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pag.41-50 in pdf - i fontanari torremaggioresi

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limitazione dei s<strong>in</strong>goli territori comunale effettuata tra il I8oé ed il T«T8l5Re di Napoli Giuseppe Bonaparte e Gioacch<strong>in</strong>o MuratSia il Castello che il terreno della masseria situata sul ciglio del flo c.rconda sono di proprietà privata appartenendo alle Biglie Tasca eai ^asalnuovo Monterotaro»Una volta il Turista aveva libero accesso per visitareUno ( l'ultimo rimasto,!'altro sta bruciando ) dei c<strong>in</strong>quanta alberi di ulivodenunciati ali'Fisco(4^11'allora proprietario don Raimondo de Sangro nel17<strong>50</strong> per imposizione del " Catasto Onciario ",una legge f<strong>in</strong>anziaria promulgatadal e di Napoli Carlo Terzo di Borbone prima che fosse chiamato sulllL 'rono di Scagna..tivamente da uno dei due proprietari perché i " soliti ignoti ",camuffati da turist<strong>in</strong>on asportavano reperti di qualche valore ma rubavano agnelli,polli e conigli.Nell'ampio salone posto al primo piano del Castello la Famiglia T asca custodivagelosamente ed all'occasione mostrava ai visitatori tutti quegli attrezzi agricolicaduti <strong>in</strong> disuso <strong>in</strong> seguito alla meccanizzazione dell'Agricoltura : dai f<strong>in</strong>imentidegli animali da lavoro alla macch<strong>in</strong>a per aecernere il grano,dall'enorme " far<strong>in</strong>aro" montato su tre aste per secernere le fave alle pale di -legno per ventilare ilgrano,dalla " ^ar<strong>in</strong>ara " alla " racanella ",dalla " pistolicchia alla " filoterra",dallo " scalone"alla " carrata ",dallo " scoriate " al lume a petrolio ( 8 ) e siresta sconcertati nell'apprendere che tutto questo ben di Dio è stato fatto sparirenell'arco di una notte e chissà dove esso sia andato a f<strong>in</strong>ire»Lungo la parete esterna del Castello di Dragonara,tra questa ed il muro del fossato,<strong>in</strong>castonati a " secco " tra i blocchi di pietra che la formano,si vedono le feritoie" a croce " e i due blocchi di pietra provenirti sicuramente dall'antica Gerionesui quali sono raffigurate scene di caccia dalla mano di uno scalpell<strong>in</strong>o.Non si conosce con esattezza la data di costruzione di questo castello,si conoscesoltanto che nell'anno 17*9 il V* 08 - V<strong>in</strong>cenzo de Sangro,figlio di don Raimondo,}o fé-


Foto sopra :il castello di Dragonara.Foto a fianco :le due lapidi che ricordanola ristrutturazione delcastello ad opera di V<strong>in</strong>cenzode Sangro.Le trascrizioni del lorocontesto <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o e-le relativetraduzioni <strong>in</strong> italianosono riportate nellapag<strong>in</strong>a seguente.ce ristrutturare nelle sue parti danneggiate dall'<strong>in</strong>curia del tempo..


