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Esperienze filologiche nella rete - Dipartimento di Filologia Moderna

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ForoNELLA RETECOSTANZO DI GIROLAMO, UMBERTO ECO,PETER ROBINSON, PETER SHILLINGSBURGNessuno mette in dubbio che l’informatica, Internet e i loro inelu<strong>di</strong>bili sviluppi,a breve e a lunga scadenza, hanno già trasformato e trasformerannosempre più ra<strong>di</strong>calmente non soltanto i mezzi e i fini dell’ecdotica, ma anchetutti i campi del sapere e, in definitiva, la naturalezza stessa della conoscenza.Altra cosa è definire in che senso e con che portata si producano tali cambiamenti.Disponiamo <strong>di</strong> alcuni strumenti così nuovi, così poderosi e soggettiad una evoluzione così rapida, che tuttora non siamo in grado <strong>di</strong> gestirli agilmente,né possiamo essere sicuri che i nostri sforzi <strong>di</strong> oggi saranno utilidomani. Siamo avviluppati <strong>nella</strong> <strong>rete</strong>, in una <strong>rete</strong> <strong>di</strong> certezze e perplessità.Di fronte ad un tema <strong>di</strong> tale grandezza, il foro <strong>di</strong> Ecdotica non potevaessere convocato altrimenti che ad personas: senza alcuna p<strong>rete</strong>sa <strong>di</strong> sistematicitàné <strong>di</strong> esaustività, si è rivolto innanzitutto all’esperienza particolaree all’autorevolezza <strong>di</strong> coloro che ponevano questioni e avanzavanopossibili risposte. Nessuno ignora che Scholarly E<strong>di</strong>ting in the ComputerAge (1985, 1996 3 ), <strong>di</strong> Peter L. Shillingsburg, è uno dei due o tre libri cheunanimemente si considerano all’origine stessa della rivoluzione teoricae pratica degli stu<strong>di</strong> testuali. Ogni giorno nascono <strong>nella</strong> <strong>rete</strong> chissà quantiprogetti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni e archivi che per la stragrande maggioranza rimangonoincompleti o irrime<strong>di</strong>abilmente <strong>di</strong>menticati: tra le più valide eccezioni aquesta regola occupano un posto a sé gli ormai veterani repertori dell’anticapoesia catalana e della letteratura trobadorica e occitana me<strong>di</strong>evale<strong>di</strong>retti da Costanzo Di Girolamo. Peter Robinson ha curato le e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>gitali<strong>di</strong> livello tecnicamente più alto e intellettualmente più maturo che sisia raggiunto fino ad oggi, e continua ad esplorare, infaticabile, i sentieridel futuro. Infine, <strong>di</strong> Umberto Eco basta <strong>di</strong>re che è ... Umberto Eco, e che,come Robinson segnalò durante lo svolgimento del nostro foro, «in thelast decades, more than anyone else, he has explored how we make meaningswithin the many intellectual worlds we inhabit».


<strong>Esperienze</strong> <strong>filologiche</strong> <strong>nella</strong> <strong>rete</strong>161me<strong>di</strong>a stu<strong>di</strong>ati <strong>nella</strong> Presenza della voce, internet può servire certo, inmaniera potente, all’oralità «me<strong>di</strong>ata» (mé<strong>di</strong>atisée), ma io credo che lasua vera rivoluzione riguar<strong>di</strong> proprio la parola scritta: la sua portata, inquesto ambito, è paragonabile a quella dell’invenzione della stampa, conla <strong>di</strong>fferenza che le potenzialità del suo impatto sono ben maggiori. Laparola scritta <strong>nella</strong> <strong>rete</strong> è, come vedremo, una parola <strong>di</strong>namica, che inun certo senso lascia sempre aperta la comunicazione, proprio come nel<strong>di</strong>alogo a voce.Nelle pagine che seguono, cercherò <strong>di</strong> raccontare la mia personaleesperienza <strong>di</strong> utilizzazione <strong>di</strong> Internet nel campo della filologia me<strong>di</strong>evale.Si tratta <strong>di</strong> un’esperienza circoscritta e modesta, almeno per le sueimplicazioni tecniche, ma che ha una caratteristica non molto frequente:i due progetti <strong>di</strong> cui parlo sono stati realizzati, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tanti