Il Papa deigiovaniGiovanni Paolo II, ha amato <strong>la</strong> vita e creduto nel<strong>la</strong> forzadegli ideali chiamando i giovani “sentinelle del mattino”Marika Busca1991, Castiglionedelle Stiviere.Il Papa par<strong>la</strong> alraduno dei giovaniche dimostrano tutta<strong>la</strong> lorto simpatie estimaMi ha sempre incuriosito, nonché affascinato, quelPapa che amava tanto par<strong>la</strong>re con i giovani. Nonl'ho mai visto come una figura austera e autoritaria.Mi è sempre sembrato così umano, forse fintroppo per vederlo come parte di quel rigido sistemaa cui spesso viene associata <strong>la</strong> chiesa cattolica.Quando <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong> sua imminente morte mi ègiunta, sono stata presa -come un pò tutti, credodaun attimo di smarrimento. In effetti era l'unicoPontefice che io avessi mai conosciuto, e mi sembravaimpensabile sostituirlo. Devo ammetterepurtroppo di non avere mai apprezzato tanto il suooperato come in quei momenti. Certo, è statodiverso da quello del grande Giovanni XXIII, che hasaputo cambiare il mondo come Papa. Ma Wojty<strong>la</strong>ha un merito eccezionale: è riuscito a cambiarlocome Uomo.Infatti, il giovane Karol poté vedere con i suoi stessiocchi gli orrori del<strong>la</strong> guerra, del nazismo, di unpopolo che ha perso ormai <strong>la</strong> sua identità. L'hapotuto vedere sul<strong>la</strong> pelle di persone a lui care.Forse, vedendo <strong>la</strong> sofferenza e gli orrori che lo circondavano,è arrivato a chiedersi (come tutti inquei momenti, credo) se davvero esiste un Dio checi ama, <strong>la</strong>ssù. Ma <strong>la</strong> sua risposta era ogni volta <strong>la</strong>stessa, ogni volta più forte e più convinta, fino aportarlo, grazie al<strong>la</strong> sua bril<strong>la</strong>nte intelligenza e alsuo irresistibile carisma, in Vaticano.Sinceramente, avrei voluto assistere a quel<strong>la</strong> suaprima apparizione sul balcone di S.Pietro, di frontea quello sguardo consapevole e determinato, persentire quelle parole che ancora ci fanno sorridereed emozionare, e che evidenziano tutta <strong>la</strong> sua straordinariaumiltà: “Non so se riuscirò a esprimermibene nel<strong>la</strong> vostra lingua... se sbaglierò mi correggirete”.E chi avrebbe mai pensato che quell'uomo amantedel<strong>la</strong> montagna avrebbe <strong>la</strong>sciato un'eredità cosìgrande?Nessuno potrà mai dimenticare quello che Wojty<strong>la</strong>ha fatto per instaurare un dialogo tra le religioni. Lasua forza d'animo era talmente grande da esserecontagiosa, tanto da sorpassare le barriere del<strong>la</strong>razza e del<strong>la</strong> diversità religiose. La sua umiltà eratanto forte da fargli sentire il bisogno di chiedereperdono all'umanità per gli errori commessi dal<strong>la</strong>Chiesa durante i secoli passati.E ultimo, ma non per importanza, con piacere ricordoil suo amore per noi, i giovani, <strong>la</strong> sua speranza.Le sue ultime parole, il suo ultimo soffio di energia,sono stati per noi.Ed è per questo che, nonostante io non sia una frequentatriceabitudinaria del<strong>la</strong> chiesa, <strong>la</strong> sera del<strong>la</strong>sua morte ho sentito il bisogno di andarci per salutarlo,per augurargli di giungere presto a quel Dioche tanto amava e per dirgli so<strong>la</strong>mente Grazie.Confidiamo nel nuovo Papa, Benedetto XVI, perportare avanti <strong>la</strong> sua tradizione di dialogo concoraggio, senza avere paura, e per non <strong>la</strong>sciar svanire<strong>la</strong> memoria di questo nostro Grande Papa.10
