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Archeologia preventiva, lo stato dell'arte (di Stefano ... - Italia Nostra

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Boll.<strong>Italia</strong><strong>Nostra</strong>_num.444<strong>Archeo<strong>lo</strong>gia</strong> <strong>preventiva</strong>, <strong>lo</strong> <strong>stato</strong> dell’arte<strong>di</strong> <strong>Stefano</strong> De CaroDirettore generale per l’<strong>Archeo<strong>lo</strong>gia</strong> del MiBACLa recente approvazione del regolamento sull’archeo<strong>lo</strong>gia <strong>preventiva</strong> ha riportato all’attenzionedegli specialisti, se non del più vasto pubblico, il tema dell’archeo<strong>lo</strong>gia <strong>preventiva</strong>, come si suoledefinire l’attività <strong>di</strong> tutela archeo<strong>lo</strong>gica specificamente connessa ai gran<strong>di</strong> lavori pubblici. Non cheessa preveda tecniche <strong>di</strong> ricerca e scavo <strong>di</strong>verse da quelle dell’archeo<strong>lo</strong>gia tra<strong>di</strong>zionale, macertamente, per l’estensione delle aree coinvolte e la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica delle opere darealizzare, si tratta <strong>di</strong> un’attività che richiede grande impegno organizzativo non meno chechiarezza <strong>di</strong> metodo. Tanto più che essa, venute meno le fonti <strong>di</strong> finanziamento della ricercaarcheo<strong>lo</strong>gica conoscitiva, rappresenta ormai la principale voce <strong>di</strong> attività delle Soprintendenze e,per altro verso, la maggior fonte <strong>di</strong> lavoro per centinaia <strong>di</strong> archeo<strong>lo</strong>gi che operano da professionistiprivati. Per capire come si sia arrivati all’attuale situazione con l’introduzione <strong>di</strong> una specificanorma nel Co<strong>di</strong>ce dei Beni Culturali (Decreto Legislativo n. 42/2004, artico<strong>lo</strong> 28, comma 4),ricor<strong>di</strong>amo, con un breve excursus storico, come il tema dei rinvenimenti archeo<strong>lo</strong>gici sulle gran<strong>di</strong>infrastrutture sia sempre <strong>stato</strong> uno dei punti dolenti dell’archeo<strong>lo</strong>gia italiana. La modernizzazione,ovvero più spesso la creazione, delle infrastrutture dell’<strong>Italia</strong> unita si realizzò con un altissimo costoin termini <strong>di</strong> patrimonio archeo<strong>lo</strong>gico (e paesaggistico): anfiteatri, ta<strong>lo</strong>ra città intere spaccate ametà, paesaggi costieri con tutte le presenze antiche <strong>di</strong> ville, porti, etc. furono il prezzo pagato al<strong>lo</strong>sviluppo economico da parte <strong>di</strong> un’archeo<strong>lo</strong>gia che non aveva ancora compiuto il passaggio dalmonumento al territorio e <strong>di</strong> una società inevitabilmente più attenta alle esigenze della modernitàche <strong>di</strong> salvaguardare le antichità; anzi queste ed i suoi cultori furono, da un’agguerrita partedell’intellettualità, percepite come un nemico, oscurantista ostaco<strong>lo</strong> al progresso della civiltà dellemacchine. Né riuscì ad essere efficace quel<strong>lo</strong> strumento della carta archeo<strong>lo</strong>gica, intesa comeconoscenza <strong>preventiva</strong> del territorio, che pure, fin dall’inizio della storia dell’amministrazioneunitaria, era <strong>stato</strong> in<strong>di</strong>cato come risolutore del conflitto.Nel periodo fascista la situazione, pur nel clima <strong>di</strong> esaltazione dell’antica romanità, non mutòsostanzialmente: anzi, la storia della via dei Fori Imperiali <strong>di</strong>mostra come le infrastrutture, e tantopiù quelle funzionali alle esigenze della propaganda del regime, fossero sentite come un’esigenzasuperiore, da non subor<strong>di</strong>nare alle presenze archeo<strong>lo</strong>giche, nonostante queste ricevessero proprioin quel momento la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una nuova tutela, con la legge 1089 del 1939, <strong>di</strong> grande efficacia,almeno verso i privati.Il dopoguerra, con le pressanti esigenze della ricostruzione, e la necessità <strong>di</strong> espandere il sistemainfrastrutturale a sostegno del “miraco<strong>lo</strong> economico”, rappresentò una nuova ondata <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzionidel patrimonio archeo<strong>lo</strong>gico: città antiche (ad esempio Cales in Campania), me<strong>di</strong>evali (ad esempioAquino), per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> ville ed altri e<strong>di</strong>fici antichi, tutto fu sacrificato nella costruzione delle nuoveautostrade, per <strong>lo</strong> più senza neppure un rilievo o una fotografia che documentassero quantoveniva <strong>di</strong>strutto.1


