arte &dintorni<strong>la</strong> nostra storia1962: AntonioMinuti accompagnaGino Bartali in visitaal<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> d’Arte.Antonio Minuti,primo da destra.1963: a Ravennacon colleghi e amicidel<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong>.Antonio MinutiIl Prof. Antonio Minuti fu chiamato a insegnare nell’Istituto d’Arte negli anni ‘<strong>60</strong>del ‘900 stimato da colleghi e alunni. Con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e con Guidizzolo ha mantenutosempre un amichevole rapporto.Molti tra i presenti nel<strong>la</strong> chiesa di Cerlongo il 23marzo scorso alle esequie di Antonio Minutiavrebbero voluto prendere <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>. Amici, compaesani,ex alunni, per rievocare le lezioni, gliincontri, <strong>la</strong> conversazione arricchente del professoreche un male subdolo, di difficile diagnosi,dalle cure inesistenti o inefficaci ha strappato al<strong>la</strong>vita. Eppure Antonio par<strong>la</strong> ancora. Adhuc loquitur.Nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> profuse conoscenza e passione educativa.Non era un conservatore, e se di frontealle riforme (o riformismo?) sco<strong>la</strong>stiche <strong>la</strong>sciavatrape<strong>la</strong>re perplessità (studiano ancora i ragazzi?)aggiungeva: “Lascia stare. Va bene così!”. Equando si trattava dei cambiamenti nel<strong>la</strong> Chiesa,di tradizioni religiose dimenticate, di devozioni eformule abbandonate, di inediti metodi di far catechismo:“Avranno degli ordini. L’ha detto il Papa?”e aggiungeva: “Lascia stare. Va bene così.” Al<strong>la</strong>vasta cultura, come ha sottolineato don Nelsonnel magistrale e affettuoso profilo tracciato nell’omelia,univa un’invidiabile capacità comunicativacapace di farsi capire dal dotto e dal semplice,esprimendosi anche in dialetto. Dante e Manzonierano gli autori dai quali trarre <strong>la</strong> busso<strong>la</strong>, il sensodel<strong>la</strong> vita, così problematica nei romanzi diThomas Mann, altro scrittore a lui prediletto. Lafede, vissuta senza orpelli e senza ostentazioni, e<strong>la</strong> cultura, del<strong>la</strong> quale era consapevole come di undono, furono le certezze che lo confortarono nel<strong>la</strong>ma<strong>la</strong>ttia. Era grato a quanti si interessavano alsuo caso al<strong>la</strong> ricerca di una diagnosi precisa e dipossibili cure e sereno diceva: “Fanno tutto loro,fanno tanto. Chissà? Va bene così.”Franco Mondadori18
L'enigma teatroNel<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> cornice del<strong>la</strong> torre civica di Medole, abbiamo seguito i "martedì"del<strong>la</strong> prof.ssa Giusi NobiliniUn po' stupiti per <strong>la</strong> presenza di un pubblico numeroso,attento e per l'interesse che il tema"L'enigma teatro" veniva via via suscitando.Le serate sono state sapientemente organizzate inmodo da rendere l'evento dinamico: accantoall'esposizione ampia e approfondita sono statepreviste letture di alcuni testi, effettuate daEdoardo Bassoli, <strong>la</strong> cui voce calda e inconfondibile,già in altre occasioni, abbiamo apprezzato edalle due studentesse e poi tre, RobertaBoncompagni Patrizia Gallucci e Isabel<strong>la</strong> Mondini,dell'Istituto d'Arte di Guidizzolo, che nell'ultimaserata soprattutto hanno dimostrato forza interpretativae presenza scenica."L'enigma teatro" è il bel sintagma con cui <strong>la</strong>locandina ci sollecitava alle conversazioni promossedal<strong>la</strong> associazione Pro Loco di Medole edal Centro culturale San Lorenzo di Guidizzolo.Come ha già scritto Magnani, l'organizzatore diquesti e altri interessanti incontri artistico-culturalinel<strong>la</strong> torre civica, Giusi Nobilini ha scioltol'enigma nel corso delle tre serate, presentandocon sempre maggiore sicurezza un panorama, chepartiva dal teatro greco "il teatro e l'uomo", "il sorrisodi Antigone", per giungere a "il teatro dell'800e 900", irrompendo con le sue attrici-col<strong>la</strong>boratricinel teatro dell'assurdo, di cui ci ha dato unospaccato, spassoso e inquietante.Tutti bravi, come si dice, anche gli spettatori, chein seconda serata si sono avventurati in domandeper creare un clima di dialogo e confronto. Ormaiogni paese offre un programma teatrale, cherichiama un pubblico numeroso, perché i testi inlocandina sono accattivanti: comici, magari dialettali,spesso in concorrenza con certo gustotelevisivo, insomma poco profondi. Le seratemedolesi ci hanno aiutato a capire che il teatropuò essere invece uno spazio di autentica riflessione,graffiante e anticonformista, come accadevanel grandissimo teatro greco che, ci ha spiegato<strong>la</strong> re<strong>la</strong>trice, sapeva sviluppare tematiche coinvolgentilo spettatore, così da farlo giungere,attraverso l'identificazione proiettiva, all'e<strong>la</strong>borazionedei suoi fantasmi,delle sue insicurezze, deisuoi vissuti.L'Edipo re è il testo emblematicoapprofondito nelprimo incontro. Il mito diEdipo, ci ha spiegatoNobilini, è comune ai popolidel mondo. La sua universalitàè stata analizzata dal<strong>la</strong>psicoanalisi, che con Freudne ha fatto uno dei cardini,per spiegare molte dellenostre nevrosi: da mito dunque a complesso, aconflitto, come dicono gli psicoanalisti del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>di Davide Lopez, per i quali il conflitto è qualcosadi positivo, da non temere, ma da accettareattraverso l'e<strong>la</strong>borazione che ci incammina sul<strong>la</strong>strada del<strong>la</strong> vita. La storia di Edipo si ripete neltempo e nello spazio. Sta a noi poi riuscire a comprendereil messaggio profondo di un mito, chetutti nell'infanzia abbiamo sperimentato, più alivello inconscio che conscio.Stefania Fontanesi Quiriarte &dintorniteatroRoberta, Patrizia eIsabel<strong>la</strong>, le trelettrici delle serate19