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Dino Compagni e la sua cronica;

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I, XVI!, XVIII ; pa-. 72-77. 145desta uno clie era Capitano. E cominciorono ad accusare gli amici diGiano; e furonne condannati alcuni,chi in lire V chi in lire m, e alcunine furono contumaci. Giano e suo legnaggio si parti del paese : i cittadinirimasono in gran discordia; chi il lodava, e chi il biasimava.Messer Giovanni di Celona,* venuto ad petizione de' Grandi, volendo 5fornire ciò che promesso aveva, e aquistare ciò che gli era stato promesso,domandava <strong>la</strong> paga <strong>sua</strong> di cavalli 500 che seco avea menati.Fugli dinegata, essendoli detto non avea atteso quello avea promesso.Il cavaliere era di grande animo: andossene ad Arezo agli adversaride' Fiorentini , a' quali disse: « Signori, io sono venuto in Toscana a pe- io» tizione de' Guelfi da Firenze : ecco le carte : i patti mi niegano ;ond' io» e' miei- compagni saremo con voi a dar loro morte come a nimici ».Onde gli Aretini, i Cortonesi, e gli libertini, li feron onore.I Fiorentini, sentendo questo, mandorono a papa Bonifazio, pregandoloche si inframmettesse in fare tra loro accordo. E cosi fece: che giù- 15dico i Fiorentini li dessono fiorini xx"%' i quali giiel dierono; e rifattisuoi amici, vedendo che gli Aretini si fidavano di lui, ordinorono conlui che, tornando ad Arezo, si mostrasse nostro nimico, e che li conducessea torci Saminiato, che dicea appartenersi a lui per vigore d'Inperio,per lo quale era venuto e aveane mandato. Ma uno, il quale sapea 20ilsegreto, il palesò per leggiereza d'animo, e per mostrare sapea le cosesegrete; e colui, a cui lo disse, lo fece assapere a messer Ceffo de'Lanberti:onde gli Aretini lo sentirono, e al cavaliere dierono licenzia contutta <strong>la</strong> <strong>sua</strong> gente.[XVIII.] I signori che cacciorono Giano del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong>, furono Lippe 25del Velluto, Banchine di Giovanni beccaio, Gheri Paganetti, BartoloOr<strong>la</strong>ndini, messer Andrea da Cerreto, Lotto del Migliore Guadagni, eGherardo Lupicini gonfaloniere di giustizia, che entrorono a di xv difebraio 1294. Cominciorono i cittadini accusare l' un l' altro , e a condannarli,e a metterli in esilio; per modo che gli amici di Giano erano im- 30pauriti, e stavano suggetti. I loro adversari gli soprastavano con moltorigoglio, infamando Giano e' suoi seguaci di grande arroganza, dicendoche avea messo scandalo in Pistoia, e arse ville e condannati molti,quando vi fu rettore.Delle quali cose dovea avere corona, perchè aveapuniti gli sbanditi e' malfattori, i quali si raunavano sanza temere le r,óleggi. E il fare giustizia, diceano lo facea per tirannia. Molti diceano dilui male per viltà e per piacere a' rei.Il gran beccaio che si chiamava il1. cominciorno accusare — 2. furone — dinoruo — 18. Arezzo — 19. Santo Miniato —lire D e chi — 5. a — 6. acquistare — 7. cavai- vigore di — 20. el quale — 21. leggerezza dili D — aveva— 8. essendogli — aveva — aveva — 23. sentirno — dierno — 26. Gerì (jier er-— 9. Arezzo agli avversari — 11. niegono — ror di stampa) — 28. geoidi — 30. e metterli —13. e Cortonesi — gli ferouo — 14-15. pregando crono — 31. avversari — 33. aveva messo scanches' — 16. gli diessino — gli dierno — 17. or- dolo — 36-37. diceano male di lui —* Il Codice, Cie<strong>la</strong>no: c/r. il mio Commento, parj. 73 , not. 8.<strong>Dino</strong> <strong>Compagni</strong> a <strong>la</strong> <strong>sua</strong> Cronica {Tcslu). 19

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