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Dino Compagni e la sua cronica;

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AVVERTENZA.XVdel testo; poiché a pag. xxv del<strong>la</strong> Prefazione a quel volume scrissi:c( non pretendo io già che questa recensione di ben venti codici,» da me condotta pel primo, non <strong>la</strong>sci campo ad altri di spigo<strong>la</strong>re;» ed anche di appuntarmi e correggermi. Troppo, per così credere,» bisognerebbe non pure essere scioccamente prosuntuosi, ma igno-)) rare qualunque siasi vicenda di simili <strong>la</strong>vori del<strong>la</strong> moderna filologia» sopr' altri testi. Sento però di potere affermare che il testo del<strong>la</strong>» Cronica di <strong>Dino</strong> <strong>Compagni</strong>, quale lo hanno i codici sin qui cono-» scinti {compreso l'ashburnhamiano del secolo XV) sia in questa» mia edizione fedelmente e compiutamente rappresentato, conforme» e al codice A e ad esso codice quattrocentistico generatore di lutti» gli altri. » Ne <strong>la</strong> pubblicazione del codice ashburnhamiano mutasostanzialmente tale condizione di cose.In secondo luogo; e senza ripetere quel che poc'anzi accennai,intorno al<strong>la</strong> necessità d'una recensione, quale appunto è stata <strong>la</strong> mia,che assommasse le varietà, attraverso le quali l'Istoria di <strong>Dino</strong> ècorsa con sì strane vicende per le mani degli uomini; quale altromezzo, se non questo, poteva dare <strong>la</strong> positiva sicurezza, che oggi hailsignor Bress<strong>la</strong>u, che nessuno di quei venti codici diniani derivi daaltra ignota fonte, che non sia l'ashburnhamiano? A chi deve egli,se non a me e alle mie perdute fatiche, di poter sentenziare intornoal codice magliabechiano come se lo avesse dinanzi? intorno a quelcodice, che i cerretani del<strong>la</strong> filologia italiana spacciavano per 1' « ar-» chelipo », mentre io studiavo pazientemente le re<strong>la</strong>zioni di tutta intera<strong>la</strong> famiglia dei manoscritti, e ne deducevo <strong>la</strong> filiazione dallosmarrito codice dei Pandolfìni, e questo riuscivo ad identificare neltransfuga (e allora non adoperabile a tutto nostro agio *) puccianoashburnhamiano? La critica, non dica il signor Bress<strong>la</strong>u del testo,ma dei testi, doveva esser fatta su tutti, a fine di esser sicuri, nonper <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del critico, ma per i fatti, che quei testi facevano capoad un solo. Circa al qual punto, il signor Bress<strong>la</strong>u accetta siccome'Scrive il signor Bress<strong>la</strong>u (pag. 134, not. l)* « Credo giusto avvertire qui, che» Lord Ashburnham mi ha comunicato, essere del lutto erronea <strong>la</strong> voce che al signor» Del Lungo sia stato negato di giovarsi del suo codice.» Io, dal canto mio, credogiusto avvertire cosa notissima; ed é che i codici di Ashburnhara-p<strong>la</strong>ce non si concedevadi adoperarli, con 1' agio richiesto per condurre un'edizione critica, se non achi potesse recarsi e trattenersi in Inghilterra.

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