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Dino Compagni e la sua cronica;

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142 I, XIII, XIV; i K. . r.)-(;3.uno chiamato Pecora, gran beccaio, sostenuto da' Tosinghi, il qualeiacea <strong>la</strong> <strong>sua</strong> arte con falsi modi e nocivi al<strong>la</strong> republica; era perseguitatodall' Arte,però che lo sue malizie usava sanza timore ;minacciava i rettorie gli uficiali, e profferevasi a mal fare con gran possa di uomini e5 d' arme.Quelli del<strong>la</strong> congiura fatta contro a Giano, essendo sopra rinnovarele leggi nel<strong>la</strong> chiesa d'Ognissanti, dissono a Giano: « Vedi l'opere» de' beccai quanto multiplicano a mal fare ». E Giano rispose: « Perisca» innanzi <strong>la</strong> città, che ciò si sostenga » ;e procurava fare leggi sopraio loro. E per simile diceano de' giudici: « Vedi: i giudici minacciano i ret-» tori al sindacato, e per paura traggono da loro le ingiuste grazie, e» tengono le questioni sospese anni tre o quattro , e sentenzia di ninno» piato si dà: e chi vuole perdere il piato di <strong>sua</strong> volontà, non può;» tanto impigliano le ragioni e '1 pagamento, sanza ordine ». Giano,15 giustamente crucciandosi sopra loro dicea: « Faccinsi leggi, che siano» freno a tanta malizia ». E quando 1' ebbono cosi acceso al<strong>la</strong> giustizia,segretamente mandavano a' giudici e a' beccai e agli altri artefici, dicendoche Giano li vituperava , e che facea leggi contro a loro.[XIV]. Scoprissi <strong>la</strong> congiura fatta contro a Giano uno giorno che io20 <strong>Dino</strong> ero con alquanti di loro per raunarci in Ognissanti, e Giano se neandava a spasso per 1' orto. Quelli del<strong>la</strong> congiura fermavano una falsalegge, che tutti non <strong>la</strong> intendevano; che si avesse per nimica ogni cittào castello che ritenesse alcuno sbandito nimico del popolo: e questofeciono, però che <strong>la</strong> congiura era fatta con falsi popo<strong>la</strong>ni, per sbandeg-25 giare Giano e metterlo in odio del popolo. Io conobbi <strong>la</strong> congiura, e du-•bitai per che faceano <strong>la</strong> legge sanza gli altricompagni. Palesai a Giano<strong>la</strong> congiura fatta contro a lui, e mostra' li come lo faceano nimico delpopolo e degli artefici, e che, seguitando le leggi, il popolo li si volgerebbeaddosso, e che egli le <strong>la</strong>sciasse, e opponessesi con parole al<strong>la</strong>50 difensione. E cosi fece, dicendo: « Perisca 'innanzi <strong>la</strong> città, che tanteopere rie si sostengano ». Allora conobbe Giano chi lo tradiva, però cheicongiurati non si poteano più coprire. I non colpevoli voleano esaminarei fatti, saviamente; ma Giano, più ardito che savio, gli minacciòfarli morire. E però si <strong>la</strong>sciò di seguire il fare le leggi , e con grande35 scandolo ci partimo.Rimasene quivi i congiurati contro a Giano; i quali furon messerPalmieri di messer Ugo Altoviti, messer Baldo Aguglioni giudici, Albertodi messer Iacopo del Giudice, Noifo di Guido Bonafedi, e Arriguccio di2. faceva — repubblica — 6. sopra a ri- santi — 23. ritenessi — 28. legge — 29. opponovare— 7. Ogni Santi — 9. inanzi — far ~ nessisi — 30. inanzi — 34. il seguire di fare le11. tragano — 13. voluntà — 14. ragione — legge — 36. furono —senza — 15. cruciandosi — fieno — 20.Ogni-

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