12.07.2015 Views

#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialenoscenza e alle relazioni. Fin qui abbiamo identificato alcuni nodi critici che questa cultura pone allavita di fede e alla Chiesa. L’immagine che forse rende meglio il ruolo e la pretesa <strong>del</strong> cristianesimonei confronti <strong>del</strong>la cultura digitale è quella <strong>del</strong>l’ «intagliatore di sicomori» mutuata dal profetaAmos (7, 14) e interpretata da san Basilio. Il card. Ratzinger nel suo discorso al <strong>convegno</strong> Parabolemediatiche usò questa fortunata immagine per dire che il cristianesimo è come un taglio su un fico.Il sicomoro è un albero che produce molti frutti che restano senza gusto, insipidi, se non li si incidefacendone uscire il succo. I frutti, i fichi, dunque, rappresentano per Basilio la cultura <strong>del</strong> suo tempo.Il Logos cristiano è un taglio che permette la maturazione <strong>del</strong>la cultura. E il taglio richiede saggezzaperché va fatto bene e al momento giusto. La cultura digitale è abbondante di frutti da intagliaree il cristiano è chiamato a compiere quest’opera di mediazione tra il Logos e la cultura digitale.E il compito non è esente da difficoltà e appare oggi più che mai complesso.Forse il genio religioso che, pur tra ombre e ambiguità, ha inciso anzi tempo un taglio profondo nellacultura digitale è stato p. Teilhard de Chardin. Lo ha fatto – per intuizioni a loro modo «profetiche»,essendo lui morto nel 1955 – con il suo concetto di «Noosfera», una sorta di «coscienza collettiva»che si sviluppa con l’interazione degli esseri umani a mano a mano che essi hanno popolatola Terra e poi si sono (e si stanno) organizzando in forma di reti sociali complesse.Già negli anni Venti Teilhard aveva teorizzato la nozione di un sistema nervoso tecnologico planetario.Aveva inoltre capito che le tecnologie non solo formano un sistema nervoso planetario, maformano anche una sorta di intelligenza collettiva. Oggi possiamo affermare che essa è resa possibiledalla telematica, dalle connessioni, dalla Rete. Ma per Teilhard la noosfera sta espandendosi versouna crescente integrazione e unificazione che culminerà in quello che egli definisce «Punto O-mega», che è il fine <strong>del</strong>la storia. Il Punto Omega è il massimo <strong>del</strong>la complessità e <strong>del</strong>la coscienza,ed è indipendente dall’universo che si evolve, è cioè ad esso «trascendente». È il Logos ossia il Cristo,attraverso cui tutte le cose furono create. Il Punto Omega non è un’idea astratta, ma un essere personaleche unisce il creato attraendolo magneticamente verso di Sé. Questo Punto Omega non costituisceil risultato <strong>del</strong>la complessità e <strong>del</strong>la coscienza: preesiste all’evoluzione <strong>del</strong>l’universo, perché è lacausa <strong>del</strong>l’evolvere <strong>del</strong>l’universo verso la maggiore complessità, coscienza e personalità. Il punto di maturazione<strong>del</strong>la Noosfera nella visione di Teilhard coincide con la Parusia.La sua complessa visione, così sbilanciata in direzione escatologica, sposta gli accenti <strong>del</strong>la riflessioneteologica sulla «logica» <strong>del</strong>la Rete. L’intuizione teologica teilhardiana intravede e manifestauna attrazione magnetica che parte dalla fine e dal di fuori <strong>del</strong>la storia e che rende ragione e valorizzatutti gli sforzi <strong>del</strong>l’interazione fra le menti umane in reti sociali sempre più complesse. In questosenso dà un significato di fede alle dinamiche proprie <strong>del</strong>lo spazio antropologico che è la Rete che aquesto punto diventa anch’essa parte <strong>del</strong>l’unico milieu divin, di quell’unico «ambiente divino» che èil nostro mondo.La fede nella Rete <strong>del</strong>le relazioni: comunione e connessioneGuido Gili, Docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università <strong>del</strong> MoliseVorrei partire da una breve premessa per tracciare la cornice di questo intervento. E’ una osservazioneche ricavo dalle prime pagine di un recente bel saggio <strong>del</strong> sociologo <strong>del</strong>la religione Peter Berger,intitolato Questioni di fede. Sebbene con profonde differenze, le condizioni <strong>del</strong>la fede oggi assomiglianoa quelle dei primi cristiani che vivevano nel mondo greco-romano, un contesto sociale eculturale caratterizzato da un vivace pluralismo, per cui la fede era possibile solo come scelta <strong>del</strong>iberata.Sotto questo aspetto la nostra situazione è simile a quella di Paolo, quando predicavanell’agorà di Atene, dove una moltitudine di dèi convivevano e competevano tra loro. Quindi, percerti aspetti, siamo diventati o siamo tornati, contemporanei dei primi cristiani.Pur nella similitudine, c’è però qualcosa di specifico nella situazione attuale ed è che la modernità,di cui tutti siamo figli, “mina progressivamente l’ambiente sociale in cui la religione e qualsiasi al-22-24 aprile 2010 52

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!