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Vol. 79, supplement to no. 2, March-April 1994 - Supplements

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<strong>Vol</strong>. <strong>79</strong>, <strong>supplement</strong> <strong>to</strong> <strong>no</strong>. 2, <strong>March</strong>-<strong>April</strong> <strong>1994</strong>Official Organ for the Italian Society of Hema<strong>to</strong>logyand the Italian Society of Experimental Hema<strong>to</strong>logyEdi<strong>to</strong>r-in-Chief: Edoardo AscariFerrata S<strong>to</strong>rtiFoundationPublicationIl Pensiero Scientifico Edi<strong>to</strong>re – Roma


Si ringrazia<strong>no</strong> per la collaborazione la Wellcome Italia e la Fondazione Ferrata S<strong>to</strong>rti


<strong>Vol</strong>. <strong>79</strong>, <strong>supplement</strong> <strong>to</strong> <strong>no</strong>. 2, <strong>March</strong>-<strong>April</strong> <strong>1994</strong>SOCIETÀ ITALIANA DI EMATOLOGIA SPERIMENTALE (SIES)DISCUTIAMONE INSIEMEFirenze, 18 <strong>no</strong>vembre 1993Meccanismi di crescita delle leucemie mieloidi acuteL’ibridazione in situ nel paziente onco-ema<strong>to</strong>logico


Meccanismi di crescitadelle leucemie mielodi acutecoordina<strong>to</strong>ri: V. Santini, G. Avanzi


MECCANISMI DI CRESCITA DELLE LEUCEMIE MIELOIDI ACUTE(coordina<strong>to</strong>ri: V. Santini, G. Avanzi)MECCANISMI DI CRESCITA DELLE LEUCEMIE MIELOIDI ACUTEV. Santini, G. Avanzi ..................................................................................................................................................................pag. 1ASPETTI PROLIFERATIVI DEI BLASTI DI LEUCEMIA MIELOIDE ACUTAA. Tabilio, F. Falzetti, P. Man<strong>no</strong>ni, M.F. Martelli .....................................................................................................................pag. 3TRASDUZIONE RETROVIRALE DEL GENE DI GM-CSF IN UNA LINEA DI LEUCEMIAMIELOIDE ACUTA GM-CSF-DIPENDENTE (GF-D8)A. Rambaldi, V. Attuati, R. Ravasio, C. Caslini, A. Biondi, T. Barbui, P.G. Pelicci, L. Lanfrancone .......................................pag. 4IL SISTEMA IL-1/IL-1 RECEPTOR NEL CONTROLLO DELLA CRESCITA DI LEUCEMIEMIELOIDI ACUTEM. Torcia, M. Lucibello, F. Cozzoli<strong>no</strong>.........................................................................................................................................pag. 5THE ACUTE PROMYELOCYTIC LEUKEMIA SPECIFIC PML/RARa PROTEIN INHIBITSDIFFERENTIATION AND PROMOTES SURVIVAL OF MYELOID PRECURSOR CELLSF. Grignani, M. Fagioli, P.F. Ferrucci, L. Tomassoni, D. Rogaia, M. Ruthardt,C. Libera<strong>to</strong>re, P.G. Pelicci ...........................................................................................................................................................pag. 6IL CONTROLLO DELLA SOPRAVVIVENZA E DELLA PROLIFERAZIONE IN UNA FAMIGLIADI LINEE MACROFAGICHE MURINEP. Dello Sbarba............................................................................................................................................................................pag. 7PRODUZIONE DI G-CSF IN VITRO DA PARTE DEI LINFOCITI B DEL CENTRO GERMINATIVOE DELLE LORO CONTROPARTI NEOPLASTICHE:MECCANISMI ED IMPLICAZIONI FISIOPATOLOGICHEA. Corcione, L. Baldi, S. Zupo, S. Roncella, M. Ferrarini, V. Pis<strong>to</strong>ia .........................................................................................pag. 8IMPLICAZIONI CLINICHE DELLE CARATTERISTICHE PROLIFERATIVE DELLALEUCEMIA ACUTA MIELOIDEM. Da<strong>no</strong>va, A. Riccardi ..............................................................................................................................................................pag. 9


DISCUTIAMONE INSIEMEMECCANISMI DI CRESCITA DELLE LEUCEMIE MIELOIDI ACUTEVALERIA SANTINI*, GIUSEPPE AVANZI#*Divisione e Cattedra di Ema<strong>to</strong>logia, Università degli Studi di Firenze; #Istitu<strong>to</strong> di Clinica Medica, Università degliStudi di NovaraLa leucemia mieloide acuta (LAM) è una pa<strong>to</strong>logia caratterizzata dall’accumulo di celluleemopoietiche immature nel sangue periferico e nel midollo osseo. La proliferazione dei blastileucemici interferisce con la <strong>no</strong>rmale emopoiesi ed il clone neoplastico finisce per soppiantarei precursori midollari <strong>no</strong>n pa<strong>to</strong>logici. Quali sia<strong>no</strong> i meccanismi biologici che conferisco<strong>no</strong>ques<strong>to</strong> vantaggio proliferativo che so<strong>no</strong> alla base della pa<strong>to</strong>logia leucemica rimane un interrogativofondamentale.Una pietra miliare nella ema<strong>to</strong>logia sperimentale è sta<strong>to</strong> lo sviluppo, circa 30 anni fa, di tecnicheche permettessero la crescita in vitro di cellule emopoietiche. In realtà, fu subi<strong>to</strong> chiaroche blasti leucemici umani <strong>no</strong>n cresceva<strong>no</strong> facilmente in colture primarie in mezzo semisolido(inizialmente agar), ma che era necessario fornire una sorgente di “stimolo”. Con l’aggiuntaalle colture di feeder leucocitari, fi<strong>to</strong>emoagglutinina, mezzo condiziona<strong>to</strong> di placenta, sovranatantidi linee tumorali fu possibile ottenere una crescita clonale nella gran parte delle LAM.Tuttavia, solo recentemente, con l’isolamen<strong>to</strong> dei geni per i fat<strong>to</strong>ri di crescita emopoietici e laconseguente loro produzione su larga scala si so<strong>no</strong> potute allestire con successo colture primariedi blasti di LAM, in mezzi semisolidi, ma ancor più in terreni liquidi.Difatti, è sta<strong>to</strong> dimostra<strong>to</strong> che interleuchina-3 (IL-3), granulocyte-macrophage colony stimulatingfac<strong>to</strong>r (GM-CSF) e granulocyte colony stimulating fac<strong>to</strong>r (G-CSF) posso<strong>no</strong> indurre la sintesidi DNA e/o la formazione di colonie in circa l’80% di casi di LAM. Quando macrophagecolony stimulating fac<strong>to</strong>r (M-CSF) è aggiun<strong>to</strong> alle colture stimola il 30-50% delle popolazionidi blasti leucemici. La risposta alla eritropoietina è even<strong>to</strong> più raro, ma <strong>no</strong>n confina<strong>to</strong> alle eritroleucemie.Frequentemente, l’uso combina<strong>to</strong> di tali fat<strong>to</strong>ri ha un effet<strong>to</strong> sinergico sulla crescita. I<strong>no</strong>ltre,i blasti di LAM prolifera<strong>no</strong> dopo stimolazione con solo stem cell fac<strong>to</strong>r (SCF) che incrementaanche la crescita indotta dai singoli fat<strong>to</strong>ri. I blasti leucemici rispondo<strong>no</strong> ad altri regola<strong>to</strong>riquali interleuchina (IL-1), tumor necrosis fac<strong>to</strong>r (TNF-), transforming growth fac<strong>to</strong>r (TGF-)che ne modula<strong>no</strong> la proliferazione. Assai recentemente, a queste molecole si so<strong>no</strong> aggiunti lasoma<strong>to</strong>statina e gli insulin-like growth fac<strong>to</strong>rs (IGFs).Sulla membrana dei blasti di LAM so<strong>no</strong> presenti recet<strong>to</strong>ri per tutti i fat<strong>to</strong>ri di crescita sopracitati, la cui affinità <strong>no</strong>n differisce sostanzialmente da quella determinata per precursori <strong>no</strong>rmali.Tuttavia, <strong>no</strong>n sempre la presenza di recet<strong>to</strong>ri correla con la risposta in vitro al corrispondentefat<strong>to</strong>re di crescita.Spesso, il numero di recet<strong>to</strong>ri per IL-3, GM-CSF, G-CSF, IL-5, IL-6, SCF presenti su celluledi LAM è piut<strong>to</strong>s<strong>to</strong> basso rispet<strong>to</strong> ai <strong>no</strong>rmali precursori. Molecole quali TNF-, però, so<strong>no</strong>capaci di incrementare il numero di recet<strong>to</strong>ri per GM-CSF ed IL-3 sulla superficie dei blasti econtemporaneamente clivare la porzione extramembrana del recet<strong>to</strong>re per il G-CSF. Si spiegacosì l’azione sinergica di TNF- con GM-CSF ed IL-3 ed il blocco degli effetti della stimolazionecon G-CSF.Ovviamente, la presenza di recet<strong>to</strong>ri funzionanti sui blasti LAM, ha suggeri<strong>to</strong> un loro ruolonel processo di leucemogenesi. Retrovirus inducenti leucemie, infatti, codifica<strong>no</strong> per proteine1


DISCUTIAMONE INSIEMEtransmembrana (env-mlp) che han<strong>no</strong> forti analogie con la superfamiglia dei recet<strong>to</strong>ri emopoietici.Ques<strong>to</strong> suggerisce che mutazioni dei geni per i recet<strong>to</strong>ri possa<strong>no</strong> essere responsabilidello sviluppo del clone leucemico. L’ipotesi di una au<strong>to</strong>-attivazione, indipendente dal ligante,come avviene per M-CSF-R <strong>no</strong>n è stata dimostrata su cellule leucemiche, ma potrebbe essereanche ques<strong>to</strong> un meccanismo responsabile della proliferazione leucemica. Certamente, c-fmse c-kit, pro<strong>to</strong>-oncogeni codificanti per recet<strong>to</strong>ri emopoietici, so<strong>no</strong> i candidati ideali per ques<strong>to</strong>tipo di meccanismo di leucemogenesi.Come si è vis<strong>to</strong>, i blasti di LAM dipendo<strong>no</strong> largamente dai fat<strong>to</strong>ri di crescita per la loro proliferazionein vitro. Tali fat<strong>to</strong>ri posso<strong>no</strong> essere esogeni, ovvero di produzione paracrina, ma inun cer<strong>to</strong> numero di casi di LAM, è possibile dimostrare una crescita del tut<strong>to</strong> spontanea. Inmolti di questi casi, è presente mRNA per GM-CSF, GCSF, M-CSF, IL-1, IL-6 e TNF- e lecorrispondenti proteine so<strong>no</strong> dosabili nel sovranatante delle colture cellulari. L’aggiunta dianticorpi bloccanti per i vari fat<strong>to</strong>ri riesce ad inibire la crescita.Questa produzione au<strong>to</strong>crina darebbe dunque luogo ad un loop di stimolazione che renderebbela cellula leucemica indipendente da indut<strong>to</strong>ri esogeni. Come le loro controparti <strong>no</strong>rmali,i blasti di LAM posso<strong>no</strong> essere indotti a produrre i trascritti per i fat<strong>to</strong>ri di crescita.Principalmente, insieme al TNF-, esercita tale attività l’IL-1, la quale alimenterebbe il circui<strong>to</strong>di crescita au<strong>to</strong>crina delle LAM inducendo il suo stesso trascrit<strong>to</strong> nei blasti e dunque perpetuandola stimolazione alla produzione degli altri fat<strong>to</strong>ri.Sebbene inizialmente vi sia<strong>no</strong> state discussioni sulla frequenza ed il significa<strong>to</strong> della produzionedi ci<strong>to</strong>chine da parte di blasti di LAM, attualmente si so<strong>no</strong> accumulate solide evidenzeper cui l’au<strong>to</strong>crinia è indicata come u<strong>no</strong> dei meccanismi, sia pure <strong>no</strong>n il solo, alla base dellaproliferazione leucemica.Benché i blasti leucemici conservi<strong>no</strong> la capacità di rispondere con la proliferazione alla stimolazionedei fat<strong>to</strong>ri di crescita, han<strong>no</strong> certamente perso le proprietà maturative caratteristichedei precursori emopoietici <strong>no</strong>rmali. Il blocco maturativo delle LAM può essere solo parzialmenteed incompletamente aggira<strong>to</strong> addizionando alle ci<strong>to</strong>chine molecole ad azione differenziante(G-CSF+ATRA, MCSF+vit. D3). Esis<strong>to</strong><strong>no</strong>, però, LAM con specifiche caratteristichemolecolari che conserva<strong>no</strong> capacità maturativa. La LAM con traslocazione (8;21), in cui ilgene coinvol<strong>to</strong> è AML-1, con attività di fat<strong>to</strong>re di trascrizione, è inducibile a maturazione siacon G-CSF che con IL-5. La leucemia promielocitica t(15:17), in cui il gene coinvol<strong>to</strong> èPML/RARa risponde sia in vivo che in vitro alla stimolazione maturativa terminale dell’acidoreti<strong>no</strong>ico.I fat<strong>to</strong>ri di crescita proteggo<strong>no</strong> i precursori emopoietici dalla fisiologica apop<strong>to</strong>si. Resta dadimostrare quan<strong>to</strong> una dilazione nella morte cellulare programmata contribuisca alla sopravvivenzadel clone leucemico nelle LAM e se questa sia dovuta ad una mancata down-regulationdel gene bcl-2.Lo sviluppo del clone leucemico risulta da un insieme di alterazioni molecolari e geneticheche conferisco<strong>no</strong> un vantaggio selettivo sulle cellule <strong>no</strong>rmali. La crescita spontanea in vitro ècorrelata ad un indice prog<strong>no</strong>stico sfavorevole per le LAM, sia in termini di remissione completache di sopravvivenza e parrebbe dunque individuare una caratteristica intrinseca di“malignità”. Certamente, lo studio in vitro dei meccanismi di crescita dei blasti di LAM puòchiarire la pa<strong>to</strong>genesi della malattia ed fornire indicazioni terapeutiche.2


