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Rivista PBM 30.pdf - STRINGHER

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Storia sui giornali rassegna stampa tematica. tardo antico e medioevoAvvenire15 novembre2009 http://www.pbmstoria.it/giornali9663El País31 ottobre 2009http://www.pbmstoria.it/giornali9629Corriere della Sera22 giugno 2009http://www.pbmstoria.it/giornali8356la Repubblica7 aprile 2009http://www.pbmstoria.it/giornali6879Corriere della Sera1 aprile 2009http://www.pbmstoria.it/giornali6616la Repubblica14 marzo 2009http://www.pbmstoria.it/giornali6150The Guardian28 febbraio 2009http://www.pbmstoria.it/giornali5657Il Giornale16 febbraio 20092009http://www.pbmstoria.it/giornali5444La Stampa7 febbraio 2009http://www.pbmstoria.it/giornali5263The Guardian24 gennaio 2009http://www.pbmstoria.it/giornali5212Franco CardiniCluny. La rinascita del MedioevoLa nascita dell’abbazia di Cluny, fondata nel 910 in Borgogna da Guglielmo d’Aquitania,rappresentò un momento di svolta nella storia religiosa e culturale del MedioevoJosé María GuelbenzuTratado de las pasiones del PoderJosé María Guelbenzu analizza il volume di Steven Runciman sui Vespri siciliani del 1282,recentemente apparso nella traduzione spagnola, e ne approfitta per evidenziare i meriti di unlavoro storiografico eccellenteLuciano CanforaBisanzio, inizio della modernitàLuciano Canfora recensisce il libro Costantinopoli. Metropoli dai mille volti in cui lo storicoPeter Schreiner mette in luce la centralità culturale, politica e istituzionale della città durante ilmillennio bizantinoFabio GambaroGli umiliati del MedioevoFabio Gambaro intervista il medievista Jacques Le Goff riguardo la natura, le cause e glieffetti delle numerose rivolte popolari scoppiate in Europa fra il X e il XV secoloAlessandro BarberoL’Italia mancata del buon BarbarossaNel 1176, Federico I Barbarossa fu battuto nella battaglia di Legnano dalla Lega Lombarda.La sconfitta fu un bene per la penisola oppure ritardò la costruzione di uno Stato nazionalesul modello europeo, relegando in condizione di debolezza i futuri stati italiani?Adriano ProsperiIl furto e la sua storiaAdriano Prosperi analizza il libro intitolato Settimo: non rubare. Furto e mercato nellastoria dell’Occidente in cui Paolo Prodi ricostruisce il dibattito dottrinale ed economico,nonché le regole volte a stabilire i limiti fra furto e guadagno legittimo nel periodo che vadall’XI al XIX secoloJames BuchanInvaders of the mindIl libro di Jonathan Lyons The House of Wisdom: How the Arabs Transformed WesternCivilization ricostruisce come gli Arabi seppero conservare la cultura greco-romana e come leculture delle due sponde del Mediterraneo seppero reciprocamente influenzarsi ed ibridarsiClaudio PompeiAlla ricerca del tesoro di AlaricoAlla luce di una nuova ipotesi sul sito della sepoltura di Alarico, re dei goti, Claudio Pompeiracconta la vicenda del re che per primo saccheggiò Roma (410) al tramonto del suo impero ericostruisce le fonti storiche e le ricerche archeologiche sulla sua tombaSilvia RoncheyA Bisanzio le civiltà si incontraronoAlla luce dei numerosi libri usciti sulla civiltà bizantina, Silvia Ronchey sottolinea comeBisanzio abbia molto da insegnarci, se la si considera per quello che fu: un impero multietnicocapace di rielaborare l’eredità romana anche attraverso il dialogo culturale con le civiltàorientaliIan MortimerSpeeding through the centuriesIan Mortimer recensisce il libro The Inheritance of Rome. A History of Europe from 400 to1000, in cui lo storico inglese Chris Wickham traccia un ampio affresco delle trasformazionisociali, politiche, economiche e culturali dell’Europa altomedievale Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Storiografie Carlo Magno, sovrano germanicoha impedito che le dinamiche in atto in epoca carolingiacominciassero a essere valutate in maniera più sfumatae più articolata nei decenni sucessivi. È quanto hafatto subito dopo la Seconda guerra mondiale lo storicoaustriaco Heinrich von Fichtenau, autore nel 1949 delfondamentale saggio Das karolingische Imperium. Sozialeund geistige Problematik eines Großreiches (trad.it. L’impero carolingio, 1958), nel quale vengono delineatecon chiarezza le contraddizioni del regno di CarloMagno e l’instabilità dei fondamenti dell’impero. L’approcciodi Fichtenau è teso, infatti, a smitizzare la figuradel sovrano e a riportare in superficie i tanti elementigermanici che caratterizzarono il suo regno, elementi rimastieccessivamente sullo sfondo nelle opere degli storiciprecedenti.Si delinea così un modello di interpretazione che considerapiù corretto definire l’impero di Carlo Magnocome “carolingio”, e quindi “franco”, più che “sacro eromano”. Tale modello ha fatto scuola nell’approcciostoriografico più moderno. In epoca recente, infatti, storiciche si sono occupati in modo specifico della figuradel sovrano franco, provenienti dall’area