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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialededicati, blog e forum, andando così a integrare con informazioni supplementari la specifica testualitàdei programmi tv, nonché di condividere e commentare i propri consumi mediali con la rete dipari.Se sul piano <strong>del</strong>le forme di consumo si evidenzia la moltiplicazione <strong>del</strong>le modalità e occasioni difruizione di contenuti televisivi, sul versante dei contenuti emerge invece una chiara predilezioneper generi e canali precisi, in un vero e proprio codice <strong>del</strong>la fruizione giovanile <strong>del</strong> medium tv.Nello specifico, secondo i dati audiometrici elaborati da Auditel relativi alle cento emissioni “inchiaro” più fruite nel corso <strong>del</strong> 2009 dagli individui di fascia 15-24 anni1, si osserva un assolutoprimato <strong>del</strong> principale brand di rete commerciale, Canale 5: sue sono le prime 20 posizioni, conprogrammi come la terza stagione <strong>del</strong>la fiction I Cesaroni, il reality show Grande fratello e il tg satiricoStriscia la notizia. Sono assai poco presenti, invece, le tre reti Rai; solo Raiuno compare nelranking (dopo la ventesima posizione) con la 59° edizione <strong>del</strong> Festival di Sanremo, la serie Un medicoin famiglia e alcuni appuntamenti sportivi di grande attrattiva, come le partite <strong>del</strong>la Nazionaledi calcio. Nella seconda parte <strong>del</strong>la classifica domina ancora Canale 5: ai programmi già indicati siaggiungono appuntamenti di intrattenimento come Zelig, Scherzi a parte, Chi ha incastrato PeterPan e il talent show Amici di Maria de Filippi, mentre Italia 1 compare esclusivamente con alcuniepisodi <strong>del</strong>la serie animata I Simpson.Da questi dati emerge, in generale, un’utenza giovanile <strong>del</strong> piccolo schermo caratterizzata da unagrande familiarità con il mezzo, che ne usufruisce prevalentemente durante la fascia <strong>del</strong> prime time(unica eccezione, tra quelle viste, I Simpson programmati in daytime) e preferisce alcuni generi(l’intrattenimento, il reality, il talent e la fiction), escludendone per lo più altri (l’informazione,l’approfondimento). Un novero, dunque, più ristretto e meno vario di prodotti e di funzioni che la tvè chiamata ad assolvere: in particolare si osserva una decisa prevalenza <strong>del</strong> bisogno di storie e diracconto anziché di attualità; un predominio <strong>del</strong>la narrazione (in generi come fiction, serialità ereality) sull’attualità.Quello che emerge, in conclusione, è il profilo di una generazione digitale che pratica concretamentequella “cultura <strong>del</strong>la convergenza” che connette vecchi e nuovi media. Questi ultimi, e il web inparticolare, consentono forme di fruizione più articolate, caratterizzate insieme dalla personalizzazionedei tempi e dalla condivisione dei gusti, in particolare con la propria rete di prossimità (amici,pari etc.). La televisione, da parte sua, conserva il ruolo di medium in grado di produrre materialiche non semplicemente vengono “consumati”, ma che forniscono risorse e immaginari da spenderenella vita sociale: l’universo televisivo e le sue narrazioni rappresentano uno sfondo costante, unpunto di riferimento rispetto al quale – grazie alla rete Internet e nella rete dei propri pari – si fannoglosse, si prendono posizioni – anche critiche – sui temi affrontati nelle “narrazioni” tv, si condividonoo si discutono valori, assunzioni, dinamiche.Se alcuni dati qui illustrati possono sembrare a prima vista allarmanti (la perdita di terreno <strong>del</strong>la tradizionale“cultura alfabetica”, l’evasione che sembra sovrastare l’attenzione al reale), in seguito aun’analisi più approfondita si può scoprire come il pervasivo immaginario televisivo (anche quelloche presenta problematicità sul piano etico) non è mai semplicemente “fatto proprio” in maniera a-critica: la sua costante ri-discorsivizzazione da parte di spettatori altamente “attivi” e spesso “interattivi”sul web consente infatti prese di distanza e sguardi niente affatto scontati.Ed è forse questa cultura convergente il terreno più interessante per immaginare un dialogo fruttuosocon la generazione digitale.I profili <strong>del</strong>la generazione digitale- Quali significati per la tecnologia?Matteo Tarantino PhD – Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore – Milano22-24 aprile 2010 35

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