2013年九月Settembre 2013 Anno 4 No .8

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08 L’Italia che non sai 未 知 的 意 大 利Il viaggio in Italia e la tradizione occidentale del Grand Tour: quali modelli per la Cina?di Donatella Abbate BadinOriginariamente chi andava in altri paesi lo faceva perché spinto dalla povertà, dalle disgrazie,dalla volontà di conquista oppure perché aveva obiettivi e incombenze ben precisi (commercio,diplomazia). Quando gli uomini (e anche alcune donne) incominciarono a viaggiare per curiositàe voglia di conoscenza, nacque il turismo. Prerogativa dell’Europa occidentale nel Rinascimentoe nei secoli successivi, il fenomeno del turismo si estese poi alle Americhe, all’Europa orientalee alla Russia ed è divenuto istituzione universale. I nuovi protagonisti del turismo mondiale sonoora i cinesi e l’Italia rappresenta una delle tappe obbligate del loro tour multipaese. Anche seprovengono da contesti storici, artistici ed estetici molto diversi da quelli occidentali, i turisticinesi, che nel ventunesimo secolo intraprendono il viaggio in Europa e soprattutto in Italia,seguono tuttora un modello stabilito molti secoli fa dai viaggiatori del Nord Europa a scopoeducativo e di piacere – in altre parole, il modello del viaggio a cui in passato venne dato il nomedi Grand Tour.Il Grand TourIl Grand Tour fu inizialmente un viaggio diformazione per giovani aristocratici, poi estesoanche alla borghesia, che includeva un soggiorno invari paesi europei e, in genere, aveva come poli dimassima attrazione Parigi e l’Italia. L’itinerario erasoprattutto urbano ed era ben codificato: vi eranodei luoghi e degli oggetti canonici che dovevanoessere visti, come le città culla dell’antichità odel Rinascimento, le tombe dei grandi e i luoghiassociati ad alcuni eventi del passato.Già nel Medioevo l’Italia era stata meta dipellegrinaggi fatti in gruppo per ragioni di sicurezza.Il turismo religioso di quei secoli, intrapreso perdevozione o come espiazione, aveva come meteprincipali Gerusalemme e Roma, quest’ultimavisitata perché ospitava le tombe di S. Pietro e S.Paolo ed era sede del papato. Da testimonianzeletterarie quali quelle dell’indimenticabile comaredi Bath, personaggio dei Canterbury Tales diChaucer, sappiamo che anche questi pii viaggi eranooccasione di diletto e divertimenti.L’istituzione del Grand Tour, con il soggiornoin Italia come suo culmine, tuttavia, nacque nelCinque-Seicento. Il termine compare per la primavolta nel 1670 in un libro di Richard Lassels checonsigliava che ogni “signore” compisse un viaggioin Italia per comprendere le realtà politiche, socialied economiche e per diventare un vero gentiluomo.“[I]l giovane d’oggi dovrebbe viaggiare in Italia earricchire la propria mente mediante la gravità e lemassime di un paese che ha reso civile il mondointero e ha insegnato all’umanità cosa significaessere Uomo” (An Italian Voyage).Il Grand Tour fu, dunque, ai suoi esordi,un’istituzione elitista ed un vero e proprio ritoiniziatico indirizzato soprattutto alla formazione digiovani aristocratici, accompagnati generalmente daun precettore, che coronavano la propria istruzionein patria con un soggiorno di lunga durata in Italia(anche di due o tre anni) alla ricerca di cultura e dipiacere. In questa prima fase, i fini del viaggio edel soggiorno potevano essere di risiedere presso lecorti umanistico-rinascimentali italiane, consideratepiù evolute politicamente di quelle native e le cuisottigliezze (e nefandezze) erano state divulgateall’estero da scritti quali Il Principe di Machiavelli(1513). Si frequentavano anche le antichissime eprestigiose università della penisola, quali Bolognae Padova, al seguito di maestri famosi, si studiavanoi testi greci accolti nelle biblioteche italianedopo che Costantinopoli era stata occupata dagliOttomani e nella culla del Rinascimento si scoprival’Umanesimo. Artisti e conoscitori (e possibiliacquirenti) esploravano il mito del bello dell’arterinascimentale