersi qualche momento <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>.La storia <strong>di</strong> Giuseppe è la vicenda <strong>di</strong> molti che sanno quello che vogliono e non desideranopercorrere la scorciatoia <strong>di</strong> un <strong>piacere</strong> consumato senza amore o <strong>di</strong> un’occasione offerta senzal’impegno <strong>di</strong> un vero coinvolgimento. Così come la moglie egiziana in<strong>di</strong>ca, la donna bisognosaforse anche <strong>di</strong> affetto e tenerezza ma maliziosa e determinata nel volere l’uomo solo per se stessa.Riduce la propria femminilità all’attrazione fisica, all’aspetto estetico, sicuramente moltoevidenziata, ma anche ingannatrice perché incapace <strong>di</strong> darle la sicurezza d’essere amata daqualcuno che cerca non il corpo ma la persona nella propria interezza.


Offrire non <strong>di</strong>viene sinonimo <strong>di</strong> donare qualcosa <strong>di</strong> sé, ma tutto se stesso, soprattutto tutta lapropria storia personale. Se la persona non con<strong>di</strong>vide tutto questo e si ferma solo al corpo, riducela donna a una “macchina” del <strong>piacere</strong> a volte con la sua complicità. Resta l’amaro in bocca perl’ingiusta accusa subita da Giuseppe, anche se poi il piano della Provvidenza <strong>di</strong>vina gli permetterà<strong>di</strong> trasformare in bene quello che sembrava essere un male. É però la realtà <strong>di</strong> sempre, prendere le<strong>di</strong>stanze da una visione edonistica e riduttiva della sessualità, una sorte <strong>di</strong> materialisticoconsumismo, esige scelte coraggiose e spesso “fuori dal coro”.Con questo si vuole far comprendere ancora una volta l’importanza dell’educazione all’uso delcorpo. Nessuno penserebbe per sopravvivere <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorare in pochi minuti cibo in quantità smisuratae poi star male, semplicemente perché saporito. Quin<strong>di</strong> occorre un percorso educativo per sapersicontrollare e passare da un bisogno istintivo e senza regole, a una visione che fa sopravvivere eaiuta a stabilire occasioni <strong>di</strong> socializzazione e familiarizzazione. E allora perché non deve esserloper l’utilizzo della propria potenzialità sessuale? Giuseppe, in fondo, potrebbe <strong>di</strong>rsi la figuradell’uomo che vede più in là della propria istintività. Valuta e sceglie secondo una scala <strong>di</strong> valoriche sono quelli della morale ispirata alla fede, guida della propria coscienza che non gli permette<strong>di</strong> scivolare lungo la facile esca della permissività in nome del <strong>piacere</strong> offerto senza l’impegno. Nederiva una concezione della sessualità destituita del suo fondamento antropologico: unire lepersone prima dei loro corpi, ciò vale certamente anche in un’etica civile che sa dare la giustaimportanza alle persone evitando pericolose deviazioni istintive e possessive.A onor del vero vorremmo però riportare dal libro del profeta Daniele, un breve stralcio <strong>di</strong>un’identica situazione, questa volta all’opposto. Si tratta <strong>di</strong> un’onesta e fedele signora, Susannasorpresa a fare il bagno nel proprio giar<strong>di</strong>no da due <strong>di</strong>sonesti che tentano la stessa sorte <strong>di</strong>Giuseppe, il ricatto in cambio <strong>di</strong> un rapporto estorto. Pren<strong>di</strong>amo il testo:44appena uscite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascon<strong>di</strong>glio, corsero da lei e le <strong>di</strong>ssero:“Ecco, le porte del giar<strong>di</strong>no sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo <strong>di</strong> passione per te;acconsenti e conce<strong>di</strong>ti a noi. In caso contrario, ti accuseremo; <strong>di</strong>remo che un giovane eracon te e perciò hai fatto uscire le ancelle”. Susanna, piangendo, esclamò: “Sono in <strong>di</strong>fficoltàda ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani.Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!”.Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro <strong>di</strong> lei e uno <strong>di</strong> loro corsealle porte del giar<strong>di</strong>no e le aprì”. (Dn.13,19-24).Susanna preferisce rischiare la propria vita piuttosto che unirsi ai due anziani. <strong>Il</strong> valore <strong>di</strong> unascelta: la propria integrità morale è <strong>di</strong>fesa anche a prezzo della propria vita. Dall’altra parte devefar riflettere la realtà <strong>di</strong> questi due uomini anziani, vittime del vizio, anzi come <strong>di</strong>rà loro il profetaDaniele:“la passione ti ha pervertito il cuore e la bellezza ti ha sedotto” (Dn.13,55).C’è, in effetti, la riduzione della donna alla sola bellezza del corpo che viene prima osservato <strong>di</strong>nascosto, desiderato e infine fatto oggetto <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> ricatto. Purtroppo non esiste nessunaforma né <strong>di</strong> rispetto della persona e del suo ruolo sociale in quanto moglie <strong>di</strong> una personaaltolocata, né della legge <strong>di</strong>vina che loro invocano a proprio vantaggio solo per portare a terminel’ingiusta condanna <strong>di</strong> Susanna. Proprio lei, la giovane signora, consapevole <strong>di</strong> quello che l’attendedà il segno visibile della coerenza morale tra una concezione <strong>di</strong> sessualità come dono totale,esclusivo e fedele al marito e un compromesso atto a salvarne la vita fisica, ma non la <strong>di</strong>gnitàpersonale. Ciò attesta che, quanto attiene alla sessualità, non solo non riguarda un organo o una


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?funzione biologica, ma implica tutta l’interezza della propria persona. Ogni riduzione è soloimpoverimento della persona stessa, mancanza <strong>di</strong> umanizzazione. In altre parole si rimane schiavio meglio <strong>di</strong>re vittime delle esigenze del corpo senza farle evolvere verso il significato dell’offertadella propria vita. Vivere così alla stregua dei “due anziani”, comporta un grande degrado, lapassione non per il bene ma per il male trasformando la sessualità in un terribile meccanismo attosolo a portare <strong>di</strong>struzione.3.4.1 Come si è giunti a tutto questo?La risposta è presto data, è la tirannia del <strong>piacere</strong> spinto da un egoistico tutto volere e possedere.Una scelta <strong>di</strong> libertà condotta senza alcun principio, né valore che <strong>di</strong>venta pretesa <strong>di</strong> possesso conogni mezzo. La spinta dell’istinto è senza regola o come <strong>di</strong>ce il testo “bruciati dalla passione”.Questo porta ancora una volta a riconsiderare la necessità dell’educazione ad amarsi con tutto ilcuore e con tutto il corpo senza separare le due realtà, ma integrandole in un percorso <strong>di</strong> vita doveil corpo porta a esprimere le intenzioni profonde dell’animo che vanno però purificate o meglioelevate con lo sviluppo della propria persona al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire “offerta, dono” <strong>di</strong> se stessi senzafermarsi alle sole esigenze dei sensi. Assecondare il corpo può <strong>di</strong>venire asservimento della propriasessualità al solo utilizzo per un <strong>piacere</strong> <strong>di</strong>staccato da ogni pur minimo impegno a sapersi metterea servizio <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> vita. Si viene a creare, soprattutto nel tempo che viviamo,un’oggettivazione della sessualità portata al massimo <strong>di</strong> prestazioni dalla stampa e da unamentalità che proclama l’assoggettamento del corpo per ogni genere <strong>di</strong> sensazione. Non solo masi pensi alle immagini facili da ritrovare che annullano la grandezza misteriosa dell’altro, ridotto auna merce da acquisire, magari con qualche forma maliziosa che però non impegna a unarelazionalità totale. Si vuole limitare a richiedere, pretendere e ottenere delle prestazionisoprattutto erogene, atte a procurare <strong>piacere</strong>, go<strong>di</strong>mento senza però alcun coinvolgimento. Nonsiamo lontani dal modo <strong>di</strong> agire dei due anziani citati nel libro <strong>di</strong> Daniele, cambiano solo le forme,ma la sostanza dell’egoistico possesso rimane.3.5 Sintetizzando l’argomentoAbbiamo trattato della permissività, spontaneità e unità riletta a partire da tre racconti e conalcuni brani biblici. Si potrebbe <strong>di</strong>re ora una parola che facendo sintesi appare nel suo significatopiù intenso: umanizzare la persona. É il filo rosso che lega ogni argomento del nostro testo, unariflessione sull’esigenza <strong>di</strong> crescere in umanità senza riduzioni delle nostre potenzialità e nel pienorispetto del corpo reso vivo dallo spirito.3.5.1 Che significato ha?Riscoprire la propria identità, essere spontanei e liberi da ogni con<strong>di</strong>zionamento rimane unobiettivo per la propria umanizzazione e la crescita <strong>di</strong> se stessi in almeno cinque <strong>di</strong>rezioni.3.5.2 Apertura all’altroÈ la <strong>di</strong>mensione dalla quale non si deve prescindere, altrimenti scatta l’egoismo che fa da motore aogni azione. Non è forse scelta egoistica quella <strong>di</strong> voler cercare partner <strong>di</strong>fferenti per ritrovare“sensazioni” assopite, piuttosto che per ricelebrare in un certo modo la propria femminilità? Non èegoismo anche il voler l’altro solo per sé, quasi fosse un oggetto da mettere e <strong>di</strong>smettere senza unvero coinvolgimento relazionale? E d’altra parte non è una scelta solo comoda quella <strong>di</strong> nonsapersi valutare nelle proprie limitatezze per andare a pesare tutte le proprie mancanze sull’altrapersona che in tal modo è del tutto “spiazzata” e subisce? La mancanza <strong>di</strong> apertura generachiusura e una comunicazione scialba che va superata proprio perché aprirsi significa far dono <strong>di</strong>se stessi, del proprio corpo che comunica amore, vicinanza, affetto, volontà <strong>di</strong> camminare insieme.La potenzialità sessuale, mossa dalla fiducia nella persona con la quale si con<strong>di</strong>vide la propriaesistenza è un dono ed esige impegno verso l’unità. I testi biblici riportati trasmettono ilmessaggio della chiarezza con la propria coscienza, non si può comunicare messaggi <strong>di</strong>fferenti da45


quello che siamo, altrimenti sottomettendosi all’istintività si perde la pace interiore. Oggi le coppiesposate con il matrimonio sacramento devono aprirsi e <strong>di</strong>alogare in modo sincero, onesto ecostruttivo, per l’obbiettivo <strong>di</strong> essere uniti secondo il piano <strong>di</strong>vino: “I due saranno una sola carne”(Gn.2,24).3.5.3 Capire le necessità altruiLe coppie che abbiamo descritto, alla loro maniera si ascoltavano, ma non erano più <strong>di</strong> tanto insituazione <strong>di</strong> capirsi e mettersi in <strong>di</strong>scussione, mancavano <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong> attenzione gli uni neiconfronti degli altri. Anzi le signore erano un fiume <strong>di</strong> parole, ma c’era dentro <strong>di</strong> loro laconsapevolezza <strong>di</strong> volersi comprendere? Ci si sente davvero soli quando in due non si riesce atrovare né un’intesa, né un minimo <strong>di</strong> sintonia che permetta <strong>di</strong> superare inevitabiliincomprensioni, <strong>di</strong>scussioni e scontri. É la “battaglia” per vincere le proprie resistenze derivanti daesperienze negative. Sono forme <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zio che impe<strong>di</strong>scono l’incontro che proviene dalprofondo e comporta impegno ad ascoltare. Certamente nel capire esiste la volontà <strong>di</strong>comprendere e la forza del messaggio <strong>di</strong> un abbraccio, una stretta <strong>di</strong> mano, un momento <strong>di</strong>intimità, quando una persona ha necessità d’essere amata! Educarsi ad amare esige ilsuperamento della pretesa <strong>di</strong> gesti che spesso sono solo il proprio appagamento istintivo senzariuscire ad unire veramente le persone. Non basta <strong>di</strong>re che non si fa nulla <strong>di</strong> male, e non bastaaffermare che tutto va bene perché magari l'altra persona si lascia passivamente prendere per unasorta <strong>di</strong> “quieto vivere”. Quello che più conta è sentirsi accolti e lasciare parlare il proprio cuore. Éun’operazione da iniziare fin da piccoli e da migliorare nella vita.3.5.4 Mettersi in gioco senza <strong>di</strong>feseNon è facile, nelle coppie, che abbiamo riportato, era compromessa l’unità proprio perchéciascuno si <strong>di</strong>fendeva dall’altro sostenendo nella maggior parte dei casi, la parte della vittima, <strong>di</strong>chi era messo da parte e non contava granché. Certo quando si erigono delle <strong>di</strong>fese, lo scopo<strong>di</strong>viene quello <strong>di</strong> preservare se stessi fuori o al <strong>di</strong> sopra delle critiche che devono ricadere su altri. Éun meccanismo che scatta anche sul piano della sessualità e può far sorgere la necessità <strong>di</strong> provarealtre “esperienze”. In tutte tre le donne vi era solo l’esistenza <strong>di</strong> una relazione per una sorte <strong>di</strong>conferma della propria femminilità, senza mettersi in gioco, piuttosto che <strong>di</strong> un dono. Ciò cuipuntare è invece la relazione con l’altra persona, il suo coinvolgimento per un’unione capace <strong>di</strong> farcrescere entrambi. Si è davvero veri quando si manifesta ciò che rende unici ben al <strong>di</strong> là del corpoe si è in grado <strong>di</strong> stabilire un rapporto stabile e vero. <strong>Il</strong> corpo è solo il “veicolo esterno”. Mettersi ingioco e comunicare i propri sentimenti in un legame profondo, fa <strong>di</strong>ventare più autentica e vera lapersona. Scorrendo i racconti biblici si rileva la sottile linea tra la perversa volontà e la maliziaconseguenza <strong>di</strong> un’esistenza condotta a lungo senza aver affrontato la propria identità. Solosfiducia nell’altro o mancanza <strong>di</strong> coraggio? Nessuno deve essere costretto a fare niente, anzimassimo rispetto per ogni decisione che ciascuno matura dentro <strong>di</strong> sé e con coraggio comunica.3.5.5 Offrire la propria vitaÈ il cammino <strong>di</strong> maturazione che passa da una semplice e facile <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> volersi bene evoler metter su famiglia, alla realtà <strong>di</strong> impegnarsi per davvero con la propria vita. Certamente è piùfacile prendere per vero quello che è il sentimento <strong>di</strong> un istante, confondere amore con passione e<strong>piacere</strong> limitato ai gesti. No, la crescita esige un impegno davvero costante in questa <strong>di</strong>rezione.Non offre la propria vita Franca presa da un bisogno <strong>di</strong> “amore” ridotto alla ricerca <strong>di</strong> qualchemomento d’intenso <strong>piacere</strong>, così come Manuela la cui storia parallela porta solo tristezza senzaprospettive. Così come non è certamente l’offerta della vita quella delle seduttrici del testo biblico,sono donne insod<strong>di</strong>sfatte che trasmettono seduzione e passione senza alcun legame con la propriaanima. Offrire è invece legare anche attraverso il corpo, la volontà <strong>di</strong> donare, con adesione piena,totale e sincera, gesti d’amore all’altra persona. Non si tratta <strong>di</strong> misurare prestazioni o “meriti”,quanto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre la gioia più elevata nel fondere le passioni del corpo e dell’anima per legarsi46


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?nel modo ben descritto dal Cantico dei Cantici:Mettimi come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come ilregno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe <strong>di</strong> fuoco, una fiamma <strong>di</strong>vina! (8,6).3.5.6 Offrire non è dare e bastaQuanto sapersi legare all’altra persona in modo unico fino a creare nel legame la passione per lavita e trasmettere amore con l’intensità <strong>di</strong> chi non spegne mai la volontà <strong>di</strong> credere, <strong>di</strong> lottare e <strong>di</strong>sacrificare se stesso per andare avanti insieme.3.5.7 Andare oltre il proprio progettoNelle coppie esaminate il progetto era assopito nonostante la proclamata fede cristiana. Lara eManuela erano sposate in chiesa e Franca si stava preparando. Che significa tutto questo? Averfede in Dio, prendere il Vangelo <strong>di</strong> Gesù Cristo come riferimento, esige ben altra mentalità e altricomportamenti. Non è possibile <strong>di</strong>rsi credenti e poi non tentare con convinzione <strong>di</strong> migliorare irapporti coniugali! Non è possibile pensare <strong>di</strong> tirare avanti a compromessi relazioni spente e senzafuturo. Può esserci un complesso e faticoso rapporto tra i coniugi, ma la spinta della fede è quella<strong>di</strong> saper andare oltre. Credere in Dio, nella presenza <strong>di</strong> Gesù Cristo può permettere quel“miracolo” che si chiama riconciliazione, perdono, conversione. Se questa qualità <strong>di</strong> fede non è ilvero motore che anima la relazione, allora è facile cadere nel “tirare avanti”, senza più crederci esenza tentare <strong>di</strong> ricostituire l’unità. La chiusura dentro il proprio mondo può essere una tentazionesuperabile nel momento in cui si comprende un progetto più grande: il dono immenso dell’Amore<strong>di</strong>vino che rigenera e trasforma la propria esistenza. É l’incontro con la presenza <strong>di</strong>vina che puòfare la <strong>di</strong>fferenza e rendere una persona capace <strong>di</strong> scelte fino a poco prima forse nemmenopensate. É il caso <strong>di</strong> Manuela e Guglielmo, il gruppo <strong>di</strong> famiglie dove si potevano ritrovare,costituiva un’occasione non solo per parlare e venire confortati, ma anche per imparare astimolarsi nella ricerca del Bene superiore della volontà <strong>di</strong> Dio. L’esperienza <strong>di</strong> altri con<strong>di</strong>visa eposta a confronto con la propria permette a ciascuno <strong>di</strong> intravedere una nuova via per ridaresmalto e volontà <strong>di</strong> crescere. La stessa <strong>di</strong>mensione della sessualità non viene imbrigliata in chissàquali regole nuove, ma liberata dal mettere se stessi prima del bene della coppia. Donare il corpoper un credente si coniuga con l'offerta della propria vita in un’evoluzione per essere uno in due. <strong>Il</strong>piano <strong>di</strong> Dio, ben lontano dal <strong>di</strong>minuire spontaneità e volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong>, va a rendere piùdeterminato il desiderio delle persone <strong>di</strong> crescere e soli<strong>di</strong>ficare il proprio amore. Così nei raccontibiblici si ritrovano le <strong>di</strong>fficoltà della relazione <strong>di</strong> coppia, ma viene chiaramente denunciatol’inganno. Non deve esistere il timore <strong>di</strong> andare avanti guardando al Dio che sta dalla parte dellepersone che sono sua Immagine e somiglianza. Solo chi vive dentro <strong>di</strong> noi e con noi è in grado <strong>di</strong>donarci la carica necessaria perché l’amore <strong>di</strong>venga un dono anche col <strong>piacere</strong> derivante da uncorpo che sa andare oltre le esigenze carnali e istintive e viene a rendere ragione della felicità <strong>di</strong>chi si dona fino in fondo. Riprendendo il Cantico dei Cantici:“<strong>Il</strong> mio amato è mio e io sono sua, egli pascola fra i gigli. Prima che spiri la brezza del giornoe si allunghino le ombre, ritorna, amato mio” (2,16-17).La partecipazione e la passione rendono il valore del dono <strong>di</strong> stessi che va salvaguardato da ognipericolo perché come un fiore delicato può rovinarsi e va tutelato contro ogni rischio. Ognuno èdell’altro e insieme si forma una sola realtà che rende la gioia <strong>di</strong> cercarsi, rimettersi insieme,rigenerare la bellezza, <strong>di</strong> volersi bene e crescere nella reciproca volontà <strong>di</strong> stare insieme per tuttala vita.47


4 Bruciare <strong>di</strong> passione, appassionarsi con ragioneNel dono <strong>di</strong> se stessi c’è il rischio, già evidenziato, <strong>di</strong> ritenere il proprio corpo e le sue esigenze unassoluto, vissuto nel bisogno <strong>di</strong> provare l’ebbrezza del <strong>piacere</strong>. <strong>Il</strong> go<strong>di</strong>mento dei sensi accrescel’ansia <strong>di</strong> volere provare sensazioni intense anche me<strong>di</strong>ante gesti e tecniche che lo riducono allesole prestazioni erotiche. La persona <strong>di</strong>viene così oggetto e non scopre l’irripetibile soggettivitàdell’altro. Non si può fare a meno del corpo, ma una relazione non dura a lungo se si limita a volersod<strong>di</strong>sfare le sole esigenze fisiche, asservite al <strong>piacere</strong> istintivo. In ogni caso sarebbe tropporiduttivo limitare la sessualità alla riproduzione per la continuità della specie, propria <strong>di</strong> tutti glianimali.A questo proposito riportiamo la storia <strong>di</strong> due coppie <strong>di</strong> sposi che hanno effettuato un percorsolungo e faticoso animati dall'in<strong>di</strong>struttibile volontà <strong>di</strong> andare avanti nonostante le <strong>di</strong>fficoltà.4.1 Le idee <strong>di</strong> PinoPino è un cinquantenne lavoratore in proprio, con buona posizione economica, che rappresenta ilpensiero <strong>di</strong>venuto mentalità <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> parecchie persone, sul valore del corpo ed il significato del<strong>piacere</strong>. Egli <strong>di</strong>ce:“Io ho poco più <strong>di</strong> cinquant’anni, quanto tempo mi può restare da vivere: agendo,comprendendo e gustando la vita? Una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> anni, forse venti, e allora che faccio?Ho una <strong>di</strong>screta posizione economica, non mi mancano le sicurezze affettive, ho due figli giàgran<strong>di</strong>, la moglie che mi vuol bene, ebbene che cosa devo cercare <strong>di</strong> più? Voglio godere deimiei sensi, cercare esperienze anche nuove che forse fino ad ora non ho potuto o volutofare. Le possibilità ci sono e dunque perché bloccarmi, perché non cercare qualche <strong>piacere</strong>per sentirmi meglio con me stesso? Alla moglie, non faccio mancare niente, anzi si può <strong>di</strong>reche la lascio libera, e quin<strong>di</strong> voglio anch’io prendermi un po’ <strong>di</strong> libertà, la vita passa in frettae non voglio rinunciare a qualche esperienza che può darmi sod<strong>di</strong>sfazione e farmi sentiremeglio”.Cre<strong>di</strong>amo che “bruciare” <strong>di</strong> passione equivalga a lasciare libero sfogo a ogni passione passeggera emateriale in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare un “appetito” sessuale e sensuale, in questo caso molto elevato.Non cre<strong>di</strong>amo che sia una voce isolata, ma sia il risultato della mentalità che riduce ogni presuntagioia al massimo go<strong>di</strong>mento dei sensi, vuoi con prestazioni sessuali d’ogni genere, vuoi con lamassima espansione delle necessità <strong>di</strong> provare eccitazioni anche con l’utilizzo <strong>di</strong> stupefacenti,alcolici o altro, per provocare “piaceri e sensazioni” fuori da ogni inibizione. Era lì che volevaarrivare: provare ad uscire dagli schemi per trovare e sperimentare nuove esperienze per luiportatrici <strong>di</strong> altre sod<strong>di</strong>sfazioni. C’è anche emulazione <strong>di</strong> altri più felici <strong>di</strong> lui? <strong>Il</strong> miraggio <strong>di</strong> viaggiper il libero sesso in altre parti del mondo, il trovare compagnie per stare insieme in incontri a “lucirosse”, costituisce per alcuni un ossessivo obbiettivo da raggiungere.4.1.1 Cosa vogliamo <strong>di</strong>re?Se il corpo <strong>di</strong>viene il vero despota della propria esistenza può facilmente condurre verso questostile <strong>di</strong> vita in cui la passione fa non solo bruciare, ma <strong>di</strong>viene fonte per ogni scelta concentrata sul<strong>piacere</strong> venereo, senza il minimo impegno della propria interiorità, senza coinvolgere la ragione e isentimenti. Non mancano stimoli e occasioni per procedere in questa <strong>di</strong>rezione, era lo stesso Pinoa rivelare l’esistenza <strong>di</strong> vere e proprie organizzazioni senza troppi scrupoli etici. A partire da questarealtà delineata da Pino, inseriamo il percorso sofferto e sincero delle nostre due coppie.4.2 <strong>Il</strong> cammino <strong>di</strong> Mara e LucaSono una coppia con circa vent’anni <strong>di</strong> matrimonio alle spalle e tre figlie, animati da tanta volontà48


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?<strong>di</strong> <strong>donarsi</strong>. Un cammino segnato dal <strong>di</strong>alogo franco e sincero e dalla decisa volontà <strong>di</strong> prenderecoscienza dei propri aspetti più problematici. Così ci incontrammo durante un ritiro spirituale persposi nel quale avevamo affrontato il tema della sessualità in or<strong>di</strong>ne alla sua apertura alla vita e alsuo valore intrinseco <strong>di</strong> unione tra le persone. Dalle riflessioni generali si passò a quelle piùpersonali dalle quali iniziò il lungo percorso <strong>di</strong> revisione della propria vita nella quale Mara e Lucatrovarono la giusta spinta per confrontarsi ed aprirsi.La <strong>di</strong>fficoltà che subito entrambi comunicarono, riguardava la collaborazione attiva nei rapportiintimi. Ancora dopo vent’anni <strong>di</strong> matrimonio Mara si sentiva come bloccata dalla paura <strong>di</strong> unagravidanza, dal timore <strong>di</strong> commettere qualcosa <strong>di</strong> non buono e dal suo scarso coinvolgimento. Inquei momenti sentiva Luca lontano pur amandolo e facendo <strong>di</strong> tutto per metterlo a suo agio. Irapporti intimi <strong>di</strong>ventavano, ora che avevano avuto i figli desiderati e che erano in situazionefamiliare tranquilla, occasioni <strong>di</strong> ansia e tensione che non poteva tenere solo per sé. Parlavanodella necessità <strong>di</strong> controllare altre gravidanze per la salute <strong>di</strong> Mara e, dopo aver utilizzato i meto<strong>di</strong>naturali, erano passati alla pillola ma non si sentivano tranquilli, non avevano la coscienza a posto.Ne avevano parlato a lungo e trovavano anche la necessaria volontà <strong>di</strong> confrontarsi sulla loro vitasessuale dove emergeva la necessità per Mara <strong>di</strong> sentirsi al centro <strong>di</strong> ogni decisione, la casa erafatta su misura per le sue esigenze, così la stessa educazione delle figlie era principalmentecondotta da Mara. Solo nella vita sessuale si sentiva guidata più dalle esigenze del marito che dallapropria determinazione e questo la metteva in <strong>di</strong>fficoltà. L’esigenza <strong>di</strong> Luca era <strong>di</strong> avere rapporticontinui e spesso abbastanza veloci, mentre Mara voleva più tempo per sentirsi amata. Eranochiaramente due esigenze troppo <strong>di</strong>fferenti che non s’incontravano creando una situazione o <strong>di</strong>faticosi silenzi o <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni senza soluzione positiva. Lei accettava il compromesso <strong>di</strong> cedere peraccontentare lui e dargli l’impressione <strong>di</strong> collaborare. Loro da subito iniziarono a scriversi conlettere dette d’amore nelle quali esponevano le proprie impressioni, poi seguito da un confrontoquasi quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> almeno mezz’ora. Un metodo che molte coppie dovrebbero utilizzare percon<strong>di</strong>videre il proprio vissuto e non lasciare andare avanti <strong>di</strong>fficoltà e pesantezze fino a renderequasi impossibile il confronto.Scriveva Luca a riguardo della sessualità:Non posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non amare Mara, sono legato a lei da molti anni, da quando eravamoadolescenti e l’ho sposata perché le volevo bene, anche se stava già aspettando la primafiglia. Quella gravidanza giunse inaspettata, ma eravamo molto uniti. Avevamo avutorapporti completi prima <strong>di</strong> sposarci forse semplicemente perché amandoci non avevamopensato a nulla se non a <strong>di</strong>mostrarci il nostro bene. Ma il nostro matrimonio è stato solo peramore. È vero non ci siamo sempre voluti così bene, abbiamo attraversato anche <strong>di</strong>fficilimomenti sia per il lavoro sia per la nostra giovane età che ci ha con<strong>di</strong>zionato nei rapporticon i nostri familiari. Ora che abbiamo messo alle spalle tante <strong>di</strong> queste situazioni siamo nelmomento migliore per volerci bene e <strong>di</strong>mostrarcelo anche attraverso la nostra intimità. Iomi accorgo che Mara è tesa, quasi che abbia paura <strong>di</strong> me, forse <strong>di</strong> non darmi sod<strong>di</strong>sfazione,forse semplicemente perché teme <strong>di</strong> non essere all’altezza. Poi mi chiedo <strong>di</strong> che cosa? Io levoglio bene e cerco <strong>di</strong> non farle pesare la <strong>di</strong>fficoltà che da lungo tempo trova con me neigesti d’intimità. Forse da quando abbiamo avuto la nostra terza figlia mentre io avreipreferito un maschio. Da allora si è quasi ritratta, eppure so che mi ama. Io provo quasi unacolpa nel desiderio <strong>di</strong> unirmi a lei per <strong>di</strong>mostrarle che l’amo. Non voglio imporle gesti cosìprofon<strong>di</strong>, mi sento <strong>di</strong> starle accanto perché desidero l’unione fisica per esprimere il nostroessere coppia, l’unità che c’è tra noi. In quei momenti ci sentiamo davvero un cuor solo eun’anima sola, non posso farne a meno, forse c’è ancora tanta passione, forse anch’io miporto <strong>di</strong>etro la tendenza a volere subito il rapporto completo. Sì è vero le abitu<strong>di</strong>ni giovanili49


50a volte entrano nella normalità facendomi perdere il valore della partecipazione, <strong>di</strong> voleraccompagnare Mara con maggiore tenerezza, <strong>di</strong> parlarle più dolcemente, <strong>di</strong> metterla a suoagio perché possa sentirsi accolta e più <strong>di</strong>stesa. Anch’io mi accorgo che devo camminare <strong>di</strong>più in questa <strong>di</strong>rezione, non solo per una pretesa, ma per un dono. Solo così la posso amarecon il cuore.Certamente in Luca risultava evidente il cammino <strong>di</strong> una vita nella quale insieme all’amore chenutriva c’era il desiderio <strong>di</strong> renderla felice, ma capiva che doveva cambiare qualcosa nel loro<strong>di</strong>alogo intimo, che rischiava <strong>di</strong> essere a senso unico con l’arrendevolezza <strong>di</strong> lei. Strano che unadonna molto forte o presunta tale, dovesse cedere proprio lì dove si supponeva avesse ancormaggior determinazione <strong>di</strong> quanta ne aveva nel trattare gli “affari” normali della famiglia. Come sesi annullasse per amore del marito e della famiglia. Sembrava <strong>di</strong> tornare al concetto <strong>di</strong> sessualitàintesa come dovere matrimoniale e <strong>di</strong>ritto sul corpo dell’altro. In ogni caso Luca, essendo credentee praticante non era bloccato dalla paura <strong>di</strong> peccato, quanto dalla <strong>di</strong>fficoltà a comporre, dentro lapropria coscienza, il suo bisogno <strong>di</strong> prendere l’iniziativa con Mara nella quale notava più unaconcessione che attiva collaborazione. Questo modo <strong>di</strong> procedere urtava contro la concezione delmatrimonio sacramento per la crescita e la santificazione. Gli atti dell’intimità invece non univanoma contribuivano a rendere più problematica la loro relazione.Mara sullo stesso argomento scrive:“Di mio marito apprezzo molte qualità, è assai razionale nelle decisioni, riflette e sa farriflettere sia me, che sono emotiva e spesso decido senza valutare le cose che faccio, sia lefiglie con le quali ha instaurato un <strong>di</strong>alogo e riesce a richiamarle all’or<strong>di</strong>ne spesso con pocheparole e senza perdere la pazienza. Per quanto riguarda il rapporto con me ne devo farrisaltare la finezza e la gentilezza. Raramente perde la calma, quasi mai mi ha detto parolesconvenienti. Anzi quando si accorge <strong>di</strong> avere ecceduto con qualche termine, sa chiederescusa e ricominciare senza scomporsi. In ogni caso è scherzoso e smorza bene ognisituazione. Potrei <strong>di</strong>re che dopo più <strong>di</strong> vent’anni tra matrimonio e fidanzamento ho fatto lascelta della persona giusta e non posso che esserne contenta. Fino ad ora ha fatto <strong>di</strong> tuttoper farmi sentire importante, anche se è certamente migliore <strong>di</strong> me in molte decisioni, micoinvolge e non mi umilia. Solo sul tema della sessualità facciamo molta fatica a trovareun’intesa. Io mi voglio donare fino in fondo, anzi sono contenta quando mi accorgo che lui siunisce a me, ma non riesco a <strong>di</strong>mostrarglielo con gesti più spontanei e appassionati. Escocon dei gesti che sono solo meccanici, a volte perfino fred<strong>di</strong>, non credo <strong>di</strong> trasmettereamore e passione e lui non può che accorgersene. Mi unisco a lui sì forse più per dovere cheper desiderio e, in certi momenti vorrei che il tutto finisse in pochi minuti anche se desideroessere abbracciata, accarezzata e avvertire il calore della sua presenza. Forse è più il miobisogno <strong>di</strong> comunicare e stargli accanto con passione senza voler per forza o quasi arrivareal rapporto completo. Mi basterebbe l’intimità <strong>di</strong> un bacio, <strong>di</strong> una coccola che mi faccianosentire importante, capita e accettata coi miei limiti e la mia debolezza. Certo sento ancheuna certa colpa per quei rapporti che non sono imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>retti alla procreazione e<strong>di</strong> gesti che procurano solo <strong>piacere</strong> fisico e benessere psicologico senza l’impegno peraccogliere la vita nel pieno rispetto dei nostri corpi. Faccio fatica ad accettare l’uso dellapillola, così come a pensare che nei nostri rapporti non dobbiamo avere figli. Ho voluto lenostre tre figlie e ho vissuto la sessualità rivolta all’accoglienza della vita, perché amarsinon è rinchiudersi in se stessi ma aprirsi ed accogliere. È troppo bello essere genitori”.La testimonianza chiara e sincera <strong>di</strong> Mara rendeva ancor più rilevante la realtà nella quale la lorovita sessuale era profondamente segnata, non la loro attuale freddezza, quanto da una storia cheaffondava le ra<strong>di</strong>ci forse più lontane nel tempo e che sicuramente andava riconsiderata in modo


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?or<strong>di</strong>nato e preciso. Era l’intento che ci eravamo proposti proprio per passare dalla passione delmomento alla storia del loro amore che aveva avuto attimi <strong>di</strong> grande intensità e pause <strong>di</strong> lungasofferenza. Questo traspariva fin troppo bene nel racconto <strong>di</strong> Mara, che amava il marito, anzil’adorava, ma faticava ad abban<strong>donarsi</strong>, a lasciarsi andare in quel rapporto dove non vi sono <strong>di</strong>fesedovute a vecchi schemi educativi e a esperienze passate. In ogni caso appariva chiaramente unacomunicazione gestuale bloccata non si sa bene da che cosa, che però andava a cozzare controuna comunicazione verbale fatta <strong>di</strong> parole affettuose, senza mai offendersi né mancarsi <strong>di</strong>rispetto. Come a <strong>di</strong>re che dove non bastano più le parole c’è una crisi dovuta a mancanza <strong>di</strong>partecipazione che rende la coppia mancante della giusta manifestazione amorosa.4.2.1 Dalla passione all’appassionarsiDentro Mara vi era una grossa carica <strong>di</strong> tenerezza, non solo verso il marito, ma anche verso le figliee le persone che incontrava, da tutti riconosciuta con la sua capacità <strong>di</strong> dare consigli. Leischerzosamente <strong>di</strong>ceva:“Come posso riuscire a risolvere i problemi altrui non avendo risolto nemmeno i miei?”<strong>Il</strong> percorso doveva iniziare dalla sua vita passata, per verificare la sua capacità comunicativa versogli uomini e verso il padre. Si aprì così una ferita che Mara nascondeva, ma in realtà desideravaessere aiutata a guarire. Iniziò tutto da un breve racconto che è bene riprendere dalle sue parole:“Questa mattina mi sono sentita imbarazzata, non sapevo che cosa <strong>di</strong>re e fare. Voletesapere che cosa era successo? Sì ho accompagnato mio papà che non sta bene a una visitaspecialistica e mi sono accorta che mi dava fasti<strong>di</strong>o stare con lui come se non sapessi evolessi parlargli, stargli accanto. Credo <strong>di</strong> avere fumato una decina <strong>di</strong> sigarette, eronervosa, impacciata e non sapevo che cosa <strong>di</strong>re e come comportarmi. Non è successoniente, era solo una visita perché ha dei <strong>di</strong>sturbi che vanno controllati, non sta bene <strong>di</strong>salute e abbisogna <strong>di</strong> conforto. Io mi sono accorta che lo sento lontano, come se tra me e luici fosse un muro, una grande incomunicabilità. Avevo poca voglia <strong>di</strong> andare insieme in autodal me<strong>di</strong>co e fumando mi sfogavo. Perché sono così verso mio padre, sono passati tantianni da quando ero in casa con loro, eppure quando resto sola provo questo senso <strong>di</strong><strong>di</strong>stanza tra noi? Non credo <strong>di</strong> avergli tirato su il morale, visto che ha un po‘ paura per lasua salute”.Era uno spiraglio dal quale iniziavamo a riscoprire la figura depositata dentro la mente ed il cuore<strong>di</strong> Mara. Strano che si comportasse in modo contrad<strong>di</strong>ttorio rispetto al suo comportamentonormalmente solare e comunicativo verso tutti.4.2.2 Che cosa la portava verso questa situazione così complessa e sofferta?Aveva eretto un “muro” psicologico <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa nei suoi confronti. In un normale colloquio avrebbeparlato <strong>di</strong> Luca, delle figlie e della sua famiglia. Ma perché questo atteggiamento? Occorrevariprendere la storia del padre alquanto assente, affettivamente mancante soprattutto con la figliacosì bisognosa <strong>di</strong> venire ascoltata, seguita e guidata. Non le ha dato sicurezze, non l’avevaascoltata negli anni della sua infanzia e adolescenza. Non l’aveva mai sentito vicino. Sipreoccupava delle cose esterne alla vita familiare, non era coinvolto nelle vicende interne dellafamiglia e dei figli che lasciava alla responsabilità materna. Ne temeva il ruolo perché lo percepiva<strong>di</strong>staccato e pronto ad intervenire solo per prendere decisioni e correggere gli errori dei figli. Forseè stato un uomo con delle paure, però ha totalmente delegato il rapporto con i figli alla moglie.Non riesce a ricordare momenti <strong>di</strong> giochi con il padre, attenzioni particolari, come quella <strong>di</strong>ascoltarne i racconti d’infanzia o semplicemente <strong>di</strong> farla sentire importante. Anzi la madre ne hatutelato il ruolo facendo capire che era troppo preso e non aveva tempo per i ragazzi. Mara harespirato l’aria <strong>di</strong> chi non sa apprezzare l’uomo a iniziare dal padre, un essere misterioso elontano. Per lei è stato un peso, figuriamoci se andava da lui a parlargli, a confidarsi e domandare51


consiglio. Diceva chiaramente:Quello che rimprovero a mio padre è il suo egoismo, la non volontà <strong>di</strong> coinvolgersi verso ifigli, l’aver fatto <strong>di</strong> tutto per farci stare lontani. Io nei suoi confronti ho provato unaribellione, la volontà <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> casa al più presto, non ne potevo più. Vedere poi le altremie compagne che avevano papà affettuosi rendeva ancor più pesante la mia situazione,ero proprio trascurata quando invece ne sentivo il bisogno. È vero che non sono una chefacilmente si lascia guidare, ma se uno mi sa prendere lo ascolto, anzi sono poi io ad andarea chiedere consigli e mettermi a <strong>di</strong>sposizione. Così è stato con Luca, ci siamo conosciuti cheeravamo ragazzi, mi sono innamorata <strong>di</strong> lui. Era l’unico uomo della mia vita. Sì avevo paura,ma dall’altra parte mi sentivo bene, mi dava tanta sicurezza che qualcuno mi cercasse, micoccolasse, stesse ad ascoltarmi, ma soprattutto mi desse la possibilità <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> casa peruna vita nuova. Luca mi accettava per quello che ero e io non avevo sicurezza <strong>di</strong> me stessaal punto che quando mi accorsi <strong>di</strong> aspettare un bambino temevo d’essere lasciata. Noncredevo che lui si assumesse senza tante storie la responsabilità <strong>di</strong> sposarmi così subitosenza prendere tempo. Ero felice soprattutto perché finalmente mi allontanavo da casa dalpadre, non <strong>di</strong>pendevo più da lui. Così malgrado avessi paura del sesso lo consumai primadel matrimonio forse più per legare a me lui che sentivo l’uomo della mia vita. Però in queimomenti mi sentivo nelle mani <strong>di</strong> un altro e dentro <strong>di</strong> me iniziava una lotta: affermare mestessa, o abbandonarmi a lui? Sentivo e sento ancora il bisogno <strong>di</strong> affetto, <strong>di</strong> tenerezza, matemo d’essere toccata, guardata, fatta oggetto <strong>di</strong> attenzioni, quasi come se tutto fossenegativo.Mara trovava la volontà <strong>di</strong> confessare a se stessa la grande lontananza del padre, un peso enormesia da ammettere sia da con<strong>di</strong>videre per la rabbia verso <strong>di</strong> lui e verso gli uomini che ogni voltaemergeva. Come poteva allora legare in tutto con Luca? Una domanda che trovava risposta nellaloro storia che aveva alternato momenti d’intensa partecipazione, come all’inizio del matrimonio,e momenti <strong>di</strong> normalità nella quale tendeva inconsciamente a <strong>di</strong>fendersi dalle pretese del maritosoprattutto nella sessualità. Le era davvero <strong>di</strong>fficile crescere nella <strong>di</strong>mensione che va dallapassione, bruciante dell’adolescenza e dei primi anni, alla ragione appassionata che dona se stessacon fiducia e amore. Emergevano le attese che Mara riponeva dalla vita matrimoniale doveavrebbe voluto ricostruire le relazioni della famiglia d’origine. Dalla mancanza del padrederivavano i momenti altalenanti <strong>di</strong> passione, passività e fasti<strong>di</strong>o per ogni manifestazionecorporea. Era così necessaria la riconciliazione con la figura paterna. L’aiutò la buonapartecipazione del marito nella malattia del suocero, che privilegiava la sua presenza. Mara reagìpositivamente, il marito riusciva a realizzare la pacificazione con il suo passato e il recupero dellafigura paterna. Era l’occasione per <strong>di</strong>mostrargli che lo sapeva accogliere ora che aveva più bisognod’essere amato. Non si può vivere la passione e l’abbandono totale verso il proprio coniugequando dentro <strong>di</strong> sé alberga un sentimento <strong>di</strong> rabbia verso il padre, prototipo dell’uomo.La sessualità è ben poca cosa quando manca la fusione tra corpo ed anima. Così Mara, ora volevaliberarsi da una specie <strong>di</strong> autopunizione per poter finalmente riuscire a comunicare e ricevereamore. L’umanizzazione della sessualità viene raggiunta quando insieme si comunica anche il<strong>di</strong>sagio, per rimuovere i blocchi all’appassionarsi l’uno all’altro. Così cadono le barriere erette dalleproprie paure ed emerge la volontà <strong>di</strong> formare nell’unione dei corpi la comunione dello spirito.Mara e Luca avevano realizzato, il <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> potersi confrontare, ragionare e capire. Nasceva unanuova relazione dove sessualità non era sinonimo <strong>di</strong> rapporti completi, e dove <strong>donarsi</strong> non<strong>di</strong>veniva paura d’essere dominati, si iniziava a comprendere la bellezza <strong>di</strong> stare insiemeapprezzando ogni piccolo gesto fatto con amore. Iniziavano ad amarsi senza più temere l’unodell’altro. Come sono lontani dalla testimonianza <strong>di</strong> Pino che parlava da cinquantenne oramai52


