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torna strategica la - Confindustria

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Scenari industriali n. 3, Giugno 2012Centro Studi ConfinduStriai dati smentiscono l’effetto spiazzamentoLe statistiche, da qualunque parte siano esaminate, smentiscono l’interpretazione di un’industriaitaliana spiazzata, nel suo insieme e in tantissimi comparti, dai concorrenti esteri esemmai avvalorano <strong>la</strong> costatazione che <strong>la</strong> sua sofferenza derivi, prevalentemente, dal<strong>la</strong> debolezzadel<strong>la</strong> domanda interna.È possibile che <strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> sconfitta competitiva sia stata fondata su una lettura impressionisticadei numeri. Perché l’esplorazione del fenomeno dello spiazzamento deve superare molte strettoiedi metodo e di calcolo. La prima è che l’individuazione puntuale del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che lega l’andamentodel<strong>la</strong> produzione e quello delle importazioni richiede che per ciascun settore sianoconsiderati per entrambi i re<strong>la</strong>tivi punti di massimo e di minimo, opportunamente destagionalizzati;<strong>la</strong> seconda è che <strong>la</strong> misura più corretta del grado di penetrazione delle importazioni è datadal loro valore rapportato a quello del<strong>la</strong> domanda interna. Ma queste informazioni statistichenon sono disponibili contemporaneamente, perché i massimi e minimi settoriali di produzione(o di fatturato) a cadenza mensile esistono con riferimento a indici, e dunque non consentono <strong>la</strong>ricostruzione dei flussi necessari per ottenere una misura del<strong>la</strong> domanda; d’altra parte i flussi diimport, esportazioni e produzione (o fatturato) in valore necessari per costruire <strong>la</strong> domanda internanon sono disponibili a cadenza mensile. Inoltre, gli indici di produzione e di fatturato nonsi riferiscono esattamente allo stesso fenomeno: il primo è in volume ed è riferito al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> attivitàsvolta dentro il Paese; il secondo è in valore e riguarda il totale delle vendite delle imprese,anche di <strong>la</strong>vorazioni effettuate all’estero. Per ottenere una panoramica completa del fenomenodell’eventuale spiazzamento effettuiamo l’analisi da entrambe le prospettive.La prima raffronta le variazioni del<strong>la</strong> produzione industriale, calco<strong>la</strong>te settore per settore,dal picco mensile pre-crisi al dicembre 2011, ultimo mese disponibile per entrambe le variabili(Tabel<strong>la</strong> 1.5). Per <strong>la</strong> produzione il divario osservato lungo questo periodo misura, inogni settore, il vuoto produttivo tuttora da colmare per riportarne il livello al massimo precedente.Le importazioni (destagionalizzate) sono misurate sia in volume (per uniformitàcon <strong>la</strong> produzione industriale) sia in valore.Come indicatore del grado di corre<strong>la</strong>zione tra le due variabili viene utilizzato un coefficientedi cograduazione (Spearman) 6 . Sull’insieme dei settori l’indicatore è, per quanto modesto,addirittura positivo, sia se riferito alle importazioni in volume (+0,27) sia, soprattutto,a quelle in valore (+0,49). In generale, dunque, <strong>la</strong> contrazione produttiva risulta parzialmenteassociata a una paralle<strong>la</strong> contrazione dell’import. Concentrando l’attenzione sui settoriin cui <strong>la</strong> caduta del<strong>la</strong> produzione è maggiore (quelli che sono andati peggio del<strong>la</strong> media6Il coefficiente di Spearman è un indice di corre<strong>la</strong>zione di rango che consente di confrontare gli ordinamenti didue variabili per verificare se esista o meno un’associazione statistica tra di esse e, in caso positivo, se vi sia concordanzaoppure discordanza. Il coefficiente assume valori tra -1 e +1. Il valore +1 esprime perfetta concordanzafra le graduatorie, il valore -1 perfetta discordanza.22

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