cappella gavotti - duomo di savona - Villa Cambiaso

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12 A.LP.era francese o belga, talvoltaolandese, responsabile anchedell’insediamento (capannonesormontato da un’altissima asta conuna bandiera a caso e dalle antenneradio a onde corte e VHF, unpaio di costruzioni di legno, ilpontiletto d’attracco di unagrossa motobarca, un palo astrisce orizzontali bianche erosse alla sua estremità e alcunedecine di enormi tronchigalleggianti alla foce del fiume,legati tra loro con un cavod’acciaio a gruppi di tre oquattro). Oltre al responsabile,presidiavano il sito alcuniindigeni a torso nudo: ilconducente della lancia, dotatodell’immancabile e bisuntoberretto da capitano conancoretta d’ordinanza, un paiodi suoi aiutanti a bordo e unadecina di addetti alla movimentazionein acqua del legname.L’individuazione dell’approdonon era mai agevole, le insidiealla navigazione celate in quelleacque poco conosciute rendevanole fasi d’avvicinamentoestremamente delicate. Infatti ilpunto nave costiero eraimpossibile per l’assoluta mancanzadi luoghi salienti e quello astronomicoalquanto approssimato a causadell’inaffidabilità degli orizzontiequatoriali.Il radar da 10 cm di lunghezzad’onda riusciva a malapena aevidenziare gli evanescenti eindifferenziati echi della fittavegetazione, le carte nautiche piùparticolareggiate coprivano tratti dicosta paragonabili per estensione aquello tra Portofino e Capo Mele.Perciò, quando effettuavamol’atterraggio dopo qualche giorno dinavigazione stimata, non riuscivamomai a centrare il bersaglio alprimo colpo. Era inevitabile mettereAnno XI n°55 - Novembre 2009la “Nevada” su una rotta parallelaalla costa alla distanza di un paio dimiglia, confidando nel fiuto delcomandante o in un’abborracciataretta di sole per la scelta delladirezione verso sinistra o versodritta. Dal ponte di comando tutti ibinocoli puntavano la striscia disabbia orlata di vegetazione, attentia cogliere il minimo segnale didiscontinuità, lo sventolio di unabandiera sbiadita, un’antenna, unpalo a strisce biancorosse.Il primo ufficiale ripeteva incessantementela chiamata con il VHF,finché da terra non giungeva lasospirata risposta: «O.K. Nevada, vivediamo a cinque miglia a sud ovestda noi, vi usciamo incontro con lamotobarca».In quelle circostanze ero destinatoall’ecoscandaglio, con l’incarico dicomunicare ad alta voce a intervalliVillaCambiasoregolari la profondità sotto lachiglia.Una volta, dopo quasi due ore diinfruttuosa ricerca a pendolo lungoun tratto di litorale della Costad’Avorio, il comandante esternòal primo ufficiale la propriaperplessità sulla nostra posizione.Mi sembrò spiritoso esdrammatizzante suggerirel’invio a terra di una lancia peracquistare una cartolina delluogo. Il comandante, untedesco poco incline all’umorismomediterraneo, non laprese affatto bene: «Alliefo!–grugnì severamente– A bordonon afere moneta pe kartoline.Prendi binokolo e va’ a farevedetta sulla normale!».Trenta secondi dopo ero già incontroplancia, ad arrostire sottoil sole equatoriale, incollato albinocolo. La zona nella quale citrovavamo era quella giusta, einfatti eravamo stati avvistati.Ma un malfunzionamento intrasmissione dell’apparato VHFdell’insediamento avevavanificato ogni tentativo dirisposta alle nostre chiamate.Così a terra accesero un fuoconel quale furono gettate foglie erami verdi in quantità. Nella calmaequatoriale le spesse volute di fumo,ben visibili nel cielo al di sopra deglialberi, ci guidarono con assolutaprecisione verso il punto d’ancoraggio,distante all’incirca seimiglia. Tre quarti d’ora dopo la“Nevada” diede fondo all’ancora, ecosì terminò anche la mia “punizione”,in definitiva più che sopportabile.Ma da allora, e per la restantedurata del mio imbarco, mi astenniscrupolosamente da ogni battuta dispirito, soprattutto in presenza delcomandante.C.L.C. Angelo BergeroNAVEGANTIDI MARIO TRAVERSIT ’ indovinn-i sùbito chi son.Camminn-an sciù e zùsensa perde de vista o mà,comme ochin sensa aeche no pèuan ciu xoà.Naveganti.Erboi sbattùi in sà e in làe stracoae sensa reixia-a fin de ’na stanca giornà.Compagni de donneche in fondo no conoscian,coscì comme i figgi,frùti de abrassi aspresciae,pòsae a-o levà de àncoee tiae sciù con fadiga da-e moae.Naveganti.Ti èi riconosci fra tanti.Quende se fermanpe accendise ’na sigaretta,allargan e gambepe no perde l’equilibrio.…Pe ’n attimo son ancun a bordo.Quande se imbarcan pe l’ùrtimo porto,pà squauxi de sentìa sirena do vapore ch’èì ciamma.Chi resta in scìa banchinn-ao salùa sensa rendise contoche sta votta o viàggioo l’è sensa ritorno.(Varazze 1998)