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?pronto per ogni genere <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>! La loro relazione <strong>di</strong> coppia aveva conosciuto momenti moltobassi, ma il loro <strong>di</strong>alogo, la fiducia reciproca in una rinnovata volontà li stava portando a <strong>di</strong>venirecapaci <strong>di</strong> accettarsi, integrarsi e completarsi. La finalità <strong>di</strong> costituire non una coppia che stainsieme e basta, ma che insieme cresce e riscopre la bellezza <strong>di</strong> amarsi per una comunionedavvero unica e inseparabile.È la prova <strong>di</strong> come sessualità non va a coincidere con <strong>piacere</strong>. Me<strong>di</strong>ante il corpo s’instaura un<strong>di</strong>alogo d’amore profondo e vero, l’unico in grado <strong>di</strong> unire e riunire la relazione rendendola stabilee sicura. La gioia più intensa e duratura non deriva dalle sensazioni fisiche provate durante irapporti, ma dalla certezza che ciascuno cerca il bene dell'altro immettendovi una grossa carica <strong>di</strong>affetto e tenerezza. Era cambiato il modo, l'approccio all'intimità, non più la riduzione al solobisogno e nemmeno alla concessione, ma il reciproco desiderio <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>ficare l'amore che ciascunonutriva e manifestava in una serie <strong>di</strong> atteggiamenti sensibili e premurosi. Mara si sentivafinalmente accettata con tutta la sua storia, realtà emotiva, passionale e caratteriale che portavadentro <strong>di</strong> sé.Certamente in Mara e Luca la fede, unita alla volontà <strong>di</strong> mantenersi fedeli al patto <strong>di</strong> donazionetotale, reciproca e integrale hanno portato la loro unione verso nuove e forse inattese prospettive.Credere in Dio, comporta una rinnovata fiducia nel proprio coniuge dono <strong>di</strong> Dio, come riprova chenulla è perduto quando ci si ama per davvero e si ha il coraggio <strong>di</strong> fare chiarezza nella verità <strong>di</strong> sestessi, consapevoli che l’offerta del proprio corpo è l’inizio dell’offerta <strong>di</strong> se stessi. Hannoriscoperto il sacramento del matrimonio, non solo sigillo <strong>di</strong> unione ma fonte <strong>di</strong> rigenerazionespirituale. Nel loro caso, molto sostegno l’hanno ricevuto dal gruppo famiglia. <strong>Il</strong> confronto conaltre coppie per la riscoperta del sacramento del matrimonio quale comune cammino <strong>di</strong>santificazione, non solo li ha favoriti, ma ha anche permesso soprattutto a Mara, con l’ascolto <strong>di</strong>altre persone, <strong>di</strong> capire <strong>di</strong> più la sua storia, spesso rivisitata attraverso la realtà <strong>di</strong> altri. Diciamo che<strong>donarsi</strong>, anziché chiudersi, valorizzarsi e non squalificarsi, hanno loro permesso <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong>saper affrontare la realtà con coraggio e determinazione. Mara era riuscita a offrire le sue paure,ansie, timori e rabbie per riconciliarsi e assaporare la gioia <strong>di</strong> vincere se stessa anche per laconstatazione che molti le hanno dato fiducia e l'hanno incoraggiata ad andare avanti.4.3 La comunicazione tra Mirco e LorellaMirco e Lorella sono uniti con matrimonio civile, poiché lei proviene da un altro matrimoniocelebrato in chiesa e non annullato, vorrebbero sposarsi in chiesa ma non possono. Vivono inmodo serio la loro relazione da più <strong>di</strong> sei anni e hanno un bambino <strong>di</strong> quattro anni con qualcheproblema <strong>di</strong> salute che li preoccupa. La loro vita <strong>di</strong> coppia è apparentemente normale senza gran<strong>di</strong><strong>di</strong>fficoltà sul piano relazionale e d’intesa. <strong>Il</strong> bambino malato, è occasione per essere più uniti e<strong>di</strong>mostragli affetto e attenzione per non fargli ancor più pesare la malattia. Lorella per seguiremeglio il bambino ha lasciato la propria avviata “carriera” <strong>di</strong> libera professionista e ora si sente unpo’ a <strong>di</strong>sagio poiché ha molto investito nella sua professionalità. Ha riposto parecchio sul maritoMirco che in certi momenti sente lontano nonostante de<strong>di</strong>chi tempo e impegno alla famiglia, enon faccia mancare nulla. Emerge subito dal racconto l’impacciata comunicazione <strong>di</strong> Mirco verso<strong>di</strong> lei, fatica a parlarle, in certi momenti è come assente, troppo preso dalle sue cose e non riesce adare le risposte che lei vorrebbe su argomenti del quoti<strong>di</strong>ano. Si aggiunga che Mirco per lavorospesso non è a casa e passa anche una settimana senza poterlo vedere. Tutto questo l’irrita ancheperché <strong>di</strong>ce spesso a se stessa <strong>di</strong> avere lasciato una sicura posizione per il bambino:“e lui quando torna e gli parlo delle cose <strong>di</strong> tutti i giorni sembra che non mi ascolti, forse chelo annoio...“.53


<strong>Il</strong> loro rapporto soffre e non permette una ricarica affettiva ed emotiva adeguata. La loro <strong>di</strong>fficoltàespressa da entrambi è lo stress, sono molto impegnati in tante cose e non trovano il temponecessario per ricaricarsi e ridare slancio e tranquillità alla loro vita <strong>di</strong> coppia. Non è che non siamano, anzi Lorella <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver incontrato in Mirco un uomo “tutto d’un pezzo che non sa mentiree che farebbe <strong>di</strong> tutto per me e la famiglia”, che le ha dato prova della sua moralità, delle suequalità <strong>di</strong> persona seria e affidabile e a lei tanta fiducia. Non è in <strong>di</strong>scussione tutto questo, cheforse è stato la causa principale del fallimento del suo primo matrimonio. No, lei si <strong>di</strong>cepreoccupata perché sono davvero sempre troppo tesi. Li unisce la volontà <strong>di</strong> affrontare la malattiadel bambino che appare curabile ma con lunghe ed elaborate terapie. Certo anche questapreoccupazione è pesante, ma per loro è essenziale riqualificare il loro rapporto. Ma ora dove stala passione, l’amore profondo che fino a poco tempo fa li legava profondamente facendoli sentireun cuor solo e un’anima sola? Che cosa hanno perduto per strada? Certamente ammettono un<strong>di</strong>sagio: la mancanza <strong>di</strong> una comunicazione affettuosa e carica <strong>di</strong> serenità. La preoccupazione perla salute del loro bambino è eccessiva ma sotto vi sono altre problematiche. È Lorella che scrive:Sento dentro <strong>di</strong> me paura, temo <strong>di</strong> non essere capace <strong>di</strong> far fronte ai tanti impegni.Specialmente la salute <strong>di</strong> Daniele mi fa sentire incapace <strong>di</strong> risolvere la situazione. Ho dentro<strong>di</strong> me anche il fallimento del mio precedente matrimonio. È vero che mi sono sposata aventitre anni, ma è anche vero che non ho saputo legare con quell’uomo e anzi mi sonomolto rinchiusa su me stessa. Mi ha bloccato perché non era sincero, mentiva un po’ sututto, cercava solo <strong>di</strong> sistemarsi e <strong>di</strong>vertirsi, sfruttando la situazione. Così valga per lapassione, ho creduto al suo amore, mi sono concessa a lui senza tante <strong>di</strong>fficoltà, mi davasicurezza perché gentile e premuroso, ma in realtà voleva solo il mio corpo, il mio punto piùdebole. Sento il bisogno <strong>di</strong> tanto amore, qualcuno che si metta al mio fianco e mi facciasentire importante per lui e capace <strong>di</strong> agire nelle cose <strong>di</strong> tutti i giorni dove invece mi sento“imbranata”, soprattutto ora che sono <strong>di</strong>ventata casalinga a tempo pieno, anzi mi definisco“filippina” perché faccio solo la domestica e non mi sento preparata. Se poi non avvertoMirco vicino è ancora più pesante perché riemerge il dubbio che forse non so amarenessuno, perché allontano le persone con la mia freddezza. Anche nell’intimità è un periodoche non riusciamo a comunicare, sì ci uniamo, ma io non mi sento partecipe e forsenemmeno lui perché non riesce a comunicare dolcezza, non <strong>di</strong>ce una parola che mi facciasentire davvero amata per quello che sono e non per quello che lui vuole da me. Avverto losconforto, non ho nemmeno il sostegno della mia professione che mi dava modo <strong>di</strong>allargare la visione delle cose. Mi sento troppo chiusa, ristretta su me stessa.Era un segnale, lei faticava a vivere la domesticità senza il riscontro <strong>di</strong> una forte passione, senza laricarica <strong>di</strong> affetto, tenerezza e intensa comunicazione da parte <strong>di</strong> Mirco intento a curare le proprieattività professionali e poco partecipe della quoti<strong>di</strong>anità dove lei andava più in crisi. Certamente lasua personalità è fragile e il bisogno <strong>di</strong> sostegno notevole. È lui in grado <strong>di</strong> donarle questasicurezza dando una svolta al loro rapporto? Diversamente c’è lo spettro del passato che si fapresente, Lorella aveva creduto all’amore dell’altro uomo, si era abbandonata a lui e ne avevacon<strong>di</strong>viso gioie e dolori. Ne era uscita però alquanto malconcia perché si sentiva come una fallita,non era riuscita come <strong>di</strong>ceva lei ad “addomesticarlo”, creare un rapporto sincero e costruttivo ingrado <strong>di</strong> andare avanti nel tempo. É vero doveva valutare meglio l’altro partner, ma il suo bisogno<strong>di</strong> affetto e <strong>di</strong> vicinanza le avevano fatto <strong>di</strong>menticare che non basta amare con passione edesiderio, occorre anche stabilire un rapporto franco, sincero e costruttivo. Mirco più taciturnotrovava modo <strong>di</strong> esprimersi in modo or<strong>di</strong>nato:Quando l’ho conosciuta era triste, <strong>di</strong>ceva che non avrebbe più voluto mettersi con nessunuomo, era stata troppo delusa e ingannata dalla precedente relazione. Io le sono statoaccanto con attenzione, cercando <strong>di</strong> non offenderla, visto che all’inizio era molto54


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?55permalosa. Usciva da una crisi matrimoniale davvero pesante e temeva che io la volessifregare. Era timida e riservata anche nei gesti d’intimità ed io ho avuto rispetto per la suacon<strong>di</strong>zione aspettando che le cose evolvessero da sole senza mai forzare quello che poi si èrivelato il nostro rapporto <strong>di</strong> vita a due. Sì il rapporto anche adesso non è facile, troppepaure la bloccano e non le permettono <strong>di</strong> sciogliersi come dovrebbe specialmente nelcomunicare le fatiche che fa a mantenere casa e Daniele che si è molto attaccato a lei, vistoche lo segue tutto il giorno e non può ancora andare all’asilo perché troppo debolefisicamente. Io a volte non so come volerle bene, è vero che sono introverso, ma cerco <strong>di</strong>ascoltarla e <strong>di</strong> essere gentile e so che a lei piace qualche coccola o semplicemente tenerlaper mano a lungo, le sembra <strong>di</strong> sentirsi più sicura. Sono convinto che mia moglie abbiatanta paura <strong>di</strong> fallire ancora nella nostra relazione e viva tutto questo con paura,nonostante che in questi anni siamo andati d’accordo.Mirco era molto sicuro <strong>di</strong> dare il meglio <strong>di</strong> stesso, ma dentro <strong>di</strong> sé capiva bene che Lorella avevanecessità <strong>di</strong> tanto amore e conferme per la sua scelta <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione alla casa senza più il suo lavoro.Lui s’impegnava a de<strong>di</strong>care tutti i giorni almeno una ventina <strong>di</strong> minuti solo per ascoltare Lorellasenza metterla in <strong>di</strong>fficoltà. Anzi in quest’ascolto l’impegno era quello <strong>di</strong> tenerle la mano edaccarezzarne il viso in segno <strong>di</strong> partecipazione alla sua de<strong>di</strong>zione verso la famiglia. Si può <strong>di</strong>re chequesta “cura”, sortì un effetto: Lorella avvertiva che Mirco la metteva al centro. Mirco eraappassionato <strong>di</strong> calcio e passava lunghe ore tra partite, commenti e pronostici, ma ora sapevasmettere, lasciare da parte qualche partita per la moglie per dare a lei la precedenza anzi,ascoltare con affetto e attenzione le sue confidenze e darle conforto, costituiva la sua primapreoccupazione. Se poi le <strong>di</strong>ceva qualcosa, era per aiutarla e non per giu<strong>di</strong>carla o metterla in crisi.<strong>Il</strong> suo messaggio era una forte carica <strong>di</strong> serenità. E lei stessa, dopo un certo tempo, lo riconosceva:Mio marito sta cambiando, mi accorgo che <strong>di</strong>mostra d’amarmi con una dolcezza checredevo in lui perduta. Sta comprendendo che solo con passione e amore possiamoaffrontare quello che la vita sta riservandoci riguardo a nostro figlio Daniele. Un uomocome lui è quello che ho sognato quando pensavo a mio padre sempre freddo e <strong>di</strong>rettivoche a volte bloccava le mie parole con il suo temperamento burbero e asciutto. Mi vedoMirco come uomo che non teme <strong>di</strong> mettere in mostra i suoi sentimenti e, nonostante siataciturno, mi fa sentire importante per la sua vita. Mi mette a mio agio perché <strong>di</strong> fronte alui parlo liberamente e so che mi accetta, mi stima e mi ama senza voler nulla da me.cerchiamo con gesti semplici, restiamo Anche la nostra intimità si esprime nella complicità,ci a lungo a guardarci e se arriviamo a unirci l’atmosfera ora è <strong>di</strong> affetto e tenerezza. Non lafretta <strong>di</strong> fare e finire, ma sento dentro <strong>di</strong> me la gioia <strong>di</strong> accogliere nel suo corpo, il suo cuoreche mi ama e questo mi dà sicurezza, mi appaga delle fatiche della giornata e <strong>di</strong> tanterinunce che mi pesano specialmente il mio lavoro per il quale avevo investito tante mieattese. Mi sto accorgendo come mi fossi <strong>di</strong>fesa da Mirco credendolo simile al primo maritoche mi sfruttava, voleva fare sesso ma non mi amava veramente, anzi m’illudeva proprio lìnell’intimità <strong>di</strong>cendomi che io contavo per lui per poi raccontarmi un sacco <strong>di</strong> sciocchezzesenza <strong>di</strong>rmi che aveva un’altra e forse da sempre. Sono stata stupida o meglio non hovoluto vedere per non <strong>di</strong>sperarmi. Ora mi sento più realizzata come donna perché so che isuoi gesti rispecchiano quello ha dentro, perché in questo tempo ha cercato <strong>di</strong>riconquistarmi e ridarmi la certezza che sa amarmi per quello che sono con tutti i miei limitie le mie debolezze. Mi sto davvero abbandonando in ciò che faccio.Pur non semplificando troppo la questione, la mezz’ora al giorno per ascoltarne il resocontoquoti<strong>di</strong>ano, è servita a ristabilire un <strong>di</strong>alogo rinnovato e <strong>di</strong>remmo or<strong>di</strong>nato. Era la scelta <strong>di</strong> donareal proprio coniuge, non “qualcosa” ma il proprio tempo, per riattivare la vicinanza e la


partecipazione. Non <strong>di</strong>mentichiamo che Lorella uscendo da un fallimento matrimoniale avvertivaanche la minima mancanza come un grave affronto e tendeva a <strong>di</strong>fendersi con la chiusura neiconfronti <strong>di</strong> Mirco. Non facile superare questo ostacolo, ma quando si ama anche la propriavolontà <strong>di</strong> comunicare può subire dei cambiamenti davvero insperati, che portano verso unamaggiore scioltezza. Mirco non voleva perdere questo rapporto, temeva uno sca<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> qualitàe si dava da fare perché fosse un rapporto rigenerantesi nel tempo. Lui temeva il “tirare avanti”con le sorti <strong>di</strong> Daniele che preoccupavano entrambi soprattutto per l’impatto che avrebbe avutocon gli altri bambini. Una paura che si erano con<strong>di</strong>visi fin dall’inizio ma che non doveva minare laloro soli<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> coppia, anzi questa preoccupazione <strong>di</strong>veniva una maggior spinta al <strong>di</strong>alogo edall’abbandono reciproco.4.3.1 Come affrontare questa realtà senza un’intensa unità?La ricaduta era più che mai sulla comunicazione, la stessa passione che provavano l’uno per l’altrali appassionava a stare accanto al bambino che solo su loro poteva contare. Non si trattava <strong>di</strong>vivere illudendosi che tutto filasse liscio, ma confidare nel loro <strong>di</strong>alogo con semplicità <strong>di</strong> gesti epremure per favorirli nel compito genitoriale. Stavano percorrendo un cammino e Lorella ebbe ilcoraggio <strong>di</strong> una confidenza che ci si poteva aspettare, considerata la sua fragilità:“Con il mio ex che mi mentiva, la mia femminilità ne usciva malconcia e mi sentivo incapace. Eraentrata dentro <strong>di</strong> me una forma <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>struzione ed ho iniziato a bere in modo smodato, fino asentirmi proprio male da dovermi più <strong>di</strong> una volta ricoverare per farmi riprendere. L’incontro conMirco mi ha molto aiutata a uscire da questo tunnel nel quale mi ero cacciata, ho gettato vial’alcool, ma ora che ho dubbi sul futuro <strong>di</strong> Daniele e la paura <strong>di</strong> non essere all’altezza, mi ritorna ilbisogno <strong>di</strong> farmi qualche bicchiere e temo <strong>di</strong> cedere, <strong>di</strong> non sapercela fare da sola”.<strong>Il</strong> messaggio era fin troppo chiaro, Lorella aveva bisogno <strong>di</strong> aiuto, <strong>di</strong> trovare in Mirco colui chesapeva accettare questa sua debolezza e starle accanto con ancor maggior cura.4.3.2 Come <strong>di</strong>rlo?Va detto con sincerità, magari utilizzando la forma scritta. Ciò che però più conta è riuscire a farcapire al marito che lui ha un ruolo soprattutto preventivo. Per non cadere nel baratrodell’insicurezza, occorre essere certi che l’altra persona ti ami per davvero e stia totalmenteaccettando tutto della tua storia, senza mezze misure. Così Lorella si apriva anche in quest’ultimo“segreto”, nella piena comprensione della sicurezza che Mirco trasmetteva attraverso la gestualitàe le permetteva <strong>di</strong> sentirsi amata come non mai. Si stava abbandonando al marito nella vittoriacompleta sulle sue paure, per arrivare a essere dono e offerta <strong>di</strong> tutta se stessa ora che aveva“liberato” l’ultimo suo dubbio. Proprio quando i problemi assillano e le <strong>di</strong>fficoltà si fanno pesanti, èlì che occorre reagire, amare è lottare per non cadere nelle nostre debolezze. <strong>Il</strong> coraggio <strong>di</strong>vienepassione per la verità e per vivere con abbandono nelle mani del proprio coniuge al quale piùnulla rimane da nascondere. Solo così ci si competa veramente, non si può tenere dentro <strong>di</strong> sé unasofferenza così grande, il coraggio della verità permette <strong>di</strong> affrontare il cammino della vita a duesenza cadere nell’ambiguità e senza temere <strong>di</strong> venire giu<strong>di</strong>cati.4.3.3 Come aveva reagito Mirco?Nella <strong>di</strong>sponibilità a con<strong>di</strong>videre il suo “peso”, conservato troppo a lungo solo dentro <strong>di</strong> sé, Lorellasi lasciava aiutare, non si sentiva più sola, né abbandonata, né incapace <strong>di</strong> realizzare le variefaccende casalinghe. Lasciarsi aiutare è sinonimo <strong>di</strong> permettere che un altro entri nella tua vitasenza dare dei giu<strong>di</strong>zi, né squalificare l'altra persona spegnendone le potenzialità.. Comunicarequesta volontà <strong>di</strong> amare anche coi gesti e gli sguar<strong>di</strong>, era <strong>di</strong>ventato lo stile della loro crescita. C’eravoluto tempo, ma ne valeva la pena. Non <strong>di</strong>mentichiamo le qualità verbali fragili <strong>di</strong> Mirco, ottimapersona, ma incapace <strong>di</strong> sostenere lunghi ed elaborati <strong>di</strong>scorsi non professionali o sportivi.Nonostante questo, la tenacia e la volontà <strong>di</strong> essere vicino a Lorella sono state le principali56


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?caratteristiche della stessa relazione sessuale, dove l'attenzione e la tenerezza davano valore aLorella senza ma costringerla a dover “assolvere” degli obblighi. Lei stessa ripeteva:Ho capito quanto Mirco mi ami, perché molte volte riverso su <strong>di</strong> lui le mie ansie, la paura <strong>di</strong>non essere all’altezza della situazione, la mia irrequietezza e lui non mi rimprovera: Stafacendo un grande sforzo per ascoltarmi senza reagire e mi <strong>di</strong>mostra amore con gesti veri eprofon<strong>di</strong> che mi fanno sentire contenta d’essere amata. Mi basta un suo sorriso, la manoche mi tiene quando parlo a raffica, l’abbraccio mattiniero e un po’ d’intimità nella quale luinon pretende, mi accoglie con dolcezza ed io mi riprendo dal mio stress. Sto comprendendoin questi mesi, cosa significhi la presenza <strong>di</strong> un uomo al quale ti puoi affidare, una personacon cui confidare ogni cosa. Non solo so che mi vuole bene e non mentisce, ma mi vieneincontro perché mi ha accolto dentro <strong>di</strong> sé e vuole essere felici e far felice Daniele la cuisalute è sempre al primo posto.<strong>Il</strong> cammino che avevano intrapreso non era isolato, anche questa coppia come la precedentefaceva parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> famiglie dove l’amicizia e la volontà <strong>di</strong> confrontarsi <strong>di</strong>venivano ilprincipale motivo per incontrarsi e sviluppare interessanti <strong>di</strong>scorsi. Hanno realizzato uncambiamento, tra loro si era stabilita un’intesa che andava ben al <strong>di</strong> là della semplice volontà <strong>di</strong>collaborare, rispettarsi e stare bene insieme. <strong>Il</strong> fatto che Mirco da persona buona ma pococomunicativa avesse decisamente migliorato se stesso è certamente dovuto agli stimoli che glisono venuti anche da altra coppie con le quale ci si confrontava. L’aria che si respirava in questigruppi era ben <strong>di</strong>fferente da quella dei gruppi frequentati da Pino, dove valeva solo sod<strong>di</strong>sfare lapropria sessualità senza alcuna regola. Questo gruppo metteva al primo posto il valore dellapersona e della coppia abituando a <strong>di</strong>alogare e confrontarsi su una concezione <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong>relazione fondata sulla comprensione reciproca dei bisogni per crescere insieme. Com’è <strong>di</strong>stantequesta concezione <strong>di</strong> sessualità da quella del puro consumo del proprio corpo! Pensiamo a Lorella,con blocchi dovuti all’esperienza del precedente matrimonio e una sua svalutazione sul pianorelazionale e fisico. Un uomo <strong>di</strong>verso da Mirco avrebbe potuto semplicemente far valere i suoi“<strong>di</strong>ritti” o ad<strong>di</strong>rittura pensare ad altre, mentre lui spinto da tanto amore ha saputo cambiare molto<strong>di</strong> sé per continuare a essere dono, coniugando il bisogno <strong>di</strong> dare affetto e tenerezza con unagestualità adatta a rendere partecipe Lorella senza metterla a <strong>di</strong>sagio.4.3.4 Non erano più felici entrambi?In che cosa consiste la vera felicità se non nel saper cercare e trovare un’intesa relazionale chepermetta a ciascuno <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> fino in fondo nel massimo rispetto. Non si tratta <strong>di</strong> misurare il tuttoin prestazioni e “tecniche”, quanto invece <strong>di</strong> trovare nel <strong>di</strong>alogo la propria armonia, l’unità deicorpi insieme con quella dei cuori. Non è bene ridurre la propria apparente felicità al consumospregiu<strong>di</strong>cato del proprio corpo! Questa tentazione è facile da seguire considerata la pubblicità ela mentalità che enfatizza il sesso come unico veicolo per godere la vita e lo promuove conimmagini che colpiscono per le nu<strong>di</strong>tà per i contenuti. L’attrazione del corpo e la passione,possono generare comportamenti <strong>di</strong>retti alla consumazione delle pulsioni. Non è un caso isolatoquello <strong>di</strong> Susanna il cui corpo visto dai due anziani nel bagno generava subito il desiderio <strong>di</strong>possederlo a qualunque costo! <strong>Il</strong> racconto biblico è <strong>di</strong> grande insegnamento per non ridurre tuttoalla ricerca e alla volontà <strong>di</strong> possesso del corpo come semplice oggetto <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>.L’educazione del cuore e il controllo dei propri impulsi permettono <strong>di</strong> conoscersi, capirsi emo<strong>di</strong>ficarsi in funzione dell’unità nell’amore. <strong>Il</strong> gruppo <strong>di</strong> amici aiuta a impegnarsi e capire il valore<strong>di</strong> amarsi, in questo caso, prendendo spunto dalla proposta <strong>di</strong> vita cristiana. Si tratta <strong>di</strong> rivivere lafede non come una specie <strong>di</strong> osservanza meticolosa e quasi meccanica <strong>di</strong> norme e leggi, ma percomprendere il progetto <strong>di</strong> Dio.57


4.4 Interroghiamo la parola <strong>di</strong> DioSull’argomento della passione e della ragione vorremmo porre in rilievo cinque passaggi per uncammino d’intesa e unità nell’amore. I brani presi in considerazione sono due estratti dalle lettere<strong>di</strong> San Paolo. <strong>Il</strong> primo parla <strong>di</strong> una libertà che deve portare ciascuno ad amare con il cuore <strong>di</strong>Cristo, con l’animo <strong>di</strong> chi vede il bene non solo per sé ma nella <strong>di</strong>namica del piano <strong>di</strong>vino:58Vi <strong>di</strong>co dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a sod<strong>di</strong>sfare il desideriodella carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrarialla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Mase vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le operedella carne: fornicazione, impurità, <strong>di</strong>ssolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a,gelosia, <strong>di</strong>ssensi, <strong>di</strong>visioni, fazioni, invi<strong>di</strong>e, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo aqueste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non ere<strong>di</strong>terà il regno <strong>di</strong> Dio. <strong>Il</strong>frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà,mitezza, dominio <strong>di</strong> sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono <strong>di</strong> Cristo Gesùhanno crocifisso la carne con le sue passioni ed i suoi desideri. Perciò se viviamo delloSpirito, camminiamo anche secondo lo Spirito (Gal.5,16-25).4.4.1 Contrasto carne-spiritoÉ senza dubbio quanto appare da questo brano, non si tratta <strong>di</strong> creare un muro tra i due, in fondosiamo composti <strong>di</strong> carne e <strong>di</strong> spirito, la materia e l’anima. Paolo ne mette in rilievo lo sviluppo,essere troppo proiettati sulla carne porta verso un tipo <strong>di</strong> comportamenti dove quel che più contaè dare spazio a ogni esigenza provenga dai sensi, senza un benché minimo regolamento. Si rischia<strong>di</strong> andare in un crescendo <strong>di</strong> esperienze che nulla può frenare. Non è un caso che l’Apostoloparlando ai Romani (e il brano sembra molto attuale) scrive così riguardo alle passioniincontrollate della carne:Dio li ha abbondati all’impurità secondo i desideri del loro cuore tanto da <strong>di</strong>sonorare fraloro i propri corpi. Abbandonati a passioni infami: infatti, le loro femmine hanno cambiato irapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapportonaturale con la femmina, si sono accesi <strong>di</strong> desiderio gli uni per gli altri. Sono colmi <strong>di</strong> ogniingiustizia, <strong>di</strong> malvagità, <strong>di</strong> cupi<strong>di</strong>gia, <strong>di</strong> malizia; pieni d’invi<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> lite, <strong>di</strong> frode,<strong>di</strong> malignità; <strong>di</strong>ffamatori, mal<strong>di</strong>centi, arroganti, superbi, presuntuosi, sleali (1,24.26-28).Non si tratta solo della sessualità consumata nel corpo cercando ogni sensazione anche fuori dalcontesto naturale, è il deca<strong>di</strong>mento della persona che altro non fa se non continuare una <strong>di</strong>scesadove superbia ed egoismo portano verso una condotta <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>sumanizzante, in contrasto coidesideri dello Spirito, dono della presenza <strong>di</strong>vina dentro ciascuno. Avvertire che Dio esiste nelproprio animo e ti ama fino ad aver donato la vita, è fonte inesauribile <strong>di</strong> amore per superare lacarnalità.4.4.2 <strong>Il</strong> camminoLa stessa vita e l’amore camminano e possono essere dono o appropriazione, come Paolo fanotare. In questo cammino occorre una meta che motivi e sostenga tutti i mezzi che ciascunovuole utilizzare.Chi persegue come meta il go<strong>di</strong>mento del proprio corpo, sfruttando l’altro, cercherà i mezzi perarrivarci esercitando pressioni psicologiche sull’altra persona con stimoli utili al proprio <strong>piacere</strong>,incurante <strong>di</strong> altri impegni morali. Oggi è facile cercare occasioni anche senza uscire da casa. BastaInternet! Le signore riportate nella prima parte davano al corpo un’importanza notevole anchesolo per il <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> farsi riconoscere nel loro bell’aspetto. Questo cammino può <strong>di</strong>ventarericerca ossessiva del piacevole, del sensazionale, del go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>venuti mentalità ispiranti una


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?condotta <strong>di</strong> vita dove si giunge a esigere un rapporto intimo solo per il legame giuri<strong>di</strong>co che in ognicaso esiste nel matrimonio e viene usato per giustificare il proprio egoismo.<strong>Il</strong> cammino può anche essere una lunga strada da percorrere, come hanno saputo fare Mara eLorella. Senza colpevolizzare nessuno, senza vittimismo, hanno cercato <strong>di</strong> capire se stesse a partireda quello che ognuno si porta dentro <strong>di</strong> sé. Le esperienze affettive, hanno costituito un cammino,per la loro crescita, non si sono bruciate solo in una passione che non lascia nulla nell’interioritàdella persona. Quando si cammina, si fa fatica, si affrontano percorsi in salita o in luoghi deserti enon facili strade. Questo è il percorso <strong>di</strong> chi crede. Sente la necessità <strong>di</strong> andare avanti, <strong>di</strong>mantenersi fedele alle promesse fatte e non approfitta delle tentazioni come vorrebbero farequelli come Pino che si lasciano andare nella corrente del momento.Loro hanno cercato <strong>di</strong>alogo, ascolto, controllo dei propri sensi per <strong>di</strong>ventare in ogni occasionedono all’altra persona. É questa la via più <strong>di</strong>fficile da praticare. Comporta una crescita, uncambiamento <strong>di</strong> prospettiva dove al primo posto non c’è più il se stessi, ma l’alterità, l’impegno aconquistare l’altra persona, per essere dono e mettersi in relazione in modo da costituire un’unitànell’amore vero che rispetta e permette <strong>di</strong> crescere. In termini più cristiani <strong>di</strong>remmo che è la viadella conversione, del cambiamento del cuore per imparare a essere dono d’amore.Non si tratta <strong>di</strong> rinunciare, bensì <strong>di</strong> scegliere un modo <strong>di</strong>fferente per mettere i bisogni <strong>di</strong> entrambinella comune volontà <strong>di</strong> servire e costituire unità. Camminare secondo la carne, assecondarneogni sua esigenza, conduce a vivere all’insegna della pura materialità secondo una qualità <strong>di</strong> vitache è ben lontana dal saper unire corpo e anima, sentimenti e ragione, volontà <strong>di</strong> stare insieme epassione per il corpo. É il salto <strong>di</strong> qualità per crescere in umanità partecipando alla vita <strong>di</strong> unapersona, non ridotta a “cosa”, un semplice bene materiale da possedere, ma scoperta e donomisterioso per amarsi e stare uniti con tutto se stessi in perfetta sintonia anche col corpo.La vita secondo il cammino dello Spirito è impegno a lasciare che l’amore interpelli la coscienza <strong>di</strong>ognuno per aprirsi e scoprire il valore dell’altro nella sua l’interezza. È una provocazione a uscireda noi stessi per arricchirci <strong>di</strong> umanità prendendo esempio dall’umanità del Maestro: Gesù Cristoche ci insegna a trovare la gioia più profonda nel dare piuttosto che nel ricevere.4.4.3 La parola <strong>di</strong> Dio su passione e ragioneDall’altro brano <strong>di</strong> San Paolo pren<strong>di</strong>amo altri tre spunti su passione e ragione. Vi erano <strong>di</strong>versesituazioni d’irregolarità matrimoniale, per questo Paolo parla con chiarezza affrontando moltiargomenti sulla coppia e la morale sessuale. Qui parla a proposito <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o d’immoralità:Tutto mi è lecito. Sì, ma non tutto giova. “Tutto mi è lecito!”. Sì, ma non mi lasceròdominare da nulla. “I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!”. Dio però <strong>di</strong>struggeràquesto e quelli. <strong>Il</strong> corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo.Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che ivostri corpi sono membra <strong>di</strong> Cristo? Prenderò dunque le membra <strong>di</strong> Cristo e ne farò membra<strong>di</strong> una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce con una prostituta forma conessa un corpo solo? “I due <strong>di</strong>venteranno una sola carne”. Ma chi si unisce al Signore formacon lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, èfuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che ilvostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi nonappartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nelvostro corpo (1 Cor.6,12-26).4.4.4 <strong>Il</strong> senso <strong>di</strong> appartenenzaPaolo ricorda che il corpo è del Signore, come a <strong>di</strong>re che è un dono, anzi il dono che ci permette <strong>di</strong>59


scoprire e mantenere la nostra identità. Non c’è una persona uguale a un’altra pur mantenendociascuno un corpo che biologicamente e fisicamente appare pressoché identico a quello <strong>di</strong> unaltro. No, la nostra più profonda identità è data dallo spirito, dall’interiorità. Da qui la regola, Paoloparla <strong>di</strong> cose lecite, come a <strong>di</strong>re che ciò che si avverte istintivamente come una spinta a godere delproprio corpo, a lasciare sod<strong>di</strong>sfare ogni pulsione della carne, non è detto sia lecita, cioè in grado<strong>di</strong> dare il senso <strong>di</strong> appartenenza. Sì ma a che cosa? Si appartiene a qualcuno quando si scopre daun lato <strong>di</strong> <strong>di</strong>penderne e dall’altro <strong>di</strong> averne bisogno. <strong>Il</strong> nostro corpo, come la nostra stessa vita<strong>di</strong>pende da chi ce l’ha donata, <strong>di</strong>pende da Dio. Del resto il corpo subisce mo<strong>di</strong>fiche nel tempo chenessuno è in grado <strong>di</strong> fermare, e il corpo <strong>di</strong> un giovane è sicuramente più attraente e bello <strong>di</strong>quello <strong>di</strong> un anziano. Proprio qui sta il mistero, il senso del dono <strong>di</strong> un corpo <strong>di</strong> cui non siamo ingrado <strong>di</strong> fare tutto quello che vorremmo. Apparteniamo perché <strong>di</strong>pen<strong>di</strong>amo e lo scopriamosempre più come legame con la natura biologica, ma anche con Colui che è il creatore del corpodonato in cui rispecchia un mistero d’amore e <strong>di</strong> perfezione irraggiungibile. Abbiamo bisogno <strong>di</strong>donare questo corpo, ne sentiamo la necessità al punto che nel brano <strong>di</strong> Paolo qualcuno lo “dona”perfino alla prostituta, immagine <strong>di</strong> un rapporto vissuto solo per denaro, dove il <strong>piacere</strong> èprocurato senza né amore, né partecipazione interiore ma con sola gestualità fisica e puroerotismo.Ebbene si sente il bisogno forte, impellente <strong>di</strong> consegnare il corpo per farne oggetto non solo <strong>di</strong><strong>piacere</strong> ma soprattutto <strong>di</strong> unione. Quanto si manifesta esteriormente con l’intimità <strong>di</strong> un’unionetra due corpi in<strong>di</strong>ca che dentro ciascuno <strong>di</strong> noi c’è il desiderio <strong>di</strong> appartenere a qualcuno persentirne la presenza fisica quasi facesse parte della nostra stessa vita a partire dal corpo. Questovocabolo qualifica la persona nella sua proiezione esterna, cioè nei suoi rapporti con gli altri e conil mondo. È la persona nella sua relazionalità incarnata, non soltanto un io interiore, ma un ioimmesso nel mondo e in rapporto con tutti, fino al rapporto con Dio. Vivere la sessualità comedono e impegno a offrire con il corpo tutta la propria persona esige un percorso che va ben al <strong>di</strong>là <strong>di</strong> un puro gesto fisico, è la <strong>di</strong>mensione oblativa: <strong>di</strong>venire simili a Dio nell’offerta <strong>di</strong> se stessi perappartenere ad un altro. Sarà lo stesso Paolo, assai attento a questa tematica a ricordarloparlando ai Romani:60“Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gra<strong>di</strong>to a Dio” (Rm.12,1).Solo donando il corpo cioè l’interezza della persona senza secon<strong>di</strong> fini, superando la pura istintivitàdel <strong>piacere</strong> fine a se stesso, si supera l’egoismo solipsista che tanto con<strong>di</strong>ziona nelle sceltepersonali. Così sarebbe l’unione solo carnale vuoi con la prostituta, vuoi con una persona dallaquale si vuole solo prendere dei momenti <strong>di</strong> puro go<strong>di</strong>mento fisico strumentalizzandone il corpo.Era la mentalità <strong>di</strong> Pino e <strong>di</strong> altri come lui preoccupati degli anni che passano e delle tanteesperienze da voler realizzare nella sessualità senza regole morali. Chi dona il corpo raggiunge unaltro obbiettivo: vivere nell’amore, che donandosi accresce la propria umanità e fa <strong>di</strong>venire i dueuna sola cosa. Ci si appartiene perché si avverte un reciproco bisogno <strong>di</strong> amarsi senza fermarsi allesole esigenze del corpo, ma andando ben oltre fino a comprendere il bene <strong>di</strong> tutta la persona. Sigioisce non del semplice <strong>piacere</strong> fisico procurato ma della relazione profonda e totale che si èstabilita con l’altra persona che <strong>di</strong>viene parte della propria esistenza.4.4.5 La passione ragionataNon è una contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>re che quando si prova passione si è guidati solo da un bisogno <strong>di</strong>sperimentare sensazioni, esperienze e desideri <strong>di</strong> ogni <strong>piacere</strong>, mentre la ragione frena tuttoquesto e ne riduce la portata. No, non bisogna intendere così. Pren<strong>di</strong>amo le due coppie cheabbiamo presentato, non si può <strong>di</strong>re che non avessero passione, anzi sia Lorella che Mara eranomolto innamorate dei loro coniugi al punto che volevano renderli felici anche nell’intimità dove,


