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I “segni” nella professione religiosa temporanea e perpetua

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aroleI “segni” <strong>nella</strong> <strong>professione</strong>piritoeita<strong>religiosa</strong> <strong>temporanea</strong> e <strong>perpetua</strong>(1 a parte)I riti della <strong>professione</strong> <strong>religiosa</strong> <strong>temporanea</strong>e <strong>perpetua</strong> caratteristici della nostra famiglia<strong>religiosa</strong> sono ricchi di gesti che assumonoil valore di segni. Ogni segno rimandaad un contenuto che diventa significativo<strong>nella</strong> misura in cui chi interpreta è attentoa coglierne il significato profondo.Spesso purtroppo i gesti che compiamonon rivestono più il ruolo di segni perchénoi non ne cogliamo, per varie ragioni, ilcontenuto. Anche le nostre celebrazioni,così ricche di segni, corrono il rischio disvuotarsi del loro senso intimo.Quelli della <strong>professione</strong> <strong>religiosa</strong> appartengonoalla categoria dei segni intenzionali,in quanto alle spalle c’è l’intenzione divoler trasmettere un significato, che è opportunoricercare sempre con attenzione.Per non perdere tale inclinazione alla ricercae alla scoperta cercheremo di approfondire,a partire da questo numero della rivista,il senso dei segni che riguardano le celebrazionidella <strong>professione</strong> semplice e<strong>perpetua</strong>. In questo primo articolo ci occuperemodi tre gesti che riguardano sia la<strong>professione</strong> semplice, sia quella <strong>perpetua</strong>:il dialogo a più riprese tra il celebrante e lecandidate, la proclamazione della formulanelle mani della Superiora Generale el’abbraccio fraterno conclusivo tra la MadreGenerale e le sorelle presenti.Nel prossimo articolo svilupperemo ilsenso intrinseco di due segni tipici della<strong>professione</strong> semplice: la benedizione dell’abito delle future neo-professe e la consegnadelle costituzioni e del velo. Infineconcluderemo il nostro itinerario analizzandoi gesti specifici della <strong>professione</strong><strong>perpetua</strong>: la prostrazione con il canto dellelitanie,la firma sull’altare e la preghiera di consacrazioneformulata dal celebrante sullecandidate.Entriamo, dunque, nell’argomento parlandoin primo luogo dello stile dialogico checaratterizza entrambi i riti di consacrazione.Nel dialogo tra il celebrante e le candidatesi può cogliere l’essenza dell’ esperienzavocazionale, intesa come chiamatadi Dio che implica una risposta. Sul dialogod’amore tra l’anima innamorata e lasorgente dell’Amore si fonda tutta la vitaconsacrata e di questo è segno l’ impostazionedialogica che continua per tutta la<strong>professione</strong>. Inoltre il coinvolgimento direttodelle candidate nel rito è interpretabilecome esplicito richiamo all’assunzionepersonale di responsabilità. Ciascuna è invitataa farsi carico delle parole pronunciate,andando al di là di ogni conformismoper formulare parole dette non solo con labocca, ma soprattutto con la mente e ilcuore.


Trattando della proclamazione della formulanelle mani della Superiora Generalescopriamo un duplice significato: in primoluogo esso richiama alla necessità insopprimibiledi passare attraverso le mediazioniumane per dar forma, vita e consistenzaal rapporto personale con il Signore.A Lui solo doniamo la nostra esistenzache, tuttavia, per essere reale non può chemuoversi all’interno di una circolazione digrazia comunitaria, dove la sorella che vedoè colei che mi offre la possibilità di viverela relazione d’amicizia con Dio.Secondariamente questo segno è espressionedell’abbandono di se stessi nellemani di Dio. Ci si abbandona solo nellemani di chi è depositario della nostra fiducia,in questo caso attraverso il gesto inesame esprimiamo la confidenza sia inDio, sia <strong>nella</strong> famiglia <strong>religiosa</strong> di cui laMadre è rappresentante.Infine, l’abbraccio fraterno conclusivomanifesta primariamente l’accoglienzadella nuova professa nell’istituto, gestoil cui contenuto è rafforzato, <strong>nella</strong> <strong>professione</strong><strong>perpetua</strong>,dalla frase pronunciata dalla Superiora generaleal termine della preghiera di consacrazione:“Sorelle carissime, voi ora fateparte di questa famiglia carmelitana e d’orainnanzi tutto sarà in comune fra noi”. Richiamandoil brano degli atti degli apostoliin cui lo specifico della vita fraterna deiprimi cristiani si contraddistingueva per lacomunanza dei beni, queste parole, insiemeall’abbraccio benevolo, sono testimonianzaper le candidate e per l’assemblea presentedel desiderio di voler continuare a vivere ead incarnare, come comunità di consacrate,l’esperienza dei primi cristiani.Con la speranza di aver contribuito a recuperarequalche contenuto prezioso racchiusonei gesti illustrati, l’appuntamento è per ilprossimo numero della rivista alla ricerca dinuovi significati impliciti ai segni che attuiamo.Suor Maria Concetta della Trinità

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