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785-Aldine-Marciane-2015-web-A

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34Solo in rari casi quanto di maggiormente prezioso passò nelvasto commercio veneziano - alimentato dal disfacimentodelle biblioteche patrizie e conventuali - ebbe poi lasorte di giungere alla Biblioteca. I collezionisti veneti delsecondo Settecento e ottocenteschi, quelli che lasciaronopoi le loro raccolte alla Biblioteca, non ebbero la forzad’acquisto dei collezionisti internazionali e delle grandiBiblioteche europee. Le stampe più selezionate e rare diAldo il Vecchio, gli esemplari più ricercati presero soventela via d’oltralpe, come avvenne per molti codici miniati,e per un numero sterminato di miniature ritagliate.Si spiegano in tal modo le assenze degli esemplari di lussonella Biblioteca. Per la scelta degli acquisti, poi, sembrache abbiano prevalso quasi costantemente le ragionitestuali su quelle formali. Nessun esemplare di Aldo ilVecchio stampato su pergamena è presente nelle raccoltemarciane. La produzione di aldine pergamenaceefu molto limitata, anche se dovette esservi una tiraturausuale e non legata a committenze dirette, come sievince dalla testimonianza di una giacenza di alcuniesemplari presso lo stampatore. Si trattava di libri degnidi biblioteche di regnanti, e di patrizi ricchi conil gusto del bel libro. Alcune aldine pergamenacee eminiate portano gli stemmi Pisani, Mocenigo, Barbarigo,e sono conservate oggi soprattutto in prestigiosecollezioni straniere. Allo sfaldarsi delle bibliotecheveneziane, le aldine furono molto apprezzate per laloro eleganza, e gli esemplari più preziosi e rari furonomolto ricercati. L’Euripide aldino pergamenaceo del1507, raro e di valore, fu visto dal Morelli nel conventodei Riformati di San Bonaventura, e venne trascelto econsegnato ai Francesi nel 1797. Oggi nella Bibliotecadi San Marco il solo Membr. 74, Le vulgari elegantie diNicolò Liburnio, stampato «nelle case d’Aldo romanoe d’Andrea Asolano suo suocero» nel mese di giugnodel 1521, testimonia dell’uso di produrre copie sul difficilee costoso supporto membranaceo. Quest’ultimovolume proviene da Apostolo Zeno, che segnalò diesserne in possesso nelle sue annotazioni alla Bibliotecadell’eloquenza italiana di Giusto Fontanini (1753).

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