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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialeQuale fede troviamo in questo spazio antropologico che chiamiamo web? Digitando in un motore diricerca la parola God oppure anche religion, Christ, spirituality, otteniamo liste di centinaia di milionidi pagine. Nella Rete si avverte una crescita di bisogni religiosi che la «tradizione» religiosariesce a fatica a soddisfare. L’uomo alla ricerca di Dio oggi avvia una navigazione. Quali sono leconseguenze?Si può cadere nell’illusione che il sacro o il religioso sia a portata di mouse. La Rete, proprio grazieal fatto che è in grado di contenere tutto, può essere facilmente paragonata a una sorta di grande supermarket<strong>del</strong> religioso, in cui è possibile trovare ogni genere di «prodotto» religioso con grande facilità:dalle riflessioni più serie e valide alle religioni che una persona annoiata si inventa per gioco.Ciascuno può attingere dalla Rete non secondo reali esigenze spirituali, ma secondo bisogni da soddisfare.Ci si illude dunque che il sacro resti «a disposizione» di un «consumatore» nel momento <strong>del</strong>bisogno.Per comprendere il pericolo <strong>del</strong>l’omogeneizzazione religiosa sono da visitare siti come Beliefnet,dove le religioni sono messe in mostra, una al pari <strong>del</strong>l’altra, in un cocktail spesso disarmante7. Etuttavia, proprio attraversando questi siti e gli strumenti che essi mettono a disposizione, è anchepossibile farsi un’idea <strong>del</strong> bisogno profondo di Dio che agita il cuore umano.In questo contesto occorre però considerare un possibile cambiamento radicale nella percezione <strong>del</strong>ladomanda religiosa. Una volta l’uomo era saldamente attratto dal religioso come da una fonte disenso fondamentale. L’uomo era una bussola, e la bussola implica un riferimento unico e preciso.Poi l’uomo ha sostituito nella propria esistenza la bussola con il radar che implica una apertura indiscriminataanche al più blando segnale e questo, a volte, non senza la percezione di «girare a vuoto».L’uomo però era inteso comunque come un «uditore <strong>del</strong>la parola», alla ricerca di un messaggio<strong>del</strong> quale sentiva il bisogno profondo. Oggi queste immagini, sebbene sempre vive e vere, reggonomeno. L’uomo da bussola prima e radar poi si sta trasformando in un decoder, cioè in un sistena didecodificazione <strong>del</strong>le domande sulla base <strong>del</strong>le molteplici risposte che lo raggiungono. Viviamobombardati dai messaggi, subiamo una sovrainformazione, la cosiddetta information overload. Ilproblema oggi non è reperire il messaggio di senso ma decodificarlo, riconoscerlo sulla base <strong>del</strong>lemolteplici risposte che io ricevo. La testimonianza digitale diventa sempre di più un «rendere ragione<strong>del</strong>la speranza» (1Pt 3, 15) in un contesto in cui le ragioni si confrontano rapidamente e «selvaggiamente».A farsi largo è il classico meccanismo <strong>del</strong>la pubblicità, che offre risposte a domande cheancora non sono state formulate. La domanda religiosa in realtà si sta trasformando in un confrontotra risposte plausibili e soggettivamente significative.La grande parola da riscoprire, allora, è una vecchia conoscenza <strong>del</strong> vocabolario cristiano e, in particolare,<strong>del</strong>la spiritualità ignaziana: il discernimento. Le domande radicali non mancheranno mai,ma oggi sono mediate dalle risposte che si ricevono e che richiedono il filtro <strong>del</strong> riconoscimento. Larisposta è il luogo di emersione <strong>del</strong>la domanda. Tocca all’uomo d’oggi, dunque, e soprattutto alformatore, all’educatore, dedurre e riconoscere le domande religiose vere dalle risposte che lui sivede offrire continuamente. E’ un lavoro complesso, che richiede una grande preparazione e unagrande sensibilità spirituale.La ricerca di Dio: motore o domanda?Forse anzi è il caso di educare le persone al fatto che ci sono realtà che sfuggono sempre e comunquealla logica <strong>del</strong> «motore di ricerca» e che la googlizzazione <strong>del</strong>la fede è impossibile perché falsa.E’ certamente da privilegiare invece la logica dei motori semantici. E’ il caso di Wolfram|Alpha, un«motore computazionale di conoscenza», cioè un motore che decodifica ed elabora, intrecciando idati a sua disposizione, le parole chiave inserite dall’utente e propone direttamente una risposta. Vistoche, al momento, l’unica lingua che comprende è l’inglese, è interessante notare la risposta alladomanda Does God exist? (Dio esiste?): «Mi dispiace, ma un povero motore computazionale di co-22-24 aprile 2010 43

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