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RECENSIONI MESCHINI A., 2010 — L'Occhione tra i fiumi e ... - sssn.it

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Naturalista sicil., S. IV, XXXIV (1-2), <strong>2010</strong>, pp. 249-252<strong>RECENSIONI</strong><strong>MESCHINI</strong> A., <strong>2010</strong> — L’Occhione <strong>tra</strong> i <strong>fiumi</strong> e le pietre. — Ed. Belvedere,Latina. 174 pp., € 25,00Non è difficile amare, appassionarsi e rimanere rap<strong>it</strong>i da questo caradriforme di quasi mezzochilo, con grandi occhi espressivi, un mimetico color sabbia, elusivo nell’aspetto e nell’atteggiamento.Non sono molti gli orn<strong>it</strong>ologi che possono dire di conoscere l’occhione (Burhinus oedicnemus), lamaggioranza l’ha visto di sfugg<strong>it</strong>a o occasionalmente. Si <strong>tra</strong>tta di uno degli uccelli maggiormente selezionatiper sfuggire al predatore. Cosa consente questa capac<strong>it</strong>à mimetica? Un piumaggio di coloreeterocromo rispetto all’hab<strong>it</strong>at in cui vive; la parte scura cen<strong>tra</strong>le delle penne con<strong>tra</strong>sta con quellaocracea esterna, ottenendo una tipica caratteristica di un piumaggio che impedisce all’osservatore diindividuare in modo netto l’immagine “occhione”. Inoltre, come la maggioranza dei caradriformi, har<strong>it</strong>mi di attiv<strong>it</strong>à diurna e notturna che possono rendere davvero difficile seguire le sue ab<strong>it</strong>udini. È fondamentalequindi conoscere il singolare canto che questo uccello fa sentire all’imbrunire e nella notte;la maggioranza delle popolazioni di occhione sono state contattate durante le ore notturne.Elusivo come pochi altri uccelli, può passare del tutto inosservato anche nelle regioni <strong>it</strong>alianedove è più numeroso, <strong>tra</strong>nne che non si abbia proprio la capac<strong>it</strong>à di cercarlo, di scoprire le sue nascosteab<strong>it</strong>udini, di tentare di capire il suo comportamento, come ha fatto per oltre vent’anni AngeloMeschini, che in questo bel volume ci racconta la storia naturale di questo caradriforme incluso nell’allegato1 della Direttiva Uccelli, che ha popolazioni concen<strong>tra</strong>te in Europa, ove ha uno status diconservazione sfavorevole (Spec3, secondo BirdLife International) ed è r<strong>it</strong>enuto minacciato (Endangered)nella Lista Rossa Italiana.Se è già difficile scoprire la v<strong>it</strong>a segreta dell’Occhione durante la riproduzione, non è facilesapere cosa fa quest’uccello durante le altre stagioni, quando sembra meno legato al suo terr<strong>it</strong>orio.Le popolazioni settentrionali migrano verso sud e si vanno a mescolare con quelle meridionali, concui svernano; alcune popolazioni meridionali in inverno si spostano verso il Nord Africa (dove vivela sottospecie saharae), toccando anche Pantelleria e le isole Pelagie, in cui questo uccello ha un proprionome dialettale (Franculinu). Ci sono problemi sistematici mai risolti ed uno di questi riguardaproprio la notevole variabil<strong>it</strong>à geografica dell’Occhione, le popolazioni più settentrionali hanno unpiumaggio più scuro, quelle meridionali sono più chiare, le penne hanno una maggiore estensionedel color sabbia. È però difficile capire se ci sia una variazione clinale o solo alcune popolazioni <strong>it</strong>alianesono del tipo “saharae”, un modo affidabile sarebbe quello di fare un’analisi genetica ed i primidati presentati da Meschini farebbero pensare alla prima ipotesi, ma correttamente l’Autore sottolineala necess<strong>it</strong>à di incrementare il campione di studio. E questo campione deve necessariamenteescludere gli svernanti. La cosa si fa complicata e questa è la ragione per cui noi ancora non sappiamomolto sulla sistematica subspecifica di questo elegante uccello. Ma non possiamo pretendere disapere tutto su una specie così criptica.