A ricordo di tali restauri furono apposte sul portaled'<strong>in</strong>gresso del Castello due lapidi sulle quali furono <strong>in</strong>cisele seguenti iscrizioni :D.O.M. - C ASTII U M HOC SATIS SUPERQUE VETUSTUM DRA-GONARIAE QUONDAM - URBI MUNIMIM DATUM - IIICFERDINANDUS I" 3 REX OBIECTUM PLANE MUTAMINIREGNUM - CAROLUM SANGRIUM NULLI VIRTUTE SECUNDUMTUERI - SARTUM TECTUMQUE SERVARI PRECIBUS OBTE-STATUR ENIXIS - GUAI TOT DIGNA GLORIAE TNTER MEMO-RANDA PROPIUS ABESSET A CASU - VINCENTIUS DUX ESANGRIA STIRPE NATUS AD OMNI A -FLORENS FORMA -AETATE IINGENtO SARS1T DAMNA CHKVITOTfK CENSUS - NEDIUTINAM EXPEGTATIONEM DECIPERET ET SIBI SUISQUEET UTILITATI - TANDEM FAVEKET REFECIT ADAUXITGENTIUMQUE OBLECTAMINE EXPOLIVIT - A. P. V. MUCCLXIXD.O.M. - Questo Castello, anche troppo antiquato, fucostruito <strong>in</strong>i lompo como dil'omt dolla cillA di Drugomira ;quivi il Re Ferd<strong>in</strong>ando primo supplicò con fervide preghiereCarlo de' Sangro, a nessuno secondo per valore, di conservargliil regno apertamente <strong>in</strong> sommossa e di mantenerlosalvo e sicuro. Non essendoci tra ciò che è' da essere ricordatorelativamente a quell'avvenimento altre cose tanto degne difama, il Duca V<strong>in</strong>cenzo della stirpe dei Sangro, imponente<strong>in</strong> tutto, per bellezza, età, <strong>in</strong>gegno, per non deludere lalunga attesa, ne restaurò le parti danneggiate e ne aumentòle sostanze e perché f<strong>in</strong>almente servisse a sé medesimo, allasua Famiglia ed alla pubblica utilità lo rifece ed ampliò eper il diletto dei visitatori lo abbellì.Nell'anno dal parto della Verg<strong>in</strong>e 1769.D.O.M. - QUOD IN MELIUS MAIUSQUE VIATOR - HOC CASTRUMVIDES RKFECTUM - SCITO - PRES1ÌYN SAUINUM LACTARU-LIUM - DUCtS ANTE HAC DUCTOHEM - POSTO. QE AB IPSOSECUNDUM - ANNO UT CERNIS SUA - PERPETUA CONTU-LISSE STUDIAD.O.M. - Sappi, o viandante,, che lutto quanto vedimigliorato ed ampliato <strong>in</strong> questo castello fu fatto sotto ladirezione del vecchio Sab<strong>in</strong>o Lattarulio, prima di questotempo precettore del duca e successivamente a lui <strong>in</strong>feriore,il quale, nell'anno che qui sopra vedi <strong>in</strong>ciso (1769), viimpiegò tutto il suo zelo. '( Estratto dalle pag<strong>in</strong>e 92,93 e 94 de « I DI' SABQEO FEUDATARI IH CAPITANATA "di Mario A. Fiore,Tolume secondo. — Stabilimento Tipografico Nicola Caputo.Torremaggiore,Ottobre 1971 — )Dal punto elevato <strong>in</strong> cui si erge il Castello^guardando verso Nord,si vede il terrazzosoAtéstante sopra il quale era edificata Dragonara separato da un altro terrazzodalla vallata del Fortore oltre la quale si <strong>in</strong>trawede Melanic©..


In queste due fotografie sono riportati,oltre alla feritoia " a croce "le due pietre raffiguranti scene di caccia.


[•Foto v sopra : La primitiva Torre Fortificata posta a difesa della Città all'epocadella sua costruzione nell'anno 1018. Foto sotto :la volta del Torrione costruitacon pietre <strong>in</strong>castrate a " secco ". Dragonara era anche sede Vescovile ma g]^ a_vanzi delle sue chiese e delle sue case saranno servite per la ristrutturazione delcastello e di esse non ne resta nessuna traccia.. Dragonara,ai tempi di ^ederico Secondodi Svevia ospitava una parte della Colonia Saracena di Lucera e per questovenne messa a saccone fuoco.dalle,soldataglie guelfe nell'ottobre del 1255»Da allora la citta non si e pn& ripresa come entità urbana ed il suo territorionell'anno 1388 vene <strong>in</strong>feudato ai de Sangro che si affacciarono così <strong>in</strong> Puglia comefeudatari.»t_r -. • . *•.-*>*-,._ . • -.-* _c *X--T7_»' . j Jv -J


Piant<strong>in</strong>a ottenuta per sovrapposizione dall 1 orig<strong>in</strong>ale pubblica'^me della Storia d'Italia edita da TTrmnifh cke <strong>in</strong> didascalia riporta :* Casalvecchio di Puglia. Dragonara : città fondata dai Bizant<strong>in</strong>i nel 1017 sul marg<strong>in</strong>edi un terrazzo dom<strong>in</strong>ante la riva destra del Fiume Pprtore. La città,come rivelala fotografia aerea,era costituita da un aggere <strong>in</strong> terra che si annodava al castellosituato sulla quòta più alta dell'area urbana, nell'<strong>in</strong>terno di questa si puòosservare .un altro rec<strong>in</strong>to che difendeva un dosso,emergente sul lato della città,co<strong>in</strong>cidente col marg<strong>in</strong>e del terrazzo.LEGENDA :I - La Rocca Bizant<strong>in</strong>aL'aggere- ** ii/uiU Strade urbane^T 7 Tracce di sentieri cammestriJ La necropoli - 6 - Costone proiettivo - 1 - Dirupo scosceso.