DISCUTIAMONE INSIEMEASPETTI PROLIFERATIVI DEI BLASTI DI LEUCEMAMIELOIDE ACUTAA. TABILIO*, F. FALZETTI*, P. MANNONI°, M.F. MARTELLI**Dipartimen<strong>to</strong> di Medicina Clinica, Pa<strong>to</strong>logia e Farmacologia, sezione di Ema<strong>to</strong>logia ed Immu<strong>no</strong>logia Clinica,Università di Perugia; °Institute J. Paoli-I Calmettes, Marseille, FranceIl sistema emopoietico è, alme<strong>no</strong> parzialmente, sot<strong>to</strong> il controllo di varie glicoproteine cheregola<strong>no</strong> la proliferazione e la differenziazione delle cellule progenitrici fi<strong>no</strong> alla produzionedelle cellule ematiche, funzionalmente mature. La leucemia acuta mieloide (LAM) è unamalattia neoplastica caratterizzata dalla proliferazione <strong>no</strong>n controllata e dalla differenziazioneab<strong>no</strong>rme di un progeni<strong>to</strong>re emopoietico trasforma<strong>to</strong>. Mentre i <strong>no</strong>rmali precursori emopoieticirichiedo<strong>no</strong> la presenza di specifici fat<strong>to</strong>ri per la loro crescita in vitro, le cellule leucemichemieloidi, oltre a conservare la capacità di essere stimolate da u<strong>no</strong> specifico fat<strong>to</strong>re, so<strong>no</strong> ingrado di proliferare spontaneamente. In questi casi, le cellule leucemiche forma<strong>no</strong> colonie inambiente semisolido e prolifera<strong>no</strong> in coltura liquida senza l’aggiunta di specifici fat<strong>to</strong>ri oppuredi siero. So<strong>no</strong> stati osservati alme<strong>no</strong> quattro distinti comportamenti proliferativi: a) nessunaproliferazione; b) una proliferazione transi<strong>to</strong>ria della durata inferiore a 7 giorni; c) una crescitacontinua con i maggiori livelli proliferativi al 7° gior<strong>no</strong> e quindi con un decli<strong>no</strong> progressivo;d) una proliferazione continua che si protrae per alcune settimane.U<strong>no</strong> dei meccanismi con cui la cellula leucemica acquisisce la capacità di proliferare inmaniera au<strong>to</strong><strong>no</strong>ma è quello della produzione au<strong>to</strong>crina di u<strong>no</strong> o più fat<strong>to</strong>ri di crescita delsistema emopoietico e di alcune ci<strong>to</strong>chine, che favorisco<strong>no</strong> la crescita cellulare, in forma ed aconcentrazioni biologicamente attive. Ogget<strong>to</strong> della presente relazione so<strong>no</strong> i risultati ottenutimediante l’analisi della espressione da parte dei blasti leucemici di mRNA per vari fat<strong>to</strong>ri dicrescita (GM-CSF, G-CSF, M-CSF) e ci<strong>to</strong>chine (LIF-HILDA, TNF-, IL-1 e , interleuchina6), della produzione di queste ci<strong>to</strong>chine in forma biologicamente attiva e dei rapporti sinergiciin senso stimola<strong>to</strong>rio o inibi<strong>to</strong>rio della prolifrazione. Partendo dall’osservazione che il TNF-può stimolare la proliferazione di colture primarie di blasti leucemici, <strong>no</strong>i abbiamo ottenu<strong>to</strong>l’evidenza sperimentale che il TNF è in grado di indurre sia l’espressione del gene per il GM-CSF sia la up-regolazione del suo recet<strong>to</strong>re ad alta affinità in cellule TNF responsive. Vengo<strong>no</strong>i<strong>no</strong>ltre riportati i dati relativi alla valutazione della espressione di alcune di queste molecole incellule staminali CD34+ <strong>no</strong>rmali.La seconda parte dello studio tende a definire su un’ampia casistica di LAM gli effetti proliferativio inibi<strong>to</strong>ri di CSF (GM-CSF, G-CSF, M-CSF, IL-3) o altre ci<strong>to</strong>chine (LIF/HILDA, -interferon, TGF- e TNF-) in casi in cui la proliferazione spontanea appare assente ed in casispontaneamente proliferanti.3


DISCUTIAMONE INSIEMETRASDUZIONE RETROVIRALE DEL GENE DI GM-CSF IN UNA LINEA DILEUCEMIA MIELOIDE ACUTA GM-CSF-DIPENDENTE (GF-D8)ALESSANDRO RAMBALDI, VIVIANA ATTUATI, RUDI RAVASIO, CORRADO CASLINI, ANDREA BIONDI,TIZIANO BARBUI, PIER GIUSEPPE PELICCI, LUISA LANFRANCONEDivisione di Ema<strong>to</strong>logia Ospedali Riuniti di Bergamo e Istitu<strong>to</strong> Mario Negri di Bergamo; Clinica Pediatrica,Università di Mila<strong>no</strong>; Ospedale S. Gerardo, Monza; Clinica Medica I, Università di PerugiaUna nuova linea di leucemia acuta mieloblastica (GF-D8) è stata ottenuta dal sangue perifericodi una paziente di 82 anni. Per morfologia, ci<strong>to</strong>chimica e immu<strong>no</strong>fe<strong>no</strong>tipo le cellule GF-D8 so<strong>no</strong> blasti immaturi. Il cariotipo della linea è 45,XY, -5, 7q-, inv(7) (q31.2q36),8q+.+8q+, 11q+, 12p-, -15, -17, + marker. La sopravvivenza e la proliferazione di GF-D8 èstrettamente dipendente dalla presenza di granulocyte-macrophage colony stimulating fac<strong>to</strong>r(GM-CSF) o interleukina-3 (IL-3) e come atteso, GF-D8 esprime specifici mRNA per la catena del recet<strong>to</strong>re di GM-CSF e IL-3 così come per la catena che è comune ad entrambi irecet<strong>to</strong>ri. La proliferazione indotta d GM-CSF e IL-3 è dose-dipendente con una crescitasignificativa osservabile a partire da concentrazioni di 0.01 ng/ml anche in assenza di siero.Mediante reverse transcription polymerase reaction (RT-PCR) il gene di GM-CSF è sta<strong>to</strong> amplifica<strong>to</strong>da RNA di linfociti T umani stimolati con PHA, subclona<strong>to</strong> nel vet<strong>to</strong>re retroviraleLXSN e retrotrasdot<strong>to</strong> in GF-D8. Mediante selezione in G418 è stata ottenuta una coltura bulkdi GF-D8 retrotrasdotte con GM-CSF (GF-D8/GM-CSF). L’effettiva trasduzione del gene diGM-CSF è stata confermata dalle seguenti linee di evidenza: 1) mediante RT-PCR si è evidenziatala presenza di un trascrit<strong>to</strong> GM-CSF specifico, identico a quello dei mo<strong>no</strong>nucleati <strong>no</strong>rmalistimolati da PHA; 2) mediante Northern Blot si è evidenziata la presenza di elevati livellidi espressione genica di un trascrit<strong>to</strong> chimerico LTR-GM-CSF nelle cellule GF-D8/GM-CSF;3) il surnatante delle colture GF-D8/GM-CSF è capace di supportare l’attività clo<strong>no</strong>genica diGF-D8 infettate con il solo vet<strong>to</strong>re retrovirale privo di GM-CSF (GF/D8/SN) così come lalinea GF-D8 originale; 4) l’aggiunta di GM-CSF esoge<strong>no</strong> <strong>no</strong>n è più necessaria per la crescita invitro di GF-D8/GM-CSF quando le cellule vengo<strong>no</strong> piastrate a densità cellulare sufficiente(3x10 5 cells/mL o più). Al di sot<strong>to</strong> di tale concentrazione la crescita è marcatamente ridotta ame<strong>no</strong> che <strong>no</strong>n si aggiunga GM-CSF esoge<strong>no</strong>. La proliferazione in terreni di coltura semisolidi(agar e metilcellulosa) di GF-D8/GM-CSF è solo parzialmente GM-CSF-indipendente el’aggiunta di GM-CSF è necessaria per ottenere la più alta attività clo<strong>no</strong>genica. Poiché la lineaoriginale GF-D8 <strong>no</strong>n dà origine a crescita leucemica in vivo quando i<strong>no</strong>culata in <strong>to</strong>pi geneticamenteimmu<strong>no</strong>deficienti (SCII mice), so<strong>no</strong> in corso esperimenti tesi a valutare il potenzialetumorigenico della retrotrasduzione di GM-CSF in queste cellule. Questi risultati conferma<strong>no</strong>che circuiti di secrezione au<strong>to</strong>crina di fat<strong>to</strong>ri di crescita emopoietici posso<strong>no</strong> rappresentare unimportante cofat<strong>to</strong>re nella selezione di cloni leucemici trasformati e nella loro espansione invivo.4


DISCUTIAMONE INSIEMEIL SISTEMA IL-1/IL-1 RECEPTOR NEL CONTROLLO DELLA CRESCITA DILEUCEMIE MIELOIDI ACUTEMARIA TORCIA, MARIA LUCIBELLO, FEDERICO COZZOLINODipartimen<strong>to</strong> di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche, Università di Roma “Tor Vergata”, RomaL’interleuchina-1 (IL-1) svolge un ruolo di fat<strong>to</strong>re au<strong>to</strong>cri<strong>no</strong> di crescita per cellule da leucemiamieloide acuta (LMA), esercita<strong>to</strong> anche attraverso la capacità di mantenere la sintesi dialtre ci<strong>to</strong>chine, come il granulocyte- ed il granulocyte-macrophage-CSF. Stimoli in grado diinterferire con l’utilizzazione dell’IL-1 endogena, quali l’antagonista recet<strong>to</strong>riale dell’IL-1 (IL-1ra), riduco<strong>no</strong> la crescita in vivo delle cellule leucemiche. In ques<strong>to</strong> studio abbiamo analizza<strong>to</strong>l’effet<strong>to</strong> del TGF-, una ci<strong>to</strong>china già <strong>no</strong>ta come inibi<strong>to</strong>re della crescita leucemica, sulla produzionedi IL-1ra da parte delle cellule da LMA. Studi di marcatura biosintetica ed immu<strong>no</strong>precipitazionedimostra<strong>no</strong> che il TGF- induce sintesi e secrezione di IL-1ra in cinque degliot<strong>to</strong> casi valutati e la determinazione quantitativa in RIA dell’IL-1ra conferma la produzionetalora massiva del fat<strong>to</strong>re. L’arres<strong>to</strong> della crescita indot<strong>to</strong> in vitro dal TGF- è aboli<strong>to</strong>, in questicasi, dall’aggiunta nel medium di coltura di anticorpi neutralizzanti anti-IL-1ra. L’analisi ci<strong>to</strong>fluorimetricadei recet<strong>to</strong>ri di superficie per IL-1 peraltro <strong>no</strong>n dimostra variazioni quantitativenell’espressione delle due catene recet<strong>to</strong>riali (p68 e p80). La produzione di IL-1ra sembra pertan<strong>to</strong>essere l’unico meccanismo in grado di limitare l’utilizzazione dell’IL-1 endogena. Perconverso, l’aggiunta di IL-1 esogena abolisce completamente l’espressione in membrana direcet<strong>to</strong>ri per TGF-, il che indica un controllo reciproco dei due sistemi recet<strong>to</strong>riali. Questidati suggerisco<strong>no</strong> che le concentrazioni di IL-1 e TGF- nel microambiente midollare contribuisca<strong>no</strong>a determinare il potenziale proliferativo della cellula leucemica.5


DISCUTIAMONE INSIEMETHE ACUTE PROMYELOCYTIC LEUKEMIA SPECIFIC PML/RARa PRO-TEIN INHIBITS DIFFERENTIATION AND PROMOTES SURVIVAL OF MYE-LOID PRECURSOR CELLSFRANCESCO GRIGNANI, MARTA FAGIOLI, PIER FRANCESCO FERRUCCI, LUCIA TOMASSONI, DANIELAROGAIA, MARTIN RUTHARDT, CONCETTA LIBERATORE, PIER GIUSEPPE PELICCIIstitu<strong>to</strong> di Clinica Medica I, Policlinico Monteluce, Perugia University, PerugiaThe acute promyelocytic leukemia (APL)-specific chromosome 15;17 translocation leads <strong>to</strong>the fusion of a newly identified putative transcription fac<strong>to</strong>r, PML, and the reti<strong>no</strong>ic acidrecep<strong>to</strong>r a (RARa). The PML locus spans a minimum of 35 kb and is subdivided in 9 exons.We isolated a large number of alternatively spliced PML transcripts that encode 16 PMLisoforms. Two groups of isoforms were identified that differed either in their C-terminusregion or in the lenght of their central region, but retained the putative DNA binding anddimerization domains and the serine/proline rich domain. The serine/proline rich domaincontains a casein-kinase II phosphorylation site and four repeats of the X-S-P-X consensusthat has been identified as the minimum recognition sequence of a new serine/threonine kinasethat acts on tyrosine hydroxylase and numerous other substrates in vitro. As chromosome15 breaks at three different sites in the PML locus all PML/RARa isoforms retain the putativeDNA binding and dimerization domains, and lose the serine/proline-rich domain and thevariable C-termini. The PML component of the PML/RARa protein therefore conserves thepotential <strong>to</strong> interact with the PML target genes and <strong>to</strong> form homo- or heterodimers. However,due <strong>to</strong> the substition of the serine/proline rich domain and the <strong>no</strong>rmal PML C-terminus by anew C-terminus derived from RARa, the PML/RARa chimeric protein would be differentlyregulated from <strong>no</strong>rmal PML protein.APL is characterized by an expansion of hemopoietic precursors arrested at the promyelocyticstage. The differentiated block can be reversed by reti<strong>no</strong>ic acid, which induces blast differentiatedin vitro and disease remissionin the patients. To investigate the role of thePML/RARa protein in the pathogenesis of APL, we expressed this protein the in U937 myeloidprecursor cells, which can be induced <strong>to</strong> differentiate under the action of different stimuli(vitamin D3, transforming growth fac<strong>to</strong>r b and reti<strong>no</strong>ic acid). We showed that PML/RARaexpressing U937 cells: 1) lose the capacity <strong>to</strong> differentiate when induced by vitamin D3 andtransforming growth fac<strong>to</strong>r b1; 2) acquire enhanced sensitivity <strong>to</strong> the differentiation action ofreti<strong>no</strong>ic acid; 3) exhibit a higher growth rate that is accounted for by a reduction in apop<strong>to</strong>ticcell death. These results represent the first evidence of biological activity of PML/RARa andrecapitate critical features of the APL phe<strong>no</strong>type, providing a cellular mechanism <strong>to</strong> explainthe oncogenic action of the fusion protein during promyelocytic leukemogenesis.6


