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Dino Compagni e la sua cronica;

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I, XII, XIII; pag. 55-59. 141voleano die con effetto punissono. Questo effetto si distendea tanto,che dubitavano se l'uomo accusato non fusse punito, che il rettore nonavesse difensione ne scusa: il perchè ninno accusato rimanea impunito.Onde i grandi fortemente si doleano delle leggi, e alli essecutori. d'essediceano: « Uno cavai corre, e dà del<strong>la</strong> coda nel viso a uno popo<strong>la</strong>no; 5» o in lina calca uno darà di pet.to sanza malizia a uno altro ;o più fan-» ciulli di picco<strong>la</strong> età verranno a quistione; gli uomini gli accuseranno:» debbano però costoro per si picco<strong>la</strong> cosa esser disfatti? »Giano del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong> sopradetto, uomo virile e di grande animo, eratanto ardito che lui difendeva quelle cose che altri abbandonava, e par- 10<strong>la</strong>va quelle che altri tacea; e tutto facea in favore del<strong>la</strong> giustizia controa' colpevoli : e tanto era temuto da' rettori , che temeano di nasconderei malifici. I grandi cominciorono a par<strong>la</strong>re contro a lui , minacciandoloche non per giustizia ma per fare morire i suoi nimici il facea, abbominandolui e le leggi: e dove si trovavano, minacciavano squartare i pò- 15po<strong>la</strong>ni chereggeano. Onde alcuni,che gli udirono, rapportorono a' popo<strong>la</strong>ni;i quali cominciorono a inacerbire, e per paura e sdegno innasprironole leggi; si che ciascuno stava in gelosia. Erano i principali del popoloiMagalotti, però che sempre erano stati aiutatori del popolo: e aveano'gran séguito, e intorno a loro aveano molte schiatte che con loro si 20raunavano d' uno animo , e più artefici minuti con loro si ritraevano.[XIII.J I potenti cittadini (i quali non tutti erano nobili di sangue,ma per altri accidenti erano detti Grandi), per sdegno del popolo, moltimodi trovorono per abbatterlo. E mossono di Campagna un franco eardito cavaliere, che avea nome messer Gian diCelona, potente più cheleale, con alcune giuridizioni a lui date dallo imperadore. E venne inToscana patteggiato co' grandi di Firenze, e di volontà di papa BonifazioVili, nuovamente creato: ebbe carta e giuridizioni di terre guadagnasse;et tali vi posono il suggello, per frangere il popolo di Firenze,che furono messer Vieri de' Cerchi e Nuto MarignoUi , secondo disse 30messer Piero Cane da Mi<strong>la</strong>no procuratore del detto messer Gian diCelona. Molti ordini dierono per uccidere il detto Giano, dicendo: « Per-» cosso il pastore, fiano disperse le pecore ».Un giorno ordinorono di farlo assassinare; poi se ne ritrassono pertema del popolo. Poi per ingegno trovoron modo farlo morire , con una 35sottile malizia; e disson: « Egli è giusto: mettianli innanzi le rie opere» de' beccai, che sono uomini malferaci e maldisposti ». Tra' quali era2ò1. punissino — 3. difensione nessuna — 18. E erano — 19. crono — 20. avevano —5. cavallo — G. a un altro — 8. debbono — es- stiattc — 21. di uno — 24. trovorno — unosere— 11. taceva — faceva — 13. cominciorno franco — 25. aveva — 26. giurisdizione — 28.no-— 13-14. minacciandolo non— i <strong>sua</strong>— faceva vamente — carte e giurisdizione — 32. dier-— 14-15. abominando — 16. reggevano — rap- no — 33. fieno — 34. ordìnorno — ritrassanoportorno —17. cominciorno— inasprirono— —35. cor una— 36. inanzi —

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