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?per complessi motivi faticavano assai ad abban<strong>donarsi</strong>. E tutto ciò che cosa sta a significare? Chela loro passione, il bisogno d’essere amate con intensità dai loro mariti, andava accompagnatoattraverso il <strong>di</strong>alogo per la conoscenza dei bisogni per il bene comune che prima <strong>di</strong> ogni altro deveemergere e costituire il principio ispiratore d’ogni comportamento nella sfera dell’intimità.Trovando questo <strong>di</strong>alogo e percorrendo la strada della chiarezza e della verità su se stessi, sonoriuscite a stabilire un rapporto in grado <strong>di</strong> unire le loro persone senza assecondare l’istinto, maanche senza negare la necessità <strong>di</strong> essere uno in due.La passione <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata, che San Paolo giustamente chiama immoralità colpisce particolarmentel’uomo, ma anche la donna, come abbiamo visto in altre coppie. E tale <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne ne vizia la<strong>di</strong>mensione relazionale portandola alla pura mondanità del tutto volere, godere e ottenere. É ladegenerazione della sessualità vissuta come rapporto alienante, strumentale a un <strong>piacere</strong> non aun’unione. Ragionare non è semplicemente frenare l’impulso, quanto <strong>di</strong>rigerlo verso una meta <strong>di</strong>elevata qualità. É come <strong>di</strong>rigere il fuoco, che lasciato a se stesso tutto brucia, invece <strong>di</strong> riscaldare ofar luce senza rimanerne bruciati. Questo è il compito della ragione che vale anche per il fuocointeriore della sessualità che non deve far bruciare <strong>di</strong> passione e basta, ma deve far ardere il cuoree la mente per una meta dove tale passione trovi non lo spegnimento, ma la sua pienavalorizzazione in una vita d’amore, nella gioia <strong>di</strong> provare il <strong>piacere</strong> dei sensi con un’altra persona acui si consegna, non un corpo e basta, ma se stessi. Altrimenti che senso avrebbe la frase <strong>di</strong>“glorificare Dio nel proprio corpo”? Si vuole proclamare la positività del corpo e della sessualitànella logica del dono in un senso ancora più allargato, per ricevere l’altro dono più grande: la vitache si genera come conseguenza dell’amore vero. Certamente questo dono senza voler costituirela stabilità <strong>di</strong> coppia, alimentata da amore e desiderio <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> fino in fondo, sarebbe fuorviante,<strong>di</strong>venterebbe solo un mezzo per procurarsi <strong>piacere</strong> nell’eccitazione dei sensi senza volercompletarsi per crescere in umanità.4.4.6 La fede celebrataCredere in Dio e mettere la propria esistenza a servizio del suo Regno <strong>di</strong> amore universale, non èuna semplice <strong>di</strong>chiarazione, c’è <strong>di</strong>etro un percorso. <strong>Il</strong> confronto tra la propria vita e la proposta <strong>di</strong>fede che Gesù nel Vangelo consegna all’umanità. Qui s’inserisce il <strong>di</strong>scorso sul corpo, il bene piùprezioso, senza del quale non potremmo nemmeno pensarci. Ma come deve <strong>di</strong>ventare nellaprospettiva della fede nel Regno <strong>di</strong> Dio in Gesù Cristo? Viene richiesto un cammino <strong>di</strong>purificazione interiore, <strong>di</strong> conversione, ebbene tutto questo vuole imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>re: vincere ilpeccato, il male della nostra superbia, il voler fare legge a noi stessi ignorando completamente ilpiano <strong>di</strong>vino. Ricor<strong>di</strong>amo la volontà <strong>di</strong>vina nel voler elevare l’uomo per renderlo perfettosull’esempio <strong>di</strong> Gesù che ha realizzato la propria umanità in risposta al piano <strong>di</strong>vino <strong>di</strong> amoreuniversale.4.4.7 <strong>Il</strong> potere, il denaro e il <strong>piacere</strong>Rientra il valore dello Spirito, la logica <strong>di</strong>vina supera la pura materialità delle cose, l’interesseeccessivo per il potere, il denaro e il <strong>piacere</strong>. Le tre gran<strong>di</strong> tentazioni che derivano da unamentalità orgogliosamente attaccata a esse perché incapace <strong>di</strong> uscire dallo schema del propriotornaconto personale. Credere in Dio è uscire da se stessi e affidarsi a Lui per trovare un nuovomodo <strong>di</strong> esistere, non nell’egoismo <strong>di</strong> chi si chiude, ma aprendosi a Lui. Libertà nell’uso del propriocorpo, non significa permettere ogni cosa giustificandola con la presunta naturalezza degli atti,come nemmeno libertà nel voler tutto per sé al fine <strong>di</strong> provare il massimo <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento. Veralibertà per il credente significa non ridurre il tutto alla sola <strong>di</strong>mensione fisica che finisce nellamorte, la <strong>di</strong>struzione del corpo per legge naturale. <strong>Il</strong> corpo ha un futuro in<strong>di</strong>struttibile perché inrelazione con il corpo del Signore Gesù risorto. Ecco perché Paolo può <strong>di</strong>re chiaramente il:“<strong>Corpo</strong> non è per l’impurità (o impu<strong>di</strong>cizia solo per il <strong>piacere</strong>), ma per il Signore, e il Signore è per il61


corpo” (1 Cor.6,13).<strong>Il</strong> termine “corpo” in questo caso corrisponde alla persona che abbraccia la sua <strong>di</strong>mensione fisica espirituale. La fede permette al credente <strong>di</strong> scoprire e realizzare questa profonda unità tra ilproprio corpo, tempio dello Spirito, e l’amore <strong>di</strong> Dio nel proprio animo che spinge ad amare comeGesù stesso ci ha amati. C’è così una conseguenza <strong>di</strong>retta sul piano etico. Quando la sessualitàriduce il corpo a puro oggetto <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>, è lontana dalla volontà <strong>di</strong>vina. Si appartiene a Dio, ilCreatore che desidera il bene delle sue creature nella loro autorealizzazione nella pienezzadell'amore. <strong>Il</strong> Figlio Redentore, ha liberato l’uomo da ogni male per renderlo libero <strong>di</strong> amare comesiamo stati amati da Lui nel dono <strong>di</strong> se stessi al servizio degli altri. La coppia umana viene aformarsi e crescere nella vita sessuale ed in<strong>di</strong>ca l’immagine dello stesso amore <strong>di</strong> Gesù verso lachiesa, l’umanità nuova dei credenti. É Paolo stesso che lo proclama:62Come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, cosìanche i mariti hanno il dovere <strong>di</strong> amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propriamoglie ama se stesso. (Ef.5,25.28).4.4.8 Una breve sintesiL’abbondante testo <strong>di</strong> San Paolo fa da chiarimento al valore sotteso: <strong>donarsi</strong> è una sceltadeliberata, non è solo una spinta passionale, esige una maturazione sul piano razionale e volitivo.Le storie che abbiamo riportato sono un messaggio <strong>di</strong> speranza per rendere non solo pienamenteumana la sessualità con il dono totale della propria persona, ma anche per creare un <strong>di</strong>alogod’amore nella chiarezza e mettere le basi per una forte unità. La vita in coppia è segno estrumento dell’amore <strong>di</strong>vino che si manifesta in quello umano.Siamo in un tempo nel quale anche a livello d’intimità si pretende, si vuole il risultato, magarianche solo con pressioni psicologiche e insistenze sociali, ma è il momento in cui tutti siamoinvitati a guardare la realtà. Non possiamo farne a meno, ed è proprio la mentalità <strong>di</strong> Pino, quellacon la quale ci si deve incontrare e scontrare, nel concepire il proprio corpo quale mezzo per fargodere il massimo dei piaceri. Sembra che nulla possa frenare questo fremito passionale checoinvolge ogni energia e viene a rappresentare una specie <strong>di</strong> chimerico mondo nel quale unapersona verrebbe a trovare la pace e la felicità totale. É illusione o è solo frustrazione? Difficiledare una risposta, ma è certo una tendenza molto ampliata e strumentalizzata dalla mentalitàconsumistica nella quale si vive, dove sembra che: denaro, scienza e como<strong>di</strong>tà formino gliingre<strong>di</strong>enti in<strong>di</strong>spensabili per arrivare alla sicurezza in<strong>di</strong>struttibile della propria felicità.Certamente le coppie che abbiamo presentato in questo capitolo sono una ben altra risposta. Inesse ha prevalso il rapporto vissuto non sulla consumazione <strong>di</strong> gesti e momenti estemporanei <strong>di</strong><strong>piacere</strong>, ma sull’intesa del bene delle persone e della coppia stessa. La ricerca <strong>di</strong> questo bene,condotta con serietà, rispetto e verità, ha aumentato in loro la gioia più grande: sentirsi unitiperché capaci <strong>di</strong> crescere insieme stabilendo un rapporto ben al <strong>di</strong> là delle semplici esigenzefisiche. Non vi è l’illusoria gioia per il sod<strong>di</strong>sfacimento fisico <strong>di</strong> un istante <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>, nel quale ilcorpo, o meglio qualche organo eccitato sembra elevare se stessi. Questa è la via edonisticadestituita dal suo fondamento: l’unicità dell’amore in coppia che vuole essere dono completo <strong>di</strong> sestessi nel reciproco scambio del corpo vissuto come mezzo per fondere gli animi in un’unione chedà una pace ben al <strong>di</strong> sopra del puro go<strong>di</strong>mento dei sensi. É la qualità della passione guidata dallaragione e illuminata dalla stessa fede che permette <strong>di</strong> vedere il “bene” non come solo propriobenessere limitato dalla voglia istintiva <strong>di</strong> godere, possedere e usare il corpo proprio e altrui.4.4.9 Fare una sceltaDi fronte c’è una scelta: voler essere carnali, legati ai soli bisogni del corpo, oppure scegliere la


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?qualità della vita guidata dello Spirito. La nostra stessa esistenza è una realtà in <strong>di</strong>venire non undato <strong>di</strong> fatto esistente, come se non si potesse <strong>di</strong>staccarsi dai bisogni materiali come fossero soloquesti a con<strong>di</strong>zionare ogni altra scelta. Vincere l’egocentrismo e l’autosufficienza per camminarein una vita <strong>di</strong> dono e servizio da rendere con il proprio corpo all’Amore che tutti interpella ed esige<strong>di</strong> assumere una posizione costruttiva per la propria esistenza.Credere non si riduce a un’applicazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> coman<strong>di</strong> e leggi, quanto alla ricerca <strong>di</strong> un nuovomodo <strong>di</strong> esistere: aprirsi a Gesù Cristo. Aderire a Lui significa assumere il suo insegnamento qualeprogramma per la propria vita e modello pienamente realizzato nell’Amore quale via per fare dellapropria esistenza un dono. L’etica non va ridotta solo all'ubbi<strong>di</strong>enza a leggi, quanto adappartenenza. Ci si scopre amati da Dio e si risponde mettendone in pratica l’insegnamento:amare come Lui ci ha amati. Nel campo della sessualità non significa rinunciare, quanto qualificareil rapporto mettendo il bene <strong>di</strong> tutta la persona come orizzonte etico dal quale elaborare ognialtra scelta. Essere cristiani è seguire Gesù come modello <strong>di</strong> uomo realizzato totalmentenell'Amore per vivere in pienezza la donazione <strong>di</strong> se stessi costruendo un legame con l'altrapersona che rivesta la caratteristica <strong>di</strong> unione per sempre, fedele, totale e aperta alla vita. Amarsiè con<strong>di</strong>videre l'appartenenza a Colui che trasmettendoci la vita ispira ogni decisione atta a darevalore ad ogni gestualità capace <strong>di</strong> unire le persone sul modello <strong>di</strong> Gesù.63


5 La <strong>di</strong>alettica: tra offerta e <strong>piacere</strong>Siamo al centro del nostro testo, l’argomento dal quale siamo partiti: il dono del proprio corpoviene ora ripreso nella <strong>di</strong>alettica sottesa. Si offre il proprio corpo nella volontà <strong>di</strong> amare erealizzare l’unità tra le persone o si ricerca il <strong>piacere</strong> cercando <strong>di</strong> consumarlo con gesti atti aprocurarlo? C’è proprio una netta <strong>di</strong>visione tra le due realtà? Offrire se stessi e sperimentare<strong>piacere</strong> sono inconciliabili, oppure è possibile stabilirne una sorta <strong>di</strong> “collaborazione“?5.1 Le figlie <strong>di</strong> PinaGli argomenti sono assai acuti in quanto a urgenza <strong>di</strong> una risposta, noi vorremmo però, riportare lastoria <strong>di</strong> alcune persone e prima <strong>di</strong> tutto la testimonianza <strong>di</strong> Pina una signora, madre <strong>di</strong> dueragazze <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciotto e <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci anni con vent’anni <strong>di</strong> matrimonio celebrato in chiesa, e un normalerapporto <strong>di</strong> coppia. La signora Pina era stata più volte sollecitata da entrambe le ragazze a dareuna risposta chiara in merito alla loro realtà passionale. La più grande le chiedeva:“Come mi devo comportare con il mio ragazzo che vuole andare ben oltre a qualche bacio eabbraccio, anzi mi fa chiaramente capire che vuole far l’amore con me. Io non mi sento pronta, houna certa paura sia <strong>di</strong> rimanere incinta, sia per il fatto che non sono poi così sicura <strong>di</strong> amarlo? Luiperò insiste, non <strong>di</strong>co tutte le volte, ma spesso e anche le mie amiche più <strong>di</strong> una volta mi hannodetto che alla mia età è proprio ora <strong>di</strong> iniziare ad avere rapporti completi e ovviamente protetti,come comportarmi?”Riguardo alla più piccola (si fa per <strong>di</strong>re), la sua preoccupazione era <strong>di</strong> poter conservare il ragazzo,visto che era stata già mollata da almeno due ragazzi forse anche perché troppo seria per l’età cheaveva e si chiedeva:Ve<strong>di</strong> mamma, mi accorgo che le altre mie compagne, sono più sciolte, possono uscire lasera anche fino a tarda ora, hanno il ragazzo e la compagnia che li riaccompagna. Non soloma si sentono più libere, io ho paura quasi <strong>di</strong> innamorarmi, temo che mi vogliamo fregare equesto tende a bloccarmi. Forse appaio troppo impacciata e i ragazzi se ne accorgono. Nonso come fare a farmi voler più bene e stabilire un rapporto sicuro.Pina alle sollecitazioni delle figlie aveva dato una risposta che sia pure elaborata nel tempoprendeva due grosse linee <strong>di</strong> riflessione:Da quando io e vostro padre ci siamo conosciuti e poi sposati sono passati più <strong>di</strong> venticinqueanni e avevamo delle famiglie piuttosto protettive, non potevamo più <strong>di</strong> tanto stare fuori lasera. Non se ne parla <strong>di</strong> trascorrere la notte in <strong>di</strong>scoteca, così come <strong>di</strong> fare i weeken<strong>di</strong>nsieme nei luoghi marini o <strong>di</strong> montagna. Eravamo più bloccati nella nostra voglia <strong>di</strong> stareinsieme e <strong>di</strong> comunicare. Cosa voglio <strong>di</strong>re? Che oggi è bello che vi sia un clima <strong>di</strong> maggiorelibertà, <strong>di</strong> maggiore possibilità <strong>di</strong> conoscersi e <strong>di</strong> vivere esperienze in comune che possonofavorire la conoscenza. Per quanto riguarda il rapporto fisico, io ero alquanto frenata daun’educazione in cui non si doveva mostrare il proprio corpo ed evitare <strong>di</strong> acconsentire allerichieste troppo esuberanti dell’uomo. È vero che sono passati pochi decenni, ma io avevotimore anche a farmi toccare e accarezzare, anzi quando mi accorgevo che lui eccedeva lofrenavo e mi sentivo in colpa e arrossivo. Oggi invece non dovete farvi troppi scrupoli,viviamo in un tempo dove i tabù sono caduti e dove le persone fanno quello che si sentonosenza troppe restrizioni. Certo occorre manifestare fisicamente l’amore quando uno se losente, ma non fatevi il problema del sesso. È bene vivere delle esperienze, solo così sicapiscono <strong>di</strong> più le persone e si prova <strong>piacere</strong>. Ovviamente, come già vi ho insegnato,occorre saper essere protette contro i rischi <strong>di</strong> rimanere gravide. È bello pero sperimentarequando si è giovani la bellezza <strong>di</strong> qualcuno che ti sta appresso che ti cerca, ti vuole dare64


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?65qualche momento <strong>di</strong> dolcezza. Perché frenare questa spinta, tanto più che oggi c’è un clima<strong>di</strong> libertà da ogni mentalità del passato? E poi credetemi chi arriva più a sposarsi senza maiaver avuto rapporti sessuali? Forse anche quando mi sono sposata erano ben pochi quelliche ci arrivavano. Si voleva salvare <strong>di</strong> più le apparenze, ma la sostanza era che ciascunocercava <strong>di</strong> fare le proprie esperienze, magari più <strong>di</strong> nascosto. Così valga per uscire la sera estare con gli amici, è vero che occorre saper bene che cosa si va a fare e con chi si sta, ma èbene che ciascuno sappia stare in compagnia e ritrovi amici e compagni. In questomomento comprendo che è la sera e la notte il momento <strong>di</strong> aggregazione maggiore checonsente <strong>di</strong> stare insieme <strong>di</strong>vertendosi e conoscendosi. L’importante è non fare sciocchezzee rovinarsi con alcool, pasticche, canne, e altro. E qui devi sapere quello che stai facendo,parlandone con papà, possiamo provare a concederti un po’ più <strong>di</strong> libertà.<strong>Il</strong> <strong>di</strong>alogo tra Pina e le due figlie costituisce uno spaccato abbastanza vicino alla realtà non soloeducativa, ma morale del tempo che stiamo vivendo, come fare un corretto uso del proprio corpo,o quanto meno quale strategia utilizzare per meglio coinvolgersi con gli altri. Vi è un presuppostoassai importante: farsi accettare dal gruppo, dagli altri, dal proprio partner, in questo caso ungiovane ragazzo. Farsi accettare è imme<strong>di</strong>atamente identificato con l’assunzione dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> viverecollettivi senza più <strong>di</strong> tanto prendere le <strong>di</strong>stanze, per non venire isolati, o quanto meno <strong>di</strong> esserepoco considerati. Come la ragazza più grande che aveva <strong>di</strong>fficoltà nella relazione con il ragazzosoprattutto dopo che le amiche le avevano detto come si doveva comportare, altrimenti ad<strong>di</strong>oragazzo! Era una provocazione o la constatazione <strong>di</strong> una realtà. O ci si comporta in modopermissivo, oppure è ben <strong>di</strong>fficile poter stabilire e sostenere nel tempo il rapporto affettivo. Cosìsembrava, mentre per la più piccola, il gruppo assorbiva soprattutto il tempo notturno del<strong>di</strong>vertimento e <strong>di</strong>veniva centro e punto <strong>di</strong> riferimento per la propria socializzazione fino amo<strong>di</strong>ficare le “vecchie” regole date dalla famiglia. In entrambi i casi, prima <strong>di</strong> addentrarcinell’argomento della sessualità intesa come offerta e <strong>piacere</strong>, constatiamo l’effetto massa moltocoinvolgente le relazioni <strong>di</strong> queste ragazze.5.1.1 Accettazione o rifiuto del gruppoDeterminante <strong>di</strong>viene l'accettazione o il rifiuto degli altri, con<strong>di</strong>zione base per qualsiasi altroconfronto. La paura <strong>di</strong> essere messe fuori, o in ogni caso <strong>di</strong> ricevere critiche che poi possono<strong>di</strong>ffondersi e formare delle idee negative nei loro confronti, fa da spinta a cercare, insistere eottenere maggiore libertà da parte della famiglia. Siamo nella società dove per contare eaffermarsi occorre entrare nella logica del gruppo o meglio della compagnia del tempo libero, finquasi a perdere la propria identità purché altri ti accettino ed accolgano tra loro. Resta uno spazio<strong>di</strong> scelta personale limitata e quasi passiva dei mo<strong>di</strong> stabiliti dalla massa che segue i costumi socialidel momento. Su questo sfondo la stessa proposta della madre alla figlia più piccola <strong>di</strong> stare con gliamici anche durante le ore notturne, a con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fare attenzione ai pericoli più gravi e pesantiper la salute fisica e psichica.Un consiglio certamente giusto e prudente, ma nel contesto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti sociali e <strong>di</strong> spintetrasgressive fino a che punto la ragazza se<strong>di</strong>cenne è in grado <strong>di</strong> prendere le <strong>di</strong>stanze senza ancorauna volta subire il rischio <strong>di</strong> venire criticata perché “fuori dal coro”? Non si tratta <strong>di</strong> dare consigli oin<strong>di</strong>cazioni sia pur dettate dal bene e dalla prevenzione, quanto <strong>di</strong> capire e sostenere la capacità <strong>di</strong>una persona in giovane età, <strong>di</strong> saper <strong>di</strong>fendere e tener fede alle proprie convinzioni anche control’opinione pubblica <strong>di</strong>fferente degli altri. É in <strong>di</strong>scussione la sicurezza delle proprie scelte, la libertà<strong>di</strong> avere e mantenere ben fermi i principi nei quali la giovane s’identifica. Se ciò tiene il primoprincipio è il rispetto e la cura per la propria salute minacciata dai pericoli segnalati. Ma alloraoccorre capire fino a che punto la ragazza sia capace e preparata per saper prendere la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong>sicurezza da ogni pressione per non assumere ciò che la potrebbe mettere maggiormente in


armonia con il gruppo ma fosse un danno per la sua salute. È preparata per questa scelta libera econvinta? Dovrebbe forse essere questa la principale preoccupazione della madre più che ilmartellante ricordo dei “pericoli” nei quali potrebbe incorrere. Per quanto riguarda invecel’argomento a noi più vicino, è bene ascoltare altre due vicende che presentano <strong>di</strong>namicherelazionali molto vicine a quelle della figlia maggiore dove occorre ben esaminare la coniugazionedella sessualità col <strong>piacere</strong> e con l’impegno ad offrirsi come dono d’amore.5.2 I dubbi e le certezze <strong>di</strong> Elio e CamillaElio è un giovane <strong>di</strong> circa trent’anni fidanzato con Camilla <strong>di</strong> ventitre, si conoscono da cinque annie ora vorrebbero iniziare il cammino verso il matrimonio. Tuttavia si pongono delle domande <strong>di</strong> cuila più importante è:“Si ci amiamo, ci cerchiamo e confrontiamo spesso, ma tra noi a volte emerge una notevolelitigiosità e stiamo male perché non riusciamo a comunicare, che fare come possiamomigliorare e trasmetterci più amore e passione?”Ovviamente il motivo delle liti andrebbe cercato e fatta luce sul perché a un tratto il loroatteggiamento, normalmente benevolo e simpatico, <strong>di</strong>venta improvvisamente cupo e aggressivosoprattutto da parte <strong>di</strong> Camilla che si chiude a riccio e si <strong>di</strong>fende con frasi offensive nei confronti <strong>di</strong>Elio. Proponiamo un esercizio: <strong>di</strong>ciamo a entrambi <strong>di</strong> scrivere in poche righe che cosa pensanodell’altra persona. Riportiamo Camilla:Elio si farebbe in quattro per me. Da subito essendo anche più vecchio mi ha <strong>di</strong>mostratoattenzione e si è preso cura della mia vita. Mi ha dato tanto sul piano della de<strong>di</strong>zionelasciando sempre i suoi impegni per me. È troppo materiale, io lo vorrei più sensibile, piùattento alle cose che magari fatico a <strong>di</strong>re ma che per me sono importanti. In certi momentiè la sicurezza d’essere accettata, in altri poter sfogare qualche mio <strong>di</strong>sagio perché lui miconforti. Ho paura che non mi capisca e voglia soltanto cambiarmi, mo<strong>di</strong>ficare il miocarattere, la mia personalità per far <strong>piacere</strong> a lui. Credo che ci sia dell’egoismo anche sulpiano intimo. All’inizio era abbastanza rispettoso, non mi metteva in <strong>di</strong>fficoltà pretendendorapporti completi. Nel tempo però mi ha fatto capire che se lo amavo dovevo essere piùpronta a unirmi a lui perché mi vuole sposare, vuole stare con me per sempre. È vero daalmeno due anni ho ceduto e spesso abbiamo rapporti, e per lui questo è importante, forseè il segno <strong>di</strong> quello che voleva <strong>di</strong>rettamente da me. Quasi una prova d’amore, ma per me èpesante, perché non <strong>di</strong>co ogni volta che ci ve<strong>di</strong>amo, ma quasi, mi fa capire che desidera unrapporto. Io a volte vorrei parlare, <strong>di</strong>rgli qualcosa, manifestare i miei sentimenti, ma Eliocredo voglia solo il mio corpo, la mia <strong>di</strong>sponibilità all’intimità. Ci pensa troppo, <strong>di</strong>ce che perlui questi momenti sono quelli in cui mi sente vicino e che può comunicarmi il suo amore. Sìforse è vero, ma io vedo che dopo aver vissuto l’intimità Elio <strong>di</strong>viene più lontano e non miparla più <strong>di</strong> tanto a volte nemmeno mi abbraccia a lungo per farmi sentire almeno il caloredella sua presenza. Ho l’impressione che voglia stare con me soprattutto perché desidera il<strong>piacere</strong> fisico, la mia complicità per raggiungerlo senza più <strong>di</strong> tanto curare il mio bisognod’essere amata e sentirmelo accanto con affetto e tenerezza. Anche la comunicazione nerisente perché mi accorgo che pur con gentilezza mi fa quasi sempre capire che mi desidera,è proprio l’immagine <strong>di</strong> me più intensa, il mio corpo impresso nella sua mente. Fino a chepunto possiamo andare avanti così, io provo della rabbia perché non avverto la presenza <strong>di</strong>uno che mi ami per davvero e poi in qualche occasione lascio uscire delle parole pesanti deltutto ingiustificate, ma così sfogo la mia delusione. Credo che abbiamo portato il nostrorapporto a essere troppo orientato al <strong>piacere</strong> fisico più che sentimentale.La presentazione <strong>di</strong> Camilla era chiara nel contenuto <strong>di</strong> fondo: un rapporto solo all’insegna del66


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?<strong>piacere</strong> pur manifestando attenzione e gentilezza nella relazione, l’orientamento rimanevasostanzialmente la sessualità ridotta all’aspetto fisico mentre il dono <strong>di</strong> se stesso era pocoavvertito. <strong>Il</strong> corpo come strumento atto al <strong>piacere</strong> <strong>di</strong>veniva l’unica vera ricerca per la relazione.Vogliamo però riportare lo scritto <strong>di</strong> Elio:Non si può <strong>di</strong>re che non ci vogliamo bene, Camilla è una ragazza dolce e premurosa. È assaisensibile al punto che qualche volta temo <strong>di</strong> offenderla magari con battute o parole pocopensate, dette più per provocare che perché ne sono convinto. Io ho bisogno <strong>di</strong> farmi amaree una delle maniere è quella <strong>di</strong> mostrarmi bisognoso delle sue premure. Camilla è delicatacome temperamento e mi piace anche per questo. So che ho una donna che ricorda ognicosa che facciamo e sa farmi riflettere io che per mia natura sono portato a fare, ad agire, apensare tante iniziative. Non credo però <strong>di</strong> averle mai mancato <strong>di</strong> rispetto, anzi per me èuna donna eccezionale, <strong>di</strong>versa da altre che erano vanitose e troppo possessive. Io le vogliobene, anche se noto che qualche volta mi sopporta, sì devo migliorare in dolcezza e saperlaascoltare quando mi racconta <strong>di</strong> sé della sua vita. A me però piace con lei avere momentid’intimità, credo che anche lei ci stia. In più <strong>di</strong> una situazione mi ha detto che proprioquando la cerco intimamente mi sente vicino, per me è l’unica donna che mi può renderefelice. La cura per nostra sessualità è importante, è il segnale che insieme an<strong>di</strong>amod’accordo, stiamo bene e vogliamo andare avanti per <strong>di</strong>ventare marito e moglie. Io cerco <strong>di</strong>farla sentire al centro della mia vita, ho bisogno <strong>di</strong> lei, desidero sentirla vicina perché so chein questi anni ci siamo conosciuti e possiamo andare avanti insieme. Non si può giocare suisentimenti, sulla nostra storia, sono convinto che le voglio bene.Nella descrizione Elio vuole presentare Camilla come persona delicata, semplice, ma ancheprofondamente sensibile, con la quale lui vuole avere un rapporto solido e sicuro. Certamenteammette che esiste una relazione intima intensa, si rende conto che è con<strong>di</strong>visa, anzi cercata dallaragazza stessa, ma non riesce ad afferrare quanto invece lei <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> lui, la sua eccessiva sete <strong>di</strong><strong>piacere</strong> rispetto all’impegno <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong>, <strong>di</strong> mettere se stesso in sintonia al <strong>di</strong> là delle sempliciprestazioni fisiche. Come si è evoluta la relazione? Entrambi accettavano <strong>di</strong> rivedersi, <strong>di</strong> parlare<strong>di</strong>rettamente della comunicazione che risentiva d’incomprensioni e <strong>di</strong> fatiche a comprendersi eaccettarsi. S’iniziava così una revisione della loro storia personale dalla quale emergevano due datiilluminanti.5.2.1 L’uomo maturoCamilla ammetteva <strong>di</strong> aver cercato un uomo maturo, sicuro e determinato che l’aiutasse a capire<strong>di</strong> più la sua vita, prima aveva avuto brevi relazioni con ragazzi solo desiderosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi insieme,<strong>di</strong> passare un po’ <strong>di</strong> tempo senza impegno e per far sesso senza rischi. Si <strong>di</strong>ceva timorosa <strong>di</strong>incontrare ancora giovani così. Vedeva in Elio un ragazzo <strong>di</strong>verso, attento a lei, con la testa sullespalle, pronto a volerla sposare nel momento giusto. Era la persona adatta anche a donare sestessa, il proprio corpo. Solo che l’ha fatto non in un crescendo del rapporto, ma solo per ildesiderio <strong>di</strong> trovare più comprensione e amore nel suo bisogno <strong>di</strong> sentirsi accolto proprio nellasfera dell’intimità. La loro relazione era però <strong>di</strong>venuta sostanzialmente piatta, si “tirava avanti”,senza forti stimoli a comunicare, a capirsi, ad accettarsi. Tra loro c’era sì intimità ed unione fisica,ma i loro cuori, le loro vite risultavano lontane, non riuscivano più ad incontrarsi ed essere incomunione. Camilla per comunicare e sentirsi amata aveva necessità <strong>di</strong> un uomo che entrasse neisuoi tempi, nella sua <strong>di</strong>namica comunicativa forse lenta, ma profonda, per una relazione con unragazzo con cui fare un percorso per arrivare insieme alla meta che si chiama amore per sempre.5.2.2 Le cose nascosteInsieme parlando erano riusciti a <strong>di</strong>rsi il <strong>di</strong>sagio per una vita sessuale troppo a senso unico, noncresciuta all’interno della <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> coppia. Era venuto a mancare il senso della con<strong>di</strong>visione,67


erano vicini, si cercavano, ma non con l’animo <strong>di</strong> chi vuole perfezionarsi nell’amore. Era questol’obbiettivo cui mirare? La risposta andava verso la rinnovata volontà <strong>di</strong> <strong>di</strong>rsi tutto, <strong>di</strong> non tenerenulla nascosto nel timore che l’altro si offendesse e non riuscisse a capire. Le tante cose nascosteproducevano solo silenzi e scontentezza che Camilla esternava nell’aggressività ed Elio in reazionirabbiose <strong>di</strong> cui poi si pentiva.5.2.3 Una revisione <strong>di</strong>fficileOccorreva rivedere la sessualità basata troppo sul consumo e poco sul dono. Donarsi, ne eranoconsapevoli, esige l’accettazione della totalità <strong>di</strong> una persona con la sua storia personale che vaaccettata e con<strong>di</strong>visa. Necessita della capacità <strong>di</strong> comprendersi nelle più piccole sfumature delcarattere in una forte intesa per poter stare in comunione e sentirsi uniti nell’animo prima che neicorpi. Del resto mettere in atto gesti d’intimità senza la prospettiva <strong>di</strong> un legame più profondo fa<strong>di</strong>ventare “bugiar<strong>di</strong>” i medesimi atti così intensi a livello <strong>di</strong> unione dei cuori. Ciò in particolarequando ancora non esiste un’unità manifestata pubblicamente come sigillo del progetto <strong>di</strong> vita.Camilla ed Elio dovevano riprendere una nuova vita in coppia, perché dentro <strong>di</strong> loro c’era lasincerità del sentimento dell’amore e la volontà <strong>di</strong> verificarsi per capirsi. Nonostante le <strong>di</strong>fficoltàche avevano esposto erano pronti a mettersi in <strong>di</strong>scussione. Elio dopo un certo percorso eraonesto e ammetteva:Ho cercato tante volte Camilla perché volevo unirmi a lei, il suo corpo e il senso <strong>di</strong> <strong>piacere</strong>che provo è una forte spinta a starle insieme a cercare momenti per noi <strong>di</strong> intimità. Per mesono momenti belli, affascinanti. Sì è anche vero che in questi anni ho desiderato forse più ilsuo corpo che la sua persona, ma sono fatto così, forse anche per gli amici che mi hannocon<strong>di</strong>zionato a farmi avanti perché altrimenti pensano che sia imbranato. Credo <strong>di</strong> avervoluto rapporti solo per una mia sod<strong>di</strong>sfazione magari forzando un po’ Camilla che invecemi ha accolto in apparenza senza <strong>di</strong>fficoltà.Si stava rendendo conto che doveva riconquistare il cuore della propria ragazza la quale temeva <strong>di</strong>mettersi insieme con un uomo superficiale e voleva un cambiamento. Era ancora possibile, anchese <strong>di</strong>fficile, perché presa una certa abitu<strong>di</strong>ne nel campo della sessualità è più complesso “tornarein<strong>di</strong>etro” e rivedere un certo stile <strong>di</strong> approccio e <strong>di</strong> comportamento. É faticoso, ma era convintoanche Elio che ne valesse la pena. Questo cammino avrebbe fatto bene a entrambi per soli<strong>di</strong>ficareil loro rapporto. Era necessaria una regola <strong>di</strong> vita che portasse prima <strong>di</strong> tutto al dono <strong>di</strong> sé,all’offerta del proprio amore affinché l’altra persona si sentisse amata al <strong>di</strong> là del corpo, per quelloche rappresenta e per rimanere insieme per tutta la vita. L’obbiettivo elevato stimolava uncammino dove riuscire a migliorare la propria comunicazione e modulare l’affetto con gesti capaci<strong>di</strong> contenerlo e in<strong>di</strong>rizzarlo al bene <strong>di</strong> entrambi. Si può <strong>di</strong>re che stavano ricominciando ad amarsi.Così si riavviarono verso il matrimonio avendo capito che era necessario essere insieme nel sapermettere al primo posto la comunicazione <strong>di</strong> sé non viziata dal bisogno impellente del consumo delsesso, ma basata sul desiderio <strong>di</strong> trasmettere amore e passione in ogni gesto e scelta. Inoltrestavano riscoprendolo la fede seguendo un gruppo <strong>di</strong> preghiera per dare al loro amore unamaggiore soli<strong>di</strong>tà nella comune ricerca dell’Amore <strong>di</strong> Dio. Anche da questa esperienza capirono lanecessità <strong>di</strong> riconciliarsi. In particolare Elio <strong>di</strong>ceva apertamente <strong>di</strong> aver confuso l’amore con lapresa <strong>di</strong> possesso dell'altra persona per paura <strong>di</strong> perdere l’amore <strong>di</strong> Camilla. Non solo ma eranovenuti alla consapevolezza <strong>di</strong> volersi perdonare la mancanza più grave: essersi troppo fidati deipareri altrui. Nella loro vita erano entrati “amici” che in <strong>di</strong>fferenti maniere li avevano con<strong>di</strong>zionati,facendo sorgere dubbi e paure, come quella <strong>di</strong> essere lasciati se “non stai un po’ alle cose chel’altro desidera”, o <strong>di</strong> sospettare che forse la fidanzata ha un altro dal momento che è sempre cosìnervosa e forse non ti vuole vicino! Ebbene iniziavano a rendersi conto che l’amore vero va<strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong>fendendosi da interferenze e pressioni. Sentivano ora il bisogno <strong>di</strong> tirare fuori tutto68


