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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialemostrano la preferenziale strada <strong>del</strong>l’emozione vibrante piuttosto che la più faticosa via <strong>del</strong>la capacità<strong>del</strong>iberativa, <strong>del</strong>la parola che accomuna o differenzia. Ciò nonostante, la parola avviene comecostruzione di un luogo comune da abitare e questo ha sempre una rilevanza etica, in ordine, cioè,alla verità e al bene.Alcune relazioni in questa Assise hanno riflettuto anche sugli strumenti e i linguaggi dei media <strong>digitali</strong>,sulla necessità di integrare i contorni semantici di alcune categorie, sulla necessaria coestensionetra le modalità relazionali tradizionali e quelle on line. A tale proposito ho già ricordato comenon si deve cedere all’illusoria quanto errata idea di una evangelizzazione mediatica, sintesi frettolosae carica di fraintendimenti. Se ricordiamo, come dice il Santo Padre, che “come primo passo[…] dobbiamo preoccuparci che l’uomo non accantoni la questione su Dio come questione essenziale<strong>del</strong>la sua esistenza”, (Benedetto XVI, Presentazione degli auguri natalizi alla Curia, 21 dicembre2009), la Rete è, come ogni altro ambito di relazione, un luogo di evangelizzazione per annunciareCristo e per annunciare l’uomo. Ben sappiamo come questo sia il tempo di riscoprirel’alfabeto <strong>del</strong>l’umano, poiché le grandi categorie – come la persona, la vita e la morte, la famiglia el’amore – rischiano di diventare evanescenti e distorte nei loro significati, di essere risucchiate esfinite da un individualismo dominante ed esasperato. E’ nella persona viva di Gesù, vero Dio e verouomo, che l’umano risplende e si compie, ed è anche garantito di fronte ad ogni deformazioneculturale. Come ricordava il Concilio Vaticano II, incontrare Cristo, l’uomo perfetto, e accoglierlonella propria vita, introduce nella umanità vera e piena a cui tutti sono chiamati.In questo dinamismo missionario, di continua e aerea itineranza, voi, animatori <strong>del</strong>la comunicazionee <strong>del</strong>la cultura, siete protagonisti nella Chiesa. Siete chiamati ad essere sale di sapienza e lievito dicrescita. Sale di sapienza, che in concreto significa non essere conformisti e non cercare inutiliquanto sterili forme di consenso consolatorio; lievito di crescita, cioè soggetti attivi, terminali diconnessioni, attivatori di partecipazione gratuita e responsabile. La Rete non è fatta di confini, ma diponti. Così la comunità non può e non deve essere quella <strong>del</strong>le identità escludenti, ma quella<strong>del</strong>l’amore che include nella verità, e che continuamente impariamo da “colui che hanno trafitto”(Gv. 19,37). E’ guardando al volto di Cristo crocifisso e glorioso, infatti, che possiamo guardare almondo e abbracciarlo con il cuore di Dio che non ha confini.Vino nuovo in otri nuoviMons. Domenico Pompili -Sottosegretario e portavoce <strong>del</strong>la CEI1. Il nuovo <strong>del</strong> Vangelo e il vecchio <strong>del</strong>la comunicazionePaul Ricoeur scriveva che “solo interpretando i simboli possiamo credere”, dato che il simbolo èuna “immagine-verbo” che fa di noi ciò che esprime (Il simbolo dà a pensare, 2002:13). Il frammentodi Luca (5,33-39), appena risuonato in quest’Aula, invita a lasciarci trasformare da una immagineche è quasi una parabola concentrata, un effetto spot, tagliente ed ironico, efficace come sepronunciato oggi per la prima volta. Possiamo immaginare che gli interlocutori di Gesù abbianosorriso o siano stati spiazzati dalle sue parole. Cosa avverrebbe infatti in quella cantina di otri vecchi,con i cocci e l’intera annata perduta che schiuma per terra? Dietro questa immagine ad effettoc’è una convinzione che sfugge a colui che non vuole assaggiare nessuna novità e - dal momentoche ‘non vi è nulla di nuovo sotto il sole” - ritiene la sua bottiglia l’unico e miglior elisir che si possamai bere, in barba al frizzantino che traspira negli otri nuovi, giù in cantina. Ciò che gli sfugge èche per poter cogliere il nuovo bisogna far piazza pulita <strong>del</strong> vecchio.Anche nella comunicazione <strong>del</strong> Vangelo oggi c’è qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio. Il nuovoè, naturalmente, la buona notizia, spumeggiante e dirompente come un vino novello; il vecchio èparadossalmente la comunicazione, che è soggetta a innovazioni rapide e presto datate, a mutamentiche cominciamo a comprendere solo quando sono passati; come scriveva McLuhan, noi guardiamo22-24 aprile 2010 64

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