1994, n. 109 (legge quadro sui LL.PP.) e del decreto attuativo 20 agosto 2002, n. 190 (attuativodella c.d. legge obiettivo), le stazioni appaltanti debbano trasmettere prima dell’approvazione alsoprintendente territorialmente competente copia del progetto preliminare dell’intervento, insiemecon le indagini archeo<strong>lo</strong>giche e geo<strong>lo</strong>giche preliminari, <strong>di</strong> cui all’art. 18, comma 1, lettera d) delregolamento <strong>di</strong> cui al DPR 21 <strong>di</strong>cembre 1999, n. 554, con particolare attenzione ai dati <strong>di</strong> archivio,ricognizioni sul terreno, alla lettura della geomorfo<strong>lo</strong>gia del territorio, nonché alla fotointerpretazioniper le opere a rete”. La documentazione è raccolta, elaborata e validata dai <strong>di</strong>partimentiarcheo<strong>lo</strong>gici delle Università o da soggetti in possesso <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong> specializzazione in archeo<strong>lo</strong>giao da dottorato <strong>di</strong> ricerche in archeo<strong>lo</strong>gia (il regolamento ora approvato <strong>di</strong>sciplina appuntol’identificazione e l’attività <strong>di</strong> questi soggetti con l’istituzione presso il Ministero <strong>di</strong> un elenco deglistessi). Resta ora da provvedere all’altro previsto decreto, emanando dal Ministro dei Beni Culturali<strong>di</strong> concerto con quel<strong>lo</strong> delle Infrastrutture per stabilire le linee guida della procedura.Un notevole punto <strong>di</strong> interesse è l’esclusione dalla previsione della procedura contrattualizzataposta sotto la supervisione del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, delle areearcheo<strong>lo</strong>giche, dei parchi archeo<strong>lo</strong>gici (che ad oggi sono sostanzialmente quelli istituiti dalleRegioni) e delle zone <strong>di</strong> interesse archeo<strong>lo</strong>gico “ex Galasso” <strong>di</strong> cui all’art. 142, comma 1, lettera mdel Co<strong>di</strong>ce), punto, questo ultimo che ha evidentemente una forte relazione con la sempre piùurgente progettazione dei Piani paesaggistici regionali.Non c’è dubbio infatti che siano questi ultimi, in quanto comprensivi da un lato della descrizionepuntuale <strong>di</strong> tutte le presenze culturali e paesaggistiche note e dall’altra <strong>di</strong> una programmazione delterritorio a scala regionale, la vera, unica <strong>di</strong>mensione nella quale le gran<strong>di</strong> infrastrutture, pubblicheo private che siano, potranno trovare il <strong>lo</strong>ro quadro <strong>di</strong> riferimento. In attesa che essi siano approvatiresta da compiere tuttavia un grande lavoro che riguarda appunto la raccolta e la organizzazionedei dati conoscitivi. Questo ambito, che è quel<strong>lo</strong> dei Sistemi geografici territoriali, ha visto in questianni un grande sviluppo da parte <strong>di</strong> molte Soprintendenze, Direzioni regionali, Università e altriIstituti culturali. Si sono raccolti, sia pure senza un model<strong>lo</strong> unico, una quantità notevole <strong>di</strong> datiinformativi, che costituiscono ora un patrimonio preziosissimo che è necessario va<strong>lo</strong>rizzare al piùpresto in maniera integrata. Fortunatamente la tecno<strong>lo</strong>gia informatica rende oggi possibileinterrogare banche dati costruite con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi; basta so<strong>lo</strong> organizzare le più idonee forme <strong>di</strong>collaborazione fra i <strong>di</strong>versi Enti depositari e sarà possibile attuare informaticamente quella cartaarcheo<strong>lo</strong>gica d’<strong>Italia</strong> che rappresenterà, insieme alle altre carte culturali e paesaggistiche delPaese, <strong>lo</strong> strumento migliore perché il <strong>di</strong>segno delle future infrastrutture avvenga con le minori“sorprese archeo<strong>lo</strong>giche” possibili ed i maggiori benefici conoscitivi. Per questo e per gli altriaspetti connessi al tema dell’archeo<strong>lo</strong>gia <strong>preventiva</strong> chi scrive ha ritenuto <strong>di</strong> costituire un gruppo <strong>di</strong>lavoro formato cioè da rappresentanti delle <strong>di</strong>verse istituzioni coinvolte che ha cominciato adelaborare questi temi. Confi<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> poter presentare e <strong>di</strong>scutere al più presto, anche in questasede, le prime proposte.3

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