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?quello che per lungo tempo avevano tenuto dentro illudendosi che bastasse star benenell’intimità. Ora il cammino era davvero nuovo, forse anche sofferto, ma si sentivano finalmenteliberi <strong>di</strong> manifestarsi nella sincerità e sicurezza.5.2.4 Una risposta a Pina per la famiglia maggioreUna riflessione derivante da questa storia è una prima risposta a Pina per quanto riguarda la figliamaggiore. Sembra assai probabile che quando nel rapporto <strong>di</strong> coppia si arriva facilmente a gestid’intimità fino all’unione fisica si rischia che tali momenti non <strong>di</strong>ventino un’elevazione delrapporto, ma l’unico scopo per stare insieme, quasi che il desiderio sia quello <strong>di</strong> arrivare al sessopiù consumato che comunicato. La stessa partecipazione è spesso solo arrendevolezza ai proprisensi. Sembra che lo stesso “amore” sia come frenato da una sorta <strong>di</strong> “<strong>di</strong>ttatura” del sesso, dallaricerca <strong>di</strong> prestazioni dove il corpo è asservito al gioco del go<strong>di</strong>mento e ne <strong>di</strong>viene strumento.L’apparente liberalizzazione del sesso, il crollo <strong>di</strong> tabù e <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni masochiste ammesse (cen’erano tante!), porta con sé solo il vuoto <strong>di</strong> espressività amorosa. Si finisce come si vuole iniziare,con fare sesso senza responsabilità e senza valutare la persona e perdendo il valore dell’offertadella propria vita, per ridursi al puro <strong>piacere</strong> sensuale. <strong>Il</strong> rischio è far <strong>di</strong>ventare il sesso mezzo <strong>di</strong>potere per dominare l’altro, specialmente da parte dell’uomo sulla donna che può acconsentire,come Camilla, per la paura <strong>di</strong> perdere lui e per il bisogno <strong>di</strong> sentirsi amata. Senza crescerenell’amore, si vive una sessualità priva del dono completo <strong>di</strong> se stessi in un rapporto monco,mancante dell’interiorità che può saldare e conferire al rapporto la caratteristica <strong>di</strong> umanizzarel’amore fino a renderlo dono <strong>di</strong>vino. Uniti per sempre come Gesù alla sua Chiesa. Si tratta così <strong>di</strong>educarsi ad amare.5.3 L’esperienza <strong>di</strong> EnzaEnza è una giovane <strong>di</strong> venticinque anni molto estroversa e piena <strong>di</strong> passione per la vita. Ha vissutoa lungo il volontariato verso i bambini che segue nel gruppo Scout. Emerge la sua emotività, lavolontà <strong>di</strong> fare tante cose perché tutti la fanno sentire utile agli altri. Segue la pittura, la musica, ladanza, e altre attività. Ora da tre anni è fidanzata con Alessio, un giovane molto <strong>di</strong>fferente da lei,che con<strong>di</strong>vide l’impegno verso i bambini, ma è introverso, parla poco, si fa capire a gesti e in certimomenti per “tiragli fuori le parole”, è una fatica, sembra “l’estrazione del dentista“. Sono leparole simpatiche <strong>di</strong> Enza:“L’amo perché è tanto buono che non sa far male e nessuno ed è così semplice che non hamai delle pretese, non sa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no, è davvero buono”.5.3.1 Ma tutto va come sembra?Si potrebbe <strong>di</strong>re che tutto va bene e che le <strong>di</strong>fferenze caratteriali e costituzionali servono per unamaggiore intesa, un <strong>di</strong>alogo più solido e convinto per appianare dubbi e paure. Tutto va davverocosì? E allora perché Enza quando parla è emozionata, s’interrompe e ha dei singhiozzi, forsenonostante tutto quello che ha detto ci sono altre cose che è bene sapere? Non era facile farleuscire tutto, nonostante che avesse necessità <strong>di</strong> essere ascoltata e capita, ma si sentiva bloccata eprovava un certo <strong>di</strong>sagio nel confessare a se stessa. Amava Alessio ma era nel dubbio che lui nonl’amasse, come lei. Era troppo introverso e a volte non riusciva a capire che cosa volesse, passavada un <strong>di</strong>scorso a un altro, <strong>di</strong>mostrava una certa instabilità. E allora che cosa c’era che la facevasentire legata a lui? Enza si lasciava andare a una considerazione <strong>di</strong>cendo che lui hasostanzialmente fatto fino a ora quello che piaceva <strong>di</strong> più a lei anche perché le era molto legato enon voleva perderla, capiva che lui viveva alla sua ombra. Ora si era stancata <strong>di</strong> “tirare” lui checosì con non si realizzava. Non si poteva vivere un rapporto monopolizzato da una sola volontà. Leiscriveva:Avverto delle forme un po’ infantili che mi fanno sentire <strong>di</strong>pendente dagli altri, non mipermettono <strong>di</strong> responsabilizzarmi per essere più autonoma. Temo <strong>di</strong> farmi accettare e <strong>di</strong>69


70non saper realizzare i miei sogni che sono in realtà uno solo quello <strong>di</strong> trovare la felicità in unrapporto profondo e vero con una persona che mi capisca e mi aiuti a crescere. Mi accorgoche provo un <strong>piacere</strong> immenso dentro <strong>di</strong> me quando riesco a portare Alessio a fare epensare le cose che io ho in mente. Ci riesco perché lui mi segue, avverte che sonoimportante per lui, ma dall’altra parte sento anche il vuoto <strong>di</strong> un rapporto che è proiettatosu me stessa e temo d’essere <strong>di</strong>ventata egoista, possessiva. È vero però che ho paura aessere sola, sento la necessità che qualcuno mi apra il cuore e mi permetta a mia volta <strong>di</strong>farmi coinvolgere. Ho l’ansia <strong>di</strong> contare, voglio <strong>di</strong>rigere il rapporto anche dal lato dellasessualità e mi accorgo <strong>di</strong> come Alessio, che mi rispetta, non possa mai esprimere desideri eprendere iniziative, io lo blocco. Certo essendo credente credo al valore del corpo comedono per l’altra persona, ma sento il bisogno d’essere amata, e nello stesso tempo la pauraa farmi amare come vuole l’altra persona. Avverto la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> crescere in questorapporto perché voglio solo dare e non sono capace <strong>di</strong> saper ricevere, ma così mi sentovuota. Più che amare, rischio solo <strong>di</strong> prendere Alessio, senza la volontà <strong>di</strong> costruire insieme.In questi anni, sì ho tirato io il rapporto, lui non l’ho sufficientemente amato, credo <strong>di</strong>essermi preoccupata più <strong>di</strong> me stessa.La lettura <strong>di</strong> questa lettera non va presa come una sorte d’imme<strong>di</strong>ata apertura <strong>di</strong> Enza, quantoinvece un percorso da lei effettuato perdendo la sua principale <strong>di</strong>fesa: il culto narcisista del proprioio. La sua inattaccabilità è ben tutelata dal fatto <strong>di</strong> essere capo Scout, educatrice, buona<strong>di</strong>segnatrice, danzatrice, suonatrice <strong>di</strong> chitarra e con altre capacità riconosciute pubblicamente.Una forte <strong>di</strong>fesa della propria personalità ha portato Enza a mettersi in rilievo fino a voleroggettivare Alessio impedendogli <strong>di</strong> esprimersi. Ci sarebbe da chiedersi, ma perché questogiovane coetaneo <strong>di</strong> Enza continuava a starle accanto? Difficile una risposta esaustiva, certamentela sua introversità e la paura <strong>di</strong> restare solo lo spingevano a continuare il rapporto con lei, sicuroche almeno Enza gli dava una sicurezza: lo <strong>di</strong>rigeva. Sì, ma così non si cresce e a livello dellacomunicazione gestuale ed intima, si riducevano a degli atteggiamenti fortemente marcanti daldesiderio <strong>di</strong> lei ad essere coccolata, <strong>di</strong> ricevere complimenti, <strong>di</strong> vedersi riconosciuta e confermatanelle sue qualità estetiche più evidenti. Come a <strong>di</strong>re che era una gestualità “programmata” erealizzata nella sola gratificazione personale. Questo modo <strong>di</strong> esprimersi non va certamente versoil completamento <strong>di</strong> se stessi è autoreferenzialità tendente a esaltare il proprio corpo senza peròpoter ricevere il dono d’amore dall’altra persona. Ancora una volta si pone la domanda <strong>di</strong> fondo sesessualità coincida con amore. Era una situazione per la quale occorreva iniziare un percorso <strong>di</strong>crescita sul versante della comunicazione. La giovane era generosa e apprezzata anche nell’ambitoparrocchiale e territoriale per le tante cose che sapeva organizzare.5.3.2 Perché non riuscivano a realizzare un rapporto più solido?Diciamo che lei trasmetteva agiva per il bene degli altri, ma in realtà cercava solo <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> a sestessa. Era ben lontana dalla posizione delle figlie <strong>di</strong> Pina, non <strong>di</strong>pendeva da un gruppo. <strong>Il</strong> suomodo <strong>di</strong> vivere era all’insegna dell’apertura verso gli altri come punto <strong>di</strong> riferimento per il suocarattere giovanile ed estroverso e per le sue qualità artistiche ed educative. L’offerta del suocorpo era al <strong>di</strong> là della pura ricerca del <strong>piacere</strong>, voleva esprimere vitalità, giocosità e creatività.Aveva rotto in tal senso il cerchio della paura <strong>di</strong> incontrare gli altri ed era pronta a <strong>donarsi</strong>, ora piùche mai ad Alessio, soltanto che il rapporto con lui era bloccato da questa sua invadenza legataalla paura <strong>di</strong> venire sopraffatta, messa in secondo piano, non riconosciuta per le proprie qualità.Era in una situazione <strong>di</strong> dover percorrere un deciso cammino <strong>di</strong> liberazione dalle sue molte paureprima <strong>di</strong> tutto verso il suo io, non <strong>di</strong>fendendosi col buttarsi verso gli altri. Emergeva parte della suarealtà: voler sognare a occhi aperti un mondo migliore prendendo le <strong>di</strong>stanze da una vitame<strong>di</strong>ocre basata solo sul <strong>di</strong>vertimento <strong>di</strong> massa e sull’in<strong>di</strong>vidualismo. Un sogno che non volevamettere nel cassetto ma portare avanti con Alessio. Questa era la sua battaglia motivata da una


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?sicura scelta morale sostenuta e ispirata dalla fede, anche se critica nei confronti della chiesa ingenerale. Era capace <strong>di</strong> sostenere le sue idee prendendo le <strong>di</strong>stanze da amici che passavano le lorogiornate <strong>di</strong>vertendosi, non occupandosi <strong>di</strong> altri per poi provare un senso <strong>di</strong> noia. Lei invece era unvulcano d’idee nella volontà <strong>di</strong> servire senza misurare quello che faceva, a costo <strong>di</strong> sentirsi stanca edelusa perché non sostenuta. Si era troppo affidata a se stessa, ma sentiva il vuoto, il bisogno <strong>di</strong>ricevere amore.Una <strong>di</strong>fficoltà che faticava a superare era il rapporto in famiglia, specie con la madre, assai<strong>di</strong>rettiva e tendente a frenare la sua volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong>. Era la madre a farla riflettere sui deludentirapporti avuti nel suo volontariato. La sua fragilità deriva anche dai suoi che la vorrebbero menogenerosa e più proiettata verso un lui. È il rischio, la tentazione della chiusura, del comodo restarecon le persone che tutto sommato ti fanno contenta purché uno si accontenti. Questo non è ilmodo <strong>di</strong> vivere <strong>di</strong> Enza, che contesta con l’apertura verso gli altri senza misurare le proprie forze.Diciamo che alla base della relazione tra Enza e Alessio c’è la volontà <strong>di</strong> aprirsi, e mettersi a<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> altri, dei più piccoli in un rapporto che va oltre se stessi. É la concezione della vitaofferta per realizzarsi amando gli altri nella realtà <strong>di</strong> coppia aperta. Emerge la <strong>di</strong>fferenteconcezione antropologica rispetto alle figlie <strong>di</strong> Pina molto attaccate alla compagnia e al ragazzocome unico scopo della vita e al <strong>di</strong>vertimento come unica via attraverso la quale costruire ecostituirsi gruppo e formare coppia. Qui vi era la scelta <strong>di</strong> una visione del mondo basata sullaricerca del <strong>piacere</strong> in <strong>di</strong>pendenza del gruppo.Enza e Alessio invece credono e sono convinti che per crescere bisogna uscire da se stessi e<strong>di</strong>venire dono per altri, offrire un servizio che poi ritorna apportando una maggior carica <strong>di</strong> fiduciae serenità. Resta solo la paura eccessiva <strong>di</strong> Enza <strong>di</strong> venire “messa sotto” dal suo ragazzo come conla madre, che la porta spesso a <strong>di</strong>venire troppo <strong>di</strong>rettiva e pesante, ma anche generosa ecomunicativa. C’è una voglia <strong>di</strong> libertà e creatività espressa nei suoi quadri dove i protagonistisono spesso <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> fronte a una strada aperta verso l’infinito per una via che conduce versomete elevate. La volontà <strong>di</strong> lottare per realizzare quest’amore deve portare verso una piùadeguata accettazione dei propri limiti. Lei conosce bene la sua esuberanza che rischia <strong>di</strong>allontanarla da Alessio che vive un complesso d’inferiorità pur amandola. Non sta amando unideale e nemmeno si deve sentire come la “maestra” che insegna. Alessio così si esprimeva:“voglio continuare a credere in Enza. È vero che mi sovrasta, ma è anche vero che ora stofacendole capire che per amare deve lasciarmi esprimere, altrimenti più che me ama quello che leiha costruito della mia persona, quello che forse le fa più comodo. No, io ora mi sento <strong>di</strong> volerledare il mio impegno perché il nostro rapporto <strong>di</strong> coppia possa crescere, possa ancora migliorarealtrimenti non comunichiamo più. Con lei non riesco quasi ad aprire bocca e anche quando lavoglio abbracciare e starmene un momento in intimità lei mi blocca con la sua esuberanza. Habisogno <strong>di</strong> me, me lo fa capire quando mi cerca per qualunque piccola cosa debba decidere, maanche forse mi teme. Ad esempio quasi mai riusciamo ad avere momenti solo per noi per tenercimano alla mano o solo guardarci negli occhi e sentire con lo sguardo che ci vogliamo bene”.Iniziava per Alessio un’opportunità nuova, egli stava cercando <strong>di</strong> affermare se stesso, <strong>di</strong> far capirea Enza che lui esisteva e aveva bisogno <strong>di</strong> trasmettere amore e riceverlo senza sentirsi annullatodalla sua invadenza. Enza sta rivedendosi perché comprendeva che amare implica la logica deldono senza la <strong>di</strong>retta pretesa <strong>di</strong> voler ricevere quello che ciascuno vorrebbe dall’altro in funzioneanche <strong>di</strong> quello che viene trasmesso. Metteva in <strong>di</strong>scussione il senso del <strong>piacere</strong> non tanto comego<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>retto dei sensi, quanto come autogratificazione perché l’altra persona mi cerca, miapprova e sta sotto <strong>di</strong> me. Quasi il <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> rivalsa sulla madre, mentre con Alessioritornava la sua funzione <strong>di</strong> “guida” della relazione. Stavano impegnandosi al <strong>di</strong>alogo e a unanuova impostazione dei rapporti. Lei aveva necessità <strong>di</strong> farsi amare ma anche <strong>di</strong> lasciarsi guidare71


dalle iniziative <strong>di</strong> Alessio desideroso <strong>di</strong> manifestare il suo amore per lei e <strong>di</strong> poterle comunicarequalche suo <strong>di</strong>sagio senza sentirsi bloccato dalle sue reazioni emotive. Stava scoprendo il sensodell’abbandono, passaggio in<strong>di</strong>spensabile perché il dono sia tale sempre, non soltanto quando unolo vorrebbe. Enza rifletteva sul concetto <strong>di</strong> gratuità e scriveva, dopo qualche tempo <strong>di</strong> riflessionenel tentativo <strong>di</strong> metterlo in atto:Mi sto accorgendo che per amare non bisogna avere secon<strong>di</strong> fini, il bene della persona èl’unico motivo per donarmi ad Alessio. È vero che lui è stato sempre gentile e servizievole,ma ho amato troppo l’ideale del bravo ragazzo, non la persona con tutto ciò che porta consé. Io mi sto accorgendo che per amare mi devo fidare <strong>di</strong> lui e abbandonarmi, lasciarmiandare nella certezza che questo dono non è sprecato, ma valorizzato dall’amore <strong>di</strong> unapersona che me l’ha sempre <strong>di</strong>mostrato. Sono io che non so accogliere ma solo presentarmi,ora capisco che più mi lascio amare e meglio cresco nell’amore. Non si tratta <strong>di</strong> fare cosenuove, ma <strong>di</strong> permettere che Alessio possa esprimere se stesso, la sua creatività.Era il cammino dell’amore che portava Enza a lasciarsi andare con maggiore <strong>di</strong>sponibilitàaltrimenti il gratuito che sban<strong>di</strong>erava all’esterno <strong>di</strong>veniva un ostacolo alla sua volontà <strong>di</strong> crearerelazione. Non le era facile vincere i suoi schemi, le <strong>di</strong>fese erette per darle un’apparente sicurezza,ma ora ne aveva compreso i limiti. Amare non è un gesto unilaterale <strong>di</strong> buona volontà, quanto unatteggiamento del cuore che si lascia prendere dall’altro e crea un percorso comune <strong>di</strong> relazionedove ci si perfeziona mettendosi l’uno nelle mani dell’altro. Devono cadere le <strong>di</strong>fese frutto solo <strong>di</strong>paure nel timore <strong>di</strong> venire sopraffatti.5.3.3 <strong>Il</strong> risultatoNella loro relazione passò circa un anno e mezzo quando ritornarono, sembravano in un altromondo, non perché prima non si volessero bene, ma ora <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong> stare vivendo una relazionedove ciascuno si pone nei confronti dell’altro come dono e s’impegna a con<strong>di</strong>videre <strong>di</strong> più i proprisentimenti. Ad<strong>di</strong>rittura Alessio riesce a essere spontaneo, manifestare <strong>di</strong>ssenso e in certi momentia stare con lei semplicemente abbracciati guardandosi negli occhi. La loro comunicazione avevapreso la piega <strong>di</strong> una rinuncia al <strong>di</strong>rigismo sentimentale, per accogliersi per quello che ciascunoporta con sé. Non c’è stata rottura, semmai purificazione, trasformazione in una relazione capace<strong>di</strong> abbracciare non solo il corpo ma l’interezza della persona. Enza confessava <strong>di</strong> stare crescendoperché finalmente Alessio entrava nella propria vita per darle un’impronta imperniata sul <strong>di</strong>alogocapace <strong>di</strong> raccogliere il bisogno reciproco <strong>di</strong> amore anche nella vita sessuale che cresce ed esige lagradualità <strong>di</strong> gesti in or<strong>di</strong>ne alla certezza <strong>di</strong> appartenersi.Ebbene la loro decisione, <strong>di</strong> non volere rapporti completi prima del matrimonio non eraun’imposizione esterna. <strong>Il</strong> bisogno reciproco <strong>di</strong> favorire una comunicazione più allargata favorival’incontro tra loro facendoli sentire uniti nella spontaneità <strong>di</strong> gesti che trasmettevano il caloredell’affetto senza volere l’intimità in un’unione ancora da far progre<strong>di</strong>re. Enza essendo moltoemotiva ed estroversa viveva il proprio corpo con l'intensità <strong>di</strong> una fonte che riversa abbondanteacqua, denominata passione amorosa, al servizio <strong>di</strong> un progetto d’amore con la meta delmatrimonio in grado <strong>di</strong> ispirare comportamenti tendenti all’unità e alla compattezza della vita incoppia. Ora stavano pensando al matrimonio facendolo con<strong>di</strong>videre alle persone con le qualisvolgevano il loro servizio e con i loro amici. La coppia si stava progressivamente soli<strong>di</strong>ficandoanche in queste relazioni, sentivano il bisogno <strong>di</strong> realizzare il progetto non per loro soltanto, macon tutti perché tutti avessero la gioia <strong>di</strong> amarsi insieme con loro. <strong>Il</strong> rapporto non si rinchiude, maporta ad aprirsi quando alla base c’è una spinta ad amare con tutto se stessi col corpo che vibra,sprizza un entusiasmo che sa trascinare altri nel con<strong>di</strong>videre una scelta <strong>di</strong> coppia aperta che siconfronta e cresce. In Enza e Alessio la scelta <strong>di</strong> fede ha avuto una forte spinta per andare avanti,erano inizialmente scoraggiati, pronti forse a lasciarsi, ma si sono sentiti chiamati a cambiare a72


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?rivedere qualcosa della propria vita ed in questo il grande sostegno è stato l’amore per Gesù. Enza<strong>di</strong>ceva:Io insegno ai bambini che Dio è Padre buono che non fa mancare nulla ai suoi figli. Ebbeneio per prima devo imitare questa bontà e capire <strong>di</strong> più se so donare la mia vita o se sonotroppo preoccupata <strong>di</strong> apparire, <strong>di</strong> mostrare agli altri le mie capacità fino a bloccare Alessio,vuol <strong>di</strong>re che ho cercato solo conferme per me stessa.5.3.4 <strong>Il</strong> senso della fede nei rapporti <strong>di</strong> coppiaCredere non significa adempiere a delle norme e basta, specialmente in materia <strong>di</strong> moralesessuale. Non si tratta <strong>di</strong> congelare la propria capacità d’amare, quanto trasformarla da una formanarcisista autoreferenziale a una forma altruista e con<strong>di</strong>visa come era <strong>di</strong>ventata quella <strong>di</strong> Enzadopo un cammino <strong>di</strong> crescita guidato dall'ispirazione <strong>di</strong>vina. Si era resa conto che dovevamo<strong>di</strong>ficare qualcosa del proprio comportamento. Non ce l’avrebbe potuta fare senza quell’umileaccettazione dei propri limiti e quel desiderio <strong>di</strong> voler crescere. La fede, quando è veramente tale,ha come prima conseguenza il senso <strong>di</strong> umile accettazione <strong>di</strong> se stessi riconoscendosi limitati e<strong>di</strong>sponibili a un cammino <strong>di</strong> cambiamento. Qui entra la seconda realtà: l’aiuto <strong>di</strong> Dio. Credere vuol<strong>di</strong>re scoprire che la grandezza <strong>di</strong> Dio è l’amore che riempie e rinnova ogni persona, basta lasciarsiamare da Lui. Per <strong>di</strong>re una parola esaustiva a Pina, non bisogna ridurre la morale alle norme perinibire ma per guidare le manifestazioni d’amore, per farli maturare in umanità sul modello <strong>di</strong>Gesù.5.3.5 Per chi non credePer loro ci sia almeno la volontà <strong>di</strong> capire l’altra persona e offrire una relazione che metta al centrol’amore aperto a tutto il bene della persona. Così si matura in umanità senza cadere nella sterilericerca del <strong>piacere</strong> a tutti i costi quando spesso non si sa cercare e creare altri canali comunicativi.Enza come Lorella avevano educato i loro rispettivi ragazzi a saperli non solo rispettare, marelazionavano comunicando amore e partecipazione in un equilibrio tra passione, desiderio ecrescita progressiva del dono del proprio corpo alla persona amata sempre più con sincerità <strong>di</strong>cuore e temperanza nel corpo.5.3.6 Interroghiamo il testo sacroVorremmo mettere in evidenza il <strong>di</strong>alogo tra Tobia e Sara la prima notte <strong>di</strong> matrimonio, comenarrato dall’omonimo libro. Erano in una situazione davvero molto complessa, dal momento cheben altri sette pretendenti la sua mano erano morti proprio durante la prima notte. Un chiaroriferimento a un demonio che li colpiva, una evidente allusione al desiderio incontrollato dellasessualità senza nessuna regola morale. Come a <strong>di</strong>re che la causa scatenante ogni male veniva daun’istintività che spingeva a desiderare solo il corpo <strong>di</strong> lei senza coinvolgere nel <strong>di</strong>namismod’amore il resto della persona. Non amore vero, voluto da Dio. <strong>Il</strong> buon Tobia, guidato invece daben altro spirito nei confronti <strong>di</strong> Sara, così si esprime:73“Sorella, alzati! Preghiamo e doman<strong>di</strong>amo al Signore nostro che ci <strong>di</strong>a grazie e salvezza”.Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su <strong>di</strong> loro la salvezza, <strong>di</strong>cendo:“Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Tibene<strong>di</strong>cano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Evasua moglie, perché gli fosse <strong>di</strong> aiuto e <strong>di</strong> sostegno. Da loro due nacque tutto il genereumano. Tu hai detto: Non è buona cosa che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile alui”. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Degnati <strong>di</strong>avere misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> me e <strong>di</strong> lei e <strong>di</strong> farci giungere insieme alla vecchiaia”. (Tb.8,4-8).5.3.7 <strong>Il</strong> progetto <strong>di</strong> voler stare insieme tutta la vita<strong>Il</strong> desiderio che anima Tobia nei confronti <strong>di</strong> Sara, ben lontano dal solo <strong>piacere</strong> fisico, è invecesorgente per una rinnovata relazione nel rispetto dell’amata nel progetto <strong>di</strong> una vita insieme per


sempre. Superare la sola carnalità, qui detta lussuria, è il segno che amarsi esige l’impegno pertrasformare la passione in amore, il desiderio del corpo in un <strong>di</strong>alogo costante per rafforzare lamente e il cuore nella comune volontà <strong>di</strong> restare uniti per tutta la vita. È la novità che deriva dallafede e, nel caso <strong>di</strong> Tobia e Sara, dalla comune preghiera a Colui che creandoci ha voluto chel’unione tra l’uomo e la donna <strong>di</strong>venisse segno del suo stesso amore. Non si tratta <strong>di</strong> imporre leggi,quanto <strong>di</strong> educarsi a una mentalità dove la relazione non deve scivolare lungo la purasod<strong>di</strong>sfazione istintiva del <strong>piacere</strong>, ma costruire un solido legame, capace <strong>di</strong> affinare le persone epermettere loro una qualità <strong>di</strong> relazione stabile e profonda. Dove avrebbe potuto trovare Sara unuomo che l’amasse come Tobia, pronto ad accoglierla con la sua triste storia passata, dandole lasicurezza che l’accettava per quello che era e la voleva amare in modo <strong>di</strong>fferente rispetto agli altriche non avevano voluto che il possesso del suo corpo?Educarsi ad amare senza limitarsi in modo “retrogrado”, <strong>di</strong>rebbe Pina. Certo non ci s’improvvisanell’agire come Tobia, ci si educa lasciandosi interpellare prima <strong>di</strong> tutto dalla coscienza che a tuttifa comprendere come il dono dell’amore passi non solo attraverso i sensi, ma unisca cuore emente, intelligenza e volontà in un comune progetto <strong>di</strong> donazione: non aver paura ad amareperché l’amore viene da Dio. Avere invece paura <strong>di</strong> confondere l’amore con la sola passione cheporta a sod<strong>di</strong>sfare i sensi ma lascia il vuoto.Pensiamo alla storia <strong>di</strong> Elio e Camilla, in apparenza tutto filava, ma la giovane si era accorta <strong>di</strong>come lui cercasse solo se stesso, volesse il suo corpo per un <strong>piacere</strong> egoistico. Tutto venivaproiettato verso un’ardente passione una concessione spesso subita. Da qui la volontà <strong>di</strong> crescere,<strong>di</strong> aprirsi alla fiducia reciproca e all’illuminazione interiore della fede per una conversione, non perriconquistare Camilla, ma la libertà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong>. Non <strong>di</strong>mentichiamo la splen<strong>di</strong>da preghiera, in realtàuna <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Tobia: “Io prendo non per lussuria Sara, ma con animo retto”. È col cuore checi si educa ad amare, il corpo esprime i sentimenti con gesti e momenti d’intimità capaci <strong>di</strong> unireprogressivamente. Non ci deve essere la fretta <strong>di</strong> procurarsi <strong>piacere</strong>, riducendo ogni rapporto alconsumo del corpo, quanto il progresso della relazione. Si cerca la gioia <strong>di</strong> essere coppia e non perqualche tempo ma per “farci giungere insieme alla vecchiaia”. <strong>Il</strong> corpo <strong>di</strong>viene sinonimo <strong>di</strong> offertae impegno a costruire una relazione in grado <strong>di</strong> sostenersi per tutta la vita. La sessualità manifestail dono reciproco dell’amore non come attrazione per il <strong>piacere</strong>, ma nella gioia del <strong>piacere</strong> fisicoelevato alla comunione dei cuori. Nel tempo la volontà d'amarsi dovrebbe tendere a crescerementre la passione si spegne. Non c'è contrad<strong>di</strong>zione ma il pericolo <strong>di</strong> interpretare il <strong>piacere</strong>sensuale come l'unico e massimo grado <strong>di</strong> unità. Ne consegue il percorso più vero per trovare lagioia <strong>di</strong> amarsi accettandosi, <strong>di</strong>alogando per unirsi in modo unico e in<strong>di</strong>ssolubile.5.3.8 La voce della chiesaPiù che mai vale allora la conclusione del Cantico dei Cantici:74Le gran<strong>di</strong> acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte lericchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che <strong>di</strong>sprezzo” (8,7).Humanae Vitae <strong>di</strong> papa Paolo VIe dell’Enciclica sul tema della regolazione delle nascite, ma in realtà splen<strong>di</strong>da riflessionesull’amore umano in or<strong>di</strong>ne alla sessualità. Papa Paolo VI parlando dell’amore coniugale ne delineale caratteristiche che vogliamo riportare:Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendonoalla comunione dei loro esseri in vista <strong>di</strong> un mutuo perfezionamento personale. Tale amore,è prima <strong>di</strong> tutto pienamente umano, sensibile e spirituale. Non è quin<strong>di</strong> semplice trasportod’istinto e <strong>di</strong> sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato amantenersi e a crescere me<strong>di</strong>ante le gioie e i dolori della vita quoti<strong>di</strong>ana, <strong>di</strong> modo che gli


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?sposi <strong>di</strong>ventino un cuor solo e un’anima sola, e raggiungano insieme la loro perfezioneumana. È poi amore totale, vale a <strong>di</strong>re una forma tutta speciale <strong>di</strong> amicizia personale in cuigli sposi generosamente con<strong>di</strong>vidono ogni cosa, senza calcoli egoistici. Chi ama davvero ilproprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto <strong>di</strong>poterlo arricchire del dono <strong>di</strong> sé. È ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte. Cosìinfatti lo concepiscono gli sposi nel vincolo matrimoniale. È infine amore fecondo, che non siesaurisce nella comunione tra i coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuovevite.(H.V.8-9).<strong>Il</strong> cammino dell’amore ha uno sfondo ben preciso: crescere perfezionandosi, <strong>di</strong>venendo donoreciproco per essere uno in due. Da qui il conseguente dono totale <strong>di</strong> sé che non può avvenire inun istante per quanto intenso e profondo. Lo stesso rapporto sessuale completo segna eperfeziona l’unione della coppia quando è espressione <strong>di</strong> una crescita nella capacità <strong>di</strong> amarsicorpo e anima, quando <strong>di</strong>viene segno e richiamo al dono pieno ed esclusivo che una persona faall’altra. Altrimenti rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire l’unico modo per comunicare l’amore mettendo in secondopiano l’umanizzazione <strong>di</strong> ciascuno, come in<strong>di</strong>ca bene l’Enciclica parlando <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> atto <strong>di</strong>volontà libera che implica il sensibile e lo spirituale proprio <strong>di</strong> ogni persona. Amarsi anche solospiritualmente con<strong>di</strong>videndo le proprie idee, i propri orientamenti e progetti non completa l’unitàin coppia mancando la parte fisica e psicologica. La perfetta fusione tra le due componenti fa<strong>di</strong>venire la comunicazione amorosa portatrice della vera gioia, della felicità che si conquista con lagradualità <strong>di</strong> gesti e comportamenti che legano le persone. <strong>Il</strong> dono totale <strong>di</strong> sé implica una storiache non può essere interrotta e misurata solo sul risultato <strong>di</strong> prestazioni fisiche. Al centro vi èl’apertura al bene dell’altro e al bene <strong>di</strong> entrambi verso il mondo e nell’accoglienza della vita. In talsenso l’Enciclica parla <strong>di</strong> totalità, <strong>di</strong> ricerca del bene completo della persona attraverso un <strong>di</strong>alogoaperto e vero in grado <strong>di</strong> far superare ogni altro interesse egoistico specialmente nel voler a tutti icosti pretendere che una persona sia come sottomessa ad un’altra.5.3.9 La vera ricchezza per ogni stagione della vita<strong>Il</strong> <strong>di</strong>alogo parte e si sviluppa proprio da questa consapevolezza: ciascuno ha molto da offrire peraccogliere il dono dell’altra persona. La vera ricchezza è il rafforzamento del proprio amore messoin grado <strong>di</strong> sostenere ogni stagione della vita per rendere la coppia portatrice <strong>di</strong> speranza positivae capace <strong>di</strong> rigenerarsi <strong>di</strong> fronte a qualsiasi situazione. La permissività dà alla sessualità la massimaimportanza, mentre è la logica del <strong>donarsi</strong> che tutela e promuove la crescita in umanità. È vero chesiamo in una società del consumo dove ciò che conta è quello ciascuno possiede e sfrutta. Amaggior ragione la logica del dono, la maturazione in umanità <strong>di</strong> ogni persona e della coppia,costituisce la base per una <strong>di</strong>fferente impostazione antropologica della stessa modalità <strong>di</strong> amarsi.Non è un caso, viene riba<strong>di</strong>to che gli sposi, tendono a un “mutuo perfezionamento personale”,non si sta insieme e basta, ci si migliora, non solo nella conoscenza <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni e caratteri, quantonella capacità <strong>di</strong> correggersi, riconciliarsi e mettersi in sintonia.Amare va così coniugato nella fedeltà a un’unica persona, ma prima <strong>di</strong> tutto a un’unica etica quelladella propria umanizzazione. Si avverte la necessità, il bisogno impellente <strong>di</strong> aprirsi alla vita nonsolo nella generazione fisica, ma nel saper accogliere e cogliere ogni occasione per rendere lacoppia aperta e capace <strong>di</strong> offrire calore e sostegno. Come si vede non stiamo parlando <strong>di</strong>oscurantismo, <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> negativo, anzi il fatto che la chiesa abbia, attraverso il magistero <strong>di</strong>papa Paolo VI, promulgato questa Enciclica afferma chiaramente l’orientamento positivo avalorizzare l’amore in coppia, il bene che <strong>di</strong>viene principio <strong>di</strong> vita legato non solo alla buonavolontà dei coniugi, ma anche alla potente e misteriosa azione dello Spirito dono <strong>di</strong> Dio che agiscein ognuno. Insegnare ad amarsi così significa rendere l’amore pienamente libero, non per75


manifestarsi contro la persona, ma per esprimere il desiderio <strong>di</strong> stare con l’altro lungo la strada deldono della propria vita è la risposta dell’Enciclica a Pina e a quanti come Elio e Camilla vivono lasessualità nella <strong>di</strong>mensione dell’intimità completa prima del matrimonio. Essi sostengono che itempi sono cambiati ed è mentalità <strong>di</strong> tutti e che quanto è “naturale” non è sbagliato. Ebbene <strong>di</strong>fronte a questa cultura del permissivismo l’Enciclica parla del bisogno gestuale nel desiderio <strong>di</strong>purezza <strong>di</strong> coloro che si stanno preparando a vivere la coniugalità, con uno sguardo rivolto ancheal <strong>di</strong> fuori del matrimonio sacramento con<strong>di</strong>zione normale per i battezzati credenti; così recita:“Nell’amore coniugale si esige un continuo sforzo che dà un benefico influsso, i coniugi sviluppanointegralmente la loro personalità arricchendosi <strong>di</strong> valori spirituali: essa apporta alla vita familiarefrutti <strong>di</strong> serenità e <strong>di</strong> pace e agevola la soluzione <strong>di</strong> altri problemi; favorisce l’attenzione versol’altro coniuge, aiuta gli sposi a ban<strong>di</strong>re l’egoismo, nemico del vero amore, e approfon<strong>di</strong>sce il lorosenso <strong>di</strong> responsabilità. <strong>Il</strong> dominio dell’istinto, me<strong>di</strong>ante la ragione e la libera volontà imponeindubbiamente un’ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo ilretto or<strong>di</strong>ne e in particolare per l’osservanza della continenza perio<strong>di</strong>ca” (n.21).5.3.10 La padronanza <strong>di</strong> séPremessa per amarsi con tutto il cuore e con il proprio corpo è l’autocontrollo. Non si tratta <strong>di</strong>effettuare chissà quali rinunce ma, come hanno saputo ben realizzare le coppie <strong>di</strong> Elio e Camilla e<strong>di</strong> Enza e Alessio: imparare ad armonizzare l’istinto del <strong>piacere</strong> con il desiderio <strong>di</strong> amare l’altro.Un percorso non facile, ma anche assai stimolante per chi vuole trasformare la forza <strong>di</strong>rompentedell’istintività in energia rigenerante la relazione perché guidata dalla ragione e illuminata dallafede. <strong>Il</strong> cammino esige continuità nel perseguire questi obbiettivi, ma anche tenacia e in<strong>di</strong>scussachiarezza nell’educarsi. Quale momento migliore del fidanzamento per vivere l’educazioneaffettiva ricevuta in famiglia, me<strong>di</strong>ante il <strong>di</strong>alogo con i genitori? Sono occasioni che non devonoconfondere l’educare col permettere <strong>di</strong> fare una cosa piuttosto che un’altra in base alla mentalitàcorrente, com’era la tendenza <strong>di</strong> Pina verso le figlie.5.3.11 <strong>Il</strong> fidanzamentoOggi è spesso già convivenza con il completo raggiungimento <strong>di</strong> una vita sessuale, mentredovrebbe essere tempo <strong>di</strong> confronto e <strong>di</strong> coeducazione per portare a comprendere la qualità delproprio amore e il progetto che si vuole con<strong>di</strong>videre. Se invece fidanzarsi significa anticipare lacompleta intimità e vivere questo tempo come una pura evasione, per <strong>di</strong>vertirsi e pensare solo albenessere psico-fisico, siamo lontani dalle certezze sul futuro della coppia. Non si tratta <strong>di</strong> seguireo no le mode, ma nemmeno <strong>di</strong> venire meno al valore <strong>di</strong> amarsi come gioia stare insieme. Soloamando veramente una persona è possibile raggiungere la gioia interiore espressione perfettadell’amore <strong>di</strong>vino e come scrive l’Enciclica:rendere visibile agli uomini la santità e la soavità della legge che unisce l’amore vicendevoledegli sposi con la loro cooperazione all’amore <strong>di</strong> Dio autore della vita umana”, c'è però ilrischio <strong>di</strong> ridurre soprattutto la donna attraverso i meto<strong>di</strong> anticoncezionali alla stregua <strong>di</strong>una macchina: “Si può anche temere che l'uomo, abituandosi all'uso delle praticheanticoncezionali, finisca per perdere il rispetto della donna e, senza più curarsi del suoequilibrio fisico e psicologico, arrivi a considerarla come semplice strumento <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mentoegoistico e non più la sua compagna, rispettata ed amata. (H.V.27).5.3.12 L’apertura alla vitaNel tempo o<strong>di</strong>erno siamo posti <strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>svalore <strong>di</strong> una sessualità completamente <strong>di</strong>staccatadall’apertura alla vita e finalizzata solamente al consumo dei propri sensi, che facilmente scadenello sfruttamento massimo del <strong>piacere</strong>, senza la gioia dell’incontro, la possibilità del <strong>di</strong>alogoaperto sul bene integrale della persona e l'intrinseca apertura alla vita. Pensiamo in questa<strong>di</strong>rezione alla relazione Elio e Camilla, per troppo tempo si erano proiettati alla ricercadell’intimità, senza la sicurezza <strong>di</strong> amarsi. <strong>Il</strong> concedersi da parte femminile era quasi solo un76