12 A.LP.era francese o belga, talvoltaolandese, responsabile anchedell’inse<strong>di</strong>amento (capannonesormontato da un’altissima asta conuna ban<strong>di</strong>era a caso e dalle antennera<strong>di</strong>o a onde corte e VHF, unpaio <strong>di</strong> costruzioni <strong>di</strong> legno, ilpontiletto d’attracco <strong>di</strong> unagrossa motobarca, un palo astrisce orizzontali bianche erosse alla sua estremità e alcunedecine <strong>di</strong> enormi tronchigalleggianti alla foce del fiume,legati tra loro con un cavod’acciaio a gruppi <strong>di</strong> tre oquattro). Oltre al responsabile,presi<strong>di</strong>avano il sito alcuniin<strong>di</strong>geni a torso nudo: ilconducente della lancia, dotatodell’immancabile e bisuntoberretto da capitano conancoretta d’or<strong>di</strong>nanza, un paio<strong>di</strong> suoi aiutanti a bordo e unadecina <strong>di</strong> addetti alla movimentazionein acqua del legname.L’in<strong>di</strong>viduazione dell’approdonon era mai agevole, le insi<strong>di</strong>ealla navigazione celate in quelleacque poco conosciute rendevanole fasi d’avvicinamentoestremamente delicate. Infatti ilpunto nave costiero eraimpossibile per l’assoluta mancanza<strong>di</strong> luoghi salienti e quello astronomicoalquanto approssimato a causadell’inaffidabilità degli orizzontiequatoriali.Il radar da 10 cm <strong>di</strong> lunghezzad’onda riusciva a malapena aevidenziare gli evanescenti ein<strong>di</strong>fferenziati echi della fittavegetazione, le carte nautiche piùparticolareggiate coprivano tratti <strong>di</strong>costa paragonabili per estensione aquello tra Portofino e Capo Mele.Perciò, quando effettuavamol’atterraggio dopo qualche giorno <strong>di</strong>navigazione stimata, non riuscivamomai a centrare il bersaglio alprimo colpo. Era inevitabile mettereAnno XI n°55 - Novembre 2009la “Nevada” su una rotta parallelaalla costa alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong>miglia, confidando nel fiuto delcomandante o in un’abborracciataretta <strong>di</strong> sole per la scelta della<strong>di</strong>rezione verso sinistra o versodritta. Dal ponte <strong>di</strong> comando tutti ibinocoli puntavano la striscia <strong>di</strong>sabbia orlata <strong>di</strong> vegetazione, attentia cogliere il minimo segnale <strong>di</strong><strong>di</strong>scontinuità, lo sventolio <strong>di</strong> unaban<strong>di</strong>era sbia<strong>di</strong>ta, un’antenna, unpalo a strisce biancorosse.Il primo ufficiale ripeteva incessantementela chiamata con il VHF,finché da terra non giungeva lasospirata risposta: «O.K. Nevada, vive<strong>di</strong>amo a cinque miglia a sud ovestda noi, vi usciamo incontro con lamotobarca».In quelle circostanze ero destinatoall’ecoscandaglio, con l’incarico <strong>di</strong>comunicare ad alta voce a intervalli<strong>Villa</strong><strong>Cambiaso</strong>regolari la profon<strong>di</strong>tà sotto lachiglia.Una volta, dopo quasi due ore <strong>di</strong>infruttuosa ricerca a pendolo lungoun tratto <strong>di</strong> litorale della Costad’Avorio, il comandante esternòal primo ufficiale la propriaperplessità sulla nostra posizione.Mi sembrò spiritoso esdrammatizzante suggerirel’invio a terra <strong>di</strong> una lancia peracquistare una cartolina delluogo. Il comandante, untedesco poco incline all’umorismome<strong>di</strong>terraneo, non laprese affatto bene: «Alliefo!–grugnì severamente– A bordonon afere moneta pe kartoline.Pren<strong>di</strong> binokolo e va’ a farevedetta sulla normale!».Trenta secon<strong>di</strong> dopo ero già incontroplancia, ad arrostire sottoil sole equatoriale, incollato albinocolo. La zona nella quale citrovavamo era quella giusta, einfatti eravamo stati avvistati.Ma un malfunzionamento intrasmissione dell’apparato VHFdell’inse<strong>di</strong>amento avevavanificato ogni tentativo <strong>di</strong>risposta alle nostre chiamate.Così a terra accesero un fuoconel quale furono gettate foglie erami ver<strong>di</strong> in quantità. Nella calmaequatoriale le spesse volute <strong>di</strong> fumo,ben visibili nel cielo al <strong>di</strong> sopra deglialberi, ci guidarono con assolutaprecisione verso il punto d’ancoraggio,<strong>di</strong>stante all’incirca seimiglia. Tre quarti d’ora dopo la“Nevada” <strong>di</strong>ede fondo all’ancora, ecosì terminò anche la mia “punizione”,in definitiva più che sopportabile.Ma da allora, e per la restantedurata del mio imbarco, mi astenniscrupolosamente da ogni battuta <strong>di</strong>spirito, soprattutto in presenza delcomandante.C.L.C. Angelo BergeroNAVEGANTIDI MARIO TRAVERSIT ’ indovinn-i sùbito chi son.Camminn-an sciù e zùsensa perde de vista o mà,comme ochin sensa aeche no pèuan ciu xoà.Naveganti.Erboi sbattùi in sà e in làe stracoae sensa reixia-a fin de ’na stanca giornà.Compagni de donneche in fondo no conoscian,coscì comme i figgi,frùti de abrassi aspresciae,pòsae a-o levà de àncoee tiae sciù con fa<strong>di</strong>ga da-e moae.Naveganti.Ti èi riconosci fra tanti.Quende se fermanpe accen<strong>di</strong>se ’na sigaretta,allargan e gambepe no perde l’equilibrio.…Pe ’n attimo son ancun a bordo.Quande se imbarcan pe l’ùrtimo porto,pà squauxi de sentìa sirena do vapore ch’èì ciamma.Chi resta in scìa banchinn-ao salùa sensa ren<strong>di</strong>se contoche sta votta o viàggioo l’è sensa ritorno.(Varazze 1998)

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