e tutti erano tenuti ad acquisireraffinatezza e buone maniere nel paese dove sierano codificate per la prima volta le regole dicomportamento per gentiluomini come, ad esempione Il Cortegiano di Ser Baldassar Castiglione(1527).Dai molti testi satirici e ammonitivi pubblicati inInghilterra e nel Nord protestante, tuttavia, si deduceche i riti iniziatici non si limitavano soltanto allacultura e alla raffinatezza ma spesso implicavano unavviamento alla corruzione e ai piaceri carnali comenarra, ad esempio, il romanzo picaresco di ThomasNashe, The Unfortunate Traveller (1594).Già sul finire del Cinquecento inizia a diffondersiun’idea nuova di viaggio, il viaggio intrapresoper diletto, per il piacere di osservare mondidiversi o, semplicemente, per evasione dal tropponoto. E’ l’inizio della concezione moderna delviaggio. Ne sono testimoni (seppur tardivi per ladata di pubblicazione delle loro opere) il franceseMontaigne, con il suo Journal de voyage en Italie(redatto nel 1580-81 ma pubblicato nel 1774) el’inglese John Evelyn con il suo Diary composto frail 1644 e il 1647 ma pubblicato solo nel 1818.Il SettecentoL’età dell’oro del Grand Tour fu il Settecento,età dell’illuminismo e del neo-classicismo. Fuallora che il tour venne istituzionalizzato (e anchestandardizzato) includendo nell’esperienza non soloi figli degli aristocratici ma anche quelli delle classiemergenti – mercanti, burocrati e professionisti. Nonvi era intellettuale europeo o cittadino abbiente chenon compisse un pellegrinaggio laico e culturalenella penisola, spesso lasciando un ricordo scrittodel suo viaggio.Il viaggio in Italia, che in un primo tempo, vennea rappresentare un processo imprescindibile performare un gentiluomo divenne poi un fenomenomondano, un modo di convalidare la propriaappartenenza a una classe sociale. Il grande saggistae critico letterario inglese, Dr. Johnson, diceva “Chinon è stato in Italia è sempre consapevole di unacerta inferiorità, quella di non aver visto ciò che ci siaspetta che un uomo vero abbia visto”.L’itinerario tipico per un inglese contemplava,dopo la traversata della Manica e il noleggio di unacarrozza a Calais, la visita della valle della Loira eun soggiorno di vari mesi a Parigi, Lione o Ginevra.L’ingresso in Italia avveniva attraverso le Alpi o viamare con imbarco a Marsiglia e sbarco a Genova.Le tappe obbligate erano Torino (se il passo alpinoprescelto era il Moncenisio), Milano, Venezia,Firenze, Roma e Napoli. Raramente il turista sispingeva a sud di Napoli. Visite d’obbligo da Romaerano Frascati, Albano, Nemi e Tivoli e nei dintornidi Napoli non ci si poteva esimere dal vederePozzuoli, Pompei, Ercolano e Paestum.Il Grand Tour settecentesco prevedeva visite aluoghi canonici seguendo un calendario anch’essocanonico -- una cronologia che portava il visitatorea trascorrere la Settimana Santa a Roma, l’inverno aNapoli, il carnevale a Venezia o a Roma e a seguirela stagione operistica di Milano o Napoli. Nelle cittàprincipali dove soggiornava, il viaggiatore prendevain affitto una villa o un appartamento in un palazzoe stabiliva rapporti sociali con l’aristocrazia localee, soprattutto, con i suoi connazionali, dando festee balli, studiando la lingua e la cultura del luogo einvestendo tempo e denaro nella coltivazione dellebelle arti.Questi nuovi viaggiatori, infatti, imbevuti degliideali di bellezza greco-romano e della conoscenzadella storia antica, ritenevano che l’eredità culturalecomune di tutta l’Europa fosse quella dell’antichitàclassica e del Rinascimento e che questa si potesseconoscere principalmente in Italia. Il viaggio atappe nella penisola permetteva di scoprire di primamano questa eredità attraverso l’osservazione dellerovine e delle vestigia di romanità nelle città, nellacampagna romana o napoletana e nei musei maanche ammirando le imitazioni dei modelli classicinell’architettura moderna, per esempio quella delPalladio, molto amato e imitato dagli inglesi.8 9

