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Valutazione dello stato della pianificazione paesaggistica in Italia

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I.5 PROBLEMATICHE APERTE NELLA PIANIFICAZIONE DEL PAESAGGIOLa prima problematica che si <strong>in</strong>contra occupandosi di <strong>pianificazione</strong> del paesaggio risiede nelladef<strong>in</strong>izione dell’oggetto stesso. Come emerge dall’esame dell’evoluzione del term<strong>in</strong>e proposta neiprecedenti paragrafi, pur mantenendosi vive le accezioni tradizionali tipiche per ogni Paese, ilsignificato di “paesaggio” risente fortemente di cambiamenti culturali avvenuti nel tempo. A titoloesemplificativo si può notare come nell’<strong>Italia</strong> degli anni ’60, tale concetto, riferendosi anche all’aspettodi una regione “famosa, per le sue bellezze naturali” (Cusatelli, 1965), sembri <strong>in</strong> relazione con lecaratteristiche attrattive di un certo territorio, nel periodo <strong>in</strong> cui com<strong>in</strong>ciava a irrompere l’attenzioneper il turismo.Negli anni ’70 l’accezione del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>izia ad ampliarsi pur mantenendo il legame con l’estetica delluogo: coesistono un concetto scientifico e un concetto legato alla percezione visiva non solo del luogoaperto con predom<strong>in</strong>anze di naturalità, ma anche del luogo costruito, tendendo a un’accezioneomnicomprensiva dovuta anche al pr<strong>in</strong>cipio giuridico di tutela espresso all’art. 9 <strong>della</strong> Costituzioneitaliana. Negli anni ’80 poi, al paesaggio si riconoscono anche “caratteristiche etniche”, un passoavanti verso la considerazione <strong>della</strong> popolazione, e “fattezze sensibili” che sembra denotare unconcetto maggiormente legato alla percezione. Da notare che, tra i primi anni ’80 e la f<strong>in</strong>e degli anni’90, non si r<strong>in</strong>tracciano nuove accezioni del term<strong>in</strong>e paesaggio, e questo potrebbe essere almeno <strong>in</strong>parte giustificato dal fatto che l’attenzione, e dunque il dibattito term<strong>in</strong>ologico <strong>in</strong> particolare tra glistudiosi, fossero spostati sull’”ambiente”, fatto manifesto anche nella Legge Galasso (1985) <strong>in</strong> cui siparla di valorizzazione “ambientale” e non “<strong>paesaggistica</strong>”, e nel TU 490/99 <strong>in</strong> cui si tratta solo di“beni ambientali”, espressione <strong>in</strong> seguito superata nel Codice Urbani (2004) con la più vasta di “benipaesaggistici” riconosciuti per la prima volta come facenti parte del patrimonio culturale 143 .Le prime vere e proprie teorie sul paesaggio nella letteratura scientifico discipl<strong>in</strong>are si hanno a partireda f<strong>in</strong>e ‘800, quando gli effetti dell’<strong>in</strong>dustrializzazione, f<strong>in</strong>o ad allora non considerati, <strong>in</strong>ducevano lesempre maggiore preoccupazione a causa delle alterazioni sull’ambiente di vita dell’uomo. Anche <strong>in</strong>questo caso sono presenti, non solo <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>, differenti momenti <strong>in</strong> cui ha prevalso una concezionelegata all’aspetto del paesaggio come esperienza percettiva rielaborata dagli <strong>in</strong>dividui secondo lapropria cultura (Assunto, ibidem; Gambi, ibidem). Alcuni studiosi, tuttavia, <strong>in</strong>iziano a considerare ilpaesaggio negli studi sul territorio, esprimendo le prime proposte di identificazione di tipi dipaesaggio, talvolta legati a caratteri non solo estetici (Biasutti, ibidem) ma anche funzionali (Toniolo,ibidem; Sest<strong>in</strong>i, ibidem) o alle peculiarità locali (Sereni, ibidem).143Art. 2 del D.Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii..56

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