Recensioni251ca <strong>tra</strong>ttazione della biogeografia dell’areale euro med<strong>it</strong>erraneo, una parte dedicata all’ecologia e all’etologiadelle mantidi dove un esauriente paragrafo è dedicato al cannibalismo sessuale, cui seguonoun’utile sezione sull’allevamento e la preparazione delle mantidi in laboratorio e un ottimo cap<strong>it</strong>olosulla morfologia dei Mantodea, arricch<strong>it</strong>o dagli eleganti e chiari disegni di Luca Picciau.La seconda parte è dedicata alla tassonomia. Preceduta da una chiave dicotomica delle famigliee dei generi, è segu<strong>it</strong>a poi da una descrizione dei 31 generi presenti nel vasto areale che va dallemontagne caucasiche alle Canarie, ordinati in ordine alfabetico e non sistematico, con cartine didistribuzione, disegni (e anche qua è da sottolineare la felice mano di Picciau), e con le chiavi perdeterminare le singole specie (con l’eccezione del genere Eremiaphila, per cui è necessaria una revisione).Le 127 specie <strong>tra</strong>ttate sono poi corredate da una scheda dove, <strong>tra</strong> l’altro, sono riportati i datibiometrici fondamentali, le sinonimie e i caratteri diagnostici utili per la determinazione.Purtroppo anche le mantidi, benché non certo prive di interesse e fascino, al pari di gran partedegli altri invertebrati, non godono ancora a pieno t<strong>it</strong>olo del sentimento di biofilia riservato per lopiù ai vertebrati e quindi sono scarsamente prese in considerazione da pol<strong>it</strong>iche di tutela.A tal propos<strong>it</strong>o risulta certamente utile il paragrafo finale curato da R. Battiston e M. Vivona,che propone una lista rossa delle specie più minacciate e la descrizione delle metodologie utilizzateper elaborarla.Un ricco portfolio con oltre 50 fotografie di mantidi riprese in natura, fra cui alcune moltorare, completa questo volume, arricchendolo notevolmente.In questi casi sembra retorico concludere sostenendo che un’opera come questa è fondamentalenella biblioteca di ogni naturalista, dall’entomologo professionista al semplice appassionato, mal’espressione è perfettamente calzante, sia per il pregio indiscusso di questa monografia in cui sicoglie il certosino lavoro di ricerca, sia perché può certamente essere assunto a modello di altre pubblicazionifaunistiche.CALOGERO MUSCARELLAMASSA B., <strong>2010</strong> — Biodivers<strong>it</strong>à: manuale per l’uso. Illus<strong>tra</strong>to con 100 foto diToni Puma. — Darwin Edizioni, Roma. 95 pp., € 15,00.Il <strong>2010</strong> è l’anno della Biodivers<strong>it</strong>à, un’occasione importante per riflettere sui rischi che correla v<strong>it</strong>a sulla terra; purtroppo, infatti, non riusciamo a non associare la biodivers<strong>it</strong>à ai pericoli che icambiamenti causati dall’uomo stanno determinando per la sopravvivenza di un mondo s<strong>tra</strong>ordinariamentericco e diversificato. Il WWF è naturalmente in prima linea a contribuire a onorare inmaniera adeguata questo evento e lo fa anche consigliando la lettura di questo volume, curato dallaCooperativa Darwin, specializzata nella divulgazione naturalistica. Alla realizzazione ha partecipatoanche la Società Siciliana di Scienze Naturali. Un problema che sorge – a vari livelli nelle scuole oall’Univers<strong>it</strong>à o durante le escursioni organizzate dalle associazioni – è far comprendere cosa è la biodivers<strong>it</strong>àe come fare per proteggerla. Se la definizione può essere facilmente compresa è più difficilerendere consapevoli fino in fondo del significato del termine e di cosa possiamo fare anche singolarmenteper proteggerla. Il volume di Bruno Massa nasce con questo scopo, il primo cap<strong>it</strong>olo“Insegnare cosa è la biodivers<strong>it</strong>à” inizia con queste parole “Questo volumetto è stato scr<strong>it</strong>to con l’obiettivodi rendere alla portata di tutti il significato di biodivers<strong>it</strong>à” e prosegue esplic<strong>it</strong>andone ulteriormentelo scopo: “I contenuti di questo libro rappresentano <strong>tra</strong>cce da approfondire sui temi fondamentalidella conservazione della biodivers<strong>it</strong>à … Il punto di partenza di ogni tentativo di divulgazioneè certamente la scuola, bisogna intervenire a tutti i livelli educativi, fin dai primi anni, con programmidi educazione alla conservazione della biodivers<strong>it</strong>à, bisogna riconquistare un rapporto armonico con gliambienti naturali”.