tedesca, comeDieter Hägermann e Matthias Becher, ma anche italiani,come Franco Cardini e Alessandro Barbero, hannosottolineato come Carlo, prima che imperatore, fu e sisentì sempre profondamente sovrano del suo popolo,un popolo che rappresentava in primo luogo l’espressionemigliore della predominanza militare e politica acquisitadai germani in Occidente a partire dal V secolo.Carlo Magno viene incoronato re dei franchi.Le persistenze germaniche nella figuradi Carlo MagnoIl legame di Carlo Magno con il mondo dei franchi èanalizzato in maniera approfondita da Dieter Hägermannnel saggio incentrato sulla figura del sovrano e intitolatoCarlo Magno. Il signore dell’Occidente. Hägermannfa largo uso delle fonti coeve, prima fra tutte laVita Karoli redatta tra l’817 e l’831 dal biografo di corteEginardo, il quale scrive a proposito del sovrano: «Usavail vestito nazionale, cioè franco; gli abiti stranieri, anchese bellissimi, li rifiutava e non accettava mai di indossarli,tranne che a Roma: una volta richiesto da papaAdriano, e un’altra supplicato dal suo successore Leone,si mise la tunica lunga e la clamide, e indossò anchescarpe alla moda romana».Al di là di questi aspetti apparentemente secondari,che però ci dicono molto su quanto fosse sentita e marcataancora nel IX secolo la differenza tra mondo germanicoe mondo romano, va considerato che il sovranodei franchi era prima di tutto inserito in un contesto socialee istituzionale molto diverso rispetto a quello dell’Imperoromano a cui, soprattutto nelle intenzioni deicolti chierici della corte papale e carolingia, il suo titoloimperiale voleva ricollegarsi. Questi elementi tornanocon insistenza nelle opere dedicate al re dei franchi daFranco Cardini e Alessandro Barbero.Cardini per esempio sottolinea, nel suo Carlomagno.Un padre per la patria europea, come Carlo, allo stessomodo del padre Pipino, avesse ricevuto la corona regiadalle mani del pontefice e fosse stato incoronato conl’unzione sacra come gli antichi sovrani d’Israele. Il suopotere però non poggiava su tale dimensione sacrale edivina, per quanto importante fosse, ma sulla capacitàdel sovrano di tenere sotto controllo la bellicosa aristocraziaguerriera franca. E Carlo sapeva di poterlo faresolo rimanendo “franco tra i franchi”, anzi dimostrandodi avere quelle caratteristiche che il suo popolo più apprezzava,come il coraggio fisico e il valore in battaglia.Sempre Eginardo − ed è Cardini a ricordarcelo presentandoil ritratto del sovrano − scrive: «Cavalcava e cacciavaassiduamente, seguendo un’inclinazione ereditaria,dato che nessun popolo può eguagliare i franchi inqueste attività».La fedeltà dell’aristocrazia franca aCarlo come guerriero e condottieroAlessandro Barbero nel suo saggio Carlo Magno. Unpadre dell’Europa – di fondamentale importanza ancheper la sua ricchissima e accurata bibliografia – dedica invecei capitoli II e III alla descrizione delle lunghe campagnemilitari di Carlo Magno. Barbero mette in lucecome Carlo sapesse chiaramente che la coesione e l’unitàdei propri immensi domini non potevano basarsi suun’efficiente burocrazia e su strutture statali organizzate,come avveniva nell’antico Impero romano e nell’Imperobizantino. Allo stesso tempo, comprendeva di nonpoter contare sugli aristocratici franchi come classe dirigentefedele allo stato e alle sue istituzioni. Infatti, la fedeltàdell’aristocrazia guerriera franca era salda soprattuttoin guerra e l’unico vincolo di fedeltà esistente eraquello personale stretto con Carlo stesso, in virtù delsuo prestigio di guerriero invincibile e vittorioso e nonperché sovrano saggio e legislatore. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Storiografie Per i membri dell’aristocrazia franca, Carlo era primadi tutto il condottiero che li aveva guidati in una serie interminabiledi campagne militari quasi sempre vittoriosee ricche di bottino. In questo senso la figura del sovranosi riallacciava direttamente alla tradizione germanicadel comitatus e della clientela militare, di cui il vincolovassallatico era la più diretta evoluzione. Nel mondogermanico, infatti, fin dal I secolo d.C., i capi militaripiù prestigiosi legavano a sé con un giuramento di fedeltàalcuni “compagni” (comites, da cui il termine “conti”,non a caso uno dei titoli con cui venivano indicati i vassalliche amministravano i territori controllati da Carlo)per condurli in scorrerie e razzie. Il capo guerriero, inoltre,si occupava del mantenimento della propria clientelamilitare anche in tempo di pace.A livello macroscopico questo meccanismo rimanevaalla base del funzionamento dell’Impero carolingio econsentiva a Carlo di tenere legati alla propria persona ipotenti del regno. Le scorrerie e le razzie dell’epoca tribalesi erano trasformate in campagne militari che miravanoprincipalmente ad acquisire nuove terre con cuiricompensare i grandi vassalli e rafforzare il legame difedeltà verso il re. E