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#documenti#fede#Testimoni digitali - Relazioni del convegno

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Testimoni <strong>digitali</strong>Volti e linguaggi nell’era crossmedialeDalla nostra indagine emergono alcuni aspetti che, pur conservando una certa ambivalenza, rappresentanoun correttivo rispetto alle derive antiumanistiche <strong>del</strong>la cultura contemporanea(l’individualismo spinto, l’implosione nel presente assoluto, il rifiuto <strong>del</strong> vincolo e <strong>del</strong>la durata) eaprono <strong>del</strong>le prospettive nelle quali un umanesimo attento alla totalità <strong>del</strong>la persona può trovarespazio. I possibili correttivi scaturiscono da due fonti: quella <strong>del</strong>lo studioso, che analizzando la situazionee le dinamiche in corso, può identificare aree di criticità e opportunità di promozione umana;ma, siamo contenti di poterlo dire, anche dalle pratiche di frequentazione <strong>del</strong> continente digitaleda parte degli stesi “attori” che, pur con diversi gradi di consapevolezza, “rispondono” alle ovvietàculturali ormai divenute normative con comportamenti che, a livello <strong>del</strong>la prassi, mettono in campoun primo abbozzo di critica costruttiva attraverso un agire non allineato agli imperativi <strong>del</strong>la contemporaneità.Dal punto di vista <strong>del</strong> nostro ruolo di scienziati sociali, possiamo affermare in conclusione che la ricercaci ha consentito sia di superare alcune dicotomie che impedivano di cogliere le dinamiche inatto, sia di ridefinire alcuni concetti fondamentali per le scienze sociali in termini nuovi, più relazionalie dunque più compatibili con una “nuova sintesi umanistica”.Tra le dicotomie che risultano a nostro avviso ormai inutili, quando non fuorvianti, per interpretarela dimensione relazionale in rete possiamo includere individuale/collettivo, pubblico/privato, particolare/universale.In luogo di una contrapposizione (che rende sempre difficile la composizionesenza cadere in una qualche forma di determinismo), abbiamo potuto rilevare una disposizione relazionaledei soggetti nell’ambiente digitale (un ambiente tessuto narrativamente e attraverso una comunicazione“fatica”, quindi intrinsecamente intersoggettivo), una sorta di “intersoggettività pratica”che definisce la modalità di presenza in rete: né individuo né tribù, quindi, ma cerchie che si intersecano,gradazioni di prossimità in un ambiente strutturalmente relazionale, dove essere significaessere-con. In questo quadro, le dimensioni <strong>del</strong> pubblico e <strong>del</strong> privato non sono contrapposte, marappresentano un continuum in divenire, a seconda dei gradi di prossimità e <strong>del</strong> trasformarsi <strong>del</strong>lerelazioni (stabilizzazione, management in profondità, raffreddamento relazionale…). Poichénell’universo <strong>del</strong> web è fondamentale il coinvolgimento personale, in un certo senso tutto è “particolare”,ma le pratiche di condivisione, il monitoraggio reciproco, il sintonizzarsi anche non esplicitamentesu un’etichetta <strong>del</strong>la relazione online compongono una costellazione di regole che vannoben al di là <strong>del</strong> comportamento <strong>del</strong> singolo o <strong>del</strong>la contingenza <strong>del</strong>la comunicazione.Tra i concetti che i risultati <strong>del</strong>la ricerca ci hanno costretto a ridefinire ci sono certamente quelli dispazio e di tempo. Il primo perde tutta l’astrazione euclidea che già McLuhan aveva contestato, perradicarsi nella relazionalità: proprio perché non si definisce come un supporto o un contenitore “dato”,va continuamente alimentato, ritessuto, riconosciuto. L’espressione <strong>del</strong>la filosofa Sheila Benhabib,“viviamo in reti di interlocuzioni e di storie” appare oggi particolarmente appropriata. Comeabbiamo notato la prevalenza <strong>del</strong>la dimensione narrativa e di quella fatica è assolutamente evidente,e questa prevalenza rappresenta una risposta – e quindi una critica implicita - allo sfilacciamento<strong>del</strong>le relazioni, all’erosione <strong>del</strong> capitale sociale, alla frammentazione e all’individualismo ma anchealla contrapposizione tra online e offline, la cui discontinuità è suturata, appunto, dalla coralità <strong>del</strong>lanarrazione e dalla transitività che le pratiche relazionali consentono.Dalla centralità <strong>del</strong>l’azione individuale, che rende difficile arrivare alla composizione, abbiamospostato quindi l’attenzione alla tessitura di spazi per l’interazione, e ai diversi livelli di coinvolgimentoche essi richiedono. L’unità di analisi è quindi la persona nei suoi molteplici coinvolgimentie i con i diversi gradi d’impegno messi in gioco. La dimensione pragmatica acquista quindi preminenzarispetto alla semantica <strong>del</strong>l’azione. Il problema non è quindi analizzare chi sono i soggetti,com’è l’ambiente e come si comportano i soggetti nell’ambiente, ma quali pratiche dei soggetti inrelazione (con gli altri, con l’ambiente che attraverso le relazioni prende forma) configurano un u-niverso comune e abitabile, dove “abitare” è il modo propriamente umano di esistere nel mondo.22-24 aprile 2010 24

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