altriannunciati fin dagli albori dell’era della <strong>rete</strong> e mai portati a termine. Cisiamo fatti questa idea quando nel 2000 abbiamo partecipato al convegno«Quels contenus pour les bibliothèques numériques?», organizzatoa Parigi dalla Bibliothèque nationale de France e dalla New York PublicLibrary: <strong>nella</strong> maggior parte delle presentazioni l’unico tempo verbaleutilizzato era il futuro.Il primo progetto è la biblioteca <strong>di</strong>gitale Rialc. Repertorio informatizzatodell’antica letteratura catalana: la poesia (www.rialc.unina.it),avviato nel 1999 e concluso nel 2002. Ad esso ha collaborato il mioallievo Clau<strong>di</strong>o Franchi che, anche lui un informatico <strong>di</strong>lettante, miinsegnò all’inizio i ru<strong>di</strong>menti del mestiere. Il Rialc raccoglie l’intera produzionein versi (lirica e narrativa) in lingua occitano-catalana e catalanadei secoli xiv e xv. Come è noto agli specialisti, ma assai meno allettore me<strong>di</strong>o, sia pure <strong>di</strong> buona o alta cultura, si tratta <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> notevole pregio, che prende vita autonoma sul finire della civiltà trobadorica(secoli xii e xiii), innestandosi in essa e continuandone dapprimala lingua, via via sempre più localizzata geograficamente, fino agiungere alle soglie della modernità con il canzoniere <strong>di</strong> Ausiàs March,capolavoro della lirica europea quattrocentesca, e con l’opera, permeata<strong>di</strong> forti tratti umanistici, <strong>di</strong> Joan Roís de Corella.Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> catalanistica hanno avuto un impulso solo dopo la finedel franchismo, sicché la qualità delle e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponevamo,salvo isolate punte <strong>di</strong> eccellenza, non era delle migliori. A complicarele cose, i testi erano presentati (e per la verità lo sono spesso tuttora) investi grafiche molto <strong>di</strong>verse a causa <strong>di</strong> inopportuni tentativi <strong>di</strong> modernizzazionedella lingua e soprattutto del <strong>di</strong>verso uso degli accenti e deisegni <strong>di</strong>acritici (punto in alto, apostrofo e trattino). È evidente che


<strong>Esperienze</strong> <strong>filologiche</strong> <strong>nella</strong> <strong>rete</strong>163complesso senza il con<strong>di</strong>zionamento <strong>di</strong> antologie preconfezionate o ilfasti<strong>di</strong>o <strong>di</strong> selezioni fatte a base <strong>di</strong> fotocopie.Sostanzialmente <strong>di</strong>verso dal Rialc, sebbene apparentemente simile<strong>nella</strong> struttura esterna, è il Rialto. Repertorio informatizzato dell’antica letteraturatrobadorica e occitana (www.rialto.unina.it), a cui ha anche collaborato,soprattutto <strong>nella</strong> fase iniziale, Clau<strong>di</strong>o Franchi. L’acronimo d’ispirazionelagunare, indubbiamente un po’ rocambolesco, si deve al fattoche l’incoraggiamento principale alla sua creazione, nel 2001, venne daLuigi Milone, professore <strong>di</strong> filologia romanza all’Università Ca’ Foscari <strong>di</strong>Venezia. Per la complessità della tra<strong>di</strong>zione in questione, l’iniziativa sembravaa me spericolata e <strong>di</strong>fficilmente realizzabile negli stessi termini delRialc. Oggi il Rialto si può considerare, come il Rialc, compiuto, ma nonper questo finito: alla base del progetto c’è infatti l’idea che debba essereun sito aperto e in continua espansione. La filologia occitana è stata findal secolo xix all’avanguar<strong>di</strong>a delle <strong>di</strong>scipline <strong>filologiche</strong> <strong>di</strong> modernistica:la maggior parte delle e<strong>di</strong>zioni sono <strong>di</strong> buona qualità ed esistono adeguatistrumenti grammaticali, lessicografici e metrici; negli ultimi tempisono state anche realizzate due concordanze dei trovatori e una <strong>di</strong> queste,curata dal benemerito e infaticabile Peter Ricketts, è stata successivamenteestesa alla produzione non lirica e lo sarà in futuro anche alla prosa. Ilquadro è insomma completamente <strong>di</strong>verso rispetto a quello della poesiacatalana. Tuttavia, proprio per l’alto livello degli stu<strong>di</strong> e delle e<strong>di</strong>zioni (maè inutile <strong>di</strong>re che niente è perfetto e che quin<strong>di</strong> tutto è perfezionabile), lefinalità del Rialto non potevano limitarsi a una mera biblioteca <strong>di</strong>gitale,sia pure con occasionali miglioramenti testuali. Ho cercato <strong>di</strong> enunciarle<strong>nella</strong> paginetta <strong>di</strong> presentazione del sito (2003), che riporto in parte:Il Repertorio informatizzato dell’antica letteratura occitana si propone <strong>di</strong>immettere in <strong>rete</strong>, in e<strong>di</strong>zioni critiche affidabili, l’intero corpus letterariooccitano me<strong>di</strong>evale. Nato da un’idea <strong>di</strong> Luigi Milone e <strong>di</strong> Costanzo Di Girolamocome parte delle ricerche <strong>di</strong> occitanistica cofinanziate dal Ministero italianodell’istruzione, dell’università e della ricerca e da singoli atenei (Bari,Firenze, L’Aquila, Messina, Napoli Federico II, Padova, Pisa, Salerno, Torino eVenezia Ca’ Foscari), il progetto è aperto alla collaborazione attiva dell’interacomunità scientifica internazionale.Nella prospettiva della filologia informatica, il Rialto può definirsi unabiblioteca <strong>di</strong>gitale <strong>di</strong>namica: i testi ad esso consegnati o appaiono in nuovee<strong>di</strong>zioni o sono riveduti, quando è il caso, dagli stessi e<strong>di</strong>tori o da collaboratori,che in<strong>di</strong>cano in nota ogni mo<strong>di</strong>fica introdotta, o possibile, rispettoalle e<strong>di</strong>zioni già apparse a stampa; le e<strong>di</strong>zioni più antiche sono anch’esseoggetto <strong>di</strong> revisione, me<strong>di</strong>ante ritocchi a errori materiali, concisi aggiorna-


164Costanzo Di Girolamomenti bibliografici o la segnalazione <strong>di</strong> soluzioni testuali alternative avanzateda altri. Ciascuna e<strong>di</strong>zione potrà essere nuovamente corretta o mo<strong>di</strong>ficata infuturo dall’e<strong>di</strong>tore o dal revisore, ma resterà comunque traccia, nel sito, dellaversione precedente in modo da permettere rinvii bibliografici non ambigui.Ogni versione è datata all’anno, al mese e al giorno. Di alcuni autori si fornirannoinoltre due o più e<strong>di</strong>zioni, com’è già il caso <strong>di</strong> Folquet de Marselha ecome lo sarà tra poco <strong>di</strong> Guglielmo <strong>di</strong> Poitiers e <strong>di</strong> Arnaut Daniel, e ciò ancheallo scopo <strong>di</strong> evitare l’‘effetto internet’, cioè la tendenza a citare i testi imme<strong>di</strong>atamente<strong>di</strong>sponibili in linea, normalmente offerti in un’unica e<strong>di</strong>zione.Così concepita, una biblioteca <strong>di</strong>gitale <strong>di</strong>namica non si sostituisce né sicontrappone all’e<strong>di</strong>toria cartacea, stabilendo piuttosto con essa una relazione<strong>di</strong> complementarità. La <strong>rete</strong> può anticipare la pubblicazione (perchéa tutti gli effetti, anche legali, <strong>di</strong> pubblicazione si tratta) <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni che poiappariranno a stampa; non avendo limiti <strong>di</strong> spazio, può contenere unadocumentazione improponibile in un libro, a cui però dal libro è possibilerimandare; per le e<strong>di</strong>zioni già impresse, rende agli e<strong>di</strong>tori viventi il servizio<strong>di</strong> aggiornare e eventualmente correggere i propri lavori o <strong>di</strong> rispondere adubbi e obiezioni sollevate (è superfluo ricordare che le ristampe a brevetermine <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni critiche sono un’eccezione).Il Rialto ha un’articolazione interna variabile in ragione dello stato e<strong>di</strong>torialedei singoli testi. Di costante c’è una pagina, che chiamiamo paginamadre,contenente il testo critico, senza apparato, accompagnato da unascheda riassuntiva (manoscritti, e<strong>di</strong>zioni, metrica, eventuale melo<strong>di</strong>a, note).Il