DISCUTIAMONE INSIEMEIL CONTROLLO DELLA SOPRAVVIVENZA E DELLA PROLIFERAZIONE INUNA FAMIGLIA DI LINEE MACROFAGICHE MURINEPERSIO DELLO SBARBAIstitu<strong>to</strong> di Pa<strong>to</strong>logia Generale, Università degli Studi di FirenzeSi è affronta<strong>to</strong> lo studio del ruolo di alterazioni nella risposta cellulare a fat<strong>to</strong>ri di crescitanella trasformazione e nella progressione neoplastica impiegando cellule della linea macrofagicamurina BAC.1-2F5, dipendente per la sopravvivenza e la proliferazione in vitro dal fat<strong>to</strong>redi crescita macrofagico specifico M-CSF, e cloni derivati da questa linea mediante trattamen<strong>to</strong>mutagenico e selezione in assenza di M-CSF. La dipendenza dall’M-CSF di 22 cloni mutanti èstata valutata determinandone la proliferazione in presenza o in assenza del fat<strong>to</strong>re, <strong>no</strong>nché lacapacità di rilasciare nel mezzo di coltura fat<strong>to</strong>ri capaci di stimolare la proliferazione in modoau<strong>to</strong>cri<strong>no</strong>.Sulla base della risposta all’M-CSF, so<strong>no</strong> stati individuati tre principali fe<strong>no</strong>tipi mutanti: 1)cloni che prolifera<strong>no</strong> in assenza di M-CSF, ma rispondo<strong>no</strong> al fat<strong>to</strong>re con un incremen<strong>to</strong> dellavelocità di crescita (18 cloni); 2) cloni che prolifera<strong>no</strong> in assenza di M-CSF e <strong>no</strong>n rispondo<strong>no</strong>al fat<strong>to</strong>re (3 cloni); 3) cloni capaci di sopravvivere in assenza di M-CSF, ma la cui proliferazioneè completamente dipendente dall’aggiunta del fat<strong>to</strong>re (1 clone).Due cloni di classe 1 e due cloni di classe 2 produco<strong>no</strong> e rilascia<strong>no</strong> nel mezzo di coltura M-CSF, la cui neutralizzazione con un antisiero anti-M-CSF <strong>no</strong>n blocca in nessun caso la crescita.Questi dati sembra<strong>no</strong> indicare che la au<strong>to</strong>crinia per l’M-CSF <strong>no</strong>n è essenziale nel determinareil fe<strong>no</strong>tipo dei mutanti, e suggerisco<strong>no</strong> che la perdita della dipendenza dall’M-CSF esoge<strong>no</strong>dipende piut<strong>to</strong>s<strong>to</strong> da alterazioni nei meccanismi di trasduzione o trasmissione dei segnaliproliferativi, a livello o a valle del recet<strong>to</strong>re per l’M-CSF.Lo studio di tali alterazioni è sta<strong>to</strong> affronta<strong>to</strong> misurando nei cloni mutanti il numero direcet<strong>to</strong>ri per l’M-CSF espressi sulla superficie cellulare e stimando la capacità dei recet<strong>to</strong>ri disvolgere la loro attività tirosin-fosfochinasica. È risulta<strong>to</strong> che, in generale, in confron<strong>to</strong> allalinea madre, i mutanti esprimo<strong>no</strong> un ridot<strong>to</strong> numero di recet<strong>to</strong>ri di superficie, ma che questiultimi so<strong>no</strong> dotati di <strong>no</strong>rmale attività tirosin-chinasica. Lo studio di eventuali correlazioni tramodulazione dell’espressione del recet<strong>to</strong>re per l’M-CSF ed indipendenza dei cloni mutanti daques<strong>to</strong> fat<strong>to</strong>re è in corso.I fe<strong>no</strong>tipi compresi nel <strong>no</strong>stro sistema sperimentale rappresenta<strong>no</strong> vari gradi di trasformazioneneoplastica, sui quali si articola la progressione da crescita <strong>no</strong>rmalmente regolata a crescitacompletamente au<strong>to</strong><strong>no</strong>ma, quali la acquisizione di indipendenza dai fat<strong>to</strong>ri che controlla<strong>no</strong>la sopravvivenza, la capacità di proliferare in assenza di stimoli ambientali e, infine, laperdita della risposta ai regola<strong>to</strong>ri fisiologici della crescita.7


DISCUTIAMONE INSIEMEPRODUZIONE DI G-CSF IN VITRO DA PARTE DEI LINFOCITI B DEL CEN-TRO GERMINATIVO E DELLE LORO CONTROPARTI NEOPLASTICHE:MECCANISMI ED IMPLICAZIONI FISIOPATOLOGICHEANNA CORCIONE, LUCIA BALDI, SIMONA ZUPO, SILVIO RONCELLA, MANLIO FERRARINI,VITO PISTOIALabora<strong>to</strong>rio di Oncologia, Istitu<strong>to</strong> G. Gaslini; Servizio di Immu<strong>no</strong>logia Clinica, Istitu<strong>to</strong> Nazionale per la Ricerca sulCancro, Ge<strong>no</strong>vaStudi precedenti han<strong>no</strong> dimostra<strong>to</strong> che i linfociti B <strong>no</strong>rmali e leucemici produco<strong>no</strong> in vitroun ampio spettro di ci<strong>to</strong>china quali IL-1, GM-CSF, IL-5, M-CSF, TNF-. In ques<strong>to</strong> lavoroabbiamo investiga<strong>to</strong> la capacità dei linfociti B <strong>to</strong>nsillari di produrre G-CSF in vitro. Linfociti Bpurificati so<strong>no</strong> stati frazionati su gradienti di densità e testati per la capacità di produrre G-CSF in colture a breve termine; le cellule large, attivate in vivo, ma <strong>no</strong>n le small, quiescenti invivo, produceva<strong>no</strong> G-CSF mRNA e proteina in assenza di stimoli. In analogia ai linfociti Bsmall della <strong>to</strong>nsilla, le cellule B <strong>to</strong>tali del periferico <strong>no</strong>n produceva<strong>no</strong> G-CSF neppure dopoincubazione con vari stimoli. Esperimenti di frazionamen<strong>to</strong> con palline immu<strong>no</strong>magnetichehan<strong>no</strong> dimostra<strong>to</strong> che le cellule large responsabili della produzione spontanea di G-CSF era<strong>no</strong>linfociti B del centro germinativo (B-GC) con fe<strong>no</strong>tipo CD10 + , CD8 + , CD39 – , CD23 – , l’esposizionedi B-GC a stimoli capaci di salvare dall’apop<strong>to</strong>si (CD40, IL4, CD40+IL4, CD21) inducevaun incremen<strong>to</strong> di grado variabile della sintesi di G-CSF, suggerendo una correlazione tramaggiore vitalità cellulare e aumentata sintesi della ci<strong>to</strong>china.Le cellule B purificate dai linfo<strong>no</strong>di invasi di 3 pazienti con linfomi centrofollicolari e 3 lineeB tipo Burkitt sintetizzava<strong>no</strong> spontaneamente G-CSF in vitro, indicando che i linfociti B neoplasticiderivati dal centro germinativo mantengo<strong>no</strong> la capacità di produrre G-CSF.Il significa<strong>to</strong> funzionale della sintesi di G-CSF da parte dei B-GC è per il momen<strong>to</strong> incer<strong>to</strong>.Alcune ipotesi posso<strong>no</strong> essere formulate: 1) attivazione delle cellule follicolari dendritiche(FDC) e/o dei macrofagi presenti nel centro germinativo; 2) utilizzazione au<strong>to</strong>crina o paracrinadelle ci<strong>to</strong>chine da parte dei B-GC o delle cellule B mantellari. La seconda ipotesi, se vera,potrebbe prospettare l’esistenza di nuovi circuiti au<strong>to</strong>crini per alcune neoplasie B linfocitarie.8


DISCUTIAMONE INSIEMEIMPLICAZIONI CLINICHE DELLE CARATTERISTICHE PROLIFERATIVEDELLA LEUCEMIA ACUTA MIELOIDEMARCO DANOVA, ALBERTO RICCARDIClinica Medica 2, Cattedra di Oncologia, Università di Pavia e IRCCS Policlinico San Matteo, PaviaDa diversi anni le caratteristiche ci<strong>to</strong>cinetiche so<strong>no</strong> state ritenute importanti, determinantisia della risposta alla terapia che della sopravvivenza dei pazienti con leucemia acuta <strong>no</strong>nlinfoblastica(LAnL), ma i tentativi di confermare sul pia<strong>no</strong> clinico questa ipotesi han<strong>no</strong> porta<strong>to</strong>a risultati spesso contraddi<strong>to</strong>ri. L’interesse in ques<strong>to</strong> campo è sta<strong>to</strong> rin<strong>no</strong>va<strong>to</strong> di recentesoprattut<strong>to</strong> grazie alla messa a pun<strong>to</strong> di nuove me<strong>to</strong>diche per la determinazione in vitro e invivo dei parametri di crescita delle cellule leucemiche che ha consenti<strong>to</strong> di approfondire glistudi sul significa<strong>to</strong> prog<strong>no</strong>stico di questi parametri biologici.Noi abbiamo studia<strong>to</strong> la cinetica proliferativa delle LAnL in vivo, utilizzando la ci<strong>to</strong>fluorimetriaa flusso multiparametrica ed abbiamo correla<strong>to</strong> i risultati con la risposta alla terapia ealla sopravvivenza. Sessantacinque pazienti con LAnL all’esordio e 15 pazienti con neoplasiasolida e midollo <strong>no</strong>n infiltra<strong>to</strong> han<strong>no</strong> ricevu<strong>to</strong> 250 mg di bromodesossiuridina (BUDR) ininfusione endove<strong>no</strong>sa di 15’. La ci<strong>to</strong>fluorimetria a flusso (CFM) biparametrica è stata successivamenteutilizzata per misurare simultaneamente l’incorporazione di BUDR ed il contenu<strong>to</strong>di DNA allo scopo di ottenere una serie completa di parametri ci<strong>to</strong>cinetici (= BUDR-labelingindex, LI; Tempo di sintesi del DNA, TS; Tempo di raddoppiamen<strong>to</strong> potenziale, Tpot). Suglistessi campioni so<strong>no</strong> state anche determinate, sempre mediante CFM, la percentuale di blastipositivi all’anticorpo mo<strong>no</strong>clonale PC-10 che rico<strong>no</strong>sce il proliferating cell nuclear antigen,PCNA (e che identifica l’aliquota di cellule proliferanti o frazione di crescita) e quella di cellulepositive all’anticorpo S-44 che rico<strong>no</strong>sce l’antigene defini<strong>to</strong> statina, espresso dalle cellule inG0. I parametri ci<strong>to</strong>cinetici derivati dall’analisi BUDR/DNA so<strong>no</strong> stati quindi specificamentericalcolati sul pool di blasti effettivamente proliferante (PCNA-positivo e statina-negativo).Tutti i pazienti inclusi nello studio han<strong>no</strong> ricevu<strong>to</strong> terapia di induzione con vincristina, arabi<strong>no</strong>sylcy<strong>to</strong>sinae dau<strong>no</strong>micina.L’attività proliferativa complessiva delle LAnL è risultata inferiore a quella del midollo <strong>no</strong>rmaleed un Tpot breve è risulta<strong>to</strong> un fat<strong>to</strong>re favorevole sia per l’ottenimen<strong>to</strong> della remissioneche per la durata della remissione e per la sopravvivenza. Ques<strong>to</strong> da<strong>to</strong> però veniva perso inanalisi multivariata. Considerando anche frazione di crescita ed aliquota di cellule in G0,l’attività proliferativa della LAnL risultava più elevata e più vicina a quella della mielopoiesi<strong>no</strong>rmale. Le differenze ci<strong>to</strong>cinetiche tra pazienti responsivi e <strong>no</strong>n responsivi e tra pazienti condurata della risposta e sopravvivenza al di sopra e al di sot<strong>to</strong> dei valori mediani della <strong>no</strong>stracasistica acquisiva<strong>no</strong> una significatività statistica in analisi univariata ancora più elevata emanteneva<strong>no</strong> un forte valore prog<strong>no</strong>stico in analisi multivariata.Questi dati dimostra<strong>no</strong> la fattibilità clinica di u<strong>no</strong> studio dettaglia<strong>to</strong> della cinetica proliferativadelle leucosi acute mediante l’impiego di nuove me<strong>to</strong>diche ci<strong>to</strong>fluorimetriche e nel contempo,ribadisco<strong>no</strong> il potenziale valore prog<strong>no</strong>stico dell’attività proliferativa delle LAnL.9


