'68 Affrontare il tema del '68, a quarant'anni di distanza ... - Virgilio
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i. Tutti e due i poli (masch<strong>il</strong>e e femmin<strong>il</strong>e)<br />
hanno la caratteristica <strong>di</strong> poter essere permeab<strong>il</strong>i,<br />
porosi, con attribuzione ad un genere<br />
<strong>di</strong> caratteri tra<strong>di</strong>zionali <strong>del</strong>l’altro. Facciamo<br />
alcuni esempi.<br />
La vasta ricerca svolta nel ’99 da Marina<br />
D’amato sui “Teleroi” 2 riscontrò che, come da<br />
lunga tra<strong>di</strong>zione, gli eroi erano <strong>il</strong> triplo <strong>del</strong>le<br />
eroine; emergeva però anche <strong>il</strong> fenomeno interessante<br />
<strong>del</strong>le coppie <strong>di</strong> eroi <strong>di</strong> entrambi i<br />
sessi tra loro cooperanti.<br />
I valori principali incarnati dagli eroi maschi<br />
erano, per frequenza a calare: <strong>il</strong> coraggio, l’intraprendenza<br />
e l’amicizia. I valori dominanti<br />
<strong>del</strong>le eroine erano nell’or<strong>di</strong>ne: l’amicizia, <strong>il</strong><br />
coraggio e, al posto <strong>del</strong>l’intraprendenza prevalente<br />
negli eroi, la de<strong>di</strong>zione e la magia.<br />
Quando gli eroi agivano in coppia mista ne<br />
scaturiva un mix interessante e con valori in<br />
parte nuovi: amicizia, intraprendenza, solidarietà,<br />
allegria e intelligenza.<br />
Una ricerca fatta dall’Osservatorio <strong>di</strong> Padova<br />
nel 2001 ha invece analizzato le rappresentazioni<br />
<strong>di</strong> genere nei Pokemon, guardati in<br />
prevalenza dai maschietti, ma moltissimo anche<br />
dalle bambine 3 . Nei primi anni <strong>del</strong>la serie<br />
i Pokemon non presentavano una <strong>di</strong>stinzione<br />
per sesso netta, solo successivamente introdotta.<br />
Erano maschi sia <strong>il</strong> protagonista che<br />
<strong>il</strong> professore suo maestro autorevole, c’erano<br />
però anche importanti personaggi femmin<strong>il</strong>i.<br />
Per anni tutti i Pokemon hanno avuto caratteri<br />
tra<strong>di</strong>zionali sia femmin<strong>il</strong>i che masch<strong>il</strong>i allo<br />
stesso tempo: dolcezza, tenerezza, cura degli<br />
altri, commozione, emozioni intime, ritrazione<br />
<strong>di</strong> fronte a una competizione troppo onerosa<br />
(tipico tratto <strong>di</strong> buon senso femmin<strong>il</strong>e);<br />
ma insieme aggressività, combattimento,<br />
competizione, <strong>di</strong>sciplina.<br />
Fusioni <strong>di</strong> genere<br />
Cosa può implicare questo? È stato un modo<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>re ai bambini “in ogni essere umano c’è<br />
<strong>di</strong> tutto?” Oppure, visto che per la rigi<strong>di</strong>tà<br />
<strong>del</strong>la lingua tutti i personaggi sono chiamati<br />
al masch<strong>il</strong>e, è una fantasia che va verso l’androginia?<br />
O che altro?<br />
Il caso Pokemon non è unico: nei cartoni<br />
giapponesi ci sono molte figure <strong>di</strong> protagonisti<br />
che passano da un sesso all’altro: da<br />
Ranma a Lady Oscar alla principessa Zaffiro.<br />
Ma più in generale, va segnalato che nei me<strong>di</strong>a<br />
lo stereotipo si è articolato e che i generi<br />
non sono solo due, ma almeno tre ben <strong>del</strong>ineati,<br />
con un quarto appena accennato.<br />
Accanto a stereotipi nettamente masch<strong>il</strong>i e<br />
femmin<strong>il</strong>i ci sono importanti suggestioni su<br />
un terzo sesso a base masch<strong>il</strong>e: <strong>il</strong> mondo dei<br />
me<strong>di</strong>a è popolato <strong>di</strong> transgender, travestiti,<br />
