Scenari industriali n. 3, Giugno 2012CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAbali, e una roadmap per le tecnologie verdi delle PMI. Ma ha anche identificato un numero crescentedi PMI innovative (da meno di 3.500 nel 2005 a quasi 16.000 nel 2009), dette inno-biz, caratterizzateda competitività tecnologica e potenziale di crescita, che rientrano in tre categorie:imprese innovative, finanziate da venture capital e con eccezionali innovazioni manageriali.Queste imprese godono di uno status prioritario nell’assegnazione del supporto governativo.L’internazionalizzazione, infine, è un rilevante obiettivo di politica economica del governosudcoreano: in passato è stato perseguito promuovendo <strong>la</strong> partecipazione delle impreseall’interno delle catene del valore globali; più recentemente promuovendo p<strong>la</strong>yer globaliche possano svolgere un ruolo indipendente, in modo da combinare insieme competitività,innovazione, crescita e globalizzazione 63 .Secondo dati del<strong>la</strong> SMBA, l’azione combinata di queste politiche ha prodotto risultati significativi:<strong>la</strong> quota di PMI che conducono R&S è cresciuta dal 12,0% nel 2000 al 22,6% nel2007 e <strong>la</strong> percentuale delle spese in R&S, rispetto alle vendite totali, è passata dall’1,37% al2,85%; infine, il numero di imprese finanziate da venture capital si è moltiplicato da 2.042 nel1998 a 15.401 nel 2008.Tra le iniziative a favore delle PMI intraprese nelle economie emergenti vanno ricordatequelle del<strong>la</strong> Cina, che non dispone di un’agenzia dedicata alle PMI, ma interviene in moltimodi a loro favore, provvedendo a finanziamenti diretti, garanzie sull’indebitamento, agevo<strong>la</strong>zionisugli interessi e investimenti diretti nel loro capitale. In partico<strong>la</strong>re, il Fondo perl’Innovazione delle Piccole Imprese Tecnologiche (InnoFund), costituito nel 2002, supportale innovazioni tecnologiche, facilitando <strong>la</strong> trasformazione di scoperte scientifiche, attraversotre forme di intervento: apporti (non superiori ai 155mi<strong>la</strong> dol<strong>la</strong>ri) costituiti da capitale perstart-up di piccole imprese fondate da ricercatori scientifici, ovvero innovazioni tecnologichedi imprese esistenti; sussidi agli interessi sui debiti contratti con banche commerciali; investimentiin capitale di rischio su progetti ad alto contenuto tecnologico in settori emergenti(generalmente per non più del 20% del capitale investito dalle imprese stesse), con <strong>la</strong> esplicitac<strong>la</strong>uso<strong>la</strong> che i beneficiari agiscano in linea con <strong>la</strong> politica tecnologica e industriale nazionale.L’allineamento con le linee politiche e <strong>la</strong> pianificazione industriale del paese siriscontra anche nel Progetto di Crescita delle PMI, <strong>la</strong>nciato nel 2006, che include <strong>la</strong> formazionedi un sistema di garanzie al credito delle PMI e l’allocazione di un budget regionaleper il loro finanziamento. Infine, forme di esenzione fiscale sono riservate alle PMI che assumonoun certo numero di <strong>la</strong>voratori ogni anno, stabilito a livello delle singole regioni.63Gli interventi hanno preso più direzioni. Un programma <strong>la</strong>nciato nel 2010, del<strong>la</strong> durata di tre anni di tempo, promuove300 star globali tra le PMI, selezionate secondo quattro criteri: capacità tecnologica, potenziale di crescita,capacità manageriale e stabilità finanziaria. Un’azione è concentrata sulle imprese di medie dimensioni, con unnumero di addetti tra 300 e 1000, per scoprire campioni globali nascosti. E un’altra è volta a identificare le PMIorientate al<strong>la</strong> domanda interna che possano essere trasformate in aziende proiettate all’export.140
CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari industriali n. 3, Giugno 2012Italia: il boom dei contratti di reteLa crisi che ha duramente colpito il sistema produttivo italiano ha anche imposto alleimprese <strong>la</strong> necessità di trovare nuovi modi di reagire, flessibili e coerenti con le dinamicheimposte dal<strong>la</strong> recessione all’economia mondiale. Ricerca, innovazione ed internazionalizzazionesono sicuramente alcuni dei modi più efficaci. Tuttavia, per imprese dipiccole o medie dimensioni, con risorse talvolta limitate, riuscire a investire in questotipo di progetti può risultare molto difficoltoso.Il contratto di rete, introdotto in Italia con l’art. 42 del<strong>la</strong> l. 122/2010, si configura come unapossibilità in più per le imprese, rispetto ai tradizionali meccanismi di aggregazione (fusionisocietarie, consorzi, ATI, joint-venture), di <strong>la</strong>vorare insieme su progetti ambiziosi, riuscendoa integrare due concetti egualmente rilevanti per <strong>la</strong> crescita imprenditoriale matra di loro apparentemente distanti: <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione su progetti condivisi e il mantenimentodell’autonomia. Mettendosi in rete, le imprese possono condividere risorse e bestpractice per un progetto comune, conservando tuttavia <strong>la</strong> loro indipendenza e autonomiasotto tutti gli altri aspetti dell’attività imprenditoriale.A distanza di poco tempo dal<strong>la</strong> sua introduzionenel panorama giuridiconazionale, si è registrato un crescenteItalia, toinvolgimento delle impreseitaliane in tale forma di col<strong>la</strong>borazione(Grafico A). Il numero dei contratti direte è aumentato in maniera considerevolearrivando a quota 333 (dati aggiornatida Unioncamere al 14 maggio2012), con 1.767 imprese coinvolte suquasi tutto il territorio nazionale (GraficoB).350300250200La moltiplicazione dei contratti di rete(Totale cumu<strong>la</strong>to di contratti)Fonte: e<strong>la</strong>borazioni CSC su dati Retimpresa.214Grafico A33315010076255060mar/lug-10 dic-10 giu-11 dic-11 mag-12La logica del contratto di rete rappresentaun salto culturale che punta ad avere un’aggregazione non solo numerico-quantitativa,ma anche più cosciente e ragionata intorno a un programma comune che facrescere insieme le aziende al<strong>la</strong>rgando i loro orizzonti di azione. La natura privatistica delcontratto permette di limitare notevolmente i problemi di natura gestionale e burocratica,nel<strong>la</strong> misura in cui costituisce una forma di aggregazione che evita il passaggio attraversoprovvedimenti legis<strong>la</strong>tivi e amministrativi. L’innovazione introdotta da questostrumento giuridico permette alle aggregazioni di acquisire una struttura definita, stabilee facilmente riconoscibile, vinco<strong>la</strong>ta solo all’oggetto del contratto e a quanto stipu<strong>la</strong>to.141
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