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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialeIl secondo passo è tener viso il senso <strong>del</strong>l’alterità. Le reti mediali tendono a costruire comunità fortementeomologhe, in cui all’immaginazione di sé non corrisponde una eguale immaginazione<strong>del</strong>l’altro. Ma lo scambio comunicativo può e deve essere pensato appunto come apertura all’altro.All’altro che si affianca al sé, orizzontalmente; e all’altro che ci trascende, verticalmente. Solo cosìsi esce da una autoriflessività che rende il dialogo in realtà un monologo mascherato.Insomma, rendere la relazione più autentica; renderla più densa. Sono questi, almeno mi pare, degliobbiettivi urgenti, per noi che siamo diventati ormai, e inevitabilmente, uomini mediali. Ora, lo ripeto,non è tornando indietro che riusciamo a realizzare questi obbiettivi: i media sono ormai parteessenziale – e talvolta ingombrante – <strong>del</strong> nostro paesaggio quotidiano; la nostra esperienza si dispiegalargamente ormai attraverso e grazie ad essi. Di qui la necessità di accettare alcuni postulati<strong>del</strong>la cultura mediale: sapere che si è anche perché ci si espone, e che si vive anche perché ci si sintonizza.Ma proprio perché immersi in questa realtà, noi possiamo e dobbiamo letteralmente vivificarla,con coraggio e con fantasia.I semi ci sono, come dimostra anche la ricerca presentata qui da Chiara Giaccardi; si tratta di farlisbocciare. E’ lungo questo cammino che potremmo presentarci – o almeno ambire a presentarci –sempre più come “testimoni <strong>digitali</strong>”, e cioè interlocutori che hanno qualcosa da dire e da dare – ancheperché hanno ricevuto – e insieme interlocutori che sanno operare con e sui media. Questa volontàe questa capacità di testimonianza ci porterà forse ad abbandonare qualche scelta con cui puresiamo convissuti. Penso all’idea di usare i media come semplici altoparlanti, quasi che parlare adalta voce ci porti ad essere più persuasivi; o penso all’idea di usare i media come scettri, quasi chebrandendoli come segno di potere dia per questo più forza. Nell’agorà – anche in quella mediatica –non serve imporsi. Serve piuttosto esporsi: offrire se stessi e la propria vita; offrire se stessi e lapropria capacità di ascolto. Serve appunto testimoniare il faticoso e apparentemente indecifrabilecammino in cui siamo impegnati. Facendolo anche in questo nostro mondo, sempre più orientato adiventare, ma non a ridursi, a world wide web.Scenari <strong>digitali</strong> e nuove forme di presenza <strong>del</strong>la ChiesaMichele Sorice,Docente di Sociologia <strong>del</strong>la Comunicazione e Media Research, LuissABSTRACTI nuovi scenari socio--‐culturali rappresentati dai social media costituiscono una formidabileevoluzione <strong>del</strong>le modalità di connessione e relazione. Sull'asse <strong>del</strong>la fiducia e su quello <strong>del</strong>lacredibilità si giocano non solo relazioni sociali e politiche ma anche nuove forme di aggregazione.La rete rappresenta uno spazio indefinito in cui è possibile costruire micro-spazi identitari (e quindifortemente definiti), talvolta disarticolati rispetto alle forme tradizionali <strong>del</strong>l'aggregazione sociale.In questo nuovo scenario convivono il rischio <strong>del</strong>la superficialità e <strong>del</strong>la frammentazione socialecon le opportunità derivanti dai nuovi protagonismi e dalla creazione di luoghi in cui sperimentarerelazioni significative.Se è vero che la Chiesa non può essere semplicemente un gruppo in un social network, è altrettantovero che essa non può sottrarsi al suo ruolo di essere sale e lievito in uno spazio che, per quantovirtuale, è popolato da avatar ma abitato da persone. Quale presenza <strong>del</strong>la Chiesa allora nel nuovoscenario digitale? Difendersi dal nuovo o sporcarsi le mani con esso?Un’anima cristiana per il mondo digitale: comunità, strumenti, animatoriCardinale Angelo Bagnasco- Arcivescovo di Genova -Presidente Conferenza Episcopale ItalianaA poche ore dal grande incontro con il Santo Padre Benedetto XVI, che già da ora ringraziamo peraver accolto l’invito ad essere presente domani con gli animatori <strong>del</strong>la comunicazione e <strong>del</strong>la cultura<strong>del</strong>la Chiesa italiana, vorrei riprendere alcune questioni messe a fuoco in questo Convegno promossodall’Ufficio Comunicazione sociale <strong>del</strong>la nostra Conferenza Episcopale, sentendole in sintoniacon la domanda che Benedetto XVI poneva alla Chiesa italiana all’Assise ecclesiale di Verona:“Noi siamo eredi degli apostoli, di quei testimoni vittoriosi! Ma proprio da questa constatazione na-22-24 aprile 2010 59

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