gay. Basti pensare a molti videoclips, a personaggi<br />
come Platinette, ai “Magnifici cinque”<br />
gay de La7.<br />
Bisogna tenere presente che, per la permeab<strong>il</strong>ità<br />
degli ambiti nei me<strong>di</strong>a, queste figure esercitano<br />
la loro suggestione identificatoria non<br />
solo sui maschi ma anche sulle femmine. Nel<br />
mio lavoro, in un contesto non clinico, casuale,<br />
mi è capitato <strong>di</strong> sentire conversazioni<br />
école numero 68 pagina 34<br />
tra bambine <strong>di</strong> 9-10 anni che fantasticavano<br />
<strong>di</strong> essere dei travestiti (e <strong>di</strong> essere violentate<br />
da figure masch<strong>il</strong>i).<br />
Più vaghe, ma presenti, le suggestioni <strong>di</strong> figure<br />
femmin<strong>il</strong>i sessualmente doppie o ambigue<br />
(pensate alla recente pubblicità <strong>del</strong> Campari,<br />
con due figure a base femmin<strong>il</strong>e ma altamente<br />
ambigue).<br />
Prof<strong>il</strong>i femmin<strong>il</strong>i<br />
Veniamo ora alla fiction televisiva, stu<strong>di</strong>ata<br />
in dettaglio nel 2001 dalla ricerca Cnel/<br />
Osservatorio <strong>di</strong> Padova 4 . È emersa una gamma<br />
<strong>di</strong> prof<strong>il</strong>i femmin<strong>il</strong>i piuttosto varia, con fenomeni<br />
non scontati nelle fiction prodotte in<br />
Italia, in particolare in Rai.<br />
In molti programmi prevale una sorta <strong>di</strong> rimozione<br />
<strong>del</strong>le <strong>di</strong>fferenze. C’è poi una consistente<br />
quota <strong>di</strong> programmi in cui le donne sono<br />
rappresentate con una capacità <strong>di</strong> decisione<br />
e con una relativa in<strong>di</strong>pendenza dagli uomini.<br />
D’altronde resta forte lo stereotipo <strong>del</strong>l’uomo<br />
che sa decidere ed è poco <strong>di</strong>pendente dalle<br />
donne. Al contempo però, spesso i maschi<br />
sono presentati in ruoli non solo lavorativi, ma<br />
anche affettivo-relazionali.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> <strong>tema</strong> <strong>del</strong> lavoro, sempre poco<br />
presente nelle fiction, ha rivelato una situazione<br />
interessante. Per esempio dei personaggi<br />
donna <strong>di</strong> cui si poteva stab<strong>il</strong>ire l’attività,<br />
ben <strong>il</strong> 67% aveva un lavoro (contro <strong>il</strong> 79% dei<br />
personaggi masch<strong>il</strong>i): mentre nell’Italia reale<br />
lavora meno <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>le donne. C’era<br />
anche un altro dato in contrad<strong>di</strong>zione con la<br />
realtà: gli uomini <strong>del</strong>le fiction apparivano più<br />
colti e istruiti <strong>del</strong>le donne, mentre oggi nell’Italia<br />
reale statisticamente è vero <strong>il</strong> contrario.<br />
Inoltre le donne non occupate apparivano<br />
più “buone” <strong>di</strong> quelle occupate, che apparivano<br />
“cattive” in un quarto dei casi: tanto<br />
spesso quanto gli uomini. Fatto r<strong>il</strong>evante,<br />
tra i personaggi donna solo un quarto era madre.<br />
Prevaleva insomma un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> donna<br />
che mette al centro <strong>del</strong>la sua vita le relazioni<br />
sentimentali e <strong>di</strong> coppia e la realizzazione nel<br />
lavoro, con una attenzione al piacere e alla<br />
cura <strong>del</strong>l’interiorità.<br />
Sempre in questa ricerca emerge che quello<br />
<strong>del</strong>l’intrattenimento è un mondo ferocemente<br />
stereotipizzante. Lo stu<strong>di</strong>o qualitativo <strong>di</strong> popolarissime<br />
