Scenari industriali n. 3, Giugno 2012centro studi confindustriaLa ricerca scientifica in farmacologia rappresenta un caso partico<strong>la</strong>rmente interessante peri suoi legami con l’industria farmaceutica, le cui principali innovazioni spesso coincidonocon <strong>la</strong> scoperta di un principio attivo e l’invenzione di un nuovo medicinale. Non sorprende,quindi, che, secondo i dati Thomson-Reuters, il 18% dei migliori scienziati in farmacologia(53 su 300) svolgono le loro ricerche in <strong>la</strong>boratori di grandi imprese manifatturiere di prodottifarmaceutici o, più raramente, di società di servizi per <strong>la</strong> ricerca. Fra quelli che <strong>la</strong>voranoin istituzioni italiane sono circa il 45% (5 su 11) ad essere ricercatori presso <strong>la</strong>boratori di industriefarmaceutiche nazionali. Queste percentuali vanno interpretate con caute<strong>la</strong>, poichési tratta di numeri piccoli e anche minime variazioni possono cambiare significativamentel’interpretazione; ma sul<strong>la</strong> base di queste evidenze è possibile concludere che quasi <strong>la</strong> metàdei migliori ricercatori di farmacologia che <strong>la</strong>vorano in Italia è occupata nell’industria manifatturierae che <strong>la</strong> migliore ricerca italiana in campo farmacologico fa più affidamento sul<strong>la</strong>ricerca condotta nell’industria di quanto succeda in altri paesi.Anche in altri campi scientifici vicini alle applicazioni industriali, come <strong>la</strong> computer sciencee l’ingegneria, una quota rilevante dei migliori ricercatori <strong>la</strong>vora in <strong>la</strong>boratori privati (rispettivamentecirca il 15% e l’8%). In discipline come <strong>la</strong> matematica e <strong>la</strong> fisica <strong>la</strong> percentualeè ovviamente inferiore, ma, soprattutto negli Stati Uniti, anche in questi campi del saperei <strong>la</strong>boratori industriali sono fra le istituzioni dove si produce ricerca scientifica di alto livello.In Italia, a differenza di quanto succede in farmacologia, nessun’altra disciplina fra quelleconsiderate dal<strong>la</strong> Thomson-Reuters annovera scienziati di alto livello che <strong>la</strong>vorino in <strong>la</strong>boratoriindustriali: a parte i ricercatori di farmacologia, i restanti 51 scienziati che <strong>la</strong>voranoin Italia e sono presenti nelle liste dei migliori al mondo svolgono i loro studi all’interno diuniversità o di istituzioni pubbliche, come il CNR e l’Istituto italiano di fisica nucleare.5.2 Gli investimenti in r&s e l’attività innovativa del manifatturieroL’indicatore maggiormente utilizzato per misurare l’input dell’attività innovativa è l’ammontaredelle spese in R&S, che, se misurato come rapporto percentuale rispetto al PIL (oal valore aggiunto), è detta intensità di R&S. Secondo <strong>la</strong> definizione del manuale di Frascati,che stabilisce gli standard internazionali adottati dai paesi OCSE per misurar<strong>la</strong>, l’attività diR&S comprende tutti i <strong>la</strong>vori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l’insiemedelle conoscenze esistenti sia per utilizzarle per nuove applicazioni. Quindi <strong>la</strong> spesain R&S misura gli investimenti lungo tutto lo schema lineare dell’attività innovativa espostosopra, interessando <strong>la</strong> ricerca di base o fondamentale, quel<strong>la</strong> applicata e lo sviluppo dinuovi prodotti e nuovi processi produttivi. Come molti indicatori, <strong>la</strong> spesa in R&S ha alcunidifetti, poiché riesce a misurare solo alcune delle risorse complessive destinate al<strong>la</strong> ricercae all’innovazione tecnologica. In partico<strong>la</strong>re: tende a sottostimare l’attività innovativa svolta152
