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Valutazione dello stato della pianificazione paesaggistica in Italia

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Nell'’800 Niccolò Tommaseo, proponeva di chiamare paesaggio "quello che occupa tutto il quadro, chepare essere quello che è l'accessorio d'un quadro o storico o fantastico con figure" (Tommaseo, 1838).Nei primi quarant’anni del XIX secolo, il paesaggio passa dal significato di “paese, come prospettiva epittura” (Petrocchi, 1921), a “rappresentazione” come forma d’arte o anche come “aspetto di paesecampestre o montano” (Trucco, 1937), s<strong>in</strong>o a corrispondere a “pittura o fotografia di paese” (Palazzi,1939).A f<strong>in</strong>e anni ’50 persiste il concetto di paesaggio come panorama o come zona oggetto <strong>della</strong> visionepanoramica, ma compaiono due concetti <strong>in</strong>novativi: il “paesaggio geografico” come “costituito daelementi fisici, biologici, antropici, astronomici” e la "protezione del paesaggio”, def<strong>in</strong>ita comefenomeno volto a "difendere l'<strong>in</strong>tegrità tradizionale di paesaggi tipici" dai danni riconoscibili quali glieffetti dell’<strong>in</strong>dustrializzazione e del repent<strong>in</strong>o sviluppo avviati a f<strong>in</strong>e ‘800 (Galvano, 1959).Il concetto di paesaggio negli anni ’60, riconosciuto come derivante dal francese paysage, oltre adessere riferito <strong>in</strong> generale all’aspetto di un luogo e oggetto <strong>della</strong> pittura o <strong>della</strong> fotografia, può <strong>in</strong>dicareuna “particolare fisionomia di una regione determ<strong>in</strong>ata dalle sue caratteristiche fisiche, antropiche,biologiche, etniche” nonchè l’“aspetto caratteristico di una regione famosa per le sue bellezze naturali”come il “paesaggio italiano” (Cusatelli, 1965).Infatti, sotto l’<strong>in</strong>fluenza globale, <strong>in</strong> questo periodo nasce l’attenzione per il “bel paesaggio”, che simanifesta sia attraverso un <strong>in</strong>cremento dell’<strong>in</strong>teresse culturale, sia come attrattiva fondamentale per ilturismo <strong>in</strong> pieno sviluppo. Insieme all’<strong>in</strong>cremento delle problematiche legate agli obiettivi divergentiriguardanti il paesaggio, entra nel l<strong>in</strong>guaggio comune il concetto di tutela, prima appartenente soloalla materia giuridica.Agli <strong>in</strong>izi degli anni ‘70, il paesaggio non è solo “panorama” o ”visione di una zona” ma è anche “lazona stessa oggetto <strong>della</strong> visione” e si materializza maggiormente avvic<strong>in</strong>andosi al concetto diterritorio (Galvano, 1970). Lo stesso autore accentua l’<strong>in</strong>teresse per il paesaggio nelle scienzegeografiche secondo le quali trattasi <strong>della</strong> composizione di elementi fisici, biologici e antropici “piùgenerali e caratteristici” di una zona, classificabili come “paesaggio carsico, desertico…”, “paesaggioforestale” e “paesaggio m<strong>in</strong>erario, portuale…”. Parallelamente, nell’arte, paysage, oltre ad essere“rappresentazione di luoghi aperti <strong>in</strong> cui prevalgono gli elementi naturali”, è anche l’esito dell’azionedell’architettura <strong>in</strong> quanto da luogo al “paesaggio urbano” (Ibidem). Nella stessa trattazioneenciclopedica, è affrontato il concetto di “tutela del paesaggio”, segno <strong>della</strong> sua diffusione nell<strong>in</strong>guaggio comune, che contribuiva a <strong>in</strong>crementare la consapevolezza degli effetti negativi deiprocessi <strong>in</strong>nescati dall’<strong>in</strong>dustrializzazione. Tali effetti erano già stati riconosciuti come causa di“profonde alterazioni delle caratteristiche naturali di una regione, di una zona, o anche solo di unaparticolare <strong>in</strong>quadratura” per cui diveniva necessario “difendere l’<strong>in</strong>tegrità tradizionale dei paesaggitipici” (Ibidem). Con tale scopo, si consolida <strong>in</strong> quegli anni il metodo italiano di voler controllare e9

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