l’espansione verso l’esterno rappresentaval’unico modo per evitare che gli appetiti dell’aristocraziaguerriera si rivolgessero verso l’interno, cioèverso il patrimonio fondiario del sovrano stesso.Carlo Magno, sovrano germanicoCarlo Magno, grande proprietarioterrieroLa base concreta del potere dei Carolingi era, quindi, laterra, come ha messo in risalto tutta la storiografia piùrecente: Carlo era il più grande proprietario terriero delregno, in un’epoca in cui le grandi proprietà fondiarieerano la fonte principale di ricchezza, data la scarsità deicommerci e della circolazione monetaria. I suoi possedimenti,frutto dell’accorta, ma anche spregiudicata, politicadei suoi predecessori che avevano sottratto enormiproprietà terriere ai sovrani merovingi, ma anche allachiesa franca, erano concentrati principalmente in Austrasia,terra di elezione della dinastia carolingia e ulterioretestimonianza di quanto Carlo fosse legato alle sueradici germaniche.Le proprietà terriere del sovrano franco, costituite dapiù di un migliaio di villae, erano di fondamentale importanzaper provvedere ai bisogni del palatium, cioè dellacorte di chierici, funzionari e cavalieri che solitamente accompagnavanoil sovrano. Alla maniera franca, il palatiumrimase per tutto il regno di Carlo itinerante: il sovranoe il suo seguito si muovevano durante la stagione caldatra le varie aziende agrarie regie dove trovavano i mezziper la sussistenza. Si tratta di un nomadismo necessario inun’epoca in cui era difficile spostare le merci a causa delpessimo stato delle vie di comunicazione, ma che facevaanche parte della cultura germanica, che non aveva ancoraabbandonato le proprie strutture sociali originarie, tribalie semi-nomadi. Certo, a partire dal 794, Aquisgranaaveva acquisito il ruolo di capitale del regno e vi vennecostruito un palazzo sullo stile di quelli degli imperatoriromani, ma la città era soprattutto una sorta di residenzadel sovrano e della corte nei mesi invernali quando glispostamenti erano gioco forza limitati.Il legame di Carlo con la terra è testimoniato da quelloche è uno dei documenti legislativi più importanti delsuo regno, il Capitulare de villis vel curtis imperialibus(795 circa), dedicato alle prescrizioni pratiche per l’amministrazionedelle aziende agricole regie. Scorrendo icapitoli del Capitulare, si comprende come Carlo si considerasseprima di tutto un dominus fondiario, un grandeproprietario terriero interessato a migliorare la resadelle proprie terre, che sentiva come base indispensa-La miniatura d’epoca raffigura Carlo Magnonei rapporti con la chiesa e con i cavalieri. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Lezione d’autoreUno spazio per riflettere con studiosi e autori di manuali su questionistoriche di particolare interesseTesto di Marco MeschiniMarco Meschini, storico medievista, già docente presso l’Università Cattolica di Milano, è membro della Societyfor the Study of the Crusades and the Latin East e ha all’attivo numerose collaborazioni con istituti di ricercaitaliani e stranieri, tra i quali il CNR, l’Accademia Nazionale dei Lincei e i Monumenta Germaniae Historicadi Monaco di Baviera. È autore di diverse opere, tra le quali L’incompiuta. La quarta crociata e le conquistedi Costantinopoli (Ancora, Milano 2006 3 ) e Le crociate di Terrasanta (Sellerio, Palermo 2007). È consulentestorico per quotidiani e produzioni televisive e autore radiofonico (La cattedrale del Medioevo, 2008, ciclo inpubblicazione presso Sellerio). Con Roberto Persico è autore dei manuali di storia per il biennio delle scuolasecondaria di secondo grado I giorni della storia e Popoli, tempi, storie, novità 2010 (Archimede Edizioni).Storia e storia dell’arteLe cattedrali, fioriall’occhiello dellecittà medievaliAlmeno una volta ciascuno di noi ha visitato una cattedralemedievale in Italia o in Europa: il duomodi Milano o quello di Monreale, la cattedrale di Firenzeoppure Notre-Dame di Parigi o ancora le cattedrali diCanterbury, Colonia, Praga… Difficilmente si sarà rimastidel tutto indifferenti: una cattedrale è un “qualcosa”che, a partire dalle proporzioni, testimonia una grandezzaextra-ordinaria, letteralmente fuori dal comune. E ciòè così ancora oggi, a secoli di distanza dalla posa della primapietra e ai nostri occhi ormai assuefatti a ogni formadi straordinarietà, dalle vertigini dei grattacieli agli effettispeciali del cinema. Quanto allora doveva essere “stupefacente”una cattedrale per un uomo del XII-XIII secolo,quando il basso skyline cittadino era mosso solo dallemura e da alcune torri? Proviamo a recuperare questostupore tentando di rispondere a questa semplice domanda:che cos’è davvero una cattedrale?La facciata della chiesa abbaziale diSaint-Denis, (Francia).L’opera d’arteLa prima risposta, quasi scontata, proviene dai nostri studi:solitamente ci si occupa di cattedrali durante le ore distoria dell’arte. E giustamente, perché una