Quando,tra la prima e la seconda metà del sedicesimo secolo,dal Viceré di Napolidon Prdro de Toledo venne diramata la disposizione di rec<strong>in</strong>gere con una c<strong>in</strong>ta murariagli <strong>in</strong>sediamenti urbani di una certa entità che ancora ne fossero sporowisteper raccogliere al proprio <strong>in</strong>terno gli abitatori dei piccoli <strong>in</strong>sediamenti nondifendibili <strong>in</strong> caso di un eventuale attacco degli eserciti dell'Impero OttomanoTorremaggiore costruì la sua c<strong>in</strong>ta muraria con la <strong>in</strong>tenzione di raccogliere al suo<strong>in</strong>terno anche gli abitatori di Fiorent<strong>in</strong>o,di Cantigliano e ài Dragonara.Ma poiché la Torremaggiore di quei tempi era sottoposta alle angherie ed ai soprusidel prepotente Giova Fraricescp Primo de Sangro gran parte dei dragonaresi preferonosfuggire alle gr<strong>in</strong>fie di questo feudatario rifugiandosi oltre i conf<strong>in</strong>i delfeudo,<strong>in</strong> zona " affrancata " dalla feudalità costruendo un nuovo <strong>in</strong>sediamento T^CTpiù a occidente della città che forzatamente erano costretti a lasciare che chiamarono" Dragonarella 3»Allorquando,sotto i Re Napoleonidi,vennero designati i limiti territoriali deis<strong>in</strong>goli Comuni parte del territorio di Dragonara venne assegnato,come " frazione ",a Castelnuove della Dàunia ed <strong>in</strong> seguito a questo provvedimento,per compensare i<strong>torremaggioresi</strong> per la perdita degli " Usi Civici " 4-^9 ) c^e esercitavano da secolisu questo territorio vennero assegnate <strong>in</strong> propriélà ali" Università " ( cioè atutti i cittad<strong>in</strong>i ) di Torremaggiore circa quattrocento versure di terreno boschivo,sem<strong>in</strong>ativo e pascolativo,terreno che <strong>in</strong> seguito si è alquanto ridotto come estensionea causa delle erosioni causate dalle piene alluvionali del Fortore.Quei terreni,il cui fitte costituiva la maggiore entrata f<strong>in</strong>anziaria per l'Erariocomunale ora sono stati alienati <strong>in</strong> parte per coprire una parte dei debiti regressifatti <strong>in</strong> passato dai nostri " allegri " pubblici amm<strong>in</strong>istratoriLasciamo Dragonara e la sua Storia e ritorniamo al Ponte del Porco per proseguirecon questo it<strong>in</strong>erario verso Sud»In quest'ampia vallata formata dallo Stà<strong>in</strong>a che procede con il suo corso <strong>in</strong> senso<strong>in</strong>verso a questo it<strong>in</strong>erario sulle alture del costone di s<strong>in</strong>istra si <strong>in</strong>trawedonoi fabbricati delle masserie delle Voiragne edificate dopo la " Censuazione " delleterre del Tavoliere di Puglia(oggetto del capitolo successivo),mentre nella partebassa situata a livello di strada e di torrente si vede,a s<strong>in</strong>istra,si trova la "Valle dei Puledri ",una conca circondata <strong>in</strong> parte da alture dove d'estate il caldoè <strong>in</strong>sopportabile e,d'<strong>in</strong>verno,il freddo lo è ancora di pia ( IO ) mentre sulla destra,oltreil corso congiunto dei canali F<strong>in</strong>occhito e San Pietre che nella sua parteterm<strong>in</strong>ale viene chiamato canale del Carromorto,si scorge il fabbricato dellamasseria Stella Vecchia o " Stella dei Cafoni " da quando i suoi terreni sono statialienati a favore di alcuni coltivatori <strong>torremaggioresi</strong>.Il vasto territorio della Stella,ali'epoca del feudalesimo,non era <strong>in</strong>cluso neiquattro feudi che componevano il " Distretto di Torremaggiore "<strong>in</strong>feudato ai de Sangroperché uno di essi tolse con la prepotenza questo territorio a quelli di Castellucciodegli Schiavi dest<strong>in</strong>andolo a terreno " lavoratori© " e non a pascei».Sono diverse le masserie di questo territorio e presso una di esse,la Stella degliAriano,esiste la " Cavallerizza ",il term<strong>in</strong>ale di un antichissimo acquedottosotterraneo il cui " specus " era capace di consentire il passaggio dei cavalli edei loro cavalieri che li tenevano per le briglie percorrendolo a piedi. Speciequando a percorrere questa " Cavallerizza " erano i briganti della banda capeggiatadai fratelli » Vardarelli ". (il )„Proseguendo lungo l'it<strong>in</strong>erario si giunge all'<strong>in</strong>crocio con la strada prov<strong>in</strong>cialeTorremaggiore-Casalvecchio di Puglia. Di fronte c'è quella che una volta era ChiamataCollesamundo5 svoltando a destra si percorre un altro tratto di strada collegatoalla nostra Storia,passata e recente.Sulla s<strong>in</strong>istra,ad un cent<strong>in</strong>aio di metri dalla strada,si scorge la imponente mole