L’ibridazione in situnel paziente onco-ema<strong>to</strong>logicocoordina<strong>to</strong>ri: P. Bernasconi, A. Cuneo


IBRIDAZIONE IN SITU NEL PAZIENTE ONCO-EMATOLOGICO(coordina<strong>to</strong>ri: P. Bernasconi, A. Cuneo)IBRIDAZIONE IN SITU: DEFINIZIONE, METODICHE, APPLICAZIONI E LIMITIA. Cuneo, G. Cas<strong>to</strong>ldi .................................................................................................................................................................pag. 15STUDIO DELLE ABERRAZIONI CROMOSOMICHE NUMERICHE E STRUTTURALINELLE NEOPLASIE EMATOLOGICHE MEDIANTE IBRIDAZIONE IN SITU FLUORESCENTEI. Wlodarska................................................................................................................................................................................pag. 19DEFINIZIONE DEL CLONE NEOPLASTICO NELLE SINDROMI MIELODISPLASTICHEC. Mecucci ...................................................................................................................................................................................pag. 20ANALISI DELLA t(15;17) NELLA LEUCEMIA ACUTA PROMIELOCITICAMEDIANTE IBRIDAZIONE IN SITUL. Longo, P.G. Pelicci...................................................................................................................................................................pag. 21TRISOMIA 8 NELLA LEUCEMIA MIELOMONOCITICA CRONICA VALUTATACON L’IBRIDIZZAZIONE IN SITU NON RADIOATTIVAM. Sessarego, G. Fugazza, R. Bruzzone, F. Patrone....................................................................................................................pag. 22LA TRISOMIA 7 CARATTERIZZA UNA SOTTOPOPOLAZIONE DI LINFOCITI UMANICHE INFILTRANO I TUMORI RENALIP. Dal Cin....................................................................................................................................................................................pag. 23L’IBRIDAZIONE IN SITU PER DOCUMENTARE IL CHIMERISMO E L’ORIGINEDELLA RECIDIVA NEL TRAPIANTO ALLOGENICO DI MIDOLLO OSSEOP. Bernasconi, M. Boni, P.M. Caviglia<strong>no</strong>, D. Troletti, F. Passamonti, A. Nozza,E.P. Alessandri<strong>no</strong>, D. Caldera, M. Bonfichi, C. Bernasconi........................................................................................................pag. 24IDENTIFICAZIONE DI PROGENITORI EMOPOIETICI PHILADELPHIA-NEGATIVIIN PAZIENTI CON LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA MEDIANTE IBRIDIZZAZIONEIN SITU IN FLUORESCENZAC. Carlo Stella, G. Piovani, D. Garau, V. Rizzoli .......................................................................................................................pag. 28PERSISTENZA DI UN CLONE CARATTERIZZATO DA TRISOMIA 8 IN UN CASO DI LMC-PH+IN REMISSIONE CITOGENETICAG. Rege-Cambrin, P. Scaravaglio, A. Guerrasio, T. Guglielmelli, G. Saglio...............................................................................pag. 30RIARRANGIAMENTO DEL CROMOSOMA 3q21-q26 NELLE EMOPATIE MIELOIDI.STUDIO MEDIANTE TECNICA FISHP. Temperani, F. Giacobbi, G. Gandini, S. <strong>Vol</strong>inia, G. Emilia...................................................................................................pag. 31RT/BCR IN SITU NELLA LMC: UNA NUOVA METODICA PER EVIDENZIARE LA PRESENZAINTRACELLULARE DI mRNA IBRIDON. Tes<strong>to</strong>ni, G. Martinelli, P. Farabegoli, M. Buzzi, S. Pelliconi, D. Raspadori, M. Salvucci,A. Zaccaria, S. Tura ....................................................................................................................................................................pag. 32IMPIEGO DELL’IBRIDAZIONE IN SITU NELLO STUDIO DEI LINFOMI A GRANDI CELLULEANAPLASTICHE E DELLA MALATTIA DI HODGKIN: DIFFERENTE INCIDENZA DI EBER2S. Pileri, S. Poggi, E. Sabattini, G. Melilli, M. Benni, A. de Vivo ...............................................................................................pag. 33


DISCUTIAMONE INSIEMEIBRIDAZIONE IN SITU:DEFINIZIONE, METODICHE, APPLICAZIONI E LIMITIANTONIO CUNEO, GIANLUIGI CASTOLDIIstitu<strong>to</strong> di Ema<strong>to</strong>logia, Università di FerraraLo studio del cariotipo delle cellule neoplastiche riveste grande importanza nella diag<strong>no</strong>si enella sub-classificazione delle emopatie, nella selezione della risposta terapeutica.La tecnica di ci<strong>to</strong>genetica convenzionale, basata sull’arres<strong>to</strong> in profase o metafase delle cellulein divisione, sulla loro ipo<strong>to</strong>nizzazione e sul bandeggio delle figure mi<strong>to</strong>tiche ottenute, spessorisente negativamente dei seguenti fat<strong>to</strong>ri:1. basso indice mi<strong>to</strong>tico della popolazione neoplastica con scarso numero di mi<strong>to</strong>si analizzabili;2. qualità sub-ottimale della preparazione cromosomica;3. impossibilità di rico<strong>no</strong>scere il ci<strong>to</strong>tipo della metafase in esame.Questi fat<strong>to</strong>ri precludo<strong>no</strong> talora una esatta definizione del cariotipo.Lo sviluppo della tec<strong>no</strong>logia del DNA ricombinante, unitamente all’affinamen<strong>to</strong> di me<strong>to</strong>dichedi rilevazione <strong>no</strong>n-radioattive han<strong>no</strong> consenti<strong>to</strong> di affiancare alla ci<strong>to</strong>genetica classica tecnichequali la ibridazione in situ fluorescente (FISH), che consen<strong>to</strong><strong>no</strong> una analisi più accuratadi determinate a<strong>no</strong>malie cromosomiche.Definizione e me<strong>to</strong>dicheLa FISH è una tecnica che consente di rilevare il legame di una sonda di DNA ad unasequenza bersaglio di DNA ge<strong>no</strong>mico su cellule in metafase e su nuclei in interfase appositamenteprepara<strong>to</strong> su un <strong>no</strong>rmale vetri<strong>no</strong>.Esis<strong>to</strong><strong>no</strong> in commercio numerosi tipi di sonde. Le più importanti nella ci<strong>to</strong>genetica ema<strong>to</strong>logicaso<strong>no</strong> le seguenti:a) sonde rico<strong>no</strong>scenti sequenze ripetitive del DNA satellite o altre sequenze ripetute localizzatenella regione paracentromerica di un cromosoma. Ques<strong>to</strong> tipo di sonda è essenzialmenteimpiega<strong>to</strong> per lo studio delle a<strong>no</strong>malie numeriche. Essendo le sequenze bersaglio ripetute, ilrappor<strong>to</strong> segnale/disturbo è mol<strong>to</strong> vantaggioso.b) sonde rico<strong>no</strong>scenti sequenze di DNA specifiche; vengo<strong>no</strong> impiegate per dimostrare ladelezione di un gene e per lo studio di traslocazioni che comporta<strong>no</strong> la giustapposizione disequenze <strong>no</strong>rmalmente disposte su cromosomi diversi;c) sonde rico<strong>no</strong>scenti diverse sequenze disposte lungo un intero cromosoma o lungo unabanda di un cromosoma; vengo<strong>no</strong> impiegate principalmente per evidenziare un intero cromosomao una sua banda nell’analisi di riarrangiamenti complessi.Le tecniche di ibridazione in situ si fonda<strong>no</strong> essenzialmente sui seguenti passaggi:1) preparazione del vetri<strong>no</strong>Il materiale cellulare deve essere adeguatamente fissa<strong>to</strong>. Classicamente si impiega<strong>no</strong> preparazionicromosomiche (di nuova preparazione o invecchiate) costituite da cellule fissate inmeta<strong>no</strong>lo acetico (3:1). Posso<strong>no</strong> essere anche utilizzate preparazioni ci<strong>to</strong>logiche ed is<strong>to</strong>logiche.Il vetri<strong>no</strong> viene tratta<strong>to</strong> con RNAsi ed enzimi proteolitici al fine, rispettivamente, di mini-15


DISCUTIAMONE INSIEMEmizzare il legame della sonda all’RNA e di migliorare la accessibilità della sonda stessa al DNAcromosomico e nucleare;2) preparazione della sondaPer la visualizzazione del legame col DNA bersaglio, la sonda viene modificata mediante lanick translation che consiste in una reazione catalizzata che consente la incorporazione nellasonda di nucleotidi marcati (biotinati o digoxigenati). La sonda di DNA deve avere una lunghezzadi 50-400 bp per una buona accessibilità alle sequenze complementari del DNA bersaglio;3) denaturazione del DNA cellulare e della sondaPer permettere l’allineamen<strong>to</strong> ed il legame della sonda alle sequenze complementari delDNA bersaglio entrambi i tipi di DNA devo<strong>no</strong> trovarsi come singola catena. Allo scopo si eseguela denaturazione sfruttando il calore e la formamide in soluzione salina;4) ibridazioneIl vetri<strong>no</strong> viene incuba<strong>to</strong> con la miscela contenente la sonda biotinata lungo una <strong>no</strong>ttata. Lasonda si legherà specificamente al DNA bersaglio e, con legame me<strong>no</strong> forte, ad altre sequenzege<strong>no</strong>miche che presenta<strong>no</strong> un cer<strong>to</strong> grado di omologia col DNA bersaglio (legame aspecifico).Successivamente a questa incubazione si procede alla rimozione della sonda legata aspecificamentemediante ripetuti lavaggi.Entrambi questi passaggi, cruciali per ottenere un buon rappor<strong>to</strong> tra segnale specifico esegnale aspecifico, vengo<strong>no</strong> condotti in condizioni sperimentali di “stringenza” (stringency)adeguate per ciascun tipo di sonda e di prepara<strong>to</strong> impiega<strong>to</strong>.La “stringenza” dipende da diversi fat<strong>to</strong>ri, tra cui i più importanti so<strong>no</strong> rappresentati dallaconcentrazione di formamide e salina e dal calore. Variando questi fat<strong>to</strong>ri durante il passaggiodi ibridazione e durante i lavaggi post-ibridazione si determina<strong>no</strong> condizioni di bassa o elevatastringenza ottenendo cosi, rispettivamente, un segnale più intenso con un maggiore gradodi aspecificità o un segnale più debole, ma più “puli<strong>to</strong>”;5) rilevazione del segnaleQues<strong>to</strong> passaggio sfrutta la capacità dell’avidina fluoresceinata di legarsi alla sonda biotinata.Si procede in genere ad una o più amplificazioni sfruttando un mo<strong>no</strong>clonale anti-avidina biotina<strong>to</strong>ed un secondo stra<strong>to</strong> di avidina fluorescente.So<strong>no</strong> oggi in commercio alcune sonde direttamente fluoresceinate che consen<strong>to</strong><strong>no</strong> di risparmiarei passaggi di amplificazione.So<strong>no</strong> anche disponibili tecniche di rilevazione immu<strong>no</strong>enzimatiche.ApplicazioniLa possibilità di visualizzare con me<strong>to</strong>diche <strong>no</strong>n-radioattive la presenza di determinatesequenze di DNA o di RNA su preparazioni cromosomiche, su nuclei in interfase, su preparatici<strong>to</strong>logici ed is<strong>to</strong>logici si presta ovviamente ad un numero di applicazioni che van<strong>no</strong> dallamappatura del ge<strong>no</strong>ma uma<strong>no</strong>, allo studio dell’espressione genica, alla microbiologia e virologia,alla diag<strong>no</strong>stica prenatale ed alla ci<strong>to</strong>genetica delle neoplasie.16


DISCUTIAMONE INSIEMELimitatamente alla ci<strong>to</strong>genetica ema<strong>to</strong>logica i principali impieghi della FISH so<strong>no</strong>:Studio delle trisomie e mo<strong>no</strong>somie nelle cellule in metafase e nei nuclei in interfaseValutando con una sonda rico<strong>no</strong>scente sequenze ripetitive paracentromeriche di un cromosoma,il sogget<strong>to</strong> <strong>no</strong>rmale presenta due spot fluorescenti nel nucleo in interfase in oltre il 95%delle cellule. Cellule con un solo segnale (falsa mo<strong>no</strong>somia) so<strong>no</strong> in genere rinvenute in percentualeinferiore al 4%, mentre cellule con tre segnali (falsa trisomia) so<strong>no</strong> rinvenute inferioreall’1%.Studio delle traslocazioniViene visualizzata la giustapposizione di sequenze <strong>no</strong>rmalmente disposte su cromosomidiversi. Ad esempio nella traslocazione t(9;22) il gene bcr ed il gene abl posso<strong>no</strong> essere rico<strong>no</strong>sciutida due sonde rispettivamente biotinate e digoxigenate. Impiegando come sistemi di rilevazionefluorocromi diversi (ad esempio rodamina e fluoresceina) si dimostra la giustapposizionedei due segnali di colore diverso lungo il cromosoma 22 e la presenza dei due segnaliaccoppiati nel nucleo in interfase.Studio dei riarrangiamenti cromosomici complessiVengo<strong>no</strong> sfruttati diversi tipi di sonda scelti sulla base delle indicazioni dell’analisi ci<strong>to</strong>geneticaconvenzionale.Di largo impiego in ques<strong>to</strong> tipo di analisi so<strong>no</strong> le sonde rico<strong>no</strong>scenti regioni disposte insequenza lungo un intero cromosoma (chromosome painting) o lungo una intera banda checonsen<strong>to</strong><strong>no</strong> di dimostrare la partecipazione di un determina<strong>to</strong> cromosoma o di parte di essonella composizione di un marca<strong>to</strong>re complesso.Studio della malattia minima residuaQues<strong>to</strong> tipo di approccio si fonda sulla possibilità di analizzare rapidamente un grandenumero di cellule in interfase in pazienti in remissione qualora questi abbia<strong>no</strong> dimostra<strong>to</strong> lapresenza alla diag<strong>no</strong>si di aneuploidia o traslocazioni per le quali sia<strong>no</strong> disponibili sonde adeguate.Gli studi so<strong>no</strong> stati eseguiti in prevalenza in pazienti affetti da trisomia in quan<strong>to</strong> la tecnicaè in questi casi mol<strong>to</strong> sensibile.Un ulteriore affinamen<strong>to</strong> deriva dalla possibilità di identificare la cellula in esame mediantecolorazione immu<strong>no</strong>logica del fe<strong>no</strong>tipo di membrana o mediante preventiva localizzazionedella cellula a morfologia sospetta su vetri<strong>no</strong> colora<strong>to</strong> con miscela pa<strong>no</strong>ttica e successiva rilocalizzazionedella stessa cellula dopo l’esperimen<strong>to</strong> di ibridizzazione.È ovviamente possibile moni<strong>to</strong>rare mediante FISH i pazienti trapiantati con dona<strong>to</strong>ri disesso diverso.Rilevazione della amplificazione genicaImpiegando sonde rico<strong>no</strong>scenti sequenze di geni possibilmente amplificati in determinateforme tumorali (ad esempio l’oncogene ERBB2 nel carci<strong>no</strong>ma mammario) si può dimostrarnela effettiva amplificazione qualora l’esperimen<strong>to</strong> di FISH metta in evidenza segnali multipli.17


