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Dino Compagni e la sua cronica;

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do206 III, xxvii, xxviii; pag. 367-372.loro arnesi furono rubati. E cosi si cambiò <strong>la</strong> festa ; ma non 1' amoredello Imperadore: però che volle loro perdonare; ma non se ne fidorono.E allor cominciò a sormontare messer Maffeo Visconti, e quelli dal<strong>la</strong>Torre e i loro amici abbassare. Il sospetto crebbe più che l'odio. IjO Im-6 peradore raccomandò <strong>la</strong> terra a messer Maffeo, e per vicario vi <strong>la</strong>sciòmesser Niccolò Salinbeni da Siena, savio e virile cavaliere, e addornodi belli costumi, magnanimo e <strong>la</strong>rgo donatore.[XXVIII.] Il Nimico, che mai non dorme ma sempre semina e ricoglie,mise discordia in cuore a' nobili di Cremona di disubidire: e duefratelli, figliuoli del marchese Cavalcabò, n'erano signori, e messer Sovramontedegli Amati, un savio cavaliere quasi loro adversario, pergara d'onori, vi s' accordorono; e a ciò lettere de' Fiorentini e falsiinstigamenti:* gridorono contro allo Imperadore, e caccioron il suovicario.ib Lo Imperadore, ciò sentendo, non cruccioso, come uomo di grandeanimo, gli citò: non l'ubbidirono, e rupponli fede e saramento. I Fiorentinivi mandorono subito uno anbasciadore per non <strong>la</strong>sciare spegnereil fuoco; il quale proferse loro aiuto di gente e di danari: il che i Cremonesiaccettorono , e afforzorono <strong>la</strong> terra.20 Lo Imperadore cavalcò verso Cremona. Gli ambasciadori di là lifurono a' piedi, dicendo come non potean portare l'incarichi eran loroposti, e che eran poveri, e che sanza vicario il voleano ubbidire. LoImperadore non rispondendo, furono amaestrati per lettere segrete chese volessono perdono, vi mandassono assai de' buoni cittadini a doman-25 dare merzè, però che lo Imperadore volea onore. Mandoronne assai, escalzi, con niente in capo, in so<strong>la</strong> gonnel<strong>la</strong>, con <strong>la</strong> coreggia in collo; edinanzi a lui furono a domandare merzè. A' quali non parlò: ma eglinosenpre chieggendo perdono, lui sempre cavalcava verso <strong>la</strong> città; egiunto, trovò aperta <strong>la</strong> porta, nel<strong>la</strong> quale entrò:e ivi si fermò, e mise50 mano al<strong>la</strong> spada e fuori <strong>la</strong> trasse, e sotto quel<strong>la</strong> li ricevette. I grandie potenti, colpevoli, e il nobile cavalier fiorentino messer RinieriBuondalmonti, li podestà, si partirono avanti che lo Imperadore venisse:il quale podestà vi fu mandato per mantenerli contro allo Imperadore.Il quale fece prendere tutti i potenti vi rimasono , e messer Sovramonte,oó che per troppo senno o per troppa sicurtà non fuggi, e prender fecetutti coloro che gli andarono a chiedere merzè; e ritenneli in prigione.2.perchè— 2-3.Morno. E allora —3. del<strong>la</strong> —21. fumo — poteano — erano loro— 22. era-— 6. adorno — 9. misse — 10. ne erano — no poveri — 24. volessino — mandassino assai11. uno — aversario — 12. e avieno lettere di — 25. voleva — 27. fumo — 29. misse —da' — 13. gridarono — cacciarono — 15. cru- 31. cavaliere — 32. Buondelmonti — si partircioso— 16. li citò — ubidirne — 17. mandorno no — 34. potenti che vi — m. Soramonte —— imbasciadore — 18-19. il che e Cremonesi 35. prendere — 36. andorno a chieder —accettorno , e afforzomo — 20. L' imbasciadori* C/r. il Commento, pag. 369 , not. &.

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