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Dino Compagni e la sua cronica;

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II, vili, IX ; i>ag. 153-158. 161» dilli troverrà divisi; di che grande scandalo ne seguirà ». Pensai, perlo uficio eh' io tenea e per <strong>la</strong> buona volontà che io sentia ne' miei compagni,di raunare molti buoni cittadini nel<strong>la</strong> chiesa di San Giovanni;cosi feci.- Dove furono tutti gli ufici; e quando mi parve tempo, dissi:« Cari e valenti cittadini, i quali comunemente tutti prendesti il 5» sacro baptesmo di questo fonte, <strong>la</strong> ragione vi sforza e strigne ad» amarvi come cari frategli; e ancora perchè possedete <strong>la</strong> più nobile» città del mondo. Tra voi è nato alcuno sdegno, per gara d' ufici, li qua-» li, come voi sappete, i miei compagni e io con saramento v' abiamo;> promesso d' accomunarli. Questo signore viene , e conviensi onorare. 10> Levate via i vostri sdegni e fate pace tra voi, acciò che non vi» trovi divisi: levate tutte 1' offese e ree volontà state tra voi di qui» adietro; siano perdonate e dimesse, per amore e bene del<strong>la</strong> vostra.> città. E sopra questo sacrato fonte, onde traesti il santo battesimo,» giurate tra voi buona e perfetta pace, acciò che il signore che viene 15» truovi i cittadini tutti uniti ».Ad queste parole tutti s'accordorono, e cosi feciono, toccando illibro corporalmente, e giurorono ottenere buona pace e di 'conservaregli onori e giuridizion del<strong>la</strong> città. E cosi fatto, ci partirne di quel luogo.I malvagi cittadini , che di tenereza mostravano <strong>la</strong>grime , e bacia- 20vano il libro, e che mostrarono più acceso animo, furono i principalinonal<strong>la</strong> distruzion del<strong>la</strong> città. De' quali non dirò il nome per onestà : maposso tacere il nome del primo,perchè fu cagion di fare seguitare aglialtri, il quale fu il Rosso dello Stroza; furioso nel<strong>la</strong> vista e nell'opere;I)rincÌ23Ìo degli altri: il qual poco poi portò il peso del saramento. 25Quelli che aveano maltalento, dicevano che <strong>la</strong> caritevole pace eratrovata per inganno. Se nelle parole ebbe alcuna fraude, io ne debbopatire le pene; benché di buona intenzione ingiurioso merito non sidebba ricevere. Di quel saramento molte <strong>la</strong>grime ò sparte, pensandoquante anime ne sono dannate per <strong>la</strong> loro malizia. 30[IX.] Venne il detto messer Carlo nel<strong>la</strong> città di Firenze domenicaaddi iiij di novenbre 1301 :* e da' cittadini fu molto onorato , con palioe con armeggiatori. La gente comune perde il vigore; <strong>la</strong> malizia si cominciòa stendere. Veniiono i Lucchesi , dicendo che veniano a onorareil signore: i Perugini, con ce cavalli: messer Canto d'Agobbio con 55molti cavalieri sanesi , e con molti altri , a vj e a x per volta , adversariie1. troverà — scandolo — 2. sentivo — dizione — 20. tenerezza — 21. e mostrorono3. Santo —6. battesimo — 8. di ufici, i — — 22. distruzione — 23. cagione — 24. Stroz-9. sapete — 10. accumunarli — conviens' — za — nelle opere — 25. il quale — 26. diceano12. ofese"— 13. adrieto — li. sagrato — 17. A — 27. fralde — 29. quello — <strong>la</strong>crime ho —— s' accordorno — 18. giurorno — 19. giuri- 36. aversari —* Cfr. il Commento, pag. 157 , not. 1.<strong>Dino</strong> <strong>Compagni</strong> e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> Cronica {Testo). 21

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