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?“obbligo”, o quanto meno una necessità biologica e fisica del partner, stava conducendo ilrapporto verso il suo logoramento. La stessa Camilla capiva <strong>di</strong> venire desiderata, cercata,corteggiata quasi esclusivamente per sod<strong>di</strong>sfare i piaceri <strong>di</strong> Elio rinchiuso nel proprio bisognoegoistico e senza aprirsi alla vita. <strong>Il</strong> rapporto stava peggiorando, e la sofferenza per questo modo <strong>di</strong>procedere veniva a bloccare ogni altra manifestazione d’affetto e ogni possibilità <strong>di</strong> rimettere il<strong>di</strong>alogo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rigenerarsi. Certamente il loro senso <strong>di</strong> responsabilità e la volontà <strong>di</strong>chiarirsi hanno portato a riqualificare il rapporto in una nuova primavera. Non si trattava <strong>di</strong> nonpraticare più sesso e basta, ma la necessità <strong>di</strong> manifestare amore e non solo istinto. Era uncambiamento netto <strong>di</strong> rotta, una chiara presa <strong>di</strong> coscienza del valore della persona nel reciprocodono dell’incontro.Siamo nel contesto della crescita in umanità, nella volontà <strong>di</strong> tendere insieme al bene per amarsi,come Dio ci ha amati. Non saranno l’eccitazione dei sensi e le stimolazioni dell’ambiente aprodurre l’amore. La potente azione <strong>di</strong>vina, non sminuisce la volontà <strong>di</strong> essere dono d’amore nellapassione <strong>di</strong> cercarsi. É la comunione con Gesù, il profondo legame interiore che permette <strong>di</strong>sostenere in una coppia il legame che rende l’amore davvero in<strong>di</strong>ssolubile e aperto alla vita. <strong>Il</strong><strong>di</strong>vino eleva l’umano, lo Spirito rafforza la mente e conferma il cuore rendendo il corpostrumento dell’amore vero, unico e totale.5.4 In sintesiVorremmo definitivamente rispondere alle domande che le ragazze hanno posto a mamma Pinariprendendo il nostro argomento sulla <strong>di</strong>alettica tra offerta e <strong>piacere</strong> in tre punti chiave.5.4.1 La scoperta <strong>di</strong> se stessiLe ragazze <strong>di</strong> Pina, specialmente la maggiore, <strong>di</strong>mostravano accon<strong>di</strong>scendenza nei confronti delgruppo e della mentalità che trasmetteva loro. Conoscere se stessi vuol <strong>di</strong>re principalmente capirechi siamo, che cosa vogliamo e che cosa siamo in grado <strong>di</strong> donare agli altri. Tale scoperta avvienenel progre<strong>di</strong>re della vita sia attraverso le esperienze che ciascuno vive, sia attraverso gli interventieducativi per favorire la comprensione <strong>di</strong> sé. Si tratta dell’educazione familiare e sociale. Nessunopuò fare a meno degli altri e tutti cerchiamo <strong>di</strong> realizzare noi stessi in mezzo a loro. La chiesaancora una volta non impone delle leggi come fossero uniche e in<strong>di</strong>scutibili, quanto propone conrispetto verso tutti, una traccia <strong>di</strong> vita, un modo <strong>di</strong> essere uomini e donne maturi in umanità.S’intende realizzare il meraviglioso progetto <strong>di</strong> amarsi con tutto se stessi per tutta la vita. È beneconsiderare il valore della persona, sì nella specificità del corpo, ma anche nel suo rimandosimbolico al dono <strong>di</strong> se stessi per stabilire una relazione capace <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>ficare la vita a due. Inquesto caso, l’esempio <strong>di</strong> Elio così proiettato alle esigenze del corpo e meno attento all’altrosviluppo, in<strong>di</strong>ca la possibilità <strong>di</strong> un incontro che forse va riaperto con ben altre prospettive.Certamente Elio, ben guidato e sostenuto dalla stessa fiducia <strong>di</strong> Camilla ha saputo reagire in modopositivo. Ci possono essere però situazioni ben <strong>di</strong>verse dove la persona, per complessi motivi,anche <strong>di</strong> origine storica familiare, fatica a crescere in questa <strong>di</strong>rezione. Qui subentra la figliamaggiore <strong>di</strong> Pina, certamente il suo ragazzo era esigente sul piano fisico, forse troppo, così comeera con<strong>di</strong>zionato dagli amici e dall’ambiente superficiale che frequentava. Che fare? Non si tratta<strong>di</strong> accon<strong>di</strong>scendere, <strong>di</strong> permettere alle esigenze istintive <strong>di</strong> fare da guida, quanto invece <strong>di</strong>costruire un’altra relazionalità, basata più sul rapporto aperto e <strong>di</strong>alogante tra i due. Del resto,anche Alessio, molto rispettoso nei confronti <strong>di</strong> Enza, non ne poteva più, non per la riduzione delrapporto al fattore fisico, ma per la pressione psicologica e affettiva che lo rendeva soloossequiente alla ragazza senza poter esprimere se stesso. É la riduzione dell’altro a cosa senza lasua valorizzazione come persona. Ciò può portare a un tentativo <strong>di</strong> rimettere in <strong>di</strong>scussione ilrapporto stesso.77


5.4.2 Andare avanti a compromessi soprattutto sulla sessualità?É meglio andare avanti con la convinzione delle proprie idee, con la determinazione della propriavolontà, con la chiarezza del proprio amore che non si arrende <strong>di</strong> fronte a qualche <strong>di</strong>fficoltà, maintende chiarire e non soccombere. E se altri fanno <strong>di</strong>versamente? Non è la mentalità alla modaquella da seguire, ma ciò <strong>di</strong> cui ciascuno è convinto e quin<strong>di</strong> più che mai la necessità dellachiarezza nel rispetto dei tempi <strong>di</strong> ognuno. Certo esiste il rischio <strong>di</strong> “perdere” il legame perchétroppo mortificante e bloccante sul piano fisico, ma si tratta davvero <strong>di</strong> una per<strong>di</strong>ta? L’altrapersona forse si era innamorata solo del corpo per quello che poteva ricavarne per la suapassione.5.4.3 Maturare in umanitàL'Enciclica Humanae Vitae, al riguardo è assai chiara, è un vero programma per il singolo e lacoppia, non si può pensare <strong>di</strong> costituire una vita a due senza l’impegno continuo per soli<strong>di</strong>ficare ilrapporto specialmente nella capacità <strong>di</strong> creare la comunione dei cuori, l’unione profonda deisentimenti, della ragione e della fede in un crescendo d’intensità. Nelle coppie che abbiamoriportato, questa crescita, pur con qualche alto e basso, è stata resa possibile. Ci hanno creduto,hanno voluto leggere la propria storia alla luce <strong>di</strong> qualche altro insegnamento che non fosse solo la“moda” del momento o le abitu<strong>di</strong>ni del gruppo degli amici. Per crescere hanno saputo mettersi in<strong>di</strong>scussione e accettare che altri potessero entrare nella loro relazione. Non basta stare insieme egenericamente volersi bene, occorre la volontà <strong>di</strong> crescere in un rapporto che vuole perfezionarsi.Diventa determinante la comunicazione, la sincerità dei propositi e la volontà <strong>di</strong> mettersi aservizio <strong>di</strong> un comune progetto <strong>di</strong> vita. É interessante la scelta con<strong>di</strong>visa <strong>di</strong> Enza e Alessio verso ibambini. Non si sono rinchiusi su un comodo stare insieme per <strong>di</strong>vertirsi e passare il tempo inmodo <strong>di</strong>stensivo e basta, hanno voluto realizzare la scelta <strong>di</strong> servire. Crescere insieme vuole <strong>di</strong>reassumersi delle responsabilità specie nel pensare forme <strong>di</strong> apertura verso gli altri. Un grosso limitedelle figlie <strong>di</strong> Pina era la chiusura, quasi la <strong>di</strong>pendenza dal gruppo unico sostegno relazionale. In talmodo la sessualità ben lontana dal <strong>di</strong>venire stimolo e risorsa per una comunicazione allargata dasé al mondo, tende a rinchiudersi aumentando l’attesa <strong>di</strong> un <strong>piacere</strong> solo fisico, spesso misuratodal gruppo che banalizza il dono confondendolo con la concessione del proprio corpo sulla spintadel consumismo <strong>di</strong>lagante e <strong>di</strong> una forte accentuazione estetica.5.4.4 Desiderare il bene della propria personaSi tratta <strong>di</strong> fare un po’ <strong>di</strong> sintesi in questo capitolo. Non si tratta <strong>di</strong> rinunciare al sentimento e al<strong>piacere</strong>. Si vuole invece arrivare al piano interiore, dove l’unione viene ritmata da unacomunicazione capace <strong>di</strong> sostenere la crescita integrale. Non era pensabile che Elio e Camillaandassero avanti nell’ambiguità, si volevano bene provavano un trasporto l’uno per l’altra, ma inCamilla vi era una profonda sofferenza che, se non avesse avuto il coraggio della verità, avrebbeminato il rapporto. Ha manifestato <strong>di</strong>rettamente a Elio il suo <strong>di</strong>sagio per un confronto alla pari,senza superiorità caratteriale, come avveniva tra Alessio ed Enza. <strong>Il</strong> bene della persona si ricercanella comune determinazione <strong>di</strong> esercitare la propria sessualità nell’ascolto dei sentimenti.Un’unione che va saldata nel tempo e non bruciata dalla passione istintiva e possessiva che nonconsente <strong>di</strong> conoscersi ma si esaurisce in un <strong>piacere</strong> fine a se stesso. Solo quando ci si sentedavvero amati, la stessa intimità <strong>di</strong>viene portatrice <strong>di</strong> una sicurezza per superare qualsiasi<strong>di</strong>fficoltà. Si comprende ancor meglio l’in<strong>di</strong>cazione dell’Enciclica sulla necessità <strong>di</strong> realizzare nellasessualità adulta da sposati i due valori dell’unione e della procreazione in un <strong>di</strong>alogo aperto allavita e capace <strong>di</strong> saldare in<strong>di</strong>ssolubilmente la coppia stessa. Non si tratta della riduzione delrapporto sessuale nella sua spontaneità <strong>di</strong> manifestazione d’amore, ma la salvaguar<strong>di</strong>a dellostesso valore intrinseco dell’amore, non per rinchiudersi, bensì per realizzarsi. S’insiste sullamaturazione verso un cammino <strong>di</strong> crescita, non come osservanza <strong>di</strong> un regolamento. La coppiacredente animata dal desiderio <strong>di</strong> crescere in umanità, trova utili motivi a sostegno del proprio78


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?percorso e una chiarezza d’idee per motivare le proprie scelte etiche. Viene dato al corpo e allasessualità una visione positiva, non come sosteneva Pina, nella sua riduzione a un insieme <strong>di</strong> tabùe <strong>di</strong>vieti. Si punta sulla maturità della coppia, sulla ricerca del bene anche attraverso la valutazioneresponsabile <strong>di</strong> ciascuno, posto in grado <strong>di</strong> valutare il proprio vissuto e il desiderio <strong>di</strong> trasmettereamore con la propria gestualità. Non ci si deve fermare a una sorta <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza passiva <strong>di</strong> leggi,ma educarsi a far <strong>di</strong>venire il corpo manifestazione visibile anche interiore, <strong>di</strong> un amore reciprocosaldo perché basato sui principi morali che tutelano ogni persona e la rendono dono permanente.É il cammino <strong>di</strong> liberazione interiore dalle proprie paure e <strong>di</strong> elevazione della capacità d'amareavendo come prospettiva il bene <strong>di</strong> tutta la persona che nel corpo <strong>di</strong>svela la propria interiorità.79


6 Note sulla convivenzaÉ costume oggi assai <strong>di</strong>ffuso sia nell’itinerario verso il matrimonio civile o religioso, sia comemodalità tipica <strong>di</strong> stabilire l’unione tra l’uomo e la donna nella cosiddetta famiglia <strong>di</strong> fatto. Vi sonodue testimonianze al riguardo.6.1 <strong>Il</strong> caso <strong>di</strong> Alberta e LorenzoConvivono da almeno sette anni, hanno già avuto due figli e così sostengono la propria scelta:“per noi convivere non è andare contro i principi cristiani, siamo credenti, abbiamo battezzato inostri bambini e non cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fare nulla <strong>di</strong> male. Convivere all’inizio era semplicementeprovare a stare insieme da soli, misurare con le nostre forze se eravamo in grado <strong>di</strong> farcela, i nostrigenitori non ci hanno ostacolato e così abbiamo iniziato a stare insieme. Ci volevamo bene dacinque anni, eravamo anche pronti a sposarci, ma convivere ha voluto <strong>di</strong>re: “ve<strong>di</strong>amo se siamofatti l’uno per l’altra“. Un po’ avevamo paura che per le nostre età, eravamo tutti e due attorno aitrent’anni e per le tanti abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita temevamo <strong>di</strong> non riuscire ad incontrarci e magari finire adavere continui litigi. Così anche per la <strong>di</strong>mensione della sessualità, era l’occasione per incontrarcicon calma, programmare la vita insieme anche nell’intimità senza la fretta e spesso la mancanza <strong>di</strong>tranquillità <strong>di</strong> quando si vive in famiglia. Dopo qualche tempo è arrivato il primo figlio, non era inprevisione così presto, l’abbiamo accolto con tanto amore e la nostra vita è cambiata. Sposarci inquel momento? Sì Alberta insisteva, <strong>di</strong>ce Lorenzo: “ma io avevo appena vissuto la separazionedolorosa <strong>di</strong> mio fratello maggiore che dopo <strong>di</strong>eci anni veniva lasciato dalla moglie con duebambini. Era <strong>di</strong>sperato, si era aggrappato ai nostri genitori e anche me chiedeva <strong>di</strong> stargli vicinoaltrimenti avrebbe perduto la testa. Mi ha fatto molto riflettere e non ho vergogna a <strong>di</strong>rlo da alloraho paura <strong>di</strong> sposarmi, non voglio un legame giuri<strong>di</strong>co sulla mia intenzione sincera e vera <strong>di</strong> restarecon Alberta, le voglio bene e non per qualche tempo, ma per sempre. Mi chiedo cosa cambia, nonc’è bisogno del sindaco o del prete per <strong>di</strong>re a due persone, va bene andate avanti siete unafamiglia. No, voglio bene alla mia famiglia, ma dentro <strong>di</strong> me mi devo sentire libero. Anche Albertaora la pensa come me, sa che possiamo andare avanti senza timori. In fondo tutti ci consideranomarito e moglie e nessuno più oramai ci chiede quando ci sposeremo. Per noi va bene cosìan<strong>di</strong>amo avanti amandoci e desiderandoci come se fosse il primo giorno che ci siamo messiinsieme”.6.2 <strong>Il</strong> caso <strong>di</strong> Arnaldo e RosaVivono insieme da circa tre anni e con la prospettiva del matrimonio, scrive Rosa:“Io e Arnaldo ci conosciamo da sei anni, nei primi anni ci vedevamo spesso, anzi il fatto cheeravamo vicini <strong>di</strong> casa favoriva i nostri incontri. Non si può <strong>di</strong>re che non avevamo occasioniper conoscerci, stare insieme e passare tanto tempo anche fuori. I nostri genitori ci hannodato fin da subito il permesso <strong>di</strong> passare insieme alcuni weekend così come un paio <strong>di</strong>vacanze al mare. Non è questo l’argomento della convivenza. Un giorno casualmenteabbiamo visto un appartamento nel quartiere vicino, il prezzo era buono e abbiamo deciso<strong>di</strong> fare un sacrificio e acquistarlo intestandolo a entrambi, male che sarebbe andataavremmo investito del denaro. Invece con il bell’appartamento ci è venuta voglia <strong>di</strong>abitarlo, <strong>di</strong> vivere insieme anche perché desideravamo <strong>di</strong>mostrarci l’amore che avevamoprendendoci la responsabilità <strong>di</strong> mandare avanti casa. E allora perché non sposarci subito?Avevamo deciso, e in particolare io, che avremmo voluto fare un’esperienza <strong>di</strong> vita insiemeper sentirci più sicuri. Troppi nostri amici si sono separati. È vero forse non risolve tutto laconvivenza, ma almeno ci fa comprendere meglio le nostre intenzioni e ci permette <strong>di</strong>valutare ogni particolare della vita <strong>di</strong> tutti i giorni nella quale ciascuno <strong>di</strong> noi si mette inrelazione con l’altro. Personalmente sono contenta <strong>di</strong> questa esperienza e vorrei che altri la80


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?facessero per arrivare al matrimonio più convinti. Anche nella vita sessuale, pur non avendoprogrammato la nascita <strong>di</strong> figli, abbiamo <strong>di</strong>alogato e ora riusciamo a capirci megliomettendo soprattutto sensibilità e tenerezza, non ci uniamo tanto per farlo come era ilrischio <strong>di</strong> prima, ora c’è un maggior senso <strong>di</strong> appartenenza”.Come si possono interpretare queste due testimonianze alla luce <strong>di</strong> quanto abbiamo detto ecitato?6.3 La paura del nuovoIn amore e nella vita sessuale c’è sempre qualcosa <strong>di</strong> nuovo che affascina e anche si teme. Siintende una <strong>di</strong>mensione scontata e misteriosa che non si può risolvere con le sole prestazionifisiche, ma esige un <strong>di</strong>alogo sempre più intenso e sincero. Certamente la paura del nuovo esistetanto che per ogni acquisto, oggi c’è la mentalità <strong>di</strong> provarlo prima, perfino le auto o glielettrodomestici. Che cosa vuole significare? Sì ha paura dell’imbroglio, oppure si avverte unsentimento che con<strong>di</strong>ziona ogni decisione: la sfiducia negli altri? Quando si teme qualcosa si fa <strong>di</strong>tutto per evitarla o ridurne le conseguenze. Sembra che la paura del matrimonio e della vita a dueper costituire una famiglia, venga parzialmente scongiurata da un tempo <strong>di</strong> preparazione con lestesse caratteristiche coniugali. Ebbene è da leggersi come l’ennesima prova prima <strong>di</strong> decidere euna sicurezza in più per evitare lo sbaglio e poi pentirsene. Ma l’amore è in ogni caso fiducia nelmistero dell’altra persona che mentre si svela, sfugge e affascina senza porre domande. Amarecon tutto se stesso esige la pazienza <strong>di</strong> attendere e il fascino <strong>di</strong> scoprire senza voler tutto capire. Siama con il cuore, la mente e la fiducia estrema nel mistero stesso dell’amore a cui siamo tuttichiamati. Dunque potremmo <strong>di</strong>re con uno slogan, “meno paure hai, più fiducia troverai e a vivereinsieme progressivamente arriverai” per fidarsi e permettere all’amore <strong>di</strong> crescere occorre un<strong>di</strong>alogo continuo e non l’esigenza <strong>di</strong> una prova con atteggiamenti <strong>di</strong>ffidenti.6.3.1 <strong>Il</strong> crollo del valore della socialitàSiamo in un tempo dove ognuno agisce in<strong>di</strong>vidualmente quasi ignorando gli altri. Per stare insiemeun uomo e una donna “non hanno bisogno del nulla osta del sindaco o della bene<strong>di</strong>zione delparroco”, ma del senso sociale della famiglia. Si costituisce una comunione tra due persone chepuò generare vite nuove e aumentare i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> uno Stato e i fedeli <strong>di</strong> una Comunità e non sivuole darle un rivestimento istituzionale giuri<strong>di</strong>co e, per i credenti, religioso? La <strong>di</strong>chiarazionesolenne che due persone formeranno una famiglia, sta a <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> fronte a tutti, la novità del lorostato <strong>di</strong> vita e la necessità che anche altri si prendano a cuore la loro piccola chiesa domestica incomunione con la grande Chiesa. Non è un fatto isolato e rinchiuso tra due persone, è un fattofortemente marcante il cammino della vita non solo privata. Perché questa chiusura? Ognuno oggipensa al fatto religioso come un evento a sé che non mette in relazione con la chiesal’insegnamento del Vangelo unica in<strong>di</strong>cazione del percorso per la vita. Non si tratta <strong>di</strong> applicaredelle regole, quanto <strong>di</strong> recuperare e mantenere con coerenza la propria fedeltà a Cristo, erispondere con l’amore umano all’amore <strong>di</strong>vino offerto per tutti e celebrato ogni giornonell’Eucaristia. Certo che spesso si è credenti alla propria maniera, senza il senso <strong>di</strong> unità e <strong>di</strong>con<strong>di</strong>visione sui principi basilari che sostengono la vita <strong>di</strong> ogni famiglia. La convivenza è una formaanticipata <strong>di</strong> vita coniugale non sostenuta dal sacramento del matrimonio, magari più or<strong>di</strong>natarispetto alla vita <strong>di</strong> alcuni fidanzati, ma è altrettanto vero che la convivenza <strong>di</strong>mostra una volontà<strong>di</strong>chiarata pubblicamente <strong>di</strong> stare insieme per un amore maturo, responsabile e rilevante per lasocietà. Quando l'unione rimane solo una buona intenzione, fondata solo sulla parola e non su unapromessa solenne, pubblica, espressa <strong>di</strong> fronte al ministro <strong>di</strong> Dio e alla comunità, è un'altra realtà,un fatto solo privato. Troppo importante è l'amore umano, espressione dell'amore <strong>di</strong>vino perrimanere privato. Ma ci sono anche molti che si proclamano credenti e sigillano il loro amoreumano per conferirgli la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> chiesa domestica ma senza un percorso <strong>di</strong> fede e senza81


l’impegno a verificare la propria realtà <strong>di</strong> coppia con la proposta del Vangelo, solo per dare unsegno esterno ma senza una maturazione interiore.6.3.2 <strong>Il</strong> desiderio <strong>di</strong> sfidare il passatoIn entrambe le testimonianze, nel sottofondo si trova il parere dei genitori <strong>di</strong> origine, quasipremessa e con<strong>di</strong>zione per poter iniziare questo percorso. Un tempo non era praticata laconvivenza, anche per il semplice fatto che per uscire <strong>di</strong> casa, secondo il costume socialeprevalente, occorreva sposarsi. Ora la libertà <strong>di</strong> scelta proclama il valore della responsabilità,spesso come segnale tangibile <strong>di</strong> una svolta rispetto al passato. Non è che <strong>di</strong> fronte alla crisi <strong>di</strong>tanti matrimoni, dovuta anche a scarsa preparazione, la facile risposta è prendere le <strong>di</strong>stanze dalpassato con una famiglia dove il tutto si basa semplicemente su un libero accordo senza alcunaforma né giuri<strong>di</strong>ca, né religiosa che sigli tale unione? Forse agire in questo modo <strong>di</strong>vienesalvaguar<strong>di</strong>a contro le crisi <strong>di</strong> coppia, come affermava Alberto scottato dall’esperienza del fratello?La crisi mostrata dalle separazioni e dai <strong>di</strong>vorzi si risolve restaurando una pedagogia valida <strong>di</strong>preparazione alla vita a due. Sviluppando la tematica della sessualità appare evidente la necessità<strong>di</strong> instaurare un <strong>di</strong>alogo allargato a tutte le esigenze della persona, tenendo conto del clima più<strong>di</strong>sinvolto e libero nel quale sia l’uomo che la donna si possono confrontare senza pressioniesterne. É necessario impegnarsi per vedere oltre il corpo e le sue esigenze, per poter realizzarecon tenacia l’unione <strong>di</strong> ciascuna coppia nella sua originalità. Accendersi <strong>di</strong> passione è facile, ma èaltrettanto facile spegnersi perché da sola scopre solo delusioni e non raggiunge mai la felicità. <strong>Il</strong>vero amore è volontà comune <strong>di</strong> crescita e comprensione reciproca e non necessita <strong>di</strong> prove oaltre soluzioni.6.3.3 La sfida al rischioPurtroppo esiste la finzione con la quale si finge <strong>di</strong> trasmettere quello in cui non si crede sino infondò. Non è la convivenza la soluzione a questo rischio, vivere in coppia, formare la famiglia esige<strong>di</strong>sponibilità al <strong>di</strong>alogo e accettazione del fascino misterioso dell’amore che è aperto aimpreve<strong>di</strong>bili sviluppi. Molte coppie pur convivendo per anni, dopo il matrimonio hanno avuto crisitali da portare in breve tempo alla separazione. Come mai, ma non si erano conosciutiabbastanza? Esiste il male della finzione e quel che peggio, la perversa volontà <strong>di</strong> presentare belloo luminoso quello che è brutto e tenebroso. In questa <strong>di</strong>rezione si comprende come non sia piùche mai sufficiente proclamare il principio della famiglia unita nel matrimonio anche me<strong>di</strong>ante ilsacramento. È in<strong>di</strong>spensabile per i credenti percorrere insieme un cammino <strong>di</strong> fede nella scopertareciproca dell’amore <strong>di</strong> Dio in noi. Ma anche per i non credenti è necessaria una continua crescitasul piano della maturazione umana <strong>di</strong> virtù quali il paziente ascolto, la semplicità, l’umiltà, ilrispetto, la sincerità, la <strong>di</strong>sponibilità, la fedeltà alla parola data in piena trasparenza e sincerità. Sitratta <strong>di</strong> una crescita della propria umanità nel completamento della vita a due che deve iniziarefin dai primor<strong>di</strong> della relazione e si deve perfezionare nell’affetto reciproco e nel dono continuo <strong>di</strong>se stessi. <strong>Il</strong> rischio è l’appiattimento su una condotta <strong>di</strong> vita all’insegna della leggerezza nellaricerca della sensazione del momento.Ci sono coppie che hanno convissuto a lungo e poi si sono sposate ma hanno continuato una vitada fidanzatini all'insegna dell'evasione senza assumere la responsabilità <strong>di</strong> condurre insieme unafamiglia. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>alogo che non s’improvvisa, né si limita alla parola, è l’intesa <strong>di</strong> chi cresce nel tempo,nella conoscenza e accettazione reciproca creando unità nell’amore. Quando ci si sente amati inmodo unico non si desidera altro che far crescere questo flusso <strong>di</strong> amore con la propria adesionetotale e senza con<strong>di</strong>zioni. L’amore gratuito è volontà <strong>di</strong> donare perché si crede nel valore del dono,nella gioia profonda che produce dentro chi lo riceve e chi lo offre. Ben <strong>di</strong>verso dal consumo edalla prova <strong>di</strong> qualcosa dove ci si esaurisce solo nella ricerca <strong>di</strong> nuove sensazioni.82


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?6.3.4 Che cosa c’è bisogno <strong>di</strong> capire e <strong>di</strong> conoscere?Se si ama, si vuole con<strong>di</strong>videre con l’altra persona la propria vita a partire dalle abitu<strong>di</strong>ni e dallapropria quoti<strong>di</strong>anità. Si prospetta un cammino all’insegna della gioia <strong>di</strong> scoprirsi rinnovatidall’amore per andare ben oltre i propri limiti. La scuola del Vangelo insegna ad amarsi con tuttose stessi, per<strong>donarsi</strong>, rigenerarsi, crescere nell’amore vero senza prove e con fiducia totale. Amarsicon tutto se stessi è un dono che rigenera la voglia <strong>di</strong> accogliersi e restare saldamente insieme nelfascino dell’amore.In tal senso è bello percorrere la via dell'amore senza troppo pensare né a se stessi, né al propriofuturo, né tanto meno agli infiniti rischi della vita a due. Amare con il desiderio <strong>di</strong> essere coppiaunita per tutta la vita dà una sicurezza reciproca <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong> stabilità che porta a sentirsipiù che mai uniti in ogni situazione. Provare, tentare, verificare come se tutto <strong>di</strong>pendesse solo danoi è un segno <strong>di</strong> sfiducia nell'Amore che essendo dono <strong>di</strong> Dio va accolto, con<strong>di</strong>viso e seguito finoin fondo con fiducia grande. In ogni caso, non è che molti giovani si sentono insicuri e non hanno ilcoraggio <strong>di</strong> scelte definitive, non per motivi etici o religiosi, ma perché fragili psicologicamente?Forse la scelta del per sempre se da un lato sembra dare sicurezza che per tutta la vita si è unitidall’altro fa paura. Si teme a <strong>di</strong>re un sì definitivo e si cambia facilmente parere anche in base anuove esperienze o delusioni nelle quali una persona può incorrere. Non solo ma nella scelta dellaconvivenza gioca parecchio il senso dell’in<strong>di</strong>vidualismo per il quale gli altri sono se non un “peso”,una realtà poco incisiva <strong>di</strong> fronte alle scelte personali sempre uniche ed intoccabili. Quin<strong>di</strong> le varieforme istituzionali tra le quali il matrimonio, risultano assai pesanti e sembrano frutto più <strong>di</strong> unpassato troppo tra<strong>di</strong>zionalista che del presente aperto alla novità.83


7 Finzione e autenticitàOffrire il proprio corpo, nella <strong>di</strong>namica della crescita della relazione <strong>di</strong> coppia, esige oltre il rispettoper l’identità <strong>di</strong> ciascuno ben al <strong>di</strong> là del corpo, la volontà <strong>di</strong> essere autentici. Non si tratta <strong>di</strong>riprendere il <strong>di</strong>scorso sulla spontaneità, quanto <strong>di</strong> puntare dritto sull’integrità morale dellapropria condotta <strong>di</strong> vita. Non ci si può presentare <strong>di</strong>visi: da una parte il corpo che trasmette gestid’amore e <strong>di</strong> complicità con l’altra persona e dall’altra la non adesione piena e totale al rapporto <strong>di</strong>coppia. Vogliamo riportare le esperienze <strong>di</strong> una giovane e <strong>di</strong> due ragazzi che hanno vissuto larealtà della finzione.7.1 La vicenda <strong>di</strong> IvanaIvana è una ragazza <strong>di</strong> venticinque anni fidanzata, o almeno insieme, con Giorgio un giovane <strong>di</strong>ventotto anni da circa tre anni. Si è fidata <strong>di</strong> lui soprattutto quando le ha detto che era solo lei lapersona giusta per la propria vita e che desiderava tanto arrivare al matrimonio. Ivanacaratterialmente è piuttosto chiusa, non comunica molto con le parole, preferisce ascoltare, capiregli altri e fidarsi dopo che ha ben chiaro che cosa si vuole da lei. Ebbene Giorgio all’inizio nongodeva <strong>di</strong> buona stima, troppo emotivo, eccentrico e <strong>di</strong> scarsa parola. Molte piccole promessemancate o mantenute a fatica dopo insistenze, come ad esempio le uscite promesse e poifacilmente <strong>di</strong>menticate. Però la ragazza lo sentiva or<strong>di</strong>nato, sincero, affettuoso, pieno <strong>di</strong> attenzionie premure nei suoi confronti. Sembrava un rapporto in una fase <strong>di</strong> decollo molto positivo, e lei siera oramai messa nella giusta <strong>di</strong>rezione per arrivare al matrimonio sempre più imminente, sino aquando accadde un fatto che la lasciò avvilita. Un giorno guardando il suo telefonino aveva trovatodei messaggi alquanto ambigui <strong>di</strong> una ragazza che si firmava. “La tua dolce Caty, la tua gattina, ilfiore che sboccia”. Ivana rimase alquanto imbarazzata e non sapeva che cosa pensare ma non neparlava a lui un po’ per la sua introversità, un po’ perché voleva capire qualcosa <strong>di</strong> più sullavicenda molto strana. Passarono pochi giorni e due sue amiche, <strong>di</strong> cui si poteva fidare, vennero a<strong>di</strong>rle <strong>di</strong> aver visto Giorgio con una ragazza bionda lungo la riva del fiume lontano dall‘abitazione, apasseggiare tenendosi per la mano. A questo punto Caty aveva un volto e si poteva immaginareche per lui fosse una persona che contava. Che fare? Non esisteva altro mezzo che chiarire con ilragazzo quest’assurda posizione, se non altro per metterlo <strong>di</strong> fronte a delle responsabilità. Ivanaera presa dallo sconforto, era in grossa crisi e continuava a ripetersi <strong>di</strong> essere stata sciocca, <strong>di</strong> avercreduto soprattutto ai suoi gesti d’intimità, con la quale lei stessa si era concessa fino al rapportocompleto. Momenti d’intimità che lei non avrebbe voluto raggiungere se non dopo il matrimonio,l’aveva fatto perché dentro <strong>di</strong> sé era convinta che Giorgio l’amasse veramente e che unendosi alui, lui si legasse a lei in modo definitivo. Ora il ricordo struggente dell’amore manifestato <strong>di</strong>venivafonte <strong>di</strong> rabbia, desolazione e, quel che peggio, sfiducia totale in tutti gli uomini sicuramenteattenti alla sola <strong>di</strong>mensione esteriore. Era lei stessa che <strong>di</strong>ceva:“Una volta conquistato il mio corpo, o meglio ancora la mia intimità fisica, che altrointeressava a un falso come Giorgio. Sicuramente si sarà vantato <strong>di</strong> fronte ai suoi amici <strong>di</strong>essersi fatto anche me, visto che era forse solo quello il suo interesse. Le sue moine, i suoigesti affettuosi e tutta la sua attenzione erano solo una farsa, ben recitata, ci sono cascata.Ma non è giusto, ora almeno voglio chiarire che cosa pensa <strong>di</strong> me e dove vuole arrivare.”Consigliammo <strong>di</strong> scrivere una lettera, <strong>di</strong> mettere in chiaro per iscritto la conoscenza piena della suarealtà chiedendogli se non altro una spiegazione in modo da indurlo a riflettere anche sulleconseguenze delle sue scelte. Non fu facile per Ivana, era molto triste, soprattutto non gli andava<strong>di</strong> vederlo, prendeva scuse per non farsi trovare, ma sapeva che prima o poi doveva affrontarlo. Larealtà che la infasti<strong>di</strong>va era <strong>di</strong> non aver saputo cogliere la falsità o, come <strong>di</strong>ceva lei, <strong>di</strong> essersiaccorta <strong>di</strong> qualcosa, ma <strong>di</strong> aver fatto finta <strong>di</strong> nulla. Capiva che Giorgio era troppo superficiale,84


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?pensava molto con la testa degli amici con i quali si trovava spesso per passare ore in sala giochi.Erano quelli forse il centro della sua preoccupazione, e lei si sentiva usata, sfruttata, nonriconosciuta nella propria <strong>di</strong>gnità.7.1.1 Perché non aveva voluto comprendere questo prima?Le era andato comodo. In fondo Giorgio le aveva <strong>di</strong>mostrato tenerezza e lei aveva un grandebisogno d’essere amata e <strong>di</strong> trovare un uomo che le desse la conferma della sua femminilità,facendole superare la paura d’essere isolata e impacciata nella comunicazione. La competitivitàcon gli amici era forse messa da parte, ma alla stessa stregua vi era e forse già da tempo Caty conla quale, era certo, si era visto parecchie volte e forse a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Ivana, era alquanto più<strong>di</strong>sponibile sul piano della comunicazione sessuale. Emergeva della ragazza la necessità <strong>di</strong> chiarirealtrimenti sarebbe andata verso un isolamento senza più altre figure maschili. Ecco uno stralciodella lettera spe<strong>di</strong>ta a Giorgio:...dopo quello che mi hai fatto e che ho potuto vedere sul tuo cellulare, chiamarti ancoraamore mi sembra <strong>di</strong> voler stare alla parte che tu mi hai dato: la scema <strong>di</strong> turno che noncapisce e che tengo per <strong>di</strong>vertirmi quando mi fa comodo. Ora io è come se fossi in un banco<strong>di</strong> nebbia e avendo perso completamente il senso dell’orientamento non sapessi più da cheparte muovermi a <strong>di</strong>stinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, a saper capire se la miasofferenza sia più o meno grande della tua apparente felicità. Mi hai fregato e ritieni chequesto sia giusto, mi hai fatto credere che mi amavi, ma il tuo cuore era lontano, anche secon il corpo era così vicino a me. Mentitore, falso, ipocrita e potrei andare avanti. Io peròcredo <strong>di</strong> avere sbagliato a pensare che la felicità potesse essere nelle <strong>di</strong>mostrazioniconcrete, anche se a volte piccole della vita <strong>di</strong> tutti i giorni. Provo rabbia e l’idea che tupossa, potresti, o potrai aver detto o <strong>di</strong>re a un’altra “ti amo”, oppure poter con<strong>di</strong>videre conlei le piccole o le gran<strong>di</strong> gioie e magari sentirti realizzato e appagato anche fisicamente enon solo mentalmente come qualche volta <strong>di</strong>cevi a me, ebbene questa idea non miabbandona. Era molto meglio che tu mi <strong>di</strong>cessi subito, specialmente sei mesi fa quandoabbiamo avuto il primo rapporto, che non mi amavi o che avevi dei dubbi, non che volevi<strong>di</strong>ventare mio per sempre. Questa bugia mi fa ancor più male e detesto la dolcezza che hoprovato con te come se mi avessero torturata, invece io mi sono donata credendo in ciò chefacevo. E allora penso che, visto che hai avuto contatto con un’altra persona, io non siastata all’altezza e forse per te non lo sarò mai per appagare il tuo bisogno <strong>di</strong> sesso o <strong>di</strong>amore, visto che io ti ho amato e ho creduto in quello che abbiamo fatto. Non si può andared’accordo al cento per cento, ma tra noi ora si andava bene ed io ti ho amato sinceramenteper questo penso e che tu hai sfruttato il mio amore e forse l’avresti fatto ancora per moltotempo, non so il perché mi basta <strong>di</strong>rti che così non si possiamo andare avanti…Ivana aveva avuto il coraggio della chiarezza che portò il ragazzo a un colloquio in cui Giorgiocercò scuse <strong>di</strong>cendo che Caty era solo una vecchia amicizia che aveva bisogno <strong>di</strong> trovare qualcunoche le stesse vicino in un momento delicato. Ma il tutto era avvenuto nel segreto e questo non eral’atteggiamento <strong>di</strong> chi vuole aiutare, ma <strong>di</strong> chi vuole compromettere. Così il rapporto non potevaproseguire, anche se lui le assicurava che solo lei era la donna della propria vita e che tutti i suoigesti <strong>di</strong> affetto esprimevano il desiderio <strong>di</strong> amarla, ma come <strong>di</strong>ceva Ivana, non con tutto il cuorema solo con il corpo nei momenti <strong>di</strong> bisogno. Era chiara la rottura del rapporto e la necessità <strong>di</strong>ridarle fiducia per riprendere a relazionarsi con il mondo e con qualche altro ragazzo. Iniziava perla giovane un tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione su se stessa, sulla sua arrendevolezza specialmente <strong>di</strong> frontealle richieste d’intimità che l’avevano conquistata facendo passare in secondo piano lecaratteristiche <strong>di</strong> Giorgio. Come a <strong>di</strong>re che era bastata una maggiore intimità che far sì che Ivana siabbandonasse completamente nelle sue braccia senza più riflettere. Lei provava il senso <strong>di</strong> colpacon il quale continuava a lacerarsi interiormente. La prima riconciliazione doveva essere con se85


stessa, con il proprio evidente bisogno <strong>di</strong> farsi amare, ben captato da Giorgio per farla oggetto <strong>di</strong>attenzioni morbose fatte allo scopo <strong>di</strong> unirsi a lei. Un’esperienza che Ivana voleva superare con ladeterminazione <strong>di</strong> chi sa che per amare occorre unire in modo armonico la mente, il cuore e ilcorpo senza che questo possa andare avanti seguendo le passioni del momento. La finzione era<strong>di</strong>ventata autenticità almeno nello smascherare la doppia relazione <strong>di</strong> Giorgio, ma la ricaduta intermini <strong>di</strong> sfiducia e <strong>di</strong> rabbia verso se stessa erano il pesante prezzo pagato.7.2 La testimonianza <strong>di</strong> Bruno e MauraBruno <strong>di</strong> circa trent’anni aveva avuto una relazione con Maura e avevano anche vissuto insiemeper un anno. Ora erano in crisi. Lei se n’era andata lasciandogli un biglietto nel quale <strong>di</strong>ceva chenon se la sentiva <strong>di</strong> andare avanti perché non provava più nulla per lui. Una botta del tuttoinattesa, una tegola che Bruno non sapeva da che parte venisse. Quando trovò il biglietto sultavolo rimase solo dalla mattina alla sera chiedendosi che cosa potesse fare. All’apparenza nonaveva nulla da rimproverarsi, forse era un po’ agitato per il lavoro, non aveva gran tempo perascoltare Maura e all’intimità non de<strong>di</strong>cava il tempo necessario. Ma nulla <strong>di</strong> tutto questo potevafar pensare a questa decisione anche se forse aveva immaginato qualcosa. E pensare che in casaera gentile, affettuosa e sempre pronta al sorriso tanto che quando Bruno ritornava dal lavoro le<strong>di</strong>ceva che il suo sorriso valeva più <strong>di</strong> qualunque moneta d’oro. E allora tutto questo era falsità?Com’è possibile recitare come un’attrice nata? Per Bruno bisognava far qualcosa e decise <strong>di</strong>scriverle per raccontarle tutto quello che era avvenuto tra loro. Pren<strong>di</strong>amo alcuni passaggi perfocalizzare il tema della finzione e autenticità:… scrivo a chi non ha voglia <strong>di</strong> ascoltare, a chi mi ha cancellato per sempre, come hai scrittonel tuo biglietto, lasciato sul tavolo quasi fosse la lista della spesa. Sento in questomomento <strong>di</strong>sperazione, rabbia, sconforto, delusione, mi sento come mi avessero colpitomortalmente. Pensa come si fa a <strong>di</strong>struggere una persona, basta sottrarle quanto crede siala cosa più cara che ha, la donna che le sta accanto da cinque anni con affetto e amore.Tutto va a crollare: i nostri progetti che fino a ieri facevamo per una casa più grande per unlavoro nuovo, le speranze che avevamo con<strong>di</strong>viso e la volontà <strong>di</strong> costruire insieme il nostrofuturo. Tu mi hai tolto la voglia <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> sorridere, <strong>di</strong> amare, <strong>di</strong> gioire con qualcuno dellepiccole e gran<strong>di</strong> cose. Non sono più che solo e il tuo ricordo si macchia della tua fugadavvero inaccettabile per me. Sento il vuoto non solo della tua assenza, ma della falsità,dell’ipocrisia, dell’egoismo. Non so come uscirne, una cosa è certa, qualunque siano i motividella tua uscita vorrei saperne qualcosa <strong>di</strong> più. Devi avere il coraggio delle tue scelte fino infondo. Io non ti ho ingannata, ti ho amata, forse non abbastanza, è vero in questo periodoero nervoso per il lavoro che voglio cambiare e perché tu volevi stare più in intimità mentreio ero stanco e qualche volta non me la sentivo. Si ma perché non hai detto nulla, anzi ticomportavi in modo normale e io non capivo i tuoi <strong>di</strong>sagi? Non puoi prendere da me quelloche ti piace e poi mollarmi quando non ti va qualcosa, non ridurmi al self service! Ora chefacciamo? Certo sarebbe bello se potessimo insieme riprendere la nostra storia e magarichiarirci dove qualcosa non ha funzionato non fuggendo, ma affrontando. Non vogliopiangere su me stesso, voglio solo che insieme piangiamo sul nostro rapporto…Ti chiedoscusa, se ciò può ancora esserti <strong>di</strong> qualche utilità, riuscire almeno a parlare, per qualche miocomportamento offensivo e pesante che tu da tanto tempo hai sopportato e che io non hoavuto il coraggio <strong>di</strong> ammettere. È vero per andare avanti dobbiamo fare qualche passoin<strong>di</strong>etro e <strong>di</strong>mostrarci che ciascuno ha bisogno <strong>di</strong> essere amato dall’altro per poterci <strong>di</strong>reuna coppia…Certamente la lunga relazione un risultato l’aveva avuto: Bruno era più tranquillo aveva tirato fuori86


