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'68 Affrontare il tema del '68, a quarant'anni di distanza ... - Virgilio

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Ripensare <strong>il</strong> ‘68 Intervista a Paul<br />

Ginsborg ANDREA BAGNI<br />

Oggi, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi venti anni<br />

da quello che hai scritto in La storia d’Italia<br />

dal dopoguerra ad oggi per Einau<strong>di</strong>, se tu<br />

dovessi parlarne a dei giovani, quali parolechiave<br />

sceglieresti per raccontare <strong>il</strong> ‘68?<br />

Direi due cose. L’antiautoritarismo, l’aspetto<br />

più liberatorio <strong>del</strong> movimento, <strong>il</strong> rifiuto <strong>di</strong> accettare<br />

come scontata l’autorità, la gerarchia.<br />

E poi lo scarto generazionale – quello era un<br />

movimento fatto da persone giovani, ed era<br />

anche un momento <strong>di</strong> scontro generazionale.<br />

È per questo forse che ne rimane così forte<br />

<strong>il</strong> mito fra le nuove generazioni. È stato un<br />

momento <strong>di</strong> protagonismo intenso dei giovani.<br />

Ed è forse quello che ci manca oggi nella<br />

<strong>di</strong>mensione politica... Oggi non c’è una massa<br />

<strong>di</strong> giovani che si muove, che si mob<strong>il</strong>ita e<br />

protesta.<br />

Negli ultimi anni in molte riflessioni <strong>il</strong><br />

Novecento appare come un periodo da cui<br />

prendere congedo definitivamente e alla<br />

svelta: come un secolo da oltrepassare, tutto<br />

segnato da <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>struttiva, logica<br />

strumentale, farsi stato <strong>del</strong>la rivoluzione<br />

– e stato oppressivo. Ma in quel secolo<br />

tutto si può leggere così o alcune “storie”,<br />

école numero 68 pagina 8<br />

come quella <strong>del</strong> ‘68 o <strong>del</strong> femminismo, possono<br />

<strong>di</strong>segnare un’altra possib<strong>il</strong>ità e un altro<br />

percorso rispetto a quella forma <strong>del</strong>la<br />

politica da cui si cerca <strong>di</strong> uscire adesso?<br />

Domanda <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e. Penso che <strong>il</strong> pensiero leninista<br />

<strong>del</strong> “rivoluzionario <strong>di</strong> professione” ha<br />

davvero molto segnato la storia <strong>del</strong>la sinistra<br />

nel secolo passato. E ha con<strong>di</strong>zionato anche<br />

<strong>il</strong> ‘68. Quando si cercava <strong>di</strong> criticare <strong>il</strong> partito<br />

comunista italiano, le organizzazioni politiche<br />

che nascevano avevano comunque un<br />

mo<strong>del</strong>lo leninista. E a livello internazionale<br />

quello che si muoveva si muoveva sempre<br />

dentro le strutture <strong>di</strong> un partito monocratico.<br />

Quell’imprinting è molto forte su tutto <strong>il</strong><br />

Novecento. Forse più che <strong>il</strong> ‘68, quello che era<br />

dentro <strong>il</strong> secolo ma in un certo senso già fuori<br />

<strong>del</strong> Novecento era <strong>il</strong> femminismo − perché<br />

provava a <strong>di</strong>re un’altra cosa. Lo slogan “<strong>il</strong> personale<br />

è politico” è una gran<strong>di</strong>ssima apertura<br />

<strong>di</strong> orizzonti. Qualcosa che i maschi <strong>di</strong> tutti i<br />

nuovi gruppi politici, Lotta Continua o altri,<br />

non avevano neppure minimamente messo<br />

in conto. C’era l’oggettivazione <strong>del</strong> percorso:<br />

dobbiamo andare lì, arrivare a quell’obiettivo,<br />

e non importa come siamo messi, come siamo<br />

fatti, come sono le nostre famiglie, i nostri<br />

Paul Ginsborg<br />

rapporti. Il femminismo in questo senso non<br />

era <strong>del</strong> ‘68, andava oltre <strong>il</strong> ‘68.<br />

Pensandoci, posso <strong>di</strong>re che c’è un’altra esperienza<br />

importante e nuova nel secolo. Il movimento<br />

dei ver<strong>di</strong>. Se guar<strong>di</strong>amo i primi tentativi<br />

dei ver<strong>di</strong>, ve<strong>di</strong>amo non solo la precoce<br />

segnalazione dei problemi <strong>di</strong> questo secolo<br />

(allora davvero molto precoce) ma anche la<br />

ricerca in Germania <strong>di</strong> inventare un’altra forma<br />

<strong>di</strong> organizzazione politica, con attenzione<br />

ad aspetti che adesso in molti, con molto<br />

ritardo, cerchiamo <strong>di</strong> prendere in considerazione<br />

(e ancora non passano nella maggioranza<br />

<strong>del</strong>la sinistra): l’intreccio fra personale<br />

e politico <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>cevo, la rotazione degli incarichi,<br />

i pericoli <strong>del</strong> parlamentarismo, la necessità<br />

<strong>del</strong> movimento <strong>di</strong> controllare le realizzazioni,<br />

la combinazione <strong>del</strong>la democrazia<br />

rappresentativa con quella partecipata...<br />

Ma qualcosa <strong>del</strong> genere, <strong>di</strong> critica <strong>del</strong>la forma<br />

organizzativa <strong>del</strong>la politica, non c’era<br />

in tutto <strong>il</strong> ‘68, oltre l’esperienza successiva<br />

dei partitini? Qualcosa <strong>di</strong> esistenziale che<br />

riguardava i rapporti, la famiglia...<br />

In una prima fase sì, ma solo in una prima<br />

fase. Diciamo nel ‘67-‘68. Anche per l’influenza<br />

americana. Ma la critica <strong>del</strong>la famiglia è successiva,<br />

dei primi anni Settanta. Nel ‘68 c’era<br />

la <strong>di</strong>scussione, i litigi in famiglia, <strong>il</strong> desiderio<br />

<strong>di</strong> andare via, ma non la teorizzazione, quella<br />

è successiva. E quella degli anni Settanta è<br />

tutta una storia veramente straor<strong>di</strong>naria che<br />

aspetta ancora <strong>di</strong> essere raccontata dagli storici.<br />

Si cercava in m<strong>il</strong>le mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> dare vita ad<br />

esperienze <strong>di</strong>verse: la democrazia dei quartieri,<br />

la rivoluzione culturale <strong>del</strong>le 150 ore, l’autoriduzione...<br />

Tanti movimenti che sono stati<br />

lasciati senza un’adeguata riflessione storica.<br />

A Firenze c’erano, estremamente significativi,<br />

i comitati sorti spontaneamente subito dopo<br />

l’alluvione, che saranno quelli che animeranno<br />

gli anni Settanta.<br />

Secondo te si può parlare oggi <strong>di</strong> un’ere<strong>di</strong>tà<br />

<strong>del</strong> ‘68? Che cosa ne rimane, che senso<br />

può avere oggi un riferimento a quel movimento...<br />

Io ho fatto qualche anno fa un corso sul ‘68.<br />

Ha avuto un successo strepitoso, nel senso<br />

che è stato straor<strong>di</strong>nariamente partecipato.<br />

I ragazzi sono interessatissimi, è forse <strong>il</strong> corso<br />

più popolare che si può proporre... Alla

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