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Dino Compagni e la sua cronica;

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ili, XX, XXI, XXII; pag. 030-312. 201altri, x^ugnavano vigorosamente a piò e a cavallo. Piero e messer GuiglielminoSi^ini, giovane cavalier novello, armato al<strong>la</strong> cata<strong>la</strong>na, eBoccaccio Adimari e' figliuoli e alcun suo consorto, seguitandoli forte,giunsono Gherardo Bordoni al<strong>la</strong> Croce a Gorgo: assalironlo; luicaddeboccone; eglino, smontati", l' uccisone; e il figliuolo di Boccaccio gli 5taglio<strong>la</strong> mano, e portosse<strong>la</strong> a casa <strong>sua</strong>. Funne da alcuno biasimato; edisse lo facea, perchè Gherardo avea operato contro a loro a petizionedi messer Tedice Adimari, loro consorto ecognato del detto Gherardo.I fratelli scanparono ;e il padre rifuggi in casa i Tornaquinci , che eravecchio. 10[XXI.] Messer Corso, infermo per le gotti, fuggia verso <strong>la</strong> badia diSan Salvi, dove già molti mali avea fatti e fatti fare. Gli sgarigli ilpresono, e riconobberlo: e volendolne menare, si difendeva con belleparole, si come savio cavaliere. Intanto sopravenne uno giovane cognatodel mariscalco. Stimo<strong>la</strong>to da altri d'ucciderlo, noi volle fare; e ritor- 15nandosi indietro, vi fu rimandato: il quale <strong>la</strong> seconda volta li die d'una<strong>la</strong>ncia cate<strong>la</strong>nesca nel<strong>la</strong> go<strong>la</strong>, e uno altro colpo nel fianco; e cadde interra. Alcuni monaci ne '1 portorono al<strong>la</strong> badia; e quivi mori, a di . . .di settenbre 1307,* e fu sepulto.La gente cominciò a riposarsi, e molto si parlò del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> ma<strong>la</strong> 20morte in varii modi, secondo l'amicizia e inimicizia: ma par<strong>la</strong>ndo ilvero, <strong>la</strong> <strong>sua</strong> vita fu pericolosa, e <strong>la</strong> morte reprensibile. Fu cavalieregrande animo e nome, gentile di sangue e di costumi, di corpo bellissimofino al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> vecchieza, di bel<strong>la</strong> forma con dilicate fatteze, di pelobianco; piacevole, savio e ornato par<strong>la</strong>tore, e a gran cose sempre atten- 25dea; pratico e dimestico di gran signori e di nobilidiuomini, e di grandeamistà, e famoso per tutta Italia. Nimico fu de' popoli e de' popo<strong>la</strong>ni,amato da' masnadieri, pieno di maliziosi pensieri, reo e astuto. Mortofu da uno straniero soldato cosi vilmente; e ben seppono iconsorti chir uccise , che di subito da' suoi fu mandato via. Coloro che uccidere lo 50feciono furon messer Rosso dal<strong>la</strong> Tosa e messer Pazino de'Pazi, chevolgarmente per tutti si dicea : e tali li ** benediceano , e tali il contrario.Molti credettono, che i due detti cavalieri 1' avesson morto: e io,volendo ricercare il vero, diligentemente cercale trovai cosi esser vero.[XXIL] La santa Chiesa di Roma, <strong>la</strong> quale è madre de' Cristiani 35quando i rei pastori non <strong>la</strong> fanno errare, divenuta in basseza per <strong>la</strong>1. appiè — 1-2. m. Guglielmino — 2. ca- torno — addì — 21. vari — 22. riprensibile —valicre — cate<strong>la</strong>na — 5. bocconi — 9. scampo- 24. vecchiezza — fattezze — 31. furono — del<strong>la</strong>rono — 12. Santo — scarigli — 13. riconobbonlo Tosa — m. Pazzino de'Pazzi — 32. vulgarmentc— si difendea — 16. ìndrieto — di una— 18. por- — 33. avessino — 34. essere — 36. bassezza —* Cfr. il Commento, pug. 338 , not. 10.** Anche il Codice, con manifesto errore, il : c/r. il Commento, pag, 341 , not. 23.<strong>Dino</strong> <strong>Compagni</strong> e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> Cronica {Testo). 26

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