Scenari industriali n. 3, Giugno 2012Centro Studi ConfinduStriaIl fatto che gli IDE cinesi siano molto vari per paese di destinazione, al<strong>la</strong> ricerca delle miglioriopportunità, e più concentrati riguardo al settore, con l’insistenza <strong>strategica</strong> suenergia e metalli, si apprezza ancora meglio guardando ai maggiori 20 investimenti fattida imprese cinesi nel 2011. Si va dal<strong>la</strong> messa a coltura di ettari di terra in Argentina (conannesso porto per l’export) al<strong>la</strong> costruzione di una raffineria nel Brunei, dai due investimentiin oil e gas non convenzionale in Canada al controllo di carbone, petrolio e gas inAustralia con tre diversi progetti (Tabel<strong>la</strong> B). Nove dei primi dieci investimenti e 17 suiprimi 20 hanno riguardato risorse naturali. Con una notevole differenza in termini di dimensionitra i 6 miliardi di dol<strong>la</strong>ri dell’investimento in acciaio in Indonesia e gli 1,4 miliardidel progetto per il rame in Sud Africa, passando per i 3,2 miliardi investiti nelcolosso francese del gas.Tabel<strong>la</strong> BImprese cinesi a caccia di risorse naturali estere(2011, primi venti IDE in uscita dal<strong>la</strong> Cina, miliardi di dol<strong>la</strong>ri)Paese Settore Sub-settore Valore Quota % Tipologia1 Indonesia Metalli Acciaio 6,0 100 Greenfield2 Brasile Energia 4,8 303 Arabia Saudita Energia Petrolio 3,8 384 Portogallo Energia 3,5 215 Francia Energia 3,2 306 Brunei Energia Petrolio 2,5 100 Greenfield7 Indonesia Immobiliare Costruzioni 2,4 100 Greenfield8 Australia Energia Carbone 2,2 779 Canada Energia 2,1 100 Acquisizione10 Canada Energia Petrolio 2,0 100 Acquisizione11 Australia Energia Alternative 2,0 6412 Norvegia Chimica 2,0 100 Acquisizione13 Brasile Metalli 2,0 1514 Ungheria Chimica 1,7 5815 Australia Energia Gas 1,5 1516 Argentina Agricoltura 1,5 100 Greenfield17 Sierra Leone Metalli Ferro 1,5 2518 Uganda Energia Petrolio 1,5 3319 Brasile Agricoltura 1,4 100 Greenfield20 Sud Africa Metalli Rame 1,4 100 AcquisizioneFonte: e<strong>la</strong>borazioni CSC su dati Heritage Foundation.42
Centro Studi ConfinduStriaScenari industriali n. 3, Giugno 2012Le imprese cinesi non sembrano avere una preferenza ben delineata sul come investireall’estero: <strong>la</strong> priorità <strong>strategica</strong> è entrare nei settori delle risorse naturali dei vari paesi, secondo<strong>la</strong> modalità che caso per caso risulti preferibile. Alcuni dei primi venti investimentisono greenfield, come appunto <strong>la</strong> costruzione ex-novo di una raffineria. Sono statifatti da imprese cinesi da sole o, più raramente, in joint venture con imprese locali. Altriprogetti sono invece stati realizzati acquisendo aziende estere pre-esistenti. In alcuni casile imprese cinesi hanno acquisito il controllo dell’azienda (arrivando anche fino al 100%),in altri si sono accontentate di quote di minoranza. Nel complesso, secondo stime di ACapital, gli IDE cinesi realizzati nel 2011 sono stati per il 44% aquisizioni (30 miliardi didol<strong>la</strong>ri) e per il 56% greenfield (38 miliardi).Contratti, non solo ide. Gli interessi strategici cinesi sono perseguiti all’estero, oltre checon gli IDE, anche con i contratti sig<strong>la</strong>ti con imprese e governi stranieri per <strong>la</strong> realizzazionedi vari tipi di progetti economici. I contratti hanno mostrato una dinamica più accidentatadi quel<strong>la</strong> degli IDE: da 4 nel 2005 a 33 nel 2010, con un calo a 29 nel 2011. Ilvalore annuo di tali contratti è salito da 1,9 miliardi nel 2005 a 44,6 nel 2010. Dimezzandosi,però, di colpo nel 2011 a 21,3 miliardi. Il valore totale dei contratti sig<strong>la</strong>ti dal 2005al 2011 è di 134 miliardi, meno del<strong>la</strong> metà del valore degli IDE.Anche i contratti, come gli IDE, si concentrano nelle commodity. Dal 2005 al 2011 il 48,9%del loro valore ha riguardato l’energia, il 3,9% i metalli, l’1,4% l’agricoltura. Le risorse naturalihanno rappresentato quindi il 54,2%. Nel 2011, in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> Cina ha sig<strong>la</strong>to accordicon l’estero solo in quattro settori, anche qui con una prevalenza delle risorsenaturali: energia (49,6% del valore annuo) e agricoltura (3,4%). Spicca, però, <strong>la</strong> quotamolto elevata del settore dei trasporti: 46,5% nel 2011 e 37,3% nell’intero periodo. Inoltre,negli ultimi anni non si sono più avuti contratti nel campo dei metalli, che pure rappresentanouna parte importante degli IDE. È possibile che queste due anomalie deicontratti rispetto al<strong>la</strong> composizione degli IDE (pochi metalli, molti trasporti) dipendanoalmeno in parte dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione del contratto per intero in un settore sul<strong>la</strong> base delsuo contenuto letterale e di un criterio di prevalenza (come per gli IDE), senza valutarei motivi reali e reconditi per i quali lo si è sig<strong>la</strong>to. In alcuni casi l’obiettivo finale è <strong>la</strong> fornituradi metalli, ma il contratto riguarda nominalmente altre attività. Per esempio, <strong>la</strong>costruzione di infrastrutture di trasporto nel progetto da 3 miliardi di dol<strong>la</strong>ri in SierraLeone del dicembre 2011, dove <strong>la</strong> risorsa-obiettivo sottostante è il minerale di ferro, chesi vuole esportare in Cina.La firma di contratti è molto più concentrata per paesi di destinazione rispetto agli IDE.La vicina Asia è anche in questo caso <strong>la</strong> prima destinazione, ma con quote molto più consistenti.Nel 2011, sono stati sig<strong>la</strong>ti contratti con paesi asiatici per 12,5 miliardi di dol<strong>la</strong>ri,43
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