08 L’Italia che non sai 未 知 的 意 大 利Il viaggio in Italia e la tradizione occidentale del Grand Tour: quali modelli per la Cina?di Donatella Abbate BadinOriginariamente chi andava in altri paesi lo faceva perché spinto dalla povertà, dalle disgrazie,dalla volontà di conquista oppure perché aveva obiettivi e incombenze ben precisi (commercio,diplomazia). Quando gli uomini (e anche alcune donne) incominciarono a viaggiare per curiositàe voglia di conoscenza, nacque il turismo. Prerogativa dell’Europa occidentale nel Rinascimentoe nei secoli successivi, il fenomeno del turismo si estese poi alle Americhe, all’Europa orientalee alla Russia ed è divenuto istituzione universale. I nuovi protagonisti del turismo mondiale sonoora i cinesi e l’Italia rappresenta una delle tappe obbligate del loro tour multipaese. Anche seprovengono da contesti storici, artistici ed estetici molto diversi da quelli occidentali, i turisticinesi, che nel ventunesimo secolo intraprendono il viaggio in Europa e soprattutto in Italia,seguono tuttora un modello stabilito molti secoli fa dai viaggiatori del <strong>No</strong>rd Europa a scopoeducativo e di piacere – in altre parole, il modello del viaggio a cui in passato venne dato il nomedi Grand Tour.Il Grand TourIl Grand Tour fu inizialmente un viaggio diformazione per giovani aristocratici, poi estesoanche alla borghesia, che includeva un soggiorno invari paesi europei e, in genere, aveva come poli dimassima attrazione Parigi e l’Italia. L’itinerario erasoprattutto urbano ed era ben codificato: vi eranodei luoghi e degli oggetti canonici che dovevanoessere visti, come le città culla dell’antichità odel Rinascimento, le tombe dei grandi e i luoghiassociati ad alcuni eventi del passato.Già nel Medioevo l’Italia era stata meta dipellegrinaggi fatti in gruppo per ragioni di sicurezza.Il turismo religioso di quei secoli, intrapreso perdevozione o come espiazione, aveva come meteprincipali Gerusalemme e Roma, quest’ultimavisitata perché ospitava le tombe di S. Pietro e S.Paolo ed era sede del papato. Da testimonianzeletterarie quali quelle dell’indimenticabile comaredi Bath, personaggio dei Canterbury Tales diChaucer, sappiamo che anche questi pii viaggi eranooccasione di diletto e divertimenti.L’istituzione del Grand Tour, con il soggiornoin Italia come suo culmine, tuttavia, nacque nelCinque-Seicento. Il termine compare per la primavolta nel 1670 in un libro di Richard Lassels checonsigliava che ogni “signore” compisse un viaggioin Italia per comprendere le realtà politiche, socialied economiche e per diventare un vero gentiluomo.“[I]l giovane d’oggi dovrebbe viaggiare in Italia earricchire la propria mente mediante la gravità e lemassime di un paese che ha reso civile il mondointero e ha insegnato all’umanità cosa significaessere Uomo” (An Italian Voyage).Il Grand Tour fu, dunque, ai suoi esordi,un’istituzione elitista ed un vero e proprio ritoiniziatico indirizzato soprattutto alla formazione digiovani aristocratici, accompagnati generalmente daun precettore, che coronavano la propria istruzionein patria con un soggiorno di lunga durata in Italia(anche di due o tre anni) alla ricerca di cultura e dipiacere. In questa prima fase, i fini del viaggio edel soggiorno potevano essere di risiedere presso lecorti umanistico-rinascimentali italiane, consideratepiù evolute politicamente di quelle native e le cuisottigliezze (e nefandezze) erano state divulgateall’estero da scritti quali Il Principe di Machiavelli(1513). Si frequentavano anche le antichissime eprestigiose università della penisola, quali Bolognae Padova, al seguito di maestri famosi, si studiavanoi testi greci accolti nelle biblioteche italianedopo che Costantinopoli era stata occupata dagliOttomani e nella culla del Rinascimento si scoprival’Umanesimo. Artisti e conoscitori (e possibiliacquirenti) esploravano il mito del bello dell’arterinascimentale e tutti erano tenuti ad acquisireraffinatezza e buone maniere nel paese dove sierano