testo proposto [1] può risultare da una nuova e<strong>di</strong>zione critica; [2] puòriprendere una precedente e<strong>di</strong>zione con mo<strong>di</strong>fiche, anche minime, dettagliatamentegiustificate; [3] può riprodurre senza variazioni, ma con un’opportunaannotazione, un’e<strong>di</strong>zione giu<strong>di</strong>cata eccellente o comunque non migliorabilenell’imme<strong>di</strong>ato. Nei casi [1] e [2], la pagina-madre è accompagnata daaltre pagine, secondo un modello sostanzialmente libero: <strong>nella</strong> pagina-madreil lettore troverà il menù <strong>di</strong> quanto offerto. L’offerta può comprendere unapremessa, l’apparato critico (inelu<strong>di</strong>bile per le nuove e<strong>di</strong>zioni), l’e<strong>di</strong>zione<strong>di</strong>plomatica, note interpretative, la traduzione, altro ancora. Le schede riassuntivesono siglate in maiuscolo se ne sono autori gli e<strong>di</strong>tori, in minuscolose sono redatte da collaboratori.Per i testi dei trovatori <strong>di</strong> cui sopravvive la melo<strong>di</strong>a, si prevede l’esecuzionecantata della prima stanza: una prova già realizzata è la canzone <strong>di</strong>Rigaut de Berbezilh, Atressi com lo leos (BdT 421.1), ascoltabile cliccando sultetragramma posto accanto al nome del poeta.Lingue veicolari del Rialto sono tutte le lingue romanze, l’inglese e il tedesco.Questa articolazione dovrebbe chiarire il senso dell’espressione «parola<strong>di</strong>namica», che ho usato sopra. L’e<strong>di</strong>tore può tornare a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> temposulla sua e<strong>di</strong>zione, a stampa o in <strong>rete</strong>; <strong>di</strong>alogare con quanti sono inter-


<strong>Esperienze</strong> <strong>filologiche</strong> <strong>nella</strong> <strong>rete</strong>165venuti sullo stesso testo; correggersi o spiegarsi meglio. Altri possonointegrare o aggiornare il suo lavoro. L’eccellente e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Peire Vidalcurata nel 1960 da d’Arco Silvio Avalle è ad esempio priva della traduzione,a cui sta ora provvedendo Anto<strong>nella</strong> Martorano; le e<strong>di</strong>zioni marcabrunianesparse <strong>di</strong> Aurelio Roncaglia sono state raccolte da FrancescoCarapezza; altre valide e<strong>di</strong>zioni sono state arricchite <strong>di</strong> aggiornamentibibliografici; l’annunciata e<strong>di</strong>zione sinottica <strong>di</strong> Arnaut Daniel, a cura<strong>di</strong> Aniello Fratta, sarà in linea alla fine del 2007, e così via. La <strong>rete</strong> offreuna flessibilità, un’economia <strong>di</strong> tempi e <strong>di</strong> costi, la possibilità <strong>di</strong> microe <strong>di</strong> macrointerventi la cui realizzazione a stampa sarebbe impensabile.E, come <strong>di</strong>cevo <strong>nella</strong> presentazione, la <strong>rete</strong> può svolgere una funzionecomplementare rispetto all’e<strong>di</strong>toria a stampa.Non ogni cosa, in questo quadro, si tinge <strong>di</strong> rosa. Quando apriamoun libro, raramente ci chie<strong>di</strong>amo se la stampa sia stata eseguita con unproce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> pressione piana oppure cilindrica, cioè con una rotativa;e, quando i due sistemi <strong>di</strong> composizione coesistevano, era irrilevante se lapagina che avevamo davanti fosse stata composta (uso termini alla buona)a piombo o fotocomposta. Oggi l’autore sa <strong>di</strong> essere il primo responsabiledella composizione, fatti salvi gli aggiustamenti redazionali e formali chepuò introdurre una casa e<strong>di</strong>trice, in quanto consegna una versione <strong>di</strong>gitalizzatadel suo scritto: partecipa cioè attivamente a una fase importantedel lavoro e<strong>di</strong>toriale. Molto in teoria, una volta licenziata una composizionepriva <strong>di</strong> errori <strong>di</strong> sostanza, l’autore o l’e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> un testo potrebbeanche <strong>di</strong>sinteressarsi <strong>di</strong> quanto avviene dopo. Più o meno lo stesso