Poto sopra : una delle masserie delle Y0iragne,quella degli Orlando*Foto sotto : la masseria della Stella Vecchia o " dei Cafoni "»dello " Stallone " di Costa di Borea " costruito alla " maniera greca " ( 12 ) s-gcommissione de de Sangro di turno nella seconda metà del 18° secolo impiegando ilmateriale fittile ricavato dalla " diruta " Fiorent<strong>in</strong>o e da adibire a stalla.In seguito <strong>in</strong>torno a questo stallone vennero costruiti i fabbricati di altre duemasserie e la base della primitiva. Torre esistente f<strong>in</strong> dai tempi <strong>in</strong> cui l'imperatoreFederico Secondo di Svevia affidò la masseria " regia " di Costa di Bòrea ad unaparte dei Saraceni di Lucera come allevamento di cavall<strong>in</strong>e stata ridotta ad un " aia 1per la battitura del grano con le " trecce " ( 13 )«


Lostallone di Costa di Bòrea. Lato s<strong>in</strong>istro.Questo imponente fabbricato è l'unico esemplare esistente nel nostro Agro comericovero <strong>in</strong> muratura per gli armenti <strong>in</strong> sostituzione degli " scaraiazzi " che spessovenivano dati alle fiamme per ritorsione da parte dei briganti per non essereriusciti ad ottenere dai pastori la somma loro imposta come ricatto per il loro" quieto vivere ".Soltanto un proprietario terriero poteva concedersi il lusso di costruirsi unfabbricato di questo genere perché,essendo i de Sangro tra i pia grandi armentaridella Dogana della Mena delle Pecore,godevano il diritto delle " poste fisse ",dirittonon concesso agli altri armentari costretti ad ogni transumanza a cambiareposta,scaraiazzo e casone,S 1 lungo una quarant<strong>in</strong>a di metri,largo undici ed alto sei,al centro,ed ha muraf<strong>in</strong>o ad un metro di spessore ed attorno ad esso sono fiorite molte leggende fantastichea partire da quella <strong>in</strong>torno ad una galleria esistene nei suoi pressi che venivapercorsa da Federico Secondo per spostarsi <strong>in</strong> carrozza e raggiungere Fiorent<strong>in</strong>eper f<strong>in</strong>ire a quelle dei numerosi tesori nascosti dai briganti sotto il suo pavirnent*e dentro le sue mura e mai ritrovati.Che Costa di Bòrea sia stata <strong>in</strong> precedenza una zona abitata da una comunità,anchese composta da soli lavoranti,viene dimostrato dalla scoperta di numerose sepolturer<strong>in</strong>venute nei suoi pressi,Poco oltre Costa di Bòrea,suàla destra,poco dopo la dicesa della " Brecciolosa "così detta perché la coll<strong>in</strong>etta è formata da breccia alluvionale e su di essa eraeretta un tempo la chiesetta di Santa Maria della Brecciolosa,c'è la masseria delPanettiere così détta perché al tempo della transumanza vi si impastava e vi si cuocevail pane per i pastori transumanti,Poco discosta dal " Panettiere " c'è la masseria Monachelle-Tabanaxo,tristementefamosa perché fu <strong>in</strong> questi locali che il brigante Michele Caruso recise a colpidi rasoio il collo a sedici contad<strong>in</strong>i vittime di un così orrendo massacro perchél'affittuario della masseria non aveva ceduto al ricatto impostogli dal brigante *Michele Caruso nacque a Torremaggiore da una coppia di coniugi provenienti da Ba-


5f>ÉW %3opra:La casa,ora rimodernata,al numero sei del Vico Storto San Ni coita.dove nel 1837 nacque il "brigante Michele Caruso.Le foto sotto sono per concessione del Fotografo Eraanuele Patta.1! f-ridante MijhHe Caruso.

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