DISCUTIAMONE INSIEMEVantaggi e limiti della FISHUna disamina delle potenzialità della FISH in ema<strong>to</strong>logia <strong>no</strong>n può prescindere dalla considerazionedi fondo che questa tecnica affianca la ci<strong>to</strong>genetica classica, ma <strong>no</strong>n può sostituirla.Infatti la FISH può essere applicata qualora si co<strong>no</strong>sca, sulla base dei risultati dell’analisi ci<strong>to</strong>genetica,cosa andare a cercare.I principali vantaggi derivanti dalla applicazione della FISH so<strong>no</strong> qui riassunti:– possibilità di analizzare la presenza di una determinata a<strong>no</strong>malia nel nucleo in interfase intutte le neoplasie con basso indice mi<strong>to</strong>tico, eliminando il problema della scarsità di metafasianalizzabili. La FISH ha trova<strong>to</strong> ad oggi ampia applicazione nello studio della leucemia linfaticacronica, ove questa tecnica consente di dimostrare la presenza di trisomia 12 in pazienti<strong>no</strong>rmali all’analisi ci<strong>to</strong>genetica.La sensibilità della FISH è generalmente elevata: occorre <strong>no</strong>tare tuttavia che fi<strong>no</strong> ad un 10%di cellule in interfase può mostrare falsa mo<strong>no</strong>somia nel sogget<strong>to</strong> <strong>no</strong>rmale. Ciò impone cautelanell’impiego di questa tecnica nello studio della malattia minima residua di soggetti porta<strong>to</strong>ridi delezione parziale o <strong>to</strong>tale di un cromosoma.L’introduzione in commercio di sonde rico<strong>no</strong>scenti le sequenze geniche coinvolte nelle principalitraslocazioni consentirà una larga applicazione di questa tecnica nello studio e nelmoni<strong>to</strong>raggio clinico delle leucosi acute e nei linfomi;– possibilità di analizzare rapidamente un grande numero di cellule in interfase. Non vieneelimina<strong>to</strong>, qualora si voglia<strong>no</strong> analizzare cellule in metafase, il problema del getti<strong>to</strong> mi<strong>to</strong>tico edella ricerca microscopica della metafase; analizza<strong>to</strong>ri di imnagine posso<strong>no</strong> essere di aiu<strong>to</strong> inquesta fase;– possibilità di visualizzare direttamente su prepra<strong>to</strong> ci<strong>to</strong>logico o is<strong>to</strong>logico la presenza diuna determinata a<strong>no</strong>malia cromosomica numerica in cellule rico<strong>no</strong>scibile mediante colorazioneimmu<strong>no</strong>ci<strong>to</strong>chimica. Questa applicazione <strong>no</strong>n è di semplice ed immediata esecuzione.In conclusione, la FISH rappresenta una me<strong>to</strong>dica di grande utilità, in grado di migliorare lasensibilità degli studi ci<strong>to</strong>genetici e di permettere una più esatta definizione del cariotipo dellacellula neoplastica.Lo sviluppo della tec<strong>no</strong>logia del DNA ricombinante e dei sistemi au<strong>to</strong>matizzati di visualizzazioneforniran<strong>no</strong> nei prossimi anni le sonde necessarie per la analisi di molte a<strong>no</strong>malie cromosomichee garantiran<strong>no</strong> il possibile impiego simultaneo di sonde multiple coniugate afluorocromi diversi.Grazie a questi progressi la FISH, che ha già inizia<strong>to</strong> ad espandere la sua potenzialità applicativadal campo della ricerca sperimentale a quello della pratica clinica, affiancherà la ci<strong>to</strong>geneticaclassica nella diag<strong>no</strong>si e nel moni<strong>to</strong>raggio ci<strong>to</strong>genetico delle malattie neoplastiche dipertinenza ema<strong>to</strong>logica.18


DISCUTIAMONE INSIEMESTUDIO DELLE ABERRAZIONI CROMOSOMICHE NUMERICHE ESTRUTTURALI NELLE NEOPLASIE EMATOLOGICHE MEDIANTE IBRIDA-ZIONE IN SITU FLUORESCENTEIWONA WLODARSKACenter for Human Genetics, Catholic University of Leuven, BelgiumLa tecnica ci<strong>to</strong>genetica convenzionale presenta limiti interpretativi legati al potere risolutivodel bandeggio ed alla necessità della presenza di cellule in mi<strong>to</strong>si.Lo sviluppo delle tecniche di ibridizzazione di sequenze di DNA ai cromosomi in metafaseed ai nuclei in interfase ha consenti<strong>to</strong> di affiancare l’ibridazione in situ (FISH) alla ci<strong>to</strong>geneticaconvenzionale nella definizione del cariotipo delle neoplasie ema<strong>to</strong>logiche.Oggi so<strong>no</strong> disponibili per la FISH i cosiddetti cosmid probes, probes da YAC (yeast artificialchromosomes), miscele di probes rico<strong>no</strong>scenti diverse sequenze dislocate lungo un intero cromosoma(ottenute da whole chromosome libraries) oltre a sonde di DNA specifiche per leregioni paracentromeriche di ciascun au<strong>to</strong>soma.La FISH si presta mol<strong>to</strong> bene dunque alla 1) definizione esatta del pun<strong>to</strong> di rottura delle traslocazioni,2) alla rilevazione e definizione di a<strong>no</strong>malie strutturali, quali gli isocromosomi, icromosomi ad anello, cromosomi marca<strong>to</strong>ri complessi, homogeneously staining regions (HSR);3) allo studio delle a<strong>no</strong>malie numeriche.Recentemente l’applicazione combinata della tecnica FISH e della marcatura immu<strong>no</strong>logicadel fe<strong>no</strong>tipo di membrana ha i<strong>no</strong>ltre permesso di visualizzare direttamente il ci<strong>to</strong>tipo dellacellula in esame.Queste diverse applicazioni della FISH verran<strong>no</strong> illustrate con esempi relativi allo studio da<strong>no</strong>i condot<strong>to</strong> su cellule leucemiche e linfoma<strong>to</strong>se, confermando l’importanza di questa tecnicanello studio e nel moni<strong>to</strong>raggio clinico delle aberrazioni cromosomiche nelle neoplasie ema<strong>to</strong>logiche.19


DISCUTIAMONE INSIEMEDEFINIZIONE DEL CLONE NEOPLASTICO NELLE SINDROMI MIELODI-SPLASTICHECRISTINA MECUCCIDipartimen<strong>to</strong> di Medicina Clinica, Pa<strong>to</strong>logia e Farmacologia, sez. di Ema<strong>to</strong>logia ed Immu<strong>no</strong>logia Clinica, PoliclinicoMonteluce, PerugiaLa presenza di a<strong>no</strong>malie ci<strong>to</strong>genetiche è determinante ai fini della diag<strong>no</strong>si di sindrome mielodiplasticain presenza di un midollo dismorfico per una o più serie ema<strong>to</strong>poietiche.La lista della a<strong>no</strong>malie cariotipiche ricorrenti nelle sindromi mielodisplastiche, sia apparentementeprimitive che insorgenti dopo esposizione a <strong>to</strong>ssici, include aberrazioni numeriche(trisomie e mo<strong>no</strong>somie) e strutturali, in particolar modo delezioni, ma anche traslocazioni.Studi preliminari, con me<strong>to</strong>diche di ibridazione in situ <strong>no</strong>n radioattiva nelle sindromi mielodisplastiche,indica<strong>no</strong> alcune utili applicazioni a complemen<strong>to</strong> della ci<strong>to</strong>genetica convenzionale:– possibilità di delimitare i punti di rottura cromosomici in maniera più precisa di quan<strong>to</strong>ottenu<strong>to</strong> con le me<strong>to</strong>diche di bandeggio (traslocazione 1;7);– moni<strong>to</strong>raggio anche nei nuclei in interfase delle a<strong>no</strong>malie numeriche specifiche (trisomia 8;mo<strong>no</strong>somia 7);– studio dei cloni multipli e della loro fluttuazione ci<strong>to</strong>genetiche nelle diverse fasi della malattia,indipendentemente dal trattamen<strong>to</strong>.20


DISCUTIAMONE INSIEMEANALISI DELLA t(15;17) NELLA LEUCEMIA ACUTA PROMIELOCITICAMEDIANTE IBRIDAZIONE IN SITULETIZIA LONGO, PIER GIUSEPPE PELICCIIstitu<strong>to</strong> di Clinica Medica I, Policlinico Monteluce, PerugiaFi<strong>no</strong> ad oggi una serie di a<strong>no</strong>malie cromosomiche so<strong>no</strong> state identificate come a<strong>no</strong>malieacquisite in disordini ema<strong>to</strong>logici correlate con specifiche caratteristiche cliniche, morfologicheed immu<strong>no</strong>fe<strong>no</strong>tipiche. L’analisi ci<strong>to</strong>genetica svolge un importante ruolo nella diag<strong>no</strong>siclinica e nella prog<strong>no</strong>si di pazienti ema<strong>to</strong>logici. Comunque, u<strong>no</strong> studio ci<strong>to</strong>genetico convenzionale,talvolta, <strong>no</strong>n può fornire informazioni complete solo sulla base dell’interpretazionedel bandeggio cromosomico. La tecnica di ibridazione in situ ha permesso di superare alcunedifficoltà dell’analisi ci<strong>to</strong>genetica.Mediante esperimenti di ibridazione in situ radioattiva abbiamo studia<strong>to</strong> finemente il pun<strong>to</strong>di rottura sul cromosoma 17, della traslocazione 15;17, specifica delle leucemie acute promielocitiche(LAP).La regione cromosomica del 17 coinvolta nella rottura è la banda q11-21. In questa bandacromosomica so<strong>no</strong> localizzati molti geni potenzialmente coinvolti nella traslocazione: c-erbA-1, c-erbB-2, G-CSF, RARa ed MPO, ed il <strong>no</strong>stro scopo era di identificare i geni più vicini alpun<strong>to</strong> di rottura.Prima di tut<strong>to</strong>, so<strong>no</strong> stati selezionati dei casi di leucemie mieloidi acute (LMA) con riarrangiamentidel cromosoma 17 nella banda q11-21. Mediante esperimenti di ibridazione in situogni gene suddet<strong>to</strong> è sta<strong>to</strong> localizza<strong>to</strong> su questi mutanti ci<strong>to</strong>genetici. In ques<strong>to</strong> modo siamoriusciti ad identificare la posizione relativa dei geni rispet<strong>to</strong> al pun<strong>to</strong> di rottura e stabilirequindi che i due geni a cavallo della rottura so<strong>no</strong>: c-erbB-2, centromerico, e RARa, telomerico.Con esperimenti di Southern blot si è poi stabili<strong>to</strong> che il gene rot<strong>to</strong> dalla traslocazione èRARa.Esperimenti di ibridazione in situ su preparati cromosomici so<strong>no</strong> stati essenziali anche perstabilire la presenza di una micro-traslocazione, ci<strong>to</strong>geneticamente <strong>no</strong>n identificabile, in alcunicasi di LAP con cariotipo <strong>no</strong>rmale. Per ques<strong>to</strong> studio è stata adoperata una tecnica di ibridazionein situ <strong>no</strong>n radioattiva, che prevede l’uso di sostanze fluorescenti per stabilire la localizzazionedi un gene. Questa me<strong>to</strong>dica, estremamente più sensibile di quella radioattiva, hapermesso di identificare la presenza del gene RARa sul cromosoma 15 e del gene PML sul cromosoma17 in due casi di LAP con cariotipo <strong>no</strong>rmale. Questa analisi è stata confermata anchea livello molecolare.21


