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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialee luddismo, dall’altra di una certa pregiudizio da parte degli adulti nei confronti di un mondo cheancora capiscono in parte.La caratteristica dei social network nell’essere acceleratori e organizzatori di relazioni e socialitànon deve dunque spaventarci, se, come accade per la maggior parte dei nostri soggetti, tali relazionie socialità hanno la capacità di arricchirsi di affettività e significati profondi.I profili <strong>del</strong>la generazione digitale -I giovani tra mass media e personal mediaMassimo Scaglioni PhD – Ricercatore Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore – MilanoIl titolo di questa sessione recita “I profili <strong>del</strong>la generazione digitale” ed evoca immediatamente dueimmagini. In primo luogo, il fatto che esista oggi una generazione di “giovani” cresciuti, a partiredagli anni Novanta, in un ambiente progressivamente <strong>digitali</strong>zzato: dunque, per usareun’espressione correntemente impiegata, una generazione di “nativi <strong>digitali</strong>”. La seconda immagineche viene in mente fa riferimento a un ambiente “digitale” nel quale sono centrali i cosiddetti “nuovimedia”, quell’universo di mezzi di comunicazione sociale e personale che ruota attorno aInternet, nelle sue molteplici funzioni e usi, e in particolare al World Wide Web.Il presente intervento ha l’obiettivo di offrire una “fotografia”, inevitabilmente sintetica ma – speriamo– anche sufficientemente chiara ed efficace, dei consumi e <strong>del</strong>le pratiche mediali <strong>del</strong>la “generazionedigitale”, costituita da “giovani” con età comprese fra l’adolescenza e la prima fase <strong>del</strong>la vitaadulta. Questa fotografia restituirà un quadro – è il mio augurio – un po’ più articolato e complessodi quanto le due immagini iniziali non lascino immediatamente pensare. Un quadro, cioè, nelquale i nuovi media (come Internet) s’innestano su un sistema di “vecchi media” (come, in particolare,la televisione) che, lungi dal venire marginalizzati, restano centrali sia nelle pratiche di consumomediale sia negli immaginari.Non vorrei entrare qui in noiose precisazioni di carattere metodologico: basti semplicemente indicareche questo intervento si fonda sull’intersezione e la conseguente interpretazione di due ordini didati empirici: da un lato, un insieme di dati quantitativi relativi alle diete mediatiche e ai consumitelevisivi dei giovani, ricavate sia da ricerche pubblicate sia dall’analisi ad hoc di profili di consumomediale e televisivo; dall’altro lato, un insieme di dati qualitativi che emergono dalla concreta attivitàdi ricerca condotta, nel corso <strong>del</strong>l’ultimo anno, dal Ce.R.T.A. (Università Cattolica), finalizzatia focalizzare l’attenzione sulle concrete pratiche di fruizione dei media, che tendono a incrociare e asovrapporre un medium tradizionale come la tv e i nuovi strumenti <strong>digitali</strong>, in quella che è stata definitauna cultura progressivamente convergente.Come “sfondo” di questo discorso, vorrei innanzitutto sintetizzare le principali “tendenze” che caratterizzanole diete mediali giovanili. Il quadro che emerge dai principali dati sull’uso dei media (ein particolare <strong>del</strong> recente rapporto Censis sulla comunicazione in Italia) mette in evidenza alcunespecificità <strong>del</strong>la relazione tra i giovani e i media che vorrei rapidamente ricordare.Una progressiva disaffezione per le forme di comunicazione alfabetiche, e in particolare per la lettura;una persistente centralità <strong>del</strong>la cultura visuale, in particolare <strong>del</strong>l’audiovisivo e <strong>del</strong>la tv; la navigazionefra i contenuti, spesso audiovisivi, <strong>del</strong> web 2.0 e l’utilizzo <strong>del</strong>la rete con funzioni socialicome tratto generazionale specifico: sono questi gli elementi più rilevanti che emergono dall’analisitrasversale dei principali dati di consumo quantitativi <strong>del</strong>la generazione digitale.Se il cosiddetto press divide – ovvero il gap tra quanti contemplano nell'ambito <strong>del</strong>le proprie dietemediali la fruizione di mezzi a stampa e quanti invece non li hanno più o non li hanno ancora – è increscita sull’intera popolazione, questo dato assume una sua specificità fra i giovani: è infatti nellafascia tra i 14 e i 29 anni che il fenomeno cresce in maniera più consistente, a un ritmo doppio(10%) rispetto al resto <strong>del</strong>la popolazione.22-24 aprile 2010 32

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