Martina Grandelli“Una scopertaimportante”L'inviato speciale Martina scrive...dal<strong>la</strong> parte di Bartolomeo De La CasasCon <strong>la</strong> macchina del tempo torno nel 1500 dovespagnoli, portoghesi e inglesi, seguendo CristoforoColombo, partono per l' America.Il mio viaggio è iniziato il 20 gennaio. Recatami aMadrid, non mi è risultato difficile trovare una naveche mi portasse in America. Tutti gli uomini nobilie ricchi accerchiano il porto colmo di navi pronte asalpare. Mi offro subito come marinaio e già vedo<strong>la</strong> riva: sto partendo.So cosa troverò: i “Conquistadores” che, giunti perdiffondere il Cristianesimo e per trovare l' oro, con<strong>la</strong> forza convertono gli “Indios” e li fanno <strong>la</strong>vorarenelle miniere senza preoccuparsi delle frane cheuccidono una parte del popolo. Loro, europei,distruggono i vil<strong>la</strong>ggi e bruciano sul rogo chiunquesi opponga.Torniamo a me: una marinaia pronta a scoprire <strong>la</strong>nuova terra. I giorni trascorrono lenti, mi disperonel vedere sempre un mare che non cessa mai. Èimmensa <strong>la</strong> mia gioia quando scorgo il Messico.Approdiamo vicino ad altre sette navi e, giunti aterra, piangiamo di felicità: una tempesta ci avevafatto perdere <strong>la</strong> rotta, ma per fortuna siamo arrivati.Scarico le merci e da so<strong>la</strong> mi inoltro nel<strong>la</strong> radura.Dopo due ore di snervante vagare, raggiungo una“città” Maya dove fortunatamente non ci sonoconquistatori che rendono schiavi gli “indios”.I libri di storia par<strong>la</strong>vano di piramidi Maya, ma nonmi sarei mai aspettata di vedere immense costruzionisimili quasi a preistorici grattacieli.Al di sopra di essi alcuni sacerdoti pregano neitempli, venerando il sole e <strong>la</strong> luna.È una popo<strong>la</strong>zione barbarica, <strong>la</strong> cui alimentazione èbasata su mais e cacao, presenti nei campi attornoal<strong>la</strong> “città”. I Maya non vivono pacificamente,sono bellicosi e aggressivi come è stato scopertonel decifrare <strong>la</strong> loro scrittura.Nessuno bada a me: i guerrieri, i contadini, ledonne e i bambini corrono tra le case, verso ungrande centro religioso, sotto <strong>la</strong> piramide maestra.Si sta svolgendo una festa. Seguendo le antichemusiche giungo in un grande campo rettango<strong>la</strong>reattorniato, sui <strong>la</strong>ti più piccoli, dal<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> in delirio.Tre studiosi, arrivati per osservare e scrivere leusanze maya, mi spiegano che sto per assistere alsacro gioco del<strong>la</strong> pal<strong>la</strong>. I <strong>la</strong>ti maggiori del camposono delimitati da alte mura sulle quali vedo affissidue grossi anelli di pietra.La partita sacra ha inizio: le due squadre, formateda sette giocatori ciascuna, si schierano, si passanoe si rubano <strong>la</strong> pal<strong>la</strong> di caucciù. Dopo vari scontri,un giocatore passa il pallone al suo capitano- l'uomo più alto e più robusto del gruppo- che contiro formidabile <strong>la</strong>ncia <strong>la</strong> pal<strong>la</strong> all' interno del cerchio.Esultazione del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> circostante e dei sacerdotiche osservano <strong>la</strong> partita dall' alto del<strong>la</strong> piramide.La lotta è finita. La pal<strong>la</strong>, che rappresenta ilsole, viene riportata al bene e, anche se solo conuna partita, per loro, il male è sconfitto. I giocatorivincenti vengono premiati con piume preziose,armi, mantelli e diventano gli eroi del<strong>la</strong> “città”. Soloal<strong>la</strong> fine del gioco capisco quanto i Maya siano unpopolo barbarico: <strong>la</strong> festa si conclude con il sacrificiodel capitano vincente per onorare Dio.Tra danze e risse pagane ca<strong>la</strong> <strong>la</strong> sera.Attraverso il bosco -ormai conosco <strong>la</strong> strada- tornosul<strong>la</strong> spiaggia. I “Conquistadores” stanno dormendonelle capanne che, durante il giorno, gli “Indios”hanno costruito per loro. Così anch' io mi addormentosul<strong>la</strong> spiaggia bianca e sogno quale altropopolo domani mi aiuterà a crescere.Il cuore del<strong>la</strong> forestae le calme acque11