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Dino Compagni e la sua cronica;

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144 I, XVI, XVII; pag. 69-72.cominciatori del furore fiiron Taldo del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong> e Baldo dal Borgo,per malivolenzia aveano a messer Corso, che per pietà dell'offesa giustizia.E tanto crebbe il furore , che il popolo trasse al pa<strong>la</strong>gio del podestàcon <strong>la</strong> stipa per ardere <strong>la</strong> porta.ó Giano, che era co' priori, udendo il grido del<strong>la</strong> gente, disse: «Io» voglio andare a campare il podestà delle mani del popolo » ;e montòa cavallo, credendo che il popolo lo seguisse e si ritraesse perle sue parole.Ma fu il contrario , che li volsono le <strong>la</strong>ncie per abbatterlo del cavallo:il perchè si tornò adietro. I priori, per piacere al popolo, scelosono col gonfalone in piaza, credendo attutare il furore. Et e' crebbe si,ch'eglino arsone <strong>la</strong> porta del pa<strong>la</strong>gio, e ruborono i cavalli e arnesi delpodestà. Fuggissi il podestà in una casa vicina; <strong>la</strong> famiglia <strong>sua</strong> fu presa;gli atti furono stracciati;piùe chi fu malizioso, che avesse suo .processo incorte, andò a stracciarlo. E acciò procurò bene uno giudice che avea nomeio messer Baldo dell'Ammirato, il quale avea molti adversari, e stava incorte con accuse e con piati: e avendo processi contro, e temendo esserpunito, fu tanto scalterito con suoi sequaci, eh' egli spezò gli armari, estracciò gli atti, per modo che mai non si trovorono. Molti feciono distrane cose in quel furore. Il podestà e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> famiglia fu in gran for-20 tuna, il quale avea menata seco <strong>la</strong> donna, <strong>la</strong> quale era in Lonbardia assaipregiata e di grande belleza; <strong>la</strong> quale col suo marito, sentendo legrida del popolo, chiamavano <strong>la</strong> morte fuggendo per le case vicine, ovetrovarono soccorso, essendo nascosi e ce<strong>la</strong>ti.Il di sequente, si raunò il Consiglio; e fu diliberato, per onore del<strong>la</strong>25 città, che le cose rubate si rendessono al podestà, e che del suo sa<strong>la</strong>riofusse pagato. E cosi si fé': e partissi.La città rimase in gran discordia. I cittadini buoni biasimavanoquello che era fatto; altrio farlo mal capitare; altri dicea:dava <strong>la</strong> colpa a Giano, cercando di cacciarlo«Poi che cominciato abiamo, ardiamo30 il resto » : e tanto romore fu nel<strong>la</strong> terra, che accese gli animi di tutticontro a Giano. E acciò consentirono i Magalotti suoi parenti; i quali loconsigliorono che, per cessare il furore del popolo, per alquanti di s'assentassefuori del<strong>la</strong> terra: il quale, credendo al loro falso consiglio, siparti; e subito li fu dato bando, e condannato nell'avere e nel<strong>la</strong> persona.55 [XVII.] Scacciato Giano del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong> a di v di marzo 1294, e rubata <strong>la</strong>casa e meza disfatta, il popolo minuto perde ogni rigoglio e vigore, pernon avere capo ;né a niente si mossone. I cittadini chiamarono per Po-1. furono — 2. piata — 4. col<strong>la</strong> — arderli voruo — 20. aveva — 21. bellezza — con —— 5. ci grido — 6. mane — 8. <strong>la</strong>nce —9. adrie- 23. trovorono — 21. seguente — deliberato —to — 10. gonfalonieri in piazza — furore. E 25. rendessino — 26. fussi pagato. Cosi — 29. dicrebbe— 14. aveva — 15. dello Ammirato — ceva — abbiamo — 35. addi — 36. mezza —aveva molti avversari — 16. temendo di non 37. cliiamoro —essere — 17. seguaci , che egli spezzò — 18. ti'o-

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