cattedrale è untrionfo di arte e architettura. Lo studio degli “stili” maggiori– il romanico e il gotico, per essere sintetici – con leloro caratteristiche tecniche mostra chiaramente come gliuomini del Medioevo fossero ormai padroni di una altissimatecnica artistica: si pensi per esempio alla “tecnicadei grandi conci”, cioè l’utilizzo di grandi pezzi di pietratagliati in modo regolare in cava e quindi trasportati nelcantiere già pronti per l’impiego, con un notevole risparmiodi tempi e costi. Si tratta di una tecnica che si affermadal 1030 e che è centrale per lo sviluppo dei cantieri digrandi opere, come appunto erano le cattedrali. Oppuresi pensi all’uso di strumenti sempre più efficaci nella lavorazioneartistica della pietra stessa, come per esempio gliscalpelli del XII secolo, prodotti attraverso una rinnovatatecnica metallurgica con metalli meglio temprati.Potremmo continuare a elencare i singoli elementitecnici di alto rilievo – il pilastro, l’arco a sesto acuto, icontrafforti ecc. – che connotano stilisticamente le cattedralimedievali; tuttavia il punto chiave su cui riflettereè un altro: è cioè il fatto che, circa seicento, settecentoanni dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidentee la perdita della grande tradizione artistico-architettonicadel mondo antico, i popoli d’Europa avevano colmatol’abisso tecnico e culturale che li separava, concettualmentepiù che cronologicamente, da Atene e Roma.Gli eredi di franchi, longobardi, sassoni, normanni, capaciun tempo di lavorare solo il legno e l’oro in mode- Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Lezione d’autore Le cattedrali, fiori all’occhiello delle città medievaliste quantità, erano ormai padroni dell’eccellenza artistica– quindi anche tecnica – in senso compiuto.C’è poi un altro aspetto artistico che non va dimenticato:fu nelle cattedrali che si formò la grande musicapolifonica occidentale. La maggior parte delle cattedraliprevedeva un edificio adiacente dedicato proprio allaformazione dei “cantori”, la schola cantorum, che permisel’elaborazione e lo sviluppo di un’arte dell’armoniae del canto che non ha eguali al mondo: senza questatradizione musicale sviluppata nelle cattedrali, genicome Bach o Mozart non sarebbero mai esistiti, tanto èvero che molto spesso, per secoli, fu in seno ad un corocattedrale che i grandi compositori e musicisti mossero iprimi passi nel vasto dominio delle note.La casa degli uominiLa cattedrale fu dunque a lungo la “casa dell’arte e degliartisti”; tuttavia essa era al contempo la “casa” di unacomunità più vasta: quella della città medievale. Si legganoqueste parole di Rodolfo il Glabro, monaco e cronistavissuto tra il 980 e il 1047 circa: «Si era già quasi all’annoterzo dopo il Mille quando nel mondo intero, maspecialmente in Italia e nelle Gallie, si ebbe un rinnovamentodelle chiese basilicali: sebbene molte fossero bensistemate e non ne avessero bisogno, tuttavia ogni popolodella Cristianità faceva a gara con gli altri per averneuna più bella. Pareva che la terra stessa, come scrollandosie liberandosi della vecchiaia, si rivestisse tutta diun candido manto di chiese» (Storie, III,IV,13). Emergequi un altro elemento centrale delle cattedrali: esse eranol’orgoglio di intere comunità umane.«Ogni popolo» d’Europa, in specie in Italia e nel regnodi Francia, desiderava “rispecchiarsi” nella grandezza emagnificenza della propria cattedrale; il che significa cheessa, espressione eminentemente cittadina di un “sentirecomune”, era il simbolo del prestigio della città stessa.Quanto più bella, ricca e stupefacente risultava lacattedrale, tanto più la cittadinanza poteva riconoscerein essa la propria forza e capacità, il proprio desiderio disacro e le proprie aspirazioni mondane.In effetti la costruzione di una cattedrale implicava unenorme investimento economico. Per capirlo possiamotracciare un parallelo con le attuali centrali atomiche:gli enormi costi da sostenere per la loro realizzazionesono simili, mutatis mutandis, a quelli che una comunitàdel Medioevo doveva sostenere per erigere una cattedrale.Quale “energia” si produceva, allora? Anzituttoun’energia economica: la ricerca dei finanziamenti perla progettazione e l’esecuzione coinvolgeva tutta la comunità(istituzioni e singoli, poteri ecclesiastici e laici,popolo comune) e creava lavoro per diverse generazioni,il che implicava a sua volta il coinvolgimento di un’altradimensione importante, ossia l’ottimismo circa il futuro,perché ha senso spendere tanto solo se si pensa dipoterne godere ancora domani.Inoltre, il semplice fatto che esistano molte decine digrandi cattedrali europee significa un’altra cosa fondamentale:l’Europa di quel tempo era ricca. In effetti nonpotrebbe esistere anche solo una cattedrale senza untessuto economico molto forte, che comprendeva la disponibilitàdi moneta e di risorse, l’esistenza di reti viarie(stradali e fluviali) per il