Scenari industriali n. 3, Giugno 2012CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAle parti sociali, i dirigenti di grandi e piccole imprese, una nuova politica industriale che siarivolta al<strong>la</strong> reindustrializzazione del paese 25 . Tra le molte iniziative, che battono su varitasti già menzionati nei casi USA e tedesco, spicca <strong>la</strong> creazione di un fondo strategico d’investimento,gestito dallo Stato, che a fine 2010 aveva impiegato 16,2 miliardi di euro in impresedi ogni dimensione considerate di interesse nazionale 26 .Il Regno Unito ha intrapreso da alcuni anni una decisa politica di rafforzamento dell’industriamanifatturiera. Gli interventi comprendono: riduzione delle imposte sulle società,semplificazione del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione per le start-up e le piccole imprese, creazione diuna Green Investment Bank con una capitalizzazione iniziale pari a 3 miliardi di sterlineper finanziare gli investimenti privati in infrastrutture e tecnologie verdi, <strong>la</strong>ncio di 24 nuoviistituti tecnici universitari. Oltre a questi strumenti, nel budget 2012 il governo britannicoha posto l’accento sull’internazionalizzazione delle imprese, soprattutto piccole, rafforzando,per esempio, l’agenzia di garanzia al credito per l’export (UK Export Finance), enon ha mancato di identificare settori strategici su cui intervenire: <strong>la</strong> farmaceutica, l’aerospaziale,il digitale, il cinema e l’animazione.Linea unificante delle priorità di intervento, da parte sia dei paesi emergenti sia di quelliavanzati, è <strong>la</strong> centralità del settore manifatturiero, che deriva dal<strong>la</strong> sua capacità di assicurareposti di <strong>la</strong>voro mediamente e altamente qualificati e ben retribuiti e di costruire polidi attivazione per <strong>la</strong> produzione dei servizi ad esso associati. Le parole d’ordine sono molteplici,ma presentano numerosi punti di contatto e intersezione: lo sviluppo tecnologico e<strong>la</strong> conoscenza; <strong>la</strong> disponibilità e il costo dell’energia, e in partico<strong>la</strong>re le fonti rinnovabili; <strong>la</strong>difesa dell’ambiente; l’istruzione e l’accumulo di competenze del<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro; una crescitainclusiva, incentrata sull’occupabilità delle persone; altri obiettivi sociali, compresiquelli legati all’invecchiamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Il filo conduttore di questi orientamentiè l’innovazione, a cui tutta <strong>la</strong> società deve essere consapevolmente preparata, protesa e partecipe,dei rischi e dei ritorni, in modo da rendere l’obiettivo dell’alta crescita raggiungibilee sostenibile 27 . Il sostegno alle imprese di picco<strong>la</strong> e media dimensione rappresenta un importanteobiettivo intermedio, per le loro debolezze strutturali, da una parte, e <strong>la</strong> potenzialitàdi creare occupazione e prodotti innovativi, dall’altra.In Europa <strong>la</strong> crisi detta una nuova agenda e impone un nuovo approccioLa crisi ha avuto l’effetto di modificare l’approccio metodologico dell’Unione europea al<strong>la</strong>politica industriale, consentendo ai paesi aderenti una maggiore flessibilità di intervento e25Conference Nationale de l’Industrie (2011).26Informazioni disponibili al<strong>la</strong> pagine web: http://www.fonds-fsi.fr/le-fsi/le-deal-flow.html.27Su questo punto si veda Rul<strong>la</strong>ni (2011).122
CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari industriali n. 3, Giugno 2012di impiego anche dei fondi comunitari, in deroga a una politica comunitaria che tradizionalmenteblocca ogni intervento nazionale che possa configurarsi come aiuto di Stato. Trail dicembre 2008 e l’ottobre 2010, <strong>la</strong> Commissione ha autorizzato 73 programmi di aiuto,sotto il cosiddetto Temporary Framework, che hanno interessato tutti gli stati membri, adeccezione di Cipro 28 . Le maggiori utilizzatrici di questo programma sono state proprio leeconomie core europee, Germania e Francia, che hanno adottato 7 misure a testa, in tutte lecategorie di aiuto individuate dal<strong>la</strong> Commissione: <strong>la</strong> cosiddetta misura 500k, che prende ilnome dal limite di 500 mi<strong>la</strong> euro imposto alle singole procedure di aiuto, gli schemi di garanzia,le assicurazioni del credito all’export a breve termine, il credito a tasso di interesseagevo<strong>la</strong>to, gli schemi di supporto al capitale di rischio, il credito agevo<strong>la</strong>to a imprese specializzatenelle tecnologie verdi.I paesi hanno individuato settori strategici per l’economia nazionale dove intervenire inmodo specifico. È il caso, per esempio, dell’auto, partico<strong>la</strong>rmente colpita dal<strong>la</strong> violenta recessione.Di fatto, quasi nessuna grande impresa automobilistica ha chiuso i battenti inquesto periodo di tempo. Il governo tedesco ha concesso un credito di 1,5 miliardi di euroal<strong>la</strong> Opel per mantenere <strong>la</strong> linea di produzione di GM in Germania, ma al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> casamadre non lo ha accettato per conservare libertà decisionale; quello francese uno di 3 miliardia testa a Peugeot e Renault; quello svedese ha fornito garanzie sui prestiti concessidal<strong>la</strong> Banca Europea per gli Investimenti per 500 milioni a favore del<strong>la</strong> Volvo e per 400 al<strong>la</strong>Saab, che tuttavia è fallita nel dicembre 2011 nonostante questi aiuti; altri 400 milioni ha ricevuto,secondo lo stesso schema, <strong>la</strong> Ford in Romania. In Europa, un totale di più di 9 miliardidi euro sono andati a finanziare le case automobilistiche nel periodo 2009-2010 sottoforma di prestiti diretti o garantiti dallo Stato. Negli Stati Uniti, i governi che si sono succedutia cavallo tra 2008 e 2009, indipendentemente dal colore politico, hanno varato unaserie di interventi di salvataggio a favore di GM e Chrysler per un totale di 79,7 miliardi didol<strong>la</strong>ri (all’interno del Troubled Asset Relief Program, TARP), salvando, tramite una nazionalizzazionedi fatto, l’intero distretto automobilistico dell’area di Detroit (solo Ford èrimasta in piedi contando solo sulle proprie gambe). Al 30 settembre 2011, il Ministero delTesoro era rientrato per 35,0 miliardi dall’investimento, avendo del tutto estinto l’esposizionein Chrysler ma detenendo ancora il 32,0% del capitale azionario di GM 29 .Non si è trattato solo di interventi di natura eccezionale, destinati a esaurirsi nel breve periodo,perché <strong>la</strong> dimensione finanziaria non è stata quel<strong>la</strong> prevalente. Degli 81 miliardi diaiuti approvati dal<strong>la</strong> Commissione Europea, solo 21 sono stati impiegati, il 26% circa del totale.I maggiori utilizzatori risultano essere stati, oltre al<strong>la</strong> Grecia, <strong>la</strong> Germania (4,0 miliardinel solo 2010, pari allo 0,16% del PIL), <strong>la</strong> Francia (1,8 miliardi, 0,09% del PIL) e l’Austria (1,128European Commission Competition (2011).29The Department of the Treasury (2012).123
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