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anzio - il Caffè

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20 SFIDE n. 130 - dal 27 settembre al 10 ottobre 2007Nazionale e olimpionico di baseball, nel 2001 lo aggredisce la sclerosi. Ma lui reagisce. E vince in biciTony Lonero: la mia corsa verso la vita«La mia famiglia e la miafede mi hanno dato forza:ora corro 1.260 km in bici»Maurizio TargaTONY LONEROCon la sua Cannondale. Una casacinematografica, la Movie Project, sta perrealizzare un documentario sulla sua vita.È stato un campione di baseball negli anni’80: è venuto dall’America, per giocare a Nettuno.Con la nazionale italiana ha fattomondiali ed Olimpiadi, poi, intorno ai 40 anni,<strong>il</strong> dramma. La sclerosi multipla lo aggrediscee, quando sembra ormai nel baratro, <strong>il</strong>miracolo: la bicicletta e la sua forza di volontàlo fanno rivivere.Tony accetta volentieri di raccontare lasua storia al <strong>Caffè</strong>. «Nel 2001 ero un tranqu<strong>il</strong>loragazzo di 40 anni. Americano di originisiracusane, ero arrivato a Nettuno nell’82dopo essermi laureato in Economia e Commercioa Baton Rouge, Louisiana. La squadradi baseball locale mi aveva cercato ed ioavevo accettato di corsa».A Nettuno si trova magnificamente e sposauna ragazza del posto, Mimma. Insiemedecidono di restare in Italia anche dopo aversmesso col baseball professionista. Tony lavora,si è specializzato in informatica e allenai ragazzi delle giovan<strong>il</strong>i. «Una mattina delluglio 2001, però, mentre facevo la mia solitacorsa e i piegamenti in giardino, qualcosanon va: sento le gambe cedere e crollo a terra,mi accorgo anche che <strong>il</strong> mio braccio destronon ha più forze. Mi riportano in casa,penso ad un malore passeggero, ma sto malissimo».La risonanza magnetica dà un verdettotremendo: sclerosi multipla. In poco tempoperde sensib<strong>il</strong>ità alle gambe, al bracciodestro e la vista all’occhio destro. «Non stavoin piedi – ricorda Tony -, ho passato l’estate2001 sul divano in preda alla disperazione.Pregavo, ricordo che pregavo.Mia madre è venuta subito inItalia, rimanendo qualche mesecon me, poi in autunno è tornataa casa, in Pennsylvania».Nel frattempo c’erastato l’11 settembre coisuoi drammatici attentati.Il Fly 93, <strong>il</strong> quarto aereodirottato dai terroristi,è precipitato proprio vicinola casa natale di Tony inPennsylvania, sfiorando unafabbrica di biciclette, la Cannondale.«L’azienda ciclistica - spiega Lonero– ebbe l’idea di fabbricare unabici e di darne <strong>il</strong> ricavato agli orfani deiVig<strong>il</strong>i del Fuoco deceduti nelle Torri Gemelle.Mia madre, che nel frattempo eratornata lì, ne comprò una e me la fecespedire in Italia. Quando la ricevetti – ricordamentre le lacrime gli solcano <strong>il</strong> viso–, le telefonai piangendo, chiedendo sefosse pazza: ma aveva visto bene in chestato mi trovavo? La sua risposta mispaccò <strong>il</strong> cuore: “Tony, tu ci andrai su quellabici. Sarai come Armstrong (<strong>il</strong> famosociclista che ha sconfitto <strong>il</strong> cancro, vincendoin seguito mondiali e Tour de France,ndr)”».Passato l’inverno, i farmaci avevanoun po’ tamponato l’aggressione del male,Tony stava leggermente meglio. «Comeun bambino di 5 anni, mia moglie miportò in piazza a Nettuno a fare un giro inbici. Quella bici. E, miracolosamente, andavo!Non solo, quando scendevo di sellami sentivo bene!».Col tempo riesce a far giri sempre più lunghi,finché Marco Urbani, amico e compagnodi squadra al Nettuno Baseball, gli proponeuna pazzia: una gara ciclistica amatorialeai Castelli Romani di 140 km.«Per fare quei ch<strong>il</strong>ometri oggi ci metto 5ore – sorride Tony – allora ce ne misi 16: ioe Marco arrivammo a notte, quando se n’eranoandati tutti. Ma ce la feci e all'arrivo ciabbracciammo commossi!»Da lì è stata un’apoteosi: nel 2003 Loneroha fatto la sua prima Parigi-Brest-Parigi:1.260 km da percorrere in 90 ore, una corsamassacrante alla quale si può accederedopo aver superato 4 prove di qualificazionedi 200, 300, 400 e 600 km.Dal 2002 questo campione di vita nonprende più farmaci. «Il professore, cu<strong>il</strong>’ho detto, ha allargato le braccia. “Prova, figliomio”, m’ha detto, “se stai bene…”. Ionon sono guarito, ho ancora i miei problemi,alcuni giorni ho fastidi, altri meno. Mavivo. E soprattutto mi sento vivo».Tony Lonero nell’83, quando giocava colNettuno BC e con la Nazionale: «Ho collezionato72 presenze con l’Italia, facendo imondiali ’82 in Corea e le Olimpiadi di LosAngeles ’84. Ero oriundo, avendo <strong>il</strong> papàitaliano. Poco dopo hanno cambiato la leggesulla nazionalità sportiva nel baseball -ricorda Tony con amarezza - e, nonostanteavessi pure una moglie italiana, potevo giocaresolo come straniero. Ho detto basta,per principio».CON LA MOGLIETony con Mimma, nettuneseL’assurdo paradossoDa Nazionale italiano a stranieroGli Usa lo celebranocome un eroeIl deputato americano Donald Payne haproposto, con un atto del Congresso, l’inserimentonella galleria delle celebrità diTony Lonero, come esempio di caparbietàe di spirito sportivo.Nel novembre 2003, inoltre, è stato ringraziatopubblicamente e indicato dalpresidente George W. Bush come "esempioper tutti gli americani" e per un giornointero è stata issata in suo onore labandiera a stelle e strisce sulla Casa Bianca,un tributo che viene reso solo agli eroi.«Non ho pudori nel raccontarmi:magari servisse a daresperanza a qualcuno!»

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