DISCUTIAMONE INSIEMETRISOMIA 8 NELLA LEUCEMIA MIELOMONOCITICA CRONICA VALUTA-TA CON L’IBRIDIZZAZIONE IN SITU NON RADIOATTIVAMARIO SESSAREGO, GIUSEPPINA FUGAZZA, ROBERTO BRUZZONE, FRANCO PATRONEDipartimen<strong>to</strong> di Medicina Interna, Università di Ge<strong>no</strong>vaLe sindromi mielodisplastiche (MDS) so<strong>no</strong> un gruppo di pa<strong>to</strong>logie clonali caratterizzate daemopoiesi inefficace con cellularità midollare elevata e panci<strong>to</strong>penia periferica. La natura clonaledelle MDS è stata dimostrata con diverse modalità (ci<strong>to</strong>genetica, isoenzimi della G6PD,analisi di RFLP, ecc.); tuttavia è ancora ogget<strong>to</strong> di discussione se il clone ab<strong>no</strong>rme tragga origineda una stem cell <strong>to</strong>tipotente o se l’even<strong>to</strong> mutazionale possa coinvolgere un progeni<strong>to</strong>re giàcommitted.Noi abbiamo analizza<strong>to</strong> 6 controlli e 3 casi di leucemia mielomo<strong>no</strong>citica cronica (LMMC)con trisomia 8 (+8), con la tecnica della FISH applicata su cellule midollari (metafasi e nucleiin interfase) e su strisci di sangue periferico, preparati in modo tale da poter confrontare lamorfologia e la presenza di 2 o 3 cromosomi 8.La +8 è risultata essere presente nel 92, 70 e 60% rispettivamente con la ci<strong>to</strong>genetica sumetafasi di cellule midollari. Tale percentuale è stata sostanzialmente confermata con la FISHanalizzando sia metafasi che nuclei in interfase (500 per caso). I preparati di sangue perifericoso<strong>no</strong> fissati con meta<strong>no</strong>lo e colorati con Giemsa, montati in tampone fosfa<strong>to</strong>; vengo<strong>no</strong> fo<strong>to</strong>grafatialcuni campi significativi e registrate le coordinate; so<strong>no</strong> poi trattati per la FISH (utilizzando-8), ma <strong>no</strong>n controcolorati con lo ioduro di propidio. Vengo<strong>no</strong> poi riesaminate le celluleosservate in Giemsa. So<strong>no</strong> state analizzate 40, 58 e 62 cellule per ciascun caso.I risultati posso<strong>no</strong> essere così sintetizzati:1. i linfociti so<strong>no</strong> sempre risultati disomici;2. neutrofili e mo<strong>no</strong>citi posso<strong>no</strong> essere disomici o trisomici 8;3. morfologicamente <strong>no</strong>n so<strong>no</strong> evidenti differenze fra cellule con 2 o 3 cromosomi 8. Quindila +8 <strong>no</strong>n ostacola una <strong>no</strong>rmale differenziazione cellulare si<strong>no</strong> a neutrofilo e mo<strong>no</strong>citamaturo;4. fra neutrofili e mo<strong>no</strong>citi <strong>no</strong>n so<strong>no</strong> state osservate diverse percentuali di +8.In conclusione quindi questi dati suggerisco<strong>no</strong> che se è vero che le SMD so<strong>no</strong> una stem celldisease, l’acquisizione della +8 avviene a carico di una cellula committed in senso mielomo<strong>no</strong>citario.22


DISCUTIAMONE INSIEMELA TRISOMIA 7 CARATTERIZZA UNA SOTTOPOPOLAZIONE DI LINFO-CITI UMANI CHE INFILTRANO I TUMORI RENALIPAOLA DAL CINCentre for Human Genetics, Catholic University of Leuven, BelgiumL’analisi ci<strong>to</strong>genetica ha dimostra<strong>to</strong> la presenza di a<strong>no</strong>malie cromosomiche in quasi tutti itipi is<strong>to</strong>logici di tumore renale. A<strong>no</strong>malie cromosomiche specifiche so<strong>no</strong> associate e distinguo<strong>no</strong>due particolari tipi is<strong>to</strong>logici di carci<strong>no</strong>ma renale, il carci<strong>no</strong>ma papillare ed quello <strong>no</strong>npapillare.Tuttavia, è possibile incontrare in entrambi i tipi di carci<strong>no</strong>ma cloni cellulari caratterizzatiesclusivamente dalla presenza di trisomia 7. La presenza di ques<strong>to</strong> clone è rilevabile anche incampioni cellulari ottenuti dal tessu<strong>to</strong> sa<strong>no</strong> circondante il tumore.Al fine di una identificazione del tipo cellulare recante la trisomia 7 nel tumori renali, abbiamoesegui<strong>to</strong> una ibridazione in situ <strong>no</strong>n-radioattiva su sezioni is<strong>to</strong>logiche, mettendo in evidenzauna popolazione di piccole cellule mo<strong>no</strong>nucleate a morfologia linfocitaria con tresegnali, un da<strong>to</strong> indicativo della presenza della trisomia 7 nelle cellule infiamma<strong>to</strong>rie infiltrantiil tumore.Studiando mediante FISH una popolazione cellulare arricchita mediante separazione suFicoll o mediante separazione immu<strong>no</strong>magnetica con anticorpi anti-CD3 ed anti-CD4, abbiamopotu<strong>to</strong> documentare come la gran parte di queste cellule presentasse la trisomia 7.La prova finale della natura linfocitaria delle cellule recanti trisomia 7 nei pazienti affetti datumore renale è derivata da esperimenti di doppia marcatura del fe<strong>no</strong>tipo di membrana conanticorpi anti CD4 e colorazione nucleare mediante FISH.Linfociti CD4 + con trisomia 7 so<strong>no</strong> stati anche rinvenuti in sospensioni cellulari ottenute datessu<strong>to</strong> timico <strong>no</strong>rmale.Questi dati indica<strong>no</strong> la presenza di un fe<strong>no</strong>me<strong>no</strong> biologico di significa<strong>to</strong> ig<strong>no</strong><strong>to</strong> per cui unaa<strong>no</strong>malia cromosomica numerica rappresenterebbe un fe<strong>no</strong>me<strong>no</strong> associa<strong>to</strong> alle <strong>no</strong>rmali difesedell’organismo contro i tumori renali. In alternativa, la trisomia 7 potrebbe rappresentare unsegnale di sofferenza cellulare in segui<strong>to</strong> alla secrezione da parte delle cellule tumorali di ci<strong>to</strong>chine.23


DISCUTIAMONE INSIEMEL’IBRIDAZIONE IN SITU PER DOCUMENTARE IL CHIMERISMO E L’ORI-GINE DELLA RECIDIVA NEL TRAPIANTO ALLOGENICO DI MIDOLLOOSSEOP. BERNASCONI, M. BONI, P.M. CAVIGLIANO, D. TROLETTI, F. PASSAMONTI, A. NOZZA,E.P. ALESSANDRINO, D. CALDERA, M. BONFICHI, C. BERNASCONIIstitu<strong>to</strong> di Ema<strong>to</strong>logia,Università di Pavia e IRCCS Policlinico S. Matteo di PaviaL’ibridazione in situ con sonde molecolari fluoresceinate (FISH) è una me<strong>to</strong>dica di recenteintroduzione, che consente di eseguire l’analisi ci<strong>to</strong>genetica anche su cellule in interfase(interphase cy<strong>to</strong>genetics) e di identificare specifici cromosomi nelle cellule in metafase. La FISHpresenta quindi stretti rapporti sia con la ci<strong>to</strong>genetica classica che con la biologia molecolare.Come quest’ultima infatti, si fonda sul principio che una sequenza di DNA a singolo filamen<strong>to</strong>forma un legame stabile con una sequenza di DNA (sonda molecolare) a lei complementare.Nella FISH il DNA bersaglio, attacca<strong>to</strong> ad un substra<strong>to</strong> è costitui<strong>to</strong> dal DNA nucleare della cellulain interfase o in metafase. Dopo la denaturazione e con l’ibridazione il legame che si formatra DNA bersaglio e DNA della sonda, in precedenza marcata con biotina o digossina, vieneevidenzia<strong>to</strong> con avidina coniugata con fluoresceina (FITC) o con antidigossina coniugata conrodamina.La FISH è una me<strong>to</strong>dica destinata ad assumere un’importanza sempre maggiore perché èrapida, presenta una elevata sensibilità e specificità, consente di esaminare parecchie cellulecomprese quelle giunte al termine della differenziazione, permette di correlate il da<strong>to</strong> ci<strong>to</strong>geneticocon quello morfologico, può essere adattata a sistemi au<strong>to</strong>matici, identifica cromosomimarca<strong>to</strong>ri quando utilizza sonde specifiche per l’intero cromosoma.Da queste premesse si comprende come la FISH, applicata all’analisi di sospensioni cellularimidollari prelevate a pazienti affetti da leucemie o linfomi con marca<strong>to</strong>ri specifici possa ridurreil numero delle analisi ci<strong>to</strong>genetiche complete, garantendo una maggiore sensibilità deirisultati rispet<strong>to</strong> alla classica analisi cromosomica. Infatti, quest’ultima, potrà essere condottasolo all’esordio per identificare l’a<strong>no</strong>malia cromosomica specifica, successivamente si potràimpiegare la sola FISH che consentirà di moni<strong>to</strong>rare la malattia e quindi valutare l’efficacia diun particolare regime terapeutico.Attualmente, oltre a sonde molecolari centromeriche, so<strong>no</strong> disponibili sequenze nucleotidichecomplementari a quelle dei punti di rottura delle più frequenti traslocazioni cromosomichepresenti nelle leucemie e nei linfomi. Ad esempio nei pazienti affetti da leucemia mieloidecronica (LMC) ed in terapia con -interferone è ora possibile moni<strong>to</strong>rare il clone Ph’ positivoutilizzando due sonde, una marcata con biotina complementare all’estremità 3’ dell’oncogeneABL e l’altra marcata con digossina complementare all’estremità 5’ di BCR. L’ avvenuta ibridazionetra sonda 3’ ABL e DNA bersaglio sarà indicata da un segnale verde (se si utilizza avidinaconiugata con FITC), mentre quella tra sonda 5’ BCR e DNA complementare da un segnalerosso (se si utilizza anti-digossina marcata con rodamina). Le cellule <strong>no</strong>rmali presenteran<strong>no</strong>quattro segnali distinti (due rossi e due verdi), quelle leucemiche due segnali separati (u<strong>no</strong>rosso ed u<strong>no</strong> verde) e due riuniti (rosso-verde).È ora possibile applicare la FISH con doppia marcatura anche nella leucemia acuta promielocitica(LAP).24


DISCUTIAMONE INSIEMEPresso il <strong>no</strong>stro labora<strong>to</strong>rio so<strong>no</strong> stati si<strong>no</strong> ad ora esaminati quattro pazienti affetti da LAP esot<strong>to</strong>posti ad allotrapian<strong>to</strong> di midollo osseo. La FISH è stata condotta con due sonde molecolari,una marcata con biotina complementare alla sequenza di DNA localizzata a livello delpun<strong>to</strong> di rottura del cromosoma 15 (banda 15q22), l’altra marcata con digossina complementarealla sequenza nucleotidica mappata a livello di rottura del cromosoma 17 (banda 17q21).L’avvenu<strong>to</strong> legame tra sonda e DNA complementare è indica<strong>to</strong> nel primo caso da un segnaleverde mentre nel secondo caso da un segnale rosso. Anche qui, come già per la LMC, le celluleleucemiche presenta<strong>no</strong> due segnali separati (u<strong>no</strong> rosso e u<strong>no</strong> verde) e due riuniti (doppiosegnale rosso-verde). U<strong>no</strong> solo dei quattro pazienti si<strong>no</strong>ra studiati ha mostra<strong>to</strong> la sovrapposizionedi rosso e verde nell’1.5% delle cellule midollari e quindi la persistenza del clone leucemicoa quattro mesi dal trapian<strong>to</strong> allogenico. Tutti e quattro presentava<strong>no</strong> un’analisi cromosomica<strong>no</strong>rmale, se condotta con le modalità convenzionali. Dati recenti indica<strong>no</strong> che la FISH èin grado di dimostrare una cellula leucemica o linfoma<strong>to</strong>sa su 10 2 -10 3 cellule esaminate; possiedequindi una sensibilità inferiore a quella della polymerase chain reaction (PCR) (una cellulasu 10 5 -10 6 esaminate). Quest’ultima però, a differenza della FISH, <strong>no</strong>n permette di correlareil da<strong>to</strong> ci<strong>to</strong>genetico con quello morfologico, e <strong>no</strong>n consente quindi di identificare la cellulaneoplastica direttamente sullo striscio di sangue midollare o periferico. Tuttavia, la FISH condoppio tracciante può dare aspetti falsi positivi, in quan<strong>to</strong> per conformazione spaziale dellacellula le due sonde posso<strong>no</strong> sembrare sovrapposte. Presso il <strong>no</strong>stro labora<strong>to</strong>rio questa eventualitàè stata quantificata eseguendo la FISH con doppia marcatura sugli strisci di sangueperiferico di soggetti sani. L’ incidenza di cellule che sembrava<strong>no</strong> possedere il doppio segnale èstata dello 0.5%.Per le caratteristiche descritte, la FISH può essere utilizzata con vantaggio nel trapian<strong>to</strong> dimidollo osseo allogenico o au<strong>to</strong>logo per valutare la qualità della remissione nei pazienti cheall’esordio presenta<strong>no</strong> un’a<strong>no</strong>malia cromosomica specifica. Nell’allotrapian<strong>to</strong> i<strong>no</strong>ltre la FISHdimostra l’attecchimen<strong>to</strong> mol<strong>to</strong> precocemente, valuta il chimerismo e stabilisce l’origine diuna eventuale recidiva. Si<strong>no</strong> ad ora questi requisiti era<strong>no</strong> posseduti solo dalla ci<strong>to</strong>geneticaclassica e dalla biologia molecolare. La prima utilizza il polimorfismo cromosomico o i cromosomidel sesso a seconda che dona<strong>to</strong>re e ricevente sia<strong>no</strong> di sesso uguale o diverso; la secondautilizza invece la diversità di lunghezza dei frammenti di DNA, ottenuti dopo digestioneenzimatica con endonucleasi, per distinguere le cellule del dona<strong>to</strong>re da quelle del ricevente.Entrambe le me<strong>to</strong>diche so<strong>no</strong> però scarsamente sensibili quando si tratta di studiare popolazionicellulari miste (14). La ci<strong>to</strong>genetica classica valuta solo la quota di cellule proliferanti equindi <strong>no</strong>n esamina l’intera popolazione cellulare midollare, studiata invece dalla FISH.Ques<strong>to</strong> limite dell’analisi ci<strong>to</strong>genetica sembra anche responsabile dell’erronea interpretazionedell’origine di una recidiva post-trapian<strong>to</strong> nei casi in cui dona<strong>to</strong>re e ricevente so<strong>no</strong> di sessodiverso. Le recidive che secondo la classica analisi cromosomica sembrerebbero avvenute nellecellule del dona<strong>to</strong>re, so<strong>no</strong> invece legate ad una ripresa del clone leucemico del paziente, comedimostra<strong>to</strong> dalla FISH.Per questi motivi nel <strong>no</strong>stro labora<strong>to</strong>rio abbiamo applica<strong>to</strong> la FISH con sonda centromericabiotinilata specifica per il cromosoma y, in pazienti affetti da differenti malattie ema<strong>to</strong>logicheche han<strong>no</strong> ricevu<strong>to</strong> la sospensione cellulare midollare da un dona<strong>to</strong>re di sesso diverso. Le analisiso<strong>no</strong> state eseguite a 10-20 giorni dal trapian<strong>to</strong> e successivamente ogni mese. So<strong>no</strong> statisi<strong>no</strong>ra esaminati 14 pazienti, dieci maschi e quattro femmine. In 12 pazienti il dona<strong>to</strong>re è sta<strong>to</strong>25