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?tutto quello che aveva da <strong>di</strong>re, la sua rabbia almeno era stata canalizzata verso una <strong>di</strong>rezionepositiva, dando la possibilità a Maura <strong>di</strong> rispondere, <strong>di</strong> rimettere insieme le cose. <strong>Il</strong> vero problemaera il coraggio <strong>di</strong> ammettere un fallimento, Maura avrebbe voluto un uomo più innamorato, nonun ragazzo gentile, affabile, molto razionale, misurato nelle parole. Dentro <strong>di</strong> sé l’amava, ma era inforte crisi la motivazione per vivere insieme. Non provava il sentimento <strong>di</strong> chi è coinvoltanell’amore dell’altra persona. Allora perché non glielo ha comunicato <strong>di</strong>rettamente, perché ilbiglietto sul tavolo e la fuga? Da una parte viene interpretata come una forte provocazione, l’invitoa far sì che Bruno si metta a pensare al proprio vissuto e si “<strong>di</strong>a una regolata”, come <strong>di</strong>cevaMaura. Dall’altra parte la fuga, il non <strong>di</strong>alogo, la finzione nella vita quoti<strong>di</strong>ana rappresentano lapaura <strong>di</strong> ammettere la verità, quasi la pigrizia a dover fare i conti con fatti che non si prevedevanoe che mettono in crisi il rapporto. Sembra più facile ascoltare il sentimento della rabbia,dell’in<strong>di</strong>gnazione, piuttosto che aprire il cuore con sincerità. In questo entra anche un senso <strong>di</strong>sfiducia in Bruno, “perché tanto non lo si può cambiare, è così sicuro <strong>di</strong> sé” <strong>di</strong>ceva Maura e intantovi rinunciava e fingeva. Atteggiamenti <strong>di</strong>ventati cronici, fino a rendere la stessa vita in coppia unabella recita dove quello che conta è “tirare avanti”, fin quando non se ne può più e infatti, ciòpuntualmente avvenne. Così come nella relazione sessuale era impossibile continuare a fingersipartecipi quando dentro il proprio animo c’era un sentimento <strong>di</strong> lontananza, il solo vedersi era giàimbarazzante. Come si può andare avanti così? Non è facile nemmeno questa parte, anzi è proprioqui che la rabbia aumenta e porta con sé la volontà <strong>di</strong> allontanarsi, non si prova più la necessità <strong>di</strong>avvertire la reciproca appartenenza, il significato <strong>di</strong> un amore che sebbene travagliato, almenocon la comunicazione non verbale, ha la possibilità <strong>di</strong> esprimere il bisogno reciproco <strong>di</strong> essereuniti. Fu proprio su questa domanda che i nostri due giovani s’interrogarono sul desiderio <strong>di</strong>rimanere uniti. Bruno razionale e calcolatore, come un amministratore <strong>di</strong> un’azienda <strong>di</strong>sse che perlui questo desiderio non era mai stato in <strong>di</strong>scussione, anzi era proprio per questo motivo che avevaprovato a richiamare Maura a lui e che era <strong>di</strong>sposto ad andare avanti, visto come erano andate lecose. Ma Maura, <strong>di</strong>ceva:è vero che io ho finto, ho recitato la parte dell’innamorata quando ero in crisi e ora pertornare con te non posso riprendere la vita <strong>di</strong> prima nell’ambiguità e senza migliorare ilnostro <strong>di</strong>alogo. Tu pensi troppo alle apparenze, a salvare il rapporto da critiche perché <strong>di</strong>ciche fai il meglio, non mi lasci mancare niente, forse è vero ma per essere uniti occorre piùpassione, il desiderio <strong>di</strong> aprirsi <strong>di</strong> mettersi a confronto. Lasciare che io possa rendertipartecipe della mia vita, <strong>di</strong> come le cose mi girano in quel momento. Devi fare uno sforzonon per capire tutto e mettere in or<strong>di</strong>ne ma per farmi entrare <strong>di</strong> più nella tua vita,altrimenti tu non vuoi me ma una fotocopia <strong>di</strong> te, mi vuoi fare come sei tu e questo èegoismo. Forse dobbiamo completarci, migliorarci, non essere sottomessi all’or<strong>di</strong>ne da testabilito. Nonostante questo in questi giorni ho ripensato ai momenti felici, all’incontro <strong>di</strong>quel giorno, quando dopo aver passato ore liete con i nostri amici, al ritorno mi <strong>di</strong>cesti conuna grande gioia negli occhi: “Credo <strong>di</strong> cominciare a volerti bene“. Sì quel bene oradobbiamo imparare a comunicarlo perché altrimenti resta solo una vaga promessa, la verafinzione che alimenta l’illusione <strong>di</strong> voler stare insieme.Riportare questa <strong>di</strong>chiarazione fatta da Maura a Bruno significa rimettere a fuoco il tema <strong>di</strong> fondo:amare con il corpo dopo che si è inserito il cuore. Se il corpo ama, o quanto meno compie gestid’amore, ma senza la partecipazione interiore, ci si esaurisce presto. Questa esperienza <strong>di</strong> vitacre<strong>di</strong>amo sia purtroppo comune, il coraggio della verità porta con sé la volontà <strong>di</strong> chiarire, perchénel profondo questi giovani si amavano, ma era venuta meno la voglia, la motivazione ad andareavanti e tutto <strong>di</strong>veniva una finzione. C’è anche il salvataggio dell’apparenza per opportunismo. Erapiù facile e vantaggioso rimanere così. Finché erano insieme, Bruno tutto sommato faceva bene lasua parte, non mancava <strong>di</strong> rispetto, si prendeva cura <strong>di</strong> lei e così Maura, gentile e affabile pronta a87


collaborare senza fare storie, partecipe anche nei momenti <strong>di</strong> intimità, anche se <strong>di</strong>visa perché nonconvinta <strong>di</strong> poter andare avanti in questo modo.<strong>Il</strong> coraggio <strong>di</strong> chiarire, determina il non lasciare sepolto il <strong>di</strong>sagio. Più passano i giorni dove regnaambiguità e menzogna e più <strong>di</strong>verrà <strong>di</strong>fficile ricomporre, perché ogni persona porterà con sé le sue<strong>di</strong>fese sempre più aggressive nei confronti dell’altra senza cercare le ragioni per ricaricare larelazione. In ogni caso è più semplice scrivere il biglietto e andarsene, così come ricorrere al legaleper avviare la procedura <strong>di</strong> separazione. É una reazione, ma quale relazione è così abbassabiletanto da troncarla con una lettera? A volte il <strong>di</strong>alogo della sessualità può creare uno sviluppointenso e piacevole ma limitato dal voler far verità su se stessi. Non ci vuole molto a pensare cheper essere coppia sia necessario saper trovare modalità comunicative in grado <strong>di</strong> far emergeretutto il mondo interiore <strong>di</strong> ciascuno per un confronto reale e completo. <strong>Il</strong> fatto che fisicamente sientra in sintonia, è il segnale che si deve intensificare l’impegno per comprendere l’altra persona enon solo per consumare gesti <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> senza mirare a una vera unione. Solo uniti si sperimenta lagioia <strong>di</strong> essere coppia e l’impegno, soprattutto degli uomini, a vincere quell’assurda timidezza amanifestare i sentimenti con un linguaggio comprensibile e in grado <strong>di</strong> coinvolgere la propriadonna.Con questa coppia arrivammo a un ragionamento prendendo spunto dal cibo, visto che Bruno<strong>di</strong>ceva che i cibi <strong>di</strong> Maura erano deliziosi. Ebbene ci si poteva sfidare nel ricordare la cena dellasera precedente, o quanto tempo aveva richiesto la preparazione, ma tutto ciò era moltosecondario alla gioia del momento conviviale della tavola, specialmente se erano anche presentiamici o parenti. Erano d’accordo sul principio che prima <strong>di</strong> ben cucinare occorre imparare acostruire e mantenere solide relazioni con gli altri e così vale per la sessualità che se intesa comeprestazione è ben poca cosa, la sua intrinseca finalità è quella <strong>di</strong> creare comunione, allora il<strong>piacere</strong> è secondario, come lo sarebbe la tavola se consumato il pasto tutti scappano perché sonosazi! Certamente unirsi e sentirsi vicini, anche se conviventi, dà un senso <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong>vicinanza unico. Nel tempo la volontà <strong>di</strong> volersi bene deve <strong>di</strong>mostrare partecipazione alla vita delconiuge e apertura dell’animo stimolato dal <strong>piacere</strong> fisico per un confronto sulla verifica delproprio vissuto. Altrimenti questo gesto così profondo e unitivo rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire menzognero,autentica finzione che trasmette un messaggio <strong>di</strong> comunione ma con dentro la lontananza. Émeglio astenersi da ogni intimità fin tanto che la stessa unità dei cuori non viene ripristinata. Inostri due giovani questo messaggio l’avevano oramai compreso e si stavano impegnando arestituirsi quella confidenza interiore per ricuperare il loro rapporto logorato e <strong>di</strong>venuto ormai piùrecitazione che espressione <strong>di</strong> autentico amore nel percorso verso il matrimonio. In ogni casoanche se fossero stati sposati, avrebbero dovuto affrontare questo imprescin<strong>di</strong>bile chiarimento.7.3 La delusione <strong>di</strong> AlfredoQuesta è la sofferta esperienza <strong>di</strong> Alfredo, un giovane <strong>di</strong> trentacinque anni, con una ragazza piùgiovane <strong>di</strong> lui circa <strong>di</strong>eci anni. Aveva atteso molto, aveva fatto tanti passi verso <strong>di</strong> lei nel massimorispetto, voleva instaurare un <strong>di</strong>alogo d’amore all’insegna <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> la vita per costruireuna famiglia. Lei per più <strong>di</strong> un anno era stata gentile, usciva volentieri con lui tanto che, già delusoper altre esperienze precedenti, lui ci aveva creduto. Pur nel massimo rispetto avevano costruitouna relazione dove i gesti corporei erano inseriti nella progressività <strong>di</strong> un rapporto che si aprivaverso un sicuro futuro insieme. Mai Alfredo si era lasciato andare alla sod<strong>di</strong>sfazione istintiva eaveva messo in <strong>di</strong>fficoltà la ragazza. C’era una comunicazione tra loro fatta soprattutto <strong>di</strong> semplicigesti in<strong>di</strong>canti la voglia <strong>di</strong> conoscersi e <strong>di</strong>mostrarsi amore con piccole attenzioni. Alfredo sentivaquanto piacesse alla ragazza essere tenuta in braccio. Lui desideroso del bene della coppia, non haricercato lei solo per ottenere rapporti intimi. Tutto sembrava andare avanti al meglio quando88


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?improvvisamente la ragazza si chiude, <strong>di</strong>mostra ostilità, non le va bene più niente. É il chiaromessaggio che si è stancata, non vuole più continuare la storia. Lui ci prova a farla parlare, ma escesoltanto il <strong>di</strong>sagio perché è stanca, provata da altre preoccupazioni e perché si sente scontenta dalfatto che Alfredo è troppo serio per lei, troppo adulto e vuole subito pensare a sposarsi. Come a<strong>di</strong>re: “Per me sei vecchio, mi sei servito per un po’ ora basta, non ne voglio sapere”. Ma Alfredo ciha creduto, si era innamorato e per lui non è facile un’altra situazione, e poi non se l’aspettava.Sicuramente c’è stata una finzione, il ritrovarsi insieme, i mo<strong>di</strong> gentili dalla ragazza, il suo affettoerano tutte mascherate? Come riprendere a comunicare? Ecco una parte <strong>di</strong> una lettera cheAlfredo le ha scritto:... e sono qui a piangere su me stesso. Magari sperando che tu tornassi e mi buttasi lebraccia al collo e mi <strong>di</strong>cessi: ”Ti amo!”. Già devo avere pazienza, aspettare, darti il tempo <strong>di</strong><strong>di</strong>menticare quello che forse non <strong>di</strong>menticherai mai… Avrei sperato che almeno mi avessidetto qualcosa, invece niente… forse sto soffrendo troppo, forse dovrei reagire<strong>di</strong>versamente, fregarmene, cercare dei <strong>di</strong>versivi, non pensarci. O magari cercarmi anch’ioun’amante, una da portare a letto, senza farmi troppi problemi esistenziali… Magariservirebbe a non farmi soffrire in questo modo assurdo e inimmaginabile, vorrei saperequando finirà? Quando potrò <strong>di</strong> nuovo essere felice e stare in mezzo alla gente senzafingere, come hai fatto tu con me, la mia gioia? Certo abbiamo parlato, <strong>di</strong>scusso, riso,chiacchierato, ci siamo comunicati amore con spontaneità e da parte mia sincerità neglisguar<strong>di</strong>. Io sono pronto ancora a chiederti dove posso aver sbagliato per correggermi. Matu? Quali sono le tue colpe? Le tue responsabilità? Perché hai cercato in altri, ne sonoconvinto, quello che non trovavi o non credevi <strong>di</strong> trovare in me? Ti sei veramente sforzata <strong>di</strong>cercare <strong>di</strong> cambiare le cose? Voglio delle risposte, non mi accontento più dei non lo sooppure dei ne parliamo domani, o adesso sono stanca, parliamone un’altra volta. Io sto dacane, vorrei finisse nel migliore dei mo<strong>di</strong>, ma se così non dovesse essere vorrei saperlosubito. È inutile trascinare la situazione in un vicolo cieco <strong>di</strong> cui non si vede la fine. Non sipuò scherzare sulla vita <strong>di</strong> un’altra persona che in questi anni ti ha <strong>di</strong>mostrato amore vero, imiei sentimenti non sono una sciocchezza, voglio da te più rispetto. Mi chiedo perché ti hoamato così tanto, perché mi sono coinvolto fino al punto <strong>di</strong> pensare ormai la mia vita con latua, la nostra, il nostro futuro. E tu in un colpo ecco mi lasci. Ricorda che non sono l’uomoper uscire qualche volta insieme o per passare allegramente una notte o <strong>di</strong>vertirsi e basta.No ho desiderato, e te l’ho detto, <strong>di</strong> costruire il nostro futuro, ne hai paura, allora erameglio <strong>di</strong>rlo subito e non lasciare che il rapporto andasse avanti e io mi illudessi <strong>di</strong> potertiavere come compagna per la vita. Questa falsità non l’accetto, contrad<strong>di</strong>ce tutto il bene chemi hai trasmesso e la gioia <strong>di</strong> avere avuto una relazione in certi momenti davvero unica. Eadesso che cosa facciamo? Voglio delle risposte”.7.3.1 Quale risposta può essere arrivata?<strong>Il</strong> pressoché totale silenzio da parte <strong>di</strong> lei. Un segnale <strong>di</strong> come la comunicazione dell’amore siadelicata. Forse in questa situazione non si è verificata la piena intesa nell’intimità, ma la stessaunione si era chiaramente manifestata sia verbalmente che emotivamente. Alfredo ci credeva, eraconvinto che questa donna sarebbe <strong>di</strong>ventata la donna della sua vita, perché lei l’ha illuso? Se ilmotivo fosse stato solo l’età anagrafica, andava fin da subito messo in chiaro, se invece fosse lasua determinazione per un progetto <strong>di</strong> vita insieme da realizzarsi a breve, doveva almenoesternare le sue resistenze, i suoi dubbi. Forse il giovane, oramai maturo, avrebbe frenato la suaspontanea passione per lei, se non altro poteva capire <strong>di</strong> rallentare il suo passo e certamente il suoattaccamento. Certo al cuore non si parla, ma esiste anche il cervello, la ragione che non puòab<strong>di</strong>care completamente il suo compito: far riflettere e responsabilizzare. Certamente in unastoria <strong>di</strong> sofferenza come questa, la principale responsabilità è ancora una volta il superficiale e89


comodo “tirare avanti”. Dietro la finzione, esiste l’egoismo, in questo caso lo sfruttamento dellebuone intenzioni <strong>di</strong> un uomo, con la ricaduta <strong>di</strong> un passaggio dalla gioia <strong>di</strong> un incontro alla grandedelusione <strong>di</strong> una solitu<strong>di</strong>ne nella quale fatica a capirsi. Iniziava per lui un lavoro lento manecessario <strong>di</strong> ricostruzione della sua personalità, <strong>di</strong> ripresa della sua storia personale. Alfredodoveva ritrovare la fiducia con la volontà <strong>di</strong> ricostruire un altro rapporto mettendo al positivoquesta esperienza da cui estrarre la paura <strong>di</strong> essere nuovamente “fregato” e la certezza chequando si ama e si trasmette tale sentimento con sincerità l’amore stesso riuscirà a vincere. Inquesto Alfredo era sostenuto dalla fede, non solo credere in Dio e nell’amore, ma credere nellariconciliazione, sapersi perdonare non tanto un peccato, amare non è peccato, quanto <strong>di</strong> non averfatto i conti con l’altra persona. Ebbene, Alfredo iniziava a capire questa realtà <strong>di</strong> se stesso, avevaprogrammato un bel progetto, pensato a lungo, elaborato sulla base della sua esperienza, lo stavacomunicando con affetto e tenacia ma non aveva fatto i conti con l’altra persona. Iniziava acomprendere quanto era misterioso e <strong>di</strong>fficile stabilire un rapporto aperto e coinvolgente. Nonaveva sbagliato, non aveva avuto rapporti completi, ma aveva premuto troppo l’acceleratore sulfuturo senza gustare il presente. Le gran<strong>di</strong> opere si conquistano assieme, anche se uno può esserepiù rapido a pensare e decidere, ma in forza dell’amore bisogna saper trovare il passo giusto ancheper l’altro, senza affrettare i tempi e mettere l’altra persona nella necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi. Era larealtà che emergeva dai suoi racconti, dove lui stesso affermava <strong>di</strong> volersi sposare, metter sufamiglia. Giusto desiderio, ma non da solo, l’altra ha i suoi tempi e non è scontato che possa<strong>di</strong>ventare imme<strong>di</strong>atamente realizzabile. Questa attesa è la fatica e la gioia <strong>di</strong> crescere insiemealtrimenti l’amore che si manifesta <strong>di</strong>venta pesante e rischia <strong>di</strong> spegnersi <strong>di</strong> fronte a mo<strong>di</strong> troppo<strong>di</strong>fferenti. Essere in coppia suppone un esercizio <strong>di</strong> sincerità nelle intenzioni oltre che nelle azioni,non è sufficiente piacersi e desiderarsi, occorre anche comprendersi. Ora Alfredo, pur con vivo<strong>di</strong>s<strong>piacere</strong>, iniziava a sentirsi più in pace con se stesso. Aveva amato, gliel’aveva messa tutta, nonaveva ricor<strong>di</strong> spiacevoli, aveva trasmesso passione e amore nel rispetto del suo corpo. Doveva solocapire che per amarsi in due è necessaria la consapevolezza delle scelte operate e con<strong>di</strong>viseassieme. Sembra la volpe verso il Piccolo Principe: “sapersi addomesticare”, avere il desiderio <strong>di</strong>stare con l'altro in un tempo <strong>di</strong> qualità speciale. Quando ci si addomestica, si lascia entrarelentamente l'altra persona nella propria vita fino a sviluppare la passione d'amare soprattutto inquello che non <strong>di</strong>ce ma comunica con il linguaggio non verbale dei suoi sguar<strong>di</strong>, dei sorrisi, deigesti e del comportamento. É la partecipazione <strong>di</strong> ognuno verso l'altro nella volontà <strong>di</strong> un'intesache sa andare oltre le normali parole e <strong>di</strong>viene occasione per avviarsi al completamento <strong>di</strong> séproprio della relazione <strong>di</strong> coppia.7.4 Interroghiamo la BibbiaA proposito della finzione nel testo sacro, la tentazione sarebbe quella <strong>di</strong> presentare una coppiatipica <strong>di</strong> questa realtà: Sansone e Dalila, ma il contesto storico inserito nello scenario <strong>di</strong> una guerrafa sì che tale rapporto sia nato sotto l’insegna <strong>di</strong> un combattimento non con le armi tra<strong>di</strong>zionali,ma utilizzando l’apparenza dell’amore per ingannare Sansone e farlo cadere in trappola. Unracconto dove riemerge la finzione come esca per far cadere un uomo forte e robusto, ma pocoavveduto nelle mani <strong>di</strong> un’implacabile e affascinante donna assetata solo dell’argento, promessodai militari, che non della persona. Un pessimo esempio <strong>di</strong> relazione che lasciamo alla letturaeventuale (Gdc.16,4ss) se non altro per non cadere in una situazione simile. <strong>Il</strong> brano che invecevorremmo commentare è tratto ancora una volta da San Paolo il quale parla esplicitamentedell’offerta del proprio corpo:90Vi esorto dunque, fratelli, per la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificiovivente, santo e gra<strong>di</strong>to a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi allamentalità <strong>di</strong> questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?<strong>di</strong>scernere la volontà <strong>di</strong> Dio, ciò che è buono, a lui gra<strong>di</strong>to e perfetto. La carità non abbiafinzioni, fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affettofraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. (Rm.12,1-2.9-10).Si parla <strong>di</strong> offerta, che per un credente significa partecipare al sacrificio che la chiesa offre ognigiorno: la Santa Messa, il memoriale della passione <strong>di</strong> Cristo, il dono della sua vita per amore, perliberarci dal peccato e farci vivere come suoi figli. Ciò significa dar valore al dono che ciascuno fa <strong>di</strong>se stesso nel desiderio <strong>di</strong> formare una coppia, la famiglia espressione domestica dell’amore <strong>di</strong> Dioper l’umanità. Quando si offre occorre superare una tentazione: la mentalità del mondo in cuiviviamo che altro non è se non il proprio tornaconto personale. Dietro l’offerta del corpo c’è uncuore che ama, una mente che pensa, una fede che aderisce a un progetto <strong>di</strong> vita. Non si puòquin<strong>di</strong>, come <strong>di</strong>ceva Alfredo “giocare sui sentimenti“, sull’onestà morale <strong>di</strong> chi vuole, donando sestesso, mettersi a servizio della vita, dell’amore e crede per davvero nell’unità. Offrire è una sceltasincera, matura e convinta che si arricchisce con l’accoglienza dell’altra persona. Ne conseguel’altra esortazione paolina non solo a non fingere per far vedere esternamente quello che non c’è,ma “gareggiare” per superarsi dove è possibile, nel venirsi incontro. Se pensiamo allacomunicazione del corpo, quando ci fosse attenzione nutrita da sensibilità e partecipazione allavita dell’altro, la <strong>di</strong>mensione della sessualità non si ridurrebbe a consumo, ma eleverebbe laqualità della vita portandola all’autenticità del sentimento. Si comprende ancora una volta lagravità <strong>di</strong> comportamenti falsi come hanno subito Ivana, Bruno e Alfredo. Quando qualcuno fingee non si coinvolge, porta avanti un rapporto spento o in grossa crisi solo perché deve farlo,contrad<strong>di</strong>cendo il presupposto stesso dell’amore. Ingannare è solo un male che va fuggito conorrore. <strong>Il</strong> peccato non è soltanto commettere delle azioni cattive con il proprio corpo, mastrumentalizzare persone oneste e ben intenzionate che vogliono invece stabilire un rapportobasato sull’amore.7.5 L’inganno è il peccato delle originiLa tentazione dell’orgoglio è la sfida a Dio, nel voler scegliere autonomamente il bene e il male. C’èin ogni persona lo spirito d’inganno a ogni età e solo la scelta deliberata e convinta <strong>di</strong> amare comeLui ci ha amato lo può scongiurare. É necessaria una vigile attenzione per la sincerità a qualunquecosto e per una coscienza ispirata al bene <strong>di</strong> ogni persona, per poter affermare <strong>di</strong> amare davvero evoler crescere nell’amore. <strong>Il</strong> rischio è che l’inganno porti a ridurre l’amore nel possesso dell'altro,con i gesti e le parole <strong>di</strong> pace e tenerezza in una farsa. <strong>Il</strong> buon Alfredo non ritrovava più la voglia <strong>di</strong>continuare e stava cadendo in depressione. La grande e potente carità che spinge le persone adamarsi e <strong>donarsi</strong> per tutta la vita può trasformarsi in cattiveria, nella rottura <strong>di</strong> ogni rapportogettando le persone nella <strong>di</strong>sperazione. La finzione è un’arma che può colpire in modo terribilespecialmente quando uno, pieno <strong>di</strong> ottimismo, si vede crollare tutto. Pensiamo ancora un istante aIvana, prima i messaggini, poi le soffiate delle amiche e infine la conferma che era tutta finzione,stava già con un’altra. É un “mondo” che crolla, e se manca la fede e il coraggio <strong>di</strong> andare avanti cisi ritrova senza speranza, senza lo stimolo positivo a riprendersi ed andare avanti, inventare lavita. Ma nonostante tutto Qualcuno ancora ci ama e rinnova la fiducia. Forse è proprio provandoqueste esperienze che si riscopre l’apertura alla fede, il dono <strong>di</strong> credere a un Amore infinito chestimola, apre e sostiene sempre il nostro sforzo per trasmettere a noi stessi e agli altri la volontà <strong>di</strong>donare e credere nel bene.7.5.1 La tentazione e il maleC’è un secondo testo che abbiamo voluto prendere come riferimento, non imme<strong>di</strong>atamentebiblico, che fa parte del magistero della chiesa che nel tempo legge, interpreta e offre ai fedelidelle linee <strong>di</strong> lettura degli stessi testi biblici, affinché vengano applicati nella vita. Nella Gau<strong>di</strong>umed Spes (Gioia e Speranza - Vaticano II), leggiamo al n.13:91


92“L’uomo tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà sua, erigendosicontro Dio e bramando <strong>di</strong> conseguire il suo fine al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> Dio. Così l’uomo si trova in sestesso <strong>di</strong>viso. <strong>Il</strong> peccato è, del resto, una <strong>di</strong>minuzione per l’uomo stesso, impedendogli <strong>di</strong>conseguire la propria pienezza”.A commento <strong>di</strong> questa riflessione ne elaboriamo un’altra con tre verbi.7.5.2 Scoprire una ricchezzaLa possibilità <strong>di</strong> amare è dono proprio <strong>di</strong> ciascuno. Tutte le persone che abbiamo presentatosentivano un intenso desiderio <strong>di</strong> dare amore e <strong>di</strong> riceverlo. Non riuscivano a vivere senza poteresprimere questa realtà che prende e fa sì che ciascuno si offra a un altro per formare un’unità.Controllare una tendenzaOltre all’amore vero, c’è un altro amore che illude e va chiamato con il suo nome giusto: interesse,l’egoistico profitto che lasciato andare liberamente arriva facilmente a possedere l’altra persona,in specie il suo corpo, non per il valore che ha, ma solo per il proprio io. Nasce il dominio,scaturisce la volontà <strong>di</strong> godere al massimo sfruttando la situazione e ingenerando comportamenti,espressioni del male accolto, a volte nella finzione, come un bene. Ed è questa la <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> cuiparla il testo, non si vede, ma esiste dentro ogni persona, è un combattimento spirituale, unabattaglia tra il <strong>donarsi</strong> e il voler per sé. Nessuno vede nulla, ma è il principio dell’amore che simanifesta nel corpo. Non è forse espressione <strong>di</strong> possesso il voler far valere il <strong>di</strong>ritto al corpo altrui?Così come chiedere segni e prove d’amore attraverso gesti intimi pretesi e non con<strong>di</strong>visi? O anchel’insistenza per provare a convivere quando non ci si fida dell’altra persona, ma si vuolescandagliarla come fosse un oggetto da acquistare? La poca sincerità è cattiveria ed egoismo persottomettere l’altra persona.7.5.3 Crescere in umanitàÈ la finalità a cui ciascuno dovrebbe mirare. Amandosi e formando una famiglia due persone siumanizzano, crescono nelle loro qualità morali: nella comprensione, nella pazienza, nell’ascolto,nella tenerezza, nella volontà <strong>di</strong> venirsi incontro. Amarsi <strong>di</strong> vero cuore porta a umanizzare sé e ilmondo. <strong>Il</strong> peccato, ossia l’orgoglio e la superbia, portano lontano perché <strong>di</strong>vidono, fanno nascerescontri e competizioni, e <strong>di</strong>minuire la fiducia <strong>di</strong> ciascuno per gli altri e per la persona amata.Maturare in umanità implica prima <strong>di</strong> tutto rendersi <strong>di</strong>sponibili interiormente per accogliersi,accettarsi e completarsi. Una coppia o intende raggiungere questo traguardo o facilmente cadenella me<strong>di</strong>ocrità del “tirare avanti” tanto per abitu<strong>di</strong>ne. Occorre saper crescere insieme per faremergere il proprio io che si attende molto dall’altro. Un’attesa che si può chiamare con tantinomi: felicità, pace, benessere sociale, unità nell’amore, serenità dalla vita, ma non può cheportare le persone a essere più uomini e donne. Umanizzare è la via per raggiungere la gioiaprofonda: la propria realizzazione. È bello in tal senso ascoltare coppie con cinquanta e più anni <strong>di</strong>matrimonio quando <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> aver raggiunto tanti traguar<strong>di</strong> con figli, parenti, casa e pacefamiliare. Quello che però rende davvero unica la vita nella sua bellezza affascinante è scoprire cheogni altro avvenimento passa in secondo piano per un amore che continua a produrre il desiderio<strong>di</strong> stare insieme e scambiarsi sguar<strong>di</strong>, sorrisi e gesti <strong>di</strong> affetto. É la rappresentazione <strong>di</strong> una vita cheancora sorride. <strong>Il</strong> corpo si è elevato a risonanza della vita interiore e <strong>di</strong>viene espressione del grazieper essersi incontrati e aver sviluppato un rapporto d’amore che ha soli<strong>di</strong>ficato l’unionerendendola davvero unica e irripetibile come la vita <strong>di</strong> ciascuno.7.5.4 È <strong>di</strong>fficile sconfiggere il male?Potremmo aggiungere: è facile rimanere nella me<strong>di</strong>ocrità del volere stare a galla facendo quelloche ognuno ritiene giusto per sé? La risposta è implicitamente data dalla visione che oggi abbiamo<strong>di</strong> fronte, dove la maggior parte delle persone vive secondo mode e mentalità che certamente non


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?innalzano l’umano, basti pensare al fenomeno emergente del consumo sfrenato <strong>di</strong> beni e <strong>di</strong> cosetra cui vi sono anche le persone. Potremmo immaginare il suo “slogan pubblicitario”:Pren<strong>di</strong>, usa e getta, anzi <strong>di</strong>vertiti e quando sei stanco cambia oggetto del tuo<strong>di</strong>vertimento e se questo oggetto è una persona, fosse anche affezionata a te, pocoimporta, è un suo problema, non il tuo.Questa frase riflette la realtà giovanile e mostra il desiderio <strong>di</strong> una qualità <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>fferente checalpesta il valore mai negoziabile della persona che cerca il bene per elevare il livello <strong>di</strong> vita e dellasessualità da bisogno a scelta, da consumo a de<strong>di</strong>zione e da sfruttamento a crescita. Certo, ci sipuò sentire soli, come accadde a Ivana e Alfredo che delusi si erano lasciati andare. Come fare perandare avanti e dove cercare punti <strong>di</strong> riferimento? Non <strong>di</strong>mentichiamo che sempre esiste oltre cheuna ragione intelligente, un umile ammissione dei limiti personali per verificare l’avanzamento delproprio cammino e progre<strong>di</strong>re insieme nella coppia <strong>di</strong>alogando sul proprio vissuto.7.5.5 Aprire il proprio animoMolte delle persone che abbiamo riportato hanno scelto <strong>di</strong> farsi verificare, aprire il loro animo aqualcuno che le potesse ascoltare con serietà e competenza per favorire la loro crescita anche conil sostegno <strong>di</strong> gruppi e persone mosse da solidarietà e desiderio <strong>di</strong> amicizia. Non si deve neanchetralasciare la fede, nella sua espressione che va ben al <strong>di</strong> là della scrupolosa osservanza <strong>di</strong> norme eleggi. Credere in Dio significa prima <strong>di</strong> tutto ricerca interiore della luce <strong>di</strong>vina che dona la certezza<strong>di</strong> non essere mai abbandonati da Dio. <strong>Il</strong> Figlio Gesù non solo ci ha redenti dal male con il perdono,ma ci ha lasciato un modello <strong>di</strong> umanità perfetta nella quale tutti dovremmo rispecchiarcipartendo da un principio basilare: “tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voifatelo a loro” ossia dare amore prima <strong>di</strong> pretenderlo, dare fiducia prima <strong>di</strong> averla, credere nelbene prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi dal male. É solo un principio utopistico o è ispiratore della cultura deldono e del servizio? Solo un tale fondamento può sviluppare la cultura della verità per legarsi inmodo capace <strong>di</strong> sprigionare l'amore vero che cerca il bene <strong>di</strong> tutta la persona e si pone a serviziodella vita.7.6 In sintesiEssere se stessi con sincerità e verità è il principio che abbiamo esposto attraverso le varie vicendepersonali narrate e i testi biblici, ora vorremmo precisarne i tre passaggi in<strong>di</strong>spensabili perraggiungere quest’unità interiore che comunica la propria identità e quello che davvero si provasenza paure e timori.7.6.1 Dal dubbio alla certezzaQuante volte Ivana si sarà chiesta se davvero Giorgio l’amava, così Alfredo e Maura. Ed allora checosa fare per essere certi che l’altra persona non finga, sia autentica? La risposta è l’ascolto fattocon il cuore, siamo convinti, che pur avendo davanti un ottimo “attore”, uno che si mette lamaschera, questa parte recitata giorno e notte, specialmente nella sfera dell’intimità non siasostenibile. Non è possibile mentire per tempi lunghi. Una persona che conosce sul serio prima opoi se ne accorge. Qui deve scattare la voglia <strong>di</strong> far chiarezza. <strong>Il</strong> significato etimologico <strong>di</strong> educareex-ducere, tirare fuori va applicato alla lettera, meglio un forte e duro richiamo che l’ambiguità <strong>di</strong>un rapporto che si trascina. Non bisogna comportarsi da vigliacchi, le persone che “<strong>di</strong>pingono <strong>di</strong>bianco il nero” per non affrontarlo. Si esige il coraggio della chiarezza e la determinazione araggiungerla lasciandosi guidare dal cuore, dall’interiore luce <strong>di</strong> una coscienza che non puòtollerare <strong>di</strong> non cogliere i segni che apertamente emergono. La pigrizia o il pressapochismo sononegativi. Prima <strong>di</strong> andare avanti nel coinvolgimento affettivo ed emotivo, risulta in<strong>di</strong>spensabilecapire se c’è realtà o finzione.93


