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80Giuliana Massimoin area garganica da rapportare, significativamente a mio avviso, a <strong>di</strong>pendenzemonastiche: come Sant’Egi<strong>di</strong>o in Pantano (MASSIMO 2009, p. 193), la prima abbaziale<strong>di</strong> Monte Sacro 7 , San Pietro in Cuppis (presso Ischitella) e San Nicola (presso Vicodel Gargano) 8 . Da una prima ricognizione delle murature che sono state riportate inluce si evince che la chiesa conobbe almeno due fasi nel corso del Me<strong>di</strong>oevo; primadella realizzazione della seconda campagna pittorica (seconda metà del Duecento,come già rammentato) un archivolto, visibile sulla parete destra della secondacampata, venne obliterato dalla effige <strong>di</strong> san Giovanni Battista. Sulla parete esterna,in corrispondenza <strong>di</strong> questo varco murato – ma poi riaperto in epoca moderna, conla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> parte della figura del Precursore –, si nota un portalino archiacutola cui soglia è collocata ad un livello più alto dell’attuale piano <strong>di</strong> calpestio. Lasuperficie <strong>di</strong> questo muro d’ambito, liberata dall’intonaco posticcio nel corso degliultimi restauri del complesso conventuale, appare realizzata con bozze irregolari<strong>di</strong> pietra calcarea allettate in uno spesso strato <strong>di</strong> malta. Alcuni lacerti murari dellaparete d’ambito settentrionale, realizzati con la medesima tecnica costruttiva, sonovisibili nell’a<strong>di</strong>acente ambiente a<strong>di</strong>bito a sacrestia (fig. 1). Com’è noto, nel contestoregionale sembra che, a partire dal maturo XII secolo, nell’e<strong>di</strong>lizia sacra, sia invalsoun tipo <strong>di</strong> muratura più ricercata, che impiega bozze tagliate in forme regolari eposate in corsi paralleli 9 ; gli apparecchi murari in esame, pertanto, consentono <strong>di</strong>avanzare un’ipotesi <strong>di</strong> datazione all’XI secolo per l’impianto originario della chiesa:una fase risalente alla prima metà <strong>di</strong> tale secolo è attestata da alcuni elementierratici (MASSIMO 2010b), con tutta probabilità provenienti proprio dalla chiesa, agiu<strong>di</strong>care dagli esempi <strong>di</strong> altre abbaziali circonvicine che mostrano un’addensarsidella plastica architettonica all’interno e all’esterno dell’e<strong>di</strong>ficio ecclesiale.A seguito degli ultimi restauri è tornata in luce anche la porzione superiore(coincidente con il livello dell’attuale secondo piano del complesso) della cortinamuraria esterna della parete meri<strong>di</strong>onale con il cantonale sud-est e una serie <strong>di</strong>quattro ampie monofore (figg. 2-3). Nell’intradosso e nello spessore dei montanti <strong>di</strong>due <strong>di</strong> esse sono emersi lacerti <strong>di</strong> affreschi (fig. 4): se le ridotte <strong>di</strong>mensioni non neconsentono una valutazione stilistica e una puntuale collocazione cronologica, sono,tuttavia, interessanti perché risultano l’unico esempio, a tutt’oggi noto in Capitanata,<strong>di</strong> decorazione a fresco esterna ad una chiesa. I girali vegetali sembrerebbero latrasposizione del motivo ampiamente <strong>di</strong>ffuso nei rilievi che abbelliscono portali efinestre degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> epoca romanica e trovano un significativo riscontro in duetravi conservate nel Lapidario (MASSIMO 2010b).7CALÒ MARIANI 1978, p. 880. Una pianta è riprodotta in FULLONI 2006.8Per gli ultimi due e<strong>di</strong>fici v. PEPE 1984, pp. 30-31, con riproduzioni fotografiche.9Per un ragguaglio sulle tecniche murarie in uso in ambito regionale fra XI e XII secolo, apartire dall’esempio dei resti della cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino, cfr. GIULIANI, FAVIA 2007, pp.148-156.

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