DISCUTIAMONE INSIEMEun fratello/sorella, nei rimanenti 2 casi un volontario <strong>no</strong>n consanguineo. I <strong>no</strong>stri dati indica<strong>no</strong>che quando la coppia dona<strong>to</strong>re/ricevente è femmina/maschio la sensibilità della me<strong>to</strong>dica èdello 0.1% (viene identificata una cellula maschile su mille esaminate), mentre nel caso inversoè del 5%, perché alcune sequenze del cromosoma y so<strong>no</strong> condivise dagli au<strong>to</strong>somi.In 10 pazienti è sta<strong>to</strong> possibile documentare l’avvenu<strong>to</strong> attecchimen<strong>to</strong> dopo un tempomedia<strong>no</strong> dal trapian<strong>to</strong> di 13 giorni (intervallo 12-18 giorni). Cinque dei 10 pazienti di sessomaschile so<strong>no</strong> tut<strong>to</strong>ra in remissione completa (RC); tre con tessu<strong>to</strong> emopoietico costitui<strong>to</strong>esclusivamente da cellule femminili, come indica<strong>to</strong> dalla FISH e dalla ci<strong>to</strong>genetica; in un quar<strong>to</strong>paziente abbiamo invece osserva<strong>to</strong> una discrepanza fra i risultati ottenuti dalle due me<strong>to</strong>diche:la FISH ha identifica<strong>to</strong> lo 0.1% di cellule maschili, mentre l’analisi cromosomica hamostra<strong>to</strong> solo mi<strong>to</strong>si femminili.L’ultimo dei cinque pazienti in RC, affet<strong>to</strong> da anemia aplastica, è particolarmente interessante,avendo presenta<strong>to</strong> una buona correlazione tra percentuale di cellule marcate dalla sondaspecifica per il cromosoma y, da<strong>to</strong> ci<strong>to</strong>genetico e parametri ema<strong>to</strong>logici. In particolare a 6mesi dal trapian<strong>to</strong> la FISH ha mostra<strong>to</strong> che la quota di cellule positive per il cromosoma y, chefi<strong>no</strong> ad allora si aggirava in<strong>to</strong>r<strong>no</strong> al 10%, è risalita fi<strong>no</strong> al 72%. All’analisi ci<strong>to</strong>genetica il 47%delle cellule presentava un cariotipo maschile; contemporaneamente sul pia<strong>no</strong> clinico ilpaziente aveva sviluppa<strong>to</strong> una panci<strong>to</strong>penia ed una biopsia osteomidollare aveva documenta<strong>to</strong>una grave ipoplasia midollare. Si riprese allora il trattamen<strong>to</strong> con ciclosporina e si incrementòil dosaggio dei corticosteroidi.Nei mesi successivi la quota di cellule positive per il cromosoma y, determinata dalla FISH, siattestava sul 48-54% con buona corrispondenza con il da<strong>to</strong> ci<strong>to</strong>genetico; persisteva la graveipoplasia midollare. A 12 mesi dal trapian<strong>to</strong>, però, la FISH ha fissa<strong>to</strong> la percentuale di cellulemaschili in<strong>to</strong>r<strong>no</strong> al 5% e l’analisi cromosomica ha mostra<strong>to</strong> solo mi<strong>to</strong>si femminili; i<strong>no</strong>ltre, si èottenuta la <strong>no</strong>rmalizzazione dei valori emocromoci<strong>to</strong>metrici ed una nuova biopsia osteomidollareha documenta<strong>to</strong> una buona ripopolazione cellulare midollare.Dei restanti 5 pazienti di sesso maschile, 2 so<strong>no</strong> deceduti per infezioni e 3 so<strong>no</strong> ricaduti. Neiprimi 2 pazienti con leucopenia persistente, si<strong>no</strong> a 72 giorni dal trapian<strong>to</strong> in un caso, la FISH èstata l’unica me<strong>to</strong>dica a documentare l’attecchimen<strong>to</strong>. In 2 dei 3 pazienti recidivati la FISH hafissa<strong>to</strong> la quota di cellule midollari contenenti l’y in<strong>to</strong>r<strong>no</strong> allo 0.6% ed all’8% rispettivamente,mentre nel terzo, affet<strong>to</strong> da leucemia acuta linfoide (LAL), tutte le cellule midollari so<strong>no</strong> risultatey-negative. In tutti e tre questi pazienti l’analisi ci<strong>to</strong>genetica ha mostra<strong>to</strong> l’esclusiva presenzadi cellule a cariotipo femminile nel midollo.Un paziente con quota stabile di cellule midollari maschili alla FISH, è recidiva<strong>to</strong> in sedeextramidollare; il tessu<strong>to</strong> neoplastico era costitui<strong>to</strong> solo da cellule marcate dalla sonda specificaper il cromosoma y. In un secondo paziente la FISH ha mostra<strong>to</strong> un progressivo aumen<strong>to</strong>delle cellule midollari maschili e la ci<strong>to</strong>genetica ha documenta<strong>to</strong> la ricomparsa del clone iperdiploidegià identifica<strong>to</strong> alla diag<strong>no</strong>si. L’ultimo paziente, quello affet<strong>to</strong> da LAL, ha sviluppa<strong>to</strong>una meningosi leucemica e tutte le cellule del liquor cerebrospinale conteneva<strong>no</strong> il cromosomay come indica<strong>to</strong> dalla FISH.Per quan<strong>to</strong> riguarda le 4 pazienti di sesso femminile, tre so<strong>no</strong> attualmente in RC con unaquota di cellule marcate dalla sonda cromosoma y-specifica pari all’1%, 0.2% e 0.1% rispettivamente(percentuali corrette tenendo un cut-off del 5%) a 2, 13, 16 mesi dal trapian<strong>to</strong>. LaFISH ha documenta<strong>to</strong> l’avvenu<strong>to</strong> attecchimen<strong>to</strong> anche nella quarta paziente che è però dece-26


DISCUTIAMONE INSIEMEduta per GvHD acuta di grado II a localizzazione cutanea ed intestinale.In conclusione, la FISH documenta l’attecchimen<strong>to</strong> mol<strong>to</strong> più precocemente delle altreme<strong>to</strong>diche oggi disponibili, valuta il chimerismo e l’origine della recidiva più correttamentedella ci<strong>to</strong>genetica classica perché consente di esaminare l’intera popolazione cellulare midollare.27


DISCUTIAMONE INSIEMEIDENTIFICAZIONE DI PROGENITORI EMOPOIETICI PHILADELPHIA-NEGATIVI IN PAZIENTI CON LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA MEDIAN-TE IBRIDIZZAZIONE IN SITU IN FLUORESCENZACARMELO CARLO STELLA, GIOVANNA PIOVANI, DANIELA GARAU, VITTORIO RIZZOLICattedra di Ema<strong>to</strong>logia, Centro Trapianti di Midollo Osseo, ParmaLa leucemia mieloide cronica (LMC) è una malattia della cellula staminale caratterizzatadalla coesistenza di progeni<strong>to</strong>ri Philadelphia-positivi (Ph-pos) e Ph-negativi (Ph-neg). Scopodel presente lavoro è sta<strong>to</strong> di valutare, mediante ci<strong>to</strong>genetica convenzionale e ibridizzazione insitu in fluorescenza (FISH), la presenza del cromosoma Ph in colonie CD34+ di pazienti(n=7) con LMC.Per la FISH è sta<strong>to</strong> utilizza<strong>to</strong> un probe biotilina<strong>to</strong> (Oncor, Gaithersburg, Md, USA) che ibridizzal’oncogene abl. Per verificare la localizzazione cromosomica di abl, il probe è <strong>supplement</strong>a<strong>to</strong>di DNA biotilina<strong>to</strong> che ibridizza le sequenze ripetitive AATGG della regione pericentricadel cromosoma 9.Dopo trattamen<strong>to</strong> con colchicina, singole colonie veniva<strong>no</strong> aspirate, trasferite in multipiastreda 96 pozzetti, incubate (25 min, 37°C) in KCl (0.075 M) e fissate in meta<strong>no</strong>lo/acido acetico(4:1). Ciascuna colonia, risospesa in PBS veniva trasferita su vetri<strong>no</strong> e lasciata aderire.Dopo trattamen<strong>to</strong> con eta<strong>no</strong>lo (100%, 60 min), i vetrini veniva<strong>no</strong> immersi (10 min) in HCl(0.1 M)/Tri<strong>to</strong>n X-100 (0.5%) e quindi in SSC 2X. La denaturazione del DNA (70°C) e SSC 2X,era seguita da deidratazione in eta<strong>no</strong>lo freddo (80, 90, 100%). I vetrini veniva<strong>no</strong> quindi incubati(16 h, 37°C) con 10 µl di miscela di ibridizzazione (50% formamide, 10% destra<strong>no</strong> solfa<strong>to</strong>,2x SSC), 10 µl di DNA di sperma di salmone (500 mg/ml) o 10 µl di DNA di placentaumana (500 mg/ml) e 10 µl di probe anti-abl (10 µg/ml) biotilina<strong>to</strong>. Dopo l’ibridizzazioneveniva esegui<strong>to</strong> un lavaggio in formamide (50%) e SSC 2x (43°C, 20 min) e due lavaggi in SSC2x (4 min, 37°C).L’ibridizzazione veniva rivelata mediante avidina-FITC. Il segnale di fluorescenza era amplifica<strong>to</strong>mediante incubazione con anticorpo anti-avidina biotilina<strong>to</strong> segui<strong>to</strong> da avidina/FITC. Ivetrini, controcolorati con ioduro di propidio, era<strong>no</strong> esaminati mediante microscopio a fluorescenza(Zeiss Axiophot).L’arricchimen<strong>to</strong> di cellule CD34+ mediante immu<strong>no</strong>aderenza permetteva di ottenere frazionicellulari altamente purificate (cellule CD34+ = 74%). Il numero medio (±ESM) di coloniegenerate da 10.000 cellule CD34+, stroma-aderenti era di 888±188 (controllo) e 570±258(mafosfamide). Iil risulta<strong>to</strong> dell’analisi di colonie mediante ci<strong>to</strong>genetica convenzionale e FISH<strong>no</strong>n ha evidenzia<strong>to</strong> discrepanze, fornendo uguali percentuali di progeni<strong>to</strong>ri Ph-neg. Peraltro,l’analisi mediante FISH ha permesso di analizzare i progeni<strong>to</strong>ri emopoietici di un caso diLMC Ph-neg, ma porta<strong>to</strong>re del riarrangiamen<strong>to</strong> bcr-abl all’esame del DNA.La frazione stroma-aderente CD34+ conteneva 38±14% (controllo) e 56±18% (mafosfamide)(p≤ .025) progeni<strong>to</strong>ri Ph-neg. In tre su sette casi, nella frazione stroma-aderente, CD34+,trattata con mafosfamide è stata dimostrata esclusivamente la presenza di progeni<strong>to</strong>ri Ph-neg.In conclusione, i <strong>no</strong>stri dati dimostra<strong>no</strong> che: 1) è possibile svelare mediante FISH il riarrangiamen<strong>to</strong>dell’oncogene abl in progeni<strong>to</strong>ri emopoietici di pazienti con LMC Ph-pos e Ph-neg;2) tale approccio può essere efficacemente utilizza<strong>to</strong> sia dopo manipolazioni cellulari in vitro28


DISCUTIAMONE INSIEMEche dopo trapian<strong>to</strong> di midollo; 3) la FISH eseguita su cellule clonate in vitro consente di quantificarel’emopoiesi <strong>no</strong>rmale e quella leucemica a diversi livelli on<strong>to</strong>genetici e di identificare lafiliera differenziativa di appartenenza delle cellule analizzate.29