centro studi confindustriaScenari industriali n. 3, Giugno 2012dalle piccole imprese che hanno maggiori difficoltà a sostenere gli investimenti necessariper costruire e gestire veri e propri <strong>la</strong>boratori di R&S e che spesso <strong>la</strong> effettuano senza contabilizzarnei reali costi, perché, non avendo appunto persone dedicate, faticano a scorporareil <strong>la</strong>voro svolto nel<strong>la</strong> R&S dai loro dipendenti da complesso delle attività produttive;non tiene conto del<strong>la</strong> ricerca non sistematica che si basa su conoscenze tacite o su forme diapprendimento che derivano dall’esperienza (il cosiddetto learnig by doing e by using); tendea sottostimare l’attività innovativa dei settori economici <strong>la</strong> cui attività è meno legata ai contributidel<strong>la</strong> scienza e che si basa su innovazioni di tipo organizzativo o di marketing. Nonostantequesti limiti, l’intensità di R&S ha il vantaggio di essere calco<strong>la</strong>ta in modoomogeneo per tutti i paesi sviluppati e per un numero di anni sufficientemente alto.Nei principali paesi industrializzati una quota significativa del complesso dell’attività di ricercae sviluppo, misurata con le risorse finanziarie ad essa dedicate, è svolta dalle imprese.Nel 2009 <strong>la</strong> R&S privata 5 nel<strong>la</strong> media dei paesi OCSE rappresentava circa il 67% di quel<strong>la</strong>totale, in Italia circa il 53%, quota simile a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Spagna (52%) e di circa 10 punti percentualiinferiore rispetto al dato medio UE.Un modo per misurare l’importanza re<strong>la</strong>tivadell’industria manifatturiera nelcomplesso dell’attività innovativa di unpaese è utilizzare <strong>la</strong> quota del<strong>la</strong> spesa inR&S svolta dalle imprese di questo settoresul totale del<strong>la</strong> R&S privata. In tuttii paesi OCSE <strong>la</strong> quota di R&S privata condottada imprese manifatturiere è notevolmentesuperiore al peso dell’industriamanifatturiera sul totale dell’economia.Con poche eccezioni, come quelle di Spagnae Regno Unito, inoltre, tipicamentepiù del<strong>la</strong> metà dell’attività di R&S privataè svolta in imprese del manifatturiero(Tabel<strong>la</strong> 5.1). In ciascun paese questa statisticariflette sia l’importanza del valoreTabel<strong>la</strong> 5.1Quanto è intensa <strong>la</strong> R&S nel manifatturiero(Valori percentuali, 2009 o ultimo anno disponibile )Quota su R&S Quota su valore Intensitàprivata totale aggiunto totale di R&SGermania 89,0 19,1 8,1Giappone 87,1 17,6 11,1Italia 70,4 16,1 3,2Stati Uniti 69,6 12,3 10,5Francia 59,2 10,6 10,1Spagna 44,4 12,7 2,9Regno Unito 37,9 12,4 7,1La R&S è assegnata al manifatturiero sul<strong>la</strong> base dell’attività principaledi ciascuna impresa.L’intensità di R&S è calco<strong>la</strong>ta come rapporto fra R&S e valore aggiuntonel manifatturiero.Fonte: e<strong>la</strong>borazioni CSC su dati OCSE.aggiunto del manifatturiero sul totale dell’economia sia l’intensità di R&S interna al settoremanifatturiero. Il dato va comunque interpretato con caute<strong>la</strong>, perché molte delle innovazioni5Per R&S privata si intende quel<strong>la</strong> svolta nelle imprese, indipendentemente dal<strong>la</strong> fonte di finanziamento. La spesain R&S può essere c<strong>la</strong>ssificata sia a seconda del settore in cui si svolge sia in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> fonte di finanziamento.Le due c<strong>la</strong>ssificazioni non coincidono, dato che parte del<strong>la</strong> R&S che si svolge nelle imprese è finanziata dal settorepubblico (es: credito di imposta o procurement) e le imprese finanziano <strong>la</strong> R&S svolta nelle università e nelleistituzioni pubbliche.153
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