trasporto delle materie prime,oltre all’eccellenza tecnica e artistica, che abbiamogià visto, la quale a sua volta presupponeva e sviluppavaun alto livello economico e sociale.Insomma, le cattedrali erano i “fiori all’occhiello” diuna rinnovata e ricca civiltà cittadina e in specie comunale,in evidente alleanza con l’elemento religioso.La casa della divinitàLa parola “cattedrale” deriva dal latino cathedra, chenel IV secolo d.C. designava la «cattedra», il «seggio»del vescovo, di solito posto in fondo all’abside e quindidi fronte all’altare maggiore e ai fedeli. La chiesa cattedraleè dunque quella che ospita la cattedra del vescovo,è la sua sede, ed è pertanto anche il centro della diocesiecclesiastica, essendo il vescovo il “pastore” del “greggedei fedeli” in ambito cristiano, radicato pressoché in ognigrande città.In italiano e tedesco “cattedrale” è anche sinonimo didomus, «casa» (appunto «duomo» e Dom), ma in questaaccezione indica soprattutto la “casa di Dio”, il luogodove si raccoglie la «comunità» cristiana (ecclesía, in greco)per ascoltare la parola divina e celebrare i sacramenti.Ogni “chiesa” dunque, e tanto più ogni cattedrale, mira aelevare spiritualmente l’uomo verso il divino e, dal puntodi vista della storia delle religioni, questo è un aspetto significativo:se altre religioni avevano attuato il culto alladivinità attraverso sacrifici umani e/o animali, il sacrificioreligioso di stampo cristiano e medievale in specie è incruentoe più marcatamente di tipo spirituale.La casa della ragioneOltre all’enorme apporto culturale prodotto nelle cattedrali– che erano una “officina” di studio e di scrittura,oltre che musicale e artistica – c’è un ultimo puntoessenziale da affrontare: noi godiamo della cattedralenel suo essere opera finita, compiuta; tuttavia, in origine,essa non è che un’idea nella mente del suo progettista,l’architetto. È lui che riesce a immaginare che cosadovrà esservi esattamente, di lì a qualche mese o anno,a una determinata altezza e larghezza (spazi pieni e spazivuoti, elementi portanti o accessori ovvero decorativi,e altro ancora…). Ma che cosa rende possibile la “coerenza”finale di un gigante come una cattedrale, dallefondamenta sino all’ultimo particolare a 30 e più metridi altezza, i cui singoli elementi vanno pensati e ordinaticon molti mesi di anticipo?Per rispondere a questa domanda è fondamentale lalettura di uno studio di Charles M. Radding e WilliamW. Clark (Architettura e sapere nel Medioevo, Milano1997), che analizza l’architettura di quel periodo in paralleloal contemporaneo sviluppo della filosofia e, piùin generale, della cultura medievale per «giungere quasia contatto con il processo creativo» (p. 7), ovvero capireil “modo di pensare” degli architetti delle cattedrali.Nell’Alto Medioevo, in effetti, l’architettura è sostanzialmente«“di mestiere”, in cui la costruzione si svilup- Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Lezione d’autore Le cattedrali, fiori all’occhiello delle città medievalipa copiando, con scarse o nessuna modifica, strutturenote», un metodo di lavoro che peraltro esiste in tutte lesocietà, compresa la nostra. Il cantiere è guidato da capimastri,responsabili anzitutto della costruzione e soloin secondo piano della progettazione. Sono persone conbuona conoscenza del mestiere, cui è chiesto soprattuttodi ripetere e trasmettere, non di creare e innovare.Con i secoli XI e XII, tutto cambia: si passa infatti dalla«concezione del progetto in termini di piani piatti eindifferenziati di muri e soffitti, alla scoperta di modi perdelineare le unità e i volumi spaziali contenuti all’internodegli edifici». Insomma si incominciano ad «articolarei volumi spaziali», a partire dalla chiesa collegiata diS. Vincente a Cardona, in Catalogna, eretta tra il 1020 eil 1040: qui l’ornamentazione architettonica non è concepitacome qualcosa di aggiunto alla fine, dopo che ilmuro è già stato innalzato, ma è pensata sin dall’inizio;insomma il costruttore deve aver voluto esplicitamenteuna certa soluzione, ragionando in maniera nuova eusando un elemento già noto – nel caso specifico, la lesena(un elemento decorativo che ha l’aspetto di un pilastroparzialmente incassato nel muro) – appunto non infunzione ornamentale ma sostanziale, volumetrica, perarticolare gli spazi interni della chiesa.Il passaggio mentale che ciò presuppone è la capacitàdi ragionare in termini tridimensionali e non più bidimensionali.Lo scarto è notevole: mentre «le superficisono sempre le stesse da qualunque angolazione lesi guardi, i volumi [tridimensionali] appaiono diversi aseconda di dove ci si trovi» (p. 19). Insomma il processomentale e cognitivo sotteso a questo nuovo modo dipensare comprende la capacità di ragionare su oggetti,spazi e punti di vista che ancora non esistono.Uno scorcio dell’interno della chiesadi S. Vincente a Cardona (Spagna).CATTEDRALI E FILOSOFIAQuesto “salto” qualitativo nella