DISCUTIAMONE INSIEMEPERSISTENZA DI UN CLONE CARATTERIZZATO DA TRISOMIA 8 IN UNCASO DI LMC-Ph + IN REMISSIONE CITOGENETICAG. REGE-CAMBRIN, P. SCARAVAGLIO, A. GUERRASIO, T. GUGLIELMELLI, G. SAGLIODipartimen<strong>to</strong> di Scienze Biomediche e Oncologia Umana, Ospedale S. Luigi Gonzaga, Orbassa<strong>no</strong> (TO)La terapia con -interferone (-IFN) può indurre una remissione ci<strong>to</strong>genetica nel 10-20%dei pazienti affetti da LMC Ph+; tuttavia, la PCR dimostra la persistenza di malattia residuanella pressoché <strong>to</strong>talità di questi casi. Un paziente affet<strong>to</strong> da LMC Ph+ è sta<strong>to</strong> tratta<strong>to</strong> per unan<strong>no</strong> con IFN, ottenendo una remissione ci<strong>to</strong>genetica completa. A 18 mesi dalla sospensionedel trattamen<strong>to</strong> compariva un clone mi<strong>no</strong>ritario, con trisomia 8 addizionale, che dimostravafluttuazioni spontanee nel tempo. Dopo chemioterapia ad alte dosi, seguita da IFN, si ottenevauna nuova remissione ci<strong>to</strong>genetica con persistente positività alla PCR. Utilizzando unasonda per il DNA centromerico del cromosoma 8, la FISH dimostrava la presenza di tresegnali nel 6% dei nuclei interfasici. Ques<strong>to</strong> caso dimostra come nella LMC Ph+ la FISH possafornire un da<strong>to</strong> quantitativo di sensibilità intermedia tra la ci<strong>to</strong>genetica e la PCR nell’analisidella malattia residua, con il vantaggio di poter evidenziare fe<strong>no</strong>meni di evoluzione clonalequali a<strong>no</strong>malie cromosomiche addizionali.30


DISCUTIAMONE INSIEMERIARRANGIAMENTO DEL CROMOSOMA 3q21-q26 NELLE EMOPATIEMIELOIDI. STUDIO MEDIANTE TECNICA FISHP. TEMPERANI, F. GIACOBBI, G. GANDINI, S. VOLINIA, G. EMILIAClinica Medica II, Università di ModenaNegli ultimi anni so<strong>no</strong> state descritte alterazioni strutturali del cromosoma 3 a livello dellebande q21-q26, in sindromi mielodisplastiche (SMD), leucemie mieloidi croniche (LMC) edacute (LMA). Il trat<strong>to</strong> q21-q26 può essere coinvol<strong>to</strong> in inversioni, traslocazioni reciproche edelezioni. La ricorrenza di tali riarrangiamenti suggerisce la presenza in quella sede di sequenzegeniche implicate nella tumorigenesi; di qui la necessità di precisare il locus di mappaturadi sequenze geniche <strong>no</strong>te e <strong>no</strong>n <strong>no</strong>te, distribuite nella regione 3q21-q26 e di indagarne l’eventualecoinvolgimen<strong>to</strong> nella alterazione cromosomica. Abbiamo studia<strong>to</strong> 1 caso di LMA-M4, 1caso di mielofibrosi idiopatica (MFI) e 3 casi di LMC in f.a. e c.b. con inv(3q); 1 caso di LMA-M5b con t(3;3) ed 1 caso di linfoma centrocitico con t(3q;?).Allo scopo so<strong>no</strong> state utilizzate alcune sonde che identifica<strong>no</strong>: a) l’intero cromosoma 3,painting 3, per verificare i dati della ci<strong>to</strong>genetica classica; b) il gene che codifica per il recet<strong>to</strong>redella transferrina (RTf), mappa<strong>to</strong> in 3q26qter; c) un segmen<strong>to</strong> cromosomico di 2 Mb dellaregione distale 3q clona<strong>to</strong> in cromosoma artificiale di lievi<strong>to</strong> (YAC H10), come possibilenuovo mezzo di indagine delle alterazioni 3q. Con la sonda painting 3 si è conferma<strong>to</strong> chenelle inversioni è interessa<strong>to</strong> il solo cromosoma 3; nelle traslocazioni 3;3 so<strong>no</strong> coinvoltientrambi ed esclusivamente i cromosomi 3 e nella t(3;?) il cromosoma ricevente <strong>no</strong>n è un 3,ma un altro da identificare. Con la sonda per il gene RTf è stata effettuata una sub-localizzazionein 3q28-q29 rispet<strong>to</strong> al da<strong>to</strong> dell’HGM in q26-qter, il segnale nelle inversioni e traslocazionimantiene il locus nativo confermando da un la<strong>to</strong> la reciprocità della traslocazione e lalocalizzazione del breakpoint, dall’altro il <strong>no</strong>n coinvolgimen<strong>to</strong> del gene RTf in questi riarrangiamenti.Con la sonda YAC H10 è sta<strong>to</strong> precisa<strong>to</strong> il locus di mappatura, in q27q28, su linfociti<strong>no</strong>rmali e dimostra<strong>to</strong> che il segmen<strong>to</strong> <strong>no</strong>n è coinvol<strong>to</strong> nelle diverse alterazioni 3q studiate,confermando il pun<strong>to</strong> di rottura in q26. La me<strong>to</strong>dica FISH si è rivelata utile per:– confermare il coinvolgimen<strong>to</strong> esclusivo del cromosoma 3 nelle alterazioni 3q delle pa<strong>to</strong>logiemieloidi, mentre nel linfoma – oltre ad un pun<strong>to</strong> di rottura diverso (3q28) – vi è u<strong>no</strong>scambio con un altro au<strong>to</strong>soma;– precisare i punti di rottura identificati con la ci<strong>to</strong>genetica classica;– escludere il coinvolgimen<strong>to</strong> del gene RTf e un possibile ruolo della transferrina nella pa<strong>to</strong>genesidelle pa<strong>to</strong>logie mieloidi caratterizzate da un riarrangiamen<strong>to</strong> 3q21-q26.31


DISCUTIAMONE INSIEMERT/BCR IN SITU NELLA LMC: UNA NUOVA METODICA PER EVIDENZIA-RE LA PRESENZA INTRACELLULARE DI mRNA IBRIDONICOLETTA TESTONI, GIOVANNI MARTINELLI, PATRIZIA FARABEGOLI, MARINA BUZZI, SUSANNAPELLICONI, DONATELLA RASPADORI, MARZIA SALVUCCI, ALFONSO ZACCARIA, SANTE TURAIstitu<strong>to</strong> di Ema<strong>to</strong>logia "L. & A. Serag<strong>no</strong>li", Università di BolognaViene descritta una me<strong>to</strong>dica per l’identificazione di mRNA ibrido bcr/abl intracellulare, dipazienti con leucemia mieloide cronica. Le cellule vengo<strong>no</strong>b fissate e permeabilizzate, l’mRNAretrotrascrit<strong>to</strong> in cDNA ed il cDNA amplifica<strong>to</strong> mediante PCR.Vengo<strong>no</strong> utilizzati per la PCR primers specifici fluorescinati e la rilevazione può essere eseguitaal microscopio a fluorescenza o al ci<strong>to</strong>fluorimetro. Le cellule vengo<strong>no</strong> anche controcoloratecon ioduro di propidio, per mostrare la localizzazione ci<strong>to</strong>plasmatica del segnale fluorescina<strong>to</strong>.La morfologia cellulare è discretamente conservata dopo RT/PCR ed è visibile la localizzazioneintraci<strong>to</strong>plasmatica del DNA prodot<strong>to</strong> amplifica<strong>to</strong>. Fi<strong>no</strong>ra so<strong>no</strong> state eseguite provesu prelievi di midollo osseo sia di pazienti con LMC Ph+ sia di individui sani (dona<strong>to</strong>ri dimidollo osseo). Gli esperimenti per ora eseguiti dimostra<strong>no</strong> la validità e la specificità di taleme<strong>to</strong>dica. Ulteriori studi so<strong>no</strong> in corso per dimostrare la possibilità di evidenziare la malattiaminima residua in pazienti con LMC Ph+ sia in terapia con -interferone sia sot<strong>to</strong>posti a trapian<strong>to</strong>di midollo osseo au<strong>to</strong>logo e allogenico.32


DISCUTIAMONE INSIEMEIMPIEGO DELL’IBRIDAZIONE IN SITU NELLO STUDIO DEI LINFOMI AGRANDI CELLULE ANAPLASTICHE E DELLA MALATTIA DI HODGKIN:DIFFERENTE INCIDENZA DI EBER2S. PILERI, S. POGGI, E. SABATTINI, G. MELILLI, M. BENNI, A. DE VIVOSezione di Is<strong>to</strong>logia Emolinfopa<strong>to</strong>logica, Istitu<strong>to</strong> di Ema<strong>to</strong>logia “L. e A. Seràg<strong>no</strong>li”; servizio di Ana<strong>to</strong>mia Pa<strong>to</strong>logica,Università di BolognaIl linfoma a grandi cellule anaplastiche (LGCA) costituisce un’entità di recente identificazione,la quale condivide alcune caratteristiche morfologiche e fe<strong>no</strong>tipiche con le cellule neoplastiche(CRS) della malattia di Hodgkin (MH)). Diversi studi han<strong>no</strong> dimostra<strong>to</strong> come il LGCAcomprenda alcuna sot<strong>to</strong>varietà is<strong>to</strong>logiche, le quali pur possedendo simile dettaglio ci<strong>to</strong>logico,costante espressione del CD30 e varia combinazione degli antigeni B- e T-associati differisco<strong>no</strong>per aspetti architetturali, per la ricchezza in cellule giganti o per un’esuberante popolazionemacrofagica di accompagnamen<strong>to</strong>). Fra tali sot<strong>to</strong>varietà particolare rilievo ha quella Hodgkinsimile(LGCA-HS), la quale si caratterizza: sot<strong>to</strong> il profilo clinico, per il costante interessamen<strong>to</strong>del mediasti<strong>no</strong>; sot<strong>to</strong> quello is<strong>to</strong>pa<strong>to</strong>logico, per la presenza di <strong>no</strong>duli, costituiti da blasti ecircondati da grossolani tralci fibrosi.A causa delle modalità di presentazione e dalle caratteristiche architetturali (<strong>no</strong>dularità esclerosi), il LGCA-HS è sta<strong>to</strong> certamente in passa<strong>to</strong> inseri<strong>to</strong> nell’ambi<strong>to</strong> delle varietà aggressivadella MH a sclerosi <strong>no</strong>dulare e come tale viene, tut<strong>to</strong>ra, diag<strong>no</strong>stica<strong>to</strong> in alcuni Centri degliStati Uniti.Il suo rico<strong>no</strong>scimen<strong>to</strong> come linfoma <strong>no</strong>n-Hodgkin sembra, tuttavia, opportu<strong>no</strong> in considerazionedella buona risposta ai pro<strong>to</strong>colli di terza generazione per i linfomi ad al<strong>to</strong> grado dimalignità, osservata da alcuni Gruppi coopera<strong>to</strong>ri europei. Poichè esis<strong>to</strong><strong>no</strong> alcune resistenzead accettare il concet<strong>to</strong> che il LGCA-HS costituisca di fat<strong>to</strong> una pa<strong>to</strong>logia separata dalla MH,abbiamo intrapreso u<strong>no</strong> studio vol<strong>to</strong> a confrontare alcuni aspetti biologici delle cellule neoplastichenella MH e nel LGCA-HS. L’analisi fe<strong>no</strong>tipica ha evidenzia<strong>to</strong> soltan<strong>to</strong> come il LGCA-HS esprima la molecola CD15 in un numero di casi più basso rispet<strong>to</strong> alla MH, essendo lerestanti caratteristiche (espressione del CD30, frequente assenza del CD45, eventuale presenzadi antigeni B- e T-associati) rappresentate in maniera simile nei due processi. Di <strong>no</strong>tevolerilievo so<strong>no</strong> apparsi, invece, i dati emersi dall’analisi molecolare. In particolare, si è provvedu<strong>to</strong>ad esaminare le sezioni da materiale fissa<strong>to</strong> in formalina ed incluso in paraffina, relative a19 casi di MH a sclerosi <strong>no</strong>dulare di tipo I o a cellularità mista edi 28 LGCA, in massima partedel tipo HS, con una tecnica di ibridazione in situ, basata sull’impiego di una sonda oligonucleotidicafluorescinata diretta contro EBER2 e dell’immu<strong>no</strong>fosfatasi alcalina quale sistema dirilevazione. In tale maniera, si è inteso valutare l’incidenza di tale latent gene product dell’EBVnel LGCA, specie del tipo HS, in raffron<strong>to</strong> alla MH, nella quale esso è sta<strong>to</strong> riporta<strong>to</strong> esserepresente in un numero rilevante di casi. Da tale ricerca emerge una significativa differenza fraMH e LGCA-HS: infatti, analogamente a quan<strong>to</strong> apprezza<strong>to</strong> da altri, nella prima si <strong>no</strong>ta positivitàdella CRS nel 50% dei casi, nel secondo – invece – si rileva la presenza di EBER2 nel 17%soltan<strong>to</strong> delle biopsie esaminate. Quest’ultimo da<strong>to</strong> è del tut<strong>to</strong> sovrapponibile a quan<strong>to</strong> rileva<strong>to</strong>nella varietà comune del LGCA da Stein et al V° International Conference on MalignantLymphomas, Luga<strong>no</strong>, 1993 e da K<strong>no</strong>wles et al., i quali riporta<strong>no</strong> rispettivamente valori del33


DISCUTIAMONE INSIEME16% e del 18%. La <strong>no</strong>stra osservazione, per quan<strong>to</strong> preliminare, sembra suggerire che, per ciòche concerne i rapporti con l’EBV, il LGCA-HS differisce dalla MH, comportandosi come lavarietà comune del LGCA.Realizza<strong>to</strong> con fondi AIRC e CNR – Proget<strong>to</strong> finalizza<strong>to</strong> ACRO34


Diret<strong>to</strong>re responsabile: Prof. Edoardo AscariAu<strong>to</strong>rizzazione del Tribunale di Pavia n. 63 del 5 marzo 1955Stampa: Arti Grafiche Tris – Roma, via A. Dulceri, 126-128Fini<strong>to</strong> di stampare nel mese di aprile <strong>1994</strong>

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