7.6.2 Dal sentimento al coinvolgimentoNelle storie che abbiamo riportato tutte le persone hanno provato due sentimenti: la gioia per unincontro che è <strong>di</strong>ventato un percorso esistenziale e dall’altra parte l’amarezza per una delusione,la rabbia <strong>di</strong> un abbandono. Sono sentimenti antitetici, vanno ad annullare l’impegno e la volontàcon la quale le persone si sono proposte ed hanno sognato la loro relazione. É vero, ma altrettantovera è la conseguenza del coinvolgimento: provare gioia e credere nella persona <strong>di</strong>viene quasi untutt’uno. A volte, come per il nostro Alfredo, si prova un’attrazione intensissima che fa ruotaretutto attorno alla persona amata. Questa realtà non può subire una caduta verticale improvvisasenza lasciare una traccia profonda <strong>di</strong> dolore e uno smarrimento totale. Non si tratta <strong>di</strong> noncoinvolgersi per una forza più potente della ragione, ma <strong>di</strong> capire dove ci si sta <strong>di</strong>rigendo. É l’invitoalla responsabilità nella quale la stessa sessualità assume una forte tonalità quando promuove ilsenso <strong>di</strong> appartenenza e stabilità. E quando non si è ancora così sicuri, perché illudersi conmomenti d’intense emozioni e impegnative promesse senza la certezza, almeno la convinzioneinteriore, che questo rapporto possa durare nel tempo? Non deve esistere il “non mi sento più<strong>di</strong>…” sarebbe il segnale per frenare una sessualità che spesso rischia <strong>di</strong> essere smodata, scompostae incapace <strong>di</strong> comunicare veramente amore. Lascerebbe le persone nella tristezza e nelladelusione per aver consumato il poco <strong>di</strong> bene che forse non doveva manifestarsi in un’intimitàfuori luogo. Più che mai l’invito alla gradualità, alla volontà <strong>di</strong> unire sempre cuore, mente e corponella crescita armonica <strong>di</strong> un rapporto d’amore autentico.7.6.3 Dal sogno alla realtàSognare è bello, vivere però è <strong>di</strong>fferente. Troppe volte nella parte iniziale <strong>di</strong> un rapporto si sogna ilproprio futuro. Alcune ragazze trovano finalmente con un uomo che le fa sentire importanti, lecerca e le fa la corte. Ci sono però anche uomini che finalmente trovano la ragazza cheimmaginavano: semplice, carina, simpatica, sicuramente pronta per <strong>di</strong>venire la propria compagna<strong>di</strong> vita. Sogni e attese. Sì, può essere un inizio, ma non deve <strong>di</strong>venire la normalità senza aver fattoemergere i <strong>di</strong>fetti, limiti, mancanze, contrad<strong>di</strong>zioni che ciascuno immancabilmente porta con sé. <strong>Il</strong>proprio bagaglio storico va accettato, con<strong>di</strong>viso e magari anche superato con una rinnovata carica<strong>di</strong> amore e fiducia nei cambiamenti. É in questa <strong>di</strong>rezione che il sogno inizia a <strong>di</strong>venireconcretezza. Occorre innamorarsi non dell’amore, del matrimonio o dei futuri figli. Questo genered’innamoramento fa leggere la realtà non per quello che è, ma per come la si vuole immaginare.Diremmo che oggi più che mai è facile rifugiarsi nelle proprie fantasie. Si finge <strong>di</strong> andare avanti,certi che prima o poi le cose cambieranno, magari sposandosi. Forse dopo qualche anno ci siaffiaterà <strong>di</strong> più, forse l’arrivo dei figli migliorerà la qualità dei rapporti umani. Anche nellacomunicazione intima quante volte ci s’illude, soprattutto le donne, che concedersi senza <strong>donarsi</strong>significa dare maggior contentezza e poter avvicinare <strong>di</strong> più il proprio partner. <strong>Il</strong> dono esigecon<strong>di</strong>visione, <strong>di</strong>alogo e aperto confronto per comprendere i bisogni, le attese della persona amata.Questo confronto è una grande fatica, comporta il sapersi mettere in <strong>di</strong>scussione fino a farnaufragare qualche “sogno nel cassetto”. Alfredo era rimasto deluso, aveva davvero volutoconfrontarsi con la ragazza che poi forse per le sue eccessive pressioni sul matrimonio, l’ha lasciatoimprovvisamente. Così Bruno, è possibile che sognasse a occhi aperti senza capire che Maura se neandava? Anche per Ivana, si è dovuto arrivare alla segnalazione delle amiche e ai messaggini sulcellulare per infrangere un sogno che voleva essere solo una bella chimera? Troppo fuori dallarealtà, ma fa comodo. Certo c’è chi si accontenta <strong>di</strong> rimanere nella me<strong>di</strong>ocrità e tirare avanti,tanto il marito o la moglie ci sono, in fondo non si litiga. Si riesce anche a far l’amore qualche voltasenza troppa enfasi e poi magari si è pure riusciti a procurarsi una casa. Che altro ci importa? Si,ma nei testi biblici e magisteriali sono chiari il richiamo alla sincerità nei comportamenti e nelleintenzioni. Non si può poi <strong>di</strong>re <strong>di</strong> realizzarsi umanamente quando non si trova la propria paceinteriore e l’armonia nel rapporto a due. Si vive nell’ambiguità, se si vuole adattare la realtà alsogno e far finta <strong>di</strong> nulla <strong>di</strong> fronte a evidenti anomalie. Come si può unirsi, sentire la vicinanza94


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?fisica e psicologica dei propri corpi con gesti che ne manifestano il calore e l’intensità delsentimento, quando tale sentimento è interiormente spento o compromesso? Abbiamo più voltericordato che il <strong>piacere</strong> senza la gioia <strong>di</strong> amarsi con tutto il cuore attraverso i corpi, facilmente sispegne e va in cerca <strong>di</strong> altre sensazioni solo fisiche. Allora è vero quello che una signoracomunicava dopo parecchi anni <strong>di</strong> matrimonio:É lui che vuole unirsi a me, io è vero gli do il mio corpo, l’ho giurato <strong>di</strong> fronte a Dio, devoessere <strong>di</strong>sponibile, si <strong>di</strong>verta, è giusto che sia così, io però sono lontana da lui - e poi spessosi aggiunge - tanto vi sono i figli che mi vogliono bene e questo può anche bastare.No, la relazione in coppia deve tendere a rigenerare l’amore iniziale non a spegnerlo o acontrapporlo con quello verso i figli che è tutt’altra cosa. Occorre vivere la <strong>di</strong>mensione del corpocome dono da rinnovare continuamente nel <strong>di</strong>alogo franco, sincero e costruttivo, non nellapassività <strong>di</strong> una consegna obbligata. Mai ab<strong>di</strong>care alla sincera apertura verso l'altra personaespressa da una fiducia con<strong>di</strong>visa nel <strong>di</strong>alogo per appianare dubbi e superare <strong>di</strong>visioni che spessoiniziano dall’in<strong>di</strong>fferenza su argomenti ritenuti poco importanti. Non è pensabile vivere <strong>di</strong>visi,specialmente nel tempo attuale dove si fanno tanti richiami per conservare unita la famiglia,piccola chiesa, cellula base della società e scuola <strong>di</strong> vita per i figli. <strong>Il</strong> vero sogno è esserespontaneamente se stessi soprattutto in or<strong>di</strong>ne alla volontà <strong>di</strong> comunicare amore e passione per lafamiglia “tirando fuori” i sogni assopiti. Più che mai occorre ripensare queste responsabilità earrivare a far <strong>di</strong>ventare il sogno realtà in ciascuna coppia stimolata dal desiderio <strong>di</strong> crescere ematurare in umanità senza <strong>di</strong>fendersi o salvare apparenze, quanto nel vivere la sostanzadell'amore vero.Si apre la realtà dell’educazione <strong>di</strong> ciascuna persona ad amare come Gesù stesso ci ha insegnatonella sincerità e nella totale fiducia senza il timore né del domani, né dei cambiamenti.Certamente in ogni persona vi sono delle sensazioni che portano a dubitare, a prendere con<strong>di</strong>ffidenza comportamenti e scelte del proprio partner, ma è proprio qui, in questi frangenti doveoccorre ritrovare la volontà <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare e mettersi in sincera sintonia. Quanto abbiamo riportatomotiva ancor <strong>di</strong> più la necessità <strong>di</strong> trovare occasioni per manifestare in coppia il desiderio <strong>di</strong>soli<strong>di</strong>ficare la propria unione in una progettualità <strong>di</strong> vita che mai deve assopirsi,anzi rinnovarsicontinuamente. É bello <strong>di</strong>mostrarsi amore proprio nel guardarsi dentro e ritrovare lo slancio peressere coppia unita e stabile nel tempo che passa.7.6.4 La comunicazione <strong>di</strong> MauraA riprova della volontà <strong>di</strong> costruire la vita <strong>di</strong> coppia nella ricerca del bene che tutti accomuna: lasincerità nella verità, riportiamo il messaggio <strong>di</strong> positività e <strong>di</strong> speranza <strong>di</strong> Maura e Massimiliano.Non si tratta <strong>di</strong> dare lezioni, quanto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre un’esperienza <strong>di</strong> vita che vuole dare prova delvalore dell’unità, tanto desiderata, ma anche promossa e sviluppata nel <strong>di</strong>alogo franco, sincero edautentico per realizzare l’ideale <strong>di</strong> essere uno in due nel tempo che passa e nelle persone checrescono insieme. In genere un rapporto inizia con grande entusiasmo e passione, poi col tempotutto questo si affievolisce e ci accorgiamo che la persona al nostro fianco è, per magia!!,cambiata.Maura racconta:Mi sono sentita ripetere questa frase tante , ma proprio tante volte. Ma è un pensiero chenon ho mai con<strong>di</strong>viso. Mi sono posta tante domande, ho tormentato anche Massimiliano einsieme stiamo cercando le risposte, partendo da un presupposto fondamentale, quello <strong>di</strong>sapere esattamente cosa non vogliamo essere o <strong>di</strong>ventare, consapevoli che la ricercasarebbe stata dura e che la strada è faticosa. Siamo ben consapevoli che si cambia, ma ènel normale or<strong>di</strong>ne dell’evoluzione della vita, della natura delle cose, per cui ci siamo detti95


perché non potrebbe anche mo<strong>di</strong>ficarsi il nostro rapporto con il partner, visto che noi stessiper primi cambiamo?Ma questo non implica necessariamente una devoluzione, anzi i cambiamenti in due si affrontanomeglio e con maggior forza e sono sicuramente in positivo, sempre e comunque, anche quandoscaturiscono da eventi negativi. Noi lo sappiamo bene, abbiamo affrontato tante situazioni <strong>di</strong>fficili,che ci hanno messo a dura prova, e che non mancheranno mai, sicuramente , ma che ci hanno resipiù uniti, più consapevoli, che ci hanno permesso <strong>di</strong> non aver paura né <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendere l’uno dall’altro, né <strong>di</strong> sentire che l’altro <strong>di</strong>pende da te. Hanno creato una grande intimità ed una grande certezza,la consapevolezza che qualsiasi cosa accada l’altro sia presente senza soffocarlo e che anzi nestimoli le potenzialità.Chi non riesce a instaurare una relazione basata su valori quali il rispetto, la fiducia, l’attenzioneall’altro, dovrebbe smetterla <strong>di</strong> compiangersi, colpevolizzarsi, subire, <strong>di</strong> ripetersi che ci si deveamare senza fattivamente farlo e viverlo, perché altrimenti sono solo belle parole, ma vuote.Dovrebbe accettare che probabilmente non riesce a farlo perché nessuno gliel’ha insegnato e nonl’ha potuto sperimentare per poi cercare, nelle situazioni della vita, <strong>di</strong> costruire ciò che gli èmancato. Bisogna <strong>di</strong>ventare consapevoli che è necessario ripartire in primis da sé, altrimentinessuno può dare ciò che non ha! Massimiliano ed io l’abbiamo fatto, mettendoci anche in grossa<strong>di</strong>scussione, anche con noi stessi, è stato necessario un percorso <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi due ,soprattutto emotivo e non solo razionale, intenso, che stiamo ancora facendo per cercarci ecercare <strong>di</strong> costruire quello che desideriamo.7.6.5 Le domande <strong>di</strong> MauraAbbiamo imparato che ognuno <strong>di</strong> noi dovrebbe domandarsi:Ma il mio è stato mai un rapporto, una relazione vissuta con ampiezza, <strong>di</strong> reciproca esoprattutto personale conoscenza?Soprattutto ciascuno <strong>di</strong> noi due si accetta così come è ? Si ama? Riesce ad avere un buonequilibrio con se stesso?É in grado <strong>di</strong> lasciarsi amare? Di non frapporre barriere e <strong>di</strong> permettere all’altro <strong>di</strong> entrare nelproprio intimo. Si rivela all’altro nel senso profondo?É in grado <strong>di</strong> amare? Di essere <strong>di</strong>sponibile verso l’altra persona, <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care parte <strong>di</strong> sé all’altro,<strong>di</strong> aprirsi senza paura <strong>di</strong> mostrare qualcosa impresentabile <strong>di</strong> sé, anche ciò che neppure luiconosce fino in fondo <strong>di</strong> se stesso, qualche elemento <strong>di</strong> cui non ha consapevolezza?É un giusto equilibrio tra <strong>di</strong>pendenza e in<strong>di</strong>pendenza affettiva L’amore è questo, un esercizio dapraticare in due, due numeri “primi”, in<strong>di</strong>visibili che riescono ad unirsi per <strong>di</strong>ventare<strong>di</strong>visibili,un’insieme, con una profonda accettazione <strong>di</strong> sé ma desiderosi <strong>di</strong> farsi conoscere e <strong>di</strong>conoscere, <strong>di</strong> vivere insieme un progetto <strong>di</strong> vita a due con<strong>di</strong>viso da entrambi. Amarsi è vita,desiderio, altalena <strong>di</strong> emozioni, <strong>di</strong> sofferenze, anche gran<strong>di</strong>, è un esercizio arduo contaminatospesso dai problemi quoti<strong>di</strong>ani, dalle cattive abitu<strong>di</strong>ni, dalle interferenze esterne, dalle prove chela vita ci presenta, dalla preve<strong>di</strong>bilità e dall’incapacità <strong>di</strong> rilanciare l’aspetto migliore del rapporto.L’amore è desiderio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, <strong>di</strong> amare, <strong>di</strong> lasciarsi amare, partendo da un rapportoarmonico con se stessi, per raggiungere una grande intimità fisica che non può prescinderedall’amore. Fare l’amore, essere un od una buon amante, presuppone una grande fiducia in sé,un’accettazione del proprio corpo, libera, senza pregiu<strong>di</strong>zi, che si esprime nella sua pienezza e tale96


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?da permetterci <strong>di</strong> essere amabili e <strong>di</strong> poter dare <strong>piacere</strong>, altrimenti l’atto si riduce a sesso, ad unapassione che sale, ma che alla fine ti lascia la sensazione <strong>di</strong> vuoto, ti accorgi che è solo uno sfogo,non una con<strong>di</strong>visione appagante.Massimiliano ed io siamo <strong>di</strong>versi, per alcuni aspetti molto simili, ma con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo gli stessi valoried abbiamo la stessa filosofia <strong>di</strong> vita, ci offriamo l’uno all’altro senza maschere così come siamo, ciamiamo in maniera così intensa, ancora <strong>di</strong> più dell’inizio della nostra storia. Per cui la risposta aimiei timori che potesse aver ragione chi sosteneva che il rapporto si sarebbe appiattito, che lapassione si sarebbe spenta, è che innegabilmente dopo 16 anni <strong>di</strong> matrimonio siamo cambiati, mail nostro rapporto si è evoluto, anche la nostra intimità è più intensa e sappiamo <strong>di</strong> esserci l’unoper l’altro. Stare con lui mi fa stare bene, dopo ogni contrasto ci sentiamo ancora più uniti, è ilmigliore amico e confidente che posso avere. Non abbiamo segreti, come <strong>di</strong>ce Massimiliano, lui haun micio solo, che sarei io!! E la nostra intesa aumenta ogni giorno che passa, con una grandealleata, l’ironia che ci permette <strong>di</strong> ridere e <strong>di</strong> sdrammatizzare e <strong>di</strong> sorridere anche quando sarebbemolto <strong>di</strong>fficile”.97


8 Offrire il corpo senza essere coppia, la gioia della verginitàNel nostro scritto abbiamo passato in rassegna, attraverso storie <strong>di</strong> persone e <strong>di</strong> coppie, molteargomentazioni relative alla relazione uomo donna, al matrimonio e alla sessualità, mettendo afuoco l’in<strong>di</strong>spensabile unità nella coppia tra il corpo fisico e il corpo psichico.Ora vorremmo spostare il baricentro dalla coppia alla persona che credendo nell’amore, nel donodella propria vita, offre il proprio corpo non verso un’altra persona, l’uomo verso la donna eviceversa. L’offerta è <strong>di</strong>rettamente alla fonte infinita dell’Amore, a Dio dal quale tutti noiriceviamo questa spinta straor<strong>di</strong>naria ad amare e trasmettere me<strong>di</strong>ante il corpo, il messaggio dellasperanza. Chi ama valuta subito il mondo, la vita al positivo, non si lascia catturare dalle paure, daitimori e va avanti, convinto che donare è gioire, credere che il Bene supera sempre qualunquemale. Donarsi così non significa solo rinunciare alla vita in coppia, a costituire una famiglia, matrasformare questa possibilità naturale in una donazione <strong>di</strong>fferente dove è solo la motivazionespirituale a condurre verso una scelta non una rinuncia ad amare, ma a saper elevare l'amore auna prospettiva aperta verso tutti e non solo verso la propria donna o il proprio uomo. Si esige unaltro percorso, fatto sì <strong>di</strong> un “innamoramento” particolare, <strong>di</strong> una comunicazione <strong>di</strong> sentimento, <strong>di</strong><strong>piacere</strong> interiore che genera contentezza, la gioia <strong>di</strong> sapersi amati e <strong>di</strong> trasmettere amore. Ciòresponsabilizza, come in una coppia che si ama, alla necessità <strong>di</strong> raggiungere l’appartenenza, ilsigillo dell’amore stesso per conferirgli continuità nel tempo. Non vi sono in questo caso dellesituazioni complesse da registrare, quanto due testimonianze <strong>di</strong> vita raccolte da un uomo e da unadonna che hanno scelto questo stato <strong>di</strong> vita, la verginità per il Regno <strong>di</strong> Dio, per servire il Signore.8.1 La testimonianza <strong>di</strong> AndreaRiportiamo la sua testimonianza in forma d’intervista con tre domande: Perché hai scelto <strong>di</strong> non sposarti? Che cosa provi quando ve<strong>di</strong> una famiglia felice e pensi che tu non potrai mai avere dei figli? Ti senti realizzato nella scelta <strong>di</strong> mettere la tua vita a servizio <strong>di</strong> Dio e degli altri?Andrea risponde:A <strong>di</strong>re il vero non lo so dare una risposta esauriente, sarebbe come <strong>di</strong>re perché un uomo hascelto quella donna e non un’altra. La risposta più <strong>di</strong>retta è perché sono rimasto attratto daun ideale che non era imme<strong>di</strong>atamente il matrimonio, pur sentendo dentro <strong>di</strong> me, visto cheho iniziato il cammino della formazione a quasi venticinque anni, col desiderio <strong>di</strong> far unafamiglia. Anzi è proprio l’amore per la famiglia che mi ha portato a donare la vita a Dio,essere a servizio <strong>di</strong> una famiglia più numerosa, quella <strong>di</strong> tutti i figli <strong>di</strong> Dio. In effetti il mioprimo incontro non è stato con una persona sola, ma con una comunità che mi ha accolto,mi ha fatto sentire il calore e l’affetto <strong>di</strong> una famiglia religiosa, molto <strong>di</strong>sponibile esimpatica. Come ricordo volentieri i primi mesi quando si rideva a tavola con i più anziani,che scherzando mi <strong>di</strong>cevano “vedrai che ce la fai, ci siamo riusciti noi che eravamo piùimbranati e timi<strong>di</strong> <strong>di</strong> te”. Come a <strong>di</strong>rti, ti vogliamo bene, resta con noi. Questa spinta l’hoavvertita fin da subito e mi ha fortemente motivato nel cammino <strong>di</strong> ben nove anni perarrivare ai voti, al momento solenne in cui ho detto un “sì” per sempre al mio impegno <strong>di</strong>verginità o celibato così chiamato per gli uomini per servire solo Dio e i fratelli.98Ancora adesso provo ammirazione e stima per le tante famiglie, anche <strong>di</strong> miei amici chequando torno alla famiglia d’origine rivedo. Non ho <strong>di</strong>fficoltà ad accettare l’invito acon<strong>di</strong>videre momenti <strong>di</strong> fraternità con loro e devo <strong>di</strong>re che provo un po’ d’invi<strong>di</strong>a quandovedo coppie e famiglie unite dove ci si vuole bene. I bambini che crescono e ti sono accanto,le persone che si aiutano e si mettono a servizio. Sì è bello coinvolgente, ma anch’io devo


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?99costruire la mia famiglia religiosa. Tra noi non ci siamo scelti, un Altro ci ha chiamato aessere insieme e la prima qualità è quella <strong>di</strong> accettarci per quello che siamo nella volontà <strong>di</strong>confrontarci per imparare a stare insieme e formare una comunità. È questa che motiva lamia scelta, sento che Dio in Gesù mi ha chiamato a donarmi credendoci. Gli altri sono undono e un impegno, quello <strong>di</strong> metterci ogni giorno in <strong>di</strong>scussione per crescere insieme e<strong>di</strong>mostrarci che prima <strong>di</strong> tutto dobbiamo essere uniti come in una famiglia naturale. Eccoperché ha chiamato tutti a volersi bene, questo bene lo dobbiamo manifestare anche tranoi. E qui emerge il corpo, la compostezza, la gentilezza nei tratti, l’affettuosità da<strong>di</strong>mostrare con finezza e simpatia verso gli altri, quanti piccoli problemi semplificano. Esserevergini per il Signore non significa non amare, ma donare amore senza vivere la sessualitànell’intimità <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong> coppia, senza lasciarsi andare all’istintività anche negli sguar<strong>di</strong>,nelle battute, nelle intenzioni che devono trasmettere l’amore del cuore che dona ma nellostesso tempo non trattiene, che dà conforto ad altri, ma ritorna su <strong>di</strong> sé. È un camminobello che dopo vent’anni mi dà tanta pace, sento <strong>di</strong> amare e lasciarmi amare sia incomunità sia al <strong>di</strong> fuori, ma nello stesso tempo so che non sono <strong>di</strong> nessuno per essereaperto a tutti. Solo Dio mi possiede, perché è Lui la guida dei miei passi. In questo sensocerto che avverto ogni tanto la necessità <strong>di</strong> generare dei figli, ma capisco che la miapaternità non è rivolta a un figlio mio naturale, quanto a essere dono per altri che devosaper inserire nella mia vita come fossero familiari. Non posso e non devo rinchiudermi sume stesso, non potrei guardare Gesù, fonte dell’Amore con l’occhio <strong>di</strong> chi <strong>di</strong>ce ogni giorno“Ti ringrazio per quello che sono, fa’ che trasmetta amore e pace a quanti incontro”.Realizzarmi? Cerco <strong>di</strong> essere a servizio degli altri anche se poi alcuni mi ostacolano. Sonoconvinto che realizzarmi non consiste nel raggiungere il traguardo <strong>di</strong> brillanti risultati, ma <strong>di</strong>avere dato tutto me stesso in corpo, mente, cuore e spirito per servire le persone che misono affidate in <strong>di</strong>fferenti incarichi. Adesso sono chiamato a prendermi cura delle personeai margini della società e pur con tante <strong>di</strong>fficoltà vedo quanta carica <strong>di</strong> bene c’è nei lorovolti, il bisogno <strong>di</strong> essere amati, <strong>di</strong> sentire che qualcuno vuole con<strong>di</strong>videre le loro sofferenzee partecipare alle loro complesse vicende. Cerco <strong>di</strong> trasmettere la gioia <strong>di</strong> vivere e labellezza <strong>di</strong> amarsi secondo un ideale che va oltre le simpatie e le convenienze umane:l’ideale della gratuità, offrire me stesso il mio corpo, la mia vita perché l’amore trionfi sulmale e la generosità sull’egoismo. A questo credo e su questo continuo il mio cammino.A commento <strong>di</strong> questa testimonianza si può solo aggiungere il valore del corpo da tenere presentecome strumento dello spirito, quando si sente la vicinanza <strong>di</strong> Dio. Quando una persona comeAndrea si abbandona a Lui, nasce un rapporto <strong>di</strong> fiducia tale che realizzare il bene <strong>di</strong>viene il motivo<strong>di</strong> vita della persona incurante anche <strong>di</strong> qualche momento <strong>di</strong> crisi, <strong>di</strong> sbagli o <strong>di</strong> cadute. L’energiaspirituale immessa dalla fede in Dio, porta a superare tanti ostacoli e a desiderare solo <strong>di</strong> amarecome Lui ci ha insegnato, portando la Croce, il peso <strong>di</strong> responsabilità che sono dono e servizio peril regno dell’amore universale. Quando è così grande la finalità anche i desideri della carne, cheabbiamo in<strong>di</strong>viduato, possono venire superati dalla potente motivazione spirituale che porta a<strong>donarsi</strong> solo per Gesù. La Sua presenza ne fortifica la volontà e ne mantiene il proposito <strong>di</strong> essereper tutti dono d’amore.8.1.1 Interroghiamo il testo biblicoPensiamo che uno dei testi basilari per riflettere sull’offerta del proprio corpo dono d’amore percostruire il regno <strong>di</strong> Dio nella grande famiglia della Chiesa, spesso identificata in una piccolacomunità come quella <strong>di</strong> Andrea, sia la testimonianza <strong>di</strong> san Paolo ai Corinzi:“Non abbiamo il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri


100apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? Io non mi sono avvalso <strong>di</strong> alcuno <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>ritti, vene scrivo perché si faccia in tal modo con me. Annunciare il Vangelo non è per me un vanto,è una necessità che mi s’impone; guai a me se non annuncio il Vangelo! Pur essendo liberoda tutti, mi sono fatto servo <strong>di</strong> tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fattodebole per i deboli Giudeo con i Giudei per salvarne ad ogni costo qualcuno”(1Cor.9,4.15.19-23).Paolo dona se stesso non per servire qualcosa <strong>di</strong> proprio, ma per il Vangelo <strong>di</strong> Gesù, perchécredendo in quest’amore così grande che l’ha afferrato in un momento <strong>di</strong> confusione e gli ha fattocapire che solo donando tutto se stesso può trovare la pace dentro <strong>di</strong> sé. Sa rinunciare volentierianche alla propria famiglia naturale, pur apprezzando coloro che la formano, la sua è una sceltalibera, fatta però per amore e con la volontà <strong>di</strong> trasmettere quest’amore in ogni scelta <strong>di</strong> vita.Amare con il cuore <strong>di</strong> Gesù, mettersi nelle sue mani è una scelta interiore <strong>di</strong> consegna <strong>di</strong> se stessi,del proprio corpo perché <strong>di</strong>venga strumento nelle mani <strong>di</strong>vine per un fine che non è costituire unafamiglia fondata sul matrimonio.L’orizzonte <strong>di</strong> Paolo e <strong>di</strong> tanti consacrati <strong>di</strong>viene il bene <strong>di</strong> altri, mettersi a loro servizio, prendersicura della loro vita, come vivono e che cosa fanno. <strong>Il</strong> suo spazio è universale, anzi il suo cuore è<strong>di</strong>latato dall’incontro con Gesù che fa si che Paolo, emblema <strong>di</strong> tanti consacrati, veda al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> sestesso con l’occhio <strong>di</strong>vino che gli permette <strong>di</strong> scorgere altre situazioni cui de<strong>di</strong>carsi. La comunioned’amore c’è con Cristo è Lui che gli dà la forza, lo sente vivo nella propria vita e lo proclama: “tuttoposso in Colui che mi dà forza” (Fil.4,13). <strong>Il</strong> percorso della verginità cristiana non è squalifica versoil matrimonio e la vita sessuale, ma proclamazione con la vita della presenza vera e viva <strong>di</strong> unamore forte e operante: il Cristo vivente. Essere solo per Lui significa consacrarsi, appartenergli inmodo totale e definitivo come ricorda ancora una volta la Chiesa in un documento del Vaticano II,sulla vita religiosa, Perfectae Caritatis:“seguendo Cristo che, vergine e povero con la sua obbe<strong>di</strong>enza spinta fino alla morte <strong>di</strong> croceredense e santificò gli uomini. Quanto più fervorosamente, i consacrati si uniscono a Cristocon questa donazione <strong>di</strong> sé che abbraccia tutta la vita, tanto più si arricchisce la vitalitàdella Chiesa e il suo apostolato <strong>di</strong>viene fecondo” (n.1).Non è solo la buona volontà della persona, il suo desiderio <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> totalmente a Dio, ma lavicinanza interiore con Gesù Cristo. Avvertire la Sua presenza permette <strong>di</strong> vincere la tentazione afarsi proprio merito lo stato <strong>di</strong> consacrati, è Lui che perfeziona e sostiene gli sforzi umani perdonare la vita nell’amore per tutti, senza costituire l’unità <strong>di</strong> coppia. L’amore <strong>di</strong>vino rende l’amoreumano capace <strong>di</strong> realizzarsi pienamente mettendo tutte le proprie forze a servizio <strong>di</strong> un progettoimmenso e meraviglioso: il regno dell’amore e della pace universale. Ogni affetto va a innestarsinel dono d’amore che una persona fa al Signore, sapendo <strong>di</strong> ricevere la gioia interiore, la bellezza<strong>di</strong> vivere per costruire legami d’amore con tutti coloro che può avvicinare. Una qualità d’amorecertamente <strong>di</strong>fferente dalla coniugalità e dalla familiarità naturale, ma capace <strong>di</strong> offrire una fortepassione per una vita che si realizza amando gli altri. I consacrati non rinunciano a una famiglianaturale, <strong>di</strong>vengono famiglia essi stessi aperti alle esigenze <strong>di</strong> tutti, vivono il dono della propria vitagratuitamente sull’esempio <strong>di</strong> Gesù, cercando <strong>di</strong> mettere in pratica il principio evangelico “C’è piùgioia nel dare che nel ricevere”, anche perché quando si dona con amore mettendosi a serviziodel bene <strong>di</strong> tutti si è già ricevuta la propria ricompensa.8.2 La testimonianza <strong>di</strong> una consacrataNella trattazione <strong>di</strong> questo argomento riguardante la verginità riportiamo la testimonianza <strong>di</strong>Eleonora consacrata al Signore e impegnata nel mondo in mezzo alla gente, senza praticare la vita


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?conventuale tipica delle religiose e con un abito civile, quin<strong>di</strong> senza la <strong>di</strong>stinzione del proprio stato.101Chi sono? Appartengo a uno degli Istituti Secolari che sono una forma <strong>di</strong> vocazione nuova eoriginale nella Chiesa. Coloro che accolgono questa chiamata, devono essere innanzituttodei veri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo che, vivendo in pieno mondo e servendosi <strong>di</strong> mezzi del mondoprofessano una ra<strong>di</strong>cale sequela <strong>di</strong> Gesù. La professione dei Consigli Evangelici conduce apienezza la consacrazione del Battesimo e della Confermazione per un’accresciuta esigenza<strong>di</strong> donare, suscitata dallo Spirito Santo: amore a Dio che mi ha spinto al dono totale <strong>di</strong> mestessa da testimoniare nelle con<strong>di</strong>zioni or<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> vita e amore ai fratelli. La consacrazionequin<strong>di</strong> costituisce l'intima e segreta struttura portante del mio essere e del mio agire.Questa è una ricchezza profonda e nascosta che gli uomini in mezzo ai quali vivo non sisanno spiegare e spesso non possono neppure aspettare.Sono stata chiamata ad amare il Signore e, in Lui e per Lui, amare il mondo, il creato, lecreature, mettermi in ascolto <strong>di</strong> tutti. È per farmi voce <strong>di</strong> ogni creatura che cerco il Signore,inserita nella storia e nei problemi umani <strong>di</strong> oggi. Per cui i Consigli Evangelici, comuni adaltre forme <strong>di</strong> vita consacrata, acquistano un significato nuovo, <strong>di</strong> speciale attualità neltempo presente. La verginità consacrata si converte in esercizio e in esempio vivo <strong>di</strong>dominio e <strong>di</strong> vita nello spirito, tesa alle realtà celesti in un mondo che si ripiega su se stesso.Realtà principale della verginità è l'amore, l'amore consacrato non è emozione, sentimentoo simpatia. È piena conoscenza e risposta a un Amore iniziale che viene da Dio. Esso dà lacertezza che solo Dio basta. Rende capaci <strong>di</strong> vivere senza il sostegno e la consolazione <strong>di</strong>una famiglia naturale, in una forma <strong>di</strong> esistenza <strong>di</strong>versa da quella degli altri cristiani, e al <strong>di</strong>là delle or<strong>di</strong>narie strutture sociali. <strong>Il</strong> mio amore consacrato si pone sul piano <strong>di</strong> un consensonuziale tra me e Dio che me lo ha offerto. Nel momento stesso in cui la richiesta è statafatta ho avuto la chiara, precisa, incompatibile certezza che questo Amore mi sarebbebastato per sempre. Sarebbe stato la forza trainante <strong>di</strong> una vita che avrei dovutoorganizzare in modo <strong>di</strong>verso dal solito, avrebbe supplito in sovrabbondanza al bisognod'amore naturale, avrebbe saputo trasformare la solitu<strong>di</strong>ne del mio cuore nella gioia <strong>di</strong> unacomunione con il <strong>di</strong>vino. È una certezza che il numero degli anni non ha attenuato e che leprove della vita non hanno avuto il potere <strong>di</strong> cancellare.Per poter vivere la consacrazione nella verginità devo sapermi accettare così come sono.Accettare <strong>di</strong> essere donna, persona unica, completa, autonoma capace <strong>di</strong> relazionarmi contutti nel rispetto e felice che anche l'uomo sia altro e <strong>di</strong>verso da me. Si conquista e siconserva la verginità consacrata attraverso il controllo degli istinti e delle passioni naturali.Grazie all'ambito della propria comunità, all'esempio vicendevole e alla correzione fraternaper un cammino <strong>di</strong> liberazione del nostro cuore. Si deve avvertire la priorità dell'amore <strong>di</strong>Dio nel coltivare amicizie sincere, libere e vere senza cadere nella possessività <strong>di</strong> volere persé gli altri. Ci si deve esprimere nella gratuità del servizio, in una relazione aperta a tuttisenza chiudersi solo con quelli che più ci piacciono o danno sod<strong>di</strong>sfazione. Sono chiamata avivere nel mondo trasformarlo dal <strong>di</strong> dentro, sono chiamata a introdurre nel mondo laciviltà dell'amore. Dunque il mondo è il “luogo” dell'incontro con Cristo che è presente inogni persona.Amare è la scelta della consacrazione nel mondo, una qualità <strong>di</strong> amore che portaall'impegno verso gli altri mossi solo dalla gratuità del dono e dall'impegno senza secon<strong>di</strong>fini se non il bene autentico che supera la volontà <strong>di</strong> dominio e il <strong>piacere</strong> sensuale per<strong>di</strong>venire servizio alla vita e alla persona. Essere vergini non significa tanto rinunciare,quanto impegnarsi a elevare la propria capacità <strong>di</strong> amare verso quella <strong>di</strong> Dio che tutti vuole


102abbracciare per donare la bontà e la giustizia. Credere in questi valori richiamati ed educatinel Vangelo, porta a donare la propria esistenza in modo totale per poterli realizzare. Larelazione tra la persona e Dio è avvolta dal fascino e dalla profon<strong>di</strong>tà della preghiera,l'apertura del proprio animo al <strong>di</strong>vino che irrompe e trasforma il proprio desiderio <strong>di</strong> bene inpossibilità concreta <strong>di</strong> vita nell'Amore.8.2.1 Interroghiamo il testo biblicoUn altro importante passo riferibile alla verginità si ritrova nel profeta Isaia nel quale vienedescritto lo sposalizio mistico tra il popolo (la sposa) e Dio stesso (lo sposo):“Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestitodelle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo simette il <strong>di</strong>adema e come una sposa si adorna <strong>di</strong> gioielli. Poiché come la terra produce i suoigermogli e come un giar<strong>di</strong>no fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliarela giustizia e la lode davanti a tutte le genti” (Is.61,10-11).L'unione dell'anima con Dio genera consolazione e speranza, la sposa si sente amata come fossedonata a uno sposo e il motivo della sua gioia è il rivestimento <strong>di</strong> giustizia, nella convinzione cheDio farà germogliare il seme dell'amore. C'è una partecipazione interiore profonda e autentica, ilrapporto con la <strong>di</strong>vinità è vissuto nella certezza <strong>di</strong> un legame capace <strong>di</strong> sostenere gli sforzi dellapersona verso la realizzazione della giustizia rivolta a una nuova umanità nella quale le persone sirispettano, si pongono a servizio e si impegnano ad evitare il male del proprio egoismo.Eleonora, consapevole della sua alta vocazione all'amore universale può vivere la verginità proprioperché si scopre come “sposa” del suo Signore, in un'unione che la prende interiormente, needuca l'affetto, i sentimenti e la capacità <strong>di</strong> amare come Lui ci ha amato, senza mezze misure esenza voler nulla per sé ma solo affidando ogni cosa a Dio, certa che solo Lui è per sempre. Lapartecipazione interiore in un rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità e <strong>di</strong> abbandono verso la Divinità, rendepossibile vivere la consacrazione quale atto <strong>di</strong> consegna all'Amore che riempie ed eleva l'animoverso mete spirituali. Sembra utopia, un sogno irrealizzabile, ma ecco la presenza <strong>di</strong>vina, l'unionedella persona con Dio, dà soli<strong>di</strong>tà a questo impegno e Lui stesso partecipa con la personaconsacrata al meraviglioso progetto <strong>di</strong> fare maturare il bene che vince ogni male in tutta la terra.Essere vergini per il Regno <strong>di</strong> Dio, ben lontano dalla paura del mondo o dalla fuga dalla realtà, èfonte per un'immersione nei beni temporali animati solo dalla certezza che Dio è accanto e nonviene mai meno l'appartenenza a Lui solo, il Figlio Gesù ha manifestato il volto amorevole emisericor<strong>di</strong>oso del Padre sorgente infinita d'amore.8.2.2 <strong>Il</strong> programma <strong>di</strong> una consacrataA conclusione delle riflessioni su questo argomento, vogliamo riportare il programma <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> unagiovane consacrata che intende vivere la propria verginità non come rinuncia ad amare, ma nellarelazione profonda con Dio, fonte inesauribile <strong>di</strong> Amore. Lo Sposo celeste non è colui chesoppianta quello terreno, quanto Colui che permette <strong>di</strong> realizzare se stessi in una relazione <strong>di</strong>appartenenza e <strong>di</strong> totale abbandono al dono infinito dell’Amore che “tutto copre, tutto spera,tutto sopporta e che non avrà mai fine” perché va verso l’Infinito (1Cor.13,13). Essere vergini nellapropria vita equivale a sapersi offrire per amare come Lui ci ha insegnato in<strong>di</strong>cando a tutti che lavia da realizzare è quella della Bontà. Ci si scopre amati da un Amore così grande che la propriaesistenza si pone a servizio per sviluppare un rapporto esclusivo e totale con Lui sentendolo vicinoe vivo dentro la propria interiorità. Scrive la giovane religiosa:Parlare <strong>di</strong> verginità nel mio caso è strettamente collegato al vivere la verginità perché io giàda <strong>di</strong>versi anni vivo la mia vita consacrandola al Signore tutti i giorni. La cosa che più mi haspinto a intraprendere questo percorso <strong>di</strong> vita è senza dubbio l'Amore. Dio non è un <strong>di</strong>o