si<strong>di</strong>rebbe che succeda con una pubblicazione in <strong>rete</strong>. Le cose qui, tuttavia,sono più complicate. Un libro stampato dura finché resta materialmentein vita come oggetto, <strong>di</strong> norma <strong>di</strong>versi secoli. Un sito web necessiterà probabilmente<strong>di</strong> perio<strong>di</strong>ci aggiornamenti tecnici, perché non sappiamo perquanto tempo saranno in vigore i linguaggi correnti: tali aggiornamentinon serviranno a migliorare la presentazione <strong>di</strong> un testo, ma forse avrannol’effetto <strong>di</strong> renderlo illeggibile. A parte questo, va garantita per il futuroquella che è la caratteristica principale della <strong>rete</strong>: la possibilità <strong>di</strong> continuemo<strong>di</strong>fiche, correzioni, integrazioni. L’autore o il curatore <strong>di</strong> un sitocome una biblioteca <strong>di</strong>gitale non ha che due possibilità: o affidarsi a deiprofessionisti o imparare quanto basta il mestiere, sia pure restando persempre un <strong>di</strong>lettante. Ognuno può capire che per un progetto <strong>di</strong> ricercain <strong>rete</strong> la prima ipotesi è pericolosissima. Per la pubblicazione <strong>di</strong> un libronoi possiamo trovare più o meno facilmente una casa e<strong>di</strong>trice o un enteche una tantum si presti a un finanziamento; per un sito web <strong>di</strong>pendere daagenti esterni comporterebbe preventivare finanziamenti continui, su cui


166Costanzo Di Girolamonessun ricercatore può ragionevolmente contare. Di qui l’elogio del <strong>di</strong>lettante:non è impossibile che un filologo si trasformi in un vero informatico;ma a <strong>di</strong>fferenza che nell’e<strong>di</strong>toria cartacea (nessuno <strong>di</strong> noi sarebbe ingrado <strong>di</strong> produrre da solo nemmeno un’unica copia <strong>di</strong> un libro degna <strong>di</strong>questo nome), l’autore o il curatore <strong>di</strong> un sito web può arrivare comunquea risultati accettabili o perfino buoni, <strong>di</strong>ciamo artigianali, senza l’aiuto <strong>di</strong>nessuno o con l’aiuto occasionale <strong>di</strong> un tecnico, a cui però, per le ragioniche ho detto, non si può delegare la regia e il controllo dell’intero lavoro.Si tratta cioè <strong>di</strong> fare un ulteriore piccolo passo rispetto a quello che giàfacciamo quando prepariamo un libro e ne forniamo la composizione<strong>di</strong>gitalizzata: per il web, possiamo mirare al prodotto finito. Entrambi inostri progetti sono stati realizzati interamente da filologi che sono ancheinformatici <strong>di</strong>lettanti e abbiamo accettato con piacere l’epiteto scherzoso<strong>di</strong> filologi elettricisti che qualcuno ci ha assegnato.Se l’ostacolo <strong>di</strong> cui parlavo, che è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne tecnico ma anche economico,è aggirabile con un po’ <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> buona volontà, un ostacoloben maggiore è costituito dalla <strong>di</strong>sponibilità stessa dei testi. Nella legislazioneitaliana non è ben chiaro se l’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un testo antico sia o no<strong>di</strong> proprietà dell’e<strong>di</strong>tore scientifico e della casa e<strong>di</strong>trice; in altre legislazionisi considera che lo sia. Ciò è abbastanza assurdo, perché qualsiasie<strong>di</strong>tore giurerebbe che il testo da lui o lei proposto è quello più vicinoall’originale e che non è certo opera sua; c’è anche da <strong>di</strong>re che nonconosco nessun e<strong>di</strong>tore scientifico che si sia arricchito con il suo lavorostrettamente ecdotico. Per siti <strong>di</strong> ricerca come il Rialc o il Rialto o comealtri sarebbe impossibile versare <strong>di</strong>ritti d’autore per la ripresa <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zione;siti che non hanno finalità scientifiche si accontentano invece <strong>di</strong>e<strong>di</strong>zioni anonime, ovvero non <strong>di</strong>chiarate, o <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni superate. È unpo’ come se