codificate per la prima volta le regole dicomportamento per gentiluomini come, ad esempione Il Cortegiano di Ser Baldassar Castiglione(1527).Dai molti testi satirici e ammonitivi pubblicati inInghilterra e nel <strong>No</strong>rd protestante, tuttavia, si deduceche i riti iniziatici non si limitavano soltanto allacultura e alla raffinatezza ma spesso implicavano unavviamento alla corruzione e ai piaceri carnali comenarra, ad esempio, il romanzo picaresco di ThomasNashe, The Unfortunate Traveller (1594).Già sul finire del Cinquecento inizia a diffondersiun’idea nuova di viaggio, il viaggio intrapresoper diletto, per il piacere di osservare mondidiversi o, semplicemente, per evasione dal tropponoto. E’ l’inizio della concezione moderna delviaggio. Ne sono testimoni (seppur tardivi per ladata di pubblicazione delle loro opere) il franceseMontaigne, con il suo Journal de voyage en Italie(redatto nel 1580-81 ma pubblicato nel 1774) el’inglese John Evelyn con il suo Diary composto frail 1644 e il 1647 ma pubblicato solo nel 1818.Il SettecentoL’età dell’oro del Grand Tour fu il Settecento,età dell’illuminismo e del neo-classicismo. Fuallora che il tour venne istituzionalizzato (e anchestandardizzato) includendo nell’esperienza non soloi figli degli aristocratici ma anche quelli delle classiemergenti – mercanti, burocrati e professionisti. <strong>No</strong>nvi era intellettuale europeo o cittadino abbiente chenon compisse un pellegrinaggio laico e culturalenella penisola, spesso lasciando un ricordo scrittodel suo viaggio.Il viaggio in Italia, che in un primo tempo, vennea rappresentare un processo imprescindibile performare un gentiluomo divenne poi un fenomenomondano, un modo di convalidare la propriaappartenenza a una classe sociale. Il grande saggistae critico letterario inglese, Dr. Johnson, diceva “Chinon è stato in Italia è sempre consapevole di unacerta inferiorità, quella di non aver visto ciò che ci siaspetta che un uomo vero abbia visto”.L’itinerario tipico per un inglese contemplava,dopo la traversata della Manica e il noleggio di unacarrozza a Calais, la visita della valle della Loira eun soggiorno di vari mesi a Parigi, Lione o Ginevra.L’ingresso in Italia avveniva attraverso le Alpi o viamare con imbarco a Marsiglia e sbarco a Genova.Le tappe obbligate erano Torino (se il passo alpinoprescelto era il Moncenisio), Milano, Venezia,Firenze, Roma e Napoli. Raramente il turista sispingeva a sud di Napoli. Visite d’obbligo da Romaerano Frascati, Albano, Nemi e Tivoli e nei dintornidi Napoli non ci si poteva esimere dal vederePozzuoli, Pompei, Ercolano e Paestum.Il Grand Tour settecentesco prevedeva visite aluoghi canonici seguendo un calendario anch’essocanonico -- una cronologia che portava il visitatorea trascorrere la Settimana Santa a Roma, l’inverno aNapoli, il carnevale a Venezia o a Roma e a seguirela stagione operistica di Milano o Napoli. Nelle cittàprincipali dove soggiornava, il viaggiatore prendevain affitto una villa o un appartamento in un palazzoe stabiliva rapporti sociali con l’aristocrazia localee, soprattutto, con i suoi connazionali, dando festee balli, studiando la lingua e la cultura del luogo einvestendo tempo e denaro nella coltivazione dellebelle arti.Questi nuovi viaggiatori, infatti, imbevuti degliideali di bellezza greco-romano e della conoscenzadella storia antica, ritenevano che l’eredità culturalecomune di tutta l’Europa fosse quella dell’antichitàclassica e del Rinascimento e che questa si potesseconoscere principalmente in Italia. Il viaggio atappe nella penisola permetteva di scoprire di primamano questa eredità attraverso l’osservazione dellerovine e delle vestigia di romanità nelle città, nellacampagna romana o napoletana e nei musei maanche ammirando le imitazioni dei modelli classicinell’architettura moderna, per esempio quella delPalladio, molto amato e imitato dagli inglesi<strong>.8</strong> 9

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