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12.07.2015 Views

Una delle caratteristiche che discosta il B. licheniformis dal suo capostipite (B.subtilis) riguarda la capacità di metabolizzare l’acetoino ed utilizzare 2,3-butandiolo [43]. Come molti altri enterobatteri aventi come habitat il suolo e leacque (Enterobacter aerogenes e i generi Erwinia e Serratia, patogeni dellepiante), molti batteri del genere Bacillus, in assenza delle fonti energeticheprimarie (glucosio) e/o in mancanza del giusto apporto di ossigeno, possonocompiere, tra le altre, la fermentazione 2,3-butilenglicolica. Il prodotto principaleè il 2,3-butilenglicole (2,3-butandiolo) che si forma dalla condensazione di duemolecole di piruvato, con la liberazione di due molecole di CO 2 (Schema 7).Schema 7. Fermentazione 2,3-butilenglicolica negli Enterobatteri ed in B.licheniformis50

Nel corso della fermentazione si producono anche gli acidi tipici dellafermentazione acido-mista, accanto a notevoli quantità di etanolo per ilmantenimento dell’equilibrio ossido-riduttivo.Accanto a questa via che potremmo definire “anabolica”, esiste anche una viaalternativa, detta “ciclo del butandiolo”, per la biosintesi batterica di 2,3-butandiolo; entrambe le vie metaboliche condividono l’acetoino come intermediochiave. La presenza del “ciclo del butandiolo” è stata ampiamente studiata inletteratura ma i complessi meccanismi che la regolano e gli enzimi che neprendono parte non sono stati ancora del tutto chiariti. Ciò che si apprende dallaletteratura scientifica è che, a differenza della via classica del catabolismo delpiruvato, descritta precedentemente, il “ciclo del butandiolo” è proprio solo di unnumero più ristretto di batteri, tra cui compaiono alcuni tipi di Klebsiella,Micrococcus urea, B. cereus e B. licheniformis [39].Considerando ora nello specifico B. licheniformis, è importante sottolineare comelo studio a livello della sequenza genomica di questo batterio [43] sia statofondamentale per identificare le regioni codificanti i geni per la regolazione delmetabolismo dell’acetoino. Si tratta fondamentalmente di 2 operoni acoABCL eacuABC, presenti anche nel genoma di B. subtilis. La trascrizione dell’operoneacoABCL è indotta dalla presenza di acetoino e repressa dalla presenza delglucosio, proprio come accade in B. subtilis. Esperimenti di knock-out genico, conla produzione di mutanti che presentano delezioni nella regione dell’operoneacuABC, mostrano come i geni codificati in questa regione svolgano un ruolodeterminante nella regolazione del metabolismo dell’acetoino ma non sianodirettamente coinvolti nella sua degradazione a 2,3-butandiolo. A differenza di B.subtilis, B. licheniformis è in grado di sfruttare acetoino come fonte di carbonioquando questo metabolita è addizionato al brodo di coltura al posto del glucosio odel saccarosio. Osservando la natura dei metaboliti prodotti durante la fasestazionaria di ceppi mutanti di B. licheniformis in regioni dell’operone acoABCL,è possibile dimostrare come all’aumentare della concentrazione di 2,3-butandiolo,la quantità di acetoino rimanga costante nel tempo. Ciò sta a significare che deveesistere una via alternativa di degradazione dell’acetoino che non è presente in B.51

Nel corso della fermentazione si producono anche gli aci<strong>di</strong> tipici dellafermentazione acido-mista, accanto a notevoli quantità <strong>di</strong> etanolo per ilmantenimento dell’equilibrio ossido-riduttivo.Accanto a questa via che potremmo definire “anabolica”, esiste anche una viaalternativa, detta “ciclo del butan<strong>di</strong>olo”, per la biosintesi batterica <strong>di</strong> 2,3-butan<strong>di</strong>olo; entrambe le vie metaboliche con<strong>di</strong>vidono l’acetoino come interme<strong>di</strong>ochiave. La presenza del “ciclo del butan<strong>di</strong>olo” è stata ampiamente stu<strong>di</strong>ata inletteratura ma i complessi meccanismi che la regolano e gli enzimi che neprendono parte non sono stati ancora del tutto chiariti. Ciò che si apprende dallaletteratura scientifica è che, a <strong>di</strong>fferenza della via classica del catabolismo delpiruvato, descritta precedentemente, il “ciclo del butan<strong>di</strong>olo” è proprio solo <strong>di</strong> unnumero più ristretto <strong>di</strong> batteri, tra cui compaiono alcuni tipi <strong>di</strong> Klebsiella,Micrococcus urea, B. cereus e B. licheniformis [39].Considerando ora nello specifico B. licheniformis, è importante sottolineare comelo stu<strong>di</strong>o a livello della sequenza genomica <strong>di</strong> questo batterio [43] sia statofondamentale per identificare le regioni co<strong>di</strong>ficanti i geni per la regolazione delmetabolismo dell’acetoino. Si tratta fondamentalmente <strong>di</strong> 2 operoni acoABCL eacuABC, presenti anche nel genoma <strong>di</strong> B. subtilis. La trascrizione dell’operoneacoABCL è indotta dalla presenza <strong>di</strong> acetoino e repressa dalla presenza delglucosio, proprio come accade in B. subtilis. Esperimenti <strong>di</strong> knock-out genico, conla produzione <strong>di</strong> mutanti che presentano delezioni nella regione dell’operoneacuABC, mostrano come i geni co<strong>di</strong>ficati in questa regione svolgano un ruolodeterminante nella regolazione del metabolismo dell’acetoino ma non siano<strong>di</strong>rettamente coinvolti nella sua degradazione a 2,3-butan<strong>di</strong>olo. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> B.subtilis, B. licheniformis è in grado <strong>di</strong> sfruttare acetoino come fonte <strong>di</strong> carbonioquando questo metabolita è ad<strong>di</strong>zionato al brodo <strong>di</strong> coltura al posto del glucosio odel saccarosio. Osservando la natura dei metaboliti prodotti durante la fasestazionaria <strong>di</strong> ceppi mutanti <strong>di</strong> B. licheniformis in regioni dell’operone acoABCL,è possibile <strong>di</strong>mostrare come all’aumentare della concentrazione <strong>di</strong> 2,3-butan<strong>di</strong>olo,la quantità <strong>di</strong> acetoino rimanga costante nel tempo. Ciò sta a significare che deveesistere una via alternativa <strong>di</strong> degradazione dell’acetoino che non è presente in B.51

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