qualcuno ci facesse vedere le fotografie degli affreschi dellaCappella Sistina <strong>di</strong> prima del restauro, perché la ripulitura del colore e lesante nu<strong>di</strong>tà riportate alla luce dopo la rimozione delle braghe posticcesono proprietà del restauratore e del suo committente giapponese. Conla comprensione e la collaborazione degli e<strong>di</strong>tori scientifici, il Rialc eil Rialto non hanno incontrato finora intoppi a questo riguardo, ma ilproblema tuttavia sussiste e andrebbe affrontato in maniera esplicita esu scala internazionale, senza che si debba ricorrere a comici sotterfugi:qualche anno fa l’e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> un testo me<strong>di</strong>evale, per evitare noie conla sua casa e<strong>di</strong>trice, precisava nell’e<strong>di</strong>zione in linea che essa era stata‘mo<strong>di</strong>ficata’ rispetto a quella a stampa (forse in qualche virgola).Un sito <strong>di</strong> ricerca, come una biblioteca <strong>di</strong>gitale criticamente annotata eche ospita contributi originali, coinvolge il lavoro <strong>di</strong> molti stu<strong>di</strong>osi. Il Rialto


<strong>Esperienze</strong> <strong>filologiche</strong> <strong>nella</strong> <strong>rete</strong>167ha una vera e propria <strong>di</strong>rezione scientifica e si serve <strong>di</strong> referees esterni. Èperciò giusto che i contributi che vi compaiono e che non sempre sonotrasferibili a stampa, talvolta perché appositamente concepiti per la <strong>rete</strong>,abbiano lo statuto pieno <strong>di</strong> pubblicazioni scientifiche. Questo può apparirea molti <strong>di</strong> noi un’ovvietà, anche perché sappiamo che in altri campidel sapere esistono importanti riviste scientifiche solo in linea o con unaversione a stampa e una in linea; eppure il preconcetto che una vera pubblicazionesia solo a stampa è ancora frequente e ra<strong>di</strong>cato. Potremmotranquillamente lasciare i colleghi che la pensano così nelle loro erroneeconvinzioni, ma il problema si affaccia drammaticamente se proprio a essipuò capitare <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care un can<strong>di</strong>dato a un concorso universitario chepresenti dei titoli immateriali o <strong>di</strong> valutare la qualità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>partimentoo <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> ricerca che si sia concentrato su progetti informatizzati.Anche su questo andrebbe fatta chiarezza, in ambito internazionale.Nonostante queste <strong>di</strong>fficoltà, l’era della <strong>rete</strong> apre alla filologia unaquantità <strong>di</strong> inusitate potenzialità. Sorella povera, sebbene blasonata, <strong>di</strong>altre <strong>di</strong>scipline umanistiche <strong>di</strong> maggior richiamo e quin<strong>di</strong> più facoltose,la filologia trova in internet un potente strumento che a certe con<strong>di</strong>zioniè gestibile a costi minimi. Nello specifico della mia personale esperienza,la <strong>rete</strong> può servire non certo alla <strong>di</strong>vulgazione ma alla <strong>di</strong>ffusione e auna più approfon<strong>di</strong>ta conoscenza del patrimonio testuale me<strong>di</strong>evale: unpatrimonio che è alle origini stesse della cultura europea moderna e chenon deve restare prerogativa degli addetti ai lavori.UMBERTO ECODubbi e sospettiNon aspettatevi da me un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> ecdotica sulla recensio, la collatiocon l’eliminazione <strong>di</strong> apografi, antigrafi e la emendatio. Non saprei <strong>di</strong>rvinulla <strong>di</strong> nuovo sul metodo <strong>di</strong> Lachmann e sulla sua storia da Bé<strong>di</strong>er aTimpanaro.In vita mia ho fatto un solo lavoro <strong>di</strong> ecdotica bibliografica: ricostruirele vicende <strong>di</strong> un libro che appare sempre composito (ve<strong>di</strong> «Lo stranocaso della Hanau 1609», ora in La memoria Vegetale, Milano, Rovello,2006). Ne ho tratto uno stemma senza archetipo, se l’ossimoro è accettabile.

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