GENOVESE Elisabetta, Biondi S. Funzione uditiva e disturbi del
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di nuovi comportamenti. Questa plasticità è ritenuta basilare per gliapprendimenti in genere e per quelli connessi con il linguaggio in particolare(Kraus, 1999). Di recente inoltre sono state evidenziate anche nell’uomoimportanti correlazioni intermodali (vista, udito) con la dimostrazione che ladeprivazione di una modalità condiziona un potenziamento <strong>del</strong>l’altra a tutti i suoilivelli funzionali corticali e sottocorticali (Bavelier e .Neville, 2002).In particolare il potenziamento a lungo termine indica l’incremento <strong>del</strong>lecapacità di elaborazione degli input conseguenti a stimolazioni ripetute degliorgani di senso.TIPI DI DISFUNZIONE CENTRALEMusiek e Gollegly (1985, cit. da Chermak e Musiek)) individuano in etàevolutiva, specificatamente in associazione con i <strong>disturbi</strong> <strong>del</strong>l’apprendimento, tretipi di CAPD in relazione al livello di compromissione <strong>del</strong> SNC.A] La parte più numerosa (65-70 %) è rappresentata dai CAPD derivati daalterazioni neuromorfologiche (aree di polimicrogiri ed eterotipie)prevalentemente a carico <strong>del</strong>l’emisfero sinistro e/o <strong>del</strong>la regione <strong>uditiva</strong>(splenio) <strong>del</strong> corpo calloso.B] il 25 - 30 % dei CAPD in età pediatrica deriva da un ritardo dimaturazione <strong>del</strong> sistema uditivo centrale, nelle sue porzioni inferiori.C] circa il 5% dei CAPD diagnosticati in età evolutiva in associazione coni <strong>disturbi</strong> <strong>del</strong>l’apprendimento derivano da disordini neurologici.6