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Dino Compagni e la sua cronica;

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AVVERTENZA.XIIIe rashburnharaiano del secolo XV: il quale riconosco doversi teneresiccome fonte non soltanto degli altri, secentistici e settecentistici,ma anche del codice magliabechiano del secolo XVI; e cheNoferi Basini, trascrittore di questo, ebbe quello dinanzi. Vero èche mentre in molti casi le varianti del Busini sono puri e semplicispropositi (e di tali varianti io sono sicuro di non averne abboccataneanc'una) coi quali corrompe <strong>la</strong> lezione ashburnhamiana; «errorigoffissimi », che io denunziai già al lettore; altre volte sono lezioni'che danno ragione di sé, talvolta di colorito più antico che non lerespettivè del codice anteriore; ne quel Noferi, uomo grosso eilletterato, fu tale da potersele essere con intendimento letterariofoggiate, e che meglio si direbbero rappresentar <strong>la</strong> lezione di altroesemp<strong>la</strong>re/Ma può anche ammettersi che in siffatti casi <strong>la</strong> penna dilui, letterato no ma fiorentino e par<strong>la</strong>nte quel<strong>la</strong> maravigliosa anticalingua che solo sul cadere del Cinquecento incominciò a perderedel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> originale vivezza e spontaneità, trascorra inconscia a cotestelezioni tutt' altro che riprovevoli (siano o no le vere e da <strong>Dino</strong>volute), le quali se io talvolta, nel Commento, avessi lodate di certamaggior vivacità e schiettezza non pure fiorentina si anco trecentistica,non saprei pentirmene. Giova ricordarsi che <strong>la</strong> trascrizione quattrocentisticanon è essa l'originale di <strong>Dino</strong> <strong>Compagni</strong>. E <strong>la</strong> mia supposizioneè poi assai più ragionevole (per chi conosca bene <strong>la</strong> storiadel<strong>la</strong> nostra lingua, e si sia fatta una chiara idea di ciò che NoferiBusini era), che non l'affermazione, del tutto inammissibile, del signorBress<strong>la</strong>u,^ che un cosiffatto uomo « tentasse delle emendazioni »sul testo; com'avrebbe potuto fare un Borghini o un Salviati. A ognimodo, che anche il Busini esemp<strong>la</strong>sse l'ashburnhamiano, basterebbea provarlo quel<strong>la</strong> pagina medesima da me data in facsimile, sul<strong>la</strong> qualeilsignor Bress<strong>la</strong>u rileva giustamente un grave errore del<strong>la</strong> volgata, sìdei manoscritti e sì delle stampe^ compresa <strong>la</strong>mia (voi. II, pag. 257);'Prefazione al voi. II, pag. xxiv. Cfr. anche, oltre altri luoghi del Commento,li, XIII, 17; e pur in quel volume II, a pag. 473, lin. 24-26. Non capisco di dove il signorRress<strong>la</strong>u (pag. 131 not. 3, pag. 132 not. 2) tragga che il Busini sbagliava perchéaveva « fretta»: gli spropositi di Noferi non sono spropositi d' uomo frettoloso {< des» fluchtigen Noferi Busini »), ma di uomo illetterato: né io, dovunque ho par<strong>la</strong>to di lui,li ho mai riferiti, né possono riferirsi, ad altro che al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> «ignoranza».'A pag. 132, not. 2.'Eccettuata però quel<strong>la</strong> del Manni, <strong>la</strong> quale, e i manoscritti insieme con essaindicati nel mio Commento (pag. 257, note 9 e 11), hanno <strong>la</strong> buona lezione, tale equale, e senza i puntolini che per isbaglio in quel<strong>la</strong> nota 9 le furono apposti (corretto

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