252 RecensioniIl primo cap<strong>it</strong>olo è dedicato al significato (e alla storia) del <strong>2010</strong>-anno della biodivers<strong>it</strong>à, mapartendo da un paradosso, il <strong>2010</strong> è infatti per il calendario cinese l’anno della tigre, specie giuntaalla soglia dell’estinzione. Nel cap<strong>it</strong>olo successivo l’Autore affronta l’aspetto più difficile, chiarire ilconcetto di biodivers<strong>it</strong>à; la difficoltà è ins<strong>it</strong>a nel fatto che “Mentre la divers<strong>it</strong>à è in qualche modo misurabile,la biodivers<strong>it</strong>à non può esserlo, in quanto le componenti che la definiscono sono tali e tante cheè impossibile avere una misura di esse”. In questo comp<strong>it</strong>o Bruno Massa è aiutato dalle splendide fotodi Toni Puma (e relativi commenti) che può essere considerato il coautore di questo volume, le capac<strong>it</strong>àmeccaniche delle attuali macchine fotografiche fanno di tutti noi dei buoni fotografi ma non tuttisanno “quale” immagine è bello carpire per, poi, condividerla. Nel cap<strong>it</strong>olo su “I livelli della biodivers<strong>it</strong>à”quando scrive “C’è la necess<strong>it</strong>à che la divers<strong>it</strong>à sia mantenuta a tutti i livelli, a partire dallemolecole” introduce quello sulla “Conservazione” nel quale riporta le informazioni su quanto si èfatto in Italia e alcuni dati sul nostro Paese che osp<strong>it</strong>a ad es. 57.468 specie animali di cui 8,6 endemichee 6.711 specie di piante superiori (13,5 endemiche). Ciascun cap<strong>it</strong>olo è suddiviso in paragrafi,quello sulla conservazione, ad esempio, ne ha alcuni sulla migrazione o sulla biodivers<strong>it</strong>à cripticaall’interno dei quali l’Autore approfondisce alcuni temi senza rinunciare alla facil<strong>it</strong>à di comprensione,ma ribadendo che facil<strong>it</strong>à di conoscenza e apprendimento non vanno confusi con superficial<strong>it</strong>à.Nel cap<strong>it</strong>olo sulle “Cause di perd<strong>it</strong>a della biodivers<strong>it</strong>à”, affronta temi “spinosi” e giunge a proporrecon un pizzico di amarezza “La gente comune ha un rispetto e un timore dei santi tali che probabilmentela s<strong>tra</strong>da maes<strong>tra</strong> per frenare certi illec<strong>it</strong>i può essere proprio quella della chiesa”. Il cap<strong>it</strong>olo su“Energia e conservazione della biodivers<strong>it</strong>à” affronta i temi della sostenibil<strong>it</strong>à e della utilizzazionedelle risorse “che non consente ottimismo neanche ai più convinti sosten<strong>it</strong>ori che la terra ha una capac<strong>it</strong>àillim<strong>it</strong>ata di resilienza”. Strettamente connesso a questo cap<strong>it</strong>olo è quello su “L’impronta ecologica”.Infine molto utile per gli addetti ai lavori è il cap<strong>it</strong>olo finale su “La conservazione della biodivers<strong>it</strong>àat<strong>tra</strong>verso la legislazione”. Le conclusioni al volume <strong>tra</strong>ttano un tema caro a chi scrive,quando Massa dice “Si devono salvaguardare i saperi locali at<strong>tra</strong>verso un’oculata e capillare istruzioneche tenga conto sia delle <strong>tra</strong>dizioni sia dei sapori (non è un refuso. Pensiamo alle varietà spar<strong>it</strong>e di fruttadella Conca d’Oro!) locali, testimonianza di uno stretto rapporto <strong>tra</strong> uomo e natura”.Se alla fine di questo anno si premierà chi ha contribu<strong>it</strong>o a far conoscere la biodivers<strong>it</strong>à, unpremio andrà senz’altro a Bruno Massa, che ha recentemente scr<strong>it</strong>to, come ricorderete, per la Perdisaun volume dal t<strong>it</strong>olo “In difesa della biodivers<strong>it</strong>à” ma che soprattutto si adopera in prima personaper fare quello che scrive nella introduzione: “La scuola e l’Univers<strong>it</strong>à hanno il doveroso comp<strong>it</strong>odi aprire le menti dei giovani”.Oggi in questi tempi oscuri in cui l’istruzione viene mortificata è un inv<strong>it</strong>o affinché tutti continuinocon pervicacia a fare la loro parte.TOMMASO LA MANTIA

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