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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialepochi” (msn) a una “uno-a-molti” o “molti-a-molti” (Facebook). Come vedremo, le tappe appaionoinvece percorse in senso inverso nella maggior parte dei processi di socializzazione: quando si conosceuna persona, gli si dà prima il contatto Facebook, quindi quello MSN, e solo alla fine il telefonocellulare.Nella negoziazione di questa gerarchizzazione giocano un ruolo rilevante gli specifici processi disignificazione che investono a ciascuno strumento.FacebookLa piattaforma Facebook appare attualmente inserita in discorsi sociali estremamente diffusi e potenti(tanto da essere ormai entrati nel senso comune), socializzati tanto a livello macro dai massmedia quanto a livello micro nei discorsi quotidiani. Questi discorsi attribuiscono a Facebook elevatasalienza attraverso i consueti meccanismi <strong>del</strong>l’hype, per cui quel che riguarda - o accadeall’interno di - Facebook diventa automaticamente rilevante. A sua volta, questa narrazione è radicatain un “mito originario” su Facebook ha fondato il suo successo, che lo vuole come in grado dilenire l’ineludibile sentimento <strong>del</strong>la nostalgia, promettendo il recupero di un tempo perduto attraversola riattivazione <strong>del</strong> contatto comunicativo con le soggettività che ne facevano parte.2L’attribuzione di salienza appare ben socializzata nel nostro campione, e, come già accennato inaltre relazioni, vincola il soggetto – soprattutto in età giovane - ad una sorta di “obbligo relazionale”:nel momento in cui “tutti” hanno un account Facebook, ed è socializzata una buona ragioneper averlo (il recupero dei “bei tempi andati”, killer application che mancava, ad esempio, aMyspace, rapidamente caduto in disuso), la spinta all’adozione acquisisce notevole forza. Allostesso tempo, una volta approcciato, lo spazio di Facebook – lo spazio <strong>del</strong>la socialità adulta, complessa,spesso forzata, rischiosa e non sempre selettiva - è largamente considerato nel campionecome uno spazio poco sicuro; come una “jungla” (F 23 S).Da cosa appare determinata questa insicurezza? Se da un lato, come esplorato nella relazione <strong>del</strong>dott. Carlo, il criterio prevalente che determina l’accettazione di un’amicizia su Facebook è la sussistenzadi un legame fra il richiedente e il soggetto, dall’altro, il valore minimo di tale legame appare,anche dai soggetti più conservatori (quali i “riservati”) limitarsi a un solo grado di separazione:se il soggetto e il richiedente hanno un amico in comune, l’amicizia verrà tendenzialmente accettata."Siccome c'è tanta gente che in Facebook ti chiede l'amicizia tanto per allora io controllodi avere qualche amico in comune e guardo anche la foto" (f, 20, s)La vasta socializzazione di cui appare oggetto questo criterio implica un meccanismo di obbligo direciprocità ( “sta male rifiutare l’amicizia <strong>del</strong>l’amico di un mio amico”) che forza tendenzialmenteil soggetto a stabilire legami con soggetti non egualmente significativi (e quindi non obbligati allamedesima etichetta di correttezza e riservatezza) ma esposti allo stesso regime di pubblicità <strong>del</strong>leinformazioni, esponendo il soggetto a quelle “fughe” e a quei “giudizi” indicati poco sopra. Questaattribuzione di problematicità, quand’anche esplicitamente tematizzata, non pregiudica, come giàle relazioni <strong>del</strong>la prof.ssa Giaccardi e <strong>del</strong> dott. Carlo hanno sottolineato, l’utilizzo <strong>del</strong>la piattaforma.Contribuisce a dare forma, però, a diverse dimensioni <strong>del</strong> paradigma tattico attraverso cui ilsoggetto approccia questo strumento. Ad esempio, conduce a una autolimitazione dei contenutiimmessi in questo spazio onde diminuire al minimo le possibilità di conflitto: tematiche come lapolitica e la religione sono esplicitamente marginalizzate perché espongono più facilmente il soggettoa rischi di giudizio che si desidera evitare.Non pubblico cose sulla politica e sulla religione, perché ognuno ha la sua opinione enon voglio invitare discussioni. La religione è una cosa intima e personale. Ci sono moltilink razzisti, io non li pubblico. (F, 19, s)Fanno parziale eccezione di quei soggetti che vivono questa insicurezza come un’opportunità – ossiadei “collezionisti”. Costoro, come già accennato, fanno uso strategico precisamente <strong>del</strong>la labilitàdei criteri di inclusione, capitalizzando a ogni occasione l’opportunità di estendere il proprionetwork relazionale. Per costoro, le piattaforme appaiono tendenzialmente equiparate in funzionestrategica:22-24 aprile 2010 37

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