fase di progettazioneha, come dicevamo, un parallelo nell’ambito dell’insegnamentofilosofico: proprio in quei decenni, infatti, sicomincia a prendere in considerazione il punto di vistadell’interlocutore, per esempio nelle polemiche, al finedi trovare, se possibile, una soluzione all’interno del suoorizzonte mentale, e non contro di esso. «Gli intellettualinon avevano a che fare con spazi e volumi. Il riorientamentomentale che dovettero compiere implicòun mettersi nella posizione religiosa, sociale o politicadi un’altra persona, non nella sua posizione nello spaziofisico. Ma l’assunzione di un simile ruolo è paragonabile,per complessità cognitiva, alle manipolazioni dellospazio e del volume compiute dal costruttore di Cardona»(p. 20). Esempio sommo di questo nuovo modo dipensare è Anselmo d’Aosta (1033-1109), il quale vuoleprovare l’esistenza di Dio con ragionamenti meramenteumani e logici, dunque al di fuori della “protezione”della fede e della Sacra Scrittura.Il secondo passo viene compiuto da un altro personaggioeccezionale, il filosofo bretone Abelardo (1079-1142). La chiave di volta del suo metodo filosofico stain questo pensiero: posso accettare come vera una frasesolo se essa “sta in piedi” all’interno di una teoria logicagenerale. Dopo Abelardo, agli uomini del XII secolonon basta più la coerenza del pensiero in merito a unsingolo problema; essi vogliono che la ragione sia coerentein ogni ambito, e cioè che i presupposti che fannovera una affermazione rimangano veri sempre, anche suun diverso argomento.Ebbene, questa esigenza di erigere un sistema di pensierocoerente e ordinato si ritrova parallelamente anchein campo architettonico.Il cantiere-guida in questo processo è quello di Saint-Denis, nel nord della Francia, da cui prese origine proprioil gotico per volontà dell’abate Sugero (1080-1151).L’architetto (anonimo, purtroppo) che ricostruì la chiesaabbaziale più importante di Francia – modello poi pertutte le cattedrali gotiche – fece nell’architettura propriocome Abelardo fece in filosofia: progettò una serie diinterventi che mirarono a «generare un senso unificato»dello spazio (p. 78). In altre parole, ogni parte vennepensata in correlazione con le altre, come per esempiole finestre e le colonne: attentamente posizionate, lecolonne permettono alla luce che entra dalle cappelledi fluire senza ostacoli verso il centro, riversando la lucesul punto focale della chiesa e, insieme, dilatando notevolmentelo spazio, concepito appunto come unitarioin tutti i suoi singoli elementi. Si passò in tal modo dalla“composizione” (il modello costruttivo precedente)alla “ideazione”, che implica una capacità progettualedi primissimo ordine. È ormai nato un nuovo “paradigma”,che è insieme architettonico e culturale e che ebbela forza di imporsi in tutta Europa: ogni grande architettosfida i propri colleghi a creare un insieme potentee unitario, dalla concezione originaria all’ultimo dettaglioesecutivo.Ecco dunque che cosa ci rivela la cattedrale medievale:l’orgoglio e le speranze di intere generazioni, unamassa di pietra, ferro, vetro, legno, terra e aria fusi insiemein un progetto unitario che mira a far incontrarela città degli uomini e la città di Dio.10 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Storia locale La Sardegna e i Regni giudicaliTesto di Fabio CoccoFabio Cocco è dottore di ricerca in Culture e StoriaMedievale del Mediterraneo Occidentale in relazionealla Sardegna. Insegna italiano, storia e geografianella scuola secondaria di primo grado presso l’Istitutocomprensivo Santadi, sede di Nuxis, in Sardegna.Il sistema feudale che andò instaurandosi a partire dalIX secolo non attecchì in tutta Europa, almeno inizialmente.A parte le aree sotto controllo arabo-musulmano− come nel caso della penisola iberica meridionalee della Sicilia − il permanere di alcune zone (spondaadriatica settentrionale, regioni meridionali dell’Italia,Sardegna) nell’orbita di influenza dell’Impero romanod’Oriente o bizantino, rese possibile lo sviluppo di sistemiorganizzativi e economico-sociali differenti.In questa sede ci si occuperà di descrivere la situazionedell’isola di Sardegna, area periferica rispetto aiprocessi europei per tutto l’”Altomedioevo”, in cui apartire dal X secolo si svilupparono organizzazioni stataliautoctone, originali sotto il profilo dell’eserciziodella sovranità: i Regni giudicali.Stemma Giudicato di Torres,S. Gavino, Porto Torres (SS).L’originalità dei Regni giudicaliDall’VIII secolo, l’isola formalmente era parte integrantedi quel che restava dell’Imperium Romanorumcon capitale Bisanzio; dalla seconda metà del VI secolo(grazie alla vittoria conseguita in epoca giustinianeasul Regno dei vandali, il cui territorio si estendeva tral’attuale Tunisia e la Sardegna) era inserita nella Prefetturad’Africa come settima provincia.La Sardegna fu organizzata sul modello delle altreprefetture imperiali, con un dux (che aveva funzioni militari)e uno judex (che aveva funzioni civili). Dal VII secolovenne però meno la diarchia , allorquando il dux tesea esorbitare dalle proprie funzioni, assimilando anchequelle dello judex. Nel giro di due secoli (VII-IX) il pesodi Bisanzio diminuì drasticamente: la Sardegna fu alloraamministrata da un ypatos (o consul ojudex) che si avvaleva, per il controllodel territorio e l’amministrazione, dellalocale aristocrazia terriera (i donnosmajorales) di discendenza prima latinae, in seguito, bizantina.Il distacco da Bisanzio fu definitivo apartire dal X secolo, come testimonianole epigrafi che conservano nomi etitoli utilizzati dagli arcontes alias judices.Tuttavia, occorre attendere laseconda metà dell’XI secolo per trovarela prima fonte scritta che attestil’esistenza dei Regni giudicali. Talefonte (Capua, 14 ottobre 1073) risale aGregorio VII il quale si rivolge ai sovraniOrzocco del Regno di Càlari, Orzoccodi Arborèa, Mariano di Torres e Costantino di Galluraappellandoli judices, latinizzazione del titolo bizantinoàrcon.La fase compresa tra il VII e il IX secolo è decisiva nelconnotare l’elemento giuridico a fondamento dei Regnigiudicali: a parte il periodo vandalico, pressoché insignificantedal punto di vista etnico, culturale e giuridico,il radicamento della cultura latina tra i nucleiautoctoni della civiltà nuragica e tra quelli fenicio-punicie il ruolo della cristianità e di Bisanzio nel mantenimentodella tradizione giuridica dei romani, furonotra i fattori che concorsero al mantenimento della distinzionetra i concetti giuridici di res publica e res privatache ritroviamo nell’organizzazione materiale deiRegni giudicali.L’organizzazione internadel territorioIl territorio dei regni, sin dalle origini,fu suddiviso in partes o meréiai (notepoi, dall’XI secolo, con il termine sardocuratorias). Le curatorie, di estensionevariabile, erano l’unità istituzionaleminima dei regni con funzioni dinatura amministrativa, politica, fiscalee giudiziaria.Da un punto di vista giuridico, le curatorieerano parti del demanio pubblico(in sardo su Rennu o su Logu), ilquale poteva essere concesso dal monarca– con il consenso dell’ Assembleastatale sa Corona – in uso collettivo o17 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Sitografia ragionataTardo antico e alto medioevoA cura di Lino ValentiniIndicazioni metodologicheNegli ultimi anni, l’uso di risorse e materiali accessibilitramite Internet si è diffuso sempre di più nei processid’insegnamento-apprendimento ed è ormai diventatoun fondamentale strumento per la formazione e l’aggiornamentodegli insegnanti, oltre che un ordinariomezzo di ricerca da parte degli studenti.La sitografia qui proposta vuole essere uno strumentoper i docenti che vogliono ripensare e ricreare nuovi stilid’insegnamento-apprendimento, che non sostituisconoo eliminano la lezione tradizionale, ma intendono migliorarlae arricchirla. L’uso dei siti specializzati stimolauna didattica più articolata e aperta, in grado di coinvolgereattivamente gli studenti e di renderli partecipi, inprima persona, di un progetto di ricerca. Si tratta di impararea utilizzare le innovazioni tecnologiche non soloper venire incontro ai nuovi bisogni delle generazionidell’era digitale, ma per conoscere e sviluppare linguaggie stili cognitivi ipermediali.Indirizzi web selezionati vanno messi a disposizionedelle attività didattiche e devono servire a stimolarel’uso produttivo e critico della ricerca delle informazionie dei loro nessi semantici e storici. Vanno dunquecontestualizzati e inseriti in meditati e organizzati pianidi lezioni. Possono così fare da mappa e da guida peruna ricerca individuale o di gruppo, per completare unaspiegazione, per produrre un ipertesto, per sviluppare lecapacità di collegamento e per stimolare il desiderio diapprofondire e saperne di più.Il filo rosso che lega tra loro gli indirizzi web forniti èla necessità di ordinare le sconfinate risorse che Internetfornisce in percorsi didattici strutturati, capaci di incrementarenelle classi metodi razionali di ricerca e riflessioniculturali consapevoli sul valore delle nozioni acquisitee sulla loro rielaborazione.Portali, siti, motori di ricercaportalin Il portale dell’Archeologia medievale (http://archeologiamedievale.unisi.it/)dell’Università degli studi diSiena ci aggiorna sulle principali novità del settore e ciconsente l’opportunità d’accedere a molteplici risorsedigitali. Anche il portale del Medioevo italiano (www.medioevoitaliano.org/) dà la possibilità di recuperare iprincipali studi del settore in formato elettronico.siti specialisticin L’Università degli studi di Parma propone un sito diitinerari medievali per la ricerca e la didattica, rivolto adocenti e studenti, all’indirizzo www.itinerarimedievali.unipr.it/. La sezione didattica presenta strumenti comeglossari e atlanti adeguati allo studio.n Il Centro italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto(www.cisam.org/) rappresenta un punto di riferimentoimportante per rimanere aggiornati su cataloghi,pubblicazioni ed eventi riguardanti il Medioevo.n Il portale della Società Italiana degli Storici Medievisti(SISMED), in parte ancora in costruzione, (www.sismed.net/index.php?lingua=IT&menu=39), nato perpromuovere lo studio e la conoscenza del Medioevo,mette a disposizione sezioni dedicate alla didattica, allaricerca, e a una rassegna stampa. Una breve panoramicasulla storia e sull’arte bizantina, con tabelle cronologichee un glossario, è fruibile sul sito del MetropolitanMuseum di New York (www.metmuseum.org/explore/byzantium/byz_1.html).n Le gesta di Carlo Magno e le fasi principali della fondazionedel suo impero sono raccontate su http://cronologia.leonardo.it/mondo38.htmdove è anche possibiletrovare informazioni sulla nascita del feudalesimo. Troviamoun sito monografico sull’imperatore franco all’indirizzo:www.carolusmagnus.it/800X600/index.html. Learticolate sezioni di questo sito, che si occupano di varitemi, dal contesto storico alla corte del sovrano, fornisconolo spunto per organizzare lavori di ricerca in classe.n Il sito francese www.friesian.com/francia.htm proponetavole cronologiche, mappe e risorse iconografichesui regni dei longobardi e dei franchi in Italia.n All’indirizzo www.spartacus.schoolnet.co.uk/Medieval.htmtroviamo sintetiche informazioni sulla storia deisassoni e dei normanni in Inghilterra.n L’uso di mappe concettuali e “parole attive” rende interessantela presentazione del quadro storico dell’AltoMedioevo in www.iisalessandrini.it/progetti/medioevo/am.htmm,una pagina dedicata a tecnologia e scienza28 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori


Vetrinanell’età medievale. La sezione delle conquiste tecnichepuò diventare un valido punto di partenza per rifletteresulla storia della scienza medievale.n Reti medievali (www.retimedievali.it/) rimane una“stella polare” per chi è interessato a conoscere iniziativeon line sugli studi medievistici. La sezione dedicataalla didattica, dove si trova un indice dei materiali pubblicati,permette una costante formazione on line. La sezionee-book mette a disposizione gratuitamente, in formatocompresso, i testi di significativi studi del settore.n Di grande utilità per lo studio e l’aggiornamento deldocente è il sito http://omacl.org/, in via d’implementazione,che si propone di archiviare, in formato digitale,i più importanti testi letterari della civiltà tardoantica emedievale.Siti tematicin Il sito www.fordham.edu/halsall/women/womensbook.html presenta una ricca fonte di risorse riguardanti la storiadelle donne (in inglese). È possibile trovare spunti ecollegamenti utili per attività d’insegnamento su tematicheche spaziano dall’antico Egitto al Medioevo.n Il sito www.ora-et-labora.net/ illustra la figura di sanBenedetto da Norcia e la Regola dell’ordine benedettino.n Possiamo recuperare indicizzate e valide informazionisulla medicina medievale su hwww.accademiajr.it/medweb/storhome.html.Siti educationaln La Tv che fa storia (www.historychannel.it) proponeuna grande varietà di risorse multimediali. Basta visitarela sezione generi, popoli e civiltà, per trovare strumentididattici in grado di arricchire le lezioni in classe.n Per un’articolata indicizzazione dei musei on line edelle mostre virtuali, in Italia e all’estero, rimandiamo awww.rassegna.unibo.it/rassegna/mus.html.n Le teche digitali della Rai (www.educational.rai.it/mediateche/mediateca.asp e www.mosaico.rai.it/) sonoun’insostituibile risorsa per costruire percorsi didatticimultimediali aperti alla creatività e alle competenze distudenti e docenti.visita i siti specializzatiin didattica della storiadella nostra casa editrice:www.brunomondadoristoria.itwww.pbmstoria.itPERLASTORIAmailA cura diCristina RolfiniRedazioneSerena SironiRicerca iconograficaBeatrice ValliImpaginazionePaola GhisalbertiMultimedia Dept.Lina GussoReferenze iconograficheArchivio Pearson ItaliaPer i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotograficheappartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest’opera, l’editore è a disposizione degli aventi dirittonon potuti reperire, nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti.L’editore autorizza la riproduzione dei materiali ai soli fini didattici.Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale, o comunqueper uso diverso da quello personale, possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazionerilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail segreteria@aidro.org e sitoweb www.aidro.orgUna produzioneEdizioni Scolastiche Bruno Mondadoriwww.brunomondadoriscuola.comhttp://brunomondadoristoria.it/www.pbmstoria.itTutti i diritti riservati© 2010, Pearson Italia, Milano-Torino29 Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

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