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torna strategica la - Confindustria

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Scenari industriali n. 3, Giugno 2012Centro Studi ConfinduStria(dall’11,2 al 5,8%) e del Giappone, sceso addirittura per <strong>la</strong> prima volta dopo un trentennioa valori negativi (dal 7,0% a -1,8%; ma in ciò ha nuovamente inciso il maremoto). Ha,invece, registrato un miglioramento il saldo normalizzato, pur fortemente passivo, degliStati Uniti, che già dal 2009 sconta il ridimensionamento dei flussi di importazione in ragionedel<strong>la</strong> caduta del<strong>la</strong> domanda interna in seguito al<strong>la</strong> crisi (da -26,9% nel 2007, a -20,5%nel 2009 e -20,9% nel 2011).Con riferimento ai soli beni manufatti, <strong>la</strong> frenata delle esportazioni mondiali nel 2011 apparegeneralizzata a tutti i settori produttivi; è da notare, in partico<strong>la</strong>re, quel<strong>la</strong> che ha investitol’information technology, già iniziata nel<strong>la</strong> seconda metà del 2010, con una variazioneannua che nel quarto trimestre 2011 diventa negativa (-2,0%).Le previsioni per il commercio mondiale sono di un ulteriore rallentamento del<strong>la</strong> crescitamedia annua nel 2012, sostanzialmente ereditata dall’andamento nel secondo semestre del2011. Ciò è conseguenza di diversi fattori: le politiche di bi<strong>la</strong>ncio restrittive simultaneamenteperseguite nei principali paesi dell’Area euro, che deprimono <strong>la</strong> domanda interna,con effetti negativi sugli scambi intra-area; mercati finanziari altalenanti che minano <strong>la</strong> fiduciadegli operatori sulle prospettive di ricchezza e reddito future; possibili conseguenzesulle supply chain internazionali delle ca<strong>la</strong>mità naturali che hanno colpito prima il Giapponee poi le Filippine, interrompendo per lungo tempo le forniture di componenti elettronichedi vari prodotti finali e avviando un ripensamento sul<strong>la</strong> concentrazione geograficadi queste produzioni; ripercussioni dei prezzi delle commodity; rallentamento cinese.competitività e cambi: il movimento lungo allenta <strong>la</strong> pressione sui paesi avanzatiCon <strong>la</strong> crisi è aumentata <strong>la</strong> vo<strong>la</strong>tilità delle valute. Ma dietro queste repentine oscil<strong>la</strong>zionisono proseguite tendenze fisiologiche: <strong>la</strong> svalutazione delle monete delle economie avanzatee l’apprezzamento di quelle dei paesi emergenti.A questa evoluzione si è sottratto lo yen, che era in continua svalutazione prima del<strong>la</strong> crisi,sfavorito dal differenziale di interesse tra il Giappone e gli altri paesi, e che dal settembre2008 al gennaio 2012 si è apprezzato in termini effettivi nominali del 38,4% (Grafico 1.3) edel 27,3% reale; quest’ultima dinamica è completamente ascrivibile al<strong>la</strong> forte rivalutazionedel cambio, solo parzialmente compensata dal crollo subito dai prezzi al<strong>la</strong> produzione re<strong>la</strong>tivigiapponesi (-8,1%) 2 .2Se i prezzi re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> produzione di un paese si riducono, ciò significa che <strong>la</strong> loro crescita (decrescita) è inferiore(superiore) a quel<strong>la</strong> dei paesi concorrenti e ciò determina un guadagno di competitività.16

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