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?103delle privazioni, delle mutilazioni, delle rinunce sofferte; Dio è Amore e l'amore che più miha conquistato è quello che riesce a sacrificare tutto fino a donare interamente la propriavita per gli altri, non posso che commuovermi ogni volta che ci penso. Resistere a questoamore è una privazione, resistere alla donazione verginale <strong>di</strong> se stessi quando sai <strong>di</strong> esserechiamato, questa è una mutilazione dell'anima che porta solo dubbi, tormenti, paure Éproprio quello che mi successe quando capii che la mia vita doveva essere <strong>di</strong>versa da quellache io stessa avevo pensato per me, <strong>di</strong>versa da quella che i miei amici si aspettavano,quando finalmente ho detto "Si, ti voglio amare, ho sempre ascoltato la tua parola, oravoglio viverla tutta senza tirarmi in<strong>di</strong>etro". <strong>Il</strong> mio cuore si è riempito a tal punto che nonpotevo far altro che donare agli altri la gioia <strong>di</strong> aver incontrato il mio sposo, il mio amico,mio padre!Pensare alla verginità, a questo amore che conserva se stessi nella ricerca <strong>di</strong> Dio e ti spingealla donazione, non può che portare il pensiero a colei che meglio <strong>di</strong> tutti nella storia ècustode <strong>di</strong> ogni pienezza: la Vergine Maria. Lei è il mio modello <strong>di</strong> vita, Colei che una voltaabbracciato Cristo nel suo seno altro non ha fatto che cominciare a donarlo a coloro che piùne avevano bisogno, lei che essendo vergine è anche madre, sposa, figlia mi insegna adessere madre <strong>di</strong> coloro che cercano Cristo, mi insegna a cooperare all'Amore <strong>di</strong> Diorendendolo fruttuoso, mi insegna ad obbe<strong>di</strong>re e seguire mio Padre.La vera sfida negli anni sarà riuscire a tenere vivo il calore dell'amore nel cuore,corrispondere all'abbraccio invisibile <strong>di</strong> Lui che è sempre con noi nascosto nelle Croci <strong>di</strong> tuttii giorni, da portare su tanti Calvari. É la sfida <strong>di</strong> un corpo casto ma vero, che ama, perdona,incoraggia.Amore sacro, amore <strong>di</strong>vino. Capisco mentre passa il tempo che per donarmi del tutto, nonricambierò mai del tutto l'amore che mi ha dato il mio Santo Sposo, l'Amore, Dio, se nondopo l'ultimo respiro, quando in un eterno lunghissimo grazie, mi donerò definitivamente aLui, innamorata.8.3 Una verginità senza amoreÉ possibile essere vergini nel cuore e nel corpo senza realizzarsi nell'amore? Vogliamo riportarel'esperienza <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Maria, una donna sui sessant'anni che prova un senso <strong>di</strong> fallimento nelproprio stato <strong>di</strong> vita da persona single.Ho pensato fin da piccola a un bel matrimonio, a una grande festa <strong>di</strong> famiglia in cuisentendomi amata da un uomo carino e serio trovassi amore e la possibilità <strong>di</strong> formarmiuna famiglia. <strong>Il</strong> desiderio, passando gli anni si è sviluppato in tante occasioni con personeche ho potuto incontrare e stabilire una solida relazione. Perché mi chiedo con i miei quasisessant'anni non mi sono unita in matrimonio con nessuno <strong>di</strong> loro? Semplice perché eromolto esigente, volevo degli uomini seri, maturi, capaci <strong>di</strong> reggere alle responsabilitàfamiliari, senza vizi, senza altre passioni che non fosse l'amore per me e la famiglia. Non eropoi così brutta e nemmeno un cattivo partito, visto che ho avuto un lavoro che mi hapermesso una eccellente carriera fino a <strong>di</strong>venire responsabile <strong>di</strong> un grosso ufficiocommerciale. Ero apprezzata anche dai miei superiori che vedendomi in certi momenti tristemi consigliavano <strong>di</strong> mettermi insieme con qualche ragazzo, magari un collega dell'ufficio.No, ho avuto paura, questa è la ragione vera che ora ho il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare<strong>di</strong>rettamente, la paura <strong>di</strong> fallire, <strong>di</strong> non essere all'altezza della situazione e <strong>di</strong>ciamolo non hoavuto fiducia prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> me stessa.Non ci ho voluto credere, temevo <strong>di</strong> innamorarmi, <strong>di</strong> non ragionare più prendendo una


104cotta per qualcuno che mi avrebbe potuta ingannare. Sono stata a guardare, non ho maiprovato nemmeno la gioia <strong>di</strong> sentirmi amata e cercata per il mio corpo, ne ero comebloccata e temevo che legandomi con gesti effusivi mi compromettessi al punto da nonpoter più ritornare sui miei passi. Forse il frutto <strong>di</strong> un'educazione ricevuta dai miei genitori oun moralismo eccessivo con il quale mi <strong>di</strong>fendevo anziché tentare un approccio, dare unarisposta positiva a <strong>di</strong>versi inviti che ricevevo da giovani che volevano passare con mequalche momento. Diciamo che ero come Penelope, costruivo un rapporto un giorno e lavolta dopo riuscivo a <strong>di</strong>struggerlo anche solo con la mia in<strong>di</strong>fferenza o i miei <strong>di</strong>nieghi.Volevo essere amata e trasmettere amore, ma nello stesso tempo ne temevoeccessivamente le conseguenze. Che fare? Sono andata avanti così per anni tenendomidentro questo <strong>di</strong>sagio che in certi momenti era un tormento, invecchiare senza una famigliacostruita da me, realizzata avendo dei figli e credendo nell'amore che motiva e realizza lapropria vita.Da poco sono scomparsi entrambi i miei genitori e la casa è <strong>di</strong>ventata vuota, anzi troppogrande per me che sono sola. Mi trovo in un'età vicina alla senilità, è vero non mi mancanoamicizie, e faccio del volontariato, ma sento una forte sensazione <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> vuoto, mimanca in certi momenti la motivazione per andare avanti, il coraggio <strong>di</strong> affrontare la vita.Mi chiedo: tutto quello che faccio, le mie energie, i miei progetti dove vanno a finire? Nonriesco a intravedere un futuro e questo mi rattrista. Sono credente, ho conservato integro ilmio corpo, ma ho amato davvero la vita con tutte le occasioni che mi sono state offerte, oho fatto solo quella che fugge per paura e per non assumersi delle responsabilità? Anchequando sento amiche che mi raccontano <strong>di</strong> separazioni, pur <strong>di</strong>spiacendomi, <strong>di</strong>co a mestessa: “almeno loro ci hanno provato, ci hanno creduto e tu che hai fatto? Solo la fuga?” equesto mi rattrista. Che fare? Oramai ho “perso il treno”, ma faccio fatica a rassegnarmi adaccettare una realtà nella quale solo la mia stupi<strong>di</strong>tà non mi ha permesso <strong>di</strong> uscire da mestessa e buttarmi nei miei sogni che poi altro non sono se non la vita giocata nell'amore, neldono <strong>di</strong> se stessi correndo il rischio <strong>di</strong> sbagliare. Ma perché io non che non ho scelto nullanon ho forse già sbagliato?”Abbiamo voluto raccogliere questa testimonianza convinti che essere vergini non si limiti a unapura questione fisica ma implichi una ricerca dell'amore da trasmettere agli altri per riceverlo inuna <strong>di</strong>mensione più imme<strong>di</strong>atamente spirituale. Quello che conta è amare, credere nel bene erealizzarlo con fiducia nella Provvidenza <strong>di</strong>vina. È una vita all'insegna dell'ottimismo e dellapositività, non negando problemi e <strong>di</strong>fficoltà, ma guardandoli con l'occhio luminoso <strong>di</strong> chi credenel Bene.Così valga per la stessa vita in coppia, il troppo pensare, riflettere, calcolare come se tutto fosserazionalizzabile porta sicuramente verso l'esito dell'indecisione e del dubbio che bloccanoqualsiasi decisione importante. Maria non ha confidato se non in se stessa, la paura, la mancanza<strong>di</strong> sicurezza nelle sue qualità e forse qualche delusione subita l'hanno bloccata, resa incapace <strong>di</strong> unapproccio verso un uomo per poter costituire una relazione volta a formare una famiglia.Più che rinuncia si tratta <strong>di</strong> chiusura, per una scelta che in realtà è stata solo un ripiegamentoverso se stessa non tenendo presente che l'amore, per essere vero e forte, necessita <strong>di</strong> allargarsinella con<strong>di</strong>visione e nella partecipazione. Come a <strong>di</strong>re che è ben <strong>di</strong>fficile trovare la propriarealizzazione, la gioia <strong>di</strong> vivere rinchiudendosi come un “riccio” dentro casa. <strong>Il</strong> senso delfallimento, questo <strong>di</strong>ceva Maria, è vero quando non ci si sente amati e non si sa trasmettere tuttol'affetto che una persona porta con sé e si avverte la sensazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>minuzione della propriapersona.


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?La signora Maria, è segno visibile <strong>di</strong> tanti drammi interiori, oggi <strong>di</strong>ffusi, della solitu<strong>di</strong>ne, dellamancanza <strong>di</strong> motivazioni per vivere e lottare per alti ideali. Negare o mistificare il bisogno <strong>di</strong> dareamore e <strong>di</strong> riceverlo anche solo provando a costituire una relazione amorosa è un atto che allafine contrad<strong>di</strong>ce la volontà <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong> mettersi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fare della propria vitaun'offerta, credere nel dono, nella possibilità che si possa realizzare in tutte le proprie qualitàumane. Quando poi ci si sente soli, o meglio isolati, ciò è ancora più <strong>di</strong>fficile, aumenta la sfiducia eci si adagia su un pigro tirare avanti senza mai decidere <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare qualcosa, tutto sommato facomodo così.105


9 Puntualizzazioni finaliVorremo concludere le argomentazioni sulle esperienze relative alla tematica della sessualità conuna serie <strong>di</strong> puntualizzazioni che or<strong>di</strong>niamo in <strong>di</strong>eci punti, una sorta <strong>di</strong> “decalogo”.9.1 Che cos'è il corpo?Ciò che appare è il corpo fisico, ma la sua unità è tra carne e spirito, come ben recita il testo sacro.Uomo è composto <strong>di</strong> carne (basar in ebraico) sulla quale avviene il soffio <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Dio (ruah) e<strong>di</strong>viene essere vivente (nefes). Così va concepito il corpo nella sua intrinsecità. L'unità <strong>di</strong> anima ecorpo fisico, nell'uomo sintetizza in sé la sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> libertà. Non è determinato dalle soleesigenze naturali della carne, ma spinto e motivato dalle potenzialità insite nel corpo spirituale.Ciascuno ha il dovere morale <strong>di</strong> conservare la vita corporea, anzi si è tenuti a considerare buono edegno <strong>di</strong> onore il proprio corpo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza e destinato allarisurrezione. Nel testo abbiamo precisato il suo valore nelle stesse espressioni <strong>di</strong> San Paolo(1Cor.6,13-20), che invita a glorificare Dio nel proprio corpo senza renderlo schiavo <strong>di</strong> passioni<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nate che possono portare a <strong>di</strong>struggerlo o a rovinarne la salute fisica, psichica e morale.9.2 Quale valore attribuire all'interiorità?Abbiamo a più riprese parlato della parte spirituale per in<strong>di</strong>care che ciascuna persona non èsemplicemente un corpo limitato dalla fisicità degli elementi che lo compongono. La ricercapropria <strong>di</strong> ogni persona è quella <strong>di</strong> dare senso e significato al proprio corpo e quin<strong>di</strong> al suo utilizzoin or<strong>di</strong>ne alle varie scadenze che la vita comporta. Ciascuno è chiamato, nella propria interiorità asaper trascendere dal corpo per esprimere se stesso pienamente. Diciamo che l'anima è la partepiù personale e unica che conferisce a ogni persona la propria originalità irripetibile e autenica.Realizzare se stessi non <strong>di</strong>viene imme<strong>di</strong>atamente assecondare tutte le esigenze fisiologiche delcorpo, quanto uscire da esso per rientrarvi dandogli significato e valore in or<strong>di</strong>ne alle scelte <strong>di</strong> vitache ciascuno opera liberamente. Interiorità comporta la scelta continua <strong>di</strong> scoprire e capire lerisorse interiori proprie <strong>di</strong> ogni persona. Come non far crescere la capacità intellettiva checonsente <strong>di</strong> pensare, ragionare, decidere in base alle proprie convinzioni spesso fruttodell'educazione ricevuta e dei valori posti a fondamento per la propria esistenza? Così come nondare valore alla volontà che spinge e sostiene gli sforzi e gli impegni che ciascuno assume comeprioritari per realizzare se stesso? Anche qui si tratta <strong>di</strong> educare, <strong>di</strong> promuovere la pienaautocoscienza della persona. É proprio in questo io autocosciente e autonomo che l'uomo è “piùimmagine” <strong>di</strong> Dio. Conoscendo sé e il mondo può operare e cogliere l'or<strong>di</strong>ne della realtà nella suaintrinsecità e arrivare alla moralità.9.3 Come agire in or<strong>di</strong>ne alla ricerca del <strong>piacere</strong> e della felicità?É la conseguenza dei primi due punti. In tutto il testo abbiamo riportato racconti <strong>di</strong> persone che in<strong>di</strong>fferenti contesti e situazioni hanno cercato <strong>di</strong> realizzare il <strong>piacere</strong> e la gioia. Ora si tratta <strong>di</strong>chiarire che <strong>piacere</strong> non va a coincidere <strong>di</strong>rettamente con sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> ogni istintivitàpulsionale dovuta al desiderio <strong>di</strong> provare massimo go<strong>di</strong>mento dai sensi. Esiste, perché vi è semprestata nella storia dell'umanità, la tendenza edonistica che afferma e teorizza le necessità <strong>di</strong>“liberare” la sessualità dalle forme schiavizzanti quali le varie leggi imposte dai costumi socioculturalie religiosi. É una <strong>di</strong>rezione facilmente percorribile dal momento che <strong>di</strong>viene faciletentazione, anzi via d'acceso <strong>di</strong>retto ai sensi senza considerare l'interiorità <strong>di</strong> ogni persona e leconseguenze per entrambi.Qui entra in gioco l'aspetto lu<strong>di</strong>co, la sessualità come gioco, <strong>di</strong>vertimento, imme<strong>di</strong>ato go<strong>di</strong>mento106


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?senza l'impegno più profondo del coinvolgimento della persona. Si tratta <strong>di</strong> passare dal <strong>piacere</strong> deisensi, momentaneo e <strong>di</strong> solo consumo, alla gioia quale con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione della propriorapporto con l'altra persona. Gioia che acquista la manifestazione piena in un rapporto amorosotra un uomo e una donna che desiderandosi intendono costruire una relazione stabile e duratura.<strong>Il</strong> valore della sessualità <strong>di</strong>viene non semplicemente il contenuto <strong>di</strong> un corpo che si vuoleprovocare verso il massimo <strong>piacere</strong>, quanto linguaggio, il modo <strong>di</strong> porsi l'uno <strong>di</strong> fronte all'altro,nella scoperta creativa <strong>di</strong> ciò che può unire. È una linea <strong>di</strong> condotta lontana dalla cosificazionedella sessualità propria della mentalità sociale in cui viviamo. Si va da una concezione dellasessualità ridotta a esercizio e ricerca <strong>di</strong> atti (talvolta copiati da manuali o istintivi), a ricerca <strong>di</strong>relazione, verso un salto qualitativo in un cammino <strong>di</strong> maturazione delle persone stesse e dellacoppia in sé che certamente non va a terminare con il semplice atto materiale. Si vuole creareattraverso il linguaggio d'amore espresso nel corpo, la possibilità che due “io”, <strong>di</strong>vengano un “noi”,coppia unita.9.4 La libertà e la volontà <strong>di</strong> crescereAbbiamo cercato <strong>di</strong> delineare nelle varie vicende delle persone presentate il percorso <strong>di</strong> vita piùadatto a sviluppare la loro crescita integrale. Ciascuno ha elaborato e creduto in un progetto, conla volontà <strong>di</strong> donare attraverso il proprio corpo, passione, desiderio e de<strong>di</strong>zione all'altra persona.La <strong>di</strong>mensione della sessualità intesa come apertura umanizzante all'altra persona, nella duplicevalenza dell'unione e della procreazione, assume l'aspetto <strong>di</strong> un progetto che noi abbiamo volutoin<strong>di</strong>care nella frase biblica “i due saranno una sola carne”. Non si tratta <strong>di</strong> un semplicemeccanismo biologico bensì <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> crescita nella libertà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> reciprocamente persuperare tutto ciò che può allontanare da questo meraviglioso e impegnativo progetto <strong>di</strong> vita. <strong>Il</strong>corpo non risulta essere un oggetto, uno strumento, una specie <strong>di</strong> “macchina” naturale perprocurarsi <strong>piacere</strong>, ma l'espressione della persona e la possibilità <strong>di</strong> tutelarne e promuoverne la<strong>di</strong>gnità in qualsiasi frangente. La scelta libera <strong>di</strong> donare e unire il proprio corpo reciprocamente in<strong>di</strong>alogo d'amore ha come conseguenza un progetto che porta alla realizzazione dell'unità dellacoppia vincendo il rischio <strong>di</strong> far <strong>di</strong>ventare lo stesso corpo oggetto <strong>di</strong> sfrenatezze, in nome <strong>di</strong> unconcetto <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong>ventata semplicemente libertinaggio, senza mai raggiungere la vera felicitàma solo l'illusione <strong>di</strong> un attimo <strong>di</strong> <strong>piacere</strong> sensuale. Questo modo d'agire risulta assai lontanodall'immagine <strong>di</strong>vina che il corpo possiede in quanto “tempio” della presenza del Signore,fondamento dell'umanizzazione dell'uomo e della donna.9.5 L'umanizzazione della personaNe abbiamo parlato ampiamente in tutto il testo, potremmo <strong>di</strong>re fin troppo, quasi ad annoiare illettore, ma siamo convinti che l'umanizzazione non si risolva in una bella <strong>di</strong>chiarazione, mapreveda un percorso, una precisa <strong>di</strong>sposizione per venire realizzata. In una sessualità egocentricache non considera nel suo valore la persona dell'altro, ma la riduce a oggetto <strong>di</strong> consumo, o <strong>di</strong>scambio <strong>di</strong> condotte sessuali, entra il meccanismo della <strong>di</strong>sumanizzazione. La persona, e il suocorpo in particolare rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire vittime <strong>di</strong> una brutalità con la quale ci si accosta e va arovinare la vera indole interpersonale della relazione rinchiudendola nello sfogo egoistico deipropri istinti. Ne deriva l'impegno, che in ogni coppia presentata è stato suggerito e guidato,affinché ogni persona possa lavorare responsabilmente su se stessa per risolvere le proprie<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> aggressività, <strong>di</strong> possessività, <strong>di</strong> sfruttamento e poter così instaurare con l'altrapersona, nella piena verità e sincerità un incontro d'amore autentico.Mentre una sessualità solo <strong>di</strong> consumo o <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> condotte sessuali porta inevitabilmente almancato impegno a dare valore pieno e totale all'altra persona rovinando il cammino dell'amorevero e totale. Purtroppo si tende a rendere l'altro meno altro, più assimilato a se stessi, fino a107


comprometterne l'originalità propria ed esclusiva come persona unica ed irripetibile con leproprie qualità potenzialmente in grado <strong>di</strong> sviluppare amore e donazione. Si comprendel'insostituibile necessità del <strong>di</strong>alogo condotto si può <strong>di</strong>re quoti<strong>di</strong>anamente all'insegna dellaprogettualità in un clima <strong>di</strong> vera correzione fraterna. Ciò che era venuto a mancare in moltecoppie e persone che abbiamo presentato, vuoi per la paura <strong>di</strong> comunicare o per la mancanza <strong>di</strong>fiducia nell'altra persona. <strong>Il</strong> pigro “tirare avanti” non solo non fa crescere la relazione, ma neblocca lo sviluppo insito: umanizzare la persona, sviluppare in ciascuno le proprie qualità personalifino a raggiungere la pienezza dell'amore. <strong>Il</strong> semplice stare insieme perché non se può fare a meno(o non si vuole) implica un livello <strong>di</strong> relazione <strong>di</strong> basso valore che al massimo contiene le cariche <strong>di</strong>aggressività e non permette la ricarica <strong>di</strong> passione e <strong>di</strong> affetto che portino ciascuno a <strong>donarsi</strong> finoin fondo. É una specie <strong>di</strong> “gioco” al ribasso, dove poi paura e superficialità “abbassano” la volontà<strong>di</strong> andare avanti crescendo insieme.9.6 L'autocontrollo, il pieno rispetto del corpoNon è obbiettivo né scontato, né facilmente raggiungibile, considerando che nel tempo attuale visono intensissime stimolazioni al go<strong>di</strong>mento pieno e senza responsabilità dei propri sensi. Quantoinfluiscono le compagnie, i luoghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento, i me<strong>di</strong>a e in generale la liberalità dei costumi,sulle scelte personali anche in or<strong>di</strong>ne al dono <strong>di</strong> sé alla persona che si ama? Autocontrollo nonsignifica inibizione, né tanto meno riduzione della volontà <strong>di</strong> amare e ritrovare <strong>piacere</strong> e gioia dallarelazione in coppia. Semmai l'impegno è la rinnovata volontà <strong>di</strong> crescere insieme, verificandosi inogni momento sull'effettiva capacità <strong>di</strong> amarsi con il corpo e l'anima. Occorre per ciascunapersona in<strong>di</strong>viduare un percorso <strong>di</strong> responsabilizzazione affinché possa esprimere verità e valori.La sincerità intrinseca nel rispetto esige una ferrea volontà <strong>di</strong> confronto e presa in carico <strong>di</strong> ogniproblematica derivante dal rapporto <strong>di</strong> coppia e in generale dalla vita insieme. Da ciò la stessa<strong>di</strong>mensione della sessualità non può venire ridotta ad atti genitali ignorando le esigenze piùprofonde della corporeità.L'abbiamo detto a più riprese che il corpo, nonostante la mentalità corrente, non può <strong>di</strong>ventareuna macchina produttrice <strong>di</strong> appagamento materiale emotivo e sensoriale, mentre è luogod'incontro gioioso e fecondo con l'altra persona che amandomi dona se stessa per saldare anchefisicamente il legame che prova dentro <strong>di</strong> sé. Ne deriva l'importanza <strong>di</strong> una pedagogia sessualeche oggi <strong>di</strong>venta sempre più urgente in quanto è forte la pressione cui ciascuno è sottoposto con ivari tentativi <strong>di</strong> “persuasione” sociale. S’innesta a questo punto il delicato impegno della famiglia e<strong>di</strong> altre agenzie educative nei confronti dei giovani e degli adolescenti e lo stesso “fidanzamento”,itinerario <strong>di</strong> maturazione verso la sintonia <strong>di</strong> gesti e affetti in grado <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>ficare la vita in coppia enon tempo <strong>di</strong> pura evasione nella sola ricerca <strong>di</strong> occasioni per il <strong>di</strong>vertimento ed il consumo liberodel proprio corpo. Dovrebbe invece costituire proprio il tempo privilegiato per il <strong>di</strong>alogointerpersonale nella volontà <strong>di</strong> un confronto aperto e chiaro nei contenuti tra i due. Lo scopo è farsì che conoscenza non sia identificata con intimità fisica, ma <strong>di</strong>venga capacità <strong>di</strong> stabilire unarelazione aperta ad ogni tematica relativa alla futura formazione della famiglia superando latendenza alla superficialità e leggerezza. Non parlare o quanto meno semplificare un rapporto soloin “prestazioni” o in momenti <strong>di</strong> evasione non permette <strong>di</strong> scoprire la ricchezza originale <strong>di</strong> ognipersona che messa a confronto con sincerità e franchezza, <strong>di</strong>viene portatrice <strong>di</strong> una qualitàd’amore unica per poter affrontare le responsabilità della vita.9.7 La virtù del pudore e la castitàNel nostro testo non ne abbiamo ampliato l'argomento, oggi è certamente una delle componentipiù <strong>di</strong>menticate, anzi si tende a negarne l'esistenza come fosse uno dei tanti “tabù” del passato daeliminare per una piena libertà <strong>di</strong> espressione. <strong>Il</strong> pudore inteso nel suo significato più profondo,108


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?ben lontano dal senso <strong>di</strong> vergogna per qualcosa <strong>di</strong> negativo che una persona commette o <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>aver commesso, è quello <strong>di</strong> rendere la persona capace <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> all'altro nell'amore coniugale (oper la verginità <strong>di</strong> offrire il corpo come dono totale a Dio che la trascende). É un argine etico checiascuna persona, che voglia tutelare il valore in sé del corpo quale manifestazione esterna dellapropria personalità, pone al fine <strong>di</strong> elevare la sessualità in modo armonico e rendersi pronta avivere e scambiare nell'amore <strong>di</strong>sponibile all'altro. Non è negata la passione, né il <strong>piacere</strong> insitonell'atto sessuale, ma <strong>di</strong>viene assunzione completa della corporeità e consapevolezza della propriapersonalità situata nel mondo e in relazione con gli altri. É proprio il senso del pudore chepermette alla persona <strong>di</strong> collocare in modo umanamente adeguato la propria sessualità inrapporto al dono e all'unione per formare coppia e aprirsi all'accoglienza della vita vincendo latentazione della chiusura egoistica nella pura ricerca del <strong>di</strong>vertimento (<strong>piacere</strong>).La persona pu<strong>di</strong>ca, attenta a manifestare con il corpo la pienezza della sua interiorità èpreoccupata <strong>di</strong> non venire ridotta alla pura materialità corporea dallo sguardo dell'altro, si ponein ricerca verso il misterioso mondo interiore dell'amore racchiuso nel corpo e insieme con esso al<strong>di</strong> là dello stesso, come a <strong>di</strong>re che si ama ma nello stesso si affonda nell'Amore. <strong>Il</strong> pudore in altreparole è la <strong>di</strong>mensione etica <strong>di</strong> ciascuno che comprende il rifiuto <strong>di</strong> presentarsi agli altri solo nellamaterialità corporea, specialmente quando ci si sente cercati e “amati” solo per il proprio corpo, faavvertire la necessità <strong>di</strong> andare oltre, si vuole far rivelare l'essere in sé dell'in<strong>di</strong>viduo che non puòlimitarsi al corpo con tutto ciò che ne deriva. <strong>Il</strong> pudore è il vigile custode dell'amore vero cheabbraccia tutto il bene della persona integrando la corporeità nella completezza della personalità.Non si tratta <strong>di</strong> pudore solo rivolto al corpo nella sua nu<strong>di</strong>tà, quanto <strong>di</strong> consentire all'altro <strong>di</strong>offrirsi come dono nel rispetto e nell'affidamento <strong>di</strong> confidenze e con<strong>di</strong>visioni sulla propriainteriorità comunicate solo a lui perché in grado <strong>di</strong> comprenderle e farle <strong>di</strong>ventare patrimoniocomune della relazione. Stabilire così il rapporto <strong>di</strong> coppia, permette al <strong>di</strong> là dei gesti, <strong>di</strong> entrare epermettere all’altra persona <strong>di</strong> comprendere la propria storia personale in un crescendo <strong>di</strong>intensità affettiva e confidenziale. <strong>Il</strong> vero rapporto si soli<strong>di</strong>fica quanto più ciascuno nella propriaspontaneità riesce a <strong>di</strong>rsi, a mettersi in relazione incontrando la medesima apertura <strong>di</strong> cuore. Piùche fare o consumare gesti, questa manifestazione <strong>di</strong>viene un circolo d’amore nel quale si cresce eci si perfeziona perché ci si sente amati in modo unico e intensissimo. La mancanza <strong>di</strong> pudore o lasua presunta inutilità conduce facilmente a lasciare libero sfogo a ogni istintività senza guidainteriore. Non si va certamente nella <strong>di</strong>rezione dell'umanizzazione della persona bensì nel dominioassoluto della carne, della ricerca ossessiva del <strong>piacere</strong> dei sensi. Così valga per l'impu<strong>di</strong>cizia che fasi che venga colta l'altra persona solo nella staticità <strong>di</strong> un rapporto limitato alla propria carne, nelrifiuto della globalità della vita personale.9.8 L'insuperabilità dell'unione per sempreChe cosa desideravano le coppie che abbiamo presentato? Essere unite, imparare dallaquoti<strong>di</strong>anità una relazione stabile e sicura in grado <strong>di</strong> affrontare insieme tutte le scadenze che lavita loro riservava. Da qui l'impegno per ciascuno a ricercare le forme personali e sociali con cuiesprimere la comune volontà <strong>di</strong> formare coppia. Inutile <strong>di</strong>re che il tempo che viviamo nonfavorisce nella vita in coppia il matrimonio, né civile, né sacramentale per il semplice fatto checiascuno avverte paura ed insicurezza ed un bisogno <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> instabilità elevato. Si temonorapporti dove l'impegno è quello <strong>di</strong> restare insieme tutta la vita, assumersi responsabilità perché siteme <strong>di</strong> non essere in grado <strong>di</strong> sostenere il rapporto in coppia, con tutto ciò che ne deriva, per lapropria vita.Abbiamo notato come si profili il rischio del soggettivismo e dunque della vanificazione <strong>di</strong> ogni109


iferimento etico all'unione propria del matrimonio istituzionale anche a livello civile. L'amore veroe autentico, che si manifesta con la comunione dei cuori e l'unione dei corpi, richiamaintrinsecamente un patto <strong>di</strong> stabilità che, per coloro che sono credenti, è imitazione <strong>di</strong> Cristo, delsuo Amore per la stessa umanità. Ogni etica coniugale è impegno a salvaguardare il valore dellepersone che amandosi costruiscono nelle proprie case la piccola chiesa, espressione domesticadell'amore. Ne deriva un itinerario <strong>di</strong> vita che non vuole <strong>di</strong>minuire né la passione né il desiderio <strong>di</strong>amarsi anima e corpo e nemmeno ridurlo a un’applicazione <strong>di</strong> leggi e canoni. La tutela dellabellezza e della unicità dell'amore coniugale è comunicata nell'apertura a tutti e nella volontà <strong>di</strong>prolungare il proprio amore con la nascita dei figli. Un amore che, anche attraverso la fusione deicorpi, rivela la felicità <strong>di</strong> essere a servizio l'uno dell'altro senza secon<strong>di</strong> fini e custo<strong>di</strong>sce tale amorefedele a un progetto <strong>di</strong> vita al <strong>di</strong> là delle attese umane per iscriversi nel <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino. Él'espressione <strong>di</strong> Dio stesso, fonte infinita d'amore che sempre lo rigenera nel perdono, nellafedeltà e nella volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> totalmente e per tutta la vita. É una meravigliosa opportunità,non un'imposizione, che quanti desiderano percorrerla impegna in modo chiaro e convinto.9.9 <strong>Il</strong> cammino <strong>di</strong> preparazioneDiciamo che alcune delle coppie riportate sono arrivate all'unione matrimoniale senzaun'adeguata preparazione. Non che non conoscessero le responsabilità implicite nella scelta cheandavano prendendo e nemmeno che non fossero sufficientemente seguiti a livello spirituale. Delresto oramai da anni c'è la prassi obbligatoria <strong>di</strong> corsi specifici per la preparazione dei nuben<strong>di</strong> aricevere il sacramento, non è qui il vero problema. Abbiamo notato una notevole <strong>di</strong>fficoltà nellacomunicazione e <strong>di</strong> riflesso un’altrettanta fragilità psicologica con la conseguente paura einsicurezza <strong>di</strong> fronte alle prime avvisaglie della vita a due specie nell'ambito dell'intimità.Che fare? Si è rilevato quanto sia complesso vivere con gioia e continuità il rapporto con il propriocorpo e la volontà non <strong>di</strong>storta né incostante <strong>di</strong> metterlo in rapporto con il corpo e la vitadell'altro. Spesso ci si è presi gioco dell'altro, non sono poche le situazioni presentate nelle quali lafinzione, la poca serietà e in generale l'instabilità sentimentale ed emotiva, hanno incrinato ilrapporto <strong>di</strong> coppia portandolo a una sua banalizzazione. Ci si è ridotti a giocare con l'altro nonnella gioia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre e sviluppare positivamente la comunicazione anche me<strong>di</strong>ante i propricorpi, ma con i suoi sentimenti, con il suo investimento affettivo e progettuale. Come a in<strong>di</strong>careche nonostante promesse e buoni propositi è mancato il desiderio e l'impegno costante dellacoppia per una crescita armonica <strong>di</strong> entrambi.La vera preparazione richiede invece responsabilità permanente per evitare il rischio <strong>di</strong> scivolarenelle minaccianti situazioni della sopraffazione, della prepotenza, della violenza e se vogliamodell'in<strong>di</strong>fferenza sia dei consensi sia dei corpi. Quante donne <strong>di</strong> quelle ricordate e <strong>di</strong> altre stannozitte, “subiscono” per il quieto vivere e per il bene superiore dell'unità della famiglia? É forsequesta la realizzazione <strong>di</strong> sé in or<strong>di</strong>ne alla propria umanizzazione? No, siamo lontani da questotraguardo esigente, ma anche unico. Più che mai vogliamo riba<strong>di</strong>re che la sessualità è il <strong>di</strong>venire <strong>di</strong>ogni persona al senso dell'amore che fa perno sul corpo ma sa andare oltre le sue esigenze piùprettamente istintive. Comporta l'itinerario pedagogico a fari sì che le due persone che si amanoarrivino a crescere e consolidare il loro legame d'amore nella reciproca volontà <strong>di</strong> manifestarlonella comunicazione intensa in grado <strong>di</strong> abbracciare il bene <strong>di</strong> tutta la persona.Solo quando si raggiunge un livello <strong>di</strong> comunicazione sciolta ed espressiva del sentimento edell'affetto che una persona prova verso l'altra, sia con le parole che con i gesti tipici del desiderio,dell'appartenenza e della sicurezza <strong>di</strong> trasmettere la propria adesione piena, si può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> esserepronti per il matrimonio. La scelta assume il carattere della definitività che completa questo amore110


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?con l'impegno <strong>di</strong> restare insieme tutta la vita completandosi nella propria umanità <strong>di</strong> uomini edonne. <strong>Il</strong> noi-famiglia si apre al noi-umanità dove la <strong>di</strong>mensione sessuale integrata dall'amoretotale e sicuro nel tempo potrà condurre la civiltà degli uomini a <strong>di</strong>venire una famiglia <strong>di</strong> famiglieunite dalla comune volontà <strong>di</strong> venirsi incontro per cercare legami <strong>di</strong> pace nel reciproco servizioalla vita ed alla giustizia. Potremmo <strong>di</strong>re con uno slogan: “fidati dell'amore, vivi <strong>di</strong> amore nutritidell'amore dell'altro e dona agli altri il frutto <strong>di</strong> questo amore: la pace con te stesso”.9.10 <strong>Il</strong> sostegno <strong>di</strong> chi ti amaUna delle <strong>di</strong>fficoltà rilevate dalle coppie che abbiamo presentato è l'estrema solitu<strong>di</strong>ne neimomenti <strong>di</strong> sconforto unita al timore <strong>di</strong> rivolgersi ad altri. Subentra lo scetticismo, il pessimismosulla propria situazione quasi che nessuno sia in grado <strong>di</strong> offrire un valido aiuto. Spesso amici evicini non sono <strong>di</strong> sicuro sostegno per il fatto che, conosciuti alcuni particolari privati dellarelazione, ne fanno un uso in<strong>di</strong>screto se non ad<strong>di</strong>rittura nocivo con pettegolezzi e altri commentidavvero inopportuni. Ora nelle varie coppie presentate, abbiamo evidenziato l'importanza deigruppi familiari. Che cosa sono? Innanzitutto ogni gruppo ha la propria caratteristica, <strong>di</strong>venta<strong>di</strong>fficile delinearne una omogeneità. Appare chiara la finalità: permettere alle coppie che viappartengono <strong>di</strong> comunicare liberamente tra loro con qualcuno esperto che guidando il gruppo lomantiene da un lato rispettoso delle problematiche sollevate da ciascuno e dall'altro in grado <strong>di</strong>fornire stimoli e consigli per tutti, al fine <strong>di</strong> migliorare la qualità relazionale. È un'opportunità chese ben in<strong>di</strong>rizzata favorisce una <strong>di</strong>namica comunitaria all'insegna del confronto e dello scambio <strong>di</strong>esperienze spesso utili da una coppia a un'altra e portatrici per tutti <strong>di</strong> una “boccata” <strong>di</strong> speranzaaffinché non ci si scoraggi, ma ciascuno ritrovi la determinazione ad andare avanti con un progettochiaro e preciso.Resta <strong>di</strong> fondamentale importanza il rispetto, così come saper offrire un ambiente stimolante perla verifica del proprio vissuto pur mantenendo una certa riservatezza sulle questioni più delicate.Affiancato al gruppo non è male che esista la figura <strong>di</strong> un consulente familiare o <strong>di</strong> un <strong>di</strong>rettorespirituale per i credenti, con i quali personalizzare la realtà propria <strong>di</strong> ogni coppia e persona. <strong>Il</strong> lororuolo non va visto imme<strong>di</strong>atamente come una figura esterna che vuole giu<strong>di</strong>care, “sputaresentenze”, o peggio ancora rimproverare aspramente. Lungi dal pensare una figura cosìimportante con queste categorie fuorvianti. <strong>Il</strong> suo ruolo è quello <strong>di</strong> un accompagnamento sulpiano relazionale, morale e spirituale. Diviene la persona esperta in umanità per guidare e<strong>di</strong>alogare con ciascuna coppia sulle questioni più emergenti dal loro vissuto. É bene sia unapersona che conosca qualche nozione <strong>di</strong> psicologia per poter comprendere la realtà personale <strong>di</strong>ciascuno, in modo che favorisca un cammino <strong>di</strong> crescita sul versante della propria umanizzazione.In altre parole, essere aiutati, stimolati e seguiti comporta la volontà <strong>di</strong> crescere nella gioia <strong>di</strong>amarsi, <strong>donarsi</strong>, per rendere la vita un percorso da sviluppare in coppia nell'originalità irripetibileed unica <strong>di</strong> ciascuna persona. Si trovano gruppi e persone consulenti e <strong>di</strong>rettori spirituali comeabbiamo accennato? Certamente sì, ma da una sola con<strong>di</strong>zione: volerli cercare veramente perchése ne avverte la necessità per un confronto qualificato ed allargato a tutta la propria vita.Un'ultima raccomandazione, non andare a cercare persone per incontrare solo chi dà ragione perconfermare le proprie scelte e decisioni. No, è necessario affidarsi a chi favorisce la <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong>se stessi e del proprio vissuto affinché ci si responsabilizzi. <strong>Il</strong> bene passa attraverso una soffertaesperienza <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> fatica per adeguare la realtà al progetto umano, aperto al <strong>di</strong>vino che c'èin ciascuno: l'Amore eterno consente <strong>di</strong> amare nel tempo che passa per arrivare a trasmetterequalcosa dell'Amore con il quale siamo tutti amati.Oggi, e dal nostro testo si comprende, non è semplice trovare una base <strong>di</strong> comunicazione e <strong>di</strong>111


ascolto competente e interessata solo al vero bene delle persone. Per questo è tanto piùnecessario mettersi alla ricerca <strong>di</strong> situazioni ed ambiti dove ci si sente accolti e guidati in uncammino <strong>di</strong> vita sempre più all’insegna del dono nella volontà <strong>di</strong> capirsi, accettarsi ed integrarsireciprocamente.112


<strong>Il</strong> <strong>Corpo</strong>: volontà <strong>di</strong> <strong>donarsi</strong> o <strong>piacere</strong> <strong>di</strong> <strong>consumarsi</strong>?Paolo Gessaga è sacerdote varesino, attualmente parroco a Roma, da alcuni annisegue il percorso della spiritualità familiare e si è occupato con passione <strong>di</strong>consulenza familiare seguendo stu<strong>di</strong> specifici.In questa collana ha già pubblicato altri quatto libri: Scoprirsi e farsi scoprireCammini personali e <strong>di</strong> coppia. Vivere il <strong>di</strong>staccoTestimonianza <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> coppia Dalle coppie alla coppiaRacconti biblici <strong>di</strong> vita in coppia Educare, educarsi, essere educatiRilievi, esperienze riflessioni sull'arte dell'educazioneQuesto libro affronta il ruolo della sessualità nella vita dell’uomo e della donnaraccontata dai protagonisti <strong>di</strong> tante storie che ne illustrano fascino e delusioni e leconfronta con storie bibliche.Ma che c’entra la Bibbia in tutto questo? E qui sta l’originalità <strong>di</strong> don Paolo che dopoavere ascoltato le loro storie ha saputo cogliere l’antico filo che le cuce insieme,mostrando che i loro errori non sono altro che il perpetuare della superbia che dasempre guida l’uomo quando non ha Dio come riferimento. Ma le storie della Bibbiamostrano anche che degli errori si può sempre capire il perché e trovare un modoper uscirne. È la strada della sincerità, della pazienza, del perdono e dellamisericor<strong>di</strong>a sempre praticabili nella vita quoti<strong>di</strong>ana.Può essere una valida guida pratica per chi ancor giovane necessita <strong>di</strong> trovarerisposte concrete alle tante domande che la vita loro presenta, ma anche pergenitori ed educatori che devono dare ai loro giovani risposte adeguate ai tempi incui ci troviamo.L’invito alla lettura è particolarmente rivolto ai giovani che si preparano perassumere le responsabilità della famiglia, e che qui sono protagonisti in questestorie nelle quali possono confrontarsi e conoscersi ancor meglio per far sì chel’unione in coppia sia davvero fonte <strong>di</strong> felicità ed amore per sempre.113

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