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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialecompiersi, è necessario che coloro che operano in ambito educativo sappiano anzitutto essere lorostessi familiari dei media <strong>digitali</strong>, sperimentino cioè cosa significhi navigare, essere on line, abbandonandole retoriche unilaterali e ricorrenti.Proprio conoscendo, facendo esperienza <strong>del</strong>la Rete si potrà, come educatori, cogliere le potenzialitàdei vari contesti e avviare una prospettiva capace di integrare le differenti modalità di relazione coni media <strong>digitali</strong>. In questo, non possiamo infatti dimenticare che “l’autentico sviluppo <strong>del</strong>l’uomo riguardaunitariamente la totalità <strong>del</strong>la persona in ogni sua dimensione […]. Un tale sviluppo richiede,inoltre, una visione trascendente <strong>del</strong>la persona, ha bisogno di Dio: senza di Lui lo sviluppo oviene negato, o viene affidato unicamente alle mani <strong>del</strong>l’uomo, che cade nella presunzione<strong>del</strong>l’autosalvezza e finisce per promuovere uno sviluppo disumanizzato” (Benedetto XVI, Letteraenciclica Caritas in veritate, n. 11). Tutto ciò nella consapevolezza che “l’educazione non crea lapersona, ma la trova e la riconosce, ponendo una relazione […] di autentico servizio all’uomo e alledonne cui è destinata. Ma ciò è possibile solo se coloro che sono chiamati ad educare, possiedono ilsenso profondo <strong>del</strong>le loro irriducibilità e capacità di relazione, sapendo cogliere, anchenell’esperienza di educatori, ulteriori possibilità di crescita e maturazione per se stessi oltre che percoloro cui è destinato il loro impegno” (A. Bagnasco, Istanze educative e questione antropologica,Convegno sulla sfida educativa, Milano 18 marzo 2010).Dal punto di vista etico vorrei richiamare l’attenzione almeno su un problema: la Rete, pur essendoun’ occasione per ritessere la dinamica relazionale, se da una parte fa sì che gli interlocutori si avvicinino,dall’altra però essi rimangono facilmente estranei nella chiacchiera di superficie e nella curiositàsenza interesse. Nella Rete si assiste infatti ad una migrazione semantica dalla categoria diappartenenza a quella <strong>del</strong> consenso, al punto che temi <strong>del</strong>icati e decisivi, che coinvolgono le decisioni<strong>del</strong>le personali libertà, vengono tralasciati per non rischiare di infrangere l’irenica armonia digitale,alimentando così i rapporti con parole banali. Oggi sembra, dice il Papa, che “rimane comesuprema istanza solo il consenso <strong>del</strong>la maggioranza. Poi il consenso <strong>del</strong>la maggioranza divental’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire e questo consenso – lo sappiamo dalla storia <strong>del</strong> secoloscorso – può essere anche un consenso nel male. Così vediamo che la cosiddetta autonomia nonlibera l’uomo”. (Benedetto XVI, Omelia pronunciata alla Messa per i Membri <strong>del</strong>la PontificiaCommissione Biblica, 15 aprile 2010). Il consenso <strong>del</strong>la maggioranza, come suprema istanza, avvianella Rete il processo <strong>del</strong>la spirale <strong>del</strong> silenzio per cui alcuni temi - come l’impegno personale e<strong>del</strong>la Chiesa per la vita, la famiglia, la libertà educativa, la giustizia sociale, la solidarietà nella fe<strong>del</strong>tàal Vangelo - sono destinati spesso all’oblio. E’ invece urgente “il recupero di un giudizio chiaroed inequivocabile sul primato assoluto <strong>del</strong>la grazia di Dio”, <strong>del</strong> suo amore che salva e che fonda,garantendola, la vera e incomprimibile dignità di ogni uomo (Benedetto XVI, Udienza Generale, 1luglio 2009).A chi si rivolge l’animazione culturale?Siete dunque chiamati a “essere presenti nel mondo digitale nella costante fe<strong>del</strong>tà al messaggio e-vangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità” (Benedetto XVI, Messaggio perla XLIV Giornata Mondiale <strong>del</strong>le comunicazioni sociali, Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale:nuovi media al servizio <strong>del</strong>la Parola, 16 maggio 2010). Al termine <strong>del</strong>la mia riflessione, permettetemiqualche ulteriore sottolineatura rispetto alle tre parole contenute nel sottotitolo <strong>del</strong>la miarelazione: comunità, strumenti, animatori.La comunità è certamente la comunità dei discepoli, di coloro che sono stati affascinatidall’incontro con il Maestro e a lui hanno affidato la propria libertà e il proprio cuore. La Rete connettedifferenti paradigmi esperienziali di relazione, che vanno mantenuti in equilibrio per evitare,da una parte, che la dimensione smaterializzata e disincarnata affondi e si radichi nelle patologietecnocratiche; e dall’altra che, per paura di correre rischi, la persona si privi <strong>del</strong>le possibili familiaritàcon le relazioni <strong>del</strong>la Rete. E’ stato detto in questi giorni che la Rete è luogo di convivialità piùche di comunicazione, un ambiente dove ci si accorda in maniera sintonica. Le relazioni <strong>del</strong>la Rete22-24 aprile 2010 63

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