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torna strategica la - Confindustria

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Scenari industriali n. 3, Giugno 2012CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA2.2 Le (poche) imprese che superano il test del<strong>la</strong> crescitaLa crescita è un eccellente indicatore di performance in quanto è implicita in essa <strong>la</strong> capacitàdell’impresa di risolvere i molti problemi che l’espansione delle sue attività comporta.Questa asserzione deve essere tuttavia qualificata. Non è ovvio, infatti, che un’impresapossa o debba crescere, per diverse ragioni importanti. La prima è che non è sempre necessarioche lo faccia: esistono situazioni nelle quali il raggiungimento del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> minimaottimale coincide con l’inserimento dell’impresa all’interno di una rete di scambi di mercato(localizzata o meno) che costituisce <strong>la</strong> vera unità economica e <strong>la</strong> cui espansione tendea realizzarsi attraverso l’inserimento di nuove realtà, piuttosto che attraverso l’espansionedi quelle già esistenti 11 .Inoltre, anche quando sia opportuno, non è scontato che chi gestisce l’impresa decida diespandere l’attività, per ragioni che vanno dall’assenza di pulsione a crescere al<strong>la</strong> resistenzaverso <strong>la</strong> cessione di quote di controllo direttivo, nei casi in cui lo sviluppo comporti il ricorsoal<strong>la</strong> delega, e/o proprietario, se comporta il ricorso a capitali esterni. Infine, anche in presenzadi opportunità e ambizioni espansive, è possibile che ostacoli esterni all’impresa (re<strong>la</strong>tivicioè al contesto in cui opera) contribuiscano a mantenere il ritmo di crescita al di sottodel livello desiderato. Perciò <strong>la</strong> crescita non è un fenomeno diffuso, in Italia poi meno chealtrove e non rappresenta il destino naturale di tutte le imprese. Riguarda anzi una quotaminoritaria dell’insieme delle imprese.In ogni modo, e a maggior ragione, le imprese che crescono dimostrano di essere capaci diaffrontare e gestire con successo tutti i problemi che l’espansione comporta. Perciò diventainteressante affiancare alle informazioni sul<strong>la</strong> crescita anche una serie di altre indicazioniche consentano di ricostruire il profilo di comportamento delle imprese che crescono, quellodelle imprese che non crescono o che addirittura contraggono <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del<strong>la</strong> loro attività.L’analisi delle imprese manifatturiere in base al<strong>la</strong> crescita, misurata in termini di addetti emediante il passaggio da una c<strong>la</strong>sse dimensionale a un’altra, mette in luce anzitutto l’altogrado di permanenza nel<strong>la</strong> medesima fascia dimensionale. Trascurando sia <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse maggiore(da cui si può uscire solo verso il basso) sia quel<strong>la</strong> immediatamente precedente (cheè molto ampia e quindi rende più difficile cogliere movimenti in entrambe le direzioni), <strong>la</strong>quota delle imprese che non escono dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dimensionale di partenza oscil<strong>la</strong> lungol’intero periodo 2000-2010 tra poco più del 40% e poco più del 60% (sono le percentuali chesi trovano nelle celle del<strong>la</strong> diagonale principale delle tabelle 2.3a-b, che sono matrici ditransizione). La natura dei dati non fa osservare un comportamento anomalo delle mi-11Questa è precisamente <strong>la</strong> fattispecie che ha caratterizzato <strong>la</strong> parte prevalente dello sviluppo industriale dell’Italiaalmeno nell’ultimo quarto del secolo scorso.66

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