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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialeconcomitanti nei modi in cui le persone utilizzano queste tecnologie per comunicare, imparare edinteragire – stiamo vivendo un cambiamento di paradigma nella cultura stessa <strong>del</strong>la comunicazione.Nel Messaggio per la Giornata Mondiale <strong>del</strong>le Comunicazioni Sociali <strong>del</strong> 2009, Papa Benedetto hasottolineato e celebrato“lo straordinario potenziale <strong>del</strong>le nuove tecnologie, se usate per favorire la comprensionee la solidarietà umana”. In particolare, ha osservato, “le nuove tecnologie hanno ancheaperto la strada al dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni. La nuova a-rena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e letradizioni degli altri”.In questa riflessione, vorrei considerare alcune <strong>del</strong>le sfide a cui dobbiamo prestare attenzione se vogliamoche le nuove tecnologie realizzino la loro indubbia potenzialità per fornire una piattaformaper un’agorà o forum, pubblico globale in cui possa emergere una conversazione o un dialogo umanoveramente inclusivo. La mia preoccupazione principale non riguarda le limitazioni tecniche dasuperare, ma piuttosto le sfide culturali2; inizialmente, ci si concentrerà su quelle sfide che sonospecifiche <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong>la comunicazione digitale e questo dovrà essere seguito da un’analisi <strong>del</strong>lesfide che da molto tempo sono state identificate dai dibattiti sul linguaggio <strong>del</strong> forum pubblico.Vorrei tuttavia cominciare con una nota più positiva, sottolineando il fatto che uno dei maggiori“driver” <strong>del</strong>l’espansione dei nuovi media è stato l’uso di tali tecnologie da parte dei giovani in particolare,come strumenti di comunicazione personale. L’espansione straordinaria dei siti di socialnetworking testimonia il desiderio dei giovani di essere connessi, di formare amicizie e relazioniumane. Questo desiderio, nonostante la natura casuale e superficiale di gran parte <strong>del</strong>le attuali comunicazioni,è in ultima istanza un’espressione <strong>del</strong>la verità <strong>del</strong>la natura umana; il desiderio di essereconnessi è innato negli esseri umani. Dal punto di vista <strong>del</strong>la teologia, questo può essere presentatocome una manifestazione <strong>del</strong>la nostra natura creata; fatti ad immagine e somiglianza di Dio, unDio la cui essenza è relazionale, gli uomini desiderano l’unione reciproca e sono chiamati,nell’intimo <strong>del</strong> proprio essere, a diventare soggetti di amore. In un contesto digitale, il linguaggio diPapa Benedetto XVI durante la visita in Australia per la Giornata Mondiale <strong>del</strong>la Gioventù <strong>del</strong> 2008è particolarmente appropriato: amare è ciò che siamo programmati a fare, ciò per cui siamo statiprogettati dal nostro Creatore3. La verità di questa percezione di che cosa significhi essere umani –che tutte le persone, indipendentemente dal credo, dalla razza o dalla cultura, hanno la fondamentaledisposizione a cercare l’unità e la comprensione – ci offre un appoggio fondamentale per sperareche forme universali di dialogo possano recare frutti anche di fronte alle sfide di cui dobbiamoprendere atto.La più grande sfida nei confronti <strong>del</strong> dialogo è il relativismo, spesso inespresso, così prevalente nellacultura occidentale e il cui rifiuto è stato un elemento chiave <strong>del</strong> magistero di Papa Benedetto. Sela verità non esiste, se non esistono risposte giuste o sbagliate, allora il dialogo diventa privo di senso.E’ un impegno condiviso a cercare la verità, radicata nella convinzione <strong>del</strong>la suprema oggettività<strong>del</strong>la verità, che conferisce al dialogo e al dibattito umano il loro valore ultimo – altrimenti questidiventano esercizi di coercizione e manipolazione, in cui ciascuno cerca di affermare la propria visionesenza alcun riferimento alle istanze <strong>del</strong>la verità. L’accoglienza generalizzata e acritica deidogmi <strong>del</strong> relativismo trova particolare espressione nel mondo digitale, dove il volume stesso <strong>del</strong>leinformazioni e <strong>del</strong>le opinioni, in gran parte contraddittorie, può portare all’accettazione quasi rassegnatache è inutile parlare di verità e di oggettività. Di fronte a così tante asserzioni, argomentazionie contro-argomentazioni, è difficile decidere dove risiedano una vera autorità e competenza. Data ladubbia e spesso anonima provenienza di gran parte di ciò che compare nel cyberspazio, diventamolto facile diffondere le proprie opinioni per coloro che desiderano ingannare e manipolare. La filosofainglese Onora O’Neill ha evidenziato i gravi rischi sociali che ne conseguono: “Quando imedia sono fuorvianti o i lettori non sono in grado di valutare quello che essi riferiscono, le fonti<strong>del</strong> pubblico discorso e <strong>del</strong>la vita pubblica vengono contaminate. Le nuove tecnologie informatichepossono essere antiautoritarie, ma la cosa curiosa è che spesso sono utilizzate in modi che sono22-24 aprile 2010 69

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