trasmissioni (“Striscia la notizia”,<br />
“Verissimo”, “Buona Domenica”, “Sarabanda<br />
<strong>di</strong> Papi” e “Matricole”) – che dall’Au<strong>di</strong>tel ri-<br />
sultano molto seguite da bambine e bambini,<br />
adolescenti e giovani adulte – mostra che<br />
in esse, con modalità in parte <strong>di</strong>verse, c’è un<br />
dato eclatante: <strong>il</strong> corpo femmin<strong>il</strong>e esibito, sottoposto<br />
a uno sguardo continuo, insistente,<br />
intrusivo, un corpo totalmente privato <strong>di</strong> soggettività.<br />
Anche dove c’è un trattamento <strong>di</strong><br />
uomini e donne più paritario sullo sfondo si<br />
aggira una massa <strong>di</strong> corpi femmin<strong>il</strong>i d’arredo<br />
esibiti e privi <strong>di</strong> soggettività. Particolarmente<br />
interessante <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> “Matricole”, molto seguito<br />
da bambini <strong>di</strong> ambo i sessi. Qui appariva<br />
la storia degli inizi <strong>di</strong> carriera <strong>di</strong> uomini<br />
e donne <strong>del</strong>lo spettacolo. Gli uomini invitati<br />
erano uomini arrivati e con un percorso verso<br />
la fama chiaro, progettuale e coerente. Le testimonial<br />
invece erano per lo più in posizione<br />
“sospesa”, con una notorietà non consolidata<br />
e con un progetto generico, legato alla<br />
bellezza e soprattutto alla capacità <strong>di</strong> adattarsi<br />
ai ruoli scelti per loro da altri. Le donne<br />
come materia plasmab<strong>il</strong>e: veniva messo in luce<br />
<strong>il</strong> percorso <strong>di</strong> adattamento corporeo a certi canoni<br />
<strong>di</strong> bellezza e desiderab<strong>il</strong>ità, passando per<br />
<strong>il</strong> controllo dei ch<strong>il</strong>i e <strong>del</strong>l’alimentazione, <strong>del</strong>le<br />
misure, e per la chirurgia estetica.<br />
Non ho da proporvi ricerche su un polo importantissimo<br />
per la stereotipizzazione <strong>del</strong> masch<strong>il</strong>e,<br />
e quin<strong>di</strong>, implicitamente, <strong>del</strong> femmin<strong>il</strong>e:<br />
tutto <strong>il</strong> mondo <strong>del</strong>lo sport, dal calcio al<br />
wrestling alla Formula Uno, mondo che domina<br />
in un circuito interme<strong>di</strong>ale e intercontestuale<br />
<strong>di</strong> grande peso: dalla TV alla TV a<br />
pagamento, a Internet (i siti <strong>del</strong>le squadre),<br />
al Corriere <strong>del</strong>lo Sport, alla pubblicità, alla<br />
moda e al vestiario, fino a quegli “accessori<br />
masch<strong>il</strong>i” desiderab<strong>il</strong>i che sono le moto, le<br />
automob<strong>il</strong>i, le barche. Non ho nemmeno ricerche<br />
su rappresentazioni stereotipali relativi<br />
all’uso <strong>del</strong>la tecnologia da parte dei due<br />
generi, tecnologia che è un importantissimo<br />
aspetto caratterizzante <strong>del</strong> mondo masch<strong>il</strong>e.<br />
* Psicologa, Roma.<br />
Un fotogramma<br />
<strong>del</strong> f<strong>il</strong>m Little miss<br />
Sunshine (Jonathan<br />
Dayton, USA,<br />
2006).<br />
NOTE<br />
1. Serena Dinelli, La macchina degli affetti. Dalla<br />
televisione ad altre tecnologie <strong>del</strong>l’emozione, Franco<br />
Angeli, 1999.<br />
2. M. D’Amato, I teleroi. I personaggi, le storie, i<br />
miti <strong>del</strong>la TV dei ragazzi, E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma,<br />
1999.<br />
3. Donne, lavoro, TV. La rappresentazione femmin<strong>il</strong>e<br />
nei programmi televisivi, Documenti, E<strong>di</strong>zioni CNEL,<br />
Roma 2002, pp 103 - 120